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Chiesa di San Zeno Vescovo (Colognola ai Colli)

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Chiesa S. Zeno di Colognola
Chiesa S. Zeno di Colognola

La chiesa di San Zeno Vescovo, detta anche chiesa di San Zenone, è la parrocchiale di San Zeno, frazione del comune sparso di Colognola ai Colli, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Zeno Vescovo (Colognola ai Colli) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Zeno Vescovo (Colognola ai Colli)
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Chiesa S. Zeno di Colognola
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Luoghi vicini

Santuario di Santa Maria della Pieve
Santuario di Santa Maria della Pieve

Il santuario di Santa Maria della Pieve o chiesa dell'Annunciazione di Maria Vergine. è la chiesa parrocchiale di Pieve, frazione del comune di Colognola ai Colli in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale che prende il nome da questa chiesa. All’imbocco della val d'Illasi, sede plebana, è una chiesa molto antica, risalente probabilmente all'XI-XII secolo, ma che fu fondata sopra o in prossimità di un tempio pagano dedicato a Mercurio, risalente all'età repubblicana romana, nei pressi della Via Postumia, importante via di comunicazione che collegava Genova all'Adriatico. Da ricordare che siamo in una zona di centuriazione romana. Le testimonianze di questo luogo di culto pagano sono tuttora visibili presso il santuario: si può infatti notare una dedica a Mercurio da parte di L. Odovisio Oriculone, figlio di Publio, murata nella facciata della chiesa. Non va dimenticata anche la pietra a forma di architrave con dedica ad Apollo da parte dei fabbricanti di lino L. Postunio Facile e T. Careio Valente ed un frammento di pluteo. Secondo Umberto Gaetano Tessari, la costruzione della chiesa avvenne in due momenti distinti: in una prima fase attorno al V secolo il tempio pagano di Mercurio fu sostituito con una piccola cappella-oratorio; successivamente, intorno all'anno Mille, il piccolo oratorio fu demolito e venne eretta la costruzione che oggi è nota come santuario di Santa Maria della Pieve. Il primo documento in cui la chiesa viene nominata risale al 1145, precisamente nella Bolla rilasciata da Eugenio III al Vescovo di Verona Tebaldo II (o Teobaldo). In essa si parla della pieve di Colognola con le sue cappelle, Santi Fermo e Rustico, San Vittore, San Nicolò, San Zeno. Va ricordato come la pieve, almeno fino al XV secolo, fu anche collegiata. I documenti presentano, per il XII secolo, un arciprete di nome Ugone, un cui omonimo, nello stesso ruolo, morto nel 1348, viene nominato nella lapide sepolcrale presente nel pavimento dell’attuale campanile. Nel 1456 il Vescovo di Verona Ermolao Barbaro constatò che la chiesa, fatiscente e insufficiente a contenere i fedeli, non rispondeva alle esigenze della comunità, vista anche la sua posizione rispetto al nuovo nucleo abitato del paese. Questo portò, di conseguenza, alla trasformazione da chiesa matrice a semplice cappella soggetta alla chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico in Monte. Tra il 1734 e il 1759 il luogo di culto fu ristrutturato. Furono aperte le finestre ai lati del portale d’ingresso, demoliti i due pilastri del presbiterio, mentre gli altri furono rimaneggiati in stile barocco. All’Ottocento risale l’attuale sacrestia, che portò alla demolizione della piccola abside destra (quella di sinistra era stata inglobata in precedenza nel campanile). Nei primi anni del XX secolo vi fu la rinascita della chiesa e il merito fu di un benefattore, Basilio Turco. Ancora vivente donò quasi tutto il suo patrimonio