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Ospedale San Carlo Borromeo

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Pronto Soccorso Ospedale San Carlo
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L'Ospedale San Carlo Borromeo è un ospedale di Milano, sito nel settimo municipio, amministrativamente compreso dal 2016 nell'ASST Santi Paolo e Carlo assieme all'Ospedale San Paolo. Alla fine degli anni '50 l'Ospedale Maggiore decise di costruire un nuovo ospedale nell'area di Baggio, che entrò in funzione il 30 giugno 1966, pur venendo formalmente inaugurato il 14 ottobre 1967 da Aldo Moro. All'interno vi è una chiesa progettata da Giò Ponti, costruita tra il 1964 e il 1966, ufficialmente denominata "chiesa di Santa Maria Annunciata" col progetto di essere "un'arca dove Dio e l'uomo possono incontrarsi". Sito web

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Ospedale San Carlo Borromeo
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Pronto Soccorso Ospedale San Carlo
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Luoghi vicini

Chiesa della Madonna dei Poveri (Milano)
Chiesa della Madonna dei Poveri (Milano)

La chiesa della Madonna dei Poveri è una chiesa parrocchiale di Milano, situata a metà tra il centro di Baggio e Sella Nuova, nel quartiere popolare denominato Baggio II. Si tratta di una delle opere più importanti dell'architettura milanese del secondo dopoguerra. Fu costruita tra il 1952 e il 1956 come parte di un ampio progetto diocesano per dotare le nuove zone popolari periferiche di chiese. Fu progettata da Figini e Pollini, in principio con uno sfarzoso progetto, poi ridimensionato per le ristrettezze economiche che portarono a tralasciare elementi come il campanile, l'ingresso trionfale e il battistero. Fu elevata a parrocchia il 1º febbraio 1954. Si tratta di una chiesa povera, istituita in classico stile ambrosiano, con illuminazione naturale e stile brutale. Le tre navate sono divise da quattro pilastri. All'interno vi è una croce aurea e un tabernacolo in rame. Giulia Veronesi, Chiese nuove: la situazione a Milano, in Comunità, anno XIII, n. 68, Milano, Edizioni di Comunità, marzo 1959, pp. 48-65. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Ernesto Nathan Rogers, La chiesa del quartiere Ina-Casa di Baggio, in Casabella - Continuità, n. 208, Milano, Editoriale Domus, novembre-dicembre 1955, pp. 49-57, ISSN 0008-7181. C. Monotti, Chiesa della Madonna dei Poveri a Milano, in L'architettura. Cronache e storia, novembre 1957, pp. 452-457, ISSN 0003-8830. Roberto Aloi, Nuove architetture a Milano, Milano, Hoepli, 1959, pp. 49-54, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0503122. Arturo Faccioli (a cura di), Le nuove chiese di Milano 1950-1960, Milano, Comitato per le Nuove Chiese, 1962, pp. 111-114, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\MIL\0184068. Vittorio Savi (a cura di), Luigi Figini e Gino Pollini architetti, Milano, Electa, 1980, pp. 68-71, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0327256. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Madonna dei Poveri Sito ufficiale, su parrocchiamadonnadeipoveri.it. Chiesa della Madonna dei Poveri, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa della Madonna dei Poveri, su lombardiabeniculturali.it. Chiesa della Madonna dei Poveri, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 21 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2019). Chiesa della Madonna dei Poveri, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 22 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2019). Parrocchia della Madonna dei Poveri, su lombardiabeniculturali.it.

Piazza d'Armi (Milano)
Piazza d'Armi (Milano)

