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Biblioteca civica Antonio Arduino

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Moncalieri Biblioteca A. Arduino entrata03
Moncalieri Biblioteca A. Arduino entrata03

La Biblioteca civica "Antonio Arduino" di Moncalieri ha sede in Cavour 31, all'interno dell'ex stabilimento SAFFA. La Biblioteca Popolare Educativa Circolante di Moncalieri, il cui comitato promotore iniziò la sua opera nel 1913, fu fondata nel 1914 dalla maestra elementare Erminia Giuseppina Arduino «a vantaggio dei giovani operai e contadini, i quali o per le loro occupazioni o per la loro età non hanno più agio di frequentare le scuole diurne aperte in questa città, e a vantaggio pure degli stessi allievi frequentanti queste pubbliche scuole», essa venne intitolata nel 1917 al nipote Antonio Arduino caduto in guerra a soli 21 anni e che probabilmente aveva collaborato anch'egli al funzionamento dell'istituzione; all'epoca della sua istituzione le uniche biblioteche presenti nel comune erano quelle del Real Collegio Carlo Alberto comunque accessibili solo agli studenti del collegio stesso; la biblioteca divenne comunale nel 1959. Attualmente è polo di riferimento dell'area sud ovest del Sistema Bibliotecario dell'Area Metropolitana torinese (SBAM); l'appartenenza allo SBAM permette ai suoi iscritti di «prenotare libri, prenderli in prestito e restituirli nelle biblioteche a loro più comode» tra quelle appartenenti allo SBAM stesso. Nel 1995 la biblioteca si trasferì nella sede attuale, ottenuta dalla ristrutturazione della fabbrica di fiammiferi SAFFA, di cui occupa una parte; la SAFFA fu fondata a metà del XIX secolo e terminò la sua attività nel 1969 mentre il fabbricato risale ad inizio '900. All'interno sono presenti: sala consultazione: con enciclopedie, dizionari e le sezioni: speciali, storia locale (i cui testi più antichi sono stati a suo tempo digitalizzati), codici legislativi, Piemonte, cataloghi d'arte sala periodici: riviste e quotidiani, Gazzetta ufficiale, stampa locale e raccolte di leggi; nello stesso piano è anche presente la sala multimediale e la sala Internet, quest'ultima è gestita dai volontari del Servizio Civile Universale. sala adulti: opere disponibili al prestito (quasi 40.000 volumi) di narrativa, saggistica, fumetti, cucina; sempre al primo piano è disponibile la sala ragazzi È inoltre presente una pinacoteca con 240 opere d'arte di artisti moncalieresi e non (donate gratuitamente) distribuite in tutta la biblioteca. Alla sua fondazione, nel 1914, vennero usati dei locali in via Real Collegio, messi a disposizione, insieme alle attrezzature necessarie, dal Comune; nel 1939 si trasferì in via Alfieri, sede lasciata nel 1994, mentre la sezione ragazzi ebbe sede, dal 1987 al 1995, in via Palestro dopodiché si trasferì anch'essa in via Cavour. Inizialmente in possesso di un fondo libraio di circa 12.000 volumi, che comprendeva «interessanti esempi di ogni tipo di letteratura e testi di divulgazione scientifica» (queste opere non sono ora disponibili al pubblico), la biblioteca possiede attualmente: 42.164 libri e opuscoli a stampa e 2.241 periodici 1.046 film, 2.242 album musicali, 1.533 documenti digitali una sezione ragazzi composta da 8.355 volumi. Paola Martina Mondello, Una biblioteca popolare circolante all'inizio del Novecento: la Biblioteca Antonio Arduino di Moncalieri, Torino, Università delle studi di Torino - Facoltà di Lettere e Filosofia, 2004. Maria Rosaria Visconti, La Biblioteca civica Arduino oggi, in Maria Rosaria Visconti (a cura di), Gente di Moncalieri. Ricordi racconti e luoghi tra pittura e poesia, Moncalieri, Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo, 1999, pp. 159-162, ISBN 88-86789-21-1. La biblioteca: un gioco da ragazzi! Laboratori e attività didattiche della Biblioteca civica "A. Arduino", Moncalieri, Assessorato alla Cultura; Biblioteca civica "A. Arduino", 200?, pp. 73-74. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca civica Antonio Arduino Sito ufficiale, su comune.moncalieri.to.it. Sito ufficiale, su comune.moncalieri.to.it. Biblioteca civica Antonio Arduino, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.

