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Stazione di Trofarello

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Trofarello
Stazione Trofarello 01
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La stazione di Trofarello è una stazione ferroviaria sulle linee per Genova, Savona e diramazione di una linea locale, la Ferrovia Trofarello-Chieri. È al servizio di Trofarello e della vicina frazione Moriondo di Moncalieri. La stazione entrò in funzione con l'inaugurazione del tratto iniziale della linea per Genova, cioè Moncalieri-Trofarello, nel 1848, e la sua costruzione ebbe termine negli anni 1850. Nel 1853 divenne stazione di diramazione per la linea per Fossano-Cuneo e nel 1874 della ferrovia Trofarello-Chieri. Nel 2007 venne inaugurato il nuovo fabbricato viaggiatori, con il conseguente ampliamento della stazione: tale riqualificazione portò al rinnovo delle biglietterie e della sala d'attesa, nonché alla posa in opera di ascensori per l'accesso ai binari. La stazione comprende 7 binari utilizzati per i viaggiatori ed alcuni per scalo merci. La stazione è servita da treni da diverse linee del Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino 1, 4, 6, 7 per Chieri, Alba, Asti e Fossano. A breve distanza dalla stazione sono presenti le fermate dei bus urbani, linee 45, 45/ e 83, oltre a dei pullman interurbani. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Biglietteria a sportello caffetteria Servizi igienici Sala di attesa Ferrovia Trofarello-Chieri stazione di Chieri stazione di Villastellone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Trofarello

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Stazione di Trofarello
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Stazione Trofarello 01
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Testona
Testona

Borgata Testona (Teston-a in piemontese) è una vasta frazione a est di Moncalieri (Città metropolitana di Torino). Insieme al vicino Revigliasco, fu una degli antichi borghi pre-collinari autonomi che, anticamente, costituirono l'odierno comune di Moncalieri, situato pochi km a sud-est del capoluogo piemontese (nell'Area Metropolitana di Torino). Le antiche origini celtiche del sito sono testimoniate al museo di Antichità di Torino, che contiene diversi reperti rinvenuti. Questo borgo era già di notevole importanza in epoca romana, come riportano i più recenti scavi archeologici, e lo rimase fino a tutta la prima metà del Medioevo, come da resti (sempre conservati al museo di Antichità di Torino) di una necropoli scoperta da scavi del 1878attribuibili ai longobardi turingi del VII secolo. Il nome Testona compare già dall'XI secolo, forse ad indicare la sua posizione geografica rispetto al fiume Po, che qui percorre una piccola curva che ricorda una "grande testa". Altra teoria lo riconduce come sinonimo di avamposto posto più a valle rispetto alla fortificazione del Castelvecchio, che è situata più sulla collina . Altre teorie, meno accreditate, lo riconducono al vocabolo latino vasa testea, nome di alcuni suppellettili in terracotta ritrovati dell'epoca. Attorno al XII secolo, Testona fu alleata a Torino e Pinerolo, fronteggiando così le Signorie di Chieri-Asti e Genova passando anche attraverso un accordo con Torino e Chieri (1204) che riuniva i territori sotto un unico podestà. In una guerra successiva tra le due fazioni, i Chieresi decisero di colpire l'anello debole dell'alleanza e sconfiggere così i rivali di sempre, i testonesi, che intanto avevano aderito alla Lega Lombarda nel 1228. In questo modo si prefiggevano di controllare indisturbati tutta la collina attorno a Torino. Nella notte del 23 giugno 1228 (come riporta una tradizione non suffragata da documenti), gli eserciti nemici saccheggiarono e rasero quasi completamente al suolo la borgata. I pochi sopravvissuti cercarono riparo in un punto più alto, su una collina vicino al monastero di Sant'Egidio, rimarcando la volontà di affrancarsi dalla signoria vescovile, allora residente nel castello di Castelvecchio.La nuova fortificazione, voluta da Tommaso I di Savoia per una migliore visione strategica sul ponte del fiume Po ed il controllo della strada per Asti, diventerà quello che oggi è il Castello di Moncalieri. La comunità prese il titolo di libero comune, assorbendo l'abitato testonese sotto la propria guida, l'11 novembre 1230, sotto l'appena nato comune di Moncalieri. Il XVIII e XIX secolo vide, oltre che l'assoggettamento ai Signori di Moncalieri, l'insediamento di nuove strutture conventuali, simbolo di una devozione legata alla presenza vescovile presso il Castelvecchio. Soltanto all'inizio del XX secolo il borgo cominciò ad urbanizzarsi come agglomerato meramente residenziale. Tuttavia, la tradizione storica testonese viene ancora riproposta nella festa di borgata di metà settembre, a ricordare sia Santa Maria delle Grazie (8 settembre) sia l'anniversario dell'arrivo delle reliquie di Santa Vittoria romana (12 settembre 1843). Chiesa di Santa Maria di Testona o Santa Maria delle Grazie, attestata nei primissimi anni dell'XI secolo per volere dell'allora vescovo di Torino Landolfo. Lo stile romanico della chiesa sopravvisse nella struttura, nella bella cripta, nel campanile e negli alzati laterali, mentre il resto risulta rimaneggiato da uno stile barocco del 1617 e, per quanto riguarda la sola facciata, del 1734. Studi recenti hanno permesso di collegare la realizzazione della facciata ai nomi di Giovanni Antonio Sevalle e Vincenzo Maria Ferrero, ingegneri e architetti piemontesi. Nel 1617 fu anche costruito anche l'annesso monastero, assegnato ai cistercensi foglianti prima e frati Cappuccini poi. L'architettura interna è costituita da tre navate, una cripta centrale sotterranea (di primitiva origine), situata sotto l'altare maggiore, il quale risulta sopraelevato e raggiungibile dai due lunghi scaloni laterali. Nel 1841, la cripta fu rimaneggiata sia per venerare la statua della Madonna delle Grazie, sia per accogliere le reliquie di Santa Vittoria romana (martire del III secolo), giunta qui nel 1843, e di cui una riproduzione della salma è presente sulla navata di destra. L'interno è altresì decorato con dipinti del XVIII secolo di Vittorio Amedeo Rapous, Giuseppe Paladino, Francesco Antonio Mayerle e di Orsola Caccia (figlia del Moncalvo). Castelvecchio, sito sulla collina, presso Strada San Michele, 40. Si tratta di un castello dai chiari lineamenti medievali, eretto nel 1037 per volere del vescovo Landolfo. Fu infatti residenza vescovile fino almeno al periodo di Tommaso II di Savoia, che ne fece una residenza sabauda. Fu poi rimaneggiato dal conte Filippo Vagnone nel 1490. Passato poi ai Padri Sacramentini fino almeno al XVIII secolo, oggi è diventato una residenza privata. Nel 1878 Claudio ed Edoardo Calandra sovvenzionarono degli scavi archeologici per mettere in luce quella che si è rivelata essere una necropoli longobarda datata grazie ai numerosi corredi tra il VI e il VII secolo. I Calandra, seppur archeologi più per passione che per professione, stilarono quotidianamente un giornale di scavo, andato perduto. Nel giornale erano appuntate planimetrie, tombe e giacitura dei corredi, nonché l'esatta collocazione del sito di Testona, ad oggi sconosciuta. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila sono stati intrapresi una serie di scavi tra Villa Lancia, via S. Michele, Strada Della Rovere, Strada Revigliasco e presso il sagrato della chiesa parrocchiale di S. Maria. Tali indagini hanno messo in luce sepolture e un insediamento di età altomedievale, con tracce di una precedente fase romana, oltre a un sistema di canalizzazione altomedievale ben conservato che doveva servire a calmierare le continue risalite di acqua dalla falda. Tali esplorazioni hanno evidenziato la presenza di genti di cultura longobarda nel territorio di Testona, probabilmente per l'importanza strategica che l'area possedeva da un punto di vista militare e commerciale. Nicolao Martino Cuniberti, Testona, Chieri, Tip. Bigliardi & C., 1974 AA. VV., Ricerche a Testona, per una storia della comunità, Savigliano, L’Artistica, 1980 Mario Chianale, L’antica chiesa di Santa Maria di Testona, Torino, CELID, 1996 Giampietro Casiraghi (a cura di), Il rifugio del vescovo. Testona e Moncalieri nella diocesi medievale di Torino, Torino, Paravia – Scriptorium, 1997. Marco Marchetti, Il Monastero Cistercese di Testona attraverso i documenti (1614-1816), Torino, Ananke, 2011. Marco Marchetti, Testona dal convento alla parrocchia. Vicende poco note di una trasformazione sofferta (1866-1880). Collegno, Roberto Chiaramonte Editore, 2012. Marco Marchetti, Testona e i suoi libri, in “L’Araldo del Piemonte e Valle d’Aosta”, anno II, n. 5, I trimestre 2015, pp. 60-69. PANTÒ, GIOSTRA, BARELLO, BEDINI, PETITI, Un nucleo di sepolture longobarde a Villa Lancia di Testona, in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte 28, 2013. PANTÒ, OCCELLI, Moncalieri, frazione Testona, parco di Villa Lancia. Abitato e necropoli di età longobarda. Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte 24, 2009. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Testona Comitato di Testona - Le borgate di Moncalieri Necropoli longobarda - La collina torinese BORGO AJE, TESTONA, REVIGLIASCO E LA COLLINA

Castello della Rotta
Castello della Rotta

Il castello della Rotta (o meglio: de La Rotta) è un antico edificio di origine medievale situato nell'omonima frazione del comune di Moncalieri, alle porte della città di Torino. Risalente al XII secolo, secondo svariati testi e alcuni studiosi del settore, sarebbe unanimemente definito come «uno dei manieri più infestati d'Italia», nonché meta di sopralluoghi e visite per assistere a ricorrenti quanto presunti fenomeni paranormali. L'insolito toponimo ha origine incerta e sono state ipotizzate molteplici spiegazioni: potrebbe derivare da rupta, ovvero una rovinosa sconfitta militare, oppure potrebbe derivare da rotha, antico termine che indicava una fossa irrigatoria, oppure ancora rotta potrebbe significare l'evenienza che avrebbe portato più volte alla rottura degli argini dei vicini torrenti Banna e Stellone ma sarebbe anche sinonimo di area paludosa, oppure luogo di un'importante strada da seguire. Tuttavia, da documentazioni catastali del XIII secolo, è noto che la costruzione venne denominata Grancia Rupta, stando a indicare la grancia come sorta di fattoria fortificata. Quest'ultima sembrerebbe l’origine più recente del toponimo, il di cui edificio, convertito all'utilizzo rurale, si ergeva in una piana aperta e scarsamente abitata. La storia di questa dimora si perde nei secoli ma quando fu costruita era una modesta casaforte che tuttavia sorgeva in un punto strategico, poiché a difesa del vicino ponte sul torrente Banna, su cui transitava la strada romana proveniente da Pollentia. La presenza di questa strada potrebbe suggerire anche un'origine tardoromana dell'edificio come probabile statio, tuttavia non vi sono testimonianze concrete che confermino quest'ipotesi. Nel 1196 il vescovo di Torino Arduino di Valperga assegnò terreni e la proprietà dell'edificio ai Cavalieri Templari, che effettivamente erano già molto presenti nei territori di Testona, Villastellone, nella vicina Pancalieri e in varie aree dell'attuale Piemonte. L'edificio fu pertanto sede di un piccolo convento e di una guarnigione a protezione del vicino ponte sul Banna di cui sussistono i resti. In seguito allo scioglimento del suddetto ordine religioso, l'edificio venne acquisito dall'Ordine dei Gerosolimitani, così come anche la facoltà di esigere la gabella per il passaggio sul vicino ponte. Tuttavia nel XV secolo l'edificio, già noto come Grancia Rupta, subì rimaneggiamenti e fortificazioni in difesa dei briganti, poiché sussistevano conflitti tra comuni e feudi malgrado l'area fosse sotto la giurisdizione del Ducato di Savoia. Dal 1452 la dimora fu certamente un possedimento del conte e Gran Priore dei Cavalieri Gerosolimitani Giorgio Valperga di Masino, come testimonia una prima lapide che egli fece applicare con la seguente iscrizione latina: Fino al tardo XVI secolo l’edificio continuò a essere la dimora gentilizia della famiglia dei conti Valperga di Masino, come prova una seconda lapide affissa sul portale d'ingresso della casaforte, che raffigura lo stemma nobiliare. Nel XVII secolo, il castello rientrò nei molteplici possedimenti a disposizione della casata dei Savoia, divenendo altresì teatro di drammatici eventi e di due rovinose battaglie o, appunto, ruptæ: quella che Tommaso Francesco di Savoia principe di Carignano subì nel novembre del 1639 dall'armata francese capeggiata dal marchese D'Harcourt, che aveva liberato Torino dalle truppe «principiste» e che permise il ritorno della reggente Madama Reale Maria Cristina di Borbone; nonché quella a danno dell'esercito francese nel 1706, durante lo storico assedio di Torino, dove l’edificio fu adibito a deposito di polvere da sparo dalle truppe sabaude. Nella prima metà del Settecento l’edificio ospitò per poco tempo l'abdicatario re Vittorio Amedeo II, trasferito qui dal vicino Castello di Moncalieri, dove venne arrestato su volere del figlio Carlo Emanuele III dopo che Vittorio Amedeo II, ripensandoci, dichiarò nullo il proprio atto di abdicazione. In seguito Vittorio Amedeo II venne trasferito e confinato nel castello di Rivoli e poi nuovamente nel castello di Moncalieri, dove morì in preda alla follia il 31 ottobre 1732. Dopo circa un secolo di abbandono l'edificio è stato acquistato da privati e sottoposto a restauri nel corso degli anni ottanta, che riportarono alla luce dettagli della quattrocentesca struttura. Nel corso di questa prima fase di lavori, durante le operazioni di scavo per l'allacciamento a condutture idriche, sono stati rinvenuti i resti di una sepoltura di quello che sembrava essere un cavaliere templare, poiché tra i resti dello scheletro dell'uomo vi era una vistosa croce di metallo e tracce di un'armatura, nonché le ossa di un grande animale, cui si ipotizza essere stato il suo cavallo. L'edificio sorge nel comune di Moncalieri, da cui dista una decina di chilometri. Si raggiunge percorrendo una strada secondaria che si imbocca dalla SP393 in direzione Villastellone e che conduceva all'antico ponte templare sul torrente Banna di cui oggi rimangono soltanto pochi ruderi. Posto tuttora in una posizione completamente isolata e quasi a ridosso dell'autostrada A6 Torino-Savona, l'edificio sorge in un'area boscosa e ombreggiata. Esso è caratterizzato da prospetti in laterizio con tracce di un antico fossato che originariamente circondava completamente il perimetro dell'edificio. L'intera struttura si sviluppa su una planimetria a pianta quadrangolare caratterizzata da forme regolari e, ciò che distingue questo edificio da un comune casolare di campagna, sono alcuni dettagli architettonici quattrocenteschi come le due superstiti bifore a sesto acuto delle tre esistenti e le tracce di una merlatura sulla sommità del lato sinistro del maniero. La facciata principale è quella tipica di un edificio medievale a torre primitiva. Essa è asimmetrica ed è dominata dall'arcigno torrione quadrangolare con finestre munite di grate e sormontato da un piccolo campanile a vela. Le sue tre evidenti feritoie in laterizio rivelano l'originaria presenza di un ponte levatoio che conduceva al portale d'accesso. Sopra di esso è visibile una lapide in marmo bianco che riporta lo stemma nobiliare dei conti Valperga di Masino, mentre su uno stipite di pietra è visibile l'incisione di una croce di Malta, inequivocabile simbolo che lega il passato dell'edificio all'Ordine dei Gerolosomitani. Nel complesso la struttura versa in discrete condizioni, seppur con evidenti segni di rimaneggiamenti aggiunti nel corso del tempo, come le decine di finestre rettangolari distribuite in ordine sparso. Essa comprende svariati locali presumibilmente adibiti ad abitazione posti in corrispondenza del corpo principale accanto alla torre. Tuttavia anche i tre corpi di fabbrica di altezze differenti che si sviluppano attorno al cortile quadrangolare, dotato di una cisterna centrale, ospitano svariati ambienti. Queste ali laterali comprendevano originariamente l'antica area conventuale con il cellario, una sala di rappresentanza e una cappella con una volta ogivale. La struttura più bassa che si estende sul lato destro ospita le antiche stalle e alcuni magazzini in parte diroccati. Nelle ultime decadi del Novecento l'edificio si trovava in stato di degrado e ciò, unitamente all'ubicazione isolata e al legame con i Cavalieri Templari, favorì il sorgere di argomentazioni circa i presunti fenomeni soprannaturali che lo renderebbero uno dei manieri più infestati d'Italia, nonché meta di frequenti visite e sopralluoghi da parte di appassionati o semplici curiosi. Secondo alcune teorie esoteriche l'edificio godrebbe anche di una posizione astrologica particolarmente favorevole all'apporto di energie naturali, poiché orientata strategicamente alla posizione del sole, della luna e dei pianeti, trovandosi altresì in corrispondenza di presunte linee di forza magnetiche terrestri. Queste peculiarità avrebbero influito ad accrescere la sinistra notorietà della dimora, consolidandosi a partire dagli anni ottanta del Novecento, anche se, come spesso accade in questi casi, risulta difficile riscontrare un'effettiva veridicità delle pur numerose testimonianze di presunti eventi paranormali. Tuttavia molti testi specifici sull'argomento raccolgono indizi e testimonianze sul castello, tanto da contare numerose quanto presunte presenze che si manifesterebbero ciclicamente sia nelle proprie stanze che al suo esterno e annoverandolo, appunto, tra quelli più infestati d'Italia. Il già citato ritrovamento dei resti di una sepoltura parrebbe essere l'indizio che più potrebbe avere un possibile legame con il presunto fantasma del cavaliere templare avvistato da alcuni testimoni nel corso degli anni, tra cui uno dei proprietari succedutisi nel tempo; il suo spettro apparirebbe in sella al proprio destriero, completo di armatura e spada, e stazionerebbe presso il portale d'ingresso. Le altre presunte apparizioni comprenderebbero numerose presenze: lo spettro incappucciato di un monaco criminale murato vivo all'interno di una parete dei sotterranei, un corteo rituale di ecclesiastici che apparirebbe ogni anno nella notte tra il 12 e il 13 giugno, il fantasma di una nobildonna suicida, quello di un uomo decapitato, con la propria testa tra le mani, il fantasma di una bambinaia suicida poiché rea d'aver provocato la scomparsa di un bambino travolto da un cavallo, lo spettro del bambino stesso, che vagherebbe con il senso di colpa di essersi imprudentemente allontanato, il fantasma di un prelato seduto e intento a leggere un grande libro e quello di una figura vestita di nero che probabilmente ritornerebbe sul luogo della propria morte. La sinistra fama del castello con tutte queste sue ipotetiche presenze paranormali ha anche interessato il CICAP che, tuttavia, in un suo rapporto dei primi anni duemila, ha evidenziato come le leggende sui presunti fantasmi che infesterebbero questo edificio si siano diffuse soltanto a partire dagli anni ottanta del Novecento, a seguito dell'ultimo cambio di proprietà, senza particolari evidenze precedenti. AA. VV., Storia d'Italia (vol. VIII), Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1965, ISBN non esistente. G. Audiberti, Il fantasma nel castello, Torino, Gioventura Piemontèisa, 2009, ISBN non esistente. P. Baima Bollone, Medioevo e Templari in Piemonte, Torino, Priuli&Verlucca, 2021, ISBN 978-88-8068-966-9. R. Baudinelli, Castelli del mistero, Fidenza, Mattioli 1885, 2010, ISBN non esistente. M. Bonfiglio, Piemonte e Valle d'Aosta misteriosi, Roma, Castelvecchi, 2010, ISBN non esistente. B. Capone Ferrari, Alla ricerca delle mansioni templari, Torino, ed. Federico Capone, 2009, ISBN non esistente. M. Centini, Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dei castelli del Piemonte, Roma, Newton & Compton, 2001, ISBN non esistente. A. Fenoglio, A caccia di tesori, Torino, ed. PiemonteinBancarella, 1978, ISBN non esistente. S. Fornaca, I castelli della provincia di Torino, Savigliano (CN), Gribaudo, 2006, ISBN non esistente. P. Giovetti, L'Italia dell'insolito e del mistero, Roma, Mediterranee, 2005, ISBN non esistente. G. Harold Stuart, L'Italia dei fantasmi, Cortona, Editrice Grafica l'Etruria, 1988, ISBN non esistente. N. Ivaldi, Castelli Maledetti - Piemonte e Valle d'Aosta, Torino, Editrice Il Punto - Piemonte in Bancarella, 2017, ISBN non esistente. F. Rocci, Vittorio Amedeo II. Il duca, il re, l'uomo, Torino, 2006, ISBN 88-7707-054-4. C. Santacroce, I ponti del diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali in Piemonte e Val d'Aosta, Torino, Il Punto Piemonte in Bancarella, 2013, ISBN non esistente. D. Spada, Guida ai fantasmi d'Italia, Milano, Armenia, 2000, ISBN non esistente. E. Valentini, I Templari, Fidenza, Mattioli 1885, 2011, ISBN non esistente. Id., Fantasmi, spettri e case maledette, Padova, MEB, 1986, ISBN non esistente. Id., Guida ai fantasmi d'Italia, Padova, MEB, 1986, ISBN non esistente. Id., Guida all'Italia dei Templari, Roma, Mediterranee, 1996, ISBN non esistente. Id., I Templari in Piemonte, Torino, Macchione, 2011, ISBN non esistente. Id., Italia templare, Roma, Mediterranee, 2011, ISBN non esistente. Id., Quando in Italia c'erano i Templari, Torino, Edizioni C. Capone, 1981, ISBN non esistente. Moncalieri Villastellone Vittorio Amedeo II Cavalieri Templari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello della Rotta

Tepice
Tepice

Il Tepice (Teppes in piemontese) è un torrente tributario in destra idrografica del Po, nel quale si getta appena a valle della confluenza in quest'ultimo del Banna. Nonostante i due torrenti abbiano bacini idrograficamente indipendenti per la loro vicinanza e per le caratteristiche geografiche simili essi vengono analizzati insieme nei documenti di pianificazione idrica ufficiali. Il Tepice nasce dalla confluenza di alcuni rami sorgentizi che scendono verso sud-est dalle colline comprese tra Pino Torinese e Baldissero e che si riuniscono formando la Valle Ceppi, una valletta collinare che termina sulla pianura in comune di Chieri. Qui il Tepice, dopo essere stato scavalcato dalla ex SS 10 Padana Inferiore, entra nella cittadina dove viene canalizzato e dove a tratti il suo alveo scorre nel sottosuolo. A fianco di via Fasano le sue sponde sono state sistemate a parco pubblico ma più a valle, all'altezza di via Cesare Battisti, il torrente sparisce nuovamente nel sottosuolo. Uscito definitivamente allo scoperto a sud del centro urbano il Tepice percorre la pianura passando tra Cambiano e Santena, dove segna il confine tra i rispettivi territori comunali. Dirigendosi verso ovest viene superato dall'autostrada A21 Torino-Piacenza; il suo corso risulta spesso pesantemente alterato sia topograficamente che idrologicamente da arginature e dalla confluenza con vari canali artificiali. Appena a sud della borgata Bauducchi (Moncalieri) riceve in destra idrografica il contributo del Rio di Valle Sauglio e viene quindi attraversato in meno di 200 metri prima dall'ex SS 393 di Villastellone e poi dalla A6 Torino-Savona. Si getta infine nel Po a quota 221 poche decine di metri a valle della confluenza nello stesso del Banna. Il perimetro del bacino idrografico del torrente è 39 km. I principali affluenti del Tepice sono: in destra idrografica: Rio Vaiors - nasce dalle colline tra Pino Torinese e Pecetto e confluisce dopo circa 6 km nel Tepice a quota 250 dopo aver ricevuto l'apporto del Rio Castelvecchio; Rio di Valle Sauglio - raccoglie le acque dell'area collinare a sud del Colle della Maddalena e, dopo essere passato tra Revigliasco e Pecetto, lambisce a est il centro comunale di Trofarello e si getta nel Tepice a quota 225, poco prima che questo a sua volta confluisca nel Po. In sinistra idrografica: Rio Gionchetto - nasce tra le colline di Baldissero Torinese e dirigendosi verso sud attraversa, in parte con alveo coperto, la città di Chieri; si getta nel Tepice a sud-ovest della stessa a quota 248 m, dopo un percorso di circa 10 km. Il Tepice attraversa un territorio fortemente antropizzato fin dall'antichità e quindi le notizie relative alle sue sporadiche esondazioni risalgono molto indietro nel tempo. Nel 1517 per esempio il torrente allagò il territorio di Chieri, evento a seguito del quale furono create difese spondali nel tentativo di prevenire ulteriori danni alla cittadina. L'area potenzialmente di maggior criticità è però quella appena a monte della confluenza nel Po, dove le acque di piena possono unirsi a quelle del Banna e dove eventuali esondazioni mettono a rischio il funzionamento di infrastrutture viarie di grande importanza come autostrade e ferrovie. In questa zona il Tepice esondò nell'aprile del 2009, provocando danni tra Santena e Trofarello. Lo stato ambientale del Tepice, almeno nella sua porzione di pianura, è considerato "pessimo", sia per l'inquinamento dovuto ai numerosi scarichi di origine industriale e civile sia per la presenza di metalli pesanti. L'area delle sorgenti del Tepice è invece un ambiente di pregio, caratterizzato da buone qualità naturalistiche. A partire dal 1996 alcune associazioni del Chierese hanno messo in atto varie azioni di pressione per richiamare l'attenzione sul degrado del bacino del Tepice. Il loro operato ha portato ad un monitoraggio più puntuale della qualità delle acque e ad alcune proposte di tutela dell'area sorgentizia. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tepice

Banna (torrente)
Banna (torrente)

Il Banna è un torrente che scorre nelle provincie di Asti e di Torino. Affluente di destra del fiume Po, si getta in esso appena a monte della confluenza in quest'ultimo del Tepice.Nonostante i due torrenti abbiano bacini idrograficamente indipendenti, per la loro vicinanza e per le caratteristiche geografiche simili essi vengono analizzati insieme nei documenti ufficiali di pianificazione idrica. Questo corso d'acqua dà il proprio nome alla magnifica tenuta dei marchesi Spinola sita al confine tra Poirino e Villanova d'Asti. Nasce a circa 300 m s.l.m. da un ramo sorgentizio chiamato Rio Bannetto che nasce tra le colline di Buttigliera d'Asti. Puntando verso sud raggiunge Villanova d'Asti dove transita nei pressi dell'omonima uscita dell'autostrada Torino-Piacenza e devia il proprio corso verso ovest. Arriva quindi in provincia di Torino e riceve da destra le acque del Rio Borgallo. Passato appena a nord di Poirino, dove interseca l'ex SS 29 del Colle di Cadibona, riceve da sinistra l'apporto del Rioverde. Dopo aver attraversato l'abitato di Santena, scorre tra i comuni di Cambiano, Moncalieri e Villastellone: qui riceve l'importante apporto idrico dal Rio Stellone.Confluisce infine nel Po poco a sud di Bauducchi (Moncalieri). Rio Borgallo (destra); Rio Robeirano (sinistra); Rio Valgorrera (sinistra); Rio Riassolo (destra); Rio Santena (destra); Rioverde (sinistra); Rio Stellone (sinistra); Nonostante il bacino idrografico ridotto, il Banna può vantare di una portata media di 5,7 m³/s, un valore piuttosto elevato considerando il tipo del torrente ed il regime idrologico stesso. Il corso del torrente è particolarmente inquinato. L'indice di Stato Ambientale del Corso d'Acqua (SACA) nel 2002 è stato rilevato come "scadente" nelle stazioni di rilevamento di Poirino e di Moncalieri, e l'ittiofauna risulta quasi assente in gran parte del suo corso. Il Banna ha anche causato vari eventi alluvionali. L'ultimo in ordine di tempo si è verificato nel 1994 quando il torrente ha invaso varie zone di Poirino e Santena, provocando anche un decesso. Anselmo Tropeano, Eventi alluvionali nel Torrente Banna, Torino, SPE, 1974. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Banna

Biblioteca civica Antonio Arduino
Biblioteca civica Antonio Arduino

La Biblioteca civica "Antonio Arduino" di Moncalieri ha sede in Cavour 31, all'interno dell'ex stabilimento SAFFA. La Biblioteca Popolare Educativa Circolante di Moncalieri, il cui comitato promotore iniziò la sua opera nel 1913, fu fondata nel 1914 dalla maestra elementare Erminia Giuseppina Arduino «a vantaggio dei giovani operai e contadini, i quali o per le loro occupazioni o per la loro età non hanno più agio di frequentare le scuole diurne aperte in questa città, e a vantaggio pure degli stessi allievi frequentanti queste pubbliche scuole», essa venne intitolata nel 1917 al nipote Antonio Arduino caduto in guerra a soli 21 anni e che probabilmente aveva collaborato anch'egli al funzionamento dell'istituzione; all'epoca della sua istituzione le uniche biblioteche presenti nel comune erano quelle del Real Collegio Carlo Alberto comunque accessibili solo agli studenti del collegio stesso; la biblioteca divenne comunale nel 1959. Attualmente è polo di riferimento dell'area sud ovest del Sistema Bibliotecario dell'Area Metropolitana torinese (SBAM); l'appartenenza allo SBAM permette ai suoi iscritti di «prenotare libri, prenderli in prestito e restituirli nelle biblioteche a loro più comode» tra quelle appartenenti allo SBAM stesso. Nel 1995 la biblioteca si trasferì nella sede attuale, ottenuta dalla ristrutturazione della fabbrica di fiammiferi SAFFA, di cui occupa una parte; la SAFFA fu fondata a metà del XIX secolo e terminò la sua attività nel 1969 mentre il fabbricato risale ad inizio '900. All'interno sono presenti: sala consultazione: con enciclopedie, dizionari e le sezioni: speciali, storia locale (i cui testi più antichi sono stati a suo tempo digitalizzati), codici legislativi, Piemonte, cataloghi d'arte sala periodici: riviste e quotidiani, Gazzetta ufficiale, stampa locale e raccolte di leggi; nello stesso piano è anche presente la sala multimediale e la sala Internet, quest'ultima è gestita dai volontari del Servizio Civile Universale. sala adulti: opere disponibili al prestito (quasi 40.000 volumi) di narrativa, saggistica, fumetti, cucina; sempre al primo piano è disponibile la sala ragazzi È inoltre presente una pinacoteca con 240 opere d'arte di artisti moncalieresi e non (donate