per la rinascita materiale e spirituale del luogo di culto, come riporta una lapide murata all’esterno della sacrestia. A suggellare questo rinnovamento fu il decreto del Cardinale Bartolomeo Bacilieri con cui si stabiliva la nuova erezione in parrocchia il 18 luglio 1915. Ulteriori restauri vi furono tra il 1997 e il 1999 e tra il 2006 e il 2010 La facciata a capanna, rivolta ad ovest e in stile romanico, è molto semplice. Al centro, tra due finestre rettangolari, vi è il portale d’ingresso, anch’esso rettangolare. Più in alto, in asse, un oculo, mentre al vertice vi è una croce metallica. Le pareti esterne, intonacate e tinteggiate, presentano tracce di affreschi. La pianta della chiesa è di tipo basilicale, con tre navate separate da due file di pilastri polistili, uniti da archi a tutto sesto che poggiano su lesene ioniche. Più in alto la trabeazione con iscrizione, frutto dell’intervento settecentesco. La copertura, piuttosto ribassata, è costituita da cinque capriate lignee nella navata centrale, mentre nelle navate laterali abbiamo dei puntoni lignei in pendenza. La luce esterna entra nella chiesa tramite alcune finestrature rettangolari presenti nelle navate laterali. Il pavimento dell’aula è costituito da piastrelle di cemento posate in obliquo in modo da creare un motivo ornamentale policromo grigio-nero. In prossimità del presbiterio vi è una lastra tombale in marmo rosso Verona. Nella navata sinistra è presente l'altare della Madonna del nido, risalente al 1820, ma con gruppo scultoreo risalente tra fine Trecento e inizio Quattrocento. In pietra dipinta, presenta la Vergine Maria vestita di rosa e mantello verde che regge sulla sinistra un nido, mentre il Bimbo tra le mani stringe un uccellino. Sul lato opposto vi è l'altare del Crocifisso, già di San Barnaba, con mensa settecentesca simile a quella della Madonna del nido. Sulle pareti e sui pilastri sono presenti delle pitture murali. Il ciclo di affreschi, presente principalmente sulla parete sinistra, risale alla fine del XIII – metà del XV secolo e originariamente copriva gran parte delle pareti interne all'edificio. Oggi ne sono rimasti pochi, in particolare a causa dell’imbiancatura delle pareti con la calce in seguito alla peste del 1630 e al progressivo abbandono della chiesa. Da segnalare un Santo vescovo (fine XIV secolo), un San Zeno, un San Giacomo (terzo pilastro di destra), un Sant'Antonio Abate, un San Martino di Tours e un San Bartolomeo (quarto pilastro di destra), assegnati alla scuola di Martino da Verona. Vi sono poi una Madonna in trono della fine del XIV secolo, una Vergine che richiama ai modi di Altichiero da Zevio, le nozze mistiche di Santa Caterina degli inizi del Quattrocento e un Volto Santo di Lucca. Quest'ultimo, da attribuire alla fine del Trecento, è da assegnare ad un discepolo di Martino. Interessante il dittico in pietra tenera dipinta presente ai lati dell'altare maggiore, opera di Bartolomeo Giolfino del 1430. In due scomparti con colonnine che reggono archi ogivali, su cui si ergono due cuspidi a fiamma con al centro una specie fi piccolo rosone o il busto di un profeta. Sotto gli archi del rilievo di sinistra, a gruppi di tre, abbiamo gli apostoli Bartolomeo, Tommaso, Giovanni; poi Pietro, Giacomo il Minore e Giuda Taddeo. Sotto gli archi di destra gli apostoli Mattia, Giacomo Maggiore, Simone; poi Filippo, Andrea e Matteo. Addossate ai muri e ai pilastri vi sono sei angeli con cornucopia in pietra, settecenteschi, ma non eseguiti tutti contemporaneamente. Qualcuno ha dichiarato un'affinità con le sculture di Orazio e Francesco Marinali eseguite per la chiesa parrocchiale di Monte di Colognola. Altri vi hanno visto la mano di