place

Chiesa di San Domenico Soriano

Chiesa di San Domenico SorianoChiese dedicate a san Domenico di GuzmánChiese di NapoliVoci con codice GNDVoci con codice VIAF
Voci non biografiche con codici di controllo di autorità
Chiesa di San Domenico Soriano panoramio
Chiesa di San Domenico Soriano panoramio

La chiesa di San Domenico Soriano prende la sua titolatura dall'omonima immagine miracolosa di San Domenico Soriano ed è una delle chiese monumentali di Napoli ubicata in piazza Dante. Qui trovò sepoltura san Nunzio Sulprizio il cui corpo è collocato sull'altare maggiore ed in seguito alla sua canonizzazione nel 2018 la chiesa ha cambiato nome in chiesa dei Santi Domenico Soriano e Nunzio Sulprizio

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Domenico Soriano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Domenico Soriano
Via San Domenico Soriano, Napoli San Giuseppe

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Domenico SorianoContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 40.849137 ° E 14.249588 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

San Domenico Soriano

Via San Domenico Soriano
80100 Napoli, San Giuseppe
Campania, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q1255659)
linkOpenStreetMap (270244027)

Chiesa di San Domenico Soriano panoramio
Chiesa di San Domenico Soriano panoramio
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Chiostro di San Domenico Soriano
Chiostro di San Domenico Soriano

Il Chiostro di San Domenico Soriano è un chiostro monumentale di Napoli ubicato in piazza Dante; l'accesso al chiostro è sia dalla piazza, tramite due imponenti portali, o dal portale situato in vico Pontecorvo. Il chiostro fu realizzato ad opere del domenicano Fra' Tommaso Vesti che giunse in città dalla Calabria intorno agli inizi del XVII secolo. Nel 1606 ottenne una bolla dando così inizio alla realizzazione della chiesa e al chiostro. Nella seconda metà del secolo i domenicani incaricarono all'architetto bolognese Bonaventura Presti di progettare il nuovo chiostro e di ampliare il luogo sacro. Il Presti elaborò differenti disegni, nei quali il luogo di clausura assumeva una notevole importanza, poiché veniva a rappresentare l'ambiente in cui si dovevano svolgere tutte le più importanti azioni della vita conventuale. L'architetto ipotizzò anche lo sfruttamento totale del suolo su cui si stava costruendo il monastero. Tra le proposte i monaci scelsero la soluzione che precedeva la realizzazione di un chiostro con cinque arcate per nove, sorrette da altrettanti pilastri in piperno, con al centro un pozzo simile a quello di San Gregorio, e con accesso attiguo alla facciata della chiesa. Secondo il progetto del Presti, una scala posta sul fondo del lungo porticato avrebbe condotto ai piani superiori, dove erano collocate le celle dei monaci che si aprivano in parte sul chiostro e in parte sulla piazza, mentre le botteghe sarebbero state ricavate nei lati più lunghi e date in fitto ai privati. I frati si opposero a tal scelta e l'architetto fu costretto ad apportare modifiche che delimitarono in modo netto lo spazio laico destinato ai privati e quello sacro destinato ai religiosi. I Domenicani, giudicato troppo esteso quest'ultimo disegno, decisero di ascoltare il parere di alcuni esperti tra cui Francesco Antonio Picchiatti, che completò il progetto dopo l'estromissione di Bonaventura Presti. Il Picchiatti si limitò a porre in opera e a controllare le direttive degli stessi religiosi che in molte occasioni si ispirarono al progetto del precedente, tanto che ancora oggi, malgrado le modifiche apportate in epoche successive, è possibile riconoscere l'impianto originario nel portale d'ingresso adiacente alla chiesa e nei pilastri del chiostro. Tra il 1673 e il 1685 la costruzione del complesso era quasi terminata. Rimaneva incompleto il chiostro, di cui fu eretta solo un'ala, terminata nel XVIII secolo su progetto di Nicola Tagliacozzi Canale, il quale ridusse lo spazio da pianta rettangolare come era previsto nel Seicento a pianta quadrata con cinque arcate per sei. Nella seconda metà del XVIII secolo il chiostro poté definirsi terminato. Nel 1808 l'originaria funzione del chiostro fu soppressa; nel 1850 venne adibito a caserma militare, poi a guardia di pubblica sicurezza ed infine ad ufficio comunale. In seguito a queste destinazioni furono apportate modifiche che distrussero il manufatto, la cui struttura può tuttavia essere ancor oggi percepita dietro gli elementi in metallo e vetro che attualmente ospitano gli archivi anagrafici del comune.

Palazzi Brunasso
Palazzi Brunasso

I palazzi Brunasso sono una coppia di edifici di valore storico e architettonico di napoletani ubicati lungo via Toledo, a ridosso della basilica dello Spirito Santo. I suoli dove sorgono i palazzi attualmente appartennero fino al 1561 ai padri di San Severino e Sossio fino a quando non furono ceduti con censuo a tali Tosone e Maranta. L'estensione del suolo ceduto andava dalla chiesa dello Spirito Santo fino al vico Pellegrini. I due aprirono nel suolo ceduto l'attuale vico Bianchi allo Spirito Santo dividendo di fatto le due proprietà e quindi edificate le relative proprietà. Nel primo trentennio del XVIII secolo il palazzo appartenuto al Tosone fu acquistato dal duca Giuseppe Brunasso, mercante di professione ed elevato al rango di duca di San Filippo il 15 agosto 1722, che espanse la sua nuova proprietà all'attiguo palazzo del Maranta. Tra il 1722 e il 1769 sono databili gli interventi di rifacimento delle preesistenze voluti dal Brunasso. Nella veduta di Antonio Joli del 1762 si nota come i due palazzi fossero gemelli nell'organizzazione e che un ponte li unisse all'ultimo piano. Sono emersi documenti trovati dal Mormone e dal Fiengo che gli interventi di rifacimento furono eseguiti in gran parte dopo il terremoto del 1731. Contemporaneamente nella vicina basilica dello Spirito Santo si effettuarono lavori e ricognizioni da parte dell'architetto ed ingegnere regio Nicola Tagliacozzi Canale. Non è da escludere la presunta presenza del Tagliacozzi Canale nella fabbrica delle case del Brunasso. In quegli anni il pittore Filippo Falciatore vi eseguì un ciclo di affreschi perduto. I due edifici furono trasformati tra il 1731 e il 1735. Il palazzo accostato alla chiesa, dotato di spazio maggiore, fu riorganizzato intorno ad una corte più lunga dotandolo di una serliana sul lato del vestibolo e di una scala aperta a loggia più profonda dell'altro fabbricato.