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Brescia

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Monte di Pietà nuovo
Monte di Pietà nuovo

Il Monte di Pietà nuovo è un palazzo situato in piazza della Loggia a Brescia, all'angolo con via Dieci Giornate, risalente alla fine del XVI secolo. Il nuovo palazzo del monte di Pietà di Brescia, che rimarrà in seguito noto con tale aggettivo, viene edificato immediatamente a est del Monte di Pietà vecchio, eretto un secolo prima, tra il 1596 e il 1600 su progetto di Pier Maria Bagnadore, attivissimo artista e architetto bresciano dell'epoca. Anche sulla facciata del nuovo fabbricato si mantenne la tradizione di murare le iscrizioni romane via via recuperate in città, accrescendo il lapidario già esistente sulla facciata del Monte vecchio. Il palazzo mantiene l'originale funzione nei secoli successivi ed è ancora oggi di pertinenza del Monte di Pietà. Le scosse del 29 maggio dovute ai terremoti dell'Emilia del 2012 hanno provocato una lesione nell'angolo superiore sinistro del fronte del palazzo sulla piazza, che però non ha presentato peggioramenti. Il fronte sulla piazza del palazzo progettato dal Bagnadore replica esattamente il semplice prospetto del Monte di Pietà quattrocentesco, diviso su tre registri: una spessa fascia alla base, dove si apre una fila di arcate per le botteghe, e due linee finestrate al di sopra, la mediana caratterizzata da finestre rettangolari e la superiore da finestre arcuate, il tutto concluso da un alto ma leggero cornicione lungo la linea di gronda. Per legare in un unico paramento murario i due fabbricati il Bagnadore innalza tra i due una finta loggetta in marmo, di chiaro gusto tardo cinquecentesco, di contrappunto alla loggetta veneziana tra i due corpi del Monte vecchio: il risultato finale è la successione di tre corpi di fabbrica identici lungo tutto il fronte sud della piazza intervallati dalle due loggette, comunque differenti per larghezza e stile. Pertanto, il variato repertorio manierista dal quale aveva sempre attinto l'architetto, in questo caso, dovette essere evidentemente sacrificato a vantaggio di una completa uniformità del prospetto sud della piazza, che poteva dirsi a questo punto concluso. Grande libertà di espressione barocca è invece riservata alla finta loggetta di congiunzione al Monte quattrocentesco, strutturata come un'edicola a baldacchino di un ampio bassorilievo riproducente lo stemma civico. Marina Braga, Roberta Simonetto (a cura di), Verso Porta San Nazaro in Brescia Città Museo, Sant'Eustacchio, Brescia 2004 Monte di Pietà vecchio Piazza della Loggia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monte di Pietà nuovo

Provincia di Brescia
Provincia di Brescia

La provincia di Brescia è una provincia italiana della Lombardia di 1 263 257 abitanti, con capoluogo Brescia. È la provincia più estesa della Lombardia, con una superficie di 4 784,36 km² e una densità abitativa di circa 264 abitanti per km², e al suo interno sono compresi 205 comuni. È la seconda provincia per numero di abitanti della regione e la quinta in Italia (prima, se si escludono le città metropolitane). La provincia di Brescia è anche la prima provincia italiana per estensione da Nord a Sud. Confina a nord e a nord-ovest con la provincia di Sondrio, a ovest con la provincia di Bergamo, a sud-ovest con la provincia di Cremona, a sud con la provincia di Mantova, a est con il Veneto (provincia di Verona) e con il Trentino-Alto Adige (provincia autonoma di Trento). La provincia di Brescia è la più estesa della regione, vanta tre laghi principali, lago di Garda, lago d'Iseo e il lago d'Idro, più altri numerosi laghi minori di montagna, tre valli, Val Camonica, Valtrompia e Valle Sabbia, più altre valli minori, oltre che a un'ampia zona pianeggiante a sud del territorio cittadino, conosciuta come la Bassa Bresciana, e varie zone collinari che circondano il panorama cittadino e si estendono a est verso la Valtenesi e a ovest verso la Franciacorta. Grazie alla varietà altitudinale e morfologica, nonché della presenza di grandi laghi, la provincia di Brescia comprende vari biomi dell'Europa: da qualcosa di simile alla macchia mediterranea fino alle nevi perenni dell'Adamello (col più grande ghiacciaio delle Alpi italiane). Le tre valli principali del territorio bresciano sono la Val Camonica, percorsa dal fiume Oglio ed inserita nel territorio nord-occidentale della provincia che va dal massiccio dell'Adamello al lago d'Iseo, e costituisce circa il 25% della superficie totale della provincia, la Val Trompia, bacino montano del fiume Mella, compreso tra i comuni di Concesio e Collio, la Valle Sabbia, seconda in termini di grandezza, che comprende i comuni da Serle a Bagolino lungo il corso del fiume Chiese. Tutte e tre le valli hanno come punto d'unione il Passo di Crocedomini, che prende appunto il nome dalla "croce" formata dall'unione dei tre bacini, e l'arteria stradale che ne permette il collegamento è la ex-Strada statale 345 delle Tre Valli. Altra zona di confine tra le tre valli è il Maniva poco distante dal passo Crocedomini. Si contano inoltre numerose piccole valli sul territorio provinciale, circa 26, spesso tributarie di una maggiore, come nel caso della nebulosa di valli comprese nel bacino della Valle