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Casa dei Giornalisti

Architetture di Giovanni MuzioEdifici ad appartamenti di MilanoErrori di compilazione del template Interprogetto - template vuotoPagine con mappe
Milano edificio viale Monte Santo 7
Milano edificio viale Monte Santo 7

La casa dei Giornalisti è un edificio residenziale multipiano di Milano. La costruzione dell'edificio venne commissionata all'architetto Giovanni Muzio dal Sindacato Interprovinciale Giornalisti Lombardi. I lavori ebbero inizio nel 1934 e si conclusero nel 1936 con l'inaugurazione il 31 ottobre alla presenza di Mussolini. La casa occupa un lotto posto all'angolo fra viale Monte Santo, su cui prospetta la facciata principale e via Appiani; conta 7 piani più il terreno, dove si trovavano la sede del Circolo della Stampa e alcuni spazi comuni. La struttura portante, in calcestruzzo armato, consentì una certa libertà nel disegno degli appartamenti, variamente distribuiti a seconda dei piani; in totale gli appartamenti sono 29, con un'ampiezza variabile da 4 a 12 locali. La costruzione fu improntata a criteri di rigida economia, anche a causa della difficoltà di approvvigionamento dovute alle sanzioni economiche internazionali. Gli esterni, di aspetto severo, sono rivestiti in mattoni e pietra. Plinio Marconi, La casa dei giornalisti italiani a Milano, in Architettura, 1937, pp. 152-156. Annegret Burg, Novecento milanese, Milano, Federico Motta, 1991, p. 169, ISBN 88-7179-025-1. Casa dei giornalisti, in Edilizia Moderna, n. 26, 1938. Bruno Moretti, Case d'abitazione in Italia, Milano, Hoepli, 1939, pp. 145-148, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\PAV\0106911. Antonio Cassi Ramelli, Case, Milano, Vallardi, 1945, p. 90, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\VEA\0068540. Gianni Mezzanotte, Giovanni Muzio. Architetture francescane, Milano, Eris, 1974, p. 65, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\MIL\0000765. Annegret Burg, Casa dei Giornalisti, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 24 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2015).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa dei Giornalisti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa dei Giornalisti
Viale Monte Santo, Milano Brera

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20124 Milano, Brera
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Milano edificio viale Monte Santo 7
Milano edificio viale Monte Santo 7
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Luoghi vicini

Porta Nuova (Milano)
Porta Nuova (Milano)

Porta Nuova (Porta Noeuva in dialetto milanese, AFI: [ˈpɔrta ˈnøːa]) è una delle sei porte principali di Milano, ricavata lungo i bastioni spagnoli, oggi demoliti. Posta a nord della città in piazzale Principessa Clotilde, si apre lungo la strada per Monza. Caratterizzata oggi dalla presenza dell'arco neoclassico dello Zanoia (1810-1813) e degli annessi caselli daziari, sorge al centro di piazzale Principessa Clotilde, allo sbocco di corso di Porta Nuova. In passato Porta Nuova identificava inoltre uno dei sei sestieri storici in cui era divisa la città, il Sestiere di Porta Nuova. La Porta Nuova attuale che si apre nei Bastioni di Milano sorse decentrata a occidente rispetto all'asse viario (oggi via Manzoni) su cui erano sorte in precedenza le omonime porte di epoca romana (sul tracciato delle Mura romane) e di epoca medievale (sul tracciato delle mura medievali di Milano). Il medesimo sestiere era servito, in epoca romana, dalla porta Aurea, collocata lungo le mura Massimianee del tracciato romano, sull'odierna via Manzoni all'incrocio con via Monte Napoleone. Nella cinta medievale si collocava allo sbocco in piazza Cavour dove ancora oggi è presente, perfettamente integra. Se, come era avvenuto per le altre porte, con la costruzione delle mura spagnole essa fosse stata semplicemente spostata più all'esterno lungo la medesima direttrice, sarebbe collocata al termine dell'attuale via Daniele Manin. Tale porta, invece, fu ricavata parecchio più a occidente, tra il Seveso e la Martesana. La porta spagnola venne demolita in epoca napoleonica, quando si avviò un progetto per convertire le principali porte dei bastioni ad una funzione daziaria e ornamentale, visto il superamento della loro funzione militare: l'edificazione di una porta monumentale contribuiva al nuovo riassetto urbanistico anulare attorno all'area dei bastioni, favorendo lo sviluppo urbano a nord della città. L'attuale porta, presente ancora oggi in piazzale Principessa Clotilde (stessa collocazione della precedente porta spagnola demolita), venne costruita su progetto dell'architetto Giuseppe Zanoia e si apriva sul tracciato dell'antica via romana che collegava la città con la Brianza. La costruzione avvenne tra il 1810 e il 1813. Il suo valore commerciale derivava dalla prossimità al naviglio della Martesana, allora navigabile. Per entrare in città, il naviglio dapprima sottopassava il ponte delle Gabelle e i bastioni, quindi superava la leonardesca conca dell'Incoronata per aprirsi nel laghetto di San Marco, da cui proseguiva lungo una seconda conca omonima e si immetteva nella fossa navigabile all'inizio di via Fatebenefratelli. Lungo i bastioni, dal Ponte delle Gabelle, scorreva il Redefossi che riceveva prima le acque in eccessi della Martesana e, appena oltre Porta Nuova, il Seveso. Seppure interrato, il Redefossi segue ancora oggi il medesimo percorso. Al momento della costruzione di questa nuova porta si prevedeva che la città si espandesse verso l’esterno, secondo la direttiva della strada che ne usciva (oggi dedicata ad Amerigo Vespucci - delibera comunale del 7 giugno 1878). Tale sviluppo non avvenne perché nel periodo successivo la via venne sbarrata dalla costruzione della stazione ferroviaria di Porta Nuova. Oggi la via Vespucci termina, in pratica, con una ripida scalinata pedonale da cui si accede all’attuale Piazza Alvar Aalto, costruita, ad un livello più alto, sull’ex terrapieno delle ferrovie Varesine. Quindi Porta Nuova ha perso quasi subito la sua originaria funzione. Infatti nel 1840 venne inaugurata, appena al di là della Martesana, la stazione di Porta Nuova, prima stazione ferroviaria della città, al servizio della Milano-Monza. L'edificio principale si è conservato ed è stato trasformato nell'albergo di lusso Maison Moschino nel 2010. La porta dello Zanoja presenta un doppio ordine, che definisce un'importanza gerarchica sia funzionale sia estetica: corinzio nella parte centrale e dorico nei caselli laterali. Presenta un unico fornice costruito in blocchi di arenaria giallastra ed ornato da bassorilievi, alla quale sono collegati due caselli daziari porticati, anch'essi in arenaria, collocati simmetricamente ai due lati. L'arenaria utilizzata è molto friabile, per cui le decorazioni di cui il monumento è ornato esteriormente sono soggette ad erosione nel tempo, aggravata dall'inquinamento, e parte delle sue ornamentazioni originarie oggi sono scomparse o scarsamente visibili. Nel 2002 l'associazione "Castelli e Ville Aperte in Lombardia" ha ricevuto dal comune di Milano l'assegnazione dell'opera per il suo uso e restauro conservativo. Giuseppe Banfi, Vocabolario Milanese-Italiano: ad uso della gioventù, presso la Libreria di educazione di Andrea Ubicini, Milano, 1857 (da Google Libri) Ferdinando Cassina (a cura di), Descrizione del dazio di Porta Nuova, in Le fabbriche più cospicue di Milano, Milano, Fernando Cassina e Domenico Pedrinelli, 1840, pp. non numerate. Bonvesin da La Riva, De magnalibus Mediolani, testo critico, traduzione e note a cura di Paolo Chiesa, Libri Scheiwiller, Milano, 1998 Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Stamperia Reale, Milano, 1814 Bruno Pellegrino, Così era Milano – Porta Nuova, Edizioni Meneghine, Milano, 2011 Piazzale Principessa Clotilde Naviglio della Martesana Mura di Milano Progetto Porta Nuova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su porta Nuova Scheda su Agenda Milano, su agendamilano.com. URL consultato il 29 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2005).

