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Palazzo Astolfi

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Palazzo Astolfi è la denominazione con la quale, a partire dagli anni novanta del 1900, viene identificato un edificio storico situato nel centro abitato di Poggio Berni del Comune di Poggio Torriana.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Astolfi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Astolfi
Via Cella San Rocco, Poggio Torriana

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47827 Poggio Torriana
Emilia-Romagna, Italia
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Poggio Berni
Poggio Berni

Poggio Berni (E Póz in romagnolo) è la frazione capoluogo del comune italiano di Poggio Torriana, in provincia di Rimini. Già comune autonomo con frazioni Camerano, Sant'Andrea, Santo Marino e Trebbio, il 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo ente assieme al comune di Torriana; nei territori dei due ex comuni lo Statuto ha istituito i municipi quali organismi di decentramento. Durante il Medioevo fu feudo dei Malatesta che fortificarono il borgo. Nel 1600 passò alla famiglia toscana dei principi Montemaggi, passati alla storia per la loro umanità. Don Sebastiano si adoperò con i gran duchi per fornire alle ragazze povere da marito un'adeguata dote, mentre don Giacomo cercò di rendere meno disumana la prigionia ai carcerati rinchiusi nelle grotte piene d'acqua. Nel 1763 fu acquistato da papa Clemente XIII ed entrò a far parte dello Stato Pontificio (Legazione di Romagna). Nel 1816, con la suddivisione del territorio romagnolo in due Legazioni, fu assegnata alla Legazione di Forlì. Con il plebiscito del marzo 1860 Poggio Berni entrò a far parte del Regno di Sardegna, che l'anno dopo divenne Regno d'Italia. Poco è rimasto del castello medievale fortificato nel 1335 dai Malatesta. Ben conservato è il quattrocentesco Palazzo Marcosanti, un tempo fattoria fortificata, oggi sede di un'attività agrituristica. Con la "tomba" Palazzo Tosi offre due esempi di architettura del passato di epoche diverse. Sempre lungo il Marecchia, si trovano tre mulini ben conservati. È presente un centro Pesca affiliato al CONI che ha recentemente ospitato i campionati nazionali nei laghetti FIPSAS. Le origini di Palazzo Marcosanti risalgono alla fine del XIII secolo, ed era considerato il "Castello dei Matrimoni", proprio perché qui vi si celebravano le nozze tra le più illustri e potenti famiglie dell'epoca. I Malatesta, i Della Rovere, i Doria, i Montefeltro, i Gonzaga, i Medici e gli Albani dimorarono a Palazzo Marcosanti, il cui nome risale ai proprietari che lo acquistarono nel XIX secolo. Interessanti i due portali ogivali risalenti all'inizio del XIV secolo: uno in pietra d'Istria e l'altro in cotto. Quest'ultimo presenta un archinvolto ornato dal motivo araldico della scacchiera. Abitanti censiti Palazzo Astolfi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Poggio Berni Vecchio sito dell'ex comune di Poggio Berni, su comune.poggio-berni.rn.it. URL consultato il 27 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2008). Palazzo Marcosanti, su palazzomarcosanti.it. Poggio Berni e Torriana verso la fusione, su fusione.vallemarecchia.it. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2014).

Palazzo Marcosanti
Palazzo Marcosanti

Palazzo Marcosanti, noto anche come Tomba di Poggio Berni, è un complesso fortilizio di fine XIII secolo a Poggio Berni, appartenuto ai Malatesta e successivamente allo Stato Pontificio. Storicamente è noto come Tomba di Poggio Berni poiché nel Medioevo il termine Tomba indicava una costruzione fortificata eretta in genere su un'altura o comunque in luogo idoneo alla difesa. La sua origine malatestiana è attestata nel trecento da alcuni documenti con attribuzione ai beni malatestiani e da un fregio, in cotto, rappresentante la tipica scacchiera malatestiana a ornamento di un arco a sesto acuto che dà sul cortile interno. La struttura è stata protagonista di una serie di passaggi di proprietà che hanno interessato molte storiche famiglie. A partire dai Malatesta, la fortezza svolse un ruolo importante nella politica delle alleanze familiari assumendo, spesso, il carattere di bene personale andato in dote alle figlie dei Signori che lo hanno posseduto. Nel 1418 la Tomba di Poggio Berni è tra i beni elencati come dote di Laura, detta Parisina, figlia di Andrea Malatesta signore di Cesena, andata in sposa a Nicolò III Marchese d'Este; Parisina venne uccisa nel 1425, sospetta di corrispondenza amorosa con Ugo suo coetaneo e figlio naturale del marito. Due anni più tardi il bene torna ai Malatesta come appannaggio dotale di Margherita d´Este figlia di Nicolò III e sposa di Roberto Galeotto Malatesta. Dopo un possesso temporaneo di Violante da Montefeltro, vedova del signore di Cesena Novello Malatesta, la Tumba Podii Ibernorum fu acquistata dal cardinale Stefano Nardini che nel 1473 la donò al nipote il Conte Cristoforo Nardini da Forlì che aveva sposato Contessina Malatesta, figlia naturale di Sigismondo. Nei successivi tre secoli, il Papato entrò più volte in possesso del Castello succedendo ai Nardini e alla casata dei Montefeltro. A Cristoforo Nardini, morto nella battaglia di Colle Val d´Elsa del 1479, succedette il figlio naturale Pietro che si macchiò di varie scelleratezze e neanche la sua morte bastò a placare l'ira di Papa Innocenzo VIII che con Bolla Papale del 12 dicembre 1489 fece imprigionare a vita tutti i membri della famiglia. Dopo tre anni, il 23 maggio 1492, la segregazione dei Nardini venne commutata con la donazione alla Camera Apostolica di quasi tutti i loro beni fra i quali spiccano il Fortilitium e la vasta tenuta di Poggio Berni con tutti i diritti di giurisdizione già concessi a questo possedimento da privilegi papali ed imperiali. Il 16 luglio 1492 Innocenzo VIII cede il fortilizio di Poggio Berni a Giovanni della Rovere d´Aragona, padre di Francesco Maria, il futuro Duca di Urbino. Nel settembre 1493 il bene passa a Doria che sei mesi più tardi lo cede a Guidubaldo I, ultimo duca d'Urbino di casa Montefeltro, marito di Elisabetta Gonzaga. Nel 1557 Guidubaldo II Duca d'Urbino cede Castello e tenuta al Conte Orazio I di Carpegna. Nemmeno un anno dopo, il 28 settembre 1558, questi lo cede al cardinale di Urbino, Giulio della Rovere, che temporaneamente riesce a ottenerne il ritorno ai beni della sua famiglia. Il Castello di Poggio Berni, con la sua tenuta, mantiene la connotazione di bene personale legato all'appannaggio della dote anche in un solenne atto pubblico, messo a punto dopo lunghe trattative, fra la Curia romana, Francesco Maria II della Rovere Duca d'Urbino ed il Granducato di Toscana. Nell'importante convenzione, stipulata il 30 aprile 1624, i beni allodiali e l'eredità dell'ultimo Duca d'Urbino sono attribuiti alla nipote Vittoria della Rovere, sposata ancora bambina a Ferdinando II de Medici, figlio del Granduca di Toscana; Castello e tenuta sono ricordati con particolare considerazione fra i beni dotali di Vittoria e proprio in virtù del loro prestigio restano ai De Medici nonostante la lontananza dagli altri domini del Granducato in Romagna. Nel 1738, con l'estinzione della casa Medicea, l'intera proprietà passa ai Lorena i quali però la cedono nel momento in cui assurgono all'Impero d'Austria; nel 1763 Francesco di Lorena, marito dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, cede infatti la proprietà alla Camera Apostolica. Nel 1778, a distanza di 15 anni, il bene passa alla famiglia dei Principi Albani che vi restano per oltre un secolo; a seguito di questo passaggio l'edificio prende il nome di Palazzo Albani. Il 3 ottobre 1889 il Principe Cesare Albani di Milano cede il palazzo e relativa tenuta all'Avv. Paolo Marcosanti. L'antica tenuta man mano si smembra. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio subisce ingenti danni e nell'immediato dopoguerra i Marcosanti alienano il palazzo e la tenuta smembrando la proprietà. Nel 1974 l'attuale proprietà inizia e completa, per quanto ancora possibile, il recupero ed il restauro scientifico del palazzo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Marcosanti http://www.palazzomarcosanti.it, su palazzomarcosanti.it. URL consultato il 14 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2007).