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Moncalieri Biblioteca A. Arduino entrata03
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria della Scala (Moncalieri)
Chiesa di Santa Maria della Scala (Moncalieri)

La chiesa collegiata di Santa Maria della Scala, nota anche come chiesa di Santa Maria della Scala e di Sant'Egidio, è il duomo di Moncalieri, in città metropolitana ed arcidiocesi di Torino; è sede di una parrocchia compresa nel distretto pastorale Torino Sud-Est. La primitiva cappella della zona dedicata alla Beata Vergine Maria era già esistente nel XIII secolo, quando sorse attorno ad essa il nuovo borgo di Moncalieri; la prima menzione che ne attesta l'esistenza risale al 1232.Iniziarono dunque i lavori costruzione della nuova chiesa cittadina, ma procedevano assai a rilento a causa della mancanza di fondi; solo con l'intervento del vescovo di Torino Teodisio Revelli, che il 6 maggio 1318 donò un'ingente somma di denaro, ci fu la svolta decisiva e l'edificio venne ultimato verso il 1330.Nel XV secolo furono aggiunti il campanile e un'ulteriore navata laterale.Nel XIX secolo la chiesa venne modificata con la costruzione della cappella laterale del Santissimo Sacramento, con il parziale rifacimento della facciata e con la realizzazione degli affreschi neogotici, eseguiti da Angelo Moia.La collegiata fu ristrutturata tra il 1960 e il 1970. La facciata della chiesa, che è a salienti e in mattone a faccia vista, è tripartita da paraste, al termine delle quali vi sono dei pinnacoli; nella parte centrale vi è il portale maggiore, costruito in epoca barocca, sopra il quale si apre il rosone, realizzato nel 1857 in sostituzione dell'antica trifora. L'interno della chiesa è a quattro navate; al termine dell'aula vi è il presbiterio settecentesco affiancato da tre cappelle laterali.Opere di pregio qui conservate sono il quattrocentesco gruppo in arenaria del Compianto di Cristo morto, gli stalli del coro, costruiti nel 1749 da Antonio Riva, il ciclo delle storie della vita della Vergine, eseguito dal Milocco, la raffigurazione della Madonna col Bimbo e Santi, realizzata da Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, l'Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria, dipinta nel 1766 dal Molinari e dal Beaumont, e il vecchio altare maggiore, oggi situato nella navata destra, costruito in marmo policromi da Francesco Aprile e da Secondo Caselle tra il 1760 e il 1780. Moncalieri Arcidiocesi di Torino Regione ecclesiastica Piemonte Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Scala Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Scala Parrocchia di S. MARIA DELLA SCALA E S. EGIDIO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 16 maggio 2020.

Borgo San Pietro (Moncalieri)
Borgo San Pietro (Moncalieri)

Borgo San Pietro è una delle borgate della città di Moncalieri. La frazione, che si trova oltre il Sangone rispetto al Comune in sé e per sé, si presenta divisa dalla ferrovia in due parti: la prima sviluppatesi intorno a Via Sestriere tra la fine dell'ottocento e l'inizio del Novecento e la seconda cresciuta lungo Corso Roma a partire dagli anni cinquanta del novecento. Il suo territorio all'inizio del XIX secolo si presentava per lo più coltivato a cereali, erano anche presenti viti, prati per foraggio e pascolo e orti e le uniche costruzioni presenti erano alcune cascine. L'inizio del suo sviluppo edilizio quale area urbana iniziò a partire dal 1920 periodo in cui si ebbe anche un grande incremento demografico: infatti attualmente è la zona maggiormente popolosa del comune. A partire dal secondo dopoguerra ebbe inizio una rapida espansione incentrata intorno alla Madonnina, un pilone votivo ancor visibile presso la cascina Maina (abbattuta negli anni novanta, era precedentemente denominata Vignotto Dissotto e ne rimane un pregevole portale risalente al 1788). Al primo novecento risale la ferrovia che seguendo l'attuale via Sestriere collegava Torino con Saluzzo. Come servizi, il quartiere tende ad orbitare su Torino, sia perché essa è il luogo di lavoro della maggioranza dei suoi abitanti, sia perché più facilmente raggiungibile: infatti è il quartiere che collega Moncalieri con Torino, di cui uno dei punti di confine è segnato da piazza Bengasi. Moncalieri. Guida-ritratto della città, pagg. 133-134, Editris, Torino, 2007 Maurizio Ternavasio, Moncalieri, terzo millennio, pag. 26, Famija Moncalereisa - Editris, 2008 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Borgo San Pietro Cenni storici del Borgo su comune.moncalieri.to.it, su comune.moncalieri.to.it. URL consultato il 18-10-2010.

