place

Palazzo Marcosanti

Castelli della provincia di RiminiPagine con mappePoggio BerniSenza fonti - castelliSenza fonti - maggio 2012
Senza fonti - palazzi dell'Emilia-RomagnaVoci con campo Ref vuoto nel template struttura militare
Palazzo Marcosanti
Palazzo Marcosanti

Palazzo Marcosanti, noto anche come Tomba di Poggio Berni, è un complesso fortilizio di fine XIII secolo a Poggio Berni, appartenuto ai Malatesta e successivamente allo Stato Pontificio. Storicamente è noto come Tomba di Poggio Berni poiché nel Medioevo il termine Tomba indicava una costruzione fortificata eretta in genere su un'altura o comunque in luogo idoneo alla difesa. La sua origine malatestiana è attestata nel trecento da alcuni documenti con attribuzione ai beni malatestiani e da un fregio, in cotto, rappresentante la tipica scacchiera malatestiana a ornamento di un arco a sesto acuto che dà sul cortile interno. La struttura è stata protagonista di una serie di passaggi di proprietà che hanno interessato molte storiche famiglie. A partire dai Malatesta, la fortezza svolse un ruolo importante nella politica delle alleanze familiari assumendo, spesso, il carattere di bene personale andato in dote alle figlie dei Signori che lo hanno posseduto. Nel 1418 la Tomba di Poggio Berni è tra i beni elencati come dote di Laura, detta Parisina, figlia di Andrea Malatesta signore di Cesena, andata in sposa a Nicolò III Marchese d'Este; Parisina venne uccisa nel 1425, sospetta di corrispondenza amorosa con Ugo suo coetaneo e figlio naturale del marito. Due anni più tardi il bene torna ai Malatesta come appannaggio dotale di Margherita d´Este figlia di Nicolò III e sposa di Roberto Galeotto Malatesta. Dopo un possesso temporaneo di Violante da Montefeltro, vedova del signore di Cesena Novello Malatesta, la Tumba Podii Ibernorum fu acquistata dal cardinale Stefano Nardini che nel 1473 la donò al nipote il Conte Cristoforo Nardini da Forlì che aveva sposato Contessina Malatesta, figlia naturale di Sigismondo. Nei successivi tre secoli, il Papato entrò più volte in possesso del Castello succedendo ai Nardini e alla casata dei Montefeltro. A Cristoforo Nardini, morto nella battaglia di Colle Val d´Elsa del 1479, succedette il figlio naturale Pietro che si macchiò di varie scelleratezze e neanche la sua morte bastò a placare l'ira di Papa Innocenzo VIII che con Bolla Papale del 12 dicembre 1489 fece imprigionare a vita tutti i membri della famiglia. Dopo tre anni, il 23 maggio 1492, la segregazione dei Nardini venne commutata con la donazione alla Camera Apostolica di quasi tutti i loro beni fra i quali spiccano il Fortilitium e la vasta tenuta di Poggio Berni con tutti i diritti di giurisdizione già concessi a questo possedimento da privilegi papali ed imperiali. Il 16 luglio 1492 Innocenzo VIII cede il fortilizio di Poggio Berni a Giovanni della Rovere d´Aragona, padre di Francesco Maria, il futuro Duca di Urbino. Nel settembre 1493 il bene passa a Doria che sei mesi più tardi lo cede a Guidubaldo I, ultimo duca d'Urbino di casa Montefeltro, marito di Elisabetta Gonzaga. Nel 1557 Guidubaldo II Duca d'Urbino cede Castello e tenuta al Conte Orazio I di Carpegna. Nemmeno un anno dopo, il 28 settembre 1558, questi lo cede al cardinale di Urbino, Giulio della Rovere, che temporaneamente riesce a ottenerne il ritorno ai beni della sua famiglia. Il Castello di Poggio Berni, con la sua tenuta, mantiene la connotazione di bene personale legato all'appannaggio della dote anche in un solenne atto pubblico, messo a punto dopo lunghe trattative, fra la Curia romana, Francesco Maria II della Rovere Duca d'Urbino ed il Granducato di Toscana. Nell'importante convenzione, stipulata il 30 aprile 1624, i beni allodiali e l'eredità dell'ultimo Duca d'Urbino sono attribuiti alla nipote Vittoria della Rovere, sposata ancora bambina a Ferdinando II de Medici, figlio del Granduca di Toscana; Castello e tenuta sono ricordati con particolare considerazione fra i beni dotali di Vittoria e proprio in virtù del loro prestigio restano ai De Medici nonostante la lontananza dagli altri domini del Granducato in Romagna. Nel 1738, con l'estinzione della casa Medicea, l'intera proprietà passa ai Lorena i quali però la cedono nel momento in cui assurgono all'Impero d'Austria; nel 1763 Francesco di Lorena, marito dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, cede infatti la proprietà alla Camera Apostolica. Nel 1778, a distanza di 15 anni, il bene passa alla famiglia dei Principi Albani che vi restano per oltre un secolo; a seguito di questo passaggio l'edificio prende il nome di Palazzo Albani. Il 3 ottobre 1889 il Principe Cesare Albani di Milano cede il palazzo e relativa tenuta all'Avv. Paolo Marcosanti. L'antica tenuta man mano si smembra. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio subisce ingenti danni e nell'immediato dopoguerra i Marcosanti alienano il palazzo e la tenuta smembrando la proprietà. Nel 1974 l'attuale proprietà inizia e completa, per quanto ancora possibile, il recupero ed il restauro scientifico del palazzo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Marcosanti http://www.palazzomarcosanti.it, su palazzomarcosanti.it. URL consultato il 14 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2007).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Marcosanti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Marcosanti
Via Ripa Bianca, Poggio Torriana