Pieve di San Michele Arcangelo (Santarcangelo di Romagna)
Pieve di San Michele Arcangelo (Santarcangelo di Romagna)

La pieve di San Michele Arcangelo è una pieve bizantina risalente al VI secolo, situata a Santarcangelo di Romagna e dedicata a Maria Assunta; è considerata la chiesa più antica del riminese ancora esistente. Da recenti scavi sembra la pieve stata edificata su un edificio absidato più antico, probabilmente un tempio pagano. L'edificio è stato costruito nel VI secolo da maestranze bizantine, su modello delle chiese ravennati bizantine di età giustinianea. Questo fatto non è strano, in quanto all'epoca Rimini era parte della pentapoli bizantina, e la chiesa di Ravenna godeva di ampi possedimenti tra Emilia-Romagna e Marche. Nel IX-XX secolo era attestata con l'agiotoponimo di: basilica Sancti Archangeli fundata in loco qui dicitur Acervulis (basilica di Sant'Arcangelo fondata nel luogo detto Acervoli o Acerboli). Acervulis deriva dal latino Acervus, ossia mucchio di mattoni, e richiamava la presenza in zona di fornaci per la fabbricazione di mattoni. Il campanile è del XII-XIII secolo. Cadde in declino a partire dal XVIII secolo, ossia dalla costruzione della chiesa collegiata di San Michele Arcangelo che assorbì tutti i beni della pieve. L'edificio è stato restaurato nel 1912. L'esterno è in mattoni sottili, caratteristica comune alle chiese ravennati. La facciata è caratterizzata dalla presenza, al centro, del campanile di epoca successiva. Nel campanile vi è l'entrata principale, unica rimasta delle originali sette. L'abside, esternamente poligonale, è sovradimensionato rispetto all'edificio, probabilmente perché ingloba i resti del precedente edificio pagano. L'interno, a navata unica, è stato spogliato del pavimento musivo e delle decorazioni marmoree, di cui sopravvivono solo alcuni frammenti. L'uso continuato nel tempo è testimoniato da reperti di varie epoche. L'altare poggia su un cippo altomedievale, scolpito con decorazioni fitomorfe, tralci di foglie, e zoomorfe, un uccello rapace che artiglia e solleva un piccolo quadrupede. L'originale Crocifisso trecentesco è stato spostato nella collegiata, mentre è ancora visibile un affresco staccato del XV secolo, raffigurante san Sebastiano. Paola Giovetti, Le vie dell'arcangelo. Tradizioni, culto, presenza dell'arcangelo Michele, Edizioni Mediterranee, 2005, ISBN 9788827217696. Karin Bull Simonsen, La Pieve di S. Michele in Acervulis, in Santarcangelo di Romagna, Roma, "L'Erma" di Bretschneide, 1967. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su pieve di San Michele Arcangelo Carlo Valdameri, San Michele in Acerboli (Acervulis) a Sant'Arcangelo di Romagna (RN), su imperobizantino.it. URL consultato il 7 settembre 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).

Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)
Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)

La rocca Malatestiana, nota anche come castello di Santarcangelo, è una fortificazione sulla sommità di una collina nel comune di Santarcangelo di Romagna. La rocca risale almeno alla fine del IX secolo in quanto viene citata nel "Codice Bavaro" dove si parla di un “chastrum sancti arcangeli” sul Mons Iovis. Fu parte dei domini dei Malatesta dal 1295 al 1500. Nei secoli la struttura subì profonde modifiche tanto che della struttura originaria rimangono solo alcune tracce nelle mura. Carlo Malatesta nel 1386 fece edificare un nuovo torrione sulle rovine del precedente castello; Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1447 decise di capitozzare quel torrione e, con il materiale avanzato, fece assumere alla rocca l'aspetto che mantenne nei secoli successivi e che meglio si adattava alle nuove tecniche militari. Federico da Montefeltro prese il castello nel 1462 ma fu poi riconquistato da Roberto Malatesta, figlio di Sigismondo Pandolfo; nel 1498 fu devastati da Cesare Borgia; venne di nuovo ripreso dai Malatesta che poi lo abbandonarono e venne preso dalla repubblica di Venezia che lo cedette allo Stato della Chiesa nel 1505; da questo momento fu concesso in enfiteusi a vari signori fino all'Unità d’Italia. Venne acquistato dai conti Baldini e poi venduto nel 1880 alla famiglia Massani che rese il castello il centro di un'azienda agricola; nel 1903 fu acquistato dalla contessa Eugenia Rasponi Murat, nipote della principessa Luisa Giulia Murat, figlia di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e di Gioacchino Murat; alla sua morte, in assenza di eredi diretti, venne ereditato dal cugino, conte Giovanni Battista Spalletti Trivelli, nonno della principessa Marina Colonna di Paliano, che lo erediterà definitivamente nel 1992. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rocca Malatestiana

Stadio Valentino Mazzola (Santarcangelo di Romagna)
Stadio Valentino Mazzola (Santarcangelo di Romagna)

Lo stadio comunale Valentino Mazzola di Santarcangelo di Romagna è uno stadio multiuso oggi utilizzato prevalentemente per le partite casalinghe del Santarcangelo Calcio. La Santarcangiolese, questo il nome della squadra all'epoca, vi iniziò a giocare a partire dai primi anni '70. Prima di approdare al Mazzola, la formazione gialloblu disputava le proprie partite interne presso il Campo della Fiera e presso l'area Francolini. Nell'ottobre 2002, dopo alcuni mesi, l'impianto è stato riaperto una volta terminati i lavori di rifacimento del campo e della pista d'atletica. Con la promozione in Lega Pro Seconda Divisione ottenuta dal Santarcangelo al termine del campionato 2010-2011, ulteriori lavori (tra cui un settore ospiti da 948 posti) si sono resi necessari per adeguare lo stadio agli standard imposti dalla Lega. La capienza ufficiale dello stadio è di 2 064 posti: 1 116 compongono la tribuna centrale, interamente coperta e i restanti 948 il settore ospiti scoperto. Intorno allo stadio sono presenti altri campi, in erba naturale o sintetica, presso cui si svolgono gli allenamenti della prima squadra e delle giovanili. Nei pressi del "Mazzola" sorgono anche il palasport cittadino e un circolo tennis. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Valentino Mazzola Lo stadio Mazzola sul sito ufficiale del club, su santarcangelocalcio.net. URL consultato l'11 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2014).