Camonica e dell'Adamello. La geomorfologia e la geologia, per via della vastità territoriale della provincia, sono differenti da valle a valle, e spesso è possibile riconoscere all'interno dello stesso bacino caratteristiche differenti delle pareti rocciose. Nella maggior parte dei casi la conformazione del territorio è di origine calcarea. Il territorio provinciale comprende: tutta la Val Camonica tranne 3 comuni (il 27% della provincia), la Val Trompia, la Val Sabbia, percorsa dal fiume Chiese e comprendente il lago d'Idro (Eridio), tranne la porzione più settentrionale (Valle del Chiese, trentina); gran parte della sponda occidentale e di quella meridionale del lago di Garda (Benaco); la Val Vestino; la fascia pedemontana tra i laghi di Garda e d'Iseo e le aree collinari della Franciacorta e di parte dei colli morenici del Garda; un'area di pianura in gran parte compresa tra l'Oglio e il Chiese denominata Bassa Bresciana. Nell'area della provincia di Brescia sono compresi otto laghi, di cui tre maggiori e gli altri di carattere minore. Il bacino lacustre principale sia in termini dimensionali che di importanza climatica e culturale è sicuramente il lago di Garda, condiviso con le provincie di Trento e Verona, che con i suoi 370 km² di superficie può ritenersi il maggiore lago italiano. Per via delle sue dimensioni il lago esercita un influsso considerevole sul clima e sull'ambiente circostante, creando in generale una micro-area geografica dal clima più mitigato sia nei periodi estivi che in quelli invernali. Il lago d'Iseo è il secondo bacino d'acqua dolce in terra bresciana, ed è situato a circa 180 m di quota sopra il livello del mare, nel territorio detto "Sebino", compreso tra la Val Camonica (a nord) e la Franciacorta (a sud), che divide le province di Bergamo e di Brescia. Il lago d'Idro, terzo bacino in ordine di superficie all'interno del territorio provinciale, è situato in piena valle Sabbia al confine tra il bresciano e la provincia autonoma di Trento, e si differenzia dai precedenti bacini lacustri per le modeste dimensioni. Le acque del lago vengono principalmente sfruttate per l'irrigazione delle coltivazioni nei territori contigui, oltre che per la produzione di energia elettrica mediante una piccola centrale idroelettrica situata a valle nella frazione Carpeneda del comune di Vobarno. Gli altri bacini idrici di carattere lacustre, principalmente di carattere artificiale, si trovano in vari punti della provincia divisi tra Val Camonica e Valle Sabbia, e sono: Sono 45 i corsi d'acqua che attraversano il territorio della provincia bresciana, quasi tutti a carattere torrentizio e quindi di lunghezza molto limitata. Gli unici corsi d'acqua che si possono definire veri e propri fiumi sono 3, ovvero il fiume Oglio, il fiume Chiese ed il fiume Mella; divisi nelle tre valli principali. Il fiume Oglio nasce dal Corno dei Tre Signori, località tra le province di Brescia, Trento e Sondrio e scorre attraversando tutta la Val Camonica formando ed alimentando il lago d'Iseo. Sfociando nel bergamasco nei pressi di Sarnico, il fiume prosegue toccando tutti i comuni a ridosso tra le province di Brescia e Bergamo inglobando i principali affluenti, Cherio, Mella e Chiese lungo la bassa Bresciana e cremonese. Il fiume Chiese nasce nel gruppo dell'Adamello in territorio trentino e percorrendo la valle del Chiese entra in territorio bresciano andando a formare il lago d'Idro. Sfociando nei pressi del comune di Idro percorre tutta la valle Sabbia e parte della bassa Bresciana orientale (fino ad Acquafredda) entrando in territorio mantovano. Il fiume Mella è il più piccolo tra i tre corsi d'acqua principali bresciani vantando 96 km di lunghezza e una portata d'acqua di circa 11 m³/s). Nasce al passo del Maniva e percorre tutta la Valtrompia, raggiungendo e attraversando tangenzialmente il territorio cittadino di Brescia. Prosegue il proprio corso in alcuni comuni della bassa occidentale prima di sfociare nel fiume Oglio al confine con la provincia di Cremona nel territorio di Ostiano. I torrenti del territorio provinciale sono concentrati maggiormente in Val Camonica, spesso come affluenti dell'Oglio, o di altri torrenti maggiori, ma il principale corso d'acqua a carattere torrenziale, con i suoi 42 km di lunghezza, è il Garza, che nasce a Lumezzane in Valtrompia e attraversando il comune di Agnosine crea la cosiddetta Valle del Garza, nei comuni di Caino e Nave, prima di attraversare il territorio cittadino di Brescia e sfociare nel Mella a Capriano del Colle. Altri torrenti o canali artificiali che percorrono buona parte del territorio provinciale sono: la Seriola Vecchia, diretta derivazione dal fiume Oglio. Nasce da Palazzolo e bagna prevalentemente il territorio del comune di Chiari la Seriola Nuova, diretta derivazione dal fiume Oglio. Nasce da Palazzolo e bagna prevalentemente il territorio del comune di Chiari, raggiungendo Coccaglio e Rovato la Castrina, derivata dal fiume Oglio a Palazzolo, passa da Pontoglio e irriga le terre di Chiari la Fusia, deriva dal fiume Oglio a Paratico e bagna Capriolo, Palazzolo, Chiari, Cologne e Rovato la Castellana, deriva dall'Oglio a Pontoglio e passa per Urago irrigando Chiari, Comezzano, Castelcovati, Castrezzato il comprensorio della roggia Trenzana-Travagliata, diretta