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Terremoto di Diano Marina del 1887

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CarteSeisme1887
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Il terremoto di Diano Marina colpì la località e i dintorni, il 23 febbraio 1887, provocando danni estesi a zone distanti dall'epicentro. È stato il sisma più disastroso mai avvenuto in Liguria. La prima scossa giunse alle 6:22, e fu seguita da un'altra alle 6:29 ed una terza alle 8:51, quest'ultima di particolare intensità. Dopo la prima scossa gli abitanti erano fuggiti dalle case; non si erano ancora avuti i danni maggiori e molti tornarono nelle abitazioni a raccogliere i loro averi. Sopraggiunsero allora le due scosse maggiori (la più forte di magnitudo 6,5) che rasero al suolo quasi tutto e provocarono un'ecatombe. A Diano Marina non rimase una sola casa intatta: un terzo del paese era totalmente raso al suolo; le vittime vennero calcolate inizialmente a 300 e successivamente a 500. Terminati i soccorsi, le vittime totali del sisma saranno 644, la maggior parte delle quali (220) a Bajardo, sepolte crollo della volta di una chiesa, affollata quel giorno per la celebrazione del mercoledì delle ceneri. I soccorsi immediati furono insufficienti. Dalla casa del sindaco dianese Ardizzone si fece una prima distribuzione di pane per i sopravvissuti. Sul luogo arrivarono subito il generale del Regio Esercito Maurizio Gerbaix de Sonnaz, il maggiore dei Carabinieri Reali e l'ingegner Normand, del Genio Civile. I lavori di salvataggio furono intrapresi da due Compagnie del Quattordicesimo Fanteria, che estrassero numerosi cadaveri dalle rovine. In mancanza di soccorsi, di medicamenti, di medici (era presente il solo medico di Diano), il cimitero era colmo di cadaveri, accatastati gli uni sugli altri, i feriti erano portati su vagoni ferroviari e si sperava nel prossimo arrivo di una compagnia del Genio. Giunsero in loco i deputati Antonio Capoduro e Vincenzo Massabò; tra i giornalisti erano presenti solo quelli de Il Secolo XIX e Amato dell'Epoca Democratica. Nei giorni successivi i sismologi Giuseppe Mercalli e Torquato Taramelli furono inviati dal ministro Bernardino Grimaldi sui luoghi del sisma, per raccogliere dati sull'evento; proprio l'analisi della situazione catastrofica trovata in Liguria fu d'ispirazione per Mercalli per l'elaborazione dell'omonima nuova scala, più complessa e completa, per la valutazione dei danni sismici che sarà pubblicata nel 1902. Tra i vari soccorritori spiccò l'intervento del tenente dei Carabinieri Reali conte Luciano Vittorio Emanuele Francesco Ponci (Parma, 1862 - Milano, 1931), in servizio presso la Legione CC. di Torino, per quest'evento decorato con Medaglia d'Argento al Valor Civile (Regio Decreto del 9 febbraio 1888), la cui motivazione recita: "In data 23 febbraio 1887 adoperandosi in Diano Marina con manifesto rischio della vita in soccorso delle persone pericolanti tra le macerie di case rovinate dal terremoto che desolò la Liguria Occidentale". Tra gli edifici distrutti vi fu la chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate, dove proprio il giorno prima il pittore savonese Lazzaro De Maestri aveva completato i suoi affreschi. La scossa di terremoto venne avvertita fino a Montpellier a ovest, fino a Basilea a nord e fino alla Sardegna settentrionale a sud. A Torino si registrarono tremori alla Mole Antonelliana, al tempo ancora in costruzione. I danni furono rilevati dal geologo italiano Arturo Issel nel dipartimento delle Alpi Marittime fino al paese di Clans, nella valle del fiume Tinea; vi furono danni rilevanti a Grasse e le scosse furono poco sentite tra Villefranche-sur-Mer e Beaulieu-sur-Mer, mentre Castiglione e Mentone furono gli unici centri che subirono danni gravi. Si verificò anche un maremoto, con onde alte fino a quattro metri ad Alassio dopo che il mare si era ritirato di ben 30 metri dalla costa tra Mentone e Albissola Marina, provocando danni. Il totale degli sfollati nell'area colpita fu calcolato in circa 20.000. Secondo la legge del 31 maggio 1887, emanata dal governo Depretis VIII, i comuni colpiti furono 106 nell'attuale provincia di Imperia e 37 nell'attuale provincia di Savona, per un danno economico totale di 15.409.842 lire (esclusi otto comuni). Porto Maurizio: alcune case crollate; un morto e 8 feriti. Aurigo: 10 morti e un ferito. Cervo: un morto e 4 feriti. Pantasina: un morto e 3 feriti. Diano Castello: 32 morti e 15 feriti. Diano Marina: un terzo delle case abbattute; 190 morti e 102 feriti. Oneglia: molte case crollate; 20 morti, tra i quali un soldato, e 25 feriti, tra i quali 10 soldati e 3 carabinieri. Piani: un ferito. Valloria: un morto e 3 feriti. Villatalla: un morto e 5 feriti. Apricale: sette feriti, ridotto a stuolo di macerie, senza vittime, essendo gli abitanti in quel momento usciti di casa per il viatico. Bajardo: allora di 1 700 abitanti, con 226 morti, quasi tutti (224) rimasti sepolti nel crollo della chiesa, e 60 feriti. Bussana: 53 morti e 27 feriti; fu ridotta in macerie e venne ricostruita a valle come Bussana Nuova. Camporosso: un ferito. Castellaro: 38 morti e 65 feriti. Castelvittorio: cinque morti e due feriti. Ceriana: cinque morti e 12 feriti Coldirodi: due feriti. Molini di Triora: molti danni. Montalto Ligure: un morto e sei feriti; il paese fu completamente distrutto. Pompeiana: cinque morti e sette feriti. Taggia: otto morti e cinque feriti. Triora: due morti e sei feriti. Vallecrosia: due morti e cinque feriti. Ventimiglia: nessuna vittima, ma moltissimi danni ad abitazioni e fabbricati. Albenga: tre feriti. Alassio: quattro morti e tre feriti. Andora: due morti e 16 feriti. Bardino Nuovo: un ferito. Campochiesa: due feriti. Finalborgo: sette feriti. Finalmarina: un ferito. Finalpia: due morti e un ferito. Pietra Ligure: tre feriti. Savona: diverse case crollate, 10 morti, 15 feriti di cui 4 gravi; negozi chiusi, municipio e sottoprefetto radunati nel giardinetto pubblico. Albissola Marina: tre morti e 10 feriti. Albisola: alcune case crollate, 2 morti. Altare: crollato il campanile dell'oratorio di San Sebastiano. Cogoleto: un ferito. Loano: danneggiato il tetto del duomo, che verrà poi abbattuto e ricostruito in forma di cupola. Noli: 16 morti e 17 feriti, crollarono varie case. Quiliano: danneggiato uno dei campanili della chiesa del S.S. Salvatore, in località Valleggia. Urbe: danneggiata la chiesa di San Giacomo il Maggiore, nella frazione di Martina Olba. Vado Ligure: un ferito. Vezzi Portio: un morto e un ferito. Mentone: nessuna vittima, gravi danni alle abitazioni. Castillon: due vittime, paese distrutto e ricostruito più in basso. La Bollène-Vésubie: due vittime. Entrevaux: una vittima in frazione Saint-Pierre, lievi danni. Le Bar-sur-Loup: due vittime, gravi danni ad alcune abitazioni. Nizza: due vittime, distrutta la scuola materna del quartiere Saint-Etienne e particolarmente colpita la città vecchia. Marsiglia: una vittima e lievi danni agli edifici più vecchi. AA.VV., 1886-1986, Il Secolo XIX, Genova, 1986 p. 7-8 Arturo Issel, Il terremoto in Liguria del 1887, Tipografia Nazionale, Roma, 1888, su archive.org. Terremoti in Italia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su terremoto di Diano Marina del 1887 Sintesi delle conoscenze sulla sismotettonica della Liguria occidentale ed influenza sui parametri di hazard Il terremoto sul sito del Corriere della Sera, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014). Cronaca del terremoto riportata dal Corriere della Sera,26-27 febbraio 1887 (PDF), su storing.ingv.it. URL consultato il 26 maggio 2024. (FR) Le séisme ligure par azurseisme.com, su azurseisme.com. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2015). (FR) Détails des effets en Ligurie (1887 - Italie) Archiviato il 6 ottobre 2014 in Internet Archive. del sisma del 1887

Estratto dall'articolo di Wikipedia Terremoto di Diano Marina del 1887 (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Terremoto di Diano Marina del 1887
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Circondario di Porto Maurizio
Circondario di Porto Maurizio

Il circondario di Porto Maurizio era uno dei circondari in cui era suddivisa la provincia di Nizza; in seguito alla cessione di Nizza alla Francia passò alla provincia di Porto Maurizio. In seguito all'annessione della Lombardia dal Regno Lombardo-Veneto al Regno di Sardegna (1859), fu emanato il decreto Rattazzi, che riorganizzava la struttura amministrativa del Regno, suddiviso in province, a loro volta suddivise in circondari. Il Circondario di Porto Maurizio fu creato come suddivisione della provincia di Nizza; nel 1860, con la cessione del nizzardo alla Francia, la parte di quella provincia rimasta al Regno di Sardegna fu costituita in provincia autonoma (provincia di Porto Maurizio). In realtà però esisteva già dal 1815 come provincia del Regno di Sardegna, in seguito all’annessione del Ducato di Genova e con le medesime funzioni del successivo circondario. Il Circondario di Porto Maurizio fu abolito dai fascisti nel 1926, nell'ambito della riorganizzazione della struttura statale. Nel 1863, la composizione del circondario era la seguente: mandamento I di Borgomaro Aurigo; Borgomaro; Candeasco; Caravonica; Carpasio; Cesio; Conio; Lucinasco; Maro Castello; San Bartolomeo ed Arzeno; San Lazzaro Reale; Torria; Ville San Pietro; Ville San Sebastiano mandamento II di Diano Marina Cervo; Diano Arentino; Diano Borello; Diano Calderina; Diano Castello; Diano Marina; Diano San Pietro; San Bartolomeo dei Cervi; Villafaraldi mandamento III di Dolcedo Dolcedo; Moltedo Inferiore; Moltedo Superiore; Pantasina; Pianavia; Pietra Bruna; Prelà; Tavole; Valloria Marittima; Vasia; Villatalla mandamento IV di Oneglia Bestagno; Borgo Sant'Agata; Castelvecchio di Santa Maria Maggiore; Chiusanico; Chiusavecchia; Costa d'Oneglia; Gazzelli; Olivastri; Oneglia; Pontedassio; Sarola; Villa Guardia; Villa Viani mandamento V di Pieve di Teco Aquila di Arroscia; Armo; Borghetto di Arroscia; Cartari e Calderara; Cenova; Cosio di Arroscia; Lavina; Mendatica; Moano; Montegrosso Pian Latte; Pieve di Teco; Pornassio; Ranzo-Pieve; Rezzo; Ubaga; Vessalico mandamento VI di Porto Maurizio Caramagna Ligure; Civezza; Piani; Poggi; Porto Maurizio; Torrazza

