Porto Maurizio (localmente U Portu) è, assieme a Oneglia (da cui è divisa dal torrente Impero), uno dei due abitati che formano la città di Imperia. È definito dagli strumenti urbanistici del comune come una unità insediativa.Prima di essere accorpato con Oneglia, in un unico Comune, Porto Maurizio fino al 1923 è stato un Comune autonomo, nonché capoluogo dell'allora Provincia di Porto Maurizio.
Di probabili origini romane, Porto Maurizio nel Medioevo è stato un Comune autonomo, anche se legato da stretti patti di alleanza e dipendenza alla vicina e potente Repubblica di Genova, noto in tutto il Mediterraneo per la produzione ma soprattutto il commercio dell'olio di oliva.
Dopo il periodo napoleonico fu annesso al Piemonte e poi confluì nel Regno d'Italia.
Durante la prima guerra mondiale, dal maggio 1917, era sede di una Sezione Idrovolanti che nella primavera 1918 diventa 267ª Squadriglia che rimane fino al 30 gennaio 1919.
Nel 1923 si fuse con Oneglia e altri centri minori nel nuovo comune di Imperia.
Precedentemente all'unificazione con Oneglia, Porto Maurizio aveva come stemma una differente rappresentazione grafica.
Dopo essersi unito con Oneglia, ha trasformato il proprio stemma con questa rappresentazione:
L'aspetto della città di Porto Maurizio verso la metà del secolo XVIII è documentato con notevole precisione da una nitida tavola ad acquarello dell'atlante Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in Terraferma, compilato e terminato in Genova nel 1773 dal colonnello Matteo Vinzoni, dopo lunghi anni di studi e di lavoro alla ricerca del materiale necessario alla sua pubblicazione.
Il Vinzoni aveva visitato Porto Maurizio quasi vent'anni prima, tra il febbraio e il marzo del 1754, accolto con cordiale curiosità dagli Anziani che gli misero a disposizione due facchini per aiutarlo nella misurazione delle strade e delle piazze, e nei rilevamenti topografici. Per alcuni giorni dunque, il cartografo, con il suo piccolo seguito di aiutanti e il pittoresco armamentario di aste, fettucce metrate, strumenti di misura e paletti colorati, percorse più volte le contrade della città e le borgate, diventando certo un personaggio popolare. Quindi seguendo le linee della mappa da lui tracciata, è un poco come se potessimo accompagnarlo per le strade portorine di duecento e più anni fa.
Alla città di Porto Maurizio, che il Vinzoni vide «situata sopra un colle che dà in mare, cinta di forti muraglie, coi suoi baluardi…» facevano corona, nel secolo XVIII, tre ricche e popolose borgate, oltre al Borgo Parasio, l'agglomerato centrale della città stessa: a levante la Marina, così denominata per essere sempre stata il naturale approdo marittimo portorino, a ponente la Foce, sorta allo sbocco del torrente Caramagna, e a settentrione la Fondura, venutasi a formare in una zona bassa e pianeggiante suddivisa in numerosi fondi agrari e appezzamenti di terreno coltivato. Nella zona a ponente di Porto Maurizio sorgevano inoltre alcuni piccoli agglomerati di minore importanza: il Monte, i Cappuccini, Villa Gandolfi, la via Crosa e il Prino, detto anticamente "Case di San Nicheroso" (da una chiesetta oggi scomparsa). A nord della città, nell'immediato entroterra, gli unici insediamenti erano costituiti dai gruppi di case dell'Armanna e della Pacialla.
L'abitato storico principale occupa quasi interamente il promontorio sul mare di fronte a Oneglia, detto Parasio, in dialetto Pařàxu (dal Palatium, un antico torrione quadrato usato come fortezza e come carcere - al suo posto, sulla sommità del promontorio, c'è ora una piazzetta alberata). Il quartiere, ancora oggi quasi completamente pedonale e con i caratteristici carùggi (vicoli) che intrecciano la strada principale che sale a spirale fino alla cima, era cinto di mura, dal Medioevo in avanti abbattute e ricostruite più esternamente per poter difendere e contenere l'abitato in crescita e poterle adeguare alle diverse tecniche militari.
In particolare, il tessuto urbano è costituito da ellissi concentriche che seguono le curve di livello del terreno, collegate da scalinate trasversali secondo un impianto urbano a schema tipicamente strategico-difensivo.