derivazione dell'Oglio, da cui poi derivano le rogge Trenzana e Travagliata. il Naviglio di Brescia, che nasce a Gavardo dal fiume Chiese e bagna i comuni della bassa Valle Sabbia, di Brescia e della bassa Bresciana orientale, prima di sfociare nell'Oglio all'altezza di Canneto, nel mantovano; il complesso del Gandovere/Mandolossa che scorre nella valle di Ome e nei pressi del confine fra Castegnato e Gussago si divide in due rami di cui uno sfocia nel Mella, mentre l'altro spaglia a Travagliato. il Redone, che nasce in località Lavagnone a Desenzano del Garda e, attraversando tutti i comuni del basso Garda, sfocia nel Mincio all'altezza di Monzambano, in provincia di Mantova; lo Strone che bagna la campagna della bassa bresciana fra San Paolo e Pontevico. la Seriola o Roggia Lonata, canale artificiale scavato intorno all'anno 1370 che deriva dal Chiese nel comune di Bedizzole e dopo aver attraversato i comuni di Lonato, Calcinato, Montichiari e Alto mantovano, ritorna nel fiume Chiese. Secondo la classificazione dei climi di Köppen, la provincia gode del clima temperato umido (Cfa). È quindi piovoso o generalmente umido per tutte le stagioni, mentre le estati sono molto calde. La varietà orografica e la vastità territoriale comportano la presenza di piccole differenze climatiche a seconda della zona territoriale considerata. Solitamente le macro aree di riferimento sono: la Bassa Bresciana, l'area cittadina di Brescia, la zona del lago di Garda e le tre valli principali. Nella zona della Bassa la piovosità è in genere moderata e ben distribuita nel corso dell'anno. Una media dei rilevamenti del trentennio 1971-2000, registrati nella stazione meteorologica di Ghedi, abbastanza indicativa per tutto il territorio a sud del capoluogo lombardo, ha indicato che i giorni in cui la piovosità si è registrata nell'arco di anno siano circa 84, circa il 25%, equamente distribuita nel corso dell'anno, con dei naturali picchi nella stagione primaverile. Stesso ragionamento segue la misura quantitativa delle precipitazioni, che registrano un leggero aumento in autunno toccando il picco di 274,9 mm. Vero fattore caratterizzante della zona è l'umidità relativa che mediamente si attesta intorno al 75,1% nel corso dell'anno, registrando il valore massimo in inverno con 82,3%, rispetto ad un più modesto, ma comunque elevato 69,3% di umidità nel periodo estivo. L'elevata presenza di umidità nell'aria fa sì che durante i mesi invernali ed autunnali si verifichi frequentemente il fenomeno della nebbia, come nel resto di tutta la Pianura Padana. Le temperature sono solitamente in linea con quelle delle zone limitrofe nel mantovano e nel cremonese, e presentano una uniformità tra il periodo autunnale e primaverile, con temperature che si attestano intorno ai 15 °C, mentre si ha una moderata curvatura delle rilevazioni verso l'alto e verso il basso, rispettivamente nei periodi estivi, con punte di 39 °C, ed invernali, dove si sono registrati picchi negativi fino a 20 °C sotto lo zero. La zona del territorio bresciano che costeggia ad est il lago di Garda gode di un clima fortemente influenzato dal bacino lacustre che, rispetto ai territori circostanti, mitiga gli effetti del clima temperato continentale. Dai dati rilevati dalla stazione meteorologica posta nel comune di Salò, situato nella metà della costa ovest del lago, si rileva un significativo innalzamento delle temperature medie di tutte le stagioni con inverni non troppo rigidi e delle estati calde. Il numero di giorni di pioggia è leggermente maggiore rispetto al resto del territorio provinciale, così come la quantità media in millimetri delle precipitazioni. L'area urbana che comprende i territori di Brescia e dell'hinterland sono caratterizzati da temperature solitamente superiori di 1-2 °C in tutte le stagioni, rispetto ad aree rurali o montuose come quelle della bassa Bresciana o della zona nord della provincia. Le precipitazioni sono in linea con quelli della provincia, con 70-80 giorni e circa 850 mm di pioggia in media nell'arco annuale ed equamente distribuito lungo le quattro stagioni, con un leggero calo nel periodo invernale. Anche il fenomeno della nebbia compare talvolta, anche se in misura nettamente minore rispetto ai territori meridionali della provincia. La Val Camonica si divide climaticamente in due sezioni orizzontali; la parte meridionale, influenzata dall'azione del lago d'Iseo, che presenta un clima più simile a quello del Lago di Garda, e la parte settentrionale dal clima decisamente più rigido, grazie all'influenza dell'Adamello. Le precipitazioni in quest'area sono moderate e si concentrano nei mesi autunnali e primaverili; nel periodo invernale è frequente la caduta di neve, soprattutto nelle zone dell'alta valle. La provincia fu istituita nel 1859, quando il Regno di Sardegna definì la propria ripartizione amministrativa tramite il Regio decreto 23 ottobre 1859, n. 3702. La provincia ereditava le funzioni dell'omonimo ente territoriale del regno Lombardo-Veneto e assunse pressappoco l'attuale estensione, compresa parte della Val Camonica, comprendente anche Ostiano, Volongo e alcuni comuni dell'attuale provincia di Mantova posti sulla riva destra del Mincio (Alto Mantovano). Con il Decreto Rattazzi fu introdotta una nuova