Torre Turati (Mattioni)

La torre Turati è un grattacielo di Milano, alto 75 metri, che conta 23 piani. Prospetta sul lato meridionale dell'ampia piazza della Repubblica, fornendo accesso su via Turati al civico 30. La torre nasce in seguito al piano di rinnovamento dell'area di piazza della Repubblica, a partire dagli anni Trenta, dopo la costruzione della nuova stazione ferroviaria di Milano Centrale. L'edificio fa parte di un lotto occupato in precedenza da due palazzine di fine '800 ed è incluso in un più ampio progetto proposto al Comune da Mattioni, che proponeva la costruzione di due torri gemelle poggiate su una piastra a destinazione commerciale, raccordata alle dimensioni del tessuto circostante. Questa proposta, però, è stata attuata solo in parte, molti dei serramenti originali sono stati sostituiti e sulle facciate sono stati applicati numerosi macchinari per il condizionamento dell'aria. La Torre Turati è multifunzionale, destinata ad usi commerciali, residenziali e ad uffici. Ha una pianta rettangolare rastremata ai lati, similmente al MetLife Building di New York. Sulla facciata in stile moderno degli elementi prefabbricati rivestiti in marmo disegnano le colonne angolari e a completare vi è l'intelaiatura metallica, alternata alle finestre. La struttura è retta da una maglia di pilastri in cemento armato, disposti lungo il perimetro e intorno al corpo centrale, nel quale si trovano ascensori, scale e impianti di servizio, garantendo massima flessibilità in distribuzione. Non vi è infatti una distribuzione preordinata, ma punta alla massima adattabilità. Torre Turati (Muzio) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su torre Turati (EN) Torre Turati, su Structurae.

Palazzo La Serenissima
Palazzo La Serenissima

Il Palazzo La Serenissima è un palazzo per uffici e abitazioni, situato a Milano in Via Turati, progettato e realizzato da Eugenio ed Ermenegildo Soncini tra il 1966 e il 1968. La società committente, la Campari s.p.a., richiedeva un edificio per uffici con un'organizzazione interna molto flessibile, per destinarlo ad affitto. L'area su cui doveva sorgere l'edificio era però composta da due lotti, acquistati in tempi diversi, talché la loro destinazione d'uso era diversa: su via Turati fu possibile realizzare un edificio totalmente ad uffici, mentre quello su via Cavalieri dovette essere destinato ad abitazioni per più della metà. Altri vincoli del PRGC limitavano il loro sviluppo in altezza e imponevano spazi liberi interni così ampi da poter essere destinati a giardino. I progettisti proposero allora di realizzare al piano terreno un portico pubblico, aperto sulla via, così che "il giardino apparisse come un'oasi di verde trasparenza al suo interno". Volevano così creare nel cuore di Milano, su uno degli assi più importanti della città, un edificio che ne accrescesse la qualità ambientale. La Campari signorilmente accettò la proposta, rinunciando allo sfruttamento di uno spazio di grande valore commerciale se destinato a negozi. L’edificio era caratterizzato dal colore brunito delle strutture metalliche di facciata, dai vetri fumé del sistema a courtain walls che lo rendevano moderno, tecnologicamente avanzato e sperimentale alla sua epoca: è infatti un edificio in acciaio e vetro, quando nello stesso periodo il calcestruzzo armato era il sistema costruttivo dominante in Italia. Nel 2012 l'edificio è stato restaurato dallo studio Park Associati, per conto di una banca straniera nuova proprietaria. Sono stati effettuati interventi sulla facciata e l'adeguamento degli impianti, preservando però l’architettura originale. Il progetto ha anche recuperato "volumetrie al piano terreno, dove la generosità di spazi non utilizzati viene ora rivolta al commercio, mantenendo parte della zona a verde centrale". "Al fine di raggiungere il miglior equilibrio possibile tra forma e struttura, assolutamente indispensabile in un edificio come questo nel quale la struttura si identifica con l'architettura" furono studiati e valutati due sistemi strutturali alternativi: uno in calcestruzzo armato, l'altro in acciaio. Fu scelto l'acciaio perché con esso non solo l'ingombro delle strutture risultava più ridotto ma era anche possibile evitare le pilastrate interne; si otteneva così una grande flessibilità. Il sistema strutturale è dunque composto da membrature metalliche che consentono una suddivisione modulare dell'edificio. Su questo reticolo modulare si possono impostare le pareti mobili, che consentono di creare i locali in funzione delle necessità degli inquilini. È così possibile passare, senza necessità di gravosi interventi né strutturali né impiantistici, da una soluzione con ampi saloni che interessano l'intera larghezza dei corpi di fabbrica, a una con saloni più piccoli per il lavoro collettivo, sino a una soluzione con uffici singoli. Sia nei corpi su strada che in quelli sul giardino, i pilastri sono solo perimetrali ed hanno un limitatissimo ingombro: 16 x 30 cm. (di cui solo 15 cm all'interno del corpo). Il rapporto tra superficie coperta e superficie utile è così eccezionalmente alto: superiore al 70%. Nessun ingombro intermedio dunque, ad eccezione dei nuclei delle scale e degli ascensori, eseguiti in calcestruzzo armato per controventare la struttura in acciaio. Determinante per il risultato estetico dell'edificio è stato l'impiego dell'acciaio lasciato a vista. Questo materiale è utilizzato sia nella struttura portante, sia nelle lamiere grecate del soffitto del porticato, al fine di mantenere coerenza nell'impiego dei materiali e un gradevole gioco chiaroscurale. Si è così ottenuto uno stretto binomio tra struttura e architettura. Le facciate sono di due tipi completamente differenti: quella del corpo a uffici è costituita da superfici vetrate, mentre quella delle abitazioni su via Cavalieri è realizzata con pannellature metalliche porcellanate, nelle quali si aprono le finestre dei vari locali, con posizioni e dimensioni studiate in modo tale da evitare, data l'esigua larghezza stradale, sguardi indiscreti negli ambienti interni. Per lo stesso motivo sono stati utilizzati sia dei cristalli ambrati scuri, che riflettono parte dei raggi solari, sia cristalli specchiati. "Per separare il portico pedonale dal giardino è stato impiegato un sistema di vetrate a saliscendi, con vetro Visarm sulla tonalità del bronzo." L'assenza dei tradizionali elementi di sostegno ha reso impossibile accettare quei margini di improvvisazione normalmente concessi alla fase di realizzazione degli impianti: fu necessario eseguire un progetto integrato e dettagliato di tutti gli impianti per poter realizzare preventivamente nelle travi e nei pilastri, quando questi erano ancora in officina, i fori e le asole necessarie per l'installazione dei condotti degli impianti. E. ed E. Soncini, Relazione tecnica sull'edificio de La Serenissima, Milano, 14 aprile 1969 F. Gerosa, Addio a Soncini, il Giornale dell'Ingegnere, n. 10, 1993 A. Kordalis, N. Tommasi, Eugenio ed Ermenegildo Soncini tra sperimentalismo e rigore tecnologico negli anni della Ricostruzione, tesi di laurea (relatore L. Crespi, co-relatore E. Triunveri) Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, 1996