Fino all'Ottocento la densità degli edifici era ben maggiore di adesso: quasi tutti gli spazi aperti che si possono osservare oggi erano occupati da costruzioni poi abbattute per vari motivi (principalmente perché malsane e pericolanti), ad esempio il torrione detto Parasio, il vicino Oratorio della Buona Morte, l'antico Duomo barocco che sorgeva in uno dei punti più alti, un complesso di costruzioni pubbliche adibite a mercato coperto (i Maxelli) e un edificio adibito a teatro, oggi del tutto scomparsi. C'erano addirittura vie pensili, che in certi punti (come nella zona dei Macelli, oggi ridotta a un terrapieno a tre stretti livelli) formavano un vero e proprio intrico, anche considerando i molti archetti di collegamento fra le case, eretti con scopi di irrobustimento ma anche per permettere la fuga in caso di pericolo. Molti di questi archi, tipicamente liguri, sono ancora visibili oggi.
Dopo la rivoluzione francese e la fine del lungo periodo passato sotto la Repubblica di Genova, le mura, divenute inutili, furono quasi completamente abbattute e sulla spianata di uno dei baluardi della cerchia più esterna (quello della Nunziata) fu costruito il nuovo Duomo di san Maurizio, per sostituire quello più antico, divenuto angusto e pericolante. Il Parasio perse così l'alto campanile sulla cima del borgo, ancora visibile nelle stampe risalenti agli inizi dell'Ottocento.
Fino ai primi del Novecento il Parasio era a picco sul lato a mare (solo alcune porticine nelle mura aprivano una ripida via di fuga verso gli scogli in caso di necessità), e la strada nazionale verso la Francia passava nell'interno della cittadina, in vie divenute troppo strette per il crescente traffico. Così fu costruito l'odierno Corso Garibaldi che aggira il promontorio sul lato verso il mare.
La Foce è l'antico e suggestivo borgo di pescatori di Porto Maurizio e prende il nome dalla foce del torrente Caramagna, intorno alla quale sorgono le case. È dotata di un porticciolo per barche da pesca (i gozzi) intitolato al marinaio Emanuele Aicardi caduto al Pireo il 25 gennaio 1941.
Alla Foce è possibile vedere la casa natale di Giacomo Sciorato eroico generale in Sudamerica il quale, già Colonnello della squadra orientale uruguaiana tra il 1837 e il 1842, arruolò Giuseppe Garibaldi attribuendogli il grado di capitano. Sulla facciata della casa si può leggere la lapide in marmo bianco a lui dedicata da Bartolomeo Bossi. L'antico arco di Sant'Anna che anticamente sorgeva a fianco di una chiesetta coprendone l'ingresso, oggi in disuso ma ancora visibile, e che era munito di possenti battenti che rendevano sicuro il borgo dalle incursioni via mare. La presenza della chiesetta è documentata dal secolo XV come "oratorio di S. Nicolò" ed era sede del Consolato dei marinai. Il 15 luglio 1537, un gruppo di saraceni sbarcati nottetempo presso "i tre scogli", nella zona oggi detta "le Ratteghe", penetrarono nell'oratorio catturando e poi uccidendo le due guardie che ivi dormivano: Aloise Bruno ed Etolo Aicardi. Tali cognomi ancora oggi sono tipici del Borgo della Foce.
Oltrepassato l'arco di Sant'Anna si entra in un nucleo che subì trasformazioni nel Seicento e Settecento.
Le case più antiche, risalenti al XV e XVI secolo sono le più basse e adiacenti all'antico arco; in origine avevano delle finestre con delle grate in ferro che guardavano verso le abitazioni dell'attuale via De Tommaso, poi murate dalle costruzioni realizzate in aderenza ai primi nuclei abitativi.
Alcune di queste antiche abitazioni, realizzate con massi, malta e pietre di mare, erano dotate di cisterne per la raccolta dell'olio e dell'acqua piovana e avevano finestre ad arco, contrariamente a quelle più recenti e settecentesche riscontrabili nei palazzi Berio sito in via De Tommaso (palazzo affrescato dai pittori liguri come Francesco Carrega che operarono nel XVIII secolo) e Lavagna, che ospitò anche Napoleone Bonaparte in attesa della prima campagna d'Italia.