organizzazione amministrativa, caratterizzata dalla suddivisione della provincia in cinque circondari, questi ultimi a sua volta divisi in mandamenti. Essi erano: circondario I di Brescia: mandamenti di Brescia (I - III), Rezzato (IV), Bagnolo Mella (V), Ospitaletto (VI), Gardone (VII), Bovegno (VIII), Iseo (IX), Lonato (X); circondario II di Chiari: mandamenti di Chiari (I), Adro (II), Orzinuovi (III); circondario III di Breno: mandamenti di Breno (I), Edolo (II); circondario IV di Salò: mandamenti di Salò (I), Gargnano (II), Vestone (III), Preseglie (IV); circondario V di Castiglione: mandamenti di Castiglione (I), Montechiaro (II), Asola (III), Volta (IV), Canneto (V); circondario VI di Verolanuova: mandamenti di Verolanuova (I), Leno (II). Nel 1868 il comune di Ostiano fu aggregato alla provincia di Cremona, mentre con la ricostituzione della provincia di Mantova, il Circondario di Castiglione fu scorporato e passarono all'ente mantovano i mandamenti di Castiglione, di Asola e di Canneto, comprensivi di Acquanegra sul Chiese e Asola, che nel Medioevo fecero parte del territorio bresciano (nel caso di Asola, anche nel periodo veneto). Montechiaro e i comuni limitrofi furono aggregati al circondario di Brescia come XI mandamento. Furono aggiunti contestualmente nuovi mandamenti al circondario di Chiari (Rovato come II, facendo scalare Adro e Orzinuovi di un ordinale, rispettivamente a III e IV), Breno (II di Pisogne, con Edolo che diventava III) e Salò (Bagolino come IV, con Preseglie che diventava V). Nel 1871 anche il comune di Volongo fu aggregato alla provincia cremonese. Nel 1934 il comune di Turano fu staccato dalla provincia di Trento e aggregato alla provincia bresciana con il nome di Valvestino. Lo stemma della provincia di Brescia è costituito dall'unione delle armi civiche dei cinque capoluoghi dei vecchi circondari che formavano la provincia: quella di Brescia al centro, quella del comune di Chiari, di Breno, di Verolanuova e di Salò; esso fu concesso con regio decreto del 10 marzo 1904. Dal 1933 al 1943 era presente il capo del Littorio. Il gonfalone è un drappo di bianco con lo stemma contenuto entro un rettangolo verde. La bandiera, introdotta nel 2000, è un drappo azzurro con lo stemma della provincia al centro. La tabella riepiloga i referendum consultivi per la fusione di comuni. In grassetto sono indicati i comuni che hanno approvato il quesito: Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane, Capo di Ponte Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo, Capo di Ponte Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina, Capo di Ponte Museo nazionale della preistoria della Valle Camonica, Capo di Ponte Museo didattico di arte e vita preistorica, Capo di Ponte Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo Museo archeologico nazionale della Valle Camonica, Cividate Camuno Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro, Luine e Monticolo, Darfo Boario Terme Parco archeologico di Asinino-Anvòia, Ossimo Parco comunale archeologico-minerario di Sellero Percorso pluritematico del "Coren delle Fate", Sonico Monastero di Santa Giulia Basilica di San Salvatore Chiesa di Santa Giulia Chiesa di Santa Maria in Solario Coro delle monache Museo di Santa Giulia Capitolium Santuario repubblicano Teatro romano Domus dell'Ortaglia Palazzo Maggi Gambara Santuario di Montecastello Lavagnone, Desenzano del Garda/Lonato del Garda Polada, Lonato del Garda San Sivino, Gabbiano, Manerba del Garda Lugana Vecchia, Sirmione Lucone di Polpenazze Castello di Brescia; Castello di Sirmione; Rocca di Lonato; Castello Bonoris (Montichiari); Castello di Desenzano; Castello di Breno; Rocca d'Anfo; Castello di Padenghe; Castello di Padernello (Borgo San Giacomo); Castello di Pozzolengo; Castello di Carzago; Castello di Drugolo (Lonato); Castello di Soiano del Lago; Castello di Moniga del Garda; Castello di Bornato; Castello di Capriolo; Castello Oldofredi-Martinengo (Monte Isola); Castello San Giorgio (Orzinuovi); Castello di Pontevico. Osservatorio Bassano Bresciano Specola Cidnea, Brescia Osservatorio astronomico Serafino Zani, Lumezzane Osservatorio astronomico di Cima Rest, Magasa Brescia; Lago di Garda, Lago d'Iseo e Lago d'Idro; Parco Nazionale dello Stelvio; Parco regionale dell'Adamello; Parco regionale dell'Alto Garda Bresciano; Riserva naturale Torbiere del Sebino; Riserva naturale Piramidi di Zone; I borghi più belli d'Italia: Bienno, Gardone Riviera, Montisola e Tremosine; Grandi Giardini Italiani: Vittoriale degli Italiani, Isola del Garda, Giardino Botanico Andrè Heller, Le Vigne di Bellavista - Franciacorta; Monumenti Naturali: Buco del Frate, Altopiano di Cariadeghe, Baluton e Masso del Permico; Stazioni sciistiche di Ponte di Legno, Temù e Montecampione in Valcamonica; Regione vitivinicola della Franciacorta; Grotte di Catullo. L'economia provinciale è tra le più importanti sul suolo nazionale, con un Prodotto Interno Lordo di circa 40 miliardi di euro, si divide tra industria, commercio, artigianato, servizi, agricoltura e turismo. Come gran parte dell'economia del nord Italia, il complesso bresciano è costituito soprattutto da piccole-medie imprese, con la presenza di grandi industrie, che vanno dal settore alimentare a quello metalmeccanico. La viticoltura è considerata