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Chiesa di Santa Chiara (Catania)

Chiese di CataniaPagine con mappe
Catania Chiesa di Santa Chiara 2023 09 02 16 52 28 001
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La Chiesa di Santa Chiara è una chiesa cattolica romana situata in Via Garibaldi n. 100 nel centro della città di Catania. Il monastero situato dietro la chiesa ospita attualmente una Galleria d'arte moderna.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Chiara (Catania) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Chiara (Catania)
Via Santa Chiara, Catania Centro storico

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 37.50128 ° E 15.0833 °
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Indirizzo

Chiesa di Santa Chiara

Via Santa Chiara
95121 Catania, Centro storico
Sicilia, Italia
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Luoghi vicini

Piazza Mazzini (Catania)
Piazza Mazzini (Catania)

Piazza Giuseppe Mazzini, originariamente nota col nome di Piano di San Filippo, è una piazza monumentale del centro storico di Catania, la cui progettazione risale al XVIII secolo. Dopo il disastroso terremoto del Val di Noto del 1693, il nuovo impianto urbano deciso da Giuseppe Lanza, duca di Camastra, coordinatore e finanziatore della ricostruzione in accordo con le autorità cittadine, prevedeva lo sfruttamento di questa piazza come mercato e per tale motivo fu stabilita anche la conformazione strutturale degli edifici che dovevano affacciarvisi. Giacché lo spazio venne ricavato dall'incrocio fra due strade, l'attuale via Giuseppe Garibaldi (un tempo chiamata via San Filippo e, successivamente, via Ferdinandea a causa della Porta Ferdinandea, che si trova alla sua fine e che rappresentava anticamente l'ingresso della città dal lato sud-ovest) e via Santa Maria della Lettera a nord che cambia nome in via Auteri a sud, la piazza assunse un disegno a croce greca con uguale spartizione degli spazi ad angolo nei quali si scelse di erigere edifici dotati di terrazzini loggiati. Così, nei primi decenni del XVIII secolo, non è sicuro per mano di quali architetti, in quella che sarebbe dovuta divenire una delle principali piazze del mercato catanese, sorsero quattro identici loggiati, ciascuno composto da 8 colonne in marmo bianco, che formarono una cornice quadrangolare lungo i perimetri del luogo ad eccezione delle quattro aperture stradali. Tali colonne furono recuperate da delle rovine di epoca romana, in particolare dai resti di una Basilica, sita ai tempi nei pressi dell'odierna Chiesa di Sant'Agostino, al quale fu poi annesso un Convento, e del Cortile San Pantaleone, dove si trovava il Foro romano di Catania. Esse furono messe in opera su eleganti plinti cubici in pietra lavica e su di queste furono sviluppate arcate a tutto sesto che, a loro volta, reggono i terrazzi dei palazzi nobiliari. Questi edifici (Palazzo Scammacca della Bruca a nord-est, Palazzo Asmundo di Gisira a sud-est, Palazzo Peratoner a sud-ovest e Palazzo Gagliani a nord-ovest) avrebbero dovuto tutti adeguarsi stilisticamente alle carte progettuali del XVIII secolo, e invece, a partire dal XIX secolo, tre dei quattro palazzi subirono modifiche ai secondi piani, dotati di finestre balconate quando sarebbero dovute essere semplici cornici quadre, e agli intonaci, che passarono dal grigio catanese al rosa. Solo Palazzo Scammacca della Bruca, il primo dei quattro ad essere stato realizzato, rimase del tutto fedele all'originario disegno e si presenta così ancora oggi. Bisogna precisare che detti cambiamenti furono abbastanza marginali guardando all'aspetto complessivo della sistemazione della piazza, in quanto essa appare ancora oggi estremamente omogenea e simmetrica nelle sue parti. Resta il fatto che i mercati storici di Catania sono ubicati altrove: a parte quello storico della "Fèra o Lùni" in Piazza Carlo Alberto, a nord-est di Piazza Stesicoro, vi è quello principale della Pescheria in Piazza Alonzo Di Benedetto, a sud-ovest di Piazza del Duomo, relativamente vicina a piazza Mazzini, la quale, molto probabilmente a causa dello sviluppo progressivo della città etnea e della crescita della sua popolazione, divenne troppo piccola per l'esercizio del suo stesso mercato, ovvero la "Fiera dei Morti", oggi tenuta invece in piazza Mercato Ortofrutticolo, nel quartiere San Giuseppe la Rena.