Nei secoli scorsi non esistevano né l'attuale molo frangiflutti né il lungomare a riparare dal mare le case: come in tutti gli altri borghi liguri costruiti in riva al mare, queste davano direttamente sulla spiaggia, dove normalmente erano tirate in secca le barche da pesca (vedere ad esempio uno degli ultimi borghi rimasti intatti: Varigotti, vicino a Finale Ligure). Naturalmente, in inverno le mareggiate arrivavano a colpire perfino i muri delle case!
Nel 2014 l'area è stata sistemata a isola pedonale con pavimentazione in pietra e aiuole. La mancanza di ripari implicava anche che il mare dovesse essere calmo perché le navi potessero avvicinarsi a riva: a volte queste dovevano attendere per giorni in rada che si presentasse un momento favorevole alle operazioni di carico!
Il borgo della Foce, per le caratteristiche dei suoi scorci, è stato anche sfondo per alcune scene del set di un film, realizzato e girato nel 2003 dalla produzione cinematografica tedesca .
Dalla spianata intitolata al pittore Luigi Varese, che a fine Ottocento si affacciava dalla sua abitazione ispirandosi con la luce di Porto Maurizio per realizzare le sue opere, è possibile percorrere con facilità la passeggiata pedonale, che a picco sulla costa e sul mare conduce alle spiagge attrezzate del borgo Marina. Il percorso, di circa 10 minuti, avviene in mezzo a cespugli di macchia mediterranea, intervallati da panchine per la sosta su alcuni spazi creati apposta per fruire del panorama. La passeggiata è intitolata a Domenico Moriani, giovane partigiano trucidato dai nazisti nell'ottobre del 1944 all'età di 19 anni. Era nato alla "Foce" nella casetta sopra l'Arco di S. Anna
Questa passeggiata risale agli anni settanta; in precedenza, da Corso Garibaldi, detto localmente "il Bulevàr" (la "circonvallazione a mare" costruita nei primi del Novecento per evitare che la strada Statale Aurelia dovesse attraversare il centro storico) al mare non c'era altro che la ripida scogliera detta delle "Ràtteghe" o "Bundàsci". Prima ancora, dalle case di Porto Maurizio, in alto sul promontorio, fino al mare c'era solo qualche orto, tra cui quello delle suore di clausura di Santa Chiara che è visibile ancora oggi, racchiuso da alte mura, sotto le logge del convento omonimo.
La Fondura, uno dei primi gruppi di case sorti fuori dalle mura, lungo il letto del torrente Caramagna; il suo nome deriva probabilmente dai tanti orti (fondi) che vi si trovavano e dal fatto che in alcuni punti dà l'impressione di essere "sotto" il livello del mare.
Il Prino, altro borgo di pescatori che prende il nome dal torrente omonimo, con le case dai colori pastello disposte in linea continua davanti al mare. L'attuale passeggiata sul mare e la spiaggia di sabbia e ciottoli sono entrambe frutto di lavori di allargamento eseguiti negli anni settanta. In precedenza la strada era più stretta e dava direttamente sugli scogli. È una zona turistica, con ristoranti, bar e locali notturni. Nell'estate 2012 è stata realizzata una spiaggia libera attrezzata.
Borgo Marina, antico borgo di pescatori prospiciente il porto, notevolmente ingrandito dagli sviluppi edilizi più recenti. Negli ultimi duecento anni, il porto ha svolto funzioni commerciali, fino all'attuale conversione a soli scopi turistici dopo un lungo periodo di crisi. Un tempo le merci, scaricate a mano, venivano portate fino a Porto Maurizio su carri trainati da cavalli da tiro, lungo l'attuale Via Pirinoli, allora chiamata appunto "muntà di càri" (salita dei carri). Proprio la banchina di Borgo Marina (chiamata Calata Anselmi) ospita la manifestazione biennale internazionale delle Vele d'Epoca. A causa degli insabbiamenti, nei secoli precedenti la vera zona portuale di Porto Maurizio non era questa, quanto piuttosto il braccio di mare davanti al borgo della Foce, anche se gli sbarchi erano soggetti alle condizioni del mare in quanto non esistevano vere strutture di riparo dalle onde. Tutti i moli di difesa oggi visibili, tranne quelli del porto di Borgo Marina già presenti (anche se più piccoli) nell'800, non esistevano prima del Novecento: nella cattiva stagione, le onde colpivano direttamente le case.