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Palazzo MarcosantiContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.036485 ° E 12.419104 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Ripa Bianca 441
47827 Poggio Torriana
Emilia-Romagna, Italia
mapAprire su Google Maps

Palazzo Marcosanti
Palazzo Marcosanti
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Poggio Berni
Poggio Berni

Poggio Berni (E Póz in romagnolo) è la frazione capoluogo del comune italiano di Poggio Torriana, in provincia di Rimini. Già comune autonomo con frazioni Camerano, Sant'Andrea, Santo Marino e Trebbio, il 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo ente assieme al comune di Torriana; nei territori dei due ex comuni lo Statuto ha istituito i municipi quali organismi di decentramento. Durante il Medioevo fu feudo dei Malatesta che fortificarono il borgo. Nel 1600 passò alla famiglia toscana dei principi Montemaggi, passati alla storia per la loro umanità. Don Sebastiano si adoperò con i gran duchi per fornire alle ragazze povere da marito un'adeguata dote, mentre don Giacomo cercò di rendere meno disumana la prigionia ai carcerati rinchiusi nelle grotte piene d'acqua. Nel 1763 fu acquistato da papa Clemente XIII ed entrò a far parte dello Stato Pontificio (Legazione di Romagna). Nel 1816, con la suddivisione del territorio romagnolo in due Legazioni, fu assegnata alla Legazione di Forlì. Con il plebiscito del marzo 1860 Poggio Berni entrò a far parte del Regno di Sardegna, che l'anno dopo divenne Regno d'Italia. Poco è rimasto del castello medievale fortificato nel 1335 dai Malatesta. Ben conservato è il quattrocentesco Palazzo Marcosanti, un tempo fattoria fortificata, oggi sede di un'attività agrituristica. Con la "tomba" Palazzo Tosi offre due esempi di architettura del passato di epoche diverse. Sempre lungo il Marecchia, si trovano tre mulini ben conservati. È presente un centro Pesca affiliato al CONI che ha recentemente ospitato i campionati nazionali nei laghetti FIPSAS. Le origini di Palazzo Marcosanti risalgono alla fine del XIII secolo, ed era considerato il "Castello dei Matrimoni", proprio perché qui vi si celebravano le nozze tra le più illustri e potenti famiglie dell'epoca. I Malatesta, i Della Rovere, i Doria, i Montefeltro, i Gonzaga, i Medici e gli Albani dimorarono a Palazzo Marcosanti, il cui nome risale ai proprietari che lo acquistarono nel XIX secolo. Interessanti i due portali ogivali risalenti all'inizio del XIV secolo: uno in pietra d'Istria e l'altro in cotto. Quest'ultimo presenta un archinvolto ornato dal motivo araldico della scacchiera. Abitanti censiti Palazzo Astolfi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Poggio Berni Vecchio sito dell'ex comune di Poggio Berni, su comune.poggio-berni.rn.it. URL consultato il 27 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2008). Palazzo Marcosanti, su palazzomarcosanti.it. Poggio Berni e Torriana verso la fusione, su fusione.vallemarecchia.it. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2014).