Domenico Allio. Da segnalare i confessionali lignei e intagliati, del secolo XVI e acquistati nel 1923 dalla chiesa dei Santi Nazaro e Celso in Verona. Il presbiterio, rialzato di un gradino in pietra calcarea bianco-rosata, si sviluppa per l’intera ampiezza della chiesa, tanto da prolungarsi in corrispondenza delle testate delle navate laterali. Ha una pavimentazione centrale costituita da piastrelle di cemento con graniglia di marmi rosso e neri, mentre ai lati e nell’abside vi sono altre piastrelle in cemento con decori policromi. L'altare maggiore è il risultato di alcune modifiche e restauri eseguiti nel corso del Settecento, periodo in cui fu collocata la statua della Madonna con il Bambino Gesù in grembo. La statua è incorniciata dal dipinto dell'Annunciazione ed è copia di uno scomparso originale ligneo. Ai lati due statue cinquecentesche raffiguranti i Santi Pietro e Paolo. La comunità è molto devota alla Madonna e a questa immagine, in particolare poiché le vennero attribuiti dei poteri miracolosi dopo il 1836, quando venne pregata per porre fine all'epidemia di colera. Affiancati al presbiterio due altari, in stile barocco: a sinistra di San Giuseppe )1675) e a destra del Sacro Cuore di Gesù. Entrambi occupano il posto delle piccole absidi in cui terminavano le navate laterali. L'organo della chiesa è stato costruito dalla ditta Agostino Benzi nel 1947. Lo strumento, a trasmissione pneumatico-tubolare, ha 2 tastiere di 61 note e una pedaliera di 30 note. Sul fianco sud della chiesa si trova la cappella invernale, con asse maggiore ortogonale a quello della chiesa. Consiste in un’auletta rettangolare con abside a sviluppo poligonale a cinque lati. Il campanile è addossato al fianco nord del presbiterio. A pianta quadrata, il fusto non ha elementi architettonici di rilievo. Sul finire del XIX secolo alla cella campanaria fu aggiunto un nuovo piano. Su tutti i lati le apertura sono costituite da un doppio ordine di bifore a tutto sesto. La copertura è conica, in laterizio, mentre ai quattro angoli vi sono dei pinnacoli. In alto svetta una croce metallica. Il concerto campanario presente oggi è composto da 6 campane in MI3 montate alla veronese ed elettrificate. Questi i dati del concerto: 1 – MI3 – diametro 1030 mm - peso 595 kg - Fusa nel 1889 da Cavadini di Verona 2 – FA#3 – diametro 913 mm - peso 423 kg - Fusa nel 1889 da Cavadini di Verona 3 – SOL#3 – diametro 825 mm – peso 308 kg - Fusa nel 1889 da Cavadini di Verona 4 – LA3 – diametro 765 mm - peso 249 kg - Fusa nel 1889 da Cavadini di Verona 5 – SI3 – diametro 685 mm - peso 173 kg - Fusa nel 1889 da Cavadini di Verona 6 – DO#4 - diametro 661 mm - peso 189 kg - Fusa nel 1999 da De Poli di Revine Lago (TV). Il celebre suonatore e maestro di campane alla veronese Pietro Sancassani ricorda che sulla torre erano presenti tre campane di Selegari fuse nel 1836. Dino Coltro, Colognola ai Colli. Storia Memoria Immagine, Venezia, Arsenale Editrice, 1984, ISBN non esistente. Umberto Tessari, Santa Maria della Pieve, Verona, Novastampa, 1984, ISBN non esistente. Sancassani Pietro, Le mie campane. Storia di un’arte e di una tradizione del Millenovecento, a cura di Rognini Luciano, Sancassani Laura, Tommasi Giancarlo, Verona, Offset Print Veneta, 2001. Giuseppe Franco Viviani (a cura di), Chiese nel veronese, Verona, Vago di Lavagno, Società Cattolica di Assicurazione - La Grafica Editrice, 2004. Colognola ai Colli Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di Santa Maria della Pieve Santuario Madonna della Pieve , su parrocchie.it. comunecolognola.it, http://www.comunecolognola.it/opencms/cmsinternaente.act?dir=/opencms/opencms/VREST/ColognolaAiColli/Vivere/Parrocchie/.