Santarcangelo di Romagna
Santarcangelo di Romagna

Santarcangelo di Romagna (Santarcànzal o Santarchènzli in romagnolo) è un comune italiano di 22 281 abitanti della provincia di Rimini in Emilia-Romagna, posto sulla SS 9 Emilia, al confine con la provincia di Forlì-Cesena. Santarcangelo è bagnata dai fiumi Uso e Marecchia; si sviluppa attorno al colle Giove alto circa 90 metri s.l.m. e a ridosso delle prime colline dell'Appennino tosco-romagnolo. A 10 km si trovano Rimini e il mare Adriatico. Il centro abitato più antico dell'attuale territorio di Santarcangelo è San Vito (3 km a nord), posto sul tracciato dell'antica via Emilia, la strada consolare che collegava Ariminum (Rimini) con Placentia (Piacenza). Santarcangelo fu edificata attorno a una fortificazione, attestata per la prima volta nel Codice Bavaro (IX secolo), costruita alle pendici di Monte Giove. La seconda più antica citazione del centro abitato risale all'anno 1164: in quell'anno l'imperatore Federico Barbarossa sostò a Santarcangelo per concedere due diplomi ai monasteri ravennati di Sant'Apollinare e di San Severo. A partire dal XIII secolo Santarcangelo fu dominata dai conti Balacchi, una famiglia antiquitate generis et gloria maiorum originaria forse di Santarcangelo stesso oppure, secondo altre fonti meno accreditate, di Rimini, poi spodestata agli inizi del XV secolo dai Malatesta, nemici di vecchia data. Il dominio dei Balacchi ebbe una conclusione con le pesanti sconfitte politiche e la scomunica del suo ultimo esponente, Paolo, rimosso dal controllo della città da papa Bonifacio IX (1389-1404). I Malatesta tennero Santarcangelo fino al 1462 eccetto nel periodo dal 1353 al 1376 quando, conquistata dal cardinale Albornoz, la città fu sede di un vicariato governato direttamente dalla Santa Sede. Tolta da papa Pio II a Sigismondo Malatesta, fu data in feudo agli Zampeschi e successivamente ai Pallavicino. L'attuale stemma e il gonfalone di Santarcangelo di Romagna sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 9 gennaio 2004 che modifica leggermente il precedente decreto di riconoscimento del capo del Governo dell'8 dicembre 1942. L'attuale gonfalone, concesso del 2004, è un drappo trinciato di giallo e di azzurro, in precedenza era un drappo di azzurro concesso con DPR del 14 giugno 1956. Arco di Papa Clemente XIV: l'accesso monumentale a Piazza Ganganelli. Fu voluto dai santarcangiolesi nel 1769, anno in cui il concittadino cardinale Lorenzo Ganganelli venne eletto papa con il nome di Clemente XIV. Fu progettato dall'architetto imolese Cosimo Morelli, ma fu terminato solo nel 1777, tre anni dopo la morte del pontefice. Pescheria: realizzata nel 1829 su progetto del santarcangiolese Eustacchio Maggioli, è caratterizzata da una semplice struttura in mattoni con quattro ampie porte di accesso, sulle quali sono ancora visibili i cancelli originali in ferro battuto e i banchi di pietra della vicina Repubblica di San Marino. Campanone: situato nel cuore del borgo medievale di Santarcangelo di Romagna è, insieme all'Arco di Papa Clemente XIV, il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, alto 25 metri, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall'immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Porta del Campanone Vecchio: risalente al XII-XIII secolo, costituisce il più antico accesso della prima fortificazione costruita sul Colle Giove. Un tempo era sormontata da una torre campanaria, ma nel 1880 circa la popolazione, dato che considerava la torre fatiscente, decise di abbatterla. Oggi sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta. Porta Cervese: risalente al XV - XVI sec., conosciuta anche come la Porta del Sale (dato che si immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con la città salinara di Cervia), unico accesso rimasto intatto della seconda cinta muraria. Sferisterio: campo rettangolare adiacente alla cinta muraria cittadina, realizzato per ospitare l’antico gioco del pallone col bracciale, molto popolare in città nella prima metà del Novecento, quando la squadra di Santarcangelo si distinse a livello nazionale col proprio campione Francesco Darolt. Stamperia Marchi: una delle botteghe più antiche d'Italia, conserva l'intero patrimonio decorativo del territorio romagnolo, tuttora visibile nelle classiche tele stampate a mano romagnole. Fin dal 1633 vi è custodito un antico mangano, unico al mondo ancora utilizzato per la stiratura degli antichi tessuti di canapa e cotone. Il mangano è un argano a forza umana, già documentato dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alambert: due operai camminano dentro la sua ruota lignea di cinque metri di diametro; l'argano muove una grande pietra posta su due rulli di legno ("subbi"); la tela avvolta sul subbio viene così stirata. La tela manganata viene poi decorata utilizzando tutt'oggi i metodi di una volta, con stampi in legno di pero intagliati a mano e antichi impasti di colore, come quello ottenuto dalla ruggine del ferro. La tela, una volta asciutta, viene infine immersa in un bagno acido, che fissa definitivamente il colore delle decorazioni, rendendole indelebili. Fontana di Tonino Guerra: ideata da uno dei cittadini più illustri di Santarcangelo di Romagna, Tonino Guerra, la fontana si trova all'ingresso del parco cittadino Campo della Fiera. La fontana è a sua volta costituita da due fontane (quella del prato sommerso e quella dei fiori di pietra). Al centro è situata una composizione dell'artista Fausto Baldessarini costituita da quattro sculture in vetro. In tutto il paese sono presenti poi altre fontane ideate sempre da Tonino Guerra. Rocca Malatestiana: La Rocca Malatestiana di Santarcangelo è stata voluta e costruita, come molte altre rocche presenti in Romagna, dalla famiglia Malatesta, in particolare da Carlo Malatesta nel 1386. La struttura è caratterizzata da un'alta torre del XIV secolo. La Rocca assunse però solo nel 1447 la struttura che ancora oggi conserva grazie agli ultimi interventi voluti da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Chiesa collegiata di San Michele Arcangelo: è l'edificio di culto più importante di Santarcangelo e risale al XVIII secolo. Al suo interno, fra le altre cose, è conservato un quadro di Guido Cagnacci, un Crocifisso di Pietro da Rimini e un organo di Gaetano Callido. Pieve di San Michele Arcangelo: edificio religioso più importante della città e del territorio fino alla metà del XVIII secolo, è il luogo di culto più antico della città. La chiesa risale al VI secolo e fu costruita in stile bizantino su modello delle chiese ravennati di età giustinianea. Presenta particolarissime deformazioni strutturali atte a correggere gli errori di visione prospettica (ad esempio le pareti sono leggermente inclinate rispetto agli assi ortometrici). Il campanile è posto proprio sulla facciata e risale al XII-XIII secolo. Per entrare all'interno del luogo di culto bisogna quindi attraversare il campanile. Cappella Zampeschi: situata lungo via della Cella, la facciata di questa piccola chiesetta, ora sconsacrata, è l'unica struttura della via rimasta illesa durante la seconda guerra mondiale Chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire nella frazione di Montalbano. Grotte: Nella parte orientale del colle Giove di Santarcangelo di Romagna sono scavati nell'arenaria e nell'argilla circa 150 ipogei che formano un percorso sotterraneo di circa 5–6 km. La maggior parte risalgono al periodo medievale, in tale periodo vennero utilizzati come depositi e cantine per la conservazione del Sangiovese (dato che la temperatura è costantemente di circa 12 °C e l'umidità dell'80-90%) e altri, secondo gli studiosi, hanno avuto origini più antiche, utilizzate in particolare come grotte paleocristiane e luoghi di culto romano o bizantino. Durante la Seconda guerra mondiale sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città e, per questo motivo, furono messi tutti in comunicazione. Piazza Ganganelli: piazza principale della cittadina, vi spiccano l'arco dedicato a Lorenzo Ganganelli (Papa Clemente XIV, nato a Santarcangelo nel 1705) eretto nel 1777 e il monumento ai caduti di Bernardino Boifava del 1925. È circondata da portici che testimoniano la vita commerciale della città. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera è di 1.892 persone, pari al'8,6% della popolazione. Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (MET): Inaugurato nel 1981, raccoglie e conserva le testimonianze del territorio e delle sue tradizioni popolari soprattutto legate al lavoro contadino. Museo Storico Archeologico (MUSAS): Situato all'interno del seicentesco Palazzo Cenci, il museo custodisce il patrimonio archeologico e artistico della città. Museo del Bottone: Il museo ospita una collezione di 8 500 bottoni divisa in tre sezioni (la storia del 1900 - i bottoni del 1700-1800 - le curiosità dal mondo). Il Museo, fondato da Giorgio Gallavotti nel 2008, è il primo e l'unico del suo genere in Italia: la sua caratteristica è il racconto della storia sociale, politica, culturale e di costume proprio tramite i bottoni. Quando accadono degli avvenimenti storici spesso qualche stilista mette questi avvenimenti su un bottone, che diventa testimone di quell'avvenimento. All'apertura del Museo i bottoni in mostra erano 8 500, ora sono 15 000 arrivati da tutto il mondo, dall'estremo nord: Lituania, all'estremo sud: Sudafrica. Biblioteca Comunale Antonio Baldini: Aperta al pubblico nel 1974, la biblioteca comunale possiede più di novantamila libri, con speciale attenzione alle sezioni di teatro, in particolare teatro contemporaneo, e poesia dialettale, con focus su quella romagnola. L'artigianato principale del borgo, attivo fin da un passato remoto, è la stampa su tela. Il laboratorio di stampa, ancora attivo, utilizza una particolare pressa (mangano) per imprimere sulla tela indelebili motivi ornamentali a base di pigmenti di ruggine e di altre tinte, utilizzando stampi tradizionali scolpiti a mano con decorazioni tipiche romagnole che si ispirano alla civiltà contadina. Nello scorso secolo la nobildonna Eugenia Rasponi, pronipote di Gioacchino Murat, appassionata da questa forma di artigianato, abitò la Rocca Malatestiana del borgo e creo un'impresa di diffusione attraverso progettazione e costruzione di arredo, mobilio e tessuti. A Santarcangelo, dagli anni novanta, si è stabilita la più consistente e artisticamente attiva comunità mutoide d'Europa. Essi nel 1991 hanno fondato Mutonia, villaggio costruito in un ex cava abbandonata nei pressi del fiume Marecchia. I Mutoid sono diventati famosi per le gigantesche sculture anche semoventi, dette mutoidi, saldate utilizzando esclusivamente materiale di recupero e per i bizzarri e avanguardisti riadattamenti degli edifici in disuso Santarcangelo dei Teatri - Festival Internazionale del Teatro in Piazza, una delle più importanti manifestazioni teatrali d'Italia, si tiene dal 1971. Evento artistico dedicato al teatro contemporaneo e sperimentale, alla danza e alle arti performative. Fondato nel 1971, la prima edizione si svolse sotto la guida artistica di Piero Patino, che rimase poi in carica fino al 1977. Il festival, che ha luogo solitamente nel mese di luglio, è dal 2022 sotto la guida artistica del drammaturgo polacco Tomasz Kireńczuk. San Martino (11 novembre), in cui ha luogo l'antica fiera del bestiame, conosciuta come la Fiera dei Becchi o dei Cornuti, una delle fiere più importanti della Romagna. Come evento collaterale alla fiera vi è la tradizionale "corsa dei becchi". Oltre a eventi culturali e sportivi, alla Fiera di San Martino ha luogo anche il Palio della Piada, giunto alla sua 24ª edizione nel 2023, dove si compete per produrre la migliore piadina. Fiera di San Michele, la fiera più antica della città, dedicata agli animali e al mondo agricolo, con mostre e iniziative a essi dedicate. Chiamata anche la Fiera degli uccelli, poiché si svolge la gara canora per uccelli alla quale partecipano allevatori di richiami vivi, oggi sostituita in parte dalle esibizioni delle Unità Cinofile delle Aquile di Rimini della Protezione Civile. Famoso per la citazione nel film “Fantozzi subisce ancora” (1983) fatta da Loris Batacchi (Capufficio del Reparto Pacchi) interpretato da Andrea Roncato. La Giola Sita lungo la strada provinciale che conduce a Bellaria e in prossimità del fiume Uso, è costituita da un agglomerato di abitazioni, tipico delle zone rurali (detto anche "ghetto", secondo la denominazione locale) oggetto di una significativa espansione edilizia negli ultimi anni del XX Secolo. Faceva parte, assieme a San Bartolo, della più ampia frazione di Sant'Agata. Fino agli anni ottanta era nota per un lungo filare di grandi ciliegi che fiancheggiava la strada provinciale. È presente una piccolissima chiesa eretta nell'anno 1700 e restaurata nel 2007, dedicata a San Giacomo il Maggiore. Santa Giustina Condivisa con il comune di Rimini. San Vito Frazione condivisa con i comuni di Rimini e di San Mauro Pascoli, il confine tra la parte santarcangiolese e quella riminese e sammaurese è la via Antica e Vecchia Emilia, corrispondente al tracciato dell'antica strada consolare romana. Ha quale simbolo distintivo, quello che i sanvitesi chiamano e puntaz, un vecchio ponte romano, del quale resta una sola arcata. Non essendovi certezza nell'individuazione del fiume coincidente col Rubicone di epoca romana, è possibile che sia questo (e non quello sul fiume Rubicone sito a Savignano sul Rubicone) il ponte attraversato da Giulio Cesare sul quale pronunciò la frase "Alea Iacta Est (il dado è tratto)". Casale San Vito Compreso tra San Vito e Santa Giustina celebre per il monastero dei frati. San Martino dei Molini o dei Mulini Costeggia il fiume Marecchia dal lato sud fino a Sant'Ermete. Canonica Al confine con Camerano di Poggio Berni. Ciola-Stradone Condiviso con il comune di Borghi. Montalbano A circa 6km da Santarcangelo, la frazione di Montalbano sorge a 154m sul livello del mare. San Michele È la più grande delle frazioni, in quanto il suo effettivo territorio copre tutto la parte del comune tra Sant'Andrea di Poggio Berni, il fiume Uso e il fiume Marecchia circondando per due terzi il centro cittadino fino a Santa Giustina. Sant'Ermete Attraversata dalla ex-strada statale Marecchiese che occupa tutta la parte sud-orientale al di là del fiume Marecchia da San Martino dei Mulini fino al crinale delle colline percorso dalla via Santa Cristina di Rimini. Sant'Agata Oggi comunemente chiamata San Bartolo, dal nome della strada che l'attraversa, comprendeva anche La Giola. Santarcangelo di Romagna è connessa all'autostrada A14 tramite il casello di Rimini Nord. Altre vie di comunicazione sono la strada statale 9 Via Emilia, la Strada Provinciale 136, che la collega alla Strada statale 16 Adriatica e la Strada Provinciale 14, che la collega alla Valmarecchia. Nel comune si trova la stazione di Santarcangelo di Romagna, posta sulla linea Bologna-Ancona e servita da treni regionali. La stazione cittadina sarebbe dovuta essere il capolinea settentrionale della ferrovia Subappennina, progetto mai concluso. I trasporti interurbani di Santarcangelo vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da START Romagna e TPER. Santarcangelo Calcio è una squadra di calcio di Santarcangelo di Romagna, fondata nel 2019. Milita attualmente nel campionato di seconda categoria Girone O Rimini e dispone di un settore giovanile. A.S.D. Santarcangiolese Basket fondata nel 2011, milita nel campionato di promozione regionale. Abc Santarcangelo A.S.D. milita nel campionato di C Silver Emilia-Romagna di Basket. Angels Santarcangelo, fondata nel 1978, dispone di un settore giovanile. A.S.D. CNO Santarcangelo Basket, fondata nel 2011. Milita attualmente nel campionato UISP della provincia di Rimini. Detentore del Titolo Italiano UISP 2022-2023. A.S.D. DREAM CITY Santarcangelo Basket, fondata da Andrea Renzi nel 2019. Milita attualmente nel campionato UISP della provincia di Rimini. Associazione sportiva Atletica Rimini Nord Santarcangelo c/o stadio comunale via della Repubblica. Divisa in due settori, settore atletica con circa 110 tesserati tra giovani e master e settore podismo con circa 80 tesserati. 2008 le allieve conquistano il 2º posto nei campionati nazionali A3 a Bastia Umbra, nel 2010 1º posto regionale nel gran prix di marcia femminile, nel 2011 1º posto nei campionati di società ragazze a Sasso Marconi. La società vanta tra le proprie file atleti campioni italiani master. Nel 2014 l'atleta master Max Salvi porta l'Italia alla conquista dei campionati europei di icosathlon e conquista l'Argento individuale. Colori sociali giallo con bande blu. A.S.D. Santa Giustina San Vito, fondata nel 2009. Milita attualmente nel campionato di Promozione girone D dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. A.C.D. Sanvitese, fondata nel 1975. Milita attualmente nel campionato di Promozione girone D dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. A.S.D. S. Ermete, fondata nel 1972. Milita attualmente nel campionato di Prima Categoria girone H dell'Emilia-Romagna e dispone di un settore giovanile. Pol. Dil. Canonica, fondata nel 1980. Milita attualmente nel campionato di Terza Categoria girone A della Provincia di Rimini. Motoclub Acerboli, associazione sportiva affiliata alla Federazione Motociclistica italiana, fondata nel 1988. Organizzatrice di gare di campionato italiano di Motorally. Gli associati si dedicano in prevalenza ad attività di enduro e fuoristrada. Alcuni piloti tesserati della società partecipano al campionato italiano motorally con risultati lusinghieri. Negli ultimi anni si dedica a organizzare manifestazioni motoristiche a scopo di beneficenza. Shotokan Karate Club Santarcangelo, fondata nel 1973 Santuario della Madonna di Casale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santarcangelo di Romagna Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Santarcangelo di Romagna Sito ufficiale, su comune.santarcangelo.rn.it. Santarcàngelo di Romagna, su sapere.it, De Agostini. Informazioni storiche, culturali e turistiche, su santarcangelodiromagna.info, Ufficio Informazione ed Accoglienza Turistica (IAT) di Sant'Arcangelo di Romagna.