Pieve di San Michele Arcangelo (Santarcangelo di Romagna)
Pieve di San Michele Arcangelo (Santarcangelo di Romagna)

La pieve di San Michele Arcangelo è una pieve bizantina risalente al VI secolo, situata a Santarcangelo di Romagna e dedicata a Maria Assunta; è considerata la chiesa più antica del riminese ancora esistente. Da recenti scavi sembra la pieve stata edificata su un edificio absidato più antico, probabilmente un tempio pagano. L'edificio è stato costruito nel VI secolo da maestranze bizantine, su modello delle chiese ravennati bizantine di età giustinianea. Questo fatto non è strano, in quanto all'epoca Rimini era parte della pentapoli bizantina, e la chiesa di Ravenna godeva di ampi possedimenti tra Emilia-Romagna e Marche. Nel IX-XX secolo era attestata con l'agiotoponimo di: basilica Sancti Archangeli fundata in loco qui dicitur Acervulis (basilica di Sant'Arcangelo fondata nel luogo detto Acervoli o Acerboli). Acervulis deriva dal latino Acervus, ossia mucchio di mattoni, e richiamava la presenza in zona di fornaci per la fabbricazione di mattoni. Il campanile è del XII-XIII secolo. Cadde in declino a partire dal XVIII secolo, ossia dalla costruzione della chiesa collegiata di San Michele Arcangelo che assorbì tutti i beni della pieve. L'edificio è stato restaurato nel 1912. L'esterno è in mattoni sottili, caratteristica comune alle chiese ravennati. La facciata è caratterizzata dalla presenza, al centro, del campanile di epoca successiva. Nel campanile vi è l'entrata principale, unica rimasta delle originali sette. L'abside, esternamente poligonale, è sovradimensionato rispetto all'edificio, probabilmente perché ingloba i resti del precedente edificio pagano. L'interno, a navata unica, è stato spogliato del pavimento musivo e delle decorazioni marmoree, di cui sopravvivono solo alcuni frammenti. L'uso continuato nel tempo è testimoniato da reperti di varie epoche. L'altare poggia su un cippo altomedievale, scolpito con decorazioni fitomorfe, tralci di foglie, e zoomorfe, un uccello rapace che artiglia e solleva un piccolo quadrupede. L'originale Crocifisso trecentesco è stato spostato nella collegiata, mentre è ancora visibile un affresco staccato del XV secolo, raffigurante san Sebastiano. Paola Giovetti, Le vie dell'arcangelo. Tradizioni, culto, presenza dell'arcangelo Michele, Edizioni Mediterranee, 2005, ISBN 9788827217696. Karin Bull Simonsen, La Pieve di S. Michele in Acervulis, in Santarcangelo di Romagna, Roma, "L'Erma" di Bretschneide, 1967. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su pieve di San Michele Arcangelo Carlo Valdameri, San Michele in Acerboli (Acervulis) a Sant'Arcangelo di Romagna (RN), su imperobizantino.it. URL consultato il 7 settembre 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).

Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)
Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)

La rocca Malatestiana, nota anche come castello di Santarcangelo, è una fortificazione sulla sommità di una collina nel comune di Santarcangelo di Romagna. La rocca risale almeno alla fine del IX secolo in quanto viene citata nel "Codice Bavaro" dove si parla di un “chastrum sancti arcangeli” sul Mons Iovis. Fu parte dei domini dei Malatesta dal 1295 al 1500. Nei secoli la struttura subì profonde modifiche tanto che della struttura originaria rimangono solo alcune tracce nelle mura. Carlo Malatesta nel 1386 fece edificare un nuovo torrione sulle rovine del precedente castello; Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1447 decise di capitozzare quel torrione e, con il materiale avanzato, fece assumere alla rocca l'aspetto che mantenne nei secoli successivi e che meglio si adattava alle nuove tecniche militari. Federico da Montefeltro prese il castello nel 1462 ma fu poi riconquistato da Roberto Malatesta, figlio di Sigismondo Pandolfo; nel 1498 fu devastati da Cesare Borgia; venne di nuovo ripreso dai Malatesta che poi lo abbandonarono e venne preso dalla repubblica di Venezia che lo cedette allo Stato della Chiesa nel 1505; da questo momento fu concesso in enfiteusi a vari signori fino all'Unità d’Italia. Venne acquistato dai conti Baldini e poi venduto nel 1880 alla famiglia Massani che rese il castello il centro di un'azienda agricola; nel 1903 fu acquistato dalla contessa Eugenia Rasponi Murat, nipote della principessa Luisa Giulia Murat, figlia di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e di Gioacchino Murat; alla sua morte, in assenza di eredi diretti, venne ereditato dal cugino, conte Giovanni Battista Spalletti Trivelli, nonno della principessa Marina Colonna di Paliano, che lo erediterà definitivamente nel 1992. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rocca Malatestiana