il comparto agricolo più importante del sistema agroalimentare bresciano. Il territorio comunale di Brescia rientra nella zona di produzione di diversi vini: una tipologia a denominazione di origine controllata e garantita, ovvero il Franciacorta, tre vini DOC (Botticino, Cellatica e Curtefranca) e un vino IGT (Ronchi di Brescia). Inoltre, nel centro storico della città, lungo il versante settentrionale del Colle Cidneo, si estende il vigneto urbano più grande d'Europa, chiamato Vigneto Pusterla, caratterizzato dalla coltivazione dell'Invernenga, vitigno autoctono a bacca bianca presente a Brescia fin dall'epoca romana. Nel resto della provincia sono prodotti altri sei vini DOC e quattro tipologie IGT. Un altro settore molto importante in provincia è quello dell'olivicoltura, in cui la zona del Garda gioca un ruolo importante, coinvolgendo un gran numero di imprese tra raccolta, lavorazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti. Al momento sono state registrate, in sede europea, due DOP degli oli extravergini d'oliva, e sono: l'olio Garda e Laghi lombardi. Dato l'elevato grado di redditività del settore sono previsti rigidi regolamenti per la pratica di questa attività. Proprio a Brescia sorge uno dei più stimati istituti del nord Italia: l'Istituto tecnico agrario statale Pastori che indirizza numerosi studenti all'attività agricola con il diploma di Perito agrario. La Confindustria locale, l'Associazione Industriale Bresciana (AIB), è stata la prima associazione industriale fondata in Italia il 14 aprile 1897. Secondo lo studio sulle province UE a maggiore vocazione produttiva commissionato da Fondazione Edison e Confindustria nell'anno 2016, Brescia risulta essere la prima provincia Europea per valore aggiunto dall'industria, un valore corrispondente a più di 10 miliardi di euro. A Brescia, sempre secondo questo studio, più del 30% degli occupati risulta essere concentrato nel settore industriale. Le principali attività industriali sono quelle meccaniche, specializzate nella produzione e distribuzione di macchine utensili, centralizzate intorno alla Val Trompia. Importante è anche la produzione di mezzi di trasporto, una su tutte l'OM, che ha sede sul territorio cittadino e produce i camion Iveco; vi si aggiunge, inoltre, la produzione di armi, tra cui ricordiamo la Beretta e la Tanfoglio di Gardone Val Trompia e la Perazzi di Botticino. Molto importante l'industria metallurgica, che dagli anni 1970 ha visto salire alla ribalta il cosiddetto Distretto del tondino, che comprendeva i territori della bassa Val Trompia, e più precisamente quelli di Lumezzane e Sarezzo, e che è ancora attivo con numerose aziende sparse per tutta la provincia. Famosa la Redaelli, società leader nelle funi e cavi di acciaio (funivie, sollevamento, offshore, etc.) di Gardone Val Trompia. Importante il distretto di Odolo in Valle Sabbia, che fino agli anni novanta produceva il 30% del tondino nazionale. Nella periferia cittadina, rispettivamente lungo la Tangenziale Sud e la Tangenziale Ovest, sorgono due acciaierie l'Alfa Acciai e la Ori Martin. In città hanno inoltre sede diversi gruppi industriali, tra cui possiamo ricordare il Gruppo Lucchini, la Feralpi e la Camozzi Group. La produzione di posate e di rubinetti, concentrata nella zona lumezzanese, insieme al comparto tessile, calzaturiero e d'abbigliamento, concentrati nella zona di Rezzato, costituiscono settori cruciali per l'industria bresciana, così come la produzione di materiali per l'edilizia, e laterizi, che vanno ad alimentare il settore delle costruzioni – in forte espansione, date le riqualificazioni urbanistiche in atto. Degna di nota è la fabbrica di birra più antica d'Italia, la Wührer. Il settore turistico sta diventando sempre più importante, Brescia negli ultimi anni ha infatti accresciuto la propria attrattività turistica, grazie alla sua recente iscrizione nella lista dei Patrimoni dell'umanità e alla vicinanza con i laghi di Garda e d'Iseo, che distano non più di 30 km. In 10 anni il numero di visitatori è aumentato del 72%, passando da 146 171 nel 2005 a 251 232 nel 2015. Tra le principali attrazioni di Brescia possiamo ricordare: il museo di Santa Giulia e le mostre ed iniziative da esso proposte, la zona archeologica del foro romano con il Capitolium e il castello di Brescia, oltre che la rinnovata pinacoteca Tosio Martinengo. Altri punti di interesse artistico-culturale della città sono le quattro piazze principali di Brescia – piazza Paolo VI di epoca medievale, con il duomo vecchio e il duomo nuovo, la rinascimentale piazza della Loggia, la piazza del Mercato e la razionalista piazza della Vittoria, inaugurata da Benito Mussolini e sormontata dal Torrione INA, considerato il primo grattacielo d'Europa costruito in cemento armato – collegate tra loro da portici, gallerie coperte e passaggi pedonali. Durante l'anno si svolgono diverse manifestazioni organizzate dalle varie associazioni del territorio (come, ad esempio, la Mille Miglia), che richiamano visitatori da fuori città. Oltre al turismo rivolto alla città di Brescia, insieme a Bergamo Capitale italiana della cultura 2023, è presente un forte turismo montano, in particolare nella Valcamonica, e lacustre, principalmente rivolto ai laghi di Garda e Iseo. La provincia è