Stazione di Milano Porta Nuova (1931)
Stazione di Milano Porta Nuova (1931)

La stazione di Milano Porta Nuova, indicata anche a livello informale come stazione delle Varesine, fu la denominazione assunta nel 1931 da una parte della vecchia stazione Centrale di Milano che non fu dismessa in occasione dell'apertura della nuova stazione Centrale. Quando nel 1901 fu elettrificata la linea per Varese e Porto Ceresio, un fascio di binari situati nel piazzale ovest della stazione Centrale esistente all'epoca furono attrezzati con alimentazione elettrica a terza rotaia a corrente continua da 650 volt. Nel 1931, con la dismissione della vecchia stazione Centrale e l'inaugurazione di quella attuale, si decise di mantenere provvisoriamente in funzione questa sezione, che fu ridenominata Milano Porta Nuova, riprendendo il nome di due precedenti stazioni milanesi: quella del 1840 e quella del 1850. Poiché veniva utilizzata soprattutto dai convogli da e per la provincia di Varese, la stazione fu conosciuta informalmente con il nome di Varesine. In epoca successiva l'elettrificazione della linea venne convertita a 3000 volt in corrente continua tramite linea aerea. L'arretramento della stazione di Porta Nuova nell'area della stazione merci PV fu previsto nel Piano milanese del 1953 e fu dettato dalla necessità di liberare una vasta area centrale per la città, che si sarebbe raccordata a quelle già designate per ospitare il nuovo Centro Direzionale. La stazione di Porta Nuova fu dismessa il 5 novembre 1961 in favore del nuovo impianto di Porta Garibaldi, aperto lo stesso giorno. L'assenza di provvedimenti concreti volti a frenare la terziarizzazione del centro, avvantaggiando l'insediamento sulle nuove aree, sancì il fallimento del progetto relativo al Centro Direzionale di Milano, al punto che l'intera superficie in precedenza occupata dallo scalo rimase incolta ed inedificata fino al 1978, quando fu formalmente bloccata dal comune e dichiarata di interesse generale. Parte dell'area, rimasta a terra battuta, occupata in concessione nel 1964 da un luna park permanente (ideato e gestito da Cesare Pelucchi, che nel decennio successivo sarà anche uno dei gestori del famoso parco divertimenti Gardaland), chiamato anch'esso "Le Varesine", conservando la tradizione del nome, e per anni fu anche l'area di attendamento dei circhi che si fermavano in città per gli spettacoli durante la stagione invernale. Nel 2004 fu approvato un progetto di urbanizzazione, denominato Progetto Porta Nuova, che eliminò il luna park ed avviò un programma di riqualificazione urbana per l'area. Elettrificazioni a terza rotaia delle Ferrovie dello Stato Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Nuova

