place

Cappella di Santa Maria del Principio

Cappelle della città metropolitana di NapoliChiese della diocesi di NolaChiese di Torre AnnunziataErrori di compilazione del template Edificio religioso - parametro Città deprecatoPagine con mappe
Voci con modulo citazione e parametro coautoriVoci con template Controllo di autorità ma senza codici
Chapel of Santa Maria del Principio in Torre Annunziata (Naples)
Chapel of Santa Maria del Principio in Torre Annunziata (Naples)

La Cappella di Santa Maria del Principio o Cappella di Santo Stefano e Santa Maria del Principio, è una cappella di Torre Annunziata risalente al XVII secolo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Cappella di Santa Maria del Principio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Cappella di Santa Maria del Principio
Carolina MacGillavrylaan, Amsterdam Oost

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Sito web Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Cappella di Santa Maria del PrincipioContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 40.76022 ° E 14.45813 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Science Park Amsterdam

Carolina MacGillavrylaan
1098 TW Amsterdam, Oost
Hollande-Septentrionale, Pays-Bas
mapAprire su Google Maps

Sito web
scienceparkamsterdam.nl

linkVisita il sito web

Chapel of Santa Maria del Principio in Torre Annunziata (Naples)
Chapel of Santa Maria del Principio in Torre Annunziata (Naples)
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Scavi archeologici di Oplonti
Scavi archeologici di Oplonti