Ponte dei Cavalieri
Ponte dei Cavalieri

Il ponte dei Cavalieri si trova nei pressi del quartiere di Borgo Navile di Moncalieri ed è uno dei simboli della città. Serve a collegare i due lati della cittadina separata dal Po ed è stato costruito intorno al XIII secolo. Nei secoli successivi ha ricevuto diverse modifiche e la struttura odierna è quindi molto diversa da quella originale Le prime fonti che attestano l'esistenza di un ponte sul Po a Moncalieri risalgono al 1196, infatti documenti di quell'anno fanno riferimento alla donazione dei territori circostanti ai ponti da parte del vescovo di Torino, Arduino di Valperga, ai Cavalieri Templari. I Cavalieri Templari era un ordine monastico cavalleresco molto importante all’epoca perché aveva preso parte numerose volte nelle crociate contro i mussulmani in Terrasanta. Proprio grazie ai cavalieri Templari iniziò a sorgere un primo nucleo di abitazioni presso il corso del Po e sempre a loro è attribuita la costruzione del primo ponte. Molto probabilmente lo scopo principale della costruzione del ponte era quello di superare facilmente il corso d’acqua del Po, in modo da riuscire a raggiungere i loro possedimenti di Stupinigi con più facilità, senza dover passare tutte le volte per la città di Torino. Si crede che il ponte inizialmente fosse stato costruito con la pietra e fosse costituito da sei arcate e sette piloni. I Templari lo custodirono fino al 1312, anno in cui il loro ordine fu sciolto, da allora un affidato ai Cavalieri Gerosolimitani, che lo ricostruirono nel 1425 e nel 1454, in seguito a due piene del Po. Nel 1700 il comune provvide a far costruire delle sponde per impedire la caduta dei viandanti nel fiume. Il ponte, nel corso del tempo, fu soggetto a frequenti alluvioni e piene del Po, infatti si calcola che fu ricostruito almeno dieci volte. Nel 1700 il comune provvide a far costruire delle sponde per impedire la caduta dei viandanti nel fiume. Esso fu ancora molte volte distrutto dalle piene del Po e nel 1880, fu ricostruito in muratura, accanto al ponte della ferrovia, costruito nel 1853. Questo ponte crollò il 31 maggio 1939 e molte persone ne rimasero vittime. Durante la guerra del '40-'45, fu costruito più a valle, il ponte attuale, con quattro ampie arcate e cinque piloni. In origine il ponte era costituito da sei arcate e sette piloni fatti in pietra. Invece al giorno d'oggi il ponte è formato da cinque ampie arcate a tutto sesto e quattro imponenti piloni. Il ponte è stato edificato in muratura. Il fatto di essere costituito da tante arcate rende il ponte molto più vulnerabile alle piene del Po. Il ponte è oggi soprannominato il "Ponte dei Cavalieri” proprio perché la sua costruzione è forse opera dei Cavalieri Templari. Cavalieri Templari Moncalieri Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ponte dei Cavalieri ponti di Moncalieri, su atlas.landscapefor.eu. I ponti sul Po, su arpnet.it. Lavori sul ponte, su lastampa.it. Interventi ai piloni, su torinoggi.it. Nuovi lavori, su torinosud.it. Chiusura per sicurezza, su torinosud.it. Viabilità ponti, su torinotoday.it. Ponte dei Cavalieri Templari, su wikimapia.org.

Stazione di Moncalieri
Stazione di Moncalieri

La stazione di Moncalieri è una stazione ferroviaria per passeggeri posta lungo le ferrovie Torino-Savona/Genova, al servizio degli abitanti di Revigliasco e Moncalieri. La stazione entrò in servizio il 24 settembre 1848, all'attivazione del tratto Lingotto-Trofarello della linea per Genova. La stazione fu colpita da due bombardamenti degli Alleati che avevano come obiettivo l'adiacente ponte ferroviario sul Po: il primo, del 27 luglio 1944, danneggiò due fasci di binari e lievemente anche l'edificio della stazione; il secondo, del 2 agosto 1944, colpì in pieno la stazione e portò danni ingentissimi ai fasci dei binari e la completa distruzione del fabbricato passeggeri. La stazione fu dunque interamente ricostruita nel secondo dopoguerra. La stazione è servita dalle linee della rete urbana di pullman, in particolare le linee 39, 45, 45/ e 67 ed il capolinea della linea 43; inoltre nella vicina piazza Caduti per la Libertà, ci sono i capolinea delle linee 80, 82 e 83. La stazione dispone di 7 binari, ma al momento solo 4 sono utilizzati per il servizio passeggeri. I binari 6 e 7 attualmente non sono alimentati, mentre il 3 è in disuso. L'impianto presenta un fascio binari per i treni merci ma non è attualmente usato. I binari 1 e 2 sono quelli di corsa della Torino-Genova, mentre i binari 4 e 5 sono quelli di corsa della Torino-Savona e sono anche usati dai convogli dell'SFM. La stazione è servita dalle linee 1, 4, 6, 7 (per Chieri, Alba, Asti e Fossano) del Servizio ferroviario metropolitano di Torino e nelle fasce orarie di tarda serata e prima mattina è servita da alcuni regionali Torino-Alessandria e Torino-Cuneo per sopperire alla mancanza delle linee SFM. Dispone di: Biglietteria automatica Sala di attesa (al momento chiusa) Sottopassaggio Fermata bus (piazza Caduti per la Libertà) Bar (chiuso il lunedì) Annuncio sonoro arrivo e partenza treni ferrovia Trofarello-Chieri stazione di Moncalieri Sangone stazione di Chieri Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Moncalieri

