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Villino Centurini

Pagine con mappeRoma R. XVIII Castro PretorioVillini di Roma

Il Villino Centurini è un edificio di Roma nel quartiere Castro Pretorio; il suo fronte principale si affaccia su piazza Indipenzenza, e fa angolo con Via Vittorio Bachelet. Fu edificato nel 1874 su ordine di Alessandro Centurini. L'edificio fu progettato e costruito nel 1874 dall'architetto svizzero Enrico Kleffler (1840-1891) per il committente Alessandro Centurini (1830-1916), industriale genovese. Il palazzo, costruito nell'attuale quartiere Castro Pretorio, fu uno dei primi a sorgere nel nuovo quartiere noto come "Macao", in Piazza dell'Indipendenza, conosciuta all'epoca come Piazza del Macao. La tipologia del villino ricorda i modelli francesi o tedeschi, e soddisfa le esigenze della classe dirigente della nuova Italia unificata. Nel 1933 fu venduto dagli eredi al Comune di Roma e, due anni dopo, iniziò a ospitare il Liceo-Ginnasio "Giulio Cesare". Dal 1936 ospitò anche la sede del Regio Istituto Magistrale Alfredo Oriani, ed oggi il Liceo Statale Niccolò Machiavelli. Un anno prima, per soddisfare la domanda di maggior spazio per gli studenti, era stato costruito un nuovo edificio attaccato alla vecchia dimora, che cambiò irrimediabilmente il suo carattere, a causa della perdita della facciata sul giardino, che si estendeva precedentemente fino a Via Vicenza. Nel corso degli anni, gli interni del villino sono stati modificati e trasformati per adattarsi a nuove realtà scolastiche. Di conseguenza, le stanze, i salotti e persino la cucina sono stati trasformati in aule, laboratori ed uffici. Nel 1996 iniziarono i primi lavori di restauro dell'edificio: furono recuperate la facciata principale su Piazza dell'Indipendenza e quella su Via Bachelet. Nel 1999, dopo il crollo di una parte interna sopra la scala di accesso al primo piano, iniziarono i lavori per la conservazione e il restauro degli interni, conclusisi nel maggio 2002. Foto del Villino Centurini - Piazza Indipendenza

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villino Centurini (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Villino Centurini
Piazza dell'Indipendenza, Roma Municipio Roma I

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Latitudine Longitudine
N 41.904383 ° E 12.503364 °
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Indirizzo

Liceo Niccolo Macchiavelli

Piazza dell'Indipendenza 7
00185 Roma, Municipio Roma I
Lazio, Italia
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Luoghi vicini

Palazzo dei Marescialli
Palazzo dei Marescialli

Palazzo dei Marescialli è un palazzo di Roma sito in piazza dell'Indipendenza, nel rione Castro Pretorio. Dal 1962 è sede del Consiglio superiore della magistratura. Nell'ambito della realizzazione di piazza dell'Indipendenza nel 1877 fu ottenuta una licenza edilizia per la costruzione di un villino tra la piazza e via San Martino della Battaglia su progetto dell'ingegnere Luigi Bedeschi. Tale progetto non fu mai realizzato ma due anni dopo il direttore della Banca Tiberina presentò al sindaco reggente di Roma Emanuele Ruspoli un altro progetto per la realizzazione di un palazzo alto 19 metri per quattro piani di proprietà del senatore Giacomo Astengo. Il progetto fu approvato nel giugno 1879 e i lavori, iniziati nello stesso anno, si conclusero presumibilmente nel 1881, anno a cui risalgono le licenze di abitabilità dei vari piani del palazzo. Alla morte di Astengo nel 1884 il palazzo fu ereditato dalla figlia Elisa sposata con Enrico Baldini mentre dalla voltura del 6 agosto 1919 risulta proprietario il conte Silvio Brunori. Quest'ultimo commissionò un progetto di ampliamento dell'immobile, realizzato dagli ingegneri Guido Romanelli ed E. Ambrosini, che però non fu mai attuato poiché il 26 agosto 1920 la proprietà fu acquistata da Rosa Sestieri in Castelnuovo ed Enrico Castelnuovo. Quest'ultimo ottenne la licenza per l'ampliamento dell'edificio, accorpando il vicino villino Castelnuovo, ed affidò il progetto all'ingegnere Enrico Paniconi. I lavori iniziarono nello stesso anno e si conclusero nel 1923. Sotto il governatorato di Roma nel 1935 il palazzo fu selezionato come sede dei Marescialli d'Italia e furono portati avanti, soprattutto negli ambienti interni, dei lavori di ristrutturazione sotto la direzione dell'architetto Costantino Costantini e dell'ingegnere Michele Oddini. I Castelnuovo risultano proprietari dell'immobile fino al decreto di esproprio del prefetto di Roma del 1939. Nel secondo dopoguerra il palazzo diventò residenza del Ministro delle finanze mentre nel 1960 fu individuato dal neoistituito Consiglio superiore della magistratura come propria possibile sede. Tra il 1960 e il 1961 il ministero ha formalizzato il passaggio dell'immobile al CSM, con un valore stimato di 530 milioni di lire, mentre la cerimonia di inaugurazione si è tenuta il 15 febbraio 1962. L'edificio è intitolato, dal 12 Febbraio 2024, a Vittorio Bachelet, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura assassinato nel 1980 dalle Brigate Rosse. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo dei Marescialli