Stadio Valentino Mazzola (Santarcangelo di Romagna)
Stadio Valentino Mazzola (Santarcangelo di Romagna)

Lo stadio comunale Valentino Mazzola di Santarcangelo di Romagna è uno stadio multiuso oggi utilizzato prevalentemente per le partite casalinghe del Santarcangelo Calcio. La Santarcangiolese, questo il nome della squadra all'epoca, vi iniziò a giocare a partire dai primi anni '70. Prima di approdare al Mazzola, la formazione gialloblu disputava le proprie partite interne presso il Campo della Fiera e presso l'area Francolini. Nell'ottobre 2002, dopo alcuni mesi, l'impianto è stato riaperto una volta terminati i lavori di rifacimento del campo e della pista d'atletica. Con la promozione in Lega Pro Seconda Divisione ottenuta dal Santarcangelo al termine del campionato 2010-2011, ulteriori lavori (tra cui un settore ospiti da 948 posti) si sono resi necessari per adeguare lo stadio agli standard imposti dalla Lega. La capienza ufficiale dello stadio è di 2 064 posti: 1 116 compongono la tribuna centrale, interamente coperta e i restanti 948 il settore ospiti scoperto. Intorno allo stadio sono presenti altri campi, in erba naturale o sintetica, presso cui si svolgono gli allenamenti della prima squadra e delle giovanili. Nei pressi del "Mazzola" sorgono anche il palasport cittadino e un circolo tennis. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Valentino Mazzola Lo stadio Mazzola sul sito ufficiale del club, su santarcangelocalcio.net. URL consultato l'11 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2014).