Impero (torrente)
Impero (torrente)

L'Impero (Impêu in ligure) è un torrente della provincia di Imperia. La parte alta del corso dell'Impero è anche denominata Maro, nome dal quale derivano quelli di alcuni centri abitati come Borgomaro o Maro Castello. La parte più bassa della valle invece prende a volte il nome di Valle di Oneglia, specie in passato. Sulla cartografia ufficiale della Regione Liguria il torrente è chiamato Impero per tutta la sua lunghezza. Il torrente nasce presso il Monte Grande e scendendo verso sud-est segna per un certo tratto il confine tra i comuni di Aurigo e Borgomaro. In corrispondenza della frazione San Lazzaro Reale riceve da sinistra l'apporto del torrente Trexenda, poi ruota verso sud e bagna i territori di Chiusanico, Lucinasco, Chiusavecchia, Pontedassio e sfocia infine nel Mar Ligure a Oneglia (Imperia). Dà il nome alla Valle dell'Impero. Anche i territori di Caravonica e di Cesio sono compresi nel bacino dell'Impero. A monte di San Lazzaro Reale, luogo della confluenza tra il Trexenda e l'Impero (che in questo tratto viene anche denominato Maro), quest'ultimo riceve i rii sotto elencati. Destra idrografica: rio Butasso, rio Noceto, rio Ponte, rio Ciappa, rio Rovera, rio Pian Cappello rio Fonti del Maro; sinistra idrografica: rio Calanche, rio Lavandero, rio Lacori, rio Cardéi. Il Trexenda (o Tresenda, o Tregenda) nasce col nome di rio Caravonica dal monte Mucchio di Pietre e riceve in destra idrografica il rio Bramoso e il rio Acquafredda. Ha un bacino di 13,3 chilometri quadrati. A valle di San Lazzaro Reale, luogo della confluenza tra il Tresenda e Maro, il torrente Impero riceve i rii sotto elencati, i più a valle dei quali non sono permanenti ma vanno di solito in secca per vari mesi all'anno. Destra idrografica: rio Maddalena, rio Olivastri, rio Baghi, rio Delle Ville, rio Aribaga, rio Ramà; rio Ca Doria rio Trexenda (loc Borgo d'Oneglia) sinistra idrografica: rio Lavandero, rio Candelero, rio Viésci, rio Rocca, rio Monti, rio Sgorreto, rio Oliveto. Pare che il suo nome abbia origine dall'epoca prima di Cristo degli antichi romani (Imperum), poiché per qualche tempo rappresentò la linea di confine dell'avanzante Impero (imperium) di Roma in Italia. Dal 1923 dà nome alla città d'Imperia, nata dall'unione dei due ex-comuni limitrofi di Oneglia e Porto Maurizio e di altri nove più piccoli (i comuni di Borgo Sant'Agata, Caramagna Ligure, Castelvecchio di Santa Maria Maggiore, Costa d'Oneglia, Moltedo superiore, Montegrazie, Piani, Poggi e Torrazza). Il torrente è considerato di scarsa potenzialità per quanto riguarda la pesca; nella zona a monte di Borgomaro il popolamento ittico vede le trote che convivono con i ciprinidi, mentre verso il mare questi ultimi diventano del tutto prevalenti. Comprende varie specie di uccelli: folaghe, cormorani, gabbiani, gallinelle d'acqua, aironi, anatre, oche, piccioni, rondoni e, più di rado, fagiani e fagiani di monte. Come mammiferi si possono incontrare topi, gatti selvatici, cinghiali e raramente ghiri, volpi, tassi e ricci; verso sera si possono anche osservare i pipistrelli. D'estate ci sono, tra i rettili, piccole bisce e lucertole. Alla foce del torrente è diffuso il pesce cefalo. Elenco dei fiumi italiani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Impero Torrente Impero su fipsas.it, su fipsas.it (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2014).