Chiesa della Beata Vergine Maria Immacolata (Strà)

La chiesa della Beata Vergine Maria Immacolata è un luogo di culto cattolico situato nella frazione Stra' del comune di Colognola ai Colli, in provincia di Verona, nel territorio della diocesi di Verona. L'8 giugno 1955, con decreto di Andrea Pangrazio, amministratore apostolico della diocesi di Verona in quanto vescovo coadiutore con il precedente vescovo, Girolamo Cardinale, venne eretta la parrocchia di Santa Maria Immacolata a Stra', ove si trovava un antico oratorio, già cappella privata, dedicato a San Sebastiano, con un proprio cappellano che era, dal 1948, don Giulio Verzini. Don Verzini, fin dal 1952, aveva voluto la costruzione di una nuova chiesa più ampia dell'oratorio di San Sebastiano, e nel novembre dello stesso anno aveva acquistato a tale scopo un ampio terreno. Per l'edificazione dell'edificio venne istituito un comitato e la progettazione venne affidata a Arturo Benini che presentò otto progetti prima che fossero accettati dal parroco e dalla commissione diocesana d'arte sacra. La posa della prima pietra della nuova chiesa avvenne il 1º ottobre 1955 alla presenza dell'arcivescovo Giovanni Urbani, vescovo di Verona e i lavori si protrassero per un anno. Il 4 novembre 1956 la nuova chiesa fu solennemente consacrata e dedicata alla Vergine Immacolata. Lo stesso giorno fece il suo ingresso nella nuova comunità il primo parroco, don Narciso Recchia. Negli anni successivi, la chiesa fu adornata con nuovi arredi, tra i quali gli altari laterali marmorei e le stazioni della Via Crucis. Negli ultimi anni del XX secolo e nei primi anni del secolo successivo, la chiesa è stata interessata da una serie di importanti restauri, con la creazione delle nuove vetrate policrome (1996), la costruzione dell'organo a canne (2000), la realizzazione del nuovo presbiterio in stile moderno (2002) e l'edificazione dei due protiri (2004). Il nuovo altare venne solennemente consacrato l'8 dicembre 2002 dal vescovo di Verona, Flavio Roberto Carraro. La chiesa della Beata Vergine Maria Immacolata sorge nel centro della frazione di Strà ed è in un sobrio stile neoromanico. La facciata è a capanna ed è preceduta da una piazza rettangolare, in parte adibita a parcheggio. Al centro, si apre il portale con arco a tutto sesto, sormontato da un protiro moderno poggiante su due pilastri che ne segue il profilo. Ai suoi lati, vi sono due alte monofore a tutto sesto, mentre sopra di esso, al centro, si trova il rosone circolare. La facciata è coronata da tre cuspidi piramidali. Lungo il fianco destro, nei pressi dell'abside, si trova il campanile a vela a due fornici, che accoglie una campana, fusa nel 1956 dal veronese Luigi Cavadini. L'interno della chiesa presenta una pianta a navata unica coperta con capriate lignee e profonda abside semicircolare. La navata è illuminata da alte monofore a tutto sesto chiuse da vetrate policrome moderne, installate nel 1996, e lungo di essa si aprono tre cappelle laterali a pianta rettangolare, quella del Sacro Cuore di Gesù, adibita a battistero con moderno fonte battesimale marmoreo, quella della Madonna di Lourdes e quella per la reposizione dell'Eucaristia, con tabernacolo marmoreo. L'area presbiterale della chiesa, interamente rifatta in stile moderno nel 2002, vede, al centro, l'altare con, alla sua