Chisola
Chisola

La Chisola (Chisòla in piemontese) è un torrente del Piemonte, affluente alla sinistra orografica del fiume Po. Il suo corso si sviluppa interamente nel territorio della città metropolitana di Torino. Il perimetro del suo bacino è 96 km. Nasce dalla confluenza di due rami torrentizi, uno che origina dal Monte Freidour (1.445 m s.l.m.) e l'altro tra il Monte Brunello e i Tre Denti (1.343 m s.l.m.). Dopo avere bagnato la breve Val Chisola esce nella pianura Padana. Lungo il suo corso di circa 40 km riceve da destra i suoi tributari Noce e Rio Torto più altri torrenti vari fra i quali il Lemina, sfociando poi, nel territorio del comune di Moncalieri, nel Po, dopo che con le sue acque sono confluite quelle del canale derivatore dell'Azienda Elettrica Municipale di Torino (poi confluita in IREN). In destra idrografica: Torrente Noce; Rio Torto; Rio Essa, che raccoglie le acque della campagna tra None, Scalenghe e Castagnole Piemonte e dopo, aver attraversato il capoluogo di Piobesi, raggiunge il Chisola a quota 232 m; Torrente Lemina (o Oitana). In sinistra idrografica: Rio Tori: raccoglie le acque che scendono dal versante sud-ovest della Montagnazza e da altri rilievi in comune di Piossasco; segna quindi per un tratto il confine tra i territori di Piossasco e di Cumiana e confluisce nella Chisola a quota 276 nei pressi della Cascina Mangarda (sempre a Piossasco); Sangonetto di Piossasco: drena i versanti orientale e meridionale del Monte San Giorgio (837 m); con un ampio semicerchio aggira questo rilievo e, dopo avere attraversato il centro storico di Piossasco, puntando verso sud-ovest va a gettarsi nella Chisola a 268 metri di quota presso la cascina Barbossi. Nonostante la classificazione come torrente e la variabilità di portata nelle varie stagioni, non va mai in secca. Il 2 settembre 2002 il torrente, a seguito di temporali localizzati ma forti, straripò sommergendo parte del comune di None. Il 25 novembre 2016 lo straripamento della Chisola ha allagato sei borgate di Moncalieri: Tetti Piatti (la più colpita, con centinaia di sfollati), Barauda, Tagliaferro, Santa Maria, Borgo Mercato e Rossi. Cumiana Piossasco Volvera None Piobesi Torinese Vinovo La Loggia Moncalieri Il fiume dà il nome al Chisola, club calcistico di Vinovo e Piobesi Torinese. Istituto Geografico Centrale, Carta a 1:50.000 N. 17: Torino-Pinerolo e Bassa Val di Susa,Torino, via Prati 2 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Chisola