Savignano sul Rubicone
Savignano sul Rubicone

Savignano sul Rubicone (Savgnèn in romagnolo) è un comune italiano di 17 970 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Il centro del paese dista circa 10 km dal mare e tocca le prime colline dell'entroterra romagnolo, a 32 m s.l.m. Il territorio su cui si sviluppa il paese è prevalentemente pianeggiante ad eccezione dei quartieri di Castelvecchio e di Ribano (a 88 metri sul livello del mare, altitudine massima comunale) che si sviluppano sulle prime colline dell'entroterra romagnolo. L'unico sbocco sul mare è dato dalla frazione di Savignano a Mare, con una lingua di sabbia lunga 240 m, che fa così di Savignano sul Rubicone il comune costiero italiano meno bagnato dal mare. Il primo nucleo abitativo di Savignano era indicato come ad confluentes nella Tabula Peutingeriana e come Compitum nell'Itinerarium Burdigalense e sorse all'incrocio con la via Regina che da Sarsina portava a Ravenna e la via Emilia. Il monumento simbolo di Savignano, il ponte romano sul Rubicone, a tre arcate in pietra, fu costruito secondo l'ipotesi più probabile nel I sec. a.C. In seguito alle invasioni barbariche, il Compito fu distrutto; la popolazione si spostò sulle colline (fra cui il colle di Castelvecchio) dando vita a un nuovo insediamento. Nel 1173 appare citato per la prima volta un Castrum Savignani appartenente agli arcivescovi di Ravenna, concesso poi alla signoria dei Malatesta di Rimini a partire dal 1261. Dal 1358 ebbe inizio l'opera di bonifica delle terre poste al di sotto del colle di Castelvecchio, ad opera del cardinale Albornoz, incaricato dal Papa di ristabilire la sua autorità nei territori della Chiesa in Italia, e sorse così il nuovo nucleo della struttura urbana di Savignano: il Castello Nuovo la cui costruzione iniziò il 13 dicembre 1359, festa di Santa Lucia, posto a ridosso della via Emilia e del Ponte Romano. Durante il Medioevo Savignano subì diversi attacchi da parte delle signorie locali e nel 1500 fu presa da Cesare Borgia, il quale apportò migliorie alla cinta muraria difensiva. Passò in seguito dalla Repubblica di Venezia allo Stato della Chiesa, per poi cadere in mano, in seguito ad un terribile assedio, al duca d'Urbino nel 1521. Dal 1558 al 1561 fu realizzata la cinta muraria in base a nozioni di tecnica militare dell'epoca. Già dal finire del Quattrocento era iniziata l'espansione anche oltre le mura del castello, con la costruzione dei borghi (borgo San Rocco, borgo Santa Lucia, borgo Madonna Rossa) che presero il nome da chiese o conventi situati lungo la via Emilia. Nel Settecento con la costruzione della Piazza Nuova (oggi Piazza Borghesi), del Palazzo del Magistrato (Municipio) con la Torre (1766) e della Chiesa Collegiata di Santa Lucia (1749), Savignano si diede un nuovo centro urbano, che è lo stesso di oggi. Nel Settecento-Ottocento Savignano si affermò come centro culturale (scuole, Accademia, teatro) meritandosi l'appellativo, condiviso con Forlì e Faenza, di “Atene della Romagna”; ma fu anche fiorente centro di botteghe artigianali (fabbri, falegnami, calzolai, canepini, ecc), di piccole attività industriali (fornaci di laterizi, filande, concerie di pelli) e di scambi commerciali (ricordiamo la pescheria costruita nel 1790). Nella seconda metà dell'Ottocento la crescita di Savignano fu incrementata dal miglioramento della viabilità, con la costruzione della circonvallazione (1870) che evitava l'attraversamento della via Emilia nel cuore del paese, e con la stazione ferroviaria lungo la linea Bologna-Rimini. Fino al 1933 la cittadina si chiamava Savignano di Romagna. Fu il capo del governo, Benito Mussolini, con un decreto del 4 agosto 1933, a porre fine ad una diatriba fra storici e letterati che si trascinava da secoli, arbitrariamente individuando nel torrente che attraversa Savignano, lo storico Rubicone. La seconda guerra mondiale causò morte e distruzione a Savignano, circa il 75% degli edifici furono distrutti (fra cui il ponte romano sul Rubicone). Proprio lungo le rive del Rubicone, per una ventina di giorni si attestò il fronte, con pesanti bombardamenti d'artiglieria, in settembre-ottobre 1944. Terminata la guerra, la prima giunta comunale fu guidata dal sindaco Dario Galeffi, antifascista che era dovuto emigrare in Francia per evitare le persecuzioni del regime ed era rientrato clandestinamente nel 1943; le prime e più pressanti esigenze erano quelle di ripristinare i servizi essenziali e ricostruire gli edifici pubblici, a partire dal Palazzo Comunale quasi interamente distrutto. Le prime amministrazioni comunali furono guidate dai sindaci Dario Galeffi (1946-1947), Dario Pirini (1947-1951), Luigi Bernardini (1951-1956), Umberto Teodorani (1956-1964); proseguì l'azione di ricostruzione degli edifici e di sviluppo urbano con la costruzione di una nuova circonvallazione a sud che fu chiamata Viale della Libertà. Negli anni sessanta il boom economico che investì l'Italia portò Savignano, continuando la sua tradizione artigianale, a proporsi come centro industriale con il proliferare di piccole e medie industrie soprattutto nel settore dell'abbigliamento ma anche nell'edilizia e nella meccanica. Principale industria della città fu l'ALEA, camiceria che giunse ad avere qualche centinaio di dipendenti. A partire dagli anni ottanta, la crisi del settore manifatturiero avviò la trasformazione della economia della città prevalentemente verso il settore del commercio e dei servizi (ricordiamo in particolare il Romagna Shopping Valley, uno dei più grandi centri commerciali della regione) mentre continua a svilupparsi il settore del turismo soprattutto nella zona costiera di Savignano a Mare. Chiesa di Santa Lucia. La chiesa posta sulla piazza centrale della città (piazza Borghesi) fu costruita fra il 1732 e il 1749, ma una precedente chiesa di Santa Lucia (protettrice della città insieme a San Rocco) esisteva fin dal XIV secolo. Raccolse molte delle prerogative che anticamente erano proprie della pieve di San Giovanni in Compito diventando la chiesa più importante della città. Conserva opere d'arte come: Martirio di Santa Lucia di Sebastiano Ceccarini (1746); Beata Vergine del Rosario di Ubaldo Gandolfi ([775); statua in alabastro di Santa Lucia di autore ignoto. Pieve di San Giovanni in Compito. L'aspetto si deve alla costruzione dell'XI secolo, quando la pieve sostituì una precedente chiesa che un papiro ravennate ricorda già consacrata al culto di San Giovanni nel VII secolo. La facciata si presenta con semplice struttura a capanna conclusa da tetto a doppio spiovente con una monofora e bifora sopra la porta. L'interno è organizzato in un'unica navata conclusa da abside rettilinea, anche se alcuni scavi hanno rivelato un'originaria abside circolare a cripta. L'interno presenta particolari di grande interesse: una serie di capitelli decorati a trapano con motivi a forma di foglia di vite e acanto (simbolo d'immortalità dell'anima e desunta dal repertorio decorativo della scultura classica), figure fitomorfe diverse sulle quattro facce dei capitelli, grappoli d'uva, simbologia cristiana di origine bizantina. Sulla sinistra, entrando si trova il piccolo battistero dove si conserva uno dei blocchi dell'antico ponte romano riutilizzato come fonte battesimale. Sempre di origine romana è la soglia d'ingresso in pietra rosa di Verona, probabilmente proveniente da un monumento funebre di origine romana. Anche la mensa d'altare, in cui sono ancora leggibili delle