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Maserà di Padova

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Pieve di Santa Maria (Maserà di Padova) 02
Pieve di Santa Maria (Maserà di Padova) 02

Maserà di Padova (Masarà in veneto) è un comune italiano di 9 301 abitanti della provincia di Padova in Veneto. Fa parte dell'area metropolitana di Padova, istituita da una deliberazione del comune di Padova il 31 maggio 2003, ed è situata all'interno della seconda cintura urbana di Padova. Per il paese passa l'antica Via Annia che collegava Adria ad Aquileia, voluta nel 131 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo. In paese ha sede il Coro polifonico Mortalisatis diretto dal maestro Ignazio Vazzoler.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Maserà di Padova (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Maserà di Padova
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Pieve di Santa Maria (Maserà di Padova) 02
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Albignasego
Albignasego

Albignasego (Albignàxego in veneto) è un comune italiano di 26 921 abitanti della provincia di Padova in Veneto. È parte integrante dell'area metropolitana della città di Padova e risulta essere il secondo comune della provincia per popolazione, dopo il capoluogo. Albignasego è situato nella pianura padano-veneta a sud di Padova e a pochi chilometri dai colli Euganei. Il toponimo Albignasego deriva dal nome latino di persona Albinius, che molto probabilmente fu il nome di un proprietario terriero di queste terre, ed all'accostamento ad esso del suffisso -aticus che indica appartenenza, perciò il nome della cittadina significherebbe "appartenenza di Albinio". Il territorio comunale risulta essere stato abitato fin dall'epoca preistorica. Reperti dell'Età del bronzo sono stati rinvenuti agli inizi del XX secolo in località Mandriola ed attualmente sono conservati al Museo civico di Padova. La presenza dei corsi d'acqua insieme alla fertilità del territorio garantirono fino all'epoca romana una continuità abitativa nel territorio albignaseghese. Con l'arrivo delle legioni romane in Veneto la zona fu interessata dalla centuriazione e bonificata per permettere un migliore sfruttamento del suolo. Tra il 49 a.C. e il 45 a.C. il territorio del comune entrò nella sfera amministrativa del municipio romano di Patavium (attuale Padova). Il primo documento noto in cui si cita Albignasego è un diploma dell'imperatore Berengario I con il quale veniva ribadito il diritto di assegnazione delle decime di Villa Albignasega ai Canonici della Cattedrale di Padova. Lo stesso toponimo appare in altri documenti dello stesso genere, mentre se ne ritrova uno diverso in una "stima" papale del 1297, dove viene citata la parrocchia cittadina come San Tommaso de Bignasico. Dal XV secolo Albignasego lega la sua storia alla famiglia degli Obizzi, casato originario di Lucca con discendenze in diverse città del centro-nord Italia, tra le quali anche Padova. Lo stemma e il gonfalone di Albignasego sono stati concessi con regio decreto del 7 gennaio 1938. Il campo verde fa riferimento alla diffusa agricoltura e ai vasti boschi presenti all'epoca della concessione dello stemma. Il bue rappresenta gli antichi allevamenti di bovini ed è inoltre simbolo dell'eroismo e della forza d'animo dimostrata dalla comunità albignaseghese. Il gonfalone è un drappo di verde riccamente ornato di ricami d'oro. Il complesso architettonico, detto anche della Mandriola, posto nei pressi del terzo chilometro della Strada statale 16 Adriatica, fu costruito della famiglia veronese dei Conti di San Bonifacio nel XVI secolo. La villa fu fatta costruire nella zona attualmente conosciuta come Mandriola, ma detta in