Porta Viminale
Porta Viminale

Al centro del tratto maggiormente esposto delle mura serviane, quello cioè tutto in pianura tra la porta Collina e l'Esquilina, si apriva la Porta Viminalis, che insieme alle due citate e alla Querquetulana, è tra le più antiche porte dell'intera cinta difensiva dell'antica Roma. La loro edificazione risale infatti ad un periodo molto antico, circa un paio di secoli precedente a quello della costruzione delle mura repubblicane nel 378 a.C. Sembra infatti che le quattro porte originarie si possano datare all'epoca dell'ampliamento della città operato dal re Servio Tullio, che comprese nel territorio dell'Urbe, oltre alle alture già inserite tra gli iniziali sette colli, anche il Quirinale (Collis Quirinalis), il Viminale, l'Esquilino e il Celio (chiamato allora Querquetulanus, cioè coperto di boschi di querce). Della stessa epoca è ovviamente anche il primo baluardo difensivo che le collegava tra di loro, quell’agger costruito lungo tutto il tratto dei circa 1.300 m dalla Porta Collina all'Esquilina, per tentare di difendere con la massima cura la zona più pericolosa della città. Un ulteriore indizio dell'antichità di queste porte è fornito, secondo gli studiosi, anche dal loro nome, che deriva direttamente da quello dell'altura cui davano accesso, anziché essere l'aggettivazione di qualche monumentalizzazione (templi, altari, ecc.) lì presente, che non può che essere successiva all'inglobamento dell'area nel perimetro urbano. La porta Viminalis si apriva all'incirca al centro del lungo tratto di mura tuttora esistente in piazza dei Cinquecento (il reperto più imponente ancora visibile), sul lato destro di chi esce dalla Stazione Termini. Il giardino che contorna le mura copre il terrapieno dell'antico aggere (e la lieve pendenza sul lato della piazza ne è un pallido ricordo), il cui muro di sostegno è ancora visibile nel piano sotterraneo dell'edificio della stazione, di fronte al ristorante McDonald's. È tuttora argomento di discussione tra gli studiosi l'individuazione della strada o delle strade a cui la porta dava accesso: le ipotesi riguardano la via Collatina, o la via Tiburtina, o magari che non si aprisse su nessuna strada importante. Di certo le distruzioni operate nel tempo già in epoca imperiale per l'edificazione delle Terme di Diocleziano, poi da papa Sisto V per la sistemazione urbanistica della zona, e da ultimo per la costruzione della stazione di Roma iniziata dopo il 1856, hanno cancellato buona parte delle tracce non solo delle mura ma anche delle porte (forse c'era anche una Porta Collatina nei pressi di via del Castro Pretorio o nell'area della stazione ferroviaria) e delle strade originarie in tutto il perimetro adiacente. I lavori per la sistemazione della stazione Termini hanno però avuto almeno il pregio di riportare alla luce i resti delle mura, che fino al 1892 erano rimasti sepolti sotto un accumulo di detriti, chiamato “Monte della Giustizia”, derivati dai lavori per la costruzione delle vicine Terme di Diocleziano. Strabone, Geografia, V. Mauro Quercioli: Le mura e le porte di Roma. Newton Compton Ed., Roma, 1982 Laura G.Cozzi: Le porte di Roma. F.Spinosi Ed., Roma, 1968 Filippo Coarelli: Guida archeologica di Roma. A.Mondadori Ed., 1984 Le porte e le mura serviane, su giardinodivenere.it. URL consultato l'8 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2007).