La Piazza d'Armi è una vasta area verde di Milano, compresa tra la Caserma Santa Barbara, i magazzini militari di Baggio, quasi completamente demoliti nel giugno 2020, l'ospedale San Carlo Borromeo e via delle Forze Armate. Il nome piazza d'armi deriva dalla destinazione aeronautica e militare che le fu assegnata agli inizi del 1900, al posto di quella tradizionalmente agricola dei secoli precedenti. Nel XIV secolo in quest'area si estendevano i campi coltivati dalle cascine Moretto (demolita attorno al 1930), Barocco, Linterno e Torrette di Trenno. L'attività agricola prosegue ancora presso cascina Linterno, mentre cessò sull'area considerata all'inizio del 1900, prima per le attività dell'Aerodromo di Forlanini, poi per la trasformazione in Piazza d'Armi di Milano. Nel 1906 Enrico Forlanini, inventore dei dirigibili semirigidi, che si contrapponevano ai dirigibili rigidi tedeschi, fondò le "Officine Leonardo da Vinci". Il 17 agosto 1913 prese il volo il dirigibile F2 Città di Milano, il cui nome è un tributo alla città perché Forlanini poté costruirlo anche grazie ad una sottoscrizione popolare con la quale i milanesi parteciparono al finanziamento dell'impresa. Nel 1917 l'aerodromo venne intitolato al comandante Remo La Valle, che quell'anno perse la vita nell'abbattimento della sua aeronave. Il 15 aprile 1928 Umberto Nobile decollò con l'aeronave Italia per la seconda esplorazione del Polo Nord (la prima fu condotta con il dirigibile Norge). Anche questa impresa fu finanziata dai milanesi e fu anche per questo motivo che la nave di appoggio ebbe il nome "Città di Milano". Sul finire degli anni '20 la piazza d'armi fu spostata in quest'area dalla sua precedente collocazione, che sarà convertita ad un utilizzo civile per ospitare la Fiera Campionaria. Ancora prima la piazza d'armi era collocata dove oggi si trova il Parco Sempione. Negli anni '30 nell'area vennero eretti la Caserma Santa Barbara e l'Ospedale Militare di Baggio realizzando così uno dei più estesi complessi militari cittadini esistenti in Italia. Per quasi 50 anni l'area verde è stata usata per l'addestramento dei militari e per manovre con carri armati. Dopo la cessazione della leva militare obbligatoria, l'area non fu più utilizzata. Già dal primo dopoguerra l'area nord est della PdA divenne sede di orti abusivi e di un'apicoltura, tuttora esistenti. Tuttavia la più grande porzione dell'area verde si è trasformata in un bosco spontaneo con flora e fauna selvatica,anche protetta; nelle sere d'estate attraverso i cancelli su via Forze armate si possono osservare le lucciole. L'8 agosto 2014, Ministero della Difesa, Agenzia del Demanio e il Comune di Milano hanno siglato un "Protocollo d'Intesa finalizzato alla riqualificazione e razionalizzazione di alcuni siti militari presenti sul territorio cittadino". Tra questi la Piazza d'Armi. Nel 2015 Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A. (Invimit Sgr), una società di gestione del risparmio del Ministero dell'Economia e delle Finanze, è stata incaricata del recupero e della valorizzazione dell'area. Il 31 gennaio 2023 il Consiglio di amministrazione di Invimit Sgr ha approvato l’avvio delle attività funzionali alla pre-commercializzazione dell'area. Cascina Torrette di Trenno Parco delle Cave Cascina Linterno Ospedale Militare di Baggio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza d'Armi L'aeroporto di Baggio e il dirigibile - Archivio storico del Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.it. Documentario "Un'oasi segreta a Milano" video 17 min, su youtube.com. Le Giardiniere Milano, su legiardinieremilano.it.

Via delle Forze Armate
Via delle Forze Armate

Via delle Forze Armate (chiamata storicamente Strada Baggina o via Baggina) è una strada di Milano, storicamente la principale via di collegamento tra il capoluogo e Baggio, fino al 1923 comune autonomo. La strada per Baggio, presente da tempo immemore, nasceva da via Marghera nel borgo della Maddalena, odierna piazza de Angelis, e giungeva sino alla cittadina: nel 1913 viene coperta da una linea tranviaria, che successivamente verrà numerata 34, e che collegava il quartiere con porta Magenta e, successivamente, con piazza Cairoli. Successivamente verrà rinumerata in 18 e collegherà via Bagarotti a Città Studi, per poi venir limitata a Gambara e infine soppressa nel 1979. Poiché, seppur in territorio milanese, la nuova sede del Pio Albergo Trivulzio venne costruita sulla strada per Baggio, assunse il nome popolare di Baggina: questa parte, che corrispondeva alla parte iniziale della strada, è oggi chiamata via Trivulzio. Al civico 175 si trovano tre pietre d'inciampo in ricordo della famiglia Varon, deportata ad Auschwitz. Oggi la strada nasce dalla rotatoria di largo Carlo Alberto Dalla Chiesa: attraversa viale Pisa, passa per la scuola primaria Cabrini e tocca poi il Deposito ATM Baggio, arriva poi nel territorio del fu comune di Baggio in corrispondenza della Caserma Santa Barbara. Lambisce la Piazza d'Armi e l'Ospedale Militare di Baggio, oltre ai resti della Cascina Creta, per poi incrociarsi con le strade che, poco più a Sud, danno vita a via Bisceglie: arriva poi vicino al Parco delle Cave, dove si trova il complesso della Viridiana, progettato da Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti. Si abbandona così il territorio di Sella Nuova giungendo nel nucleo storico baggese e la strada si biforca, dando origine a via Cividale del Friuli, che conduce al Quartiere degli Olmi e al Quartiere Valsesia. Entrata nel cuore di Baggio tocca prima la Chiesa Evangelica ADI e poi la Chiesa di Sant'Apollinare e diviene a senso unico in corrispondenza della biforcazione con via Rismondo, arriva poi in Piazza Cesare Stovani, dopo poche centinaia di metri termina: l'ultimo numero civico corrisponde al Palazziètt ed esce direttamente sulla Chiesa Vecchia, con la viabilità che obbliga a proseguire in via Ceriani e infine verso la piazzetta del Moronasc. La principale linea di trasporto pubblico di superficie a toccare la via è l'autobus 67, che collega piazzale Baracca a via Scanini: essa serve la via dal suo principio sino alla diramazione tra via delle Forze Armate e via Rismondo, dove continua per la parte nord del quartiere. Le linee 49, 63 e 78 utilizzano parzialmente la strada. La linea di bus notturna sostitutiva della metropolitana NM1 la percorre quasi totalmente per collegare la stazione di Bisceglie al Quartiere degli Olmi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su via delle Forze Armate