epoche storiche anche San Bonifacio, dalla nobile famiglia veronese dei San Bonifacio, visto che la Famiglia dei Conti di San Bonifacio si divide allora in due rami, di cui l'uno rimane a Padova e l'altro torna a stabilirsi in Verona. La facciata principale della villa risulta in parte mutila dell'originale frontone perso in seguito a una tromba d'aria che si è abbattuta negli anni settanta del secolo scorso sulla zona. Inalterato, invece, risulta il monumentale Salone delle Feste o Sala da Ballo della Villa che occupa l'altezza dei due piani dell'edificio. Ha le pareti decorate da affreschi raffiguranti le fatiche di Ercole e il soffitto è decorato da un grande affresco di scuola "tiepolesca ", dai colori leggeri che raffigura Apollo e le Muse ed è attribuito a Gian Battista Canal. Di notevole interesse è la balaustra lignea che delimita il ballatoio che corre lungo tutto il perimetro della sala. Rilevante l'annesso Parco romantico di circa cinque ettari, che circonda la villa, abbellito da viali intervallati da grandi statue settecentesche rappresentanti personaggi mitologici che conducono attraverso il grande bosco composto da una vasta quantità e varietà di piante secolari e monumentali altre che al laghetto. Adiacente alla villa è presente un edificio risalente al XVI-XVII secolo, restaurato nel Settecento per le nozze di Ercole San Bonifacio con Teresa degli Obizzi. Infine, va citato l'annesso oratorio dedicato a San Jacopo (risalente al Seicento), che presenta un campanile a cuspide di tipo romanico a pigna. Questo oratorio aveva nome di Abbazia e fu la prima chiesa della comunità di "Mandriola". Dentro la villa furono girate alcune scene del film L'ingenua di Gianfranco Baldanello con Ilona Staller (1975). La piazza si trova nel centro del paese e accanto a Villa Obizzi. Inizialmente adibita a parcheggio, è stata riqualificata nel 2020. La Villa Obizzi risale al XVII secolo, ed è accostata alla figura di Pio Enea II Obizzi. Essa sorge nel centro del paese ed è circondata da un giardino, il quale ora è diventato il "Parco della Rimembranza". La villa è adibita a sede di uffici comunali e alla biblioteca della cittadina. Numerosi i restauri, l'ultimo dei quali ha riportato la villa al suo antico splendore nel 2007. La villa, il cui nome completo è Villa Lion Salom Bragadin si trova nella frazione di Lion (unico centro storico presente nella città) ed è attorniata da un grazioso parco con un piccolo laghetto. Essa fu costruita sul finire del XVI secolo su mandato della famiglia veneziana dei Bragadin. Nei secoli successivi subì diverse ristrutturazioni da parte dei successivi proprietari, gli Obizzi ed i Salom: questi ultimi fecero costruire nel parco un piccolo castello in stile "romantico-decadente". La maggior parte della villa è posseduta dalla famiglia Michieli e ospita un celebre ristorante-prosciutteria, mentre la zona del castelletto e delle cantine è posseduta dalla famiglia Gulisano. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera era di 1 599 abitanti, pari al 7,26% della popolazione. Sono due i quotidiani storici che si occupano attualmente della cronaca locale della città: il Gazzettino e il Mattino di Padova. Dal 2020 viene distribuito gratuitamente a tutte le famiglie l'edizione locale del mensile Il Giornale Di nel supplemento denominato "Il Giornale di Albignasego". Albignasego conta sette ambiti territoriali omogenei (ATO) all'interno del suo territorio comunale: S. Tommaso - S. Lorenzo - Ferri (7,09 km², 11.700 ab.) Sant'Agostino (dal nome della parrocchia, Sant'Agostino, 1,48 km², 4.250 ab.) Mandriola (1,82 km², 2.050 ab.) San Giacomo (3,41 km², 2.350 ab.) - Geograficamente situata a sud-est, è la frazione più giovane del Comune, diventando