iscrizioni, è di età romana, di competenza di una sepoltura. Materiale di reimpiego è visibile anche in facciata, in particolare un frammento di capitello decorato con motivi vegetali. Infine, in facciata un interessante architrave con motivo a treccia fu elaborato molto probabilmente da maestranze colte, in un periodo che possiamo fare coincidere con la costruzione dell'antica pieve, ossia l'XI secolo. Chiesa di San Salvatore (detta del Suffragio). La chiesa del Suffragio o di San Salvatore fu costruita dalla Compagnia del SS. Sacramento nel 1644 e subito chiamata del Suffragio per la presenza dal 1655 anche della Compagnia del Suffragio. Ottenuto lo "ius seppelliendi", il diritto di seppellirvi i morti, i suoi vasti sotterranei divennero luogo di sepoltura per molti membri delle Compagnie. Negli ultimi lavori di restauro hanno suscitato grande interesse gli scavi sepolcrali e le tombe ritrovate. Nella chiesa sono conservate opere d'arte come S. Giuseppe morente di Cesare Pronti (1656), La circoncisione di Gesù, opera di Giuseppe Bartolini pittore di Imola e datato 1698; La Madonna e S. Nicola che intercedono per le anime del Purgatorio, di attribuzione incerta. Nella chiesa è collocato dal 1766 un pregevole organo Nacchini-Dacci; è stato ristrutturato il tetto della suddetta chiesa. Chiesa di San Rocco. Per scongiurare la peste, i cittadini e le autorità di Savignano si accordarono nel 1539 per erigere una cappella votiva in onore di San Rocco di cui si ricordava il passaggio in Savignano. In un altare laterale fu posto un crocifisso in legno, di epoca incerta, ma molto antico, la cui collocazione nella chiesa risulta accertata fin dalla metà del Settecento. Per la grande devozione popolare verso questo crocifisso oggi la chiesa è chiamata anche di Santa Croce, e fin dalla metà dell'Ottocento si cominciò ogni anno a portare in processione la venerata immagine per le vie della città. Tra le altre opere presenti nella chiesa, si segnala il San Francesco d'Assisi mentre riceve le stimmate del pittore forlivese Antonio Fanzaresi. Chiesa della Santissima Trinità (detta della Madonna Rossa). Fu fatta costruire nel 1562 sul luogo dove prima sorgeva una celletta con l'immagine della Madonna Addolorata (l'affresco originario è conservato nell'attuale sagrestia). È nota come “Chiesa della Madonna Rossa” perché fin dall'origine fu rivestita con intonaco di colore rossastro. La chiesa fu affidata ai frati gerolomini che pian piano vi costruirono un convento. Quando alla fine del Settecento finalmente il convento aveva raggiunto il suo pieno sviluppo, l'ordine fu soppresso da Napoleone e i beni confiscati. Acquistato dal Comune, questo vi trasferì la sede dell'ospedale, conservando però intatta la chiesetta della Madonna Rossa. Sono conservate opere d'arte come Madonna col Bambino e il beato Simone di Marco Benfiale (1743). A causa della forte umidità è stata ristrutturata (2009/2010) sia all'esterno sia all'interno. Chiesa di San Benedetto. La chiesa è sorta accanto al monastero dei camaldolesi, situato lungo corso Vendemini. La presenza dei camaldolesi ebbe inizio con un eremo nella zona di Fiumicino, risalente al 1206. La loro permanenza però non durò a lungo: il monastero infatti fu soppresso nel 1461 da Pio II, in seguito a un interdetto non rispettato dall'abate. Per un certo periodo fu sede della Arciconfraternita del SS Sacramento. Nel 1643 fu demolita per essere poi ricostruita nel 1669, come attesta l'iscrizione incisa sull'altare in marmo rosso di Verona. Quella costruzione, fra varie vicende e passaggi di proprietà, è la stessa che è giunta fino a noi. Chiesa di Santa Maria Delle Grazie. La storia di questo edificio sacro deve essere messa in relazione con la storia dell'eremita Salimbene che tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, avrebbe scelto, come luogo di eremitaggio, proprio la zona di Fiumicino. La prima citazione relativa all'eremo risale al 1206, nel Trecento esso dipendeva certamente dal monastero di San Benedetto gestito dai frati camaldolesi e aveva una piccola chiesa annessa. Nel 1461 i frati vennero allontanati ed entrambi i luoghi sacri furono occupati dagli Eremitani di Sant'Agostino di Cesena che promossero la costruzione della chiesa dedicata ala culto della Vergine Maria, forse nel 1513. La data viene desunta da quella incisa su una delle campane del campanile del sacro edificio, che riporta la dicitura "Ave Maria liberatrix" che potrebbe far supporre l'effettiva ricostruzione dell'edificio sacro con conseguente cambiamento di dedicazione. Una serie di lavori di restauro furono certamente promossi negli anni 1580 e 1645. Chiesa della Natività di Maria Santissima. Fu edificata sul poggio in cui venne costruito il castello vecchio di Savignano, per comodità della popolazione che vi abitava. La più antica testimonianza della chiesa risale al 1232. Dipendente all'inizio dalla chiesa di San Giovanni, fu elevata a parrocchia e dedicatata alla Natività di Maria nel 1550. Nel Cinquecento la chiesa era dotata di sei altari in uno dei quali era conservata un'antica immagine della Madonna. La chiesa fu rinnovata nel Settecento. Pesantemente lesionata durante l'ultimo conflitto bellico è stata successivamente restaurata. Chiesa del Cuore Immacolato di Maria. Sorge nella zona occidentale di Savignano, conosciuta come zona "Cesare". Il forte sviluppo urbanistico dell'area a partire dagli anni sessanta fu alla base di decisione di erigere una nuova chiesa, su suggerimento dell'allora parroco di S.Lucia mons. Riccardo Cesari. Il progetto per la costruzione dell'edificio sacro fu affidato al celebre architetto Ilario Fioravanti. I lavori, cominciati nel 1979 terminarono due anni più tardi. La chiesa di forma esagonale si presenta, all'interno, molto accogliente adatta ad esprimere l'idea di unità della comunità cristiana dei fedeli. Chiesa della Madonna della Pietà. Antica chiesa ristrutturata all'interno con immagine della Madonna della pietà di Michelangelo. Ponte romano sul Rubicone. Il ponte è il più noto monumento della città di cui è il simbolo stesso. La data esatta di costruzione non è nota: fu definito "consolare" da alcuni storici, mentre secondo altri andrebbe collocato all'epoca di Ottaviano Augusto. È costituito essenzialmente da tre grandi arcate di pietra, poggianti su due piloni centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi di pietra d'Istria, un calcare compatto e resistente che non esiste nella zona, e che quindi presumibilmente fu importato per via di mare. Castello di Ribano. Situato sul colle di Ribano a sud di Savignano, non è in realtà un castello ma una curtis, o casa padronale, fortificata di età medievale (è citata in un documento del XII secolo). Già proprietà della chiesa ravennate, passò ai monaci camaldolesi che nel Cinquecento l'ampliarono e lo ristrutturarono, usandolo come dipendenza del loro convento di Ravenna. La presenza dei camaldolesi a Ribano terminò nel 1797 con l'invasione napoleonica; i beni ecclesiastici vennero espropriati e venduti a privati. Il castello con la rivoluzione francese passò di mano in mano fino al conte Gioachino Rasponi, nipote del re di Napoli, e, attraverso diversi matrimoni, all'attuale proprietario dottor Giovanni Colonna principe di Paliano, nipote del conte Gianbattista Spalletti. L'edificio è divenuto sede di un'azienda enologica. Palazzo Comunale. Costruito tra il 1762 e il 1774 sulla “Piazza Nuova” (poi Piazza Borghesi) aveva insieme a questa