Santuario di Santa Maria dell'Aiuto
Santuario di Santa Maria dell'Aiuto

Il santuario di Santa Maria dell'Aiuto è un edificio di culto di Catania, ad angolo tra l'omonima via e la via Consolato della Seta, nel quartiere Santa Maria dell'Aiuto - San Giuseppe al Transito. Si tratta di un edificio di culto sorto nel XVII secolo e interessante meta del turismo religioso nella città per via soprattutto della riproduzione della Santa Casa di Loreto accessibile dall'interno della chiesa. A Catania esisteva presso il cortile della Misericordia un'antica e piccola chiesa dedicata al culto dei santi Pietro e San Paolo. Al suo esterno venne introdotto nel 1372 il culto della Madre di Dio e vi si espose un'icona di gusto bizantino ritenuta sin dall'inizio miracolosa e per questo fu chiamata Madonna dell'Aiuto. Il 3 novembre 1641 la congregazione mariana presente nella chiesa di Santa Marina (i cui resti si trovano nell'attuale via Pozzo Mulino) condusse solennemente la venerata tela dalla chiesa dei Santi Simone e Giuda, al tempio dei Santi Pietro e Paolo poco distante. L'immagine originariamente era, secondo testimonianza coeva o poco posteriore, esposta sulla strada, verosimilmente all'interno di un'edicola votiva. La scelta del trasferimento fu quindi dettata dalla necessità di trovare un tempio vicino e di dimensioni tali da poter garantire spazio a sufficienza per i numerosi fedeli e per festività solenni. Tuttavia per diversi autori passati il motivo principale era la frequenza delli miracoli. Oltre al numeroso popolo, anche il clero ed il Senato parteciparono con la loro rappresentanza, compreso l'allora vescovo di Catania Ottavio Branciforte, eletto tre anni prima. La chiesa di Santa Maria dell'Aiuto sorse quindi a seguito del terremoto del 1693 sui resti della chiesa dei Santi Pietro e Paolo su progetto di Antonino Battaglia. Negli anni 1740 vi si collocò per devozione da parte del canonico Giuseppe Lauria una riproduzione in scala ridotta della Santa Casa di Loreto. Il tempio, opera di diversi artisti, è un'originale rivisitazione in chiave settecentesca dell'originale edificio marchigiano. Nel XIX secolo si concluse la facciata realizzandone il campanile con orologio. Edificio a unica navata longitudinale conclusa da un profondo presbiterio preceduto da un ampio arco trionfale, la chiesa di Santa Maria dell'Aiuto è uno dei più caratteristici lavori del Battaglia. La facciata della chiesa è preceduta da un'ampia scalinata. Si presenta in due ordini di colonne a rocchi con capitelli corinzi e festoni distribuiti a numero di sei nel registro inferiore e quattro in quello superiore dove ai margini sono allocate le due statue in pietra calcare rappresentante i santi Pietro e Paolo. Nel centro del timpano campeggia il monogramma di Maria circondato da una gloria di sei angeli in marmo. Sopra al portone si trova uno scudo riproducente in marmo l'immagine della Madonna dell'Aiuto. Al lato destro si addossa la torre campanaria. All'interno, la volta è decorata da stucchi dorati e scritte e simboli mariani. Quattro sono gli altari laterali: sul primo a sinistra è esposta una tela di San Francesco di Sales del XVIII secolo; il secondo è dedicato al Crocifisso e ospita numerose reliquie; il primo a destra ospita una copia del martirio di Sant'Agata, opera di Filippo Paladini conservato nella Cattedrale; il secondo vi si venerano gli apostoli Pietro e Paolo. L'altare maggiore ospita l'icona di Santa Maria dell'Aiuto, conservatasi dopo il sisma, sebbene da tempo ridipinta. Così lo descriveva nel 1943 Salvatore Lo Presti sul Popolo di Sicilia: "L'altare Maggiore è una dolce sinfonia di marmi colorati e di esili colonne. Coronato da un movimentato gruppo in marmo simboleggiante il Padre Eterno assiso sopra le nuvole e circondato da cinque angeli, uno dei quali, alla sua sinistra sorregge un grosso globo, alle due estremità, all'altezza del ciborio, è adorno di due statue di media grandezza, raffiguranti, rispettivamente, S. Pietro e S. Paolo". Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di Santa Maria dell'Aiuto Santuario parrocchia S. Maria dell'Aiuto - La parrocchia, su santuariomadonnaiuto.it. Maria Teresa di Blasi, Il Filo d'Arianna - Chiesa di Santa Maria dell'Aiuto, Catania 1997, su comune.catania.it. URL consultato il 19 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).