attraversata da ovest a est dall'autostrada A4 che interseca nei pressi del capoluogo l'autostrada A21 proveniente da sud. Per via della geografia locale, le strade si allontanano dal capoluogo verso la periferia (laghi, valli, pianura) tramite una struttura a raggiera che converge sul capoluogo. L'asse viario portante è la ex strada statale 11 Padana Superiore che attraversa la provincia da Chiari a Sirmione passando per Brescia. Dalla ex SS 11 si staccano la ex strada statale 510 Sebina Orientale che rappresenta la porta d'accesso per il lago d'Iseo e Valcamonica, e la strada statale 45 bis Gardesana Occidentale che collega il capoluogo bresciano a Cremona e a Trento. La ex strada statale 236 Goitese permette il collegamento della città con Mantova, mentre la Val Sabbia e la Val Trompia possono essere raggiunte percorrendo rispettivamente la ex strada statale 237 del Caffaro e la ex strada statale 345 delle Tre Valli. Dal 2014 esiste la A35-BreBeMi che serve la zona sud-ovest della provincia (la bassa bresciana occidentale). La provincia di Brescia possiede inoltre una rete ciclopedonale di circa 300 km. Autostrade: Torino - Trieste Torino - Brescia Brescia - Milano Raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari Strade statali: dell'Aprica del Tonale e della Mendola Gardesana Occidentale L'attuale patrimonio stradale della provincia, comprese le strade ex statali in applicazione del decreto legislativo n. 112 del 1998, conta un totale di 130 strade. Il principale nodo ferroviario è la stazione di Brescia, posta sulla direttrice Milano-Venezia, da cui dipartono anche le tratte verso Cremona, verso Parma e verso Lecco. Dalla stazione si diparte anche la ferrovia Brescia-Iseo-Edolo che serve la zona del Sebino e della Valcamonica. Dal 2013 è attiva nel capoluogo una linea di metropolitana leggera. In passato, in provincia erano attive una rete tranviaria urbana ed una extraurbana dismesse negli anni quaranta e cinquanta del XX secolo. In ottemperanza alla Legge Regionale n. 22 del 29 ottobre 1998 sulla riforma del Trasporto Pubblico Locale, l'amministrazione provinciale ha provveduto a suddividere la Provincia in quattro sottoreti, o comparti, di trasporti pubblici automobilistici: sottorete urbana: comprendente il capoluogo e 14 comuni dell'Hinterland; sottorete "Val Trompia, Garda e Valle Sabbia"; sottorete "Bassa Pianura Bresciana e Franciacorta"; sottorete "Sebino e Val Camonica. Le prime tre sottoreti sono state attribuite dagli enti locali (comune di Brescia, per la prima sottorete, e amministrazione provinciale per le altre due) tramite gara d'appalto. In particolare: un'Associazione Temporanea d'Imprese fra Brescia Trasporti S.p.A. e SIA Società Italiana Autoservizi S.p.A. gestisce il servizio della rete dell'hinterland cittadino dal 4 luglio 2005; il Consorzio Brescia Nord, composto da SIA Autoservizi, mandataria della società consortile, SAIA Trasporti S.p.A., Brescia Trasporti e ATV gestisce il servizio nella sottorete "Val Trompia, Garda e Val Sabbia" dal 1º gennaio 2005; il Consorzio Brescia Sud, formato da SAIA Trasporti, mandataria della società consortile, SIA Società Italiana Autoservizi S.p.A. e APAM, esercisce il servizio nel comparto Bassa Bresciana e Franciacorta dal 1º gennaio 2005. La quarta sottorete attualmente non è stata ancora attribuita, in quanto è stato sospeso il bando di assegnazione. Il servizio automobilistico della zona viene attualmente esercitato dalla Ferrovie Nord Milano Autoservizi in regime provvisorio di proroga della concessione precedente. In provincia si trova l'aeroporto di Brescia-Montichiari, sebbene utilizzato principalmente per voli postali e cargo, accoglie altresì voli per passeggeri. Voli internazionali: stagionali per l'Ucraina (Aeroporto di Leopoli) della compagnia aerea Windrose. Sul lago di Garda e sul lago d'Iseo è attivo un sistema di trasporti lacustre che si avvale di traghetti, aliscafi e catamarani. Dati sulla percentuale di raccolta differenziata: Il Presidente della Provincia in carica è Emanuele Moraschini, Sindaco di Esine Appartengono alla provincia di Brescia i seguenti 205 comuni: Di seguito è riportata la lista dei dieci comuni maggiormente popolati della provincia, ordinati per numero di abitanti (dati: Istat 31/3/2024): Il comune meno popoloso è Magasa, con solo 100 abitanti. La provincia di Brescia è attiva in diversi sport. Atletica leggera: la provincia di Brescia è una delle provincie italiane più attive nella diffusione della regina degli sport. L'Atletica Brescia 1950 Ispa Group è una delle più importanti società italiane di atletica femminile, nel 1988 la società viene premiata con la “Stella d’argento al merito sportivo”, ambito e importante riconoscimento del C.O.N.I., nel 2019 ha vinto lo scudetto nazionale ai Campionati Italiani di Società Assoluto su pista femminile a Firenze. A marzo a Brescia si svolge la BAM Brescia Art Marathon, una serie di gare competitive molto frequentate. Automobilismo: la città è punto di partenza e arrivo della Mille Miglia, il primo Gran Premio d'Italia nella storia si è svolto a Montichiari, c'è l'Autodromo di Franciacorta, oltre a numerose piste di kart, e in città ha la sede la Scuderia Italia, che ha gareggiato in Formula 1 con vetture costruite dalla Dallara. Baseball: il CUS