lo scopo di dotare Savignano di un nuovo centro politico e civile risultando ormai troppo angusto lo spazio all'interno dello storico castello posto nei pressi del fiume Rubicone. Al Palazzo Comunale sulla stessa piazza si affiancarono altri edifici pubblici: il Palazzo Pretoriale, il Magazzino dell'Abbondanza e fu inoltre innalzata la torre civica quadrangolare con campanone. Elementi caratteristici del Palazzo comunale sono: il porticato antistante con lapidi storiche, la cimasa con il grande quadrante dell'orologio e la torre civica. Palazzo Vendemini. Edificio settecentesco al centro dell'antico castello, appartenuto alla casata Vallicelli e, di seguito, all'illustre famiglia Vendemini. Attualmente, è sede della biblioteca comunale. Pescheria Vecchia. Costruita nel 1790, è sede di attività culturali. Monte di Pietà. Fu istituito nel 1551, quando Stefano Rissini lasciò in eredità sei tornature di terreno per la creazione di un monte di pietà. Nel 1566 i Rangoni, feudatari del luogo durante il periodo di dominazione della Santa Sede, autorizzarono l'apertura del banco, che però iniziò ad operare solo nel 1581. Nel 1617 venne trasferito nella sede definitiva. L'edificio, dopo anni di abbandono, è stato restaurato. Interessante è il portale che riporta ancora la scritta Sacer Mons Pietatis (nell'architrave). l'edificio fa parte del complesso della biblioteca comunale. Villa La Rotonda dei marchesi Guidi Di Bagno. Costruita nel 1821 su disegno di Leandro Marconi che si è ispirato al modello delle ville palladiane, sorge sul colle di Castelvecchio all'interno di un grande parco. Fu al centro di eventi bellici della seconda guerra mondiale (battaglia di Castelvecchio) e riportò notevoli danni dai bombardamenti, ma fu poi completamente restaurata. Villa Perticari. Di fianco alla Chiesa della Madonna Rossa vi sono i resti della villa dove nacque e visse Giulio Perticari, letterato e studioso a cui si deve fra l'altro la creazione dell'Accademia dei Filopatridi. La villa ospitò vari personaggi illustri, fra i quali ricordiamo il poeta George Byron, Gioacchino Murat, re di Napoli, e papa Pio VII. Lasciata per anni in un indecoroso abbandono, si presenta completamente restaurata. Villa Rasponi. Conosciuta anche come "Villa Spalletti", fu probabilmente costruita attorno al 1759, quando la nobile famiglia ravennate Del Sale ricevette in eredità vasti terreni nella zona. Da questa passò in seguito alla famiglia Rasponi, che provvide ad ampliarla fra il 1820 ed il 1825 con l'aggiunta di due brevi ali più arretrate rispetto all'edificio originario. Durante la seconda guerra mondiale la villa subì pesanti bombardamenti, ma fu fedelmente restaurata dopo il conflitto. Il palazzo, immerso in un parco all'inglese di circa sei ettari, è un edificio di due piani terminante con un timpano triangolare, motivo che si ripete sopra tutte le finestre del primo piano. Gli interni, riccamente decorati (in particolare il salone centrale, ora adibito a biblioteca), conservano ancora numerosi oggetti appartenuti ai Del Sale, ai Rasponi ed ai Murat (un esponente della famiglia Rasponi, Giulio, sposò Luisa Murat, figlia di Gioacchino, re di Napoli); è di proprietà del Principe Colonna di Paliano. Villa Bilancioni. Si trova in corso Perticari e confina con l'istituto educativo Merlara, l'ospedale Santa Colomba e la via Emilia. Gravemente danneggiata del terribile bombardamento cui fu sottoposto il paese nell'ottobre 1944, ha portato per decenni i segni della guerra ed è stata restaurata. La villa comprende anche un parco di 5.000 metri quadrati. Villa di Secondo Casadei. Situata in via della Pace 22, è stata la residenza del maestro Secondo Casadei, autore di Romagna mia dal 1956, fino al 1971, anno della sua scomparsa. Su appuntamento, è possibile visitare lo studio in cui ha composto molti dei suoi 1048 brani. Dal 28 febbraio 2023 è inserita nel novero delle «Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna». Monumento ai caduti. Il monumento, situato in piazza Borghesi, è sovrastato dalla statua in bronzo della Vittoria alata. L'opera, realizzata nel 1924 dallo scultore faentino Ercole Drei, poggia su una colonna scanalata in travertino. Monumento funerario “Petrone”. Circa a metà strada tra il ponte romano e San Giovanni in Compito, lungo il margine meridionale della via Emilia, sono visibili i resti di un monumento funerario a base quadrata, denominato popolarmente il “Petrone”. Fornaci protostoriche. A San Giovanni in Compito, a monte della via Emilia, è situato un complesso di 12 fornaci protostoriche (VII sec. a. C.). Indica un'importante frequentazione del luogo già prima dell'arrivo dei romani. Abitanti censiti Gli stranieri residenti nel comune sono 2 589, ovvero il 14,7% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Albania, 721 Marocco, 584 Cina, 417 Senegal, 197 Romania, 135 Ucraina, 103 Bosnia ed Erzegovina, 57 Polonia, 51 Moldavia, 39 Bulgaria, 26 Santa Lucia, patrono di Savignano sul Rubicone. Si tiene il 13 dicembre. Radio Icaro Rubicone; Icaro TV; Radio Gamma; La Gazzetta del Rubicone; Il Giornale del Rubicone; Telerubicone; Radio Tau Rubicone (ora Radio Icaro Rubicone); Erreuno TV; Dissonanze giornale (ora Discorsivo) Nella città sorge il Cinema Teatro Moderno sede di numerosi eventi cittadini. Ogni anno viene presentata una ricca stagione teatrale e cinematografica. La struttura, gli spettacoli teatrali e la programmazione cinematografica sono coordinati dalla "Associazione Cinema Teatro Moderno". Museo archeologico del Compito "Don Giorgio Franchini"; Allestito nei locali della ex scuola elementare adiacenti alla pieve, il Museo Archeologico del Compito raccoglie i numerosi reperti ritrovati in zona, che attestano l'importanza di questo insediamento in epoca romana. Rubiconia accademia dei Filopatridi; Fondata il 3 aprile 1801 da un gruppo di letterati, fra i quali vanno ricordati Giulio Perticari, Bartolomeo Borghesi, Girolamo Amati e Luigi Nardi, che ne furono i principali sostenitori, la Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi andò a sostituire un'altra istituzione culturale di Savignano, quella che era l'ormai dismessa Accademia degli Incolti, con origini documentate già nel 1651. L'accademia dei Filopatridi, che si prefiggeva di promuovere lo studio della poesia e delle lettere classiche, dell'archeologia e della numismatica, delle scienze naturali e filosofiche, divenne una delle più importanti d'Italia, tanto che vennero aperte vere e proprie filiali nelle principali città italiane. A testimonianza di questa sua fama basti ricordare alcuni letterati, scienziati ed artisti che ne fecero parte: Arrigo Boito, George Byron, Antonio Canova, Giosuè Carducci, François René de Chateaubriand, Theodor Mommsen, Vincenzo Monti, Giovanni Pascoli, Gino Vendemini e Quintino Sella. Sin dagli inizi del XIX secolo, l'accademia amministrò la già vasta biblioteca comunale, ampliandola con nuovi volumi. La biblioteca, che conta oltre sessantamila volumi, venti incunaboli, sessantanove cinquecentine e quarantanove edizioni bodoniane, è ospitata nei locali del settecentesco palazzo comunale (palazzo Gregorini). L'accademia è attualmente presieduta da Arturo Menghi Sartorio. Nel comune sono presenti 5 Scuole per l'infanzia, 4 scuole primarie, una scuola secondaria di I grado e l' Istituto di istruzione superiore "Marie Curie" (Istituto Professionale Industria e Artigianato Calzaturiero Abbigliamento, Istituto Tecnico Tecnologico con Articolazione