autonoma a livello di Parrocchia dalla frazione di Lion solo nel 1960. L'edificio più importante è la Chiesa di San Giacomo (1970), che sostituì quella originale risalente al Trecento in cui rimangono ancora alcune tracce dell'antica costruzione. Lion (2,21 km²,1.450 ab.) Carpanedo (2,28 km², 2.000 ab.) Zona produttiva (2,75 km², 350 ab.) Va aggiunto, inoltre, che l'ATO "S. Tommaso - S. Lorenzo - Ferri" è suddiviso nei tre quartieri di San Lorenzo, San Tommaso e Ferri (Santa Maria Annunziata), corrispondenti alle tre parrocchie qui esistenti. Attraversata in senso longitudinale nord-sud dalla Strada provinciale 92 "via Guizza", Albignasego è collegata con Padova mediante autoservizi svolti da APS Holding e Busitalia-Sita Nord. Fra il 1888 e il 1954 nella cittadina fu presente inoltre una stazione della tranvia Padova-Bagnoli di Sopra, gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta), parte di un gruppo di infrastrutture che contribuirono in tale periodo al rilancio economico della provincia di Padova. L'Amministrazione comunale di Albignasego, con quelle di Casalserugo e Maserà di Padova, fa parte dell'Unione Pratiarcati, una Unione dei comuni della provincia di Padova. Galanta, dal 2007 La principale squadra di calcio della città è l'Albignasego Calcio, nella stagione 2017-2018 milita in Promozione. Fondata nel 1959 nella sua storia conta due campionati di Serie D nelle stagioni 2008-2009 e 2009-2010. Nell'estate 2010 la società si fonde con il San Paolo Padova e scompare. Viene così costituita una nuova società grazie anche alla sezione calcio del CUS Padova. Nasce così sempre nel 2010 l'Universitaria Albignasego che successivamente cambierà nome in Albignasego Calcio. Attualmente milita nel campionato di Eccellenza. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Albignasego Sito ufficiale, su comune.albignasego.pd.it. Albignàsego, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di San Michele Arcangelo (Padova, Pozzoveggiani)
Chiesa di San Michele Arcangelo (Padova, Pozzoveggiani)

La chiesa di San Michele Arcangelo è una chiesa cattolica di origine medievale, situata a Pozzoveggiani, località compresa nella frazione Salboro di Padova (a circa 5 km dal centro storico, lungo il vecchio tracciato della via Annia). Una prima chiesa venne edificata tra il VI-VII secolo era una semplice cella sue dimensioni ridotte e di forma cubica ed aveva un anomalo orientamento con la facciata rivolta ad est e l'abside ad ovest. La chiesa fu ampliata nel XII secolo con impianto basilicale a tre navate e tre absidi semicircolari e facciata a forma di capanna. La chiesa è degna di nota per due cicli di affreschi, resti della cella primitiva e dell'abside antico: il primo gruppo è datato X-XI secolo e raffigura gli apostoli posti tra gli archi di un colonnato; le figure presentano i caratteri tipici del periodo carolingio-ottoniano. Il secondo gruppo si trova nell'abside, dove vi è un Cristo Pantocratore affiancato dai simboli degli Evangelisti (tetramorfo) e teoria di santi ed apostoli, un pellicano che nutre i suoi piccoli; questo gruppo risale al XII-XIII secolo. Dietro l'altare sono affrescati dei cavalieri armati, un pavone cacciato da una figura metà uomo e metà uccello, una civetta, simbolo raramente rappresentato all'interno delle chiese, in quanto rimanda al paganesimo e al culto della dea Atena, dea della saggezza (un esempio è presente nella chiesa di Notre Dame a Digione). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Michele a Pozzoveggiani Chiesa di San Michele Arcangelo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Sito di Legambiente Padova, su salvalarte.legambientepadova.it. URL consultato l'8 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2019).