Barriera Principe Umberto
Barriera Principe Umberto

Barriera Principe Umberto è stata una delle cinque porte più recenti di Milano, ricavata lungo i bastioni spagnoli, oggi demoliti, per consentire un'agevole comunicazione diretta fra la città e la nuova Stazione Centrale, inaugurata nel 1864. Posta a nord-est della città, sorgeva al centro dell'attuale piazza della Repubblica, allo sbocco dell'attuale via Turati. Caso unico fra le porte di Milano, la barriera Principe Umberto consisteva in un sottovia scavato sotto il bastione che creava un incrocio a livelli sfalsati. La proposta di attraversamento dei bastioni a livelli sfalsati era già stata avanzata dall'ingegner Miani un paio di anni prima, per dare analogo collegamento alla Stazione Ferdinandea, fuori Porta Tosa. Collocatasi la Stazione Centrale lontano da qualunque asse radiale in uscita dalla città, fu necessario tracciarne appositamente uno che fosse in grado di servirla. Venne così a crearsi la via Principe Umberto, tracciata su due terreni rispettivamente acquistati dalla proprietà Kramer e ceduti gratuitamente dal Duca Melzi d'Eril; la nuova via, divisa in due tronchi, si congiungeva alla città presso la Porta Nuova medievale, si dirigeva verso nord, per poi piegare bruscamente verso nord-est, intercettando perpendicolarmente il bastione, ma non la stazione che risultava in posizione leggermente obliqua, in quanto non allineata con questo. Secondo alcune fonti, tale tracciato sghembo era dovuto a difficoltà di esproprio da parte dell'amministrazione comunale, che preferì così dare soluzione al problema, rinunciando a condurre più internamente alla città la nuova arteria. Il traforo nei bastioni fu opera del Balzaretto, già impegnato nella sistemazione dei vicini Giardini Pubblici. Per la sua costruzione vennero fatte arrivare da Bruxelles le colonne in ghisa – realizzate in stile Secondo Impero – a sostegno del sovrastante cavalcavia. La barriera venne abbattuta insieme a tutto il bastione in direzione di Porta Nuova negli anni trenta del Novecento, quando l'apertura della nuova stazione centrale nel 1931 rese possibile il ridisegno della piazza della vecchia stazione, fortemente ampliata e trasformato in un importante snodo per il traffico automobilistico e tranviario, perdendo tuttavia il pregio dell'attraversamento su piani sfalsati del versante meridionale del piazzale. Francesco Zanetti, Il sottopassaggio, in Il nuovo giardino di Milano, Milano, Tip. Zanetti, 1869, pp. 59-61. Giuseppe De Finetti, Milano: costruzione di una città, Hoepli, 2002 (riedizione)

Palazzo della Permanente
Palazzo della Permanente

Il Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, conosciuto anche semplicemente come Palazzo della Permanente, è un palazzo storico di Milano situato in via Filippo Turati al civico 34, dal 1881 sede della storica e omonima istituzione culturale. Progettato nel 1881 da Luca Beltrami in stile revival neoclassico, l'edificio è stato parzialmente restaurato dagli architetti Giulio Richard e Paolo Mezzanotte tra il 1920 e il 1922. Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Palazzo è stato completamente ricostruito, ad eccezione della facciata superstite e di poche altre preesistenze, dagli architetti e designer Pier Giacomo e Achille Castiglioni secondo i criteri del funzionalismo. Il complesso è composto da un edificio orizzontale di sale destinate alle esposizioni organizzate dalla Società e una torre verticale per uffici. Nel 1881 l'istituzione culturale della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente acquista un terreno in via Turati (all'epoca denominata via Principe Umberto) per edificarvi la propria sede. Il progetto viene affidato all'architetto Luca Beltrami (Milano 1854 – Roma 1933), docente di Architettura all'Accademia di Brera e al Politecnico di Milano e impegnato in quegli anni in importanti interventi di architettura e restauro nella città: il Castello Sforzesco e la ricostruzione della Torre del Filarete (1893-1911), la Sinagoga (1892), il Palazzo delle Assicurazioni Generali in Piazza Cordusio (1901). Beltrami concepisce il palazzo della Permanente secondo uno stile neoclassico, suddividendo in modo schematico gli ambienti. La simmetrica facciata su via Turati, in pietra rossa di Verona, presenta al piano terra un ingresso a triplice apertura scandito da pilastri e due finestre rettangolari; la tripartizione è ripetuta al piano superiore nella loggia ad archi intervallata da colonne e affiancata da due finestre rettangolari con timpano triangolare. Sul fregio in facciata corre l'intitolazione del palazzo: Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. All'interno la scansione degli spazi si articola nel 1886, data dell'apertura al pubblico, in quattro sale illuminate da lucernari al piano terra, un cortile coperto e una galleria per l'esposizione di sculture conclusa da un giardino con caffetteria. Al piano superiore si accede attraverso una monumentale scala doppia in marmo. Al primo piano un grande salone è destinato ad eventi, conferenze e riunioni ed affiancato sui due lati da due ambienti per l'esposizione di oggetti. Il palazzo viene restaurato tra il 1920 e il 1922 dagli architetti Giulio F. Richard e Paolo Mezzanotte: vengono eliminate le decorazioni pittoriche di Giovanni Battista Todeschini e di Giuseppe Mentessi, assistente di Beltrami all'Accademia di Brera, mentre rimane immutata l'architettura di Beltrami. L'edificio viene pesantemente colpito dai bombardamenti del 1943, lasciando intatta soltanto la facciata su via Turati, tuttora esistente e tutelata come monumento nazionale. Dopo l'esame di 17 proposte, nel 1949 il Sodalizio artistico sceglie per la ricostruzione della propria sede il progetto degli architetti e designer Pier Giacomo Castiglioni, Achille Castiglioni, con Luigi Fratino. I lavori prendono avvio l'anno successivo e si concludono nel 1953, quando la nuova sede viene aperta al pubblico completamente rinnovata. Il complesso della Permanente è composto da un corpo sviluppato orizzontalmente, che contiene grandi spazi destinati all'allestimento delle mostre, sul quale si innesta una alta torre per uffici, con una netta distinzione tra i due elementi. La facciata del palazzetto di Beltrami viene inclusa nel progetto come preesistenza originale e accoglie tre distinti ingressi: al centro, dal portico, alle sale espositive; a sinistra ai magazzini delle opere; a destra, dalla galleria, agli uffici della torre. Pur conservando alcune preesistenze, i Castiglioni ricostruiscono le sale secondo una nuova distribuzione e una nuova struttura di copertura. Il progetto dei Castiglioni rende l'allestimento delle sale per l'esposizione il più possibile flessibile grazie alla suddivisione in sale molto spaziose, da poter suddividere in spazi più piccoli mediante pareti mobili, pannelli con telaio in legno rivestito di tela, sostenute da tiranti in metallo, che scorrono grazie a una guida inserita nei muri perimetrali di ogni sala. La stessa guida può essere utilizzata per modulare l'impianto di illuminazione e per l'apprensione dei dipinti. L'impianto di illuminazione prevede un'alternanza di lucernari in vetrocemento di forma cilindrica, dimensionati in modo da evitare l'abbagliamento, e riflettori incassati, dotati di lampade fluorescenti schermate: il risultato è un piano illuminante astratto, visivamente intervallato da punti e tratti di luce, con un'illuminazione diffusa. La copertura ospita anche gli aspiratori per il ricambio d'aria. Il pavimento delle sale, che contiene i pannelli radianti per il riscaldamento, è in mosaico alla veneziana, a grana piccola (marmo di Candoglia e Bardiglio). La galleria per l'esposizione delle sculture si affaccia su un cortile interno. Il gioco di illuminazione radente e lo studio delle texture delle superfici delle pareti verticali rivestite di marmo, del pavimento a mosaico e del soffitto a stucco permettono l'illusione visiva di distacco delle pareti dal suolo. Destinata ad ospitare uffici, la torre a tredici piani progettata dai fratelli Castiglioni è alta 53 metri e ne dista quasi 20 dal rettifilo di via Turati: concepita per una visione dal basso, come edificio infinito, è strutturata come “edificio interrotto”, senza una copertura dal forte impatto visivo. La facciata sfrutta come decorativi gli elementi strutturali: le travi perimetrali dei solai in cemento armato sono lasciate a vista costruendo un motivo a fasce orizzontali e le pareti rivestite in litoceramica sono regolarmente intervallate da aperture. Le finestre a tutta altezza in profilato metallico hanno tre diversi telai che consentono differenti aperture: uno inferiore fisso, i due superiori a saliscendi autobilanciati; il davanzale è una lastra di marmo bianco, la tenda veneziana in alluminio anodizzato. I pavimenti alternano mosaico di vetro nella galleria d'ingresso, travertino nell'atrio, palladiana nei disimpegni e linoleum negli uffici. I serramenti interni sono in profilato di alluminio, mentre le porte a battente con struttura di abete a nido d'ape, rivestite in alluminio anodizzato. I Castiglioni integrano nell'edificio alcuni sistemi tecnologici: un servizio di posta pneumatica per la comunicazione tra gli atri e l'ufficio del custode, e i pannelli radianti con raffrescamento estivo. Renzo Modesti e Remo Taccani (a cura di), La Permanente, Società per le belle arti ed esposizione Permanente a Milano, numero unico per la ricostruzione del palazzo sociale 1883 marzo dicembre 1950, Edizione Soc. delle B.A. ed E.P., Milano Réalisationd Architecturales en Italie, in “Cahiers du Centre Scientifique et Techinique du batiment”, 1952, 16, p. XIII Red., Osservazioni su un'architettura. La torre della Permanente a Milano, in “Domus”, 1953, 285, agosto, pp 7-12 Red., La Torre della Permanente a Milano, in “Vitrum”, 1954, 52-53, febbraio-marzo, pp. 34-39; R. Angeli, La scala, in “Casa e Turismo”, 1956, 8, gennaio-febbraio, p.17 AA.VV., Milano oggi 1959-1960, Edizioni Milano Moderna, Milano 1959, pp 90-104 Anty Pansera, Milano, la Permanente sotto la Torre, in “Il moderno”, 16 febbraio 1990* Sergio Polano, Achille Castiglioni. Tutte le opere 1938 - 2000, 2001, Electa, Milano Silvia Cattiodoro, 1913-2013. Pier Giacomo, 100 volte Castiglioni, In edibus, 2013 ISBN 8897221173, 9788897221173 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo della Permanente Sito ufficiale, su lapermanente.it. Palazzo della Permanente, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente
Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente

La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, ai più nota come La Permanente, è un ente morale, sodalizio artistico e culturale di Milano. La società nasce in seguita alla fusione e fondazione in ente morale, nell'anno 1883, di due enti culturali: la Società per le belle arti (che era stata fondata a Milano nel 1844) e l’Esposizione permanente di belle arti (costituita più tardi, sempre a Milano, nel 1870). Il nuovo Ente assunse quindi la denominazione, tuttora vigente, di Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Il suo carattere culturale, senza scopo di lucro e dedicato all'incremento delle belle arti, venne sancito dal re Umberto I nel 1884. Dal XIX secolo dunque, La Permanente, come comunemente viene chiamata a Milano, svolge in modo autonomo il proprio compito di diffusione culturale, non solo nell'ambito milanese, ma anche in quello nazionale e internazionale. Il sodalizio opera sia con mostre tematiche che con esposizioni dei soci artisti. Tipica manifestazione fu in passato anche il sorteggio di opere d'arte fra i soci. Si può dire che la storia del sodalizio verta su alcuni punti focali: la rassegna inaugurale del 1886; la mostra del 1900 dedicata a La pittura lombarda del secolo XIX; la mostra dedicata al Novecento Italiano a sancire la ricostruzione postbellica del palazzo venne poi la mostra del 1953 La donna nell'arte da Hayez a Modigliani; infine Milano di ieri e di oggi attraverso l'arte (1957), mostra intesa a chiarire le relazioni tra l'istituzione e la città. Il Palazzo della Permanente ha anche ospitato le manifestazioni della Biennale di Brera, iniziata nel 1908, che con il nuovo inizio nel dopoguerra ha preso il nome di Biennale nazionale di Milano. Con il tempo è andato formandosi l'annesso Museo della Permanente (1992) il cui corpus è costituito dai premi acquisto della Biennale della Città di Milano, dalle opere sorteggiate e da donazioni da parte di privati e dagli stessi artisti soci, così da costituire una panoramica della realtà artistica degli ultimi secoli. Importantissimo è l'archivio della Permanente, tuttora ricco di documenti, nonostante i gravi danni provocati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Altrettanto ricca è l'attività editoriale e di catalogazione pubblicata via via nel tempo dalla Permanente in relazione alle sue iniziative espositive. Assoluti protagonisti della storia culturale ed artistica hanno fatto parte del sodalizio. Basti ricordare, via via nel tempo, Francesco Hayez, Antonio Rotta, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Gaetano Previati, Emilio Longoni, Mosè Bianchi, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Gerolamo Induno, Lorenzo Vela, Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Leone Lodi, Achille Funi, Carlo Carrà, Francesco Messina, Attilio Rossi, Trento Longaretti, Giuseppe Ajmone. 1886-1891 Federico Mylius 1892-1907 Carlo Bassi 1907-1935 Giorgio Mylius 1935-1945 Giovanni Treccani degli Alfieri 1945-1952 Carlo Ernesto Accetti 1952-1952 Giuseppe Caprotti 1952-1953 Giovanni Falck 1953-1957 Paolo Stramezzi 1957-1958 Giovanni Falck 1958-1961 Paolo Stramezzi 1961-1964 Franco Marinotti 1964-1972 Eugenio Radice Fossati 1972-1976 Angiola Maria Barbizzoli Migliavacca Campari 1976-1984 Alfredo Spagnolo 1984-2000 Giampiero Cantoni 2000-2003 Alberto Ghinzani 2003-2006 Rosellina Archinto 2006-2007 Giuseppe Melzi 2007-2013 Guido Podestà 2013-2016 Giulio Gallera 2016 Emanuele Fiano Il Palazzo della Permanente, su progetto dell'architetto Luca Beltrami sito in via Turati (all'epoca via Principe Umberto), fu edificato per ospitare manifestazioni d'arte. Un'apposita esposizione lo inaugurò il 25 aprile 1886, mentre la prima mostra dei soci ebbe luogo nel 1892. L'edificio del Beltrami fu in parte gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943; al termine del conflitto il palazzo fu ricostruito ad opera degli architetti Pier Giacomo e Achille Castiglioni negli anni 1952-1953. 1886 Mostra inaugurale 1892 Prima mostra dei soci 1900 La pittura lombarda del XIX secolo 1912 Mostra postuma di Tranquillo Cremona 1915 Mostra dell'Incisione italiana 1916 Biennale di Brera 1926 I mostra del Novecento Italiano 1929 II mostra del Novecento Italiano 1953 La donna nell'arte tra Hayez e Modigliani 1953 XVIII Biennale nazionale di Milano 1955 XIX Biennale nazionale di Milano 1957 XX Biennale nazionale di Milano 1957 Milano di ieri e di oggi attraverso l'arte 1959 50 anni d'arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi 1966 La Scapigliatura: pittura, scultura, letteratura, musica, architettura 1979 Mostra di Medardo Rosso 1983 Il Novecento italiano 1984 Oskar Kokoschka, 1906/1924, disegni e acquarelli 1990 Bildhauerei in Mailand, 1945-1990 2001 Esposizione straordinaria dei Soci della Permanente 2003 Nella materia: dal futurismo a Kiefer, da Burri a Kounellis 2004 Salone 2004 2006 Ventipiucento, mostra celebrativa dei centoventi anni dell'Ente 2006 Mostra di Arturo Martini 2007 Il Carnevale, mostra di Gianfilippo Usellini 2013 Dürer. L'opera incisa dalla collezione di Novara 2018 Chagall. Sogno di una notte d'estate 2018 Urbanart colore/materia/luce 2018 Caravaggio. Oltre la tela 2018 Tex Willer. 