Meccanica, Meccatronica ed Energia, Liceo Scientifico con attivazione opzione Scienze Applicate) Biblioteca Comunale, Corso Vendemini, 67 Biblioteca dei Ragazzi presso il Monte di Pietà, Corso Vendemini Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, Piazza Borghesi, 11 Biblioteca del museo del Compito, via San Giovanni, 7 Libera Università del Rubicone Scuola comunale di musica "Secondo Casadei" LiscioMuseum : centro di documentazione virtuale su musica e ballo tradizionali in Romagna Associazione Astronomica del Rubicone Savignano Immagini Festival, uno dei più importanti appuntamenti annuali per il mondo della fotografia; Il Cammino dei Cesari, è la rievocazione del passaggio di Giulio Cesare in terra di Romagna attraverso le città di Cesena, Savignano sul Rubicone e Rimini; Piadiniamo - La Romagna com'era una volta, è un evento dedicato alla piadina e a tutto quello che è Romagna; Il Rock è Tratto, rassegna di gruppi rock giovanili provenienti da tutta Italia (centro storico); Luci sulla Città, programma di manifestazioni estive; Castelvecchio in Rock, serata con band emergenti della zona; Una Musica Può Fare (U.M.P.F.), serata di musica e testimonianze (Savignano sul Rubicone o San Mauro Pascoli); Sportivamente, giornata per la promozione delle attività sportive; Notte Rosa (Savignano a Mare), evento della riviera Romagnola; Giornata della Condivisione dei Saperi (si sono svolte due sole edizioni nel 2011 e nel 2012); Savignano sul Rubicone ha accesso al mare tramite la propria frazione Savignano a Mare, centro con un'esigua popolazione nei mesi autunnali e invernali che aumenta sensibilmente durante il periodo estivo. Il Capoluogo Savignano sul Rubicone si articola nelle aree urbane del Centro storico, di Rio Salto, del Cesare - S. Giovanni in Compito e di Valle Ferrovia. Le frazioni di Savignano sul Rubicone sono : Capanni Fiumicino Savignano a Mare Il 9 ottobre 2012 il consiglio comunale ha approvato l'istanza per l'iniziativa legislativa volta alla istituzione di nuovo comune a seguito di fusione dei comuni di San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone. Il referendum consultivo in merito alla fusione si è svolto domenica 9 giugno 2013. Il risultato del referendum nel paese di Savignano, ha visto vincere il SÌ alla fusione, mentre in quello di San Mauro vi è stata una predominanza del NO. L'agricoltura rappresenta un settore importante dell'economia con coltivazioni di frutta e ortaggi, uva, olive, cereali e foraggi per l'allevamento di pollame (uova e carne) e bovini da latte, cui si collegano i caseifici; l'industria opera nei settori calzaturiero (con relativo indotto), vetrario, dell'abbigliamento (maglifici, costumi da bagno, pelletterie e lavorazioni accessorie), dei mobili, degli arredi commerciali, degli imballaggi, delle macchine utensili, dei materiali da costruzione e delle materie plastiche; sono presenti cantieri navali e attività artigianali tra le quali è rinomata la riproduzione di armi antiche. Savignano sul Rubicone è attraversata dall'autostrada A14. Savignano è servita dal casello "Valle del Rubicone", inaugurato il 26 ottobre 2012 presso il comune di Gatteo. La città è attraversata dalla strada statale 9 Via Emilia. La frazione di Savignano a Mare è raggiungibile dalla strada statale 16 Adriatica e dalla strada provinciale 10. La stazione ferroviaria di Savignano sul Rubicone si trova sulla linea ferroviaria che collega Rimini e Bologna, ed è servita da treni regionali. La frazione di Savignano a Mare, invece, è attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini a Ravenna. Le stazioni più vicine sono quelle di Bellaria-Igea Marina (2,5 km) e Gatteo a Mare (2 km). Savignano sul Rubicone è servita dal trasporto pubblico gestito da Start Romagna. La linea che collega Savignano sul Rubicone ai tre comuni dell'Unione del Rubicone è la linea R San Mauro Mare - San Mauro Pascoli - Savignano sul Rubicone - Gatteo - Gatteo a Mare - San Mauro Mare. Nizza Monferrato Vals-les-Bains Bastia Capanni Centro storico Cesare Rio Salto Castelvecchio Fiumicino San Giovanni Valle Ferrovia Mercoledì 30 novembre 2011 a Bruxelles presso la sede del Parlamento europeo il Sindaco di Savignano sul Rubicone Elena Battistini e l'Assessore allo Sport Piero Garattoni hanno ricevuto la bandiera “Savignano sul Rubicone Comune Europeo dello Sport 2012”. Da qualche anno le possibilità legate alle attività sportive nel territorio vengono presentate con la manifestazione "Sportivamente" che si tiene nella piazza principale (mese di settembre). A.S.D. Savignanese, è la principale squadra di calcio di Savignano sul Rubicone, fondata nel 1932. Promossa in Serie D per la prima volta nel 2018, milita nel campionato di Eccellenza. Dispone di un settore giovanile. A.S.D. Rubiconia, fondata nel 2007. Milita nel campionato di Terza Categoria girone B della Provincia di Forlì-Cesena. Pol. Capanni A.S.D., fondata nel 2008. Milita nel campionato di Terza Categoria girone B della Provincia di Forlì-Cesena. A.S.D. Castelvecchio, è la principale squadra di calcio femminile di Savignano sul Rubicone, fondata nel 1984. Milita nel campionato di Serie BFemminile. A.S.D. Seven Nuoto Savignano. A.S.D. Polisportiva Capanni A.S.D. Polisportiva Fiumicinese FA.I.T Adriatica, società fondata nel 1964 con lo scopo di avviare al ciclismo agonistico atleti (maschi e femmine) di età compresa fra i 6 ed i 16 anni (categorie giovanissimi, esordienti ed allievi). Affiliata alla Federazione Ciclistica Italiana CONI. A.S.D. Polisportiva Il Compito A.S.D. Ritmica Rubicone A.S.D. Rubicone Cycling A.S.D. S.K.S. A.S.D. Seven Syncro A.S.D. Podistica Seven Savignano calcio CDR A.S.D. Seven Tennis Team S.S.D. Around Sport S.r.l. Stadio Comunale Seven Sporting club Savignano è sede di partenza del «Rally Colline di Romagna», gara del circuito italiano rally fondata nel 1971 che si svolge nell'entroterra cesenate. Dal 1972 si svolge annualmente la «Marcialonga sul Rubicone», gara podistica competitiva di 14 km sullo storico tracciato collinare che, partendo da piazza Borghesi, attraversa i vigneti di Ribano e il parco della Villa "La Rotonda" dei Marchesi Di Bagno. L'8 febbraio 1998 si è tenuto un referendum per il passaggio del comune dalla Provincia di Forlì-Cesena alla Provincia di Rimini. L'esito è stato favorevole al cambio di provincia, ma il percorso si è successivamente arenato. Giuseppe Mosconi, Marcello Tosi, Storia di Savignano sul Rubicone, Cesena 1999 E. De Cecco, Un ponte eccelso come un monumento. Il ponte romano di Savignano sul Rubicone, Savignano 1997 Un Castello di Romagna. Savignano sul Rubicone (a cura di Angelo Varni), Verucchio 1997 Giuseppe Mosconi, Le chiese di Savignano nella storia (dal VII al XVII sec.), Savignano 1987 Giorgio Aldobrando Faberi, Origine di Savignano in Compito castello di Romagna (cronaca del XVIII secolo trascritta e annotata da G. Donati), Rimini 1994 Wilmen Di Renzo Vianello, Savignano la «bella» delle antiche ville sul Rubicone, Il Ponte Vecchio 2008 Franco Dell'Amore Storia della musica da ballo romagnola. 1870-1980, Pazzini Editore 2010 Regione Emilia-Romagna Provincia di Forlì-Cesena Unione del Rubicone Savignano a Mare Romagna Rubicone Localizzazione dell'antico Rubicone Ballo liscio Folclore romagnolo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Savignano sul Rubicone Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Savignano sul Rubicone Sito ufficiale, su comune.savignano-sul-rubicone.fc.it.