Provincia di Imperia
Provincia di Imperia

La provincia di Imperia è una provincia italiana della Liguria di 207 889 abitanti. Confina a nord con il Piemonte (provincia di Cuneo), a est con la provincia di Savona, a ovest con la Francia (dipartimento delle Alpi Marittime nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra), a sud con il mar Ligure. Il capoluogo è Imperia, superato per popolazione comunale da Sanremo. Altre cittadine rilevanti sono Ventimiglia, Taggia e Bordighera. La provincia occupa la parte più occidentale e meridionale della Liguria. Essa si divide, storicamente, in tre comprensori: imperiese, sanremese, ventimigliese. Il territorio dell'attuale provincia apparteneva storicamente alla provincia di Nizza. Con il trattato di Torino del 1860 la maggior parte della provincia venne ceduta alla Francia, e la parte rimasta al Regno di Sardegna, composta dei circondari di Porto Maurizio e di San Remo ma con l'esclusione di Briga e Tenda, andò a costituire la provincia di Porto Maurizio. Nel 1923, in seguito alla fusione del capoluogo Porto Maurizio nella nuova città di Imperia, la provincia assunse l'attuale denominazione. Nel mese di maggio del 1945 parte del territorio della provincia fu occupato dalle truppe francesi, con l'intento di annetterselo. Fu solo l'ordine perentorio del presidente statunitense Harry Truman ad imporre il ritiro all'armata di De Gaulle oltre Ventimiglia. Dal 1º gennaio 2018 i comuni della provincia sono passati da 67 a 66, a causa della fusione di Montalto Ligure e Carpasio nel nuovo ente denominato Montalto Carpasio. Stemma Dal 1860 il capoluogo era Porto Maurizio e il primo stemma della provincia era d'argento al cavaliere armato al naturale, con nella sinistra uno scudo d'argento alla croce di rosso, e nella destra una spada. Il campo dello scudo è talvolta descritto d'azzurro. Intorno al 1905 venne utilizzato un emblema che consisteva nello stemma di Sanremo con le insegne della casa reale: di rosso, all'albero di palma al naturale, terrazzato di verde e sinistrato dal leone coronato d'oro; al capo di Savoia. Nel 1923, quando i comuni di Porto Maurizio, Oneglia e altri minori furono uniti per formare il comune di Imperia, la provincia assunse l'attuale denominazione e lo stemma ufficiale ancora oggi in uso venne concesso con regio decreto del 13 febbraio 1927. Dal 1933 al 1943 era ornato dal capo del Littorio. Gonfalone Il gonfalone, concesso con decreto del presidente della Repubblica del 26 ottobre 1955, è costituito da un drappo di azzurro. La Provincia di Imperia è tra le istituzioni decorate al valor militare per la guerra di Liberazione insignita il 6 luglio 1979 della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2014 i cittadini stranieri residenti nella provincia di Imperia erano 23 104, pari al 10,66% dell'allora popolazione provinciale. Il comune con il più alto numero di stranieri residenti è Sanremo (5 862), mentre Airole si conferma l'ente comunale dove la percentuale di residenti stranieri, rispetto alla popolazione italiana, è più alta con il dato del 28,24%. Montegrosso Pian Latte è l'unico comune dove non vi sono registrate presenze straniere. La religione prevalente è il cattolicesimo; la provincia imperiese è divisa tra le diocesi di Albenga-Imperia e Ventimiglia-San Remo. Tra le principali città d'arte della provincia spiccano Ventimiglia (grotte preistoriche, area archeologica romana, città medioevale e Giardini di Villa Hanbury, questi ultimi simbolo della città), Imperia (il cui simbolo è il Duomo, che è anche la chiesa più grande della Liguria) e Sanremo (con il suo celebre Casinò in stile Liberty e la Chiesa Russa). Dolceacqua e Bordighera sono state il soggetto di opere pittoriche di Monet. Alcuni paesi dell'entroterra sono considerati veri e propri "musei a cielo aperto", nonché menzionati tra i borghi più belli d'Italia (Apricale ne è un esempio). Il settore economico si basa essenzialmente sul turismo, con centri balneari internazionali che offrono ai turisti svariati servizi (vedi Turismo). L'agricoltura, sviluppata principalmente nelle piane Intemelia, Argentina e Dianese, oltre che sui colli litoranei e del primo entroterra, si basa essenzialmente su tre prodotti di qualità: i fiori (soprattutto nella fascia che va da Ventimiglia a Sanremo), la vite (Rossese di Dolceacqua, Rossese della Riviera dei Fiori, Vermentino, Pigato, Fragolino, Ormeasco, Piemattone sono tra i vini più ricercati) e l'olivo (Intemelio, Taggiasco, Imperiese, Golfo Dianese). L'allevamento del bestiame è praticato soprattutto nelle zone montane dell'alto comprensorio Intemelio, nel Pievese e nella zona del Col di Nava. L'industria si concentra principalmente ad Imperia, Ventimiglia e nelle valli Argentina-Armea, e si sviluppa per lo più nel settore alimentare, edile, e della floricoltura industriale. Il terziario è principalmente sviluppato nelle maggiori città: Imperia, Sanremo e Ventimiglia. Le principali mete costiere del turismo, per balneazione, clima e arte sono Sanremo, Ventimiglia, Imperia, Bordighera, Taggia, Diano Marina e Ospedaletti. Tra i centri turistici dell'entroterra notevolissimi sono Dolceacqua (dominata dal Castello dei Doria, a cui si accede attraversando uno scenografico ponte sul Nervia), Pigna (centro d'arte e termale), Rocchetta Nervina (il più importante centro per ciò che riguarda le escursioni, anche grazie ai suoi "laghetti"), Perinaldo (con il famoso osservatorio astronomico "Cassini"), Seborga (nota per la rivendicazione d'indipendenza), Triora (famosa per i processi per stregoneria), Pieve di Teco (cittadina dai caratteristici portici), la stazione sciistica di Monesi e Ceriana in valle Armea (chiesa romanica del XII sec., vestigia romane e il "canto a Bordone"). La provincia vanta una lunga tradizione nell'organizzazione di eventi sportivi internazionali: la città di Sanremo ospitò già negli anni 1930 un importante Torneo scacchistico internazionale, un'edizione del Campionato internazionale di scherma ed un Gran Premio automobilistico. Tra il 2002 e il 2010 si è tenuta la Sanremo Tennis Cup, mentre è appuntamento annuale il Rally di Sanremo, che tra il 1973 e il 2003 fece parte del Campionato del mondo rally. La principale società calcistica della provincia è la Sanremese, che ha disputato numerosi campionati nazionali inclusi tre di Serie B. Attualmente milita in Serie D e disputa le proprie partite interne nello stadio comunale, l'impianto più capiente della provincia. Disputa il campionato di Eccellenza la seconda società calcistica del territorio per tradizione sportiva: l'Imperia, che ha preso parte in passato a campionati professionistici. In provincia di Imperia è posto l'arrivo di una delle più celebri classiche del ciclismo: la Milano-Sanremo, che si disputa dal 1907 e fa parte del circuito UCI World Tour. Sanremo è anche stata sede di arrivo di tappe del Giro d'Italia per tredici volte. Nel 2022 è stata anche sede di partenza della tredicesima tappa, con arrivo a Cuneo. La Rari Nantes Imperia ha vinto uno Scudetto, due Coppe LEN e una Supercoppa LEN nella pallanuoto femminile. Tra gli sportivi originari della provincia, il pallavolista Giacomo Giretto si è laureato campione ai mondiali di Grecia 1994, mentre il tennista Fabio Fognini ha vinto il torneo di doppio maschile agli Australian Open nel 2015. La Provincia è servita da strade statali e provinciali, dall'autostrada A10, da alcune circonvallazioni o tangenziali cittadine, da tre linee ferroviarie, ed è posta al centro fra due aeroporti. Da Ventimiglia si originano due autostrade: A 10, detta "Autofiori", verso Savona e Genova. Gli svincoli sono San Bartolomeo al Mare, Imperia est, Imperia ovest, Arma di Taggia - Sanremo est, Sanremo ovest, Bordighera, Ventimiglia. A 8, detta "La Provençale", verso Nizza sino ad Aix-en-Provence (A8 francese). Il primo svincolo (Mentone) si trova in Francia. Via Aurelia Lungo tutta la provincia, parallela alla costa, si trova la strada statale S.S. 1, meglio conosciuta come Aurelia, che dal Confine di Stato giunge a Roma. Statale del Colle di Tenda Sita ad ovest cinge la provincia, perpendicolarmente alla costa, la risale lungo il fiume Roia dal centro di Ventimiglia per raggiungere Torino, passando per Breglio, Tenda, Limone Piemonte, Cuneo e Moncalieri (S.S. 20). La tratta in territorio francese, dal confine di Fanghetto a quello del Colle di Tenda, è denominata RN 204. Oggi il secondo tronco italiano, denominato anche Via Europae e circoscritto ai comuni di Ventimiglia, Airole e Olivetta San Michele, assolve inoltre alla funzione di tangenziale della città di confine. Statale del Colle di Nava Strada statale, collega il capoluogo Imperia con il Piemonte, attraversando i comuni di Pontedassio, Pieve di Teco, Pornassio, Ormea (Cuneo) raggiungendo infine il comune di Genola, nei pressi di Fossano Statale della Valle Arroscia Strada statale-regionale (S.S. 453) che collega Pieve di Teco, capoluogo della valle Arroscia, ad Albenga, capoluogo ingauno, in provincia di Savona, per una lunghezza complessiva di più di 23 km. Strada statale della Valle Argentina Convertita da Provinciale a Statale, questa strada, che segue il corso del fiume Argentina partendo da Molini di Triora, permette agli abitanti dell'entroterra imperiese di raggiungere Taggia con i suoi monumenti storici, Taggia "Levà" con le sue aree industriali e Arma di Taggia, centro turistico di fama internazionale. La denominata S.S. 548, che si colloca a metà strada tra la S.S. 20 e la S.S. 28, nel pieno centro della provincia, permette di raggiungere tra gli altri la cittadina di Triora, famosa per vicende storiche di stregoneria. Oggi la S.S. 548, nel tratto compreso nel comune di Taggia, svolge la funzione di arteria tangenziale cittadina. Strade provinciali Corrono parallele e trasversali alla costa, spesso con sinuosi percorsi, lungo le principali piane, valli o risalendo i rilievi, e svolgono due importanti funzioni: una di comunicazione, permettendo agli abitanti dell'entroterra di raggiungere i maggiori centri urbani; l'altra di percorso turistico per scoprire le bellezze paesaggistiche delle zone collinari e montuose. Tra le più importanti: la S.P. 64 della Valle Nervia, che va da Ventimiglia a Buggio; la S.P. 59, che da Piani di Vallecrosia raggiunge Perinaldo risalendo la val Verbone; le S.P. 57 e 58, che partendo da Bordighera portano rispettivamente a Seborga e a Vallebona; la S.P. 55, che da Poggio di Sanremo, risalendo la valle Armea, conduce a Ceriana e Bajardo; le S.P. 36 e 37, che da Diano Marina raggiungono tutti i centri del relativo entroterra; la S.P. 50 che da Riva Ligure giunge a Pompeiana, dove si trova il SIC "Prau Grande" habitat naturale della rara lucertola ocellata. Inoltre le maggiori località vallive e collinari sono collegate tra loro da ulteriori strade provinciali, che rappresentano una via di comunicazione alternativa sia alle più grandi S.P. che si innestano con la S.S. 1, che alla S.S. 1 stessa. Nel territorio provinciale esistono le seguenti tangenziali o circonvallazioni: Tangenziale di Sanremo (S.S. 1 Aurelia bis) Collega varie zone di Sanremo (Borgo Tinasso, area ospedaliera, San Martino, Valle Armea) con la stazione dei treni di Taggia-Arma e la SP548 della Valle Argentina. Si presenta nel tratto più a levante con caratteristiche tali che fanno di essa un'autostrada non a pedaggio, lunga all'incirca 8.5 km. L'intero tracciato, una volta completato, dovrebbe essere lungo circa 14 km e comprenderà altri due svincoli e il collegamento al casello autostradale di Sanremo ovest. Circonvalmonte di Bordighera Parte dalla panoramica Via dei Colli, che cinge il paese medioevale e, inerpicandosi sulla collina alle spalle della città moderna, scende verso essa, attraverso la sua naturale prosecuzione costituita dalla Via Coggiola che s'innesta sulla Via Romana, nel centro cittadino. La circovalmonte bordigotta, nel punto di unione tra i suoi due tronchi, Via dei Colli e Coggiola, si inserisce nell'A 10 con il casello autostradale di Bordighera. Circonvallazione di Camporosso La circonvallazione di Camporosso corre lungo il fiume Nervia e cinge ad est il centro, collegandolo con i quartieri balneari, agricoli, industriali e commerciali della città, e con altre località come Dolceacqua, Ventimiglia e Bordighera, grazie alla S.P. della Val Nervia e l'alternativa Via Braie. Da Ventimiglia si originano le tre linee ferroviarie che si trovano nella provincia: Ventimiglia-Genova; Ventimiglia-Nizza-Marsiglia; Ventimiglia-Cuneo-Torino. Le stazioni ferroviarie sono: Diano; Imperia; Taggia-Arma; Sanremo; Bordighera; Vallecrosia; Ventimiglia; Bevera; Airole; Olivetta San Michele. La provincia è servita dagli aeroporti di Nizza e di Genova. L'amministrazione provinciale ha sede ad Imperia, nel rione di Porto Maurizio, in viale Giacomo Matteotti 147. L'amministrazione provinciale è attualmente governata da una grande coalizione, eletta nell'elezioni provinciali di secondo livello del 12 maggio 2019. Appartengono alla provincia di Imperia i seguenti 66 comuni: Di seguito è riportata la lista dei dieci comuni della provincia ordinati per numero di abitanti al 31 dicembre 2021: Armo con i suoi 119 abitanti è il comune con meno abitanti della provincia. Le comunità montane nel territorio provinciale imperiese (e ligure in generale) furono istituite in gran parte nel 1973 dopo il riconoscimento ufficiale delle stesse con la Legge Regionale n. 1102 del 3 dicembre 1971. Da ovest ad est dei confini provinciali nacquero quindi le seguenti entità montane: Comunità montana dell'Olivo, Comunità montana Alta Valle Arroscia, Comunità montana Argentina Armea e Comunità montana Intemelia. Con le nuove disposizioni della Legge Regionale n. 6 del 1978 la comunità montana assumeva, direttamente dalla Regione, le funzioni amministrative in materia di agricoltura, sviluppo rurale, foreste e antincendio boschivo. Tra il 2009 e il 2010 con la disciplina di riordino delle comunità montane, regolamentate con la Legge Regionale n. 24 del 4 luglio 2008 e in vigore dal 1º gennaio 2009, si attuarono le prime sostanziali modifiche territoriali e dei requisiti di riferimento con le conseguenti soppressioni e/o accorpamenti degli enti montani. Conseguentemente alla legge finanziaria statale del 2011 tutte le comunità montane provinciali e regionali sono state definitivamente cancellate (la Liguria è stata la seconda regione d'Italia ad attuare tale provvedimento dopo l'analoga iniziativa della capofila Sardegna) con la Legge Regionale n. 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1º maggio 2011. Queste le Unione di comuni della provincia imperiese: Unione dei comuni del Golfodianese e i suoi Borghi; Unione dei comuni dell'Alta Valle Arroscia; Unione dei comuni della Valle del San Lorenzo; Unione dei comuni della Valle Impero e della Valle del Maro; Unione dei comuni delle Valli Argentina e Armea; Unione dei comuni delle Valli Nervia e Roja; Unione dei comuni montani della Valle Prino; Unione dei comuni Villaregia. Queste le unioni di comuni soppresse o sciolte: Unione dei comuni della Val Merula e di Montarosio (dal 2014 al 2019). Guido Rovesti, Le piante aromatiche e medicinali spontanee della Provincia di Porto Maurizio, Porto Maurizio, Comitato provinciale per le piccole industrie, 1923. Andrea Gandolfo, La Provincia di Imperia. Storia, arti, tradizioni, Torino, Blu edizioni, 2005, ISBN 978-88-7904-011-2. Riviera dei Fiori Pista ciclabile della Riviera Ligure Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su provincia di Imperia Sito ufficiale, su provincia.imperia.it. Impèria (provincia), su sapere.it, De Agostini.