Quartiere Harar
Quartiere Harar

Il quartiere Harar è un complesso di edilizia residenziale pubblica di Milano, posto tra i quartieri di Quarto Cagnino e San Siro, nei pressi dello stadio di San Siro. Il quartiere Harar fu costruito nell'ambito del piano INA-Casa per la costruzione di case popolari. La sua struttura urbanistica venne studiata dagli architetti Figini, Pollini e Ponti; venne realizzato dal 1951 al 1955. Il complesso occupa un'area di 137 000 m2, e conta 942 alloggi per un totale di 4800 vani; fu progettato per accogliere 5 500 abitanti. La struttura urbanistica, studiata dagli architetti Figini, Pollini e Ponti, si caratterizza per il contrasto fra i lunghi edifici in linea ("grattacieli orizzontali"), alti cinque piani, e le casette unifamiliari a due piani, raggruppate in piccoli isolati ("insulae"). I "grattacieli orizzontali" sono variamente disposti, delimitando uno spazio verde centrale in cui sono posti gli edifici scolastici; gli spazi residui verso le strade esterne sono invece occupati dalle "insulae", di forma irregolare. Le due tipologie edilizie contrastano anche per lo stile architettonico: mentre i "grattacieli orizzontali" sono disegnati in stile razionalista, nelle "insulae" si ritrovano elementi dell'edilizia rurale tradizionale. Nelle intenzioni dei progettisti, questa dualità avrebbe dovuto simboleggiare la progressiva trasformazione della campagna verso l'ambiente urbano. Complessivamente vennero costruiti 9 "grattacieli orizzontali" (indicati con lettere da A a I) e 12 "insulae" (indicate con numeri romani da I a XII); di seguito se ne riportano i singoli progettisti: A: Luigi Figini, Gino Pollini B: Paolo Antonio Chessa, Vito Latis C: Gio Ponti, Gigi Ghò D: Gio Ponti, Antonio Fornaroli E: Alberto Rosselli F: Alberto Rosselli G: Gianluigi Reggio, Mario Tevarotto H: Piero Bottoni, Mario Morini, Carlo Villa I: Piero Bottoni, Mario Morini, Carlo Villa I: Luigi Figini, Gino Pollini II: Luigi Figini, Gino Pollini III: Luigi Figini, Gino Pollini IV: Paolo Antonio Chessa V: Paolo Antonio Chessa VI: Luigi Figini, Gino Pollini VII: Luigi Figini, Gino Pollini VIII: Luigi Figini, Gino Pollini IX: Mario Tedeschi X: Tito Bassanesi Varisco XI: Tito Bassanesi Varisco XII: Tito Bassanesi Varisco Vie Harrar, Novara, Dessiè, in Urbanistica, anno XXV, n. 18-19, Torino, Istituto Nazionale di Urbanistica, marzo 1956, pp. 122-123, ISSN 0042-1022. Virgilio Vercelloni, Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano, in Casabella, n. 253, luglio 1961, pp. 42-51, ISSN 0008-7181. Cristoforo Bono, Virgilio Vercelloni, Il contesto e le opere, in Casabella, ottobre-novembre 1979, p. 58, ISSN 0008-7181. Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Vittorio Savi, Figini e Pollini. Architetture 1927-1989, Milano, Electa, 1990, pp. 62-67, ISBN 88-435-3162-X. Giuliana Gramigna, Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano, Hoepli, 2001, pp. 272-273, ISBN 88-203-2913-1. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su quartiere Harar Mappa del quartiere Harar, su openstreetmap.org.