Castro Pretorio (metropolitana di Roma)
Castro Pretorio (metropolitana di Roma)

Castro Pretorio è una stazione di profondità della linea B della metropolitana di Roma realizzata a foro cieco. Si trova nel rione Castro Pretorio su viale Castro Pretorio all'incrocio con via San Martino della Battaglia. La fermata fu inaugurata l'8 dicembre 1990 col prolungamento della linea B da Termini a Rebibbia. Il 5 ottobre 2020 è stata chiusa per permettere la sostituzione trentennale degli impianti di traslazione e la realizzazione di minori lavori infrastrutturali per eliminare le infiltrazioni d'acqua e adeguare la stazione alle norme antincendio. È stata riaperta il 13 ottobre 2021. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Servizi igienici Fermata autobus ATAC Biblioteca Nazionale Centrale di Roma Castra Praetoria Città universitaria di Roma (Università degli Studi di Roma "La Sapienza") Porta Pia Porta Nomentana Piazza dell'Indipendenza (sede centrale del Consiglio superiore della magistratura) Piazza della Croce Rossa Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (sede centrale) Ferrovie dello Stato Italiane (sede centrale) Marcello Cruciani, Linea B fino a Rebibbia, in I Treni Oggi n. 112 (febbraio 1991), pp. 12–15. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castro Pretorio Wikinotizie contiene l'articolo Roma: dal 13 ottobre riapre la fermata Castro Pretorio Wikinotizie contiene l'articolo Roma: proseguono i lavori a Policlinico e Castro Pretorio Wikinotizie contiene l'articolo Roma: chiusure in arrivo per la metropolitana

Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

La Biblioteca nazionale centrale di Roma (BNCR) è, insieme alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) una delle due biblioteche nazionali italiane che hanno il compito principale di raccogliere e conservare tutte le pubblicazioni italiane. Si trova in viale Castro Pretorio, nei pressi della Stazione Termini, a Roma. La biblioteca è anche conosciuta col nome di "Vittorio Emanuele II", dal nome del Re d'Italia cui fu intitolata al momento della sua istituzione (1875). La BNCR è una delle più grandi biblioteche d’Italia. Al 31 dicembre 2022, risultano sono custoditi circa 7.500.000 volumi, 9.000 manoscritti, 160.000 autografi, 2.000 incunaboli, 25.000 edizioni del XVI secolo, 22.578 carte geografiche, 42.598 fra stampe, disegni e fotografie, 2.175.458 fascicoli di periodici, 42.000 tesi di dottorato, 131.568 audiovisivi e 1.070 spartiti. Inoltre, sono disponibili sulla Teca Digitale della Biblioteca circa 19.000.000 di immagini. Le scaffalature dei depositi librari coprono attualmente 112 Km lineari. La Biblioteca romana raccoglie e conserva, alla pari di quella fiorentina, tutta la produzione editoriale italiana, in base alla legge 15 aprile 2004, n. 106 e al successivo regolamento attuativo (D.P.R. 3 maggio 2006, n. 252) inerente al deposito legale. Nell'atrio dell’edificio, sono aperte al pubblico tre aree espositive: la prima ospita il Museo Spazi900 che nasce dalla consapevolezza di una precisa vocazione verso la cultura contemporanea: grazie a un’ingente raccolta di fondi pubblici e privati cominciata nel 1969 dall’allora direttore Emidio Cerulli, la BNCR ha accolto negli ultimi decenni sempre più materiali di autori del Novecento. Il suo fulcro permanente è La stanza di Elsa, dove vengono ricreate le suggestioni del laboratorio di scrittura di Elsa Morante attraverso gli arredi originari che componevano il suo studio. Sono inoltre presenti mobili, ritratti, archivi e carte autografe di Gabriele d'Annunzio, Umberto Saba, Grazia Deledda, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini e tanti altri. Il risultato è un excursus didattico capace di valorizzare la Storia del Novecento e al contempo fornire uno spazio creativo indirizzato agli scrittori dei nostri giorni per continuare la tradizione letteraria italiana. Nella seconda è possibile visitare La grande "Biblioteca d’Italia: bibliotecari, architetti e artisti all’opera: 1975-2015", una mostra permanente nata per celebrare i quarant'anni anni dalla riapertura della biblioteca e i cinquant'anni dall'inizio dei lavori di costruzione della sede di Castro Pretorio. La terza area accoglie mostre temporanee dedicate alla valorizzazione dei tesori custoditi dalla Biblioteca. Da luglio 2021 è visitabile su prenotazione la Sala Italo Calvino, all'interno dell’area “Biblioteca del Novecento letterario italiano Enrico Falqui" in cui sono esposti arredi, oggetti, quadri, presenti nell'abitazione di piazza di Campo Marzio 5, dove lo scrittore visse gli ultimi anni della sua vita.