Brescia Baseball, unica squadra di baseball del territorio bresciano, fondata nel 1987, dal 2015 milita nel campionato di Serie A. Calcio: le squadre Brescia Calcio e Feralpisalò militano nel campionato di Serie B, mentre il Football Club Lumezzane milita nel campionato di Serie C, oltre a numerose altre squadre nelle serie minori. Football americano: i Bengals Brescia sono stati tre volte Campioni d'Italia FIF vincendo i relativi Superbowl. Ginnastica artistica femminile: la squadra del Brixia è stata quattordici volte campione d'Italia. Hockey su prato: la squadra Hockey CusCube Brescia milita nel campionato nazionale di Serie A2. Pallacanestro: la Basket Brescia Leonessa, squadra rifondata nel 2009, è passata in breve tempo dal campionato dilettantesco alla Legadue e successivamente in Serie A con discreto successo di pubblico. Attualmente (2017) è la prima società di pallacanestro bresciana dopo il fallimento, nel 1996, della storica Basket Brescia. Pallamano: rappresentata dalle società Pallamano Leonessa, A.S.D. Pallamano Palazzolo, Pallamano Cologne e Handball Leno. Pallanuoto: La compagine cittadina Associazione Nuotatori Brescia partecipa alla Serie A1 è vincitrice di uno scudetto, tre coppe Italia, quattro coppe LEN (2002 - 2003 - 2006 - 2016); altra società è la Brescia Waterpolo che milita nel campionato di Serie A2. Pallavolo: la città di Brescia è rappresentata dall'Atlantide Pallavolo Brescia militante in serie A2 maschile (2014-15), mentre in provincia con la squadra Promoball Volleyball Flero. Degne di menzione poiché legate alla provincia sono le società oramai sciolte Gabeca Pallavolo e Pallavolo Brescia. Rugby: nel campionato di eccellenza la squadra del Rugby Calvisano ha conquistato il suo settimo titolo di campione d'Italia; mentre nella seconda divisione milita il Rugby Brescia ed un tempo, l'oramai estinto club Rugby Leonessa. Wrestling: La ICW ha una palestra di wrestling a Brescia. Nel 2011, a Lonato del Garda, si è svolta la 13ª edizione di Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica organizzata dalla Associazione Villa Dei Colli Lonato Onlus dalla World Cup ASD Onlus. La competizione è riconosciuta da anni quale appuntamento più ambito nel mondo della scherma e vede mediamente la partecipazione di 20 nazioni. La provincia di Brescia conta molti piatti tipici, tra cui: il bossolà bresciano Il brasato al Franciacorta di Capriolo i casoncelli di Barbariga, Castelcovati, Pontoglio e Longhena (preparazioni Deco); preparati con salvia, burro fuso e grana grattugiato il maiale alla bresciana il manzo all'olio di Rovato la marronata di Gottolengo La rete de.co. di Capriolo il salame cotto di Quinzano lo spiedo bresciano, costituito da uccellini, carne, patate, salvia ed accompagnato con polenta la tinca al forno con polenta (soprattutto a Clusane) la Travagliatina Altri piatti della gastronomia bresciana, serviti con i molti vini DOC della provincia, sono: la grigliata, la gallina ripiena, l'uovo al tegamino con molto burro "nero", la bistecca di cavallo, il panino con salamina, lo spezzatino ai funghi, la cacciagione, la trota, la minestra di riso con le erbe, la pastasciutta al salmì (di lepre o di cinghiale), le ossa di maiale (lessate) e la polenta in accompagnamento. La provincia è caratteristica per la produzione di diversi formaggi, tra cui: Bagòss, Nostrano Valtrompia, Silter, Tombea, le formaggelle delle valli, la Rosa Camuna e i caprini della Val Camonica, la robiola, lo stracchino, il gorgonzola e il Grana Padano. Pur non essendo una pietanza, si segnala l'aperitivo bresciano per antonomasia: il pirlo. Dipartimento del Mella Brescia Rete ciclopedonale della provincia di Brescia Rete Bibliotecaria Bresciana Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su provincia di Brescia Wikivoyage contiene informazioni turistiche su provincia di Brescia Sito ufficiale, su provincia.brescia.it. Scoprire Brescia e la sua provincia

Strage di piazza della Loggia
Strage di piazza della Loggia

La strage di piazza della Loggia è stato un attentato terroristico di matrice neofascista con collaborazioni da parte di membri dello Stato italiano dell'epoca, servizi segreti ed altre organizzazioni, compiuto il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia: una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, provocando la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue, una persona morirà in seguito alle ferite molto tempo dopo, portando a 9 il numero totale dei decessi. Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo: quali esecutori materiali furono riconosciuti Maurizio Tramonte (condannato in appello, in qualità di "fonte Tritone" dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già detenuti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (che trasportò l'ordigno); come mandante fu condannato, in appello, il dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l'ex segretario del MSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti, furono assolti. È considerato uno degli attentati più gravi degli anni di piombo, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (diciassette morti), alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (dodici morti) e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (ottantacinque morti).