gratuitamente) distribuite in tutta la biblioteca. Alla sua fondazione, nel 1914, vennero usati dei locali in via Real Collegio, messi a disposizione, insieme alle attrezzature necessarie, dal Comune; nel 1939 si trasferì in via Alfieri, sede lasciata nel 1994, mentre la sezione ragazzi ebbe sede, dal 1987 al 1995, in via Palestro dopodiché si trasferì anch'essa in via Cavour. Inizialmente in possesso di un fondo libraio di circa 12.000 volumi, che comprendeva «interessanti esempi di ogni tipo di letteratura e testi di divulgazione scientifica» (queste opere non sono ora disponibili al pubblico), la biblioteca possiede attualmente: 42.164 libri e opuscoli a stampa e 2.241 periodici 1.046 film, 2.242 album musicali, 1.533 documenti digitali una sezione ragazzi composta da 8.355 volumi. Paola Martina Mondello, Una biblioteca popolare circolante all'inizio del Novecento: la Biblioteca Antonio Arduino di Moncalieri, Torino, Università delle studi di Torino - Facoltà di Lettere e Filosofia, 2004. Maria Rosaria Visconti, La Biblioteca civica Arduino oggi, in Maria Rosaria Visconti (a cura di), Gente di Moncalieri. Ricordi racconti e luoghi tra pittura e poesia, Moncalieri, Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo, 1999, pp. 159-162, ISBN 88-86789-21-1. La biblioteca: un gioco da ragazzi! Laboratori e attività didattiche della Biblioteca civica "A. Arduino", Moncalieri, Assessorato alla Cultura; Biblioteca civica "A. Arduino", 200?, pp. 73-74. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca civica Antonio Arduino Sito ufficiale, su comune.moncalieri.to.it. Sito ufficiale, su comune.moncalieri.to.it. Biblioteca civica Antonio Arduino, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.

Chiesa di Santa Maria della Scala (Moncalieri)
Chiesa di Santa Maria della Scala (Moncalieri)

La chiesa collegiata di Santa Maria della Scala, nota anche come chiesa di Santa Maria della Scala e di Sant'Egidio, è il duomo di Moncalieri, in città metropolitana ed arcidiocesi di Torino; è sede di una parrocchia compresa nel distretto pastorale Torino Sud-Est. La primitiva cappella della zona dedicata alla Beata Vergine Maria era già esistente nel XIII secolo, quando sorse attorno ad essa il nuovo borgo di Moncalieri; la prima menzione che ne attesta l'esistenza risale al 1232.Iniziarono dunque i lavori costruzione della nuova chiesa cittadina, ma procedevano assai a rilento a causa della mancanza di fondi; solo con l'intervento del vescovo di Torino Teodisio Revelli, che il 6 maggio 1318 donò un'ingente somma di denaro, ci fu la svolta decisiva e l'edificio venne ultimato verso il 1330.Nel XV secolo furono aggiunti il campanile e un'ulteriore navata laterale.Nel XIX secolo la chiesa venne modificata con la costruzione della cappella laterale del Santissimo Sacramento, con il parziale rifacimento della facciata e con la realizzazione degli affreschi neogotici, eseguiti da Angelo Moia.La collegiata fu ristrutturata tra il 1960 e il 1970. La facciata della chiesa, che è a salienti e in mattone a faccia vista, è tripartita da paraste, al termine delle quali vi sono dei pinnacoli; nella parte centrale vi è il portale maggiore, costruito in epoca barocca, sopra il quale si apre il rosone, realizzato nel 1857 in sostituzione dell'antica trifora. L'interno della chiesa è a quattro navate; al termine dell'aula vi è il presbiterio settecentesco affiancato da tre cappelle laterali.Opere di pregio qui conservate sono il quattrocentesco gruppo in arenaria del Compianto di Cristo morto, gli stalli del coro, costruiti nel 1749 da Antonio Riva, il ciclo delle storie della vita della Vergine, eseguito dal Milocco, la raffigurazione della Madonna col Bimbo e Santi, realizzata da Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, l'Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria, dipinta nel 1766 dal Molinari e dal Beaumont, e il vecchio altare maggiore, oggi situato nella navata destra, costruito in marmo policromi da Francesco Aprile e da Secondo Caselle tra il 1760 e il 1780. Moncalieri Arcidiocesi di Torino Regione ecclesiastica Piemonte Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Scala Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Scala Parrocchia di S. MARIA DELLA SCALA E S. EGIDIO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 16 maggio 2020.