Abbazia di Santa Maria di Carpice

L'abbazia di Santa Maria di Carpice è un edificio ex-monastico sito nel Comune di Moncalieri. L'attuale complesso risale al XVIII secolo, ma le origini risalgono all'anno 1000. Si compone di tre edifici, la chiesa di Santa Maria - San Lorenzo, che contiene i preziosi affreschi di Michele Antonio Milocco, la cosiddetta ex-canonica e un fabbricato anticamente destinato ad attività artigianali. La curtis Carpice è un insediamento molto antico, come testimoniano i resti romani, presenti nei pressi dell'attuale via Juglaris. Prima dell'anno Mille era una fiorente comunità agricola, dotata di due cappelle con annessi cimiteri. All'inizio dell'XI secolo, il vescovo di Torino Gezone trasferisce la curtis di Carpice tra i possedimenti del neonato monastero benedettino dei Santi Solutore, Avventore e Ottavio di Torino, insieme a numerosi altri tenimenti nella Val Sangone e sul tracciato del fiume None (oggi Chisola). Fra il 1079 e il 1080 la contessa Adelaide di Savoia cede la proprietà di metà della curtis di Carpice al monastero dei Santi Solutore, Avventore e Ottavio. Nel territorio di Carpice vengono costruite due nuove cappelle, quella di San Quirico (distrutta e di cui si sono perse le tracce) e quella costruita in onore della Santa Madre di Dio (di qui il nome di Santa Maria di Carpice, dato all'Abbazia e il termine Villa Mariana dato all'insediamento abitativo). I possedimenti dell'abbazia, uniti a quelli di altre realtà monastiche benedettine e della gente di Carpice erano molto ampi: si andava da Moncalieri a Vinovo - La Loggia fino a Candiolo e Stupinigi. Tra il XII e il XIII secolo l'abbazia di Carpice vive un periodo di profonda crisi disciplinare, che spinge il vescovo di Torino ad assoggettarla all'Abate di San Michele della Chiusa. Intanto, il rapporto con i diversi rami di Casa Savoia si infittisce e numerosi nobili figurano quali signori di Carpice. Il Duecento è un secolo importante per la storia di Carpice: da un lato, l'Abbazia esercita sul territorio i pieni poteri signorili, dall'altro i signori di Carpice e i monaci danno vita all'omonimo Comune signorile; nel 1228 questo Comune figura, insieme a quelli di Testona e Mairano, tra i fondatori della villanova di Moncalieri, a sud del fiume Po, a ridosso del ponte sul fiume e importante nodo viario dell'epoca. La popolazione di Carpice inizia un lento trasferimento verso il nuovo centro abitato - che verrà costituito in Comune nel 1230 - spinta dalle continue esondazioni del Chisola che minacciava case e terreni. Nella seconda metà del XIII secolo l'Abbazia sembra perdere terre e poteri signorili, vedendo la comparsa di numerosi soggetti che compaiono quali possessori nel territorio di Carpice. Vera ricchezza del territorio su cui gravitava l'Abbazia di Santa Maria di Carpice erano i mulini, di cui uno ancora visibile sulla odierna strada Carpice. Lo possiamo dedurre dalla quantità di liti incentrate sull'utilizzo e sulla proprietà di questi mulini, ma anche dalla capillarità dei rii e dei canali che costellano il territorio. I mulini presenti nel XV secolo erano sei, quasi interamente di proprietà abbaziale; soltanto nel 1502 il Comune di Moncalieri, a seguito di contenziosi e acquisizioni, riuscirà ad ottenere la proprietà di tutti i sei mulini. Le ruote molitorie di Carpice saranno in funzione fino al Novecento, dopo aver subito una ricostruzione e vari ammodernamenti nel corso dell'Ottocento. Nel XV secolo, l'ordine benedettino subisce profonde trasformazioni. Anche l'Abbazia