Salboro
Salboro

Salboro è una frazione del comune italiano di Padova. Sorge a sud del centro storico di Padova dal quale dista circa 5 Km, lungo la strada provinciale 3 diretta da Padova ad Anguillara Veneta. Nei pressi si snodano i confini comunali con Ponte San Nicolò (frazione Rio) e Albignasego (frazione San Giacomo). Dei corsi d'acqua si cita lo scolo Baracchia, che si muove in direzione ovest-est lambendo Pozzoveggiani, località minore che si estende a sud del paese. per poi confluire sul fiume Bacchiglione nei pressi di Roncajette. Per la sua posizione periferica, la zona mantiene ancora i suoi caratteri rurali e vi sussistono tutt'oggi alcune aziende agricole e zootecniche. Di Salboro si hanno notizie dal X secolo d.C. ma ha probabilmente origini più antiche data la posizione lungo la romana via Annia. Del medesimo periodo sono i resti di una centuriazione, ancora riconoscibile nelle attuali vie Palla Strozzi e San Giacomo. In un diploma dell'imperatore Berengario del 918 è attestata Publiciano o Pobliciano, divenuta nel 1027 Puteus Vitaliani: è l'attuale località Pozzoveggiani, in cui sorge la chiesa di San Michele che è la più antica della zona. Il toponimo potrebbe legarsi alla presenza di un puteus "pozzo" e a un possidente di epoca romana, Vitellius; esiste una tradizione che lo rimanda a Vitalianus, padre della martire Giustina di Padova che sarebbe stato proprietario dei terreni circostanti. Nel 1045 compare il locus ubi dicitur Selburia, mentre nel 1055 si cita la villa que dicitur Spasano. Probabilmente Spasano, sede della chiesa di Santa Maria Assunta, era il centro principale, mentre Salboro rappresentava una località minore. In seguito i ruoli si ribaltarono, tanto che nel 1595, per la prima volta, la chiesa di Santa Maria è detta "di Salboro". Salboro sembra avvicinarsi al latino silvarium, ad indicare una località boscosa; Spasano è forse derivato da spatium e da patēre "essere aperto", nel senso di "ampia distesa pianeggiante". Le chiese di Spasano-Salboro e di Pozzoveggiani erano unite sin dai tempi più antichi, anche se la seconda ebbe per diverso tempo un proprio cimitero e una propria fabbriceria. Inoltre, il rettore di Spasano-Salboro doveva celebrare messa alternativamente nei due luoghi di culto. Citata per la prima volta, accanto alla chiesa di San Michele, in un diploma del vescovo Bellino di Padova del 1130, fu cappella dipendente dall'arcipretato di Padova. Nel 1686 fu visitata dal vescovo Gregorio Barbarigo che la reputò di dimensioni insufficienti, tuttavia venne ampliata solo a partire dal 1859; nell'occasione, coro e presbiterio furono spostati da est a ovest. Nonostante i rifacimenti, la vecchia chiesa di Salboro non era ancora sufficiente ad accogliere l'accresciuta popolazione: il 19 ottobre 1954 il vescovo Girolamo Bartolomeo Bortignon notò che la chiesa era povera e di dimensioni anguste, ma anche che gli abitanti erano restii a sostenere le ingenti spese per una nuova costruzione. Ciononostante, il 21 novembre 1970 iniziò l'erezione del nuovo luogo sacro accanto all'altro, su progetto degli architetti Pietro Bettella e Filippo Navarra. Fu inaugurato nel 1974 e consacrato nel 1977. A pianta curvilinea e alzato a stella, culmina con una volta sostenuta dalla trabeazione perimetrale, conferendole l'aspetto di una tenda. Il presbiterio è sovrastato da un Cristo in rame sbalzato di Giampaolo Menegazzo. Vi sono conservate anche alcune opere d'arte provenienti dalla vecchia chiesa: spicca una tela di Giovan Battista Bissoni del 1609, raffigurante l'Assunzione della Madonna con i dodici apostoli e il committente; più recente il fonte battesimale scolpito nel 1943 Luigi Strazzabosco, con quattro scene tratte dalle Sacre Scritture. Come già detto, è citata accanto all'attuale parrocchiale a partire dal 1130, ma è probabilmente la più antica chiesa della zona. Conserva un ciclo di affreschi del XII secolo, raffigurante Cristo in maestà, gli evangelisti e gli apostoli Taddeo, Matteo, Giacomo, Giovanni e Pietro. La chiesa di San Michele Arcangelo si trova a cinque chilometri da Padova sulla strada per Bovolenta nella frazione Pozzoveggiani, questo nome deriva anticamente da PUTEUS VITALIANI, dove "puteus" significa "pozzo" (sul lato sud è presente infatti un pozzo) e "Vitaliani" un ricco terriero era stato il padre di Santa Giustina e uno dei primi cristiani. Questa zona è stata occupata dai Longobardi nel VI secolo, qui vicino vi era la capitale Cividale, mentre Treviso, Vicenza e Verona erano sotto il dominio di Alboino. Venne edificata nel XII secolo sopra un edificio più antico, una cella memoriale del VI - VII secolo di forma cubica, con l’abside eccezionalmente rivolta ad ovest invece che ad est com'era consuetudine degli antichi edifici. Per questo motivo fu "ritrasformata" ribaltandone la facciata e la posizione dell'altare di modo che fosse rivolto ad est. Inoltre fu notevolmente ampliata in tre navate e tre absidi semicircolari. Successivamente tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo fu trasformato in oratorio utilizzando solo la navata centrale. La navata sud è stata demolita ed infatti dall’esterno si vedono ancora le colonne murate. Nonostante questi pesanti cambiamenti la chiesa conserva lo stile iniziale bizantino con forte influenza carolingia. Il muro ha una distribuzione di mattoni a spina di pesce, una metologia costruttiva già abbastanza avanzata per l'epoca. È una delle chiese più antiche della provincia di Padova, rimasta intatta fino a noi, forse anche perché in disparte da un centro abitato, quasi nascosta. Una chiesetta campestre ai margini del bosco proveniente dalle prime costruzioni cristiane, conservando le origini della religione come dentro uno scrigno. Sul fianco meridionale interno sono state innestate due formelle in terracotta riportanti figure geometriche e zoomorfe. All’interno sono presenti splendidi affreschi romanici del X-XIII secolo che ricoprono la cella memoriale (antico edificio) e l’abside. I più antichi sono le immagini degli Apostoli che si trovano nelle arcate. Poi nel catino absidale emerge un Cristo Pantocreatore nella mandorla con attorno i quattro evangelisti. Vi è anche il simbolo del Cristo, un pellicano che dà nutrimento col proprio sangue ai piccoli. Nella parte inferiore vi sono cavalieri in armatura. Nella fascia inferiore dell'abside, quella più in prossimità del suolo, sono rappresentati a "sinopia" cavalieri in duello, animali e figure zoomorfe e antropomorfe. Questo gruppo figurativo poco ha a che fare con e sacre immagini soprastanti, essendo rappresentazione "a sé" senza un riferimento sacro o narrativo. Simile e quasi identica ai cavalieri presenti nella chiesa di Summaga, sempre in Veneto, la fascia di San Michele Arcangelo si trova nella zona più sacra della chiesa, dietro l'altare. Perché raramente, ma comunque più volte e in una chiesa vicina, sono stati rappresentati a "sinopia" cavalieri in duello all'interno di un luogo sacro? Uomini a cavallo che nulla hanno a che fare con guerre sante, templari o santi guerrieri, personaggi sconosciuti con scudi e lance, attorniati da animali e figure antropomorfe. C'è chi ha spiegato l'immagine come "gioco di penna", come se l'artista si fosse allenato o avesse provato gli strumenti prima di coprire le immagini con figure sacre. Oppure semplicemente in questo luogo era sacra la figura stessa del cavaliere perché sapeva difendere la gente, proteggere gli indifesi, grazie al suo onore puro e volto a Dio. Dopotutto armi e armature erano estremamente care nel medioevo, in pochi se le potevano permettere, i contadini naturalmente si difendevano come potevano, quindi un uomo d'arme che prestava la sua protezione era visto come un "salvatore". Si trova nel centro abitato, all'incrocio tra via Lago Dolfin e via Pietro Bembo. Costruita nell'Ottocento, si caratterizza per il grande parco che si sviluppa a nord della casa padronale, progettato da Giuseppe Jappelli. Lo spazio a sud, che un tempo doveva costituire un giardino più raccolto, aperto verso la campagna, è ora occupato da un maneggio. Lo stesso palazzo ha subito delle modifiche interne poiché è stato adibito a ristorante. Questo edificio è un volume di forma allungata orientato in direzione est-ovest. È costituito da un corpo porticato alle cui estremità si innalzano due corpi a torre, anch'essi con arcate al piano terra. Questo schema "torre-loggia-torre" non è unico, ma si ripete anche in alcune ville venete della provincia di Vicenza: si citano il castello di Thiene, villa Pisani a Bagnolo di Lonigo, villa Rezzonico a Bassano del Grappa. Delle facciate del palazzo, quella nord, rivolta al parco, e quella ovest, lungo la strada principale, si distinguono per una maggiore attenzione decorativa: al piano terra è stato utilizzato il bugnato rustico, le finestre sono incorniciate e sopra gli architravi si trova una modanatura lavorata a listelli. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Salboro