Piazza della Loggia
Piazza della Loggia

Piazza della Loggia, o più semplicemente Piazza Loggia, conosciuta anche come Piazza Grande o Piazza Vecchia (Piàsa dela Lògia o Piàsa ècia in dialetto bresciano), è una delle principali piazze di Brescia, luogo simbolo del rinascimento bresciano e della dominazione veneta su Brescia. Progettata ed edificata in maniera unitaria a partire dal Quattrocento, presenta una forma nel complesso rettangolare ed è delimitata lungo il suo perimetro da una serie di edifici storici di un certo interesse artistico. Sul lato occidentale si può notare il cinquecentesco palazzo della Loggia, sede della giunta comunale di Brescia e su quello meridionale i due monti di Pietà vecchio e nuovo, i quali, edificati tra XV e XVI secolo, costituiscono il primo museo lapidario d'Italia. Sul lato orientale della piazza, invece, si innalzano i portici rinascimentali e la torre con l'orologio astronomico cinquecentesco. Nella sezione nord orientale della piazza, invece, degno di menzione è il monumento alla Bella Italia, donato alla città da Vittorio Emanuele II a ricordo delle Dieci giornate di Brescia, e porta Bruciata, porta difensiva risalente alla cerchia muraria d'età romana. Il 28 maggio 1974 la piazza, mentre era in corso una manifestazione antifascista di sindacati e lavoratori, è stata teatro di un attentato terroristico di matrice neofascista, che ha portato alla morte di otto persone e un centinaio di feriti. Nel corso del XV secolo Brescia si presentava, di fatto, come una città priva di una pubblica piazza, vista la mancanza di uno spazio funzionale alle adunanze pubbliche. L'immagine che emergeva del capoluogo lombardo era dunque «deformata et inordinata», e l'inaugurazione di una nuova piazza «avrebbe dovuto costituire ad un tempo il luogo di rappresentanza del governo veneziano ed il nuovo centro urbano».Un primo sviluppo di piazza della Loggia fu dunque promosso sulla base di queste premesse. I lavori, non a caso, furono incentivati dal podestà veneto Marco Foscari, fratello dell'allora doge Francesco. Fu proprio grazie all'intervento del già citato Marco Foscari che, nel corso del 1433, il gran consiglio cittadino votò all'unanimità un provvedimento finalizzato alla demolizione di baracche e casupole, di proprietà del comune, che si trovavano in corrispondenza della moderna piazza: all'epoca, infatti, esisteva soltanto il piccolo spiazzo al di fuori di porta Bruciata, vicino alla chiesa di San Giuseppe, ritenuto troppo piccolo e, appunto, non idoneo per ospitare eventi di natura pubblica. Dopo aver liberato lo spazio precedentemente occupato da viuzze e casupole, le autorità cittadine procedettero dotando la piazza con nuovi edifici, tra i quali sarebbe stato primario per importanza una loggia, su modello di altre città italiane. Una prima struttura loggiata fu eretta per l'appunto nel 1436, su disegno dell'architetto ducale Niccolò Lupo. Questo primo palazzo era dotato di affreschi esterni raffiguranti i vescovi bresciani Filastrio ed Apollonio, realizzati dal pittore Alessandro d'Ardesio. La struttura, inoltre, era coronata da una statua raffigurante san Marco, evidente omaggio alla signoria della Serenissima. Terminata la porzione occidentale della piazza con l'erezione della già citata loggia, si procedette erigendo nel 1437, questa volta sul lato orientale, un prima torretta dotata di orologio. Essa consisteva sempre in una struttura loggiata ideata dall'architetto Lodovico Beretta, progettata in modo che poggiasse direttamente sulle mura fortificate della Cittadella Nuova. In seguito un primo orologio, posto sulla medesima torretta, fu ultimato nel 1447 e decorato, oltre che con le armi dei rettori e della città, anche da due statue scolpite da Andriolo Vigevano raffiguranti Maria e l'arcangelo Gabriele. Lo stesso quadrante venne con ogni probabilità modificato in occasione della costruzione dei portici orientali della piazza, come viene testimoniato anche da una tarsia lignea nel coro della chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano a Bergamo, utile, se non altro, a ricostruire almeno parzialmente il nucleo quattrocentesco della piazza bresciana. Il consiglio cittadino, dopo aver decorato i lati ovest ed est, decise dunque di erigere nel 1465 un muro di pietre lavorate nella porzione meridionale della piazza, in modo che fungesse da supporto per innalzarvi, in futuro, un eventuale palazzo. Tuttavia, due eventi inaspettati spinsero le autorità municipali a mutare quanto progettato in precedenza: infatti, nel realizzare i lavori di demolizione delle case in quella porzione di piazza, furono rinvenuti sottoterra «certi belli sassi et prede piccade antiquissime, con certi epitaphi et con scripture bellissime all’antiga», ossia marmi ed epigrafi d'età romana, come riportato dal cronista Iacopo Melga nella sua cronaca. Altro fattore di una certa importanza fu l'incendio, in quella stessa zona, di alcune casupole e botteghe di legno. Esse infatti presero fuoco a seguito di alcuni festeggiamenti voluti da parte della popolazione per la pace di Bagnolo del 1484. Alla luce di questi eventi il consiglio generale del Comune di Brescia, coadiuvato dalla sovrintendenza dei deputati alle pubbliche fabbriche Marco Ducco e Tommaso Baiguera, deliberò affinché, tra il 1484 e il 1485, fossero appunto inserite tutte le epigrafi classiche, rinvenute in località carceri e porta Paganora, nell’edificio che si andava costruendo nella parte meridionale della piazza grande. Fu così creato il cosiddetto Lapidarium, nonché primo museo lapidario in Italia. In questo stesso edificio, poi, alcuni anni dopo si sarebbe insediato il Monte di Pietà vecchio, costruito in via definitiva tra il 1484 e il 1489 da Filippo Grassi in eleganti forme venete. Queste disposizioni vanno intese non soltanto da un punto di vista pratico, ossia al fine di reimpiegare di materiali lapidei rinvenuti in loco, ma primariamente e soprattutto in virtù di una certa sensibilità umanistica, che al tempo si era appunto consolidata a Brescia: come ha avuto modo di osservare lo studioso Theodor Mommsen, infatti, questo museo lapidario fu fortemente voluto da una schiera di intellettuali ed umanisti bresciani, i quali avevano senza dubbio una spiccata sensibilità per l'età classica e il passato romano della città, tant'è vero che le iscrizioni ed epigrafi romane furono poste nei muri degli erigendi edifici, non casualmente ad altezza dell'osservatore. Ulteriore testimonianza di questo clima culturale è il fatto che l'umanista Michele Ferrarino, nel 1486, definisca la piazza rinascimentale con il latinismo forum e l'edificio della Loggia come basilica. Già a partire dagli anni '60 del Quattrocento si era manifestata la necessità, per le autorità cittadine, di riunirsi in un ambiente sufficientemente grande e che fosse conforