place

Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo)

Chiese della diocesi di PadovaChiese di Dolo (Italia)Chiese neoclassiche del VenetoPagine con mappe
Sant'Ambrogio (Sambruson)
Sant'Ambrogio (Sambruson)

La chiesa di Sant'Ambrogio è la parrocchiale di Sambruson, frazione di Dolo, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Dolo. Nella prima citazione della pieve di Sambruson è scritto che da essa dipendevano le chiese di Albarea, Carpene, Paluello, Fiesso e Curano. Si sa che la pieve venne riedificata all'inizio del XVI secolo e che fu consacrata nel 1516. Dal resoconto della visita pastorale del 1572 s'apprende che, filiali della pieve, erano le chiese di Fiesso, Paluello, Curano, Gambarare e Campagna Lupia. Ciò appare strano, in quanto la chiesa di Fiesso dipendeva dal priorato di Vigonza, la chiesetta di Gambarare era pertinenza dell'abbazia di Sant'Ilario di Malcontenta e la cappella di Campagna Lupia era soggetta alla pieve di Lova. Nel 1748, durante una visita pastorale, il vescovo di Padova Carlo Rezzonico trovò la pieve di Sambruson in pessime condizioni e auspicò pertanto che essa venisse ristrutturata ed ampliata. L'attuale parrocchiale venne edificata tra il 1758 ed il 1763 e fu consacrata nel 1768. Nel 1943 parti del territorio della parrocchia di Sambruson vennero cedute a quelle limitrofe di Dolo, di Paluello e di Lughetto. Opere di pregio custodite nella chiesa di Sambruson sono un quadro dipinto da Pietro Edwards nel 1764, il cui soggetto è la Sacra Famiglia con i santi Francesco di Paola e Antonio di Padova, vari affreschi del XVIII secolo situati sulle pareti del presbiterio, raffiguranti varie storie dell'Antico Testamento, il cui autore è tuttora incerto, e l'affresco del soffitto, risalente al 1936. Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Sambruson Dolo (Italia) Duomo di Dolo Chiesa di Sant'Antonio Abate (Paluello, Stra) Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Sant'Ambrogio Chiesa di Sant'Ambrogio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo)
Via Brusaura,

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.41274 ° E 12.095 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Brusaura
30031
Veneto, Italia
mapAprire su Google Maps

Sant'Ambrogio (Sambruson)
Sant'Ambrogio (Sambruson)
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Isola Bassa
Isola Bassa

L'Isola Bassa è un'isola fluviale situata nell'alveo del fiume Brenta presso Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Ha una forma a rombo orientato secondo l'asse nordovest-sudest ed è circondata da due rami del Brenta, la cosiddetta "Brenta Vecchia" a nord e la "Brenta Nuova" a sud. È collegata alla città da sei ponti: uno sulla punta occidentale, due sulla sponda settentrionale, uno presso la punta orientale, uno sulla sponda meridionale. La sua posizione centrale rispetto a Dolo e le costruzioni che vi vennero realizzate l'hanno resa, a partire dal XVI secolo, il cuore della vita commerciale ed economica della cittadina, nonché un importante punto di passaggio nei traffici sul fiume Brenta. Fino alla prima metà del XIV secolo l'isola non esisteva e il territorio di Dolo era allora diviso in diversi agglomerati urbani: l'Isola del Maltempo, Ca' del Bosco, Sambruson e Alture di Sambruson. L'isola venne creata tra il XV e il XVI secolo a seguito di alcune opere pubbliche volute dalla Repubblica di Venezia. Nel 1459 si iniziò la costruzione dello “Sborador di Sambruson”, un canale scaricatore che avrebbe dovuto evitare le piene del fiume nella zona di Dolo. Dopo la realizzazione di quest'opera si venne a creare un'isola, che prese il nome di Isola di Sambruson, dal nome del vicino villaggio: all'interno di questo territorio si collocava l'attuale parte orientale dell'Isola Bassa, mentre quella occidentale rientrava nella zona di Alture di Sambruson . Già nel 1488, però, ci si accorse che il nuovo scolo non era sufficiente e si decise di scavare un altro canale, la Brenta Nuova, con lo stesso scopo: la realizzazione della Brenta Nuova procedette però molto lentamente, a causa degli alti costi e dell'invasione del territorio veneto da parte delle truppe della Lega di Cambrai; solo nel 1507 venne messa in funzione: da quel momento la Brenta Nuova, che partiva proprio dalle zone dell'Isola, divenne uno dei corsi che la delimitavano. Nel 1501, mentre i lavori per il canale della Brenta Nuova procedevano, si decise di costruire nei pressi dell'Isola di Sambruson un invaso chiuso da due porte per consentire la navigazione fluviale tra i due rami del Brenta. Anche in questo caso, però, i lavori procedettero a rilento: il sistema delle chiuse venne aperto solo nel 1549. Le chiuse facevano parte di un sistema di porte e vasi che permetteva la navigazione sul Brenta nei punti di dislivello e furono realizzate secondo il sistema delle porte vinciane; erano formate da due bacini separati collegati da una paratoia al centro, necessaria a permettere il deflusso alternato dell'acqua del fiume e, quindi, il passaggio delle imbarcazioni dalla Brenta Vecchia a quella Nuova e viceversa. Nel 1540 la Repubblica di Venezia ordinò di erigere a Dolo dei mulini per la macinazione del grano. Per il progetto fu consultato anche Cristoforo Sabbadino, allora proto e ingegnere alle acque della Serenissima. Nel 1547 vennero gettate le fondamenta e le prime quattro ruote entrarono in funzione nel 1551. Tra il 1551 e il 1553 le ruote dei mulini divennero dodici e permisero a Dolo di essere uno dei centri più importanti per l'approvvigionamento alimentare della città di Venezia. Questa infrastruttura per la lavorazione del grano era la più redditizia di quelle presenti nel territorio della Repubblica di Venezia. I mulini rimasero sempre demaniali e la Serenissima ne concedeva l'usufrutto a privati con delle apposite gare d'appalto; lo stesso procedimento veniva seguito per la gestione del sistema delle porte. Dolo, a causa di queste due importanti infrastrutture, aveva una grande traffico di imbarcazioni, che si fermavano presso la cosiddetta “Riva Menacao”, ovvero riva “Arriva e torna a capo”, il luogo davanti ai mulini dove le barche arrivavano per poi girarsi e tornare a Venezia o attraversare le chiuse e spostarsi sul fiume in direzione Padova. Durante XVI secolo l'isola assistette anche alla costruzione di altre opere pubbliche: il "Ponte dei mulini" a ovest delle ruote, una strada (oggi via Garibaldi) pavimentata nel 1554, il ponte al di sopra dei vasi delle porte fatto costruire ne 1556, il ponte sulla Brenta Nuova (“Ponte della Giudecca o della Zuecca”) eretto nel 1557, l'osteria a est delle porte, dello stesso anno. A questo secolo si fa risalire anche la costruzione del "ponte dei cavalli", così chiamato perché da questo punto i lavoranti con i loro cavalli trinavano le barche di passaggio verso le due direzioni. La principale innovazione avvenuta nell'isola nel corso del XVII secolo fu la costruzione del canale della Seriola, un corso d'acqua fatto scavare dalla Serenissima per portare l'acqua dolce da Dolo alle chiuse dei Moranzani, presso Malcontenta. A Dolo il canale venne fatto partire dall'Isola Bassa come diramazione della Brenta Nuova verso ovest per poi proseguire, attraverso una bocca sotterranea sull'argine di sinistra della Brenta Nuova, nel percorso verso Venezia. Nel 1816 il governo austriaco prese la decisione di abbandonare la Brenta Nuova, che venne interrata nel 1860. Negli anni trenta del Novecento si decise di riaprire il canale, scavando un corso d'acqua rettilineo dal ponte dei cavalli fino al corso della Brenta Vecchia; al centro del nuovo canale, dopo aver chiuso i bacini delle vecchie porte di Dolo, venne costruito un moderno sistema di porte per regolamentare il passaggio delle imbarcazioni, aperto nel 1933: il ponte della Giudecca prese il nome di "Ponte del Vaso". I lavori comportarono dunque la fine dell'utilizzo dell'antico passaggio delle barche presso le cinquecentesche chiuse e la creazione dell'Isola Bassa nella sua forma attuale. Nel corso dei secoli l'isola cambiò nome molte volte. Dal toponimo "isola di Sambruson", attestato già dal 1470, si passò poi nel corso del XVI secolo ad altri toponimi: "Isola dell'Ufficio sopra le Acque" e successivamente "Isola delle Acque", dal nome dell'ufficio pubblico che vi aveva gestito i lavori di costruzione delle porte e dei mulini. Tra il Seicento e il Settecento l'isola cambiò di nuovo toponimo, assumendo quello di "Isola Moceniga", dal nome della famiglia Mocenigo che ne possedeva gran parte. Nel 1802 venne indicata nel Catasto Austriaco come isola "piazza e bassa". Il primo nome (piazza) rimase fino alla metà dell'Ottocento, mentre il secondo (Isola Bassa) è usato ancora oggi. Lo Squero Monumentale era l'antico luogo di costruzione e di riparazione della barche che sostavano a Dolo: un tempo ne erano presenti diversi a nord di quello monumentale, l'unico rimasto. A testimonianza dell'attività che qui si svolgeva è ancora presente, a poca distanza dalla struttura, la calle dei calafati, dal nome degli operai addetti al calafataggio delle navi. L'edificio venne edificato, in stile neoclassico, tra il 1865 e il 1867 per ospitare le attività legate alla macellazione delle carni animali. Nel Seicento si iniziano ad avere anche le prime notizie certe sulle ville e i palazzi presenti nell'Isola. Le principali furono: Villa Lusi-Andreuzzi-Bon, nota dal 1661 Villa Vescovi Palazzo Ottoboni, noto dal 1661 Sulla parete occidentale dell'ultimo edificio dei mulini rimasto è presente una statua dedicata alla "Madonna dei Molini". Di fronte a questa effigie un certo signor Candian di Dolo disse di aver recuperato la vista il 17 aprile del 1813: a ricordo del miracolo ogni anno viene svolta una processione nell'isola. Marco da Molino era il figlio del procuratore Marco, membro di una nobile famiglia veneziana. A lui furono assegnate in appalto il palazzetto e le porte di Dolo, come testimoniato da un'iscrizione datata 16 ottobre 1571, ancora visibile sulla parete meridionale dell'antico palazzetto di Ca' Molino. Il palazzetto si trova su via Garibaldi, a pochi metri a est delle antiche porte, fu costruito nel 1557 e ora è sede di una farmacia. Giovanni Rizzo nacque a Dolo nel 1843, fu volontario nel Corpo Volontari Italiani durante la terza guerra d'indipendenza del 1866 e combatté con Garibaldi nella campagna dell'Agro Pontino del 1867, nel corso della quale perse la vita durante la battaglia di casa Ajani. Per questi atti venne sepolto nel Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo e a Dolo gli venne intitolata l'antica via Brenta Bassa. Il 9 febbraio 1896 venne inaugurata, in via Garibaldi, una lapide sulla facciata della sua casa natale presso l'Isola Bassa. Francesco De Hruschka (13 marzo 1819 - 8 maggio 1888), viennese, fu il maggiore dell'esercito austriaco e un comandante del forte di Legnago. Nel 1865 prese residenza nell'Isola bassa di Dolo . Nella sua villa a est dell'attuale ponte di via Zinelli installò il suo laboratorio di apicoltura: qui si dedicò a questa attività e all'insegnamento agli apicoltori della zona dell'utilizzo dello smielatore da lui inventato: per questo motivo la casa dell'ex soldato divenne nota come “villa delle api”. L'Isola Bassa venne dipinta, nei suoi vari scorci, nelle opere di importanti vedutisti come Wolkamer, Francesco Guardi e Giovanni Costa. La raffigurazione più famosa è però "Le chiuse di Dolo" realizzata nel 1728 dal Canaletto, che raffigura i mulini di Dolo da est: il dipinto è ora conservato all'Ashnmolean Museum di Oxford. Mario Poppi, Dolo 1406-1581. Territorio, popolazione, attività economiche alle origini di una comunità, Dolo, Comune di Dolo, 2010. Alessandro Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Abano Terme, Francisci, 1988. Mario Poppi Mario Poppi, In Sancto Ambrosone, Sambruson di Dolo, Associazione culturale "Sambruson la nostra storia", 2008. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 8, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2018, ISBN 9788893781015. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 10, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2020, ISBN 9788893782296. Enrico Moro, Cronaca della Riviera del Brenta : dal 1800 alla prima guerra mondiale, Venezia, Mazzanti Libri, 2017, ISBN 9788899992279. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed Immagini, Fiesso d'Artico, La Press, 1997, ISBN 9788885673281. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed immagini. Parte seconda dal 1940 ad oggi, Dolo, I.T.E., 2006. Giuseppe Badin, Storia della Riviera del Brenta con i documenti: Dolo, Padova, Noale, Mestre-Venezia, Piove di Sacco. Nel catino (territorio, comprensorio, con i paesi-comuni del graticolato romano destra e sinistra Brenta), 2009. Dolo Brenta Riviera del Brenta Villa Vescovi Comune di Dolo, su comune.dolo.ve.it. Associazione culturale Sambruson La Storia, su sambrusonlastoria.it.

Riviera del Brenta
Riviera del Brenta

La Riviera del Brenta è un'area urbana della città metropolitana di Venezia che si estende lungo le rive del Naviglio del Brenta. È l'antico alveo naturale del fiume Brenta: si dirama da quest'ultimo all'altezza di Stra e, scorrendo sostanzialmente da ovest a est, sfocia nella laguna di Venezia presso Fusina. Si tratta di una zona di elevato valore storico-paesaggistico per la presenza di numerose ville venete. Vi sono compresi i centri abitati di Stra, Fiesso d'Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta. In senso più ampio, per Riviera del Brenta si intende tutto l'ex mandamento di Dolo, comprendente i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d'Artico, Fossò, Mira, Pianiga, Stra e Vigonovo. Rappresenta, insieme al Miranese, uno dei due comprensori dell'area centrale della città metropolitana. Quattro dei dieci comuni sono oggi uniti nell'Unione dei Comuni della Città della Riviera del Brenta. Il centro della Riviera, sia dal punto di vista geografico che per i servizi offerti, è la cittadina di Dolo, dove hanno sede l'ospedale, le scuole secondarie di secondo grado, nonché il giudice di pace; fino al 2013 vi è stata anche una sezione distaccata del Tribunale di Venezia, ora soppressa insieme a tutti i piccoli tribunali. Il comune più popoloso è invece, di gran lunga, quello di Mira (nacque nel 1867 dalla fusione dei tre comuni di Gambarare, Mira e Oriago): con i suoi quasi 40 000 abitanti, ospita il 30% della popolazione complessiva del mandamento. Il corso d'acqua del Naviglio rivestì un importante ruolo come via di comunicazione tra la laguna di Venezia e il padovano. L'area è caratterizzata dalla presenza di moltissime ville, costruite nel periodo della Serenissima Repubblica tra il XVI e il XVIII secolo dalle famiglie patrizie veneziane, che testimoniano la potenza aristocratica dell'epoca. A quell'epoca la Riviera veniva raggiunta solo spostandosi in barca, mentre le strade attuali sono state costruite successivamente. I nobili veneti venivano trasportati sul fiume da un battello chiamato burchiello trainato dalle rive da uomini, buoi o cavalli, mentre le merci erano trasportate da barche chiamate Burci. Ancora oggi la crociera lungo la Riviera del Brenta costituisce un'attrattiva turistica. Accanto alla tradizionale navigazione fluviale, fra il 1885 e il 1954 la riviera del Brenta fu fortemente caratterizzata dalla presenza del binario e dei convogli della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta); giunti a Malcontenta i treni potevano proseguire per la stazione ferroviaria di Mestre o per Fusina, dove trovavano coincidenza con i battelli per Venezia gestiti dalla Società Veneta Lagunare, anch'essa controllata dalla Società Veneta, dando vita ad un sistema di trasporti integrato che proprio nella riviera vedeva la sua struttura principale. Tutt'oggi il Naviglio Brenta, che iniziando da Padova arriva fino a Fusina (VE), attraversa la Riviera del Brenta. Cinque conche di navigazione, dieci ponti mobili e oltre 30 km di navigazione rendono questo percorso fluviale il più interessante d'Europa. Decine di migliaia di passeggeri ogni anno navigano queste meravigliose acque. Per ogni informazione sulla navigazione turistica si può contattare l'ufficio informazioni di Mira, presso Villa Widmann / San Servolo Servizi Metropolitani di Venezia, aperto da martedì a domenica, 10.00–13.00 e 13.30–16.30, in Via Nazionale 420, Mira (VE), Tel. +39 041 424973, Fax. +39 041 4266560. Punto focale dell'economia della zona della Riviera del Brenta è l'industria calzaturiera (nata come conseguenza della crisi agraria del fine ottocento). Lo sviluppo di quest'industria si ha con la passione di Giovanni Luigi Voltan (1873-1941) che sfocia in un grande disegno imprenditoriale. Prima del figlio Giovanni, già il padre Carlo aveva intrapreso l'attività con l'apertura di diverse botteghe nella zona di Padova e Venezia. Giovanni Luigi