Oneglia
Oneglia

Oneglia (Ineja in Ligure (Onegliese); Inêia o anche Önêgia(ital.) in Ligure (Genovese); Oneille in Francese) insieme con Porto Maurizio, dal 1923, è uno dei due centri abitati che formano il Comune di Imperia. Per secoli capitale del Principato di Oneglia, stato indipendente all'interno dalla Repubblica di Genova. È definito dagli strumenti urbanistici del comune come una unità insediativa. In forte contrasto con la vicinissima Porto Maurizio, che è costruita su un promontorio, Oneglia occupa una zona alluvionale alla foce del torrente Impero. Le zone residenziali più recenti si sono arrampicate sulle colline circostanti, ma il centro storico sorge sulla zona pianeggiante prospiciente il mare. Oneglia, il cui nome richiamerebbe forse un antichissimo insediamento preaugusteo (pagus Unelia), ha le sue origini sulla collina di Castelvecchio, uno dei probabili sex oppida (insediamenti fortificati) dei Liguri Ingauni, che domina il torrente Impero, dove sorge la chiesa di Santa Maria Maggiore e si intravedono ancora i resti di una torre del castello. La Ripa Uneliae era invece un borgo di pescatori in riva al mare, probabilmente nella zona dell'attuale Borgo Peri (alla periferia est dell'abitato). Con la caduta dell'Impero romano dopo il V secolo si ebbe la devastazione da parte dei barbari (Eruli e Goti), tornata libera sotto i Bizantini dopo le guerre gotiche vi fu una breve ripresa che durò fino alla conquista longobarda del 641. Con l'invasione dei Longobardi di Rotari nel 642 fece poi parte del Regno longobardo sotto il ducato di Liguria. Appartenne in seguito al dominio franco. La tradizione la vuole distrutta dai Saraceni nel X secolo. Il nome Unelia compare per la prima volta in un trattato di alleanza fra Albenga e Pisa datato 9 agosto 1145. Nel 1100 divenne un feudo dei vescovi di Albenga, che però dovettero richiedere l'intervento genovese per controllare i fieri abitanti della zona (si ha notizia di una rivolta nel 1233), poi, dal 1298, Oneglia entrò in possesso della potente famiglia Doria (vi nacque l'ammiraglio Andrea Doria) che la eresse a principato. Intanto a Porto Maurizio si era insediato il Vicario della Riviera Occidentale, rappresentante del potere di Genova nel territorio da Savona a Ventimiglia. All'incirca nella zona sul mare vicina alla foce del torrente Impero, attualmente occupata dall'ex tribunale (nella piazza intitolata a Edmondo De Amicis), una lapide ricorda che proprio lì sorgeva fino all'Ottocento un castello di difesa eretto nel 1488 dalla famiglia Doria, ora scomparso. Il castello era parte della stessa cinta muraria della città e aveva quattro torri e un fossato, a somiglianza dei castra romani che sorgevano lungo i "valli" (le mura poste a difesa dei confini dell'impero). Allora, la cinta muraria comprendeva una zona prospiciente il mare, estremamente stretta (molto più limitata dell'attuale centro storico) a testimonianza di quanto fossero piccole le città medievali. Nel 1576, un ramo della famiglia Doria vendette il principato di Oneglia a Emanuele Filiberto di Savoia, trasferendosi in Piemonte ed ottenendo in cambio i feudi di Cirié e del Maro e di Prelà. Casa Savoia acquistò il titolo di principe di Oneglia, che si aggiunse ai numerosi altri titoli nobiliari posseduti dai vari rami di questa casata. Il Principato di Oneglia divenne così uno dei tanti "stati dei duchi di Savoia", infatti, i territori posseduti da Casa Savoia non erano uno Stato unitario, bensì un insieme di Stati sovrani indipendenti con diverse giurisdizioni, culture e lingue, uniti insieme da un'Unione personale. Ciò rese ancor più forte l'isolamento territoriale che ha caratterizzato Oneglia nel corso del Medioevo. Nel 1735 il principato di Oneglia si ampliò con l'annessione di ulteriori territori della Liguria: l'acquisizione del marchesato di Balestrino e dei distretti di Montegrosso Pian di Latte, Pornassio, Rezzo, Testico e Stellanello. Nel corso della guerra della prima coalizione, Oneglia è oggetto delle attenzioni del governo rivoluzionario di Francia. Dopo aver conquistato Nizza, il generale francese Anselme, di concerto con l'ammiraglio Truguet, progetta la conquista della città ligure di Oneglia. Il 23 novembre 1792 la flotta francese si presenta di fronte alla città e una delegazione è inviata presso le autorità cittadine per trattare la resa, ma essa viene ricevuta a colpi di fucile, che feriscono l'ufficiale comandante la delegazione e uccidono sette delegati a lui vicini. La città è bombardata il giorno stesso e occupata l'indomani e viene abbandonata dalle truppe francesi solo dopo averla saccheggiata. Due anni dopo, alla testa di tre brigate di fanteria Napoleone Bonaparte, generale di brigata, combatte contro una divisione austriaca e s'impadronisce del forte di Oneglia (8 aprile 1794). Sotto il dominio francese, l'amministrazione è affidata nell'aprile del 1794 a un commissario rivoluzionario nella persona di Filippo Buonarroti, che conduce un ordinamento amministrativo e politico secondo i suoi orientamenti socialisti, cioè il tentativo di attuare l'abolizione di tutti i privilegi, il censimento dei ricchi e delle loro rendite con specifiche imposizioni fiscali, la distribuzione a buon prezzo del grano ai poveri, il censimento degli indigenti, la vendita dei beni mobili e immobili di coloro che avessero osteggiato la repubblica, l'applicazione della Legge del maximum dei prezzi per non rovinare le risorse del paese, la lotta contro i falsi assegnati, l'istituzione dei Comitati di Istruzione e di scuole primarie e secondarie per una formazione gratuita, popolare e laica. Nel corso della Campagna d'Italia, nel giugno 1797, Bonaparte pone fine alla storica Repubblica di Genova. Nasce la Repubblica Ligure. Tornata sotto il controllo piemontese nel 1798 Oneglia sabauda resiste all'assedio della Repubblica Ligure. Nel dicembre dello stesso anni re Carlo Emanuele è costretto ad abdicare e Oneglia entra nella Repubblica ligure nel Dipartimento di Capo Verde. Nel 1805, la Repubblica Ligure e quindi anche Oneglia, entrano a far parte dell'Impero Francese. Oneglia è un Circondario nel Dipartimento di Montenotte. Dopo l'abdicazione di Napoleone del 1814 Oneglia è parte dell'effimera Repubblica Genovese. Caduto definitivamente l'Impero napoleonico, il Congresso di Vienna del 1815 stabilisce che, come tutta la Liguria, il territorio imperiese venga annesso al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I. Nel 1818, Oneglia insieme con Sanremo e Nizza diventa capoluogo di provincia della Divisione di Nizza mentre Porto Maurizio viene nominato Capoluogo di Mandamento. Nel 1846 vi fu costruito un importante penitenziario di massima sicurezza, con vari bracci che si dipartivano dalla costruzione centrale, che occupava una grande area appena dietro l'abitato, non molto più piccola dell'intera città di Oneglia. La sua fama sinistra si diffuse tristemente in tutto il Regno d'Italia. Il penitenziario fu successivamente smantellato dopo essere rimasto pesantemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Infine fu unificata nel 1923 ad altri comuni nel nuovo comune di Imperia. Il 29 gennaio 1580 Emanuele Filiberto accordò ad Oneglia il titolo di Città e uno stemma che recava nella metà superiore l'emblema dei Savoia, croce bianca su fondo rosso, e nella metà inferiore un olmo, simbolo di libertà comunale, che nella trasposizione nello stemma di Imperia verrà cambiato in un olivo. Sorge nel centro storico, la chiesa, in stile tardo barocco genovese, fu progettata dall'architetto Gaetano Amoretti e consacrata nel 1762. Il 24 giugno 2017 invece fu eretta a basilica minore. Chiesa di Santa Maria Maggiore, a Castelvecchio. Chiesa di San Camillo. Chiesa di San Biagio - dell'Annunziata (ex Padri Minimi), in piazza Calvi. Chiesa de Santi Sebastiano e Rocco, situata vicino ad uno degli oratori più antichi della città e della Diocesi di Albenga-Imperia. Chiesa di Nostra Signora di Loreto, costruita intorno al XV secolo, dal 1878 è sede della confraternità di San Martino, a Borgo Peri. Chiesa di San Luca, in Via Fanny Roncati Carli. Chiesa di Cristo Re, in stile neo-rinascimentale e costruita negli anni 30 del Novecento, a Borgo San Moro. Chiesa della Sacra Famiglia, in via Spontone. Palazzo Doria (casa natale dell'Ammiraglio Andrea Doria). Villa Bianca (detta Villa Grock, dal nome del celebre clown svizzero che la commissionò al geometra Ventimiglia negli anni venti) in stile Liberty, ha un padiglione delle feste e un giardino animato da una piscina attraversata da un piccolo ponte coperto che sovrasta giochi d'acqua. Casa Rossa, villa su Capo Berta, fu dimora del poeta Angiolo Silvio Novaro. Il "Cremlino", in stile rinascimentale con torre, fu la sede comunale di Oneglia. Caffè Pasticceria Piccardo, è un locale storico di centenaria tradizione, unico bar della Provincia di Imperia ad essere iscritto all'associazione dei Locali storici d'Italia, segnalato da numerose guide italiane e straniere come meta prediletta del turismo d'élite internazionale, in Piazza Dante. Il "Collegio", il grande palazzo attualmente adibito a edificio scolastico è stato, appunto, nel Settecento un collegio degli Scolopi, che ha dato il nome dialettale alla piazza (U Culéggiu), In piazza Ulisse Calvi. Fontana di Piazza Dante, nel centro storico, fu costruita nella seconda metà del XX secolo dal sindaco Carlo Gonan. Le vecchie mura di Oneglia, nel centro storico, che una volta circondavano il comune e che tuttora non c'è ne quasi rimasto nessun segno, gli unici "resti" si possono trovare dietro Piazza Ulisse Calvi o alla "Spianata" Borgo Peri, dove sulla pavimentazione c'è segnato il contorno di una delle vecchie torri. Piazza Dante, piazza principale della città, strutturata in stile neoclassico, nata nel 1820 e che negli anni ha subito delle modifiche (per esempio all'inizio si chiamava Piazza Maria Cristina, intitolata cosi in onore della moglie del re Carlo Felice, poi Piazza Maria Teresa, sempre in onore della moglie del re Carlo Alberto) fino ad arrivare al 1891 dove assume l'attuale aspetto con l'inaugurazione del Palazzo Comunale di Oneglia e nel 1921 viene intitolata al poeta fiorentino. I Portici di Via Bonfante, in stile neoclassico di gusto tipicamente sabaudo (i portici vennero realizzati nel periodo in cui la Liguria faceva parte del Regno di Sardegna). Giardini Toscanini, in centro città, dove all'interno si possono ancora vedere i resti delle vecchie Carceri. Busto del Generale argentino Manuel Belgrano (di origini liguri), creatore della bandiera argentina. Gli abitanti di Oneglia vengono spesso chiamati Ciantafùrche ("costruttori di forche") poiché costruivano il patibolo in uno scoglio piatto sul mare (e Giustìçe - Le Giustizie), in una zona fra le due località, ora interrata; mentre quelli di Porto Maurizio vengono detti Cacelòtti poiché nei secoli scorsi la famiglia locale dei Cacello forniva i boia per le esecuzioni capitali. Una delle confraternite, quella della Santissima Trinità, aveva fra i propri fini anche quello di raccogliere denaro per poter riscattare i cittadini caduti prigionieri dei pirati. Una delle spiagge di Oneglia è detta della Galeazza, dal nome di un grande scoglio triangolare affiorante dall'acqua che ricorda la vela latina delle galee, le tipiche imbarcazioni dei pirati. Quando si fa riferimento al campanilismo tra Oneglia e Porto Maurizio spesso, a causa dei rapporti che aveva il Principato di Oneglia con gli altri stati dei duchi di savoia, si pensa che tra le due sia stata Oneglia ad aver ricevuto più "influenze" da parte loro, tuttavia è curioso sapere che in realtà sia l'opposto. Infatti ad Oneglia i costumi, anche a causa della netta prevalenza di una società "contadina", rimasero sempre più grezzi e popolari. Al contrario la società di Porto Maurizio, più mondana a causa del loro porto commerciale frequentato da tutto il mediterraneo, era riuscita a famigliarizzare di più con i costumi sabaudi e anche ad intrattenere fitti scambi con il sud francese. Ad Oneglia sono tipici i cognomi: Amoretti, Acquarone, Berio, Belgrano, Gorlero, Marvaldi ecc... che hanno la caratteristica di essere specifici della città, al più della Riviera di Ponente. Questa "localizzazione" nella diffusione è dovuta anche alla grande "chiusura" territoriale e politica di cui ha goduto la città nel corso dei secoli; che esercitava anche su gran parte dell'entroterra imperiese con il Principato di Oneglia. A Porto Maurizio, invece, data la sua grande esposizione come importante porto commerciale, meta di molteplici rotte provenienti da tutti i paesi Mediterranei e non, primeggiano anche cognomi con una grande diffusione nell'Italia meridionale come Vassallo e Sasso Farinata con cipollotti Panissa Brandacujun Pissalandrea Gobeletti Cima all'onegliese Quando ancora era un comune autonomo, Oneglia aveva come principali attività industriali la produzione e la commercializzazione di olio d'oliva. Nell'entroterra è ancora molto diffusa la olivicoltura. La varietà di oliva tipica del territorio è quella taggiasca, localmente detta anche pignola d'Oneglia relativamente piccola e scura, che dà un olio particolarmente delicato e pregiato. A Oneglia è anche presente la storica azienda dell'Olio Carli e un Museo dell'Olivo situato presso lo stabilimento Fratelli Carli in via Garessio, la storica via degli oleifici. Una delle maggiori attività industriali, ora molto ridotta, è stata a lungo quella della fabbricazione della pasta (gli antichi fidéi di semola o vermicelli, costruiti artigianalmente). Il pastificio della famiglia Agnesi (che trasferì parte della produzione da Pontedassio a Oneglia), resta uno degli edifici più imponenti, in pieno centro. Nel periodo intorno alla prima guerra mondiale Oneglia fu scelta, a causa della lontananza dai possibili teatri di operazioni militari, come sede adatta a un'industria siderurgica (le cosiddette Ferriere) che ha dato il nome alla zona circostante. Questa fonderia, fondata nel 1906 dalla società Siderurgica Ligure Occidentale, occupava entrambe le rive della foce del torrente Impero e produceva sia laminati (fino a 25.000 tonnellate l'anno) sia lingotti d'acciaio (50.000 tonnellate l'anno). Rimase attiva fino al 1930 quando fu smantellata poco dopo essere diventata una proprietà Ilva. I grandi scheletri di cemento armato dei capannoni industriali sono stati abbattuti negli anni novanta dall'amministrazione comunale, suscitando molte polemiche per la sparizione di questo reperto di archeologia industriale. Nel 1997 l'intero complesso è stato cintato e catalogato come monumento e ne restano solamente tre alte ciminiere in mattoni e un basso edificio fatiscente alla foce del torrente Impero. Alcune piccole attività industriali (es. la Lavanda Coldinava per la distillazione e commercializzazione della lavanda), un tempo diffuse a livello nazionale, sono da tempo sparite, come anche le attività portuali, oggi fortemente ridotte, che hanno per anni avuto un certo sviluppo, ad esempio negli anni settanta (commercio di parti industriali verso la Russia) e prima ancora come porto di imbarco della produzione di auto Fiat verso il sud Italia. La maggior parte della popolazione lavora oggi nel terziario, ma l'industria olivicola sopravvive soprattutto in produzioni di qualità e ogni anno viene tenuta la rassegna "Olioliva" dedicata all'olio e ai prodotti tipici liguri e della dieta mediterranea. La località era servita dalla stazione ferroviaria di Imperia Oneglia, sulla linea Genova-Ventimiglia, sostituita nel 2016 dalla nuova stazione unificata di Imperia in seguito al raddoppio e allo spostamento a monte della ferrovia. Il trasporto pubblico è svolto con autoservizi effettuati dalla Riviera Trasporti. Fra il 1893 e il 1895 la città era collegata alla vicina Porto Maurizio tramite una tranvia a cavalli. Nel 1926 fu inaugurata sul medesimo tracciato una tranvia elettrica gestita dalla Società Tranvie Elettriche Provincia di Imperia (STEPI), che rimase in esercizio fino al 1947. Collegiata di San Giovanni Battista (Imperia) Imperia Principato di Oneglia Edmondo De Amicis Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oneglia (EN) Oneglia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Sito ufficiale del comune di Imperia, su comune.imperia.it. URL consultato il 14 gennaio 2024.