Parco Antonio Annarumma
Parco Antonio Annarumma

Il parco Antonio Annarumma è un parco di Milano, dedicato alla memoria dell'agente Antonio Annarumma, morto nella città lombarda nel 1969 e prima vittima degli anni di piombo. Il parco, di forma irregolare, nasce nel 2000 dal recupero di aree dismesse, in concomitanza con nuove edificazioni nel quartiere periferico di via delle Forze Armate. Caratteristica del parco sono tre archi di metallo, supporto di rampicanti, ai quali l'illuminazione notturna dona un gradevole effetto. La collinetta e i salti di quota creano un diversivo nel paesaggio e la ricca vegetazione si fonde con quella del vicino fontanile. Il parco rappresenta il punto iniziale di un percorso verde esteso fino al quartiere Valsesia. All'interno è presente la Cascina Creta Nuova del 1937, che è stata l'ultima a essere costruita a Milano: una moderna azienda agricola con bestiame da carne e da latte, dedicata soprattutto alle coltivazioni da orto per il mercato cittadino. Era stata ricavata recuperando una cava di sabbia e ghiaia e sia i fabbricati rustici sia quelli civili erano dotati di acqua corrente e sistemi meccanici per l'ottimizzazione del lavoro. Tra le specie arboree ad alto fusto presenti, ricordiamo la robinia, l'acero argentato, il carpino bianco, il faggio, il liquidambar, il ciliegio, l'olmo bianco e la quercia rossa, assieme al nocciolo comune; tra gli arbusti, diverse varietà di ortensia e di rosa, la spirea, la fotinia, il cotogno da fiore, la mahonia, il viburno, l'evonimo alato e i cornioli, oltre ai diversi rampicanti da fiore che decorano gli archi. Ridotte le attrezzature: un campo per la pratica del basket e tre aree recintate per i cani. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini - ed. 2010/2011, Comune di Milano / Paysage. AA.VV., Ad Ovest di Milano-Le cascine di Porta Vercellina, associazione Amici Cascina Linterno. AA.VV., Cascine a Milano, Ufficio editoriale del Comune di Milano, 1987. Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Antonio Annarumma Scheda del Parco Annarumma, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 12 gennaio 2011.

Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)
Chiesa di San Giuseppe Calasanzio (Milano)

La chiesa di San Giuseppe Calasanzio è una chiesa parrocchiale di moderna costruzione che si trova a Milano in via Don Carlo Gnocchi, nei pressi di piazzale Axum, nel territorio del Decanato di San Siro. Terminata nel 1965 su disegno dell'architetto Carlo Bevilacqua e dell'ingegner Francesco Leone, fu eretta nell'ambito del programma Ventidue chiese per ventidue concili contenuto nel Concilio Vaticano II. La prima pietra della nuova chiesa fu posta nel 1962 proprio dall'allora Arcivescovo di Milano Giovanni Montini, ideatore del piano e futuro Papa Paolo VI. La chiesa è dedicata al fondatore dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie o Padri Scolopi San Giuseppe Calasanzio, proclamato Santo nel 1767 da Papa Clemente XIII. La costruzione è organizzata con pianta a croce con le quattro navate che convergono verso l'altare maggiore, tre delle quali sono occupate dallo spazio dedicato all'assemblea dei fedeli e la quarta alla zona absidale. Nel centro domina l'altare alle spalle del quale, sulla parete di fondo dell'abside, spicca un grande mosaico con San Giuseppe Calasanzio attorniato dai fanciulli e con accanto il Venerabile Glicerio Landriani, pronipote di San Carlo Borromeo e parte dell'ordine degli Scolopi. Il grande mosaico, tutto sulle tonalità oro, fu disegnato da Baccio Maria Bacci e realizzato dal pittore Franco d'Urso. Alle spalle dell'altare due vetrate artistiche sempre di Baccio Maria Bacci decorate con simboli dei quattro Evangelisti; sul perimetro altre vetrate colorate opera di Ernesto Tross contribuiscono all'illuminazione del tempio. Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Ventidue chiese per ventidue concili Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giuseppe Calasanzio a Milano Sito ufficiale, su parrocchiacalasanzio.it. Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Palasport di San Siro
Palasport di San Siro