sinistra, l'ambone. All'interno dell'altare, sono custodite le reliquie della Madonna e dei santi Zeno vescovo, Fermo e Rustico martiri, Narciso di Gerusalemme, Giulio di Orta e Carlo Borromeo. In posizione arretrata, vi sono il Crocifisso (a sinistra) e il Tabernacolo (a destra). Alle spalle dell'altare si trova la sede, sormontata da una statua bronzea di Ettore Cedraschi Cristo risorto. L'affresco del catino absidale, raffigurante l'Immacolata fra angeli adoranti (1996) è opera di Giuseppe Resi. Alle spalle dell'altare, nell'abside, si trova l'organo a canne, costruito tra il 2000 e il 2002 dalla ditta organaria Fratelli Ruffatti. Lo strumento è inserito all'interno di una cassa lignea di fattura geometrica, con mostra in cinque campi composta da canne di principale con bocche a mitria, disposte a cuspide unica (campo centrale) e ali (campi laterali). Il sistema di trasmissione è elettronico e la consolle è mobile indipendente. Essa dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. L'organo conta 18 registri, per un totale di 1032 canne. Donato Avogaro, Alda Baldi Baroni, Cinquant'anni. una Chiesa sulla Via, una Comunità in cammino. Appunti per una storia della comunità 1955-2005 (PDF), Stra' di Colognola ai Colli, Parrocchia "Maria Immacolata" di Stra', novembre 2005. Immacolata Concezione Colognola ai Colli Diocesi di Verona Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Parrocchia di Stra', su parrocchiastra.it. URL consultato il 25 maggio 2013.

Caldiero
Caldiero

Caldiero (Caldièr in veneto) è un comune italiano di 7 958 abitanti della provincia di Verona in Veneto. Fa parte della zona di produzione del vino Arcole D.O.C. Dista 18 km da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione est. Si trova allo sbocco della Val d'Illasi e sulla riva sinistra dell'Adige. Caldiero è dotato di stazione ferroviaria - asse ferroviario Torino-Trieste. Confina a nord con la SR 11, importantissima via di comunicazione storica est/ovest. Si trova a metà strada tra i caselli autostradali della Serenissima A4 e quindi a circa 7–8 km dal casello di Soave-San Bonifacio verso est e a circa 7–8 km dal casello di Verona est verso ovest. A sud del paese corre la strada provinciale Porcillana, recentemente riassestata e definita completamente da ovest ad est, provenendo dal collegamento con la Tangenziale est di Verona, fino a collegare a sud il paese di San Bonifacio e quindi l'est veronese fino a Vicenza. Noto già al tempo dei romani, Calidarium (nome originario del Paese) offriva le calde terme (alimentate nelle sorgenti Brentella di 27 °C e Bagno della Cavalla di 25 °C) identificate in quelle di Giunone del Console Petronio. Fu dei Vescovi di Verona che lo cedettero poi (1206) al Comune. Nel 1233 Ezzelino da Romano distrusse il castello esistente sul Monte Rocca. Nella storia di Caldiero vanno ricordati gli Scaligeri, i conti Nogarola, i Visconti e Venezia. La Serenissima fece riattivare le terme (acque magnesiaco-solforose) e concesse al paese statuti propri. Nel piccolo paese di Caldierino, distante circa due chilometri dal Comune e sotto le decisioni del Comune stesso, nel 1777 Gaetano Callido costruì un organo a 500 canne. In ragione della sua strategica posizione sull'Adige, vi si combatterono ben quattro battaglie delle guerre napoleoniche tra franco-italiani e