Per scavi archeologici di Oplonti si intende una serie di ritrovamenti archeologici appartenenti alla zona suburbana pompeiana di Oplontis, seppellita insieme a Pompei, Ercolano e Stabiae dopo l'eruzione del Vesuvio del 79: oggi l'area archeologica è situata nel centro della moderna città di Torre Annunziata e comprende una villa d'otium chiamata «di Poppea» e una villa rustica detta «B» o «di Lucius Crassius Tertius». Le prime campagne di scavi nell'area oplontina furono effettuate prima nel '700 e poi durante la seconda metà del XIX secolo, anche se i primi scavi sistematici si sono svolti dal 1964 riportando alla luce la Villa di Poppea. Nel 1974 è stata rinvenuta la Villa di Lucius Crassius Tertius: le esplorazioni delle due strutture sono tuttavia incomplete. Dal 1997 l'area archeologica di Torre Annunziata, insieme a quella di Pompei e di Ercolano è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Nel 2023 gli scavi hanno fatto registrare 50 957 visitatori. I primi scavi per il recupero dell'area dove sorgeva l'antica Oplontis, un insediamento suburbano della vicina Pompei, con diverse attività commerciali e ville d'otium, seppellita durante l'eruzione del Vesuvio del 79, furono condotti per la prima volta durante il '700 da Francesco La Vega, il quale scavando un cunicolo nei pressi del canale Conte di Sarno riportò alla luce parte di una costruzione che venne denominata Villa A, in seguito Villa di Poppea: gli scavi vennero ben presto abbandonati per l'aria malsana che si respirava nella zona. Nel 1839 vennero effettuati altri scavi che riportarono alla luce il peristilio del quartiere servile della Villa A, oltre ad una fontana: per mancanza di fondi l'opera di scavo venne sospesa nel 1840 anche se, riconosciuta l'importanza del sito, i resti rinvenuti vennero acquistati dallo Stato. Una campagna di scavi ordinata venne nuovamente iniziata nel 1964, sempre nel sito della Villa di Poppea, dove furono alzate le mura e i tetti e furono restaurati pavimenti e mosaici. Durante i lavori per lo scavo delle fondamenta di una scuola, nel 1974, a circa 250 metri dalla Villa venne alla luce un nuovo edificio su due livelli con un peristilio centrale: si tratta di una villa rustica a cui fu dato il nome di villa di Lucio Crasso Tertius o Villa B. Nei pressi di questa villa fu inoltre ritrovato un tratto di strada e diverse altre piccole costruzioni. Nel 1997 gli scavi sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. La villa di Poppea, in un primo momento denominata «villa A», è stata scavata per la prima volta nel '700 con alterne fortune, mentre un recupero più ampio e sistematico si è avuto solo a partire dal 1968: si tratta di una villa d'otium dove comunque non mancavano sale dedicate alla produzione del vino e dell'olio. La villa, risalente al I secolo a.C. ed ampliata nel corso dell'età claudia, viene attribuita a Poppea Sabina per l'iscrizione dipinta su un'anfora, indirizzata ad un liberto della moglie di Nerone; al momento dell'eruzione del Vesuvio la villa era disabitata, forse in fase di restauro a causa del terremoto di Pompei del 62 e tutti gli oggetti sono stati ritrovati accantonati in alcune stanze. Ad oggi la costruzione non è ancora interamente scavata: l'area riportata alla luce corrisponde alla zona orientale, mentre l'ingresso principale e la zona occidentale sono ancora da recuperare ostacolati anche dalla presenza di una strada moderna ed un edificio militare. La pianta della villa è molto complessa e ancora oggi non redatta con certezza in quanto non esplorata totalmente e viene convenzionalmente divisa in quattro parti: le zone nord, sud, ovest e est. Nella parte nord è presente un ampio giardino nel quale sono state rinvenute diverse sculture in marmo ed è stato possibile ricostruire i calchi delle radici di grandi alberi, ossia degli ulivi, anche se fino a poco tempo fa si credeva potessero essere o dei melograni o degli oleandri. Nella zona sud invece si trova un altro giardino circondato da un colonnato su tre lati: sono stati oggi piantati alberi di alloro, che si pensa fossero anche presenti al momento dell'eruzione. Nella parte ovest è presente l'atrio con un compluvium che raccoglieva l'acqua piovana nell'impluvium: le decorazioni della sala sono in secondo stile ed è molto utilizzata la tecnica del trompe l'oeil per raffigurare ambientazioni architettoniche e colonnati. La cucina presenta un banco in muratura con un ripiano sovrastante adibito a piano cottura, mentre nella parte sottostante piccoli vani con forma a semicerchio probabilmente contenevano legna da ardere; una vasca era probabilmente utilizzata per lo scarico di liquidi. Il triclinium, nella zona in cui si trovava probabilmente la mensa, è adornato con un mosaico con figure romboidali mentre nel resto della sala si riscontrano affreschi in secondo stile raffiguranti colonne dorate decorate con rampicanti: tra le decorazioni, una graziosa natura morta rappresentante un cestino con fichi. Seguono due saloni: uno aperto verso il mare con un'unica parete affrescata con rappresentazioni di un santuario di Apollo, pavoni e maschere teatrali, mentre nel secondo salone, più grande, sono rappresentati un cestino di frutta coperto da un velo semitrasparente, una coppa di vetro contenente melograni, una torta poggiata su un supporto e una maschera teatrale. La villa era dotata anche di un quartiere termale: il calidarium ha pareti affrescate in terzo stile, dove l'opera principale è il mito di Ercole nel giardino delle Esperidi; gli affreschi del tepidarium sono a fondo nero o rosso scuro, secondo quanto indicato dal quarto stile pompeiano. Nella zona ovest è inoltre presente un cubicolo dove è stato possibile ottenere i calchi della porta in legno e della finestra ed un piccolo peristilio le cui pareti sono decorate con fasce grigie e nere e dove è presente il larario decorato in quarto stile e con la trave di sostegno originale posta sopra la nicchia seppur carbonizzata. Nella parte est della villa sono presenti due sale poste in modo speculare una all'altra: nella prima non ci sono dipinti ma solo una zoccolatura in marmo ed una pavimentazione incompleta con alcune piastrelle in marmo, segno che la villa era in ristrutturazione; la seconda sala presenta decorazioni in quarto stile. Segue una sala priva di affreschi con le pareti in bianco, rosso, giallo e nero riservata agli ospiti, un piccolo viridario con decorazioni in secondo stile raffiguranti piante, fontane ed uccelli e due saloni speculari: il primo che presenta una nicchia semicircolare nella quale era alloggiata una scultura mentre il secondo è identico al precedente con la presenza di marmi alle pareti. Nella villa è infine presente una grande piscina di 61 metri di lunghezza e 17 di larghezza, pavimentata in cocciopesto e risultava adornata ai bordi con statue di marmo, copie di epoca romana di originali greci: attorno sorgeva un prato con platani, oleandri e limoni. La villa di Lucius Crassius Tertius risale al II secolo a.C. e deve il suo nome ad un sigillo in bronzo rinvenuto nell'area della costruzione, che reca proprio questo nome: scoperta nel 1974 a seguito dei lavori di costruzione di una scuola, si ritiene che sia una villa rustica, sia per il tipo di struttura sia per i reperti ritrovati. Lo scavo della villa non è ancora terminato e non è visitabile. La villa si sviluppa intorno ad un peristilio costituito da un porticato con due ordini di colonne doriche in tufo grigio: intorno al peristilio si aprono delle stanze adibite a magazzini, dove al loro interno sono state ritrovate suppellettili, pelli, ceramica, paglia carbonizzata ed una grande quantità di melograni utilizzati per la concia delle pelli. Inoltre è stato rinvenuto anche un fornello in pietra con una pentola contenente resine di conifere, utilizzata per la manutenzione delle anfore: infatti circa 400 anfore si trovavano nella villa al momento dello scavo e con molto probabilità venivano utilizzate per la lavorazione dei prodotti agricoli e il trasporto del vino. La villa era abitata al momento dell'eruzione; infatti nelle stanze adiacenti, caratterizzate da soffitto a volta, sono stati trovati i corpi di 54 individui e nelle loro vicinanze anche gioielli e monete, sia in oro che in argento, i cosiddetti Ori di Oplontis. Il piano superiore della villa invece era invece la zona residenziale della domus: gli ambienti sono decorati sia in quarto stile pompeiano sia in secondo con la tecnica schematizzata, risalente all'età repubblicana. Dal piano superiore proviene anche una scatoletta in legno contenente gioielli in oro ed argento, 170 monete, unguentari, stecche in osso e diversi monili: tra i gioielli si riconoscono orecchini di tipo a spicchio di sfera, a canestro con quarzi incastonati oppure pendenti con perle, collane molto lunghe con grani in oro e smeraldo, bracciali di tipo tubolare decorati con gemme e smeraldi ed anelli con gemme lisce o incise con figure di animali o divinità. A nord della villa sono presenti alcuni edifici a due piani: si tratta probabilmente di soluzioni indipendenti dalla villa, che si affacciano direttamente sulla strada. Con molta probabilità queste costruzioni venivano usate come botteghe con abitazione al piano superiore. Imponente villa, scoperta durante lo scavo della trincea per la costruzione della strada ferrata in prosecuzione da Portici verso Torre Annunziata, è quella di Caio Siculi. Fu riseppellita e troncata in due per detta strada ferrata e i reperti rinvenuti furono trasportati al Museo archeologico nazionale di Napoli. Noto l'affresco raffigurante il mito di Narciso ed Eco con lo sfondo del monte Parnaso. Le Terme del console Marco Crasso Frugi risalgono al 64 e i ruderi sono visibili lungo la via litoranea Marconi e all'interno delle attuali Terme Vesuviane, complesso termale fondato dal generale Vito Nunziante nel 1831 sul luogo delle antiche terme. Lorenzo Fergola e Mario Pagano, Oplontis - Le splendide ville romane di Torre Annunziata, Reggio Emilia, T&M 1998. ISBN 88-87150-02-8 Oplontis Torre Annunziata Cassata di Oplontis Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su scavi archeologici di Oplonti Sopraintendenza Archeologica di Pompei - Scheda su Oplontis e i suoi scavi, su pompeiisites.org. URL consultato il 28 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Sito dei Beni Culturali - Villa di Poppea/Oplontis, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 3 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2012).