Foro romano di Catania
Foro romano di Catania

Presso il Cortile di San Pantaleone a Catania rimangono i resti di quello che fu identificato quale il Foro Romano di Catania. Il presunto Forum si presentava come una serie di diversi edifici circondanti un'ampia area centrale che costituiva il "foro" vero e proprio. Tali edifici dovettero essere quasi certamente essere dei magazzini o negozi. Lorenzo Bolano descriveva nel Cinquecento la presenza di otto ambienti con copertura a vôlta a sud e altri quattro a nord (quasi certamente perduti questi ultimi con la creazione di Via del Corso, attuale via Vittorio Emanuele II). Il Bolano riferisce anche di un'ala occidentale distrutta ai suoi tempi. Il Bolano tuttavia lo descrive come un impianto termale, dato che la zona era soggetta a periodici fenomeni di allagamento. La struttura rimase così definita fino alle dovute correzioni del Biscari. Ancora Valeriano De Franchi, cartografo per l'opera del D'Arcangelo, ne traccia una prima planimetria dove la struttura viene chiamata Terme Amasene. Ai tempi del principe Ignazio Paternò Castello il pianterreno risultava essere già sepolto, mentre il secondo piano (cinque metri più in alto) era diventato residenza per molti popolani e i lati ridotti a due soltanto (quelli a sud e ad est) uniti ad angolo retto. Adolf Holm attesta esserci stati ai suoi tempi sette vani ad est e tre a sud e che questi furono chiamati "grotte di S. Pantaleo (...) per metà interrate e ridotte a povere abitazioni". Il Libertini, in nota al testo dell'Holm, fa presente come gli otto ambienti a sud persistano, mentre le strutture a est furono convertite in antico in un unico corridoio. La facciata era di circa 45 metri di lunghezza. Tuttavia le strutture riconosciute dal Libertini erano quelle del secondo piano, mentre cinque metri più sopra rimanevano i ruderi del piano interrato che potrebbero essere i locali di cui fa menzione l'Holm. Oggi del presunto foro rimangono soltanto un paio di ambienti attigui visibili a sud, con ingresso architravato sormontato da una apertura ad arco, molto simile nell'aspetto ai magazzini del Foro Traianeo, oltre alle aperture ad arco semplice. Della struttura a est rimangono i resti di una parete in opus reticulatum appartenenti ad uno dei magazzini. Tuttavia, in un lavoro del 2008, Edoardo Tortorici ha messo in dubbio la possibilità che si tratti di un foro, mettendo piuttosto la struttura a confronto con gli horrea noti. Il vicino Convento di Sant'Agostino pure conservava parte della struttura, forse una basilica, consistente in un grosso muro cui poggiava l'edificio religioso e trentadue colonne, prima del terremoto del 1693 componenti il chiostro del convento, in seguito poste a decoro dell'antico Plano San Philippo (oggi Piazza Giuseppe Mazzini). Da qui inoltre provengono il torso colossale di imperatore giulio-claudio e un lastricato in calcare un tempo esposti al Museo Biscari. Oggi il torso colossale è ospite al Castello Ursino. P. Carrera, Delle memorie historiche della città di Catania, Catania 1639. Ignazio Paternò principe di Biscari, Viaggio per tutte le antichita della Sicilia, terza edizione - postuma - Palermo 1817. A. Holm, Catania Antica, traduzione e note di G. Libertini, Catania 1925. Fabrizio Nicoletti (a cura di), Catania Antica. Nuove prospettive di ricerca, Regione Siciliana, Palermo 2015. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Foro romano di Catania