70 anni di un mito 2019 Io e Leonardo, artisti della Permanente e l'eredità di Leonardo 2022 SOStenibile, gli artisti della Permanente per l'Ambiente e la Sostenibilità 2023 #lèggerelineeleggère, la visione artistica oltre la realtá dell'oggi Ermenegildo Agazzi, Giuseppe Ajmone, Achille Alberti, Ambrogio Alciati, Italo Antico, Bruna Aprea, Rodolfo Aricò, Carlo Balestrini, Giuseppe Banchieri, Orazio Barbagallo, Amerigo Bartoli, Aldo Bergolli, Giorgio Berlini, Nino Bertocchi, Angelo Bertoglio, Cesare Bertolotti, Giovanni Blandino, Floriano Bodini, Agostino Bonalumi, Renzo Bongiovanni Radice, Renato Borsato, Luigi Bracchi, Sandro Bracchitta, Giovanni Brancaccio, Gastone Breddo, Otello Brocca, Anselmo Bucci, Carlo Bugada, Luca Caccioni, Giovanni Campus, Biagio Canevari, Michele Cannaò, Nado Canuti, Giovanni Cappelli, Aldo Carpi, Carlo Carrà, Pietro Cascella, Felice Casorati, Nino Cassani, Bruno Cassinari, Rodolfo Castagnino, Carlo Cattaneo, Alik Cavaliere, Mino Ceretti, Giovanni Cerri, Marco Chiesa, Alfredo Chighine, Galileo Chini, Beppe Ciardi, Guido Cinotti, Pietro Coletta, Giancarlo Colli, Giuliano Collina, Silvio Consadori, Carlo Conte, Romano Conversano, Alex Corno, Roberto Crippa, Giulio Crisanti, Franco Daleffe, Sergio Dangelo, Carola de Agostini, Cristoforo De Amicis, Raffaele De Grada, Francesco De Rocchi, Maria Luisa De Romans, Lucio Del Pezzo, Enrico Della Torre, Bruno Di Bello, Guido Di Fidio, Vittorio Di Muzio, Nino Di Salvatore, Adriano Di Spilimbergo, Gian Paolo Dulbecco, Enzo Esposito, Agenore Fabbri, Berto Ferrari, Renzo Ferrari, Libero Ferretti, Davide Ferro, Michele Festa, Tullio Figini, Luigi Filocamo, Salvatore Fiume, Ugo Flumiani, Luciano Folloni, Lucio Fontana, Attilio Forgioli, Franco Francese, Donato Frisia, Luigi Fulvi, Giovanni Fumagalli, Renato Galbusera, Oscar Gallo, Alessandro Gallotti, Pietro Gaudenzi, Alberto Ghinzani, Franca Ghitti, Alberto Gianquinto, Piero Giunni, Emilio Gola, Giuseppe Grandi, Giulio Greco, Giorgio Griffa, Costantino Guenzi, Giuseppe Guerreschi, Carlo Gusmeroli, Achille Guzzardella, Carlo Hollesch, Paolo Iacchetti, Emma Jeker, Savino Labò, Piero Leddi, Trento Longaretti, Emilio Longoni, Ubaldo Magnavacca, Gianfranco Manara, Ferdinando Mandelli, Luigi Mantovani, Giancarlo Marchese, Ada Marchetti, Sandro Martini, Giuseppe Martinelli, Piero Marussig, Lino Marzulli, Giacomo Maselli, Vittorio Matino, Giovanni Mattio, Alfredo Mazzotta, Vittorio Melchiori, Gino Meloni, Fausto Melotti, Francesco Messina, Elena Mezzadra, Umberto Milani, Giuseppe Montanari, Sara Montani, Enzo Morelli, Mario Moretti Foggia, Gino Moro, Giuseppe Motti, Giuseppe Novello, Eugenio Olivari, Claudio Olivieri, Gottardo Ortelli, Giancarlo Ossola, Goliardo Padova, Guido Pajetta, Mimmo Paladino, Bernardino Palazzi, Aldo Pancheri, Gianfranco Pardi, Lucio Pascalino, Franco Pedrina, Eros Pellini, Eugenio Pellini, Siro Penagini, Cesare Peverelli, Francesco Pezzoli, Gianriccardo Piccoli, Lorenzo Piemonti, Barbara Pietrasanta, Orazio Pigato, Fausto Pirandello, Stefano Pizzi, Alfredo Pizzo Greco, Cristiano Plicato, Bruno Polver, Pino Ponti, Emilio Quadrelli, Ernesto Quarti Marchiò, Mario Raciti, Amilcare Rambelli, Mauro Reggiani, Regina, Arturo Rietti, Egidio Riva, Gualberto Rocchi, Franco Rognoni, Bepi Romagnoni, Massimo Romani, Ottone Rosai, Attilio Rossi, Antonio Rotta, Erminio Rossi, Alberto Salietti, Giancarlo Sangregorio, Anna Santinello, Giuseppe Scalvini, Emilio Scanavino, Giorgio Scano, Giulio Scapaticci, Paolo Scheggi, Alberto Schiavi, Mario Schifano, Salvatore Sebaste, Luigi Secchi, Giovanni Setti, Lydia Silvestri, Mario Sironi, Ivo Soli, Nino Springolo, Mauro Staccioli, Attilio Steffanoni, Ottavio Steffenini, Luigi Stradella, Daniele de Strobel, Luiso Sturla, Remo Taccani, Emilio Tadini, Guido Tallone, Dino Tega, Togo (Enzo Migneco), Caterina Tosoni, Mario Tozzi, Ernesto Treccani, Valeriano Trubbiani, Giulio Turcato, Tino Vaglieri, Valentino Vago, Nanni Valentini, Walter Valentini, Romolo Valori, Giuliano Vangi, Grazia Varisco, Franco Vasconi, Mario Vellani Marchi, Mario Venturelli, Giulio Vercelli, Renato Vernizzi, Luigi Veronesi, Cesare Vianello, Enzo Vicentini, Umberto Vittorini, Agostino Viani, Raul Viviani, Carlotta Zanetti, Alberto Zardo, Franco Zazzeri, Alessandro Zenatello, Carlo Zocchi. Sito ufficiale, su lapermanente.it.