Stazione di Imperia Oneglia
Stazione di Imperia Oneglia

La stazione di Imperia Oneglia era una stazione ferroviaria posta sulla ferrovia Genova-Ventimiglia che serviva il rione di Oneglia della città di Imperia. Nella notte fra il 1º e il 2 novembre 2016 la linea Genova-Ventimiglia venne interrotta fra le stazioni di Alassio e di Diano Marina, per permettere alcuni lavori propedeutici all'attivazione del nuovo tracciato a doppio binario. La stazione (insieme a quella di Porto Maurizio) è stata chiusa il 28 novembre 2016 ed è stata sostituita da una nuova situata a monte con il nome di Imperia a partire dall'11 dicembre 2016. Il desiderio del Comune sarebbe destinarlo ad un futuro uso commerciale, alberghiero e residenziale. La stazione di Oneglia era una stazione in superficie passante e si componeva di 3 binari passeggeri serviti da banchine collegate da un sottopassaggio e di un binario tronco, utilizzato principalmente per i servizi diretti verso Cuneo o Limone Piemonte, quindi da Minuetti Diesel. Era presente inoltre un binario non adibito a servizio passeggeri, supportato da alcuni deviatoi di manovra. Il fabbricato principale ospitava la sala d'attesa, i locali dei dirigenti movimento e il posto di polizia ferroviaria. Altri tre fabbricati, di cui uno di grandi dimensioni, ora in disuso, erano situati all'interno del vecchio scalo merci, molto utilizzato in passato in quanto garantiva il collegamento diretto con il porto tramite una linea di binari incastonata nelle vie della città. La grande mole di traffico era da addebitarsi alla produzione e al commercio della pasta Agnesi dell'omonimo stabilimento, che sorge poco lontano dalla stazione presso la foce del torrente Impero. Il complesso si inserisce sulla sponda sinistra del torrente immediatamente dietro allo stabilimento dell'azienda Fratelli Carli. La stazione era in un tratto di linea a binario unico, segue la già citata stazione di Imperia Porto Maurizio e precede la stazione di Diano Marina oltre ad alcune brevi gallerie che permettono ai convogli di passare sotto parte della città. La stazione, che RFI classificava nella categoria silver, disponeva di: Biglietteria automatica Sale d'attesa Distributori automatici di snack e bevande Parcheggio di scambio Sottopassaggio Servizi igienici Posto di Polizia ferroviaria L'impianto era servito da collegamenti regionali e alcuni regionali veloci nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria. Non effettuano fermata gli Intercity Milano-Ventimiglia e Ventimiglia-Milano, che fermavano però alla stazione di Imperia Porto Maurizio. La linea era capolinea di un servizio regionale per Ventimiglia e di un diretto per Torino. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Imperia Oneglia