austriaci, nel 1796 (vittoria austriaca), nel 1805 (vittoria francese), nel 1809 (vittoria austriaca) e nel 1813 (vittoria francese). Lo stemma e il gonfalone del comune di Caldiero sono stati concessi con regio decreto dell'11 luglio 1941. La blasonatura ufficiale dello stemma comunale è la seguente: Secondo le disposizioni in vigore all'epoca della convocazione era presente anche il capo del Littorio. La descrizione del gonfalone concesso è la seguente: In realtà quale gonfalone il comune usa un drappo interzato in palo di verde, di bianco e di rosso. Le terme di Giunone con le antiche vasche di origine romana: la Brentella e la Cavalla; Villa Faccioli - Loredan (Ca' Rizzi) - XVI secolo; Villa Da Prato - situata nel capoluogo, di origine del tardo Duecento, ristrutturata in maniera consistente nel XVII secolo, corredata di annessi e parco; Parco del Monte Rocca con il fabbricato denominato "La Rocca", situato in posizione predominante sul colle omonimo e il cosiddetto "Castello" e annesse stalle, il tutto citato quale posizione di comando delle forze armate napoleoniche, durante la gestione della battaglia di Arcole. Abitanti censiti Ultima domenica di febbraio - Dal 1870 Fiera di San Mattia Apostolo, santo patrono di Caldiero ed è la festa più antica del paese. Seconda domenica di giugno - Antica sagra di Sant'Antonio che si svolge nella frazione di Caldierino. Terzo sabato di luglio - Notte Bianca di Mezzaestate Ultimo weekend di agosto - Monte Rocca Music Festival Caldiero vive di un'economia di carattere agricolo-artigianale, tipica dei paesi di provincia del cosiddetto "NordEst". Le aziende agricole, di gestione familiare storico, lavorano la campagna tipica della valpadana con produzione di viticultura, frutteto e seminativi. In particolare la zona è identificata per la produzione del vino "Arcole D.O.C.". Le aziende artigiane sono di indirizzo vario, meccanico, edile e collegati, tipografico e comunque tutte di carattere di piccola azienda a conduzione diretta. Posta lungo la Strada statale 11 Padana Superiore, Caldiero svolse fra il 1881 e il 1956 un'importante funzione di nodo tranviario, per la presenza della tranvia Verona-Caldiero-San Bonifacio, che percorreva la suddetta statale, e la diramazione che da Strà di Caldiero raggiungeva Tregnago, rappresentando il mezzo di trasporto principale per il collegamento fra Verona e la bassa Val d'Illasi. Le due tranvie furono sostituite nel 1959 da filovie, soppresse tra il 1980 e il 1981. Il comune fa parte dell'Unione Comunale detta Verona Est. I comuni che ne fanno parte sono: Belfiore, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi e Mezzane di Sotto. Inoltre il comune fa parte del movimento patto dei sindaci Dal 1934, è presente la società calcistica Calcio Caldiero Terme S.S.D. (colori sociali giallo e verde), che dopo aver militato nei campionati provinciali e regionali, nell'annata 2018-2019 ha conquistato la promozione nella categoria apicale delle competizioni dilettantistiche, la Serie D, mentre nella stagione 2023-2024 ha ottenuto la sua prima promozione fra i professionisti, vincendo il girone B e ottenendo l'accesso alla Serie C. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Caldiero Sito ufficiale, su comune.caldiero.vr.it. Statuto dell'Unione veronese Verona Est in PDF (PDF), su incomune.interno.it.