Santarcangelo di Romagna
Santarcangelo di Romagna

Santarcangelo di Romagna (Santarcànzal o Santarchènzli in romagnolo) è un comune italiano di 22 281 abitanti della provincia di Rimini in Emilia-Romagna, posto sulla SS 9 Emilia, al confine con la provincia di Forlì-Cesena. Santarcangelo è bagnata dai fiumi Uso e Marecchia; si sviluppa attorno al colle Giove alto circa 90 metri s.l.m. e a ridosso delle prime colline dell'Appennino tosco-romagnolo. A 10 km si trovano Rimini e il mare Adriatico. Il centro abitato più antico dell'attuale territorio di Santarcangelo è San Vito (3 km a nord), posto sul tracciato dell'antica via Emilia, la strada consolare che collegava Ariminum (Rimini) con Placentia (Piacenza). Santarcangelo fu edificata attorno a una fortificazione, attestata per la prima volta nel Codice Bavaro (IX secolo), costruita alle pendici di Monte Giove. La seconda più antica citazione del centro abitato risale all'anno 1164: in quell'anno l'imperatore Federico Barbarossa sostò a Santarcangelo per concedere due diplomi ai monasteri ravennati di Sant'Apollinare e di San Severo. A partire dal XIII secolo Santarcangelo fu dominata dai conti Balacchi, una famiglia antiquitate generis et gloria maiorum originaria forse di Santarcangelo stesso oppure, secondo altre fonti meno accreditate, di Rimini, poi spodestata agli inizi del XV secolo dai Malatesta, nemici di vecchia data. Il dominio dei Balacchi ebbe una conclusione con le pesanti sconfitte politiche e la scomunica del suo ultimo esponente, Paolo, rimosso dal controllo della città da papa Bonifacio IX (1389-1404). I Malatesta tennero Santarcangelo fino al 1462 eccetto nel periodo dal 1353 al 1376 quando, conquistata dal cardinale Albornoz, la città fu sede di un vicariato governato direttamente dalla Santa Sede. Tolta da papa Pio II a Sigismondo Malatesta, fu data in feudo agli Zampeschi e successivamente ai Pallavicino. L'attuale stemma e il gonfalone di Santarcangelo di Romagna sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 9 gennaio 2004 che modifica leggermente il precedente decreto di riconoscimento del capo del Governo dell'8 dicembre 1942. L'attuale gonfalone, concesso del 2004, è un drappo trinciato di giallo e di azzurro, in precedenza era un drappo di azzurro concesso con DPR del 14 giugno 1956. Arco di Papa Clemente XIV: l'accesso monumentale a Piazza Ganganelli. Fu voluto dai santarcangiolesi nel 1769, anno in cui il concittadino cardinale Lorenzo Ganganelli venne eletto papa con il nome di Clemente XIV. Fu progettato dall'architetto imolese Cosimo Morelli, ma fu terminato solo nel 1777, tre anni dopo la morte del pontefice. Pescheria: realizzata nel 1829 su progetto del santarcangiolese Eustacchio Maggioli, è caratterizzata da una semplice struttura in mattoni con quattro ampie porte di accesso, sulle quali sono ancora visibili i cancelli originali in ferro battuto e i banchi di pietra della vicina Repubblica di San Marino. Campanone: situato nel cuore del borgo medievale di Santarcangelo di Romagna è, insieme all'Arco di Papa Clemente XIV, il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, alto 25 metri, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall'immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Porta del Campanone Vecchio: risalente al XII-XIII secolo, costituisce il più antico accesso della prima fortificazione costruita sul Colle Giove. Un tempo era sormontata da una torre campanaria, ma nel 1880 circa la popolazione, dato che considerava la torre fatiscente, decise di abbatterla. Oggi sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta. Porta Cervese: risalente al XV - XVI sec., conosciuta anche come la Porta del Sale (dato che si immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con la città salinara di Cervia), unico accesso rimasto intatto della seconda cinta muraria. Sferisterio: campo rettangolare adiacente alla cinta muraria cittadina, realizzato per ospitare l’antico gioco del pallone col bracciale, molto popolare in città nella prima metà del Novecento, quando la squadra di Santarcangelo si distinse a livello nazionale col proprio campione Francesco Darolt. Stamperia Marchi: una delle botteghe più antiche d'Italia, conserva l'intero patrimonio decorativo del territorio romagnolo, tuttora visibile nelle classiche tele stampate a mano romagnole. Fin dal 1633 vi è custodito un antico mangano, unico al mondo ancora utilizzato per la stiratura degli antichi tessuti di canapa e cotone. Il mangano è un argano a forza umana, già documentato dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alambert: due operai camminano dentro la sua ruota lignea di cinque metri di diametro; l'argano muove una grande pietra posta su due rulli di legno ("subbi"); la tela avvolta sul subbio viene così stirata. La tela manganata viene poi decorata utilizzando tutt'oggi i metodi di una volta, con stampi in legno di pero intagliati a mano e antichi impasti di colore, come quello ottenuto dalla ruggine del ferro. La tela, una volta asciutta, viene infine immersa in un bagno acido, che fissa definitivamente il colore delle decorazioni, rendendole indelebili. Fontana di Tonino Guerra: ideata da uno dei cittadini più illustri di Santarcangelo di Romagna, Tonino Guerra, la fontana si trova all'ingresso del parco cittadino Campo della Fiera. La fontana è a sua volta costituita da due fontane (quella del prato sommerso e quella dei fiori di pietra). Al centro è situata una composizione dell'artista Fausto Baldessarini costituita da quattro sculture in vetro. In tutto il paese sono presenti poi altre fontane ideate sempre da Tonino Guerra. Rocca Malatestiana: La Rocca Malatestiana di Santarcangelo è stata voluta e costruita, come molte altre rocche presenti in Romagna, dalla famiglia Malatesta, in particolare da Carlo Malatesta nel 1386. La struttura è caratterizzata da un'alta torre del XIV secolo. La Rocca assunse però solo nel 1447 la struttura che ancora oggi conserva grazie agli ultimi interventi voluti da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Chiesa collegiata