di Carpice vive queste trasformazioni, tanto che il nuovo oratorio, costruito in quell'epoca sui resti dell'edificio precedente, riceve la titolatura a San Lorenzo martire, santo patrono del nuovo ordine dei Benedettini Riformati di San Lorenzo, che nella basilica romana di San Lorenzo in Lucina ha il suo centro. Carlo Francesco Boggio (1670? – 1735), abate del monastero vescovile benedettino di San Solutore, ricostruì completamente la chiesa nel 1732, la fece affrescare da Michele Antonio Milocco e la dedicò a Santa Maria e a San Lorenzo. A ridosso dell'altare policromo fu posta una pala raffigurante l’Assunzione di Maria attorniata da San Lorenzo, i Santi martiri Solutore, Avventore e Ottavio, San Francesco e San Carlo Borromeo. Quest'opera è andata dispersa. L'opera di maggior pregio contenuta nella chiesa di Santa Maria e San Lorenzo di Carpice è però il pregevole affresco che orna la cupola: dipinto da Michele Antonio Milocco, raffigura il trionfo di San Lorenzo. L'attenzione dell'osservatore viene catturata dal santo, vestito con i paramenti diaconali, che indica con le dita il cielo verso cui è interamente protratto. Attorno a lui, uno stuolo di angeli lo accompagnano e uno di essi indica un libro sul quale è indicato il nome dell'artista e l'anno di realizzazione, 1732. Durante i sopralluoghi propedeutici al restauro della cupola, è emerso uno stemma nobiliare, probabilmente legato a Carlo Francesco Boggio, sulla parete nord sopra la porta d'ingresso. Inoltre, in alcuni punti si è notato una tinta azzurra delle pareti segno della presenza di altre parti affrescate o comunque dipinte. Nel 1796 Napoleone Bonaparte confiscò ai monaci benedettini la Abbazia di Carpice; di qui il complesso cambiò diverse proprietà fino al 1985 quando Michele Canuto, ultimo proprietario, la cedette al Comune di Moncalieri quale scomputo di oneri di urbanizzazione. La chiesa di Santa Maria e San Lorenzo divenne una cappella privata ad uso pubblico, officiata presumibilmente fino al primo dopoguerra. Con lo spopolamento della campagna circostante, iniziò il declino del complesso ex monastico e gli edifici caddero nell'abbandono. La chiesa, pur senza essere mai sconsacrata, venne utilizzata come deposito di materiali e gli altri locali abitati da indigenti fino agli anni Novanta del secolo scorso. Nel 2010, su indirizzo dell'associazione culturale UNI.VOCA, il Commissario Prefettizio decise la realizzazione di una struttura in lamiera per proteggere la chiesa e gli affreschi in essa contenuta dalle intemperie. Nel 2014 venne costituita l'Associazione Polo Culturale Moncalierese, con lo scopo di avviarne il restauro conservativo e la fruibilità turistica. Nel logo dell'Associazione campeggia proprio il profilo della chiesa di Carpice. Nel 2015, la Giunta comunale di Moncalieri, guidata dal Sindaco Paolo Montagna, avviò i lavori di rifacimento del tetto della chiesa e la messa in sicurezza della struttura. I lavori terminarono nel mese di giugno 2016. Nel 2016, la Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici del Piemonte avviò i lavori di fissaggio e restauro degli affreschi di Michele Antonio Milocco che ornano la cupola della chiesa. L'Abbazia di Carpice si trova in strada Carpice, 10 nel territorio delle borgate S. Maria - reg. Carpice. Da Moncalieri si imbocca la strada Carignano fino a raggiungere, a destra, la via Regione Carpice. Dopo 200 metri la facciata della chiesa si intravede dietro il recinto di una ditta di autotrasporti. Sito ufficiale, su associazione-apcm.wix.com.

Sangone
Sangone

Il Sangone (Sangon in piemontese) è un torrente del Piemonte lungo circa 47 km, affluente di sinistra del Po. Il perimetro del suo bacino è di 108 km. Bagna la Val Sangone, che si trova tra la Val di Susa (a nord, dove scorre la Dora Riparia) e la Val Chisone (a sud, dove scorre il torrente Chisone). Il Sangone aveva in passato un corso piuttosto diverso da quello attuale. Dalle ricerche effettuate a partire dalla fine dell'Ottocento risulta infatti che il torrente, durante l'era glaciale, percorresse la conca attualmente occupata dei laghi di Avigliana e andasse poi a confluire nella Dora Riparia. In seguito deviò verso sud passando per Trana e Grugliasco. L'attuale collocazione della confluenza nel Po ha potuto essere raggiunta dal Sangone solo a seguito dell'incisione dei depositi sedimentari collegati all'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana. Nasce nella zona più esterna delle Alpi Cozie: la sorgente è la Fontana Mura, nei pressi del colle Roussa a quasi 2.000 m. d'altitudine; dopo aver segnato il confine tra i comuni di Coazze e di Giaveno, passa nei pressi di Trana ed esce poi nella piana torinese. Il suo percorso è per circa 21 km in territorio montuoso e per la parte restante in pianura. Dopo aver lambito i centri di Rivalta di Torino, Orbassano, Beinasco e Nichelino (nel cui territorio, altezza Parco Miraflores, alla fine dell'Ottocento il corso del torrente fu modificato, anche a seguito di interventi artificiali) confluisce nel Po in prossimità del confine tra Torino e Moncalieri attorno a quota 220 m s.l.m. Il tratto tra Giaveno e Trana è ricco di specie ittiche rare come il temolo e di crostacei come il gambero di fiume. Da Sangano in poi, a causa dei frequenti prelievi idrici di prese irrigue, il corso del torrente si riduce a un greto quasi asciutto per gran parte dell'anno. Il Sangone attraversa i territori dei comuni di: Coazze Giaveno Trana Sangano Bruino Rivalta Orbassano Beinasco Torino Nichelino Moncalieri I principali affluenti del Sangone sono: in sinistra idrografica Rio Ricciavrè: raccoglie le acque dell'omonimo vallone, che culmina con i 2.619 m della Monte Pian Real, e raggiunge il Sangone nei pressi di Forno di Coazze attorno ai 950 metri di quota; Torrente Sangonetto: nasce dalla confluenza di alcuni rami sorgentizi nella parte montana del comune di Coazze e confluisce nel Sangone a quota 699 presso la borgata Sangonetto; Rio Ollasio: raccoglie le acque dell'area di basse montagne a nord di Coazze; attraversa quindi il centro storico di Giaveno, dove riceve da sinistra le acque del Rio Tortorello, e va poi a confluire nel Sangone in comune di Trana attorno ai 400 m di quota e poco ad ovest della frazione Biellese. in destra idrografica Rio Tronera: nasce sulle pendici orientali della Punta dell'Aquila e dirigendosi verso nord-est raccoglie in destra idrografica le acque dell'area di bassa montagna tra le frazioni Ughettera e Fusero. Si getta infine nel Sangone a Pontepietra (580 m); Rio Romarolo: dalla sorgente nei pressi del Monte Cristetto (1.611 m) scende in direzione nord-est bagnano un lungo vallone e confluendo nel Sangone nei pressi di Mollar dei Franchi (Giaveno) a quota 490 circa. Oltre a questi affluenti il Sangone riceve nel proprio tratto montano il contributo di numerosi corsi d'acqua minori tra i quali si possono ricordare i rii Costabruna, Arpone, Casasse, Tovalera, Malesella e Balma. In tempi più recenti, il torrente è tuttavia afflitto da frequenti periodi di secca estivi, intervallati da esondazioni in altri mesi dell'anno. All'inizio del Novecento sorsero modesti stabilimenti balneari nella zona di Mirafiori: ancora nel secondo dopoguerra e fino agli anni sessanta, prima della più intensa urbanizzazione, le spiagge del Sangone a Mirafiori erano meta di gite fuori porta dei torinesi più poveri, che non potevano permettersi le vacanze al mare: questa abitudine è raccontata dal cantautore Gipo Farassino nella canzone Sangon Blues. Anche Cesare Pavese parlò del Sangone (Tradimento, 1931). Successivamente gli scarichi civili industriali ne hanno fortemente inquinato le acque, tanto che sono state vietate prima la balneazione e successivamente, nel 1996, anche la pesca in tutto il tratto di pianura. A partire dalla fine degli anni novanta gli enti locali, in collaborazione con l'ARPA Piemonte, hanno avviato una serie di progetti di valutazione delle condizioni ambientali e di risanamento. La posizione di tutte le fonti di inquinamento (scarichi, derivazioni) è stata definita con l'uso di sistemi di rilevazione satellitare. È stato costituito il parco fluviale del Sangone (comprendente i comuni di Bruino, Orbassano, Rivalta, Beinasco, Nichelino e Torino), mentre sono previsti l'accorpamento dei due parchi confinanti Colonnetti (comune di Torino) e Piemonte (comune di Nichelino) e la realizzazione di ulteriori interventi di bonifica. Sulle rive del Sangone sorge il mausoleo della Bela Rosin, fatto costruire nel 1888 come tomba di Rosa Vercellana, moglie morganatica del re d'Italia Vittorio Emanuele II, e finito di restaurare nel 2005. Non lontano, a 2 km ovest verso Beinasco, sorge il medievale castello del Drosso, con loggiato che dà sulla vallata del fiume, e parco cintato, affiancato da due cascine in corso di ristrutturazione. Nella zona della confluenza nel Po è stata istituita l'area attrezzata delle Vallere, a sua volta inclusa nel parco del Po Torinese. Molto più a monte, in frazione Forno di Coazze, è ubicato il santuario grotta della Madonna di Lourdes caratterizzato dalla ricostruzione stilizzata della grotta della località francese, del villaggio di Nazareth, da "Vie Crucis" e sentieri sacri lungo entrambe le sponde del Sangonetto, collegate tra loro da un ponte carrabile in metallo e assi di legno. L'insieme è suggestivo e da detto ponte si possono osservare i massi, cascatelle e pozze di acqua limpida di questo ramo del Sangone. Al Sangone è dedicato un brano in piemontese del cantautore torinese Gipo Farassino, Sangon Blues, incluso nell'album Mè cit Turin.. (1963). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sangone