Chiesa di San Giorgio (Cazzano di Tramigna)
Chiesa di San Giorgio (Cazzano di Tramigna)

La chiesa di San Giorgio è la parrocchiale di Cazzano di Tramigna, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese. È situata nel centro del paese, in piazza Giacomo Matteotti ed è dedicata a san Giorgio martire, patrono del paese. L'edificio fu costruito nell'ultimo ventennio del XIX secolo, al posto di uno precedente che esisteva già nel XIV secolo. Venne realizzato su disegno dell'architetto don Angelo Gottardi, in stile neoromanico – neogotico, e fu consacrato il 29 settembre 1906 dal cardinale Bartolomeo Bacilieri, vescovo di Verona. La facciata è divisa in tre campi da finte lesene a tutta altezza, in funzione puramente decorativa. Nel campo centrale si trovano il portale e al di sopra una grande bifora con una vetrata raffigurante una Annunciazione. Nella lunetta un dipinto di Bolla ha sostituito quello precedente che raffigurava pure la Lotta di san Giorgio con il drago. L'interno è ad una sola navata con quattro cappelle laterali. In un locale si conservano tracce di affreschi dalla chiesa precedente. L'altare maggiore e il fonte battesimale, ottagonale e in marmo rosso, risalgono al Quattrocento. Un piccolo tabernacolo in tufo con Angeli adoranti ed i santi Giorgio e Bartolomeo (gli attuali santi patroni di Cazzano ed Illasi) è murato nell'attuale battistero . Nell'attiguo oratorio (ora utilizzato come cappella feriale) è presente una pala d'altare di G. Ceffis raffigurante la Madonna tra i santi Domenico e Carlo Borromeo. Dopo quattro anni di lavori di consolidamento e ristrutturazione, la chiesa parrocchiale è stata riaperta al culto il 20 dicembre 2008. L'attuale torre campanaria sostituisce quella precedente, innalzata intorno al 1792 e ultimata intorno al 1840. Questo campanile sostituiva a sua volta una torre crollata intorno al 1786. Nel 1891 il terremoto che ebbe come epicentro la Val d'Illasi danneggiò la cuspide del campanile, che fu per demolita ma non subito ricostruita. La cuspide riedificata venne danneggiata il 5 marzo 1960 da un fulmine, danneggiando irrimediabilmente l'intera struttura. Alcuni calcinacci caddero anche sulla chiesa, mentre al suo interno all'incirca duecento persone stavano pregando. Il parroco di allora, don Oreste Poli, decise di far costruire una nuova torre, l'attuale, affidando il progetto all'architetto Gelindo Giacomello. Il campanile fu benedetto il 13 agosto 1961 dal Vescovo di Verona mons. Giuseppe Carraro. Una lapide, con epigrafe in latino predisposta dalla prof. Maria Steccanella e oggi collocata tra l'interno della chiesa e la porta esterna del campanile, ricorda quanto successo e la fede della comunità cazzanese per riavere il proprio campanile. Dai documenti del passato risulta che nel Seicento il campanile della chiesa di S. Giorgio era dotato di due campane: la maggiore fusa nel 1608 da Bartolomeo Pisenti di Verona e la minore da Paolo Levi nel 1673 (forse fusa ad Illasi nella chiesa di S. Andrea, poi di S. Rocco, oggi Giardino musicale). Queste campane furono installate anche nel campanile sorto nel 1782, ma nel 1805 una delle due si ruppe, originando una problematica tra la comunità di Cazzano e il collegio plebano: i chierici dovevano contribuire alle spese di rifacimento della campana danneggiata e partecipare alla spesa di una terza campana oppure lasciare la situazione com'era? Non si sa come finì la questione salvo il fatto che nel 1840 vengono fuse cinque campane in Mi3 dal fonditore Francesco Cavadini. Di questo concerto di campane sappiamo che nel 1920 fu sostituita o rifusa la campana più piccola, mentre, nel 1932, sarà l'intero concerto ad essere rifuso per costituirne uno nuovo di cinque campane in Mi bemolle 3, opera della fonderia di Ettore Cavadini. Dai documenti risulta che il parroco, mons. Giuseppe Marchesini, dichiari come il nuovo insieme di campane possa soddisfare le esigenze del culto (si parla di concerto omogeneo), ma anche aiutare nel bisogno campanilistico di essere alla pari o primeggiare nei confronti delle parrocchie vicine. Il concerto di Ettore Cavadini del 1932 è ancora quello oggi presente sul campanile, anche se nel tempo si è aggiunta una campana, fusa nel 1961 dalla fonderia di Luigi II Cavadini, che ricorda la vicenda del fulmine e lo scampato pericolo. Il concerto è a doppio sistema, con motori ed elettrobattenti installati per tutte le campane ma con la possibilità di suonare manualmente alla veronese. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giorgio Scheda sul sito ufficiale del comune, su comune.cazzanoditramigna.vr.it. Video delle campane della chiesa parrocchiale di S. Giorgio in Cazzano di Tramigna suonate alla veronese, su youtube.com.