di San Michele Arcangelo: è l'edificio di culto più importante di Santarcangelo e risale al XVIII secolo. Al suo interno, fra le altre cose, è conservato un quadro di Guido Cagnacci, un Crocifisso di Pietro da Rimini e un organo di Gaetano Callido. Pieve di San Michele Arcangelo: edificio religioso più importante della città e del territorio fino alla metà del XVIII secolo, è il luogo di culto più antico della città. La chiesa risale al VI secolo e fu costruita in stile bizantino su modello delle chiese ravennati di età giustinianea. Presenta particolarissime deformazioni strutturali atte a correggere gli errori di visione prospettica (ad esempio le pareti sono leggermente inclinate rispetto agli assi ortometrici). Il campanile è posto proprio sulla facciata e risale al XII-XIII secolo. Per entrare all'interno del luogo di culto bisogna quindi attraversare il campanile. Cappella Zampeschi: situata lungo via della Cella, la facciata di questa piccola chiesetta, ora sconsacrata, è l'unica struttura della via rimasta illesa durante la seconda guerra mondiale Chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire nella frazione di Montalbano. Grotte: Nella parte orientale del colle Giove di Santarcangelo di Romagna sono scavati nell'arenaria e nell'argilla circa 150 ipogei che formano un percorso sotterraneo di circa 5–6 km. La maggior parte risalgono al periodo medievale, in tale periodo vennero utilizzati come depositi e cantine per la conservazione del Sangiovese (dato che la temperatura è costantemente di circa 12 °C e l'umidità dell'80-90%) e altri, secondo gli studiosi, hanno avuto origini più antiche, utilizzate in particolare come grotte paleocristiane e luoghi di culto romano o bizantino. Durante la Seconda guerra mondiale sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città e, per questo motivo, furono messi tutti in comunicazione. Piazza Ganganelli: piazza principale della cittadina, vi spiccano l'arco dedicato a Lorenzo Ganganelli (Papa Clemente XIV, nato a Santarcangelo nel 1705) eretto nel 1777 e il monumento ai caduti di Bernardino Boifava del 1925. È circondata da portici che testimoniano la vita commerciale della città. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera è di 1.892 persone, pari al'8,6% della popolazione. Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (MET): Inaugurato nel 1981, raccoglie e conserva le testimonianze del territorio e delle sue tradizioni popolari soprattutto legate al lavoro contadino. Museo Storico Archeologico (MUSAS): Situato all'interno del seicentesco Palazzo Cenci, il museo custodisce il patrimonio archeologico e artistico della città. Museo del Bottone: Il museo ospita una collezione di 8 500 bottoni divisa in tre sezioni (la storia del 1900 - i bottoni del 1700-1800 - le curiosità dal mondo). Il Museo, fondato da Giorgio Gallavotti nel 2008, è il primo e l'unico del suo genere in Italia: la sua caratteristica è il racconto della storia sociale, politica, culturale e di costume proprio tramite i bottoni. Quando accadono degli avvenimenti storici spesso qualche stilista mette questi avvenimenti su un bottone, che diventa testimone di quell'avvenimento. All'apertura del Museo i bottoni in mostra erano 8 500, ora sono 15 000 arrivati da tutto il mondo, dall'estremo nord: Lituania, all'estremo sud: Sudafrica. Biblioteca Comunale Antonio Baldini: Aperta al pubblico nel 1974, la biblioteca comunale possiede più di novantamila libri, con speciale attenzione alle sezioni di teatro, in particolare teatro contemporaneo, e poesia dialettale, con focus su quella romagnola. L'artigianato principale del borgo, attivo fin da un passato remoto, è la stampa su tela. Il laboratorio di stampa, ancora attivo, utilizza una particolare pressa (mangano) per imprimere sulla tela indelebili motivi ornamentali a base di pigmenti di ruggine e di altre tinte, utilizzando stampi tradizionali scolpiti a mano con decorazioni tipiche romagnole che si ispirano alla civiltà contadina. Nello scorso secolo la nobildonna Eugenia Rasponi, pronipote di Gioacchino Murat, appassionata da questa forma di artigianato, abitò la Rocca Malatestiana del borgo e creo un'impresa di diffusione attraverso progettazione e costruzione di arredo, mobilio e tessuti. A Santarcangelo, dagli anni novanta, si è stabilita la più consistente e artisticamente attiva comunità mutoide d'Europa. Essi nel 1991 hanno fondato Mutonia, villaggio costruito in un ex cava abbandonata nei pressi del fiume Marecchia. I Mutoid sono diventati famosi per le gigantesche sculture anche semoventi, dette mutoidi, saldate utilizzando esclusivamente materiale di recupero e per i bizzarri e avanguardisti riadattamenti degli edifici in disuso Santarcangelo dei Teatri - Festival Internazionale del Teatro in Piazza, una delle più importanti manifestazioni teatrali d'Italia, si tiene dal 1971. Evento artistico dedicato al teatro contemporaneo e sperimentale, alla danza e alle arti performative. Fondato nel 1971, la prima edizione si svolse sotto la guida artistica di Piero Patino, che rimase poi in carica fino al 1977. Il festival, che ha luogo solitamente nel mese di luglio, è dal 2022 sotto la guida artistica del drammaturgo polacco Tomasz Kireńczuk. San Martino (11 novembre), in cui ha luogo l'antica fiera del bestiame, conosciuta come la Fiera dei Becchi o dei Cornuti, una delle fiere più importanti della Romagna. Come evento collaterale alla fiera vi è la tradizionale "corsa dei becchi". Oltre a eventi culturali e sportivi, alla Fiera di San Martino ha luogo anche il Palio della Piada, giunto alla sua 24ª edizione nel 2023, dove si compete per produrre la migliore piadina. Fiera di San Michele, la fiera più antica della città, dedicata agli animali e al mondo agricolo, con mostre e iniziative a essi dedicate. Chiamata anche la Fiera degli uccelli, poiché si svolge la gara canora per uccelli alla quale partecipano allevatori di richiami vivi, oggi sostituita in parte dalle esibizioni delle Unità Cinofile delle Aquile di Rimini della Protezione Civile. Famoso per la citazione nel film “Fantozzi subisce ancora” (1983) fatta da Loris Batacchi (Capufficio del Reparto Pacchi) interpretato da Andrea Roncato. La Giola Sita lungo la strada provinciale che conduce a Bellaria e in prossimità del fiume Uso, è costituita da un agglomerato di abitazioni, tipico delle zone rurali (detto anche "ghetto", secondo la denominazione locale) oggetto di una significativa espansione edilizia negli ultimi anni del XX Secolo. Faceva parte, assieme a San Bartolo, della più ampia frazione di Sant'Agata. Fino agli anni ottanta era nota per un lungo filare di grandi ciliegi che fiancheggiava la strada provinciale. È presente una piccolissima chiesa eretta nell'anno 1700 e restaurata nel 2007, dedicata a San Giacomo il Maggiore. Santa Giustina Condivisa con il comune di Rimini. San Vito Frazione condivisa con i comuni di Rimini e di San Mauro Pascoli, il confine tra la parte santarcangiolese e quella riminese e sammaurese è la via Antica e Vecchia Emilia, corrispondente al tracciato dell'antica strada consolare romana. Ha quale simbolo distintivo, quello che i sanvitesi chiamano e puntaz, un vecchio ponte romano, del quale resta una sola arcata. Non essendovi certezza nell'individuazione del fiume coincidente col Rubicone di epoca romana, è possibile che sia questo (e non quello sul fiume Rubicone sito a Savignano sul Rubicone) il ponte attraversato da Giulio Cesare sul quale pronunciò la frase "Alea Iacta Est (il dado è tratto)". Casale San Vito Compreso tra San Vito e Santa Giustina celebre per il monastero dei frati. San Martino dei Molini o dei Mulini Costeggia il fiume Marecchia dal lato sud fino a Sant'Ermete. Canonica Al confine con Camerano di Poggio Berni. Ciola-Stradone Condiviso con il comune di Borghi. Montalbano A circa 6km da Santarcangelo, la frazione di Montalbano sorge a 154m sul livello del mare. San Michele È la più grande delle frazioni, in quanto il suo effettivo territorio copre tutto la parte del comune tra Sant'Andrea di Poggio Berni, il fiume Uso e il fiume Marecchia circondando per due terzi il centro cittadino fino a Santa Giustina. Sant'Ermete Attraversata dalla ex-strada statale Marecchiese che occupa tutta la parte sud-orientale al di là del fiume Marecchia da San Martino dei Mulini fino al crinale delle colline percorso dalla via Santa Cristina di Rimini. Sant'Agata Oggi comunemente chiamata San Bartolo, dal nome della strada che l'attraversa, comprendeva anche La Giola. Santarcangelo di Romagna è connessa all'autostrada A14 tramite il casello di Rimini Nord. Altre vie di comunicazione sono la strada statale 9 Via Emilia, la Strada Provinciale 136, che la collega alla Strada statale 16 Adriatica e la Strada Provinciale 14, che la collega alla Valmarecchia. Nel comune si trova la stazione di Santarcangelo di Romagna, posta sulla linea Bologna-Ancona e servita da treni regionali. La stazione cittadina sarebbe dovuta essere il capolinea settentrionale della ferrovia Subappennina, progetto mai concluso. I trasporti interurbani di Santarcangelo vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da START Romagna e TPER. Santarcangelo Calcio è una squadra di calcio di Santarcangelo di Romagna, fondata nel 2019. Milita attualmente nel campionato di seconda categoria Girone O Rimini e dispone di un settore giovanile. A.S.D. Santarcangiolese Basket fondata nel 2011, milita nel campionato di promozione regionale. Abc Santarcangelo A.S.D. milita nel campionato di C Silver Emilia-Romagna di Basket. Angels Santarcangelo, fondata nel 1978, dispone di un settore giovanile. A.S.D. CNO Santarcangelo Basket, fondata nel 2011. Milita attualmente nel campionato UISP della provincia di Rimini. Detentore del Titolo Italiano UISP 2022-2023. A.S.D. DREAM CITY Santarcangelo Basket, fondata da Andrea Renzi nel 2019. Milita attualmente nel campionato UISP della provincia di Rimini. Associazione sportiva Atletica Rimini Nord Santarcangelo c/o stadio comunale via della Repubblica. Divisa in due settori, settore atletica con circa 110 tesserati tra giovani e master e settore podismo con circa 80 tesserati. 2008 le allieve conquistano il 2º posto nei campionati nazionali A3 a Bastia Umbra, nel 2010 1º posto regionale nel gran prix di marcia femminile, nel 2011 1º posto nei campionati di società ragazze a Sasso Marconi. La società vanta tra le proprie file atleti campioni italiani master. Nel 2014 l'atleta master Max Salvi porta l'Italia alla conquista dei campionati europei di icosathlon e conquista l'Argento individuale. Colori sociali giallo con bande blu. A.S.D. Santa Giustina San Vito, fondata nel 2009. Milita attualmente nel campionato di Promozione girone D dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. A.C.D. Sanvitese, fondata nel 1975. Milita attualmente nel campionato di Promozione girone D dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. A.S.D. S. Ermete, fondata nel 1972. Milita attualmente nel campionato di Prima Categoria girone H dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. Pol. Dil. Canonica, fondata nel 1980. Milita attualmente nel campionato di Terza Categoria girone A della Provincia di Rimini. Motoclub Acerboli, associazione sportiva affiliata alla Federazione Motociclistica italiana, fondata nel 1988. Organizzatrice di gare di campionato italiano di Motorally. Gli associati si dedicano in prevalenza ad attività di enduro e fuoristrada. Alcuni piloti tesserati della società partecipano al campionato italiano motorally con risultati lusinghieri. Negli ultimi anni si dedica a organizzare manifestazioni motoristiche a scopo di beneficenza. Shotokan Karate Club Santarcangelo, fondata nel 1973 Santuario della Madonna di Casale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santarcangelo di Romagna Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Santarcangelo di Romagna Sito ufficiale, su comune.santarcangelo.rn.it. Santarcàngelo di Romagna, su sapere.it, De Agostini. Informazioni storiche, culturali e turistiche, su santarcangelodiromagna.info, Ufficio Informazione ed Accoglienza Turistica (IAT) di Sant'Arcangelo di Romagna.