Il palasport di San Siro, ufficialmente palazzetto dello sport di Milano o colloquialmente Palazzone, era un'arena coperta senza colonne intermedie, a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo) edificata a fianco dello stadio Giuseppe Meazza di Milano e precisamente tra via Federico Tesio e via Patroclo. Inaugurato nel 1976, l'impianto polifunzionale poteva accogliere fino a 18.000 spettatori per competizioni di atletica leggera (fu la sede dei Campionati europei di atletica leggera indoor del 1978 e del 1982) e di ciclismo, oltre che manifestazioni e spettacoli di vario tipo, e fu anche l'arena casalinga della squadra di pallacanestro Olimpia Milano. Il 17 gennaio 1985, a causa di un'eccezionale nevicata, la tensostruttura in cavi di acciaio che reggeva il manto di copertura subì un dissesto improvviso che comportò l'abbassamento dello stesso di alcuni metri. Infatti un concio dell'anello metallico a cui era ancorata la tensostruttura si instabilizzò, provocando l'accorciamento improvviso della circonferenza dell'anello e quindi il citato abbassamento. La copertura, pur danneggiata, continuò a sopportare tutto il carico della neve valutata in circa 800 tonnellate, corrispondente a una coltre di neve spessa dagli 80 ai 100 cm. Si trattava di una quantità inconsueta - infatti superava di gran lunga quella prevista dalle norme di legge per cui era stata dimensionata la copertura (circa 60 cm) - ma che storicamente non era una novità per Milano. A causa dei pluviali ostruiti, a nulla valsero i tentativi di ridurre il carico gettando acqua calda sul tetto (che anzi ghiacciò aumentando il carico) e alzando la temperatura interna all'edificio. Due settimane dopo, il palasport avrebbe dovuto essere teatro del primo concerto degli U2 in Italia. L'evento fu quindi spostato in un rudimentale Teatro tenda che era in grado di ospitare a malapena metà dei possessori dei biglietti. Sotto la stessa nevicata crollarono decine e decine di capannoni e molte coperture metalliche in tutta la Lombardia tra cui anche parte della pensilina di copertura degli spalti al velodromo Vigorelli di Milano. A seguito del dissesto, la struttura rimase inspiegabilmente abbandonata aggravando il deperimento causato dalle intemperie; infatti, già dall'estate del 1986 il palazzetto risultava irriconoscibile. I responsabili dell'opera, in vista della costruzione di un nuovo impianto più grande e più moderno che sarebbe dovuto sorgere sulla stessa area, decisero per la demolizione totale. Lo spazio in cui sorgeva il palazzetto fu interdetto all'accesso e l'area si trasformò, con il tempo, in un piccolo bosco. Successivamente, nell'ambito dei lavori per la realizzazione della tratta della linea metropolitana M5 S. Siro-Garibaldi, vi si realizzò una fossa per riversarvi il materiale scavato. Nei mesi immediatamente seguenti il dissesto, al fine di colmare il "vuoto" logistico creatosi dall'inaccessibilità dell'impianto, venne velocemente eretta una, assai più anonima, tensostruttura nel quartiere Lampugnano che venne poi ribattezzata PalaTrussardi. La linea architettonica, dall'ardita forma a conchiglia, è stata poi ripresa da altre strutture sportive nel mondo tra cui il "Pengrowth Saddledome" di Calgary e il "Peace and Friendship Stadium" di Atene, fatalmente inaugurato esattamente un mese dopo il disastro del palazzetto. Il palasport di Milano è stato anche la sede degli unici due concerti tenuti dai Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984. L'edificio è stato immortalato nelle sequenze di numerosi film italiani, tra cui: Eccezzziunale... veramente interpretato da Diego Abatantuono Ecco noi per esempio... con Adriano Celentano e Renato Pozzetto Milano odia: la polizia non può sparare Milano rovente e L'uomo della strada fa giustizia di Umberto Lenzi Tutto a posto e niente in ordine scritto e diretto da Lina Wertmüller, in cui una scena è girata direttamente all'interno del palazzetto in costruzione. Viene qui mostrato in modo chiaro il reticolo di cavi di acciaio che avrebbero poi sostenuto la copertura È stato il set del film di Florestano Vancini La baraonda - Passioni popolari, ambientato durante la Sei giorni di ciclismo. Nel 1976, pochi mesi dopo l'inaugurazione, il palasport ospitò una puntata di Giochi senza frontiere. Il Palazzone viene citato nella canzone Ventrale degli Offlaga Disco Pax come teatro dell'ultimo record del mondo del salto in alto effettuato tramite questa tecnica (primato ottenuto da Volodymyr Jaščenko ai campionati europei indoor di atletica leggera del 1978). La canzone poi ricorda che «Sette anni dopo quel palasport crollò sotto una nevicata memorabile». Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palasport di San Siro