Porto Maurizio
Porto Maurizio

Porto Maurizio (localmente U Portu) è, assieme a Oneglia (da cui è divisa dal torrente Impero), uno dei due abitati che formano la città di Imperia. È definito dagli strumenti urbanistici del comune come una unità insediativa.Prima di essere accorpato con Oneglia, in un unico Comune, Porto Maurizio fino al 1923 è stato un Comune autonomo, nonché capoluogo dell'allora Provincia di Porto Maurizio. Di probabili origini romane, Porto Maurizio nel Medioevo è stato un Comune autonomo, anche se legato da stretti patti di alleanza e dipendenza alla vicina e potente Repubblica di Genova, noto in tutto il Mediterraneo per la produzione ma soprattutto il commercio dell'olio di oliva. Dopo il periodo napoleonico fu annesso al Piemonte e poi confluì nel Regno d'Italia. Durante la prima guerra mondiale, dal maggio 1917, era sede di una Sezione Idrovolanti che nella primavera 1918 diventa 267ª Squadriglia che rimane fino al 30 gennaio 1919. Nel 1923 si fuse con Oneglia e altri centri minori nel nuovo comune di Imperia. Precedentemente all'unificazione con Oneglia, Porto Maurizio aveva come stemma una differente rappresentazione grafica. Dopo essersi unito con Oneglia, ha trasformato il proprio stemma con questa rappresentazione: L'aspetto della città di Porto Maurizio verso la metà del secolo XVIII è documentato con notevole precisione da una nitida tavola ad acquarello dell'atlante Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in Terraferma, compilato e terminato in Genova nel 1773 dal colonnello Matteo Vinzoni, dopo lunghi anni di studi e di lavoro alla ricerca del materiale necessario alla sua pubblicazione. Il Vinzoni aveva visitato Porto Maurizio quasi vent'anni prima, tra il febbraio e il marzo del 1754, accolto con cordiale curiosità dagli Anziani che gli misero a disposizione due facchini per aiutarlo nella misurazione delle strade e delle piazze, e nei rilevamenti topografici. Per alcuni giorni dunque, il cartografo, con il suo piccolo seguito di aiutanti e il pittoresco armamentario di aste, fettucce metrate, strumenti di misura e paletti colorati, percorse più volte le contrade della città e le borgate, diventando certo un personaggio popolare. Quindi seguendo le linee della mappa da lui tracciata, è un poco come se potessimo accompagnarlo per le strade portorine di duecento e più anni fa. Alla città di Porto Maurizio, che il Vinzoni vide «situata sopra un colle che dà in mare, cinta di forti muraglie, coi suoi baluardi…» facevano corona, nel secolo XVIII, tre ricche e popolose borgate, oltre al Borgo Parasio, l'agglomerato centrale della città stessa: a levante la Marina, così denominata per essere sempre stata il naturale approdo marittimo portorino, a ponente la Foce, sorta allo sbocco del torrente Caramagna, e a settentrione la Fondura, venutasi a formare in una zona bassa e pianeggiante suddivisa in numerosi fondi agrari e appezzamenti di terreno coltivato. Nella zona a ponente di Porto Maurizio sorgevano inoltre alcuni piccoli agglomerati di minore importanza: il Monte, i Cappuccini, Villa Gandolfi, la via Crosa e il Prino, detto anticamente "Case di San Nicheroso" (da una chiesetta oggi scomparsa). A nord della città, nell'immediato entroterra, gli unici insediamenti erano costituiti dai gruppi di case dell'Armanna e della Pacialla. L'abitato storico principale occupa quasi interamente il promontorio sul mare di fronte a Oneglia, detto Parasio, in dialetto Pařàxu (dal Palatium, un antico torrione quadrato usato come fortezza e come carcere - al suo posto, sulla sommità del promontorio, c'è ora una piazzetta alberata). Il quartiere, ancora oggi quasi completamente pedonale e con i caratteristici carùggi (vicoli) che intrecciano la strada principale che sale a spirale fino alla cima, era cinto di mura, dal Medioevo in avanti abbattute e ricostruite più esternamente per poter difendere e contenere l'abitato in crescita e poterle adeguare alle diverse tecniche militari. In particolare, il tessuto urbano è costituito da ellissi concentriche che seguono le curve di livello del terreno, collegate da scalinate trasversali secondo un impianto urbano a schema tipicamente strategico-difensivo. Fino all'Ottocento la densità degli edifici era ben maggiore di adesso: quasi tutti gli spazi aperti che si possono osservare oggi erano occupati da costruzioni poi abbattute per vari motivi (principalmente perché malsane e pericolanti), ad esempio il torrione detto Parasio, il vicino Oratorio della Buona Morte, l'antico Duomo barocco che sorgeva in uno dei punti più alti, un complesso di costruzioni pubbliche adibite a mercato coperto (i Maxelli) e un edificio adibito a teatro, oggi del tutto scomparsi. C'erano addirittura vie pensili, che in certi punti (come nella zona dei Macelli, oggi ridotta a un terrapieno a tre stretti livelli) formavano un vero e proprio intrico, anche considerando i molti archetti di collegamento fra le case, eretti con scopi di irrobustimento ma anche per permettere la fuga in caso di pericolo. Molti di questi archi, tipicamente liguri, sono ancora visibili oggi. Dopo la rivoluzione francese e la fine del lungo periodo passato sotto la Repubblica di Genova, le mura, divenute inutili, furono quasi completamente abbattute e sulla spianata di uno dei baluardi della cerchia più esterna (quello della Nunziata) fu costruito il nuovo Duomo di san Maurizio, per sostituire quello più antico, divenuto angusto e pericolante. Il Parasio perse così l'alto campanile sulla cima del borgo, ancora visibile nelle stampe risalenti agli inizi dell'Ottocento. Fino ai primi del Novecento il Parasio era a picco sul lato a mare (solo alcune porticine nelle mura aprivano una ripida via di fuga verso gli scogli in caso di necessità), e la strada nazionale verso la Francia passava nell'interno della cittadina, in vie divenute troppo strette per il crescente traffico. Così fu costruito l'odierno Corso Garibaldi che aggira il promontorio sul lato verso il mare. La Foce è l'antico e suggestivo borgo di pescatori di Porto Maurizio e prende il nome dalla foce del torrente Caramagna, intorno alla quale sorgono le case. È dotata di un porticciolo per barche da pesca (i gozzi) intitolato al marinaio Emanuele Aicardi caduto al Pireo il 25 gennaio 1941. Alla Foce è possibile vedere la casa natale di Giacomo Sciorato eroico generale in Sudamerica il quale, già Colonnello della squadra orientale uruguaiana tra il 1837 e il 1842, arruolò Giuseppe Garibaldi attribuendogli il grado di capitano. Sulla facciata della casa si può leggere la lapide in marmo bianco a lui dedicata da Bartolomeo Bossi. L'antico arco di Sant'Anna che anticamente sorgeva a fianco di una chiesetta coprendone l'ingresso, oggi in disuso ma ancora visibile, e che era munito di possenti battenti che rendevano sicuro il borgo dalle incursioni via mare. La presenza della chiesetta è documentata dal secolo XV come "oratorio di S. Nicolò" ed era sede del Consolato dei marinai. Il 15 luglio 1537, un gruppo di saraceni sbarcati nottetempo presso "i tre scogli", nella zona oggi detta "le Ratteghe", penetrarono nell'oratorio catturando e poi uccidendo le due guardie che ivi dormivano: Aloise Bruno ed Etolo Aicardi. Tali cognomi ancora oggi sono tipici del Borgo della Foce. Oltrepassato l'arco di Sant'Anna si entra in un nucleo che subì trasformazioni nel Seicento e Settecento. Le case più antiche, risalenti al XV e XVI secolo sono le più basse e adiacenti all'antico arco; in origine avevano delle finestre con delle grate in ferro che guardavano verso le abitazioni dell'attuale via De Tommaso, poi murate dalle costruzioni realizzate in aderenza ai primi nuclei abitativi. Alcune di queste antiche abitazioni, realizzate con massi, malta e pietre di mare, erano dotate di cisterne per la raccolta dell'olio e dell'acqua piovana e avevano finestre ad arco, contrariamente a quelle più recenti e settecentesche riscontrabili nei palazzi Berio sito in via De Tommaso (palazzo affrescato dai pittori liguri come Francesco Carrega che operarono nel XVIII secolo) e Lavagna, che ospitò anche Napoleone Bonaparte in attesa della prima campagna d'Italia. Nei secoli scorsi non esistevano né l'attuale molo frangiflutti né il lungomare a riparare dal mare le case: come in tutti gli altri borghi liguri costruiti in riva al mare, queste davano direttamente sulla spiaggia, dove normalmente erano tirate in secca le barche da pesca (vedere ad esempio uno degli ultimi borghi rimasti intatti: Varigotti, vicino a Finale Ligure). Naturalmente, in inverno le mareggiate arrivavano a colpire perfino i muri delle case! Nel 2014 l'area è stata sistemata a isola pedonale con pavimentazione in pietra e aiuole. La mancanza di ripari implicava anche che il mare dovesse essere calmo perché le navi potessero avvicinarsi a riva: a volte queste dovevano attendere per giorni in rada che si presentasse un momento favorevole alle operazioni di carico! Il borgo della Foce, per le caratteristiche dei suoi scorci, è stato anche sfondo per alcune scene del set di un film, realizzato e girato nel 2003 dalla produzione cinematografica tedesca . Dalla spianata intitolata al pittore Luigi Varese, che a fine Ottocento si affacciava dalla sua abitazione ispirandosi con la luce di Porto Maurizio per realizzare le sue opere, è possibile percorrere con facilità la passeggiata pedonale, che a picco sulla costa e sul mare conduce alle spiagge attrezzate del borgo Marina. Il percorso, di circa 10 minuti, avviene in mezzo a cespugli di macchia mediterranea, intervallati da panchine per la sosta su alcuni spazi creati apposta per fruire del panorama. La passeggiata è intitolata a Domenico Moriani, giovane partigiano trucidato dai nazisti nell'ottobre del 1944 all'età di 19 anni. Era nato alla "Foce" nella casetta sopra l'Arco di S. Anna Questa passeggiata risale agli anni settanta; in precedenza, da Corso Garibaldi, detto localmente "il Bulevàr" (la "circonvallazione a mare" costruita nei primi del Novecento per evitare che la strada Statale Aurelia dovesse attraversare il centro storico) al mare non c'era altro che la ripida scogliera detta delle "Ràtteghe" o "Bundàsci". Prima ancora, dalle case di Porto Maurizio, in alto sul promontorio, fino al mare c'era solo qualche orto, tra cui quello delle suore di clausura di Santa Chiara che è visibile ancora oggi, racchiuso da alte mura, sotto le logge del convento omonimo. La Fondura, uno dei primi gruppi di case sorti fuori dalle mura, lungo il letto del torrente Caramagna; il suo nome deriva probabilmente dai tanti orti (fondi) che vi si trovavano e dal fatto che in alcuni punti dà l'impressione di essere "sotto" il livello del mare. Il Prino, altro borgo di pescatori che prende il nome dal torrente omonimo, con le case dai colori pastello disposte in linea continua davanti al mare. L'attuale passeggiata sul mare e la spiaggia di sabbia e ciottoli sono entrambe frutto di lavori di allargamento eseguiti negli anni settanta. In precedenza la strada era più stretta e dava direttamente sugli scogli. È una zona turistica, con ristoranti, bar e locali notturni. Nell'estate 2012 è stata realizzata una spiaggia libera attrezzata. Borgo Marina, antico borgo di pescatori prospiciente il porto, notevolmente ingrandito dagli sviluppi edilizi più recenti. Negli ultimi duecento anni, il porto ha svolto funzioni commerciali, fino all'attuale conversione a soli scopi turistici dopo un lungo periodo di crisi. Un tempo le merci, scaricate a mano, venivano portate fino a Porto Maurizio su carri trainati da cavalli da tiro, lungo l'attuale Via Pirinoli, allora chiamata appunto "muntà di càri" (salita dei carri). Proprio la banchina di Borgo Marina (chiamata Calata Anselmi) ospita la manifestazione biennale internazionale delle Vele d'Epoca. A causa degli insabbiamenti, nei secoli precedenti la vera zona portuale di Porto Maurizio non era questa, quanto piuttosto il braccio di mare davanti al borgo della Foce, anche se gli sbarchi erano soggetti alle condizioni del mare in quanto non esistevano vere strutture di riparo dalle onde. Tutti i moli di difesa oggi visibili, tranne quelli del porto di Borgo Marina già presenti (anche se più piccoli) nell'800, non esistevano prima del Novecento: nella cattiva stagione, le onde colpivano direttamente le case. A partire dal Novecento, nuove costruzioni si sono aggiunte, fondendo fra loro questi