A partire dal Novecento, nuove costruzioni si sono aggiunte, fondendo fra loro questi borghi, fino ad allora ben distinti, e occupando altre zone prima destinate a orti, giardini e oliveti. Ultimamente la città si è espansa fin quasi a raggiungere anche alcune delle sue frazioni (Artallo, Caramagna, Piani) e a ridurre fortemente lo spazio che l'ha sempre separata da Oneglia. Alcune di queste costruzioni, per le dimensioni, il colore e lo stile contemporaneo sono fortemente stridenti con il panorama tipicamente ligure che il borgo antico offriva, risaltando in modo innaturale nel tessuto urbano originale, anche se alcuni interventi di ricoloritura effettuati negli ultimi anni con le tinte tipiche del Ponente ligure ne hanno in parte diminuito il contrasto con le costruzioni più antiche. Anche le zone collinari circostanti, fino a pochi decenni fa completamente verdi, sono ora puntellate di ville e case sparse.
Sorge al centro della città, appena fuori dal nucleo medievale del Parasio ed è la più grande chiesa della Liguria. Il grandioso edificio, in stile neoclassico, su progetto di Gaetano Cantoni, fu consacrata il 28 ottobre 1838, Protagonista dei cicli pittorici che decorarono questa chiesa nei decenni attorno alla metà dell'Ottocento fu Leonardo Massabò.
Ex oratorio della confraternita femminile di santa Caterina d'Alessandria, oggi conosciuta popolarmente col nome di "chiesa di San Leonardo da Porto Maurizio", che confina con la casa natale del santo patrono di Imperia (visitabile), in via santa Caterina, nel borgo medioevale di Porto Maurizio. Nella casa natale sono contenuti suoi oggetti personali (libri sacri, il saio, il cilicio) e il calco funebre del volto. All'interno dell'ex oratorio, un altare di Giovanni Battista Casella (1667) con marmo fior di pesco e tele di Gregorio De Ferrari (il suo capolavoro L'Addolorata e le anime purganti) e Sebastiano Conca (Morte di san Giuseppe)
Chiesa barocca di Santa Chiara, sempre nel borgo medioevale, facente parte di un convento di monache di clausura (tuttora esistente). Vi sono conservate S. Domenico Soriano e Madonna di Domenico Fiasella e Madonna col Bambino e Santa Caterina del Conca. Il piccolo campanile ha una curiosa cupoletta con sezione triangolare. Annesso al convento è uno splendido loggiato, che domina il mare dall'alto del Parasio e incorpora un'antica torre di avvistamento contro i pirati.
Chiesa di S. Maria Maddalena e annesso (ex) convento dei Padri Cappuccini, poi delle Carmelitane (ora trasformato in struttura per anziani), a Borgo Foce
Chiesa di San Giuseppe, a Borgo Fondura
Chiesa dell'Immacolata e annesso convento dei Padri Cappuccini, tuttora in uso, in Piazza Roma.
Cappella medievale (sconsacrata) dei Cavalieri di Malta dedicata a S. Giovanni Battista, a Borgo Marina: si segnala per i portali e l'abside gotico. L'ospizio forniva ospitalità agli appartenenti all'antico ordine cavalleresco in corrispondenza di un importante scalo marittimo delle rotte mediterranee. Nel 1365 vi sostò anche Francesco Petrarca, di ritorno da Avignone.
Chiesa Ave Maris Stella, bianca e in stile neogotico, di fronte al bacino portuale di Borgo Marina
Oratorio di San Pietro in stile barocco, con un piccolo campanile triangolare posto su un'antica torre cilindrica di avvistamento, sempre nella parte occidentale del borgo medioevale. La costruzione attuale, di fine settecento, è legata a una confraternita di disciplinanti, che fu fondata, per unione di tre antiche casacce medioevali, il 5 settembre 1599. L'oratorio fu completamente affrescato da Tommaso Carrega nel 1790/91 e conserva, all'interno, arredi processionali ed una particolare composizione barocca, detta cartelami ,che erano grandi cartoni dipinti a tema sacro con figure a grandezza naturale, usati nelle rappresentazioni sacre del Seicento.
Oratorio di Santa Caterina, in via S. Maurizio.
Santuario di Santa Croce alla sommità del Monte Calvario (un colle di fronte a Porto Maurizio, a ponente, il cui vero nome è Monte Gagliardone)
Tutte le ultime tre chiese sono sedi di antiche confraternite.
Vedere qui una galleria delle chiese di Porto Maurizio.
Dal Medioevo a tutto il Settecento la costa della riviera ligure di ponente era infestata da frequenti attacchi dei pirati musulmani provenienti dalle coste del nordafrica: dapprima i Saraceni, poi dai Turchi.