San Vito (Emilia-Romagna)
San Vito (Emilia-Romagna)

San Vito è una frazione di 4.000 abitanti dei comuni di Rimini, Santarcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli, posta al confine tra la Provincia di Forlì-Cesena e la Provincia di Rimini. Il confine tra i comuni di Rimini e Santarcangelo, e tra i comuni di Santarcangelo e San Mauro Pascoli, è segnato dalle vie Vecchia Emilia e Antica Emilia, corrispondenti al tracciato originario della Via Emilia. A San Vito è collocato il casello di Rimini nord dell'Autostrada A14. Detto "e puntaz" ovvero "il pontaccio", nei pressi della chiesa di S. Vito e S. Modesto sono visibili i ruderi di un ponte, un'arcata intera ed la parte di una seconda, con cui la via Aemilia, nell'antico tracciato, superava il torrente Uso. Le strutture in muratura attualmente visibili risalgono all’epoca malatestiana, ma le strutture portanti sono realizzate in blocchi in pietra d’Istria. A seguito dei dissesti idrografici avvenuti in epoca post-medievale il fiume Uso si è spostato più a ovest, lasciando i ruderi del ponte isolati in mezzo ai terreni coltivati. Nel '700 già si sapeva che questo ponte era romano: in un documento del 1735 la Comunità di Rimini richiedeva al papa il permesso di poter asportare "quei marmi che sono rimasti dall'antiche rovine del Ponte al fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso" per poter restaurare il Ponte di Tiberio. Nel 2004 gli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni archeologici hanno confermato quanto scritto nel documento del 1735: il ponte è romano, con la parte alta medievale, probabilmente di epoca malatestiana, e una parte bassa, a livello di fondazioni, di epoca romana, e che doveva essere di grandi dimensioni, ad almeno cinque arcate come il Ponte di Tiberio a Rimini. La principale squadra di calcio del paese è stata la Sanvitese, che tuttavia il 5 luglio 2011 ha ratificato la propria fusione con il Sant'Ermete formando di fatto una nuova società. Nel 2012 il Real Rimini è emigrato a San Vito per disputare il campionato di Eccellenza, prima di ritirarsi nel novembre dello stesso anno. Dal 2010 si è costituita la ASD San Vito, che opera esclusivamente con il settore giovanile. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Vito