viene a conoscenza delle moderne tecniche di lavorazione durante la sua permanenza a Boston, negli Stati Uniti. Al ritorno dal viaggio porta con sé nuovi macchinari, introducendo un sistema produttivo meccanizzato che permette di abbattere i costi e aumentare i volumi di produzione, ottenendo un vantaggio competitivo rispetto agli altri calzaturifici italiani. Il salto dimensionale per l'azienda Voltan si ha nel 1904: essa assume un profilo industriale (stabilimento di 8000 m², 400-500 operai occupati e produzione di 1000 paia di scarpe al giorno), diventando un punto di riferimento a livello nazionale. Negli anni, accanto ad una meccanizzazione dei processi produttivi, si sviluppa anche una rete distributiva diretta, eliminando i passaggi intermedi, con una riduzione dei prezzi fino al quaranta per cento. Un'altra personalità importante nel distretto della calzatura della riviera del Brenta è Narciso Rossi, il quale uscì dal calzaturificio Voltan per fondare insieme ad altri colleghi un'azienda propria. Negli anni, grazie soprattutto al contributo di Luigi, figlio di Narciso, l'impresa si sviluppa divenendo uno dei maggiori attori nel settore della calzatura di lusso da donna. Di seguito vengono indicate alcune delle principali ville venete della Riviera, suddivise per comune di appartenenza. Villa Foscari detta "la Malcontenta", Malcontenta Villa Allegri von Ghega (XVI secolo), Oriago Villa Corner Brusoni Scalella, Oriago Villa Gradenigo Fossati, Oriago Palazzo Moro (XV secolo), Oriago Villa Mocenigo, Oriago Villa Priuli, Oriago Villa Querini Stampalia, Mira Porte Barchesse di villa Valmarana, Mira Porte Villa Widmann Seriman Foscari, Mira Villa Venier, Mira Villa Levi Morenos, già Varisco, Mira Villa Alessandri, Mira Villa Bon, Mira Villa Badoer Fattoretto Villa Ferretti Angeli Villa Gasparini (XVIII secolo) Villa Recanati-Zuccon (costruita nella prima metà del Settecento) Villa Soranzo (costruita nel '500) Villa Barbarigo-Fontana (rielaborazione del '700 di una precedente abitazione cinquecentesca) Villa Corner-Vendramin ('700) Villa Contarini di San Basegio (costruita a cavallo fra il '600 e il '700) Villa Marchese De Seynos o degli Armeni ('600) Casa Venier-Tiepolo ('700) Villa Foscarini Rossi Villa Pisani detta "La Barbariga" Villa Pisani detta "La Nazionale" o Palazzo Reale Villa Sagredo Villa Dragonetti-Giantin, Campoverardo Villa Parolini Con la denominazione Città della Riviera del Brenta si intende l'unione dei comuni di Campagna Lupia, Dolo, Fiesso d'Artico e Fossò. L'unione ha sede a Dolo; fu costituita nel 2002 dai comuni di Dolo e Fiesso d'Artico. Sono affidate all'unione dei comuni tutte le competenze amministrative concernenti la gestione unitaria delle funzioni e dei servizi sottoelencati: polizia locale; attività produttive (commercio, agricoltura, artigianato, industria, turismo); retribuzione, formazione ed aggiornamento del personale; comunicazione e sportello integrato; notificazione atti; sportello unico. Il trasferimento all'unione di ulteriori funzioni e servizi avverrà a seguito di apposita delibera dei rispettivi consigli comunali. Sono organi dell'Unione: il Consiglio dell'Unione; il Presidente; la Giunta. Il Consiglio dell'Unione è composto dai sindaci e da un massimo di 3 consiglieri per ciascuno dei comuni partecipanti all'unione, eletti dai rispettivi consigli al proprio interno. La presidenza dell'Unione, per una durata pari ad un esercizio finanziario, compete a turno a ciascuno dei sindaci dei comuni associati. In caso di assenza o impedimento del Presidente, le funzioni sono esercitate dal Vice Presidente, che è il sindaco che secondo turnazione prenderà l'incarico l'anno successivo. La Giunta dell'Unione è composta dai sindaci dei comuni associati. Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Riviera del Brenta Sito dell'Unione dei comuni, su cittadellariviera.it. Il Burchiello - Servizio di linea lungo la Riviera del Brenta tra Padova e Venezia.