Per difendersi da queste scorrerie, poiché i pirati agivano soprattutto con attacchi di sorpresa, fu necessario costruire una rete di torri per l'avvistamento e l'allarme.
La rete era costantemente presidiata e, in caso di avvistamento di naviglio ostile, a mezzo di fuochi accesi sulla sommità delle torri trasmetteva in breve tempo l'allarme da una torre all'altra e anche all'entroterra (con questo sistema si poteva arrivare a distanze considerevoli: vi sono infatti torri di questo tipo anche fra Ormea e Garessio, ovvero a oltre cinquanta chilometri di distanza dal mare).
Molte di queste torri, a base sia rotonda sia quadrata, rimangono ancora oggi (qualcuna è stata trasformata in abitazione, ma la sua funzione originaria rimane ancora leggibile). Negli immediati dintorni di Porto Maurizio ve ne sono parecchie, di cui la Torre di Prarola, immediatamente a ovest del centro storico, ancora oggi è ben visibile, direttamente sul mare. Una di esse è oggi inglobata nel complesso delle Logge di Santa Chiara.
Una delle frazioni di Porto Maurizio si chiama proprio Torrazza ed è dominata ancora oggi dalla torre di avvistamento medioevale.
Le mura di Porto Maurizio non esistono più, né la cerchia medievale, più stretta, né quella successiva, rinascimentale. La cerchia più recente comprendeva, seguendo la tecnica militare di allora, quattro baluardi sporgenti:
della SS.Nunziata: dove fu poi costruita l'attuale Basilica di San Maurizio;
di S. Bernardo (o del Macello): nella zona di fronte alla Basilica;
di S. Gio Batta (o della Foce o Miradore delle Erbe): è l'unico in parte rimasto, adiacente all'attuale Palestra Maggi (in via Barnabò Silorata);
di S. Maurizio (o Miradore d'Oneglia): in cima all'attuale via Aurelio Saffi. La fortificazione è scomparsa, ma i muri di sostegno dei palazzi sulla Piazzetta Miradore inglobano ancora una piccola garitta, risalente probabilmente a quell'epoca.
Le mura comprendevano tre porte principali:
Porta Martina: una doppia porta ad arco che fa capire quanto fosse piccola allora la città. Quella superiore è quella medievale ed è l'unica rimasta intatta. L'inferiore, rinascimentale, si trova in cima all'attuale via Carducci (ex Via Maria Cristina, luogo di nascita del poeta Conte Giuseppe). In passato era molto più grandiosa, ma la costruzione originale fu smontata e trasportata a Genova dove per anni, col nome di Porta Pila, segnò la fine dell'attuale via XX Settembre. Quando questa strada fu allargata, la porta fu nuovamente spostata appena sopra la stazione di Brignole, dove si può vedere tuttora (e naturalmente non fu più restituita a Porto Maurizio, nonostante varie richieste in tal senso);
Porta da Strà: era fra i baluardi della Nunziata e di S. Bernardo e immetteva direttamente, dall'attuale via S. Maurizio, nel centro commerciale del borgo (Ina strà, l'attuale via Strafforello). Non ne resta più nulla;
Porta di S. Gio Batta (o della Foce o delle Erbe): nei pressi del bastione omonimo. Anche se la porta non esiste più, è comunque rimasto identico il sottopasso che porta verso Borgo Foce tramite la muntà di Féri ("salita dei ferri"), l'attuale via Bartolomeo Bossi.
esistevano infine due Portelli, di minore importanza perché solamente pedonali:
il Portello di S. Maurizio: adiacente all'omonimo baluardo (nei pressi dell'attuale Salita Carrega), che immetteva su una mulattiera che scendeva velocemente a Borgo Marina attraverso gli orti (bràie). Anche questo è scomparso, ma quel percorso è rimasto nelle attuali vie (pedonali) Francesco Petrarca e Croce di Malta;
il Portello delle Chiàzore (Purtéllu de Ciàsure): ancor oggi esistente e molto suggestivo (è in cima alla scalinata di via Fiume), che dal Parasio scendeva direttamente sulla scogliera sottostante (i cosiddetti Bundàsci o Ràtteghe)
vedi Monumenti di Imperia
Gli abitanti di Porto Maurizio vengono spesso chiamati Cacelòtti, poiché nei secoli scorsi la famiglia locale dei Cacello forniva i boia per le esecuzioni capitali, mentre quelli di Oneglia erano detti Ciantafùrche (costruttori di forche), perché costruivano il patibolo in uno scoglio piatto sul mare (detto appunto e Giüstìxe - "Le Giustizie"), in una zona fra le due località, ora interrata a causa delle espansioni edilizie del Novecento.