borghi, fino ad allora ben distinti, e occupando altre zone prima destinate a orti, giardini e oliveti. Ultimamente la città si è espansa fin quasi a raggiungere anche alcune delle sue frazioni (Artallo, Caramagna, Piani) e a ridurre fortemente lo spazio che l'ha sempre separata da Oneglia. Alcune di queste costruzioni, per le dimensioni, il colore e lo stile contemporaneo sono fortemente stridenti con il panorama tipicamente ligure che il borgo antico offriva, risaltando in modo innaturale nel tessuto urbano originale, anche se alcuni interventi di ricoloritura effettuati negli ultimi anni con le tinte tipiche del Ponente ligure ne hanno in parte diminuito il contrasto con le costruzioni più antiche. Anche le zone collinari circostanti, fino a pochi decenni fa completamente verdi, sono ora puntellate di ville e case sparse. Sorge al centro della città, appena fuori dal nucleo medievale del Parasio ed è la più grande chiesa della Liguria. Il grandioso edificio, in stile neoclassico, su progetto di Gaetano Cantoni, fu consacrata il 28 ottobre 1838, Protagonista dei cicli pittorici che decorarono questa chiesa nei decenni attorno alla metà dell'Ottocento fu Leonardo Massabò. Ex oratorio della confraternita femminile di santa Caterina d'Alessandria, oggi conosciuta popolarmente col nome di "chiesa di San Leonardo da Porto Maurizio", che confina con la casa natale del santo patrono di Imperia (visitabile), in via santa Caterina, nel borgo medioevale di Porto Maurizio. Nella casa natale sono contenuti suoi oggetti personali (libri sacri, il saio, il cilicio) e il calco funebre del volto. All'interno dell'ex oratorio, un altare di Giovanni Battista Casella (1667) con marmo fior di pesco e tele di Gregorio De Ferrari (il suo capolavoro L'Addolorata e le anime purganti) e Sebastiano Conca (Morte di san Giuseppe) Chiesa barocca di Santa Chiara, sempre nel borgo medioevale, facente parte di un convento di monache di clausura (tuttora esistente). Vi sono conservate S. Domenico Soriano e Madonna di Domenico Fiasella e Madonna col Bambino e Santa Caterina del Conca. Il piccolo campanile ha una curiosa cupoletta con sezione triangolare. Annesso al convento è uno splendido loggiato, che domina il mare dall'alto del Parasio e incorpora un'antica torre di avvistamento contro i pirati. Chiesa di S. Maria Maddalena e annesso (ex) convento dei Padri Cappuccini, poi delle Carmelitane (ora trasformato in struttura per anziani), a Borgo Foce Chiesa di San Giuseppe, a Borgo Fondura Chiesa dell'Immacolata e annesso convento dei Padri Cappuccini, tuttora in uso, in Piazza Roma. Cappella medievale (sconsacrata) dei Cavalieri di Malta dedicata a S. Giovanni Battista, a Borgo Marina: si segnala per i portali e l'abside gotico. L'ospizio forniva ospitalità agli appartenenti all'antico ordine cavalleresco in corrispondenza di un importante scalo marittimo delle rotte mediterranee. Nel 1365 vi sostò anche Francesco Petrarca, di ritorno da Avignone. Chiesa Ave Maris Stella, bianca e in stile neogotico, di fronte al bacino portuale di Borgo Marina Oratorio di San Pietro in stile barocco, con un piccolo campanile triangolare posto su un'antica torre cilindrica di avvistamento, sempre nella parte occidentale del borgo medioevale. La costruzione attuale, di fine settecento, è legata a una confraternita di disciplinanti, che fu fondata, per unione di tre antiche casacce medioevali, il 5 settembre 1599. L'oratorio fu completamente affrescato da Tommaso Carrega nel 1790/91 e conserva, all'interno, arredi processionali ed una particolare composizione barocca, detta cartelami ,che erano grandi cartoni dipinti a tema sacro con figure a grandezza naturale, usati nelle rappresentazioni sacre del Seicento. Oratorio di Santa Caterina, in via S. Maurizio. Santuario di Santa Croce alla sommità del Monte Calvario (un colle di fronte a Porto Maurizio, a ponente, il cui vero nome è Monte Gagliardone) Tutte le ultime tre chiese sono sedi di antiche confraternite. Vedere qui una galleria delle chiese di Porto Maurizio. Dal Medioevo a tutto il Settecento la costa della riviera ligure di ponente era infestata da frequenti attacchi dei pirati musulmani provenienti dalle coste del nordafrica: dapprima i Saraceni, poi dai Turchi. Per difendersi da queste scorrerie, poiché i pirati agivano soprattutto con attacchi di sorpresa, fu necessario costruire una rete di torri per l'avvistamento e l'allarme. La rete era costantemente presidiata e, in caso di avvistamento di naviglio ostile, a mezzo di fuochi accesi sulla sommità delle torri trasmetteva in breve tempo l'allarme da una torre all'altra e anche all'entroterra (con questo sistema si poteva arrivare a distanze considerevoli: vi sono infatti torri di questo tipo anche fra Ormea e Garessio, ovvero a oltre cinquanta chilometri di distanza dal mare). Molte di queste torri, a base sia rotonda sia quadrata, rimangono ancora oggi (qualcuna è stata trasformata in abitazione, ma la sua funzione originaria rimane ancora leggibile). Negli immediati dintorni di Porto Maurizio ve ne sono parecchie, di cui la Torre di Prarola, immediatamente a ovest del centro storico, ancora oggi è ben visibile, direttamente sul mare. Una di esse è oggi inglobata nel complesso delle Logge di Santa Chiara. Una delle frazioni di Porto Maurizio si chiama proprio Torrazza ed è dominata ancora oggi dalla torre di avvistamento medioevale. Le mura di Porto Maurizio non esistono più, né la cerchia medievale, più stretta, né quella successiva, rinascimentale. La cerchia più recente comprendeva, seguendo la tecnica militare di allora, quattro baluardi sporgenti: della SS.Nunziata: dove fu poi costruita l'attuale Basilica di San Maurizio; di S. Bernardo (o del Macello): nella zona di fronte alla Basilica; di S. Gio Batta (o della Foce o Miradore delle Erbe): è l'unico in parte rimasto, adiacente all'attuale Palestra Maggi (in via Barnabò Silorata); di S. Maurizio (o Miradore d'Oneglia): in cima all'attuale via Aurelio Saffi. La fortificazione è scomparsa, ma i muri di sostegno dei palazzi sulla Piazzetta Miradore inglobano ancora una piccola garitta, risalente probabilmente a quell'epoca. Le mura comprendevano tre porte principali: Porta Martina: una doppia porta ad arco che fa capire quanto fosse piccola allora la città. Quella superiore è quella medievale ed è l'unica rimasta intatta. L'inferiore, rinascimentale, si trova in cima all'attuale via Carducci (ex Via Maria Cristina, luogo di nascita del poeta Conte Giuseppe). In passato era molto più grandiosa, ma la costruzione originale fu smontata e trasportata a Genova dove per anni, col nome di Porta Pila, segnò la fine dell'attuale via XX Settembre. Quando questa strada fu allargata, la porta fu nuovamente spostata appena sopra la stazione di Brignole, dove si può vedere tuttora (e naturalmente non fu più restituita a Porto Maurizio, nonostante varie richieste in tal senso); Porta da Strà: era fra i baluardi della Nunziata e di S. Bernardo e immetteva direttamente, dall'attuale via S. Maurizio, nel centro commerciale del borgo (Ina strà, l'attuale via Strafforello). Non ne resta più nulla; Porta di S. Gio Batta (o della Foce o delle Erbe): nei pressi del bastione omonimo. Anche se la porta non esiste più, è comunque rimasto identico il sottopasso che porta verso Borgo Foce tramite la muntà di Féri ("salita dei ferri"), l'attuale via Bartolomeo Bossi. esistevano infine due Portelli, di minore importanza perché solamente pedonali: il Portello di S. Maurizio: adiacente all'omonimo baluardo (nei pressi dell'attuale Salita Carrega), che immetteva su una mulattiera che scendeva velocemente a Borgo Marina attraverso gli orti (bràie). Anche questo è scomparso, ma quel percorso è rimasto nelle attuali vie (pedonali) Francesco Petrarca e Croce di Malta; il Portello delle Chiàzore (Purtéllu de Ciàsure): ancor oggi esistente e molto suggestivo (è in cima alla scalinata di via Fiume), che dal Parasio scendeva direttamente sulla scogliera sottostante (i cosiddetti Bundàsci o Ràtteghe) vedi Monumenti di Imperia Gli abitanti di Porto Maurizio vengono spesso chiamati Cacelòtti, poiché nei secoli scorsi la famiglia locale dei Cacello forniva i boia per le esecuzioni capitali, mentre quelli di Oneglia erano detti Ciantafùrche (costruttori di forche), perché costruivano il patibolo in uno scoglio piatto sul mare (detto appunto e Giüstìxe - "Le Giustizie"), in una zona fra le due località, ora interrata a causa delle espansioni edilizie del Novecento. La cittadinanza, in tempi in cui non esistevano assistenze pubbliche, era organizzata in confraternite a scopo religioso e assistenziale. Alcune (come la Confraternita della Buona Morte, che forniva i servizi funerari) si sono estinte, altre invece esistono ancora: Confraternita di S. Pietro; Confraternita della Santissima Trinità; Confraternita di S. Caterina (detta delle Caterinette); Confraternita di Sant Antonio (Borgo Marina). Un fatto curioso che riguarda la società portorina è la loro familiarità con i costumi sabaudi, diventati di uso comune in città. A differenza della Contea di Nizza e del Principato di Oneglia, seppur Stati dove la figura del regnante era ricoperta da un membro della casata Savoia, i loro costumi rimasero sempre più grezzi e popolari Sono tipiche di Porto Maurizio le celebrazioni della Settimana Santa, inalterate da secoli, in particolare: i cosiddetti Sepolcri, in realtà celebrazioni dell'Ultima Cena. In occasione del Giovedì santo, tutte le chiese abbelliscono un altare secondario con decorazioni floreali e vegetali (tipicamente con piatti in cui è stato fatto germinare del grano tenuto all'ombra, che rimane quasi bianco), petali di fiori o decorazioni con drappi e disegni fatti con polveri colorate con il tema dell'eucaristia. Poiché sono decorazioni gioiose, devono essere rimosse in occasione del Venerdì Santo per cui durano soltanto pochi giorni. Tipica della devozione popolare è la visita in successione di tutti i Sepolcri; la processione della sera del Giovedì santo, in cui le cantorìe delle varie confraternite della città passano di chiesa in chiesa, ripetendo antichissimi canti a cappella in latino; la Cařà d'a Cruxe (Calata della Croce) al Venerdì Santo: si rievoca ritualmente la Deposizione di Cristo nel Duomo spoglio, spento e silenzioso, con l'altare trasformato in Golgota coprendolo con cartapesta che simula la roccia (un po' come nei presepi, ma qui le dimensioni non sono ridotte) e utilizzando una statua con le braccia snodate, che permette di ricreare in modo realistico la scena della Deposizione. I membri della confraternita della Santissima Trinità si alternano a schiodare e calare dalla croce il Cristo, portandolo poi in processione nella piazza del Duomo insieme con gli oggetti utilizzati (chiodi, martello, scale, bende, eccetera). Tutto avviene nel silenzio più totale e le martellate e i rumori dell'operazione, amplificati dalle dimensioni della chiesa, rendono la cerimonia particolarmente toccante. Nel passato, la sua economia era basata sulla pesca e la navigazione, sia d'altura sia di piccolo cabotaggio (generazioni di portorini hanno praticato questa professione in tutti i mari del mondo, prima sui velieri, poi sui "vapori"), ma soprattutto sulla produzione e il commercio dell'olio di oliva, per cui era celebre nell'intero Mediterraneo. Oggi è quasi prevalentemente turistica, basandosi sulle spiagge, il porto turistico (di cui è in costruzione un radicale ampliamento) e il clima indubbiamente favorevole. La località era servita dalla stazione ferroviaria di Imperia Porto Maurizio, sulla linea Genova-Ventimiglia, sostituita nel 2016 dalla nuova stazione unificata di Imperia in conseguenza del raddoppio e dello spostamento a monte della ferrovia. Il trasporto pubblico è svolto con autoservizi svolti dalla Riviera Trasporti. Fra il 1893 e il 1895 la città era collegata alla vicina Oneglia tramite una tranvia a cavalli. Nel 1926 fu inaugurata sul medesimo tracciato una tranvia elettrica gestita dalla Società Tranvie Elettriche Provincia di Imperia (STEPI), che rimase in esercizio fino al 1947. Leonardo da Porto Maurizio Leonardo Massabò Pietro Bernabò Silorata Gustavo Stafforello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porto Maurizio Sito ufficiale del comune di Imperia, su comune.imperia.it. URL consultato il 15 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2005).