Cazzago (Pianiga)
Cazzago (Pianiga)

Cazzago è una frazione del comune italiano di Pianiga, in provincia di Venezia. Il paese occupa la porzione orientale del territorio comunale, separato dalle altre frazioni dall'autostrada A4 e dalla ferrovia Venezia-Milano. Ha come fulcro l'incrocio tra gli assi stradali via Provinciale Nord-Sud e via Cazzaghetto-via Molinella. I modesti corsi d'acqua della zona appartengono al bacino del Naviglio del Brenta: si citano, da nord a sud, gli scoli Cavinello, Pionca e Tergolino e il rio Serraglio. Quest'ultimo segna il confine con Dolo. L'area è considerata ad alto rischio idraulico a causa dell'elevata urbanizzazione, che ha determinato l'interramento dei fossi e la diminuzione degli spazi agricoli. Il toponimo Cazago (un prediale dal personale latino Catius) compare per la prima volta in un documento relativo a una donazione del 1106. È attestata sin dal 1294, anno in cui il vescovo di Padova Bernardo la affiliava alla pieve di Arino a causa della povertà di quest'ultima. Rimase associata alla chiesa di Arino anche quando, verso la fine del XV secolo, papa Sisto IV la donò alle benedettine di Santo Stefano in Padova, che ebbero il diritto di nominarne il cappellano sino alla loro soppressione, nel 1810. Per quanto riguarda la sua storia architettonica, fu restaurata nel 1841 e nel 1860, tuttavia gli interventi non dovettero dare gli effetti sperati: già nel 1884 il parroco segnalava che doveva essere completamente ricostruita. La completa riedificazione avvenne tra il 1942 e il 1949 e fu consacrata nel 1952. All'interno è conservata una tela secentesca di scuola veneta, raffigurante le Sante Agata Lucia e Apollonia, in origine collocata sull'altare ad esse intitolate della vecchia chiesa. Durante il restauro del 2005, sono state messe in luce delle pesanti ridipinture che non facilitano uno studio accurato dell'opera. Il tabernacolo, in marmo policromo e ottone fuso, è opera del 1924 di Antonio Penello. Proviene dal Seminario maggiore di Padova e fu donato alla chiesa da Domenico Perale nel 1945. All’inizio del mese di settembre, ogni anno, a Cazzago si tiene la sagra di paese, nella quale è possibile mangiare carne alla griglia e ascoltare concerti. Fra i gruppi che si esibiscono, immancabili sono i Rumatera, band punk rock originaria proprio di Cazzago di Pianiga. La sagra, nata nel 1968 come fonte di raccolta fondi per la scuola materna parrocchiale e tutt’oggi gestita dalla parrocchia di San Martino, ha subito nel corso degli anni un forte sviluppo e oggi arriva ad attrarre persone non solo da Cazzago, ma anche dalle zone limitrofe. Mario Poppi Cazzago Novecento Anni, Parrocchia di Cazzago - Centro parrocchiale ACLI 2005 - Grafiche Editoriali La Press, Fiesso d'Artico (Venezia), ISBN 88-85673-37-6 Bepi Defaci e Silvia Rampado Cassago de 'na volta e de 'desso, Parrocchia di San Martino e Circolo ACLI di Cazzago - Cleup, Padova 2019