Testona
Testona

Borgata Testona (Teston-a in piemontese) è una vasta frazione a est di Moncalieri (Città metropolitana di Torino). Insieme al vicino Revigliasco, fu una degli antichi borghi pre-collinari autonomi che, anticamente, costituirono l'odierno comune di Moncalieri, situato pochi km a sud-est del capoluogo piemontese (nell'Area Metropolitana di Torino). Le antiche origini celtiche del sito sono testimoniate al museo di Antichità di Torino, che contiene diversi reperti rinvenuti. Questo borgo era già di notevole importanza in epoca romana, come riportano i più recenti scavi archeologici, e lo rimase fino a tutta la prima metà del Medioevo, come da resti (sempre conservati al museo di Antichità di Torino) di una necropoli scoperta da scavi del 1878attribuibili ai longobardi turingi del VII secolo. Il nome Testona compare già dall'XI secolo, forse ad indicare la sua posizione geografica rispetto al fiume Po, che qui percorre una piccola curva che ricorda una "grande testa". Altra teoria lo riconduce come sinonimo di avamposto posto più a valle rispetto alla fortificazione del Castelvecchio, che è situata più sulla collina . Altre teorie, meno accreditate, lo riconducono al vocabolo latino vasa testea, nome di alcuni suppellettili in terracotta ritrovati dell'epoca. Attorno al XII secolo, Testona fu alleata a Torino e Pinerolo, fronteggiando così le Signorie di Chieri-Asti e Genova passando anche attraverso un accordo con Torino e Chieri (1204) che riuniva i territori sotto un unico podestà. In una guerra successiva tra le due fazioni, i Chieresi decisero di colpire l'anello debole dell'alleanza e sconfiggere così i rivali di sempre, i testonesi, che intanto avevano aderito alla Lega Lombarda nel 1228. In questo modo si prefiggevano di controllare indisturbati tutta la collina attorno a Torino. Nella notte del 23 giugno 1228 (come riporta una tradizione non suffragata da documenti), gli eserciti nemici saccheggiarono e rasero quasi completamente al suolo la borgata. I pochi sopravvissuti cercarono riparo in un punto più alto, su una collina vicino al monastero di Sant'Egidio, rimarcando la volontà di affrancarsi dalla signoria vescovile, allora residente nel castello di Castelvecchio.La nuova fortificazione, voluta da Tommaso I di Savoia per una migliore visione strategica sul ponte del fiume Po ed il controllo della strada per Asti, diventerà quello che oggi è il Castello di Moncalieri. La comunità prese il titolo di libero comune, assorbendo l'abitato testonese sotto la propria guida, l'11 novembre 1230, sotto l'appena nato comune di Moncalieri. Il XVIII e XIX secolo vide, oltre che l'assoggettamento ai Signori di Moncalieri, l'insediamento di nuove strutture conventuali, simbolo di una devozione legata alla presenza vescovile presso il Castelvecchio. Soltanto all'inizio del XX secolo il borgo cominciò ad urbanizzarsi come agglomerato meramente residenziale. Tuttavia, la tradizione storica testonese viene ancora riproposta nella festa di borgata di metà settembre, a ricordare sia Santa Maria delle Grazie (8 settembre) sia l'anniversario dell'arrivo delle reliquie di Santa Vittoria romana (12 settembre 1843). Chiesa di Santa Maria di Testona o Santa Maria delle Grazie, attestata nei primissimi anni dell'XI secolo per volere dell'allora vescovo di Torino Landolfo. Lo stile romanico della chiesa sopravvisse nella struttura, nella bella cripta, nel campanile e negli alzati laterali, mentre il resto risulta rimaneggiato da uno stile barocco del 1617 e, per quanto riguarda la sola facciata, del 1734. Studi recenti hanno permesso di collegare la realizzazione della facciata ai nomi di Giovanni Antonio Sevalle e Vincenzo Maria Ferrero, ingegneri e architetti piemontesi. Nel 1617 fu anche costruito anche l'annesso monastero, assegnato ai cistercensi foglianti prima e frati Cappuccini poi. L'architettura interna è costituita da tre navate, una cripta centrale sotterranea (di primitiva origine), situata sotto l'altare maggiore, il quale risulta sopraelevato e raggiungibile dai due lunghi scaloni laterali. Nel 1841, la cripta fu rimaneggiata sia per venerare la statua della Madonna delle Grazie, sia per accogliere le reliquie di Santa Vittoria romana (martire del III secolo), giunta qui nel 1843, e di cui una riproduzione della salma è presente sulla navata di destra. L'interno è altresì decorato con dipinti del XVIII secolo di Vittorio Amedeo Rapous, Giuseppe Paladino, Francesco Antonio Mayerle e di Orsola Caccia (figlia del Moncalvo). Castelvecchio, sito sulla collina, presso Strada San Michele, 40. Si tratta di un castello dai chiari lineamenti medievali, eretto nel 1037 per volere del vescovo Landolfo. Fu infatti residenza vescovile fino almeno al periodo di Tommaso II di Savoia, che ne fece una residenza sabauda. Fu poi rimaneggiato dal conte Filippo Vagnone nel 1490. Passato poi ai Padri Sacramentini fino almeno al XVIII secolo, oggi è diventato una residenza privata. Nel 1878 Claudio ed Edoardo Calandra sovvenzionarono degli scavi archeologici per mettere in luce quella che si è rivelata essere una necropoli longobarda datata grazie ai numerosi corredi tra il VI e il VII secolo. I Calandra, seppur archeologi più per passione che per professione, stilarono quotidianamente un giornale di scavo, andato perduto. Nel giornale erano appuntate planimetrie, tombe e giacitura dei corredi, nonché l'esatta collocazione del sito di Testona, ad oggi sconosciuta. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila sono stati intrapresi una serie di scavi tra Villa Lancia, via S. Michele, Strada Della Rovere, Strada Revigliasco e presso il sagrato della chiesa parrocchiale di S. Maria. Tali indagini hanno messo in luce sepolture e un insediamento di età altomedievale, con tracce di una precedente fase romana, oltre a un sistema di canalizzazione altomedievale ben conservato che doveva servire a calmierare le continue risalite di acqua dalla falda. Tali esplorazioni hanno evidenziato la presenza di genti di cultura longobarda nel territorio di Testona, probabilmente per l'importanza strategica che l'area possedeva da un punto di vista militare e commerciale. Nicolao Martino Cuniberti, Testona, Chieri, Tip. Bigliardi & C., 1974 AA. VV., Ricerche a Testona, per una storia della comunità, Savigliano, L’Artistica, 1980 Mario Chianale, L’antica chiesa di Santa Maria di Testona, Torino, CELID, 1996 Giampietro Casiraghi (a cura di), Il rifugio del vescovo. Testona e Moncalieri nella diocesi medievale di Torino, Torino, Paravia – Scriptorium, 1997. Marco Marchetti, Il Monastero Cistercese di Testona attraverso i documenti (1614-1816), Torino, Ananke, 2011. 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