Torre Diamante
Torre Diamante

La Torre Diamante (detta anche Diamantone) è un grattacielo che sorge nel Centro Direzionale di Milano, tra viale della Liberazione e via Galilei ed è attualmente sede delle società italiane del Gruppo BNP Paribas. Costruito nell'ambito del progetto di riqualificazione urbana denominato Progetto Porta Nuova, è una struttura dalla forma sfaccettata, simile a quella di un diamante, dall'altezza complessiva di 142 metri. Tale dato lo qualifica come settimo grattacielo più alto di Milano e l'edificio in acciaio più alto d'Italia. La Torre Diamante è correlata da due corpi bassi chiamati Diamantini che si pongono come elemento di continuità del grattacielo stesso, formando complessivamente il vasto complesso affaristico. Il masterplan dell'intera area è stato affidato all'architetto italo americano Lee Polisano, dello studio di architettura Kohn Pedersen Fox, a seguito di un concorso internazionale. Polisano è stato affiancato dall'architetto Paolo Caputo e dalla società di ingegneria Jacobs per la progettazione architettonica esecutiva mentre la progettazione strutturale è stata affidata ad Arup. La caratteristica principale della torre è la sua geometria irregolare, le colonne perimetrali dell'edificio sono inclinate rispetto alla verticale. Inoltre il singolare taglio della struttura permette al grattacielo di generare riflessi cangianti, proprio come un diamante. Il layout interno è caratterizzato da un nucleo centrale attorno al quale si sviluppa lo spazio, soluzione utilizzata per massimizzare l'ingresso della luce naturale e consentire la vista sulla città. Uno degli obiettivi chiave del Progetto Porta Nuova è stato ridurre drasticamente il consumo di energia da parte degli edifici, dotati per questo scopo dei più recenti sistemi di approvvigionamento energetico basati sull'impiego delle fonti rinnovabili. La Torre Diamante ha ottenuto infatti la certificazione LEED GOLD, uno dei più alti livelli riconosciuti dal Green Building Council per edifici costruiti secondo i principi di sostenibilità ambientale. La costruzione è iniziata ufficialmente il 28 gennaio 2010 con il montaggio delle gru sul posto, a seguito della bonifica del terreno una volta occupato dalla stazione di Milano Porta Nuova. Il primo agosto è cominciata l'installazione della struttura esterna e del nucleo in cemento. Dopo circa nove mesi dall'inizio della costruzione la torre ha raggiunto il 6º piano e all'inizio dell'anno nuovo la torre ha raggiunto il 10º piano ed è iniziata l'installazione dei pannelli di vetro. La costruzione è continuata spedita e verso marzo 2011 la torre ha raggiunto il 18º piano. Il 5 giugno il nucleo in cemento ha raggiunto l'altezza massima dell'edificio (140 m), traguardo sottolineato dal posizionamento sulla cima del Tricolore Italiano. Dopo circa cinque mesi , a novembre, anche la struttura esterna in acciaio ha raggiunto la massima altezza e la posa dei pannelli di vetro ha raggiunto l'ottavo piano. Il 10 febbraio 2012 i pannelli di vetro hanno raggiunto il 18º piano, il 30 marzo il 22° e a metà aprile il 26°-27°. Durante il resto di aprile è continuata la posa dei pannelli in modo da completare la posa verso la fine del mese. La torre è stata completata il 14 settembre 2012. Una particolarità del rivestimento sta nell'uso del vetro stratificato e non di quello temprato per avere una maggior uniformità di facciata e minori difetti come le ondulazioni dei vetri temprati termicamente. Un'altra particolarità è l'illuminazione della punta, che può comprendere vari colori, per esempio blu o rosso. La Torre Diamante è il fulcro della zona denominata business district, una porzione del Centro Direzionale di circa 61 500 m² che comprende anche due corpi bassi, i cosiddetti Diamantini. In modo analogo al Diamantone, questo paio di edifici è stato progettato dallo studio Kohn Pederson Fox Associates e ha avuto origine dal Progetto Porta Nuova. Si affacciano su viale della Liberazione e ponendosi come elemento di continuità con la torre principale. Essendo due edifici gemelli occupano approssimativamente la medesima area di 11464 m². Ad aprile 2015 Samsung ha preso possesso di un intero Diamantino, dando così origine al proprio Samsung District (situato in via Mike Bongiorno). Il Diamantone ha ospitato alcuni eventi del Fuorisalone 2013. La torre è stata la sede principale della seconda stagione del programma televisivo The Apprentice. Una parte del videoclip Io fra tanti di Giorgia è stata girata agli ultimi piani del grattacielo. La scena finale del film Italiano Medio è stata girata sia in esterni che in interni nella torre. Stazione di Milano Repubblica Repubblica Gioia Milano Grattacieli in Italia Grattacieli di Milano Progetto Porta Nuova Centro Direzionale di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Diamante Pagina dedicata nel sito Urbanfile, su urbanfile.it (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2011). Pagina dedicata nel sito Edilizianews, su edilizianews.it. URL consultato il 13 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).

Repubblica (metropolitana di Milano)
Repubblica (metropolitana di Milano)

Repubblica è una stazione della linea M3 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Centrale FS a Duomo, della linea M3 della metropolitana, entrata in servizio il 3 maggio 1990. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Repubblica, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Repubblica, come tutte le altre stazioni della linea M3, è accessibile ai disabili. Sorge sotto l'omonima piazza e presenta uscite, comuni a quelle dell'omonima stazione del passante, oltre che in piazza della Repubblica anche in via Vittor Pisani. Dalla stazione di Repubblica si diparte un binario di raccordo, lungo circa un chilometro, con la stazione di Caiazzo sulla linea M2. La stazione dista 713 metri da Centrale FS e 613 metri da Turati. La fermata costituisce un importante interscambio con la stazione di Milano Repubblica. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Stazione ferroviaria (Milano Repubblica) Fermata tram (Repubblica M3, linee 1, 9, e 33) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Pietro Ferrari, Milano ha la linea 3, in I Treni Oggi, anno XI, n. 106, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, luglio-agosto 1990, pp. 16-22, ISSN 0392-4602. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Repubblica

Torre Solaria
Torre Solaria

La Torre Solaria è un edificio situato nel quartiere Centro Direzionale di Milano, realizzata nell'ambito del Progetto Porta Nuova. Con i suoi 143 metri è l'edificio residenziale più alto d'Italia e in generale uno dei grattacieli più elevati del Paese. Si innalza all'incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione, sopra la piazza Alvar Aalto, affiancandosi alla Torre Aria e alla Torre Solea. Questo complesso di tre torri residenziali sorge sull'area una volta occupata dalla Stazione di Milano Porta Nuova. L'ideazione della Torre Solaria è stata sviluppata dallo Studio Arquitectonica di Miami fondato dall'architetto peruviano Bernardo Fort-Brescia. Lo studio Dolce Vita Homes, insieme ai partner Antonio Citterio, Patricia Viel and Partners e COIMA Image, ha invece curato la realizzazione delle aree comuni e degli interni. L'edificio è composto da tre ali ben distinte, ognuna con un'altezza differente, che convergono in un nucleo centrale da dove arriva la luce naturale. La torre ospita 102 appartamenti tra cui anche duplex e triplex (appartamenti su due o tre piani). Ogni appartamento è studiato per avere la massima esposizione alla luce naturale, affacciandosi su ampie vetrate. Le terrazze sono state progettate per essere una continuazione dell'interno e sono disposte in modo irregolare. Inoltre, i parapetti sono in vetro acidato con trasparenza progressiva. Gli effetti del vento sono stati studiati in galleria, dopo aver riprodotto un modello in scala dell'edificio, in modo da verificare preliminarmente il comfort sulle terrazze e individuare la migliore conformazione dei parapetti tale da evitare turbolenze. Gli ascensori sono stati progettati in modo da minimizzare i tempi di attesa e accogliere fino a 13 persone. La Torre Solaria è dotata di un sistema pneumatico di raccolta dei rifiuti Envac. La costruzione della Torre Solaria è cominciata a gennaio 2010 con lo scavo per le fondazioni. Durante l'autunno e l'inverno 2010 sono stati completati i piani interrati. A marzo 2011 la torre ha superato il livello della strada. A settembre 2011 il nucleo ha raggiunto il 9º piano e le tre ali sono diventate visibili dalla strada. A luglio 2012 il nucleo in cemento ha raggiunto il 29º piano (su 34 sopra il podio) e le ali il 25°. Infine, il 22 ottobre 2012 la torre ha raggiunto la cima, diventando con i suoi 143 metri l'edificio residenziale più alto d'Italia. Per la costruzione della torre sono stati utilizzati calcestruzzi ad altissima resistenza (Rck 85) con formula studiata ad hoc per mantenere l’omogeneità e la lavorabilità ad alta quota. I solai sono realizzati con un sistema di post-tensionamento che ha consentito di ridurre le sezioni e realizzare balconi in aggetto per circa 3 metri. Quest'opera architettonica è collocata in una zona centrale di Milano, affacciata su una vasta area pedonale, situata vicino a Piazza Alvar Aalto, intorno alla quale si ergono, oltre alla Torre Solaria, altri due palazzi residenziali del medesimo progettista aventi caratteristiche simili: Torre Aria: alta circa 80 metri per 17 piani, avente due ali distinte che convergono in un solo corpo centrale. È stata inaugurata nel maggio 2014. Torre Solea (identificata come Torre K nel primo masterplan): alta 69 metri per 15 piani. Lo studio Land ha curato la progettazione paesaggistico-ambientale. Nel 2015 la proprietà è stata acquisita dal fondo sovrano del Qatar. Repubblica e Garibaldi Gioia e Garibaldi Repubblica Garibaldi Milano Progetto Porta Nuova Centro Direzionale di Milano Grattacieli in Italia Grattacieli di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Solaria http://www.porta-nuova.com/pdf/SOLARIA.pdf&ved Torre Solaria, su residenzeportanuova.com. URL consultato il 23 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2018).