Basilica Ave Gratia Plena
Basilica Ave Gratia Plena

La basilica Ave Gratia Plena, o santuario della Madonna della Neve, è un edificio di culto cattolico di Torre Annunziata, situato nel quartiere Annunziata in piazza Giovanni XXIII, dedicato alla Madonna della Neve. Fa parte dell'8º decanato della Diocesi di Nola. Venne costruita originariamente nel 1319 ad opera del principe Nicolò D'Alagno, feudatario del posto, con il nome di "chiesa dell'Annunciata". Nella basilica si conserva un'antica icona della Madonna. Secondo la tradizione popolare, il 5 agosto del 1354, nel giorno della festa della Madonna della Neve, l'effigie fu trovata da alcuni pescatori nella acque antistanti lo scoglio di Rovigliano, rinchiusa in una cassa; si decise quindi di custodirla nella chiesa dell'Annunziata, dedicata da allora alla Madonna della Neve. I fedeli attribuiscono all'icona sacra la protezione, invocata anche con processioni penitenziali, ottenuta in occasione delle incursioni piratesche del XVI secolo, delle epidemie del 1764 e del 1817, della siccità del 1777, del colera del 1836-37, e soprattutto delle eruzioni vesuviane del 1631, 1794, 1906 e 1822, quest'ultima data ricordata con solenni celebrazioni ogni 22 ottobre. Sotto Carlo III di Borbone la chiesa divenne abbazia. Il 25 ottobre 1856 venne eretta come parrocchia, e nel 1953 divenne santuario della diocesi di Nola. Nel luglio 1979 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Torre Annunziata Disastro di Torre Annunziata Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Parrocchia "Maria SS. Della Neve" - Sito ufficiale, su basilicadellaneve.it. URL consultato il 25 settembre 2021.