Porta Clausa
Porta Clausa

La Porta Clausa o Porta Chiusa è una delle porte che si aprivano nelle mura aureliane di Roma. Le notizie che la riguardano sono scarsissime, anche perché venne murata in epoca imprecisata ma comunque molto presto (da qui il nome) e così appare tutt'oggi, praticamente nascosta, all'altezza del civico 4-6 di via Monzambano. È ignoto come venisse chiamata originariamente. Era la porta meridionale del Castro Pretorio, la grande caserma dei pretoriani che l'imperatore Tiberio costruì tra il 20 e il 23 per riunire in un'unica sede le 9 coorti istituite da Augusto come guardia imperiale. Da qui usciva probabilmente una strada secondaria che collegava sia alla Nomentana che alla Tiburtina. Quando Aureliano, verso il 270-273, incluse l'accampamento nel perimetro difensivo, il muro esterno fu rialzato, fu munito di una nuova e più fitta merlatura e vennero chiuse le porte settentrionale (le cui tracce sono ancora visibili) ed orientale. L'altra porta, quella occidentale, si apriva verso la città. All'inizio del V secolo venne restaurata da Onorio e le caratteristiche architettoniche che appaiono oggi risalgono appunto a quell'intervento. La facciata, con un unico fornice, era ricoperta in travertino; l'arco misura esternamente 8,60 m di larghezza, con 4,13 m di luce interna, con chiusura a saracinesca. Era sormontata da una camera di manovra, della quale sono ancora visibili cinque finestre ad arcata; l'intera struttura era merlata "a taglio di diamante". Una sesta finestra è per metà ostruita da un rifacimento del muro di cinta voluto da papa Urbano VIII. Già dalla prima metà dell'VIII secolo non compare più tra gli itinerari e le descrizioni di Roma, ed era o parzialmente interrata a causa del sopraelevamento del terreno adiacente, o inglobata in qualche proprietà privata.

Acquedotto alessandrino
Acquedotto alessandrino

L'acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina), l'undicesimo acquedotto dell'antica Roma, venne edificato nel 226 d.C. dall'imperatore Alessandro Severo (11 marzo 222 – 19 marzo 235). Fu l'ultimo a essere realizzato dei grandi acquedotti dell'antica Roma. La sua realizzazione era finalizzata all'approvvigionamento idrico delle terme di Nerone che, situate in Campo Marzio presso il Pantheon (circa nella zona occupata oggi da Palazzo Madama), erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore, e che pertanto da allora assunsero anche la denominazione di "terme Alessandrine" (Thermae Alexandrinae). Le sue acque venivano captate da falde acquifere in località “Pantano Borghese”, nei pressi del XIV miglio dell'antica via Prenestina, 3 km a nord dell'abitato di Colonna. Il percorso si sviluppava, date anche le notevoli capacità tecniche dell'epoca, in buona parte su arcuazioni, mentre i tratti sotterranei erano limitati a cunicoli (di 0,72 m di larghezza per 1,80 di altezza) per oltrepassare le alture. Le arcate dell'acquedotto Alessandrino, in speco sotterraneo fino alla tenuta di Torre Angela, sono tuttora quasi per intero visibili nei tratti successivi sui vari fossi (nella zona di Centocelle le arcate raggiungono la massima quota, tra i 20 e i 25 m) fino alla zona della “Marranella”, dopo la quale raggiunge, in percorso sotterraneo sconosciuto, la zona di Torpignattara. Da qui lo speco procedeva nuovamente interrato fino ad entrare in Roma nella zona cosiddetta ad spem veterem, nei pressi dell'attuale Porta Maggiore. Rodolfo Lanciani, al riguardo, afferma che«...[l'acquedotto] penetrava in città a un livello di 3,18 m inferiore all'attuale soglia di Porta Maggiore»che era poi il livello di campagna dell'epoca. Nelle vicinanze doveva trovarsi la piscina limaria, il bacino di decantazione per la purificazione delle acque. Nessun altro avanzo del percorso è visibile all'interno della cinta delle Mura Aureliane. L'acquedotto Alessandrino giungeva alle terme di Nerone dopo un percorso di circa 22,7 km. Si è calcolato che la portata giornaliera di acqua fosse pari a 21.632 m3, circa 250 litri al secondo. Oggi le stesse sorgenti sono utilizzate dall'acquedotto dell'Acqua Felice, realizzato nel 1585 per volontà di papa Sisto V. I principali interventi di restauro risalgono all'epoca di Diocleziano, a cavallo tra il III e il IV secolo, poi tra il V e il VI secolo, e ancora verso la fine dell'VIII, ad opera di papa Adriano I. Acquedotti di Roma Acquedotto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Acquedotto alessandrino