La cittadinanza, in tempi in cui non esistevano assistenze pubbliche, era organizzata in confraternite a scopo religioso e assistenziale. Alcune (come la Confraternita della Buona Morte, che forniva i servizi funerari) si sono estinte, altre invece esistono ancora:
Confraternita di S. Pietro;
Confraternita della Santissima Trinità;
Confraternita di S. Caterina (detta delle Caterinette);
Confraternita di Sant Antonio (Borgo Marina).
Un fatto curioso che riguarda la società portorina è la loro familiarità con i costumi sabaudi, diventati di uso comune in città. A differenza della Contea di Nizza e del Principato di Oneglia, seppur Stati dove la figura del regnante era ricoperta da un membro della casata Savoia, i loro costumi rimasero sempre più grezzi e popolari
Sono tipiche di Porto Maurizio le celebrazioni della Settimana Santa, inalterate da secoli, in particolare:
i cosiddetti Sepolcri, in realtà celebrazioni dell'Ultima Cena. In occasione del Giovedì santo, tutte le chiese abbelliscono un altare secondario con decorazioni floreali e vegetali (tipicamente con piatti in cui è stato fatto germinare del grano tenuto all'ombra, che rimane quasi bianco), petali di fiori o decorazioni con drappi e disegni fatti con polveri colorate con il tema dell'eucaristia. Poiché sono decorazioni gioiose, devono essere rimosse in occasione del Venerdì Santo per cui durano soltanto pochi giorni. Tipica della devozione popolare è la visita in successione di tutti i Sepolcri;
la processione della sera del Giovedì santo, in cui le cantorìe delle varie confraternite della città passano di chiesa in chiesa, ripetendo antichissimi canti a cappella in latino;
la Cařà d'a Cruxe (Calata della Croce) al Venerdì Santo: si rievoca ritualmente la Deposizione di Cristo nel Duomo spoglio, spento e silenzioso, con l'altare trasformato in Golgota coprendolo con cartapesta che simula la roccia (un po' come nei presepi, ma qui le dimensioni non sono ridotte) e utilizzando una statua con le braccia snodate, che permette di ricreare in modo realistico la scena della Deposizione. I membri della confraternita della Santissima Trinità si alternano a schiodare e calare dalla croce il Cristo, portandolo poi in processione nella piazza del Duomo insieme con gli oggetti utilizzati (chiodi, martello, scale, bende, eccetera). Tutto avviene nel silenzio più totale e le martellate e i rumori dell'operazione, amplificati dalle dimensioni della chiesa, rendono la cerimonia particolarmente toccante.
Nel passato, la sua economia era basata sulla pesca e la navigazione, sia d'altura sia di piccolo cabotaggio (generazioni di portorini hanno praticato questa professione in tutti i mari del mondo, prima sui velieri, poi sui "vapori"), ma soprattutto sulla produzione e il commercio dell'olio di oliva, per cui era celebre nell'intero Mediterraneo.
Oggi è quasi prevalentemente turistica, basandosi sulle spiagge, il porto turistico (di cui è in costruzione un radicale ampliamento) e il clima indubbiamente favorevole.
La località era servita dalla stazione ferroviaria di Imperia Porto Maurizio, sulla linea Genova-Ventimiglia, sostituita nel 2016 dalla nuova stazione unificata di Imperia in conseguenza del raddoppio e dello spostamento a monte della ferrovia.
Il trasporto pubblico è svolto con autoservizi svolti dalla Riviera Trasporti.
Fra il 1893 e il 1895 la città era collegata alla vicina Oneglia tramite una tranvia a cavalli. Nel 1926 fu inaugurata sul medesimo tracciato una tranvia elettrica gestita dalla Società Tranvie Elettriche Provincia di Imperia (STEPI), che rimase in esercizio fino al 1947.
Leonardo da Porto Maurizio
Leonardo Massabò
Pietro Bernabò Silorata
Gustavo Stafforello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porto Maurizio Sito ufficiale del comune di Imperia, su comune.imperia.it. URL consultato il 15 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2005).