Palazzo Criscuolo
Palazzo Criscuolo

Il Palazzo Criscuolo (già Palazzo Gargano) è un edificio di Torre Annunziata, ubicato tra corso Vittorio Emanuele III e Piazza Giovanni Nicotera. Il palazzo fu eretto da Nicola Gargano, un imprenditore (commerciante di grano), intorno al 1860. Attualmente è sede dell'amministrazione comunale. Palazzo gentilizio, di due piani, è sviluppato intorno ad un cortile centrale, abbellito al piano terra da un piccolo portichetto ed al piano superiore da un ballatoio. Anni addietro, al primo piano, esisteva una cappellina privata, con la volta decorata da stucchi ancora oggi visibili in alcuni uffici comunali. Gli ambienti che danno su Largo Porto anticamente erano usati come deposito di grani, mentre oggi sono stati riqualificati ad uso degli uffici comunali. Nel 1880 il palazzo passò in proprietà ad Anassimene Criscuolo dal quale nel 1897 il Comune di Torre Annunziata ne acquistò una parte. Fu ulteriormente abbellito con due lampioni in ghisa e da un orologio a pesi, ancora oggi esistenti e funzionanti. Nel 2007 durante i lavori di restyling è scoppiato un incendio di lieve entità subito domato dai vigili del fuoco. Durante gli stessi lavori di ristrutturazione, sono venuti alla luce degli affreschi di interesse storico. Il suo uso è finalizzato ad un uso di rappresentanza istituzionale, in quanto il cuore dell'amministrazione comunale è dislocato negli uffici di via Dante. Giovanni Di Martino e Carlo Malandrino, Torre Annunziata tra vicoli e piazze. Storia di territorio e urbanesimo, D'Amelio editore, Torre Annunziata, 1986 Torre Annunziata Biblioteca comunale Ernesto Cesaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Criscuolo Sito ufficiale del Comune di Torre Annunziata, su comune.torreannunziata.na.it.

Stazione di Torre Annunziata Marittima

La stazione di Torre Annunziata Marittima è una stazione ferroviaria della città di Torre Annunziata dedicata esclusivamente al traffico merci. Rappresenta il capolinea del raccordo ferroviario di Torre Annunziata, una linea ferroviaria che la collega con la stazione di Torre Annunziata Centrale, sulla ferrovia Napoli-Salerno, tramite una diramazione dalla stessa in direzione Napoli. Risulta attualmente non più utilizzata. Nel 1886, esattamente il 15 aprile, fu inaugurato il raccordo di Torre Annunziata, che collegava la stazione di Torre Annunziata Centrale con la stazione di Torre Annunziata Marittima: era un raccordo di grande importanza in quanto smaltiva l'intenso traffico merci che arrivavano via mare nel porto di Torre Annunziata. Nel 1905 fu approvato un disegno di legge, la legge 22 aprile 1905, n. 137 (chiamata legge Fortis ed entrata in vigore il 1º luglio 1905), che diede inizio al processo di statalizzazione delle ferrovie italiane, che portò sotto il controllo diretto dello Stato anche la stazione di Torre Annunziata Marittima. Nel 1946 in questa stazione esplose un convoglio ferroviario carico di tritolo, che distrusse totalmente il centro storico della città, evento ricordato come il "disastro di Torre Annunziata". Verso la fine degli anni ottanta, era cessato del tutto il traffico ferroviario sul raccordo con la stazione a causa dell'avvento del trasporto su gomma dagli anni sessanta in poi. Da allora è in uno stato di totale abbandono ed utilizzato solo per le manovre da e per la stazione di Torre Annunziata Centrale. Il 9 aprile 2001 vi fu l'affidamento della stazione a Rete Ferroviaria Italiana. La stazione è formata da 7 binari, tutti tronchi, serviti da diverse banchine, tutte di diversa altezza per permettere meglio lo scarico e il carico delle merci. Da qui partivano dei binari di raccordo che terminavano direttamente sul porto di Torre Annunziata: anche questo raccordo non è più in funzione ed in parte asfaltato. Il movimento passeggeri è sempre stato assente perché la stazione non svolge alcun servizio passeggeri. Il traffico merci invece è stato molto elevato sia a livello di convogli in arrivo e partenza, sia di manovre di carri e di spostamenti verso il porto. Quando la stazione era in funzione, veniva utilizzata soprattutto per l'interscambio fra treno e navi. Con il boom del trasporto su gomma tale funzione è andata via via sparendo, portando la stazione alla chiusura. 1905. La nascita delle Ferrovie dello Stato, a cura di Valerio Castronovo, con saggi di Adriana Castagnoli, Andrea Giuntini e Sara Piccolo, e con una documentazione di Maria Rosaria Ostuni, Milano, Leonardo International, 2005, ISBN 88-88828-37-0. La gestione di Stato delle ferrovie italiane (1905-1955). Monografie, presentazione di Giovanni Di Raimondo, realizzazione della Sezione Documentazione del Servizio Personale ed Affari generali curata da Raffaele Meliarca, Renato Proia e Carlo Chini, Roma, Ferrovie dello Stato, 1956. Torre Annunziata Raccordo ferroviario di Torre Annunziata Storia e immagini delle stazioni di Torre Annunziata, su stazionidelmondo.it. URL consultato il 13 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2009). Rosario Serafino, Il raccordo Torre Annunziata Centrale - Torre Annunziata Marittima, su lestradeferrate.it, 24 agosto 2010.