Museo dell'Olivo
Museo dell'Olivo "Carlo Carli"

Il Museo dell'Olivo "Carlo Carli" è un museo privato multimediale dedicato alla storia della pianta di olivo e dell'olio di oliva, situato ad Imperia, all'interno degli stabilimenti della Fratelli Carli. Il museo nasce dal grande amore per il collezionismo e per il prezioso albero d'ulivo della Famiglia Carli, in particolare del Cav. del Lav. Carlo Carli, che ha voluto esplorare, attraverso l'esposizione della raccolta ottenuta in tanti anni, tutti gli aspetti possibili dell'universo olivo cosi da poter soddisfare la curiosità di una famiglia e, quando decise di crearlo, venne facile pensare che il luogo adatto fosse dentro le mura dell'azienda, all'interno della vecchia sede della Fratelli Carli. Fu inaugurato nel maggio del 1992 e, nell'anno successivo, ricevette la Menzione Speciale del Premio del museo europeo dell'anno per l'eccezionale lavoro che fu svolto nel progetto espositivo. Il percorso si suddivide in 18 sale, ognuna inerente ad un specifico argomento o momento storico inerente all'olivo e all'olio. Le sale sono cosi suddivise: E' la prima sala del museo, attraverso l'ascolto della voce narrante e la visione di reperti unici (come la sezione di un tronco fossilizzato di un ulivo selvatico di 12 milioni di anni), si apre il viaggio attraverso la storia dell'ulivo. In questa sala vengono spiegate le caratteristiche botaniche dell'albero e come veniva coltivato, mediante l'esposizione di antichi attrezzi agricoli. All'interno di questa stanza ci viene spiegato come l'uomo ha sfruttato al meglio i doni della pianta in ogni modo possibile, come fonte per alimentare la luce di vecchie lampade al uso medico e come semplice unguento. A questo punto ci viene mostrato come l'olio ha viaggiato attraverso il Mediterraneo ed è stato testimone della creazione di importanti Civiltà. Invece in questa stanza viene raccontato l'inizio del viaggio dell'olio. Dalle terre Libanesi, dentro vasi in pietra, fino ad arrivare in Spagna e il tutto sempre accompagnato dalla testimonianza dei reperti storici della collezione. Dove possiamo trovare prove dell'importanza dell'olio se non nell'antica Grecia, luogo in cui l'olivo era il simbolo della città di Atene ed in questa stanza viene raccontato grazie ai vasi esposti e alle scene raffigurate. In questa stanza viene mostrato l'arrivo dell'olio nelle terre della nostra Italia e come fu coltivato e commercializzato dai vari popoli. Il nostro olivo arriva nella Penisola Iberica e, come ci viene raccontato, viene scambiato (insieme a gioielli, avori e altra merce di lusso) dai mercanti per acquistare i metalli di cui la Spagna al tempo era ricca, ovvero oro, argento e rame. Si può anche ammirare alcuni dei frammenti di anfore olearie come quelle che formano il Monte Testaccio. In questa stanza si può vedere come l'olio è stato utilizzato negli anni come uno degli ingredienti principali per qualsiasi tipo di unguento e prodotto cosmetico. In questa stanza ci si concentra nell'olio come protagonista e testimone della nascita e crescita delle terre della Liguria. attraverso l'utilizzo di vari filmati, viene spiegato come l'olio è uno dei componenti principali della Dieta mediterranea. Invece in questa stanza, dove si può ammirare la riproduzione di un tipico frantoio ligure (in dialetto "U Gumbu"), viene spiegato l'utilizzo del frantoio stesso. La produzione dell'olio stesso è stata oggetto di studi e perfezionamenti da parte dell'uomo e veniva misurato e controllato attraverso pesi e volumi stabiliti dalle autorita. Qui si possono osservare gli vari strumenti e macchinari utili a queste manzioni. Dove si potevano sfruttare i corsi d'acqua, si creavano i frantoi a trazione idraulica e in questa stanza ne viene mostrato il procedimento e tutti i vari e complessi meccanismi. Per poter commercializzare al meglio l'olio, bisognava conservarlo nel migliore dei modi, il più comune di tutti era la conservazione con le giarie. In questa stanza viene spiegato questo e tutti gli altri aspetti del commercio del prezioso frutto. Il modo migliore e più economico per trasportare l'olio era via mare e in questa stanza viene riprodotto l'interno di una nave, più precisamente la stiva, per farci capire al meglio il metodo utilizzato. l'olio e l'olivo sono stati anche simboli preziosi nelle varie religioni del mondo. Infine viene esposta la preziosa collezione della Famiglia Carli, come testimonianza della complessa e bellissima storia che viene mostrata all'interno del museo. Il Museo Carli è l'ambientazione principale di un libro speciale di Geronimo Stilton, intitolato Una stratopica avventura che dura da 100 anni, in occasione del centenario dell'azienda olearia. Fratelli Carli Oneglia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo dell'Olivo "Carlo Carli" Sito ufficiale, su museodellolivo.com. Sito della Fratelli Carli, su oliocarli.it.

Collegiata di San Giovanni Battista (Imperia)
Collegiata di San Giovanni Battista (Imperia)

La basilica collegiata di San Giovanni Battista è il principale luogo di culto cattolico di Oneglia, uno dei due rioni principali della città di Imperia; sorge nel centro dell'abitato storico, nella via e piazza omonima, da sempre centro della vita cittadina. L'abside è rivolta ad est. La chiesa è stata eretta a basilica minore il 24 giugno 2017 nel giorno della festa patronale di San Giovanni Battista. La chiesa, la cui consacrazione risale al 1762, fu costruita dal 1739 al 1759 su progetto dell'architetto onegliese Gaetano Amoretti, dove sorgeva una chiesa precedente. Il lungo tempo di realizzazione fu dovuto alla movimentata storia del periodo, che portò non pochi problemi alla cittadinanza. La costruzione è in stile tardo barocco genovese, con la pianta a croce latina e tre navate con cupola. La bianca facciata a tre portali, ad andamento sinuoso, fu terminata nel 1832 su imitazione di quella di Santa Maria della Quercia a Roma, del 1727. Sulla parete nord, lungo la via a lei intitolata, è murata la lapide sepolcrale di Pellegrina Maria Amoretti (1756-1737), insigne giurista, terza donna laureata in Italia. Il Terremoto di Diano Marina del 1887 scosse il duomo e Giacomo Agnesi ne rinforzò la stabilità. Seguirono lavori di restauro degli interni nel 1889. Il duomo è elegantemente completato da un alto campanile nello stesso stile (il più alto dell'abitato). Entrambi sono stati recentemente restaurati e riportati ai colori originari (vedere le foto qui a fianco e nelle vedute di Oneglia): per la chiesa: bianco grigiastro per la facciata e giallo ocra per le pareti esterne per il campanile: due tonalità di ocra e rosso mattone per le pareti, mattonelle smaltate di maiolica verde scuro per la cupola. Il sagrato ha una tipica decorazione ligure, con spirali geometriche realizzate con ciottoli marini bianchi e neri. All'interno, il tempio è decorato in stile barocco colorato, con evidenti dorature e numerosi affreschi, in vistoso contrasto con il neoclassico duomo di Porto Maurizio, praticamente monocromatico (con stucchi ad imitazione del marmo) e ben più severo. Vi sono conservate varie opere settecentesche, tra cui l'altare maggiore in marmi policromi del 1793, il coro ligneo intagliato del 1736, un crocifisso del Seicento e la Madonna del Rosario di Giovanni Battista Garaventa. Uno dei due tabernacoli marmorei ai lati del presbiterio è opera di Pace Gaggini (1516). L'organo, costruito da Lingiardi (Pavia) e Bonizzi (Ombriano presso Crema), risale al 1874 ed è stato restaurato e ricostruito con somieri e trasmissioni meccaniche, pur mantenendo la struttura a tre tastiere e pedaliera a seguito dell'intervento subito nel 1961. Sulle pareti della chiesa si possono anche notare alcune lapidi storiche. Di queste, forse la più importante è quella che si trova sopra il portale centrale della facciata, di cui si riporta qui di seguito l'iscrizione (in latino) e la sua traduzione italiana, tratta dal volume di Narciso Drago. Sulla parete esterna dell'abside, ad un'altezza di svariati metri da terra, sono ancora murate tre palle di cannone ed una piccola lapide con la data "1792": risalgono al 23 ottobre del 1792, giorno in cui la flotta rivoluzionaria francese bombardò Oneglia per rappresaglia, dopo che un ufficiale sceso a terra per trattare era stato ucciso dalle truppe locali. Leonardo Lagorio, Nicolò Barusso, Duomo San Giovanni Battista: Imperia Oneglia, Tipolitografia F.lli Stalla, Albenga 1976 Oneglia Imperia Diocesi di Albenga-Imperia Guglielmo Borghetti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su collegiata di San Giovanni Battista

Museo navale di Imperia
Museo navale di Imperia

Il Museo navale di Imperia (detto anche Museo navale internazionale del Ponente Ligure oppure Città dei Marinai) è un museo navale, situato a Porto Maurizio all'interno degli storici magazzini generali. Il museo, ristrutturato da poco, ospita la grande collezione del comandante Flavio Serafini, un prolifico divulgatore della tradizione marinara del Ponente ligure. Il museo nasce inizialmente come raccolta di cimeli e ricordi del comandante Flavio Serafini, riuniti grazie ai profondi legami con la comunità marittima imperiese. Originiariamente il museo era situato all'interno di un palazzo storico in piazza Duomo a Porto Maurizio, poi con l'aumentare del numero di reperti, si è dovuto traslocare negli ex magazzini generali dell'olio, che si trovano alla Marina di Porto Maurizio. Il percorso del museo viene suddiviso in quattro percorsi tematici, tutti accompagnati da video introduttivi con personaggi di vario genere (tutti interpretati da Simone Gandolfo). I vari temi dei quattro percorsi sono: In questo percorso vengono mostrati i vari aspetti del lavoro dell'uomo sul mare, con l'esposizione di tute da palombaro e stazioni di pompaggio dell'aria, accompagnati da filmati di d'epoca dell'Istituto Luce che mostrano le missioni della nave Artiglio, durante il recupero dei lingotti d'oro contenuti nel relitto della nave Egypt, affondata nella Manica. Le missioni più importanti delle varie guerre mondiali sono accadute in mare aperto, ed in questo percorso si raccontano le varie storie, se non le più conosciute, fatte dalla Regia Marina. Come ad esempio viene raccontata l'Impresa di Alessandria, accaduta nella notte del 18 dicembre 1941, quando sei incursori colpirono e affondarono nel porto di Alessandria d'Egitto le corazzate inglesi HMS Queen Elizabeth e HMS Valiant. Come per le missioni militari, il mare è molto importante anche per quanto riguarda il commercio, rappresentato dai vari reperti esposti, come i Dolia, enormi giare di terracotta recuperate al largo di Diano Marina, oppure può essere un un'opportunità di svago, come viene raccontato attraverso l'esposizione di modellini di trasantlatici. Da più di trent'anni Imperia è sede di una dei raduni vilistici più conosciuti a livello internazionale (le Vele D'Epoca) e nel museo questo sport trova il proprio spazio, grazie ai vari racconti, cimeli e addirittura con un simulatore virtuale che ti fa provare in prima persona questo splendido sport. All'interno del Museo navale si può trovare l'Auditorium, un vero e proprio teatro dotato di maxi schermo, dedicato a convegni e incontri sulla marineria, che può essere sfruttato per ospitare eventi di qualsiasi genere. Il 20 giugno 2022, oltre al museo ristrutturato, è stato inaugurato il Nuovo Planetario di Imperia, il più tecnologico della Liguria e terzo in Italia per dimensioni, dotato di sistemi tecnologici avanzati per la proiezione digitale e la visione di video 3D inerenti allo spazio ed i fondali marini, oltre che essere utlizzato per condurre conferenze, seminari e lezioni a tema astronomico. Giovanni Panella, Museo Navale di Imperia: finalmente rinato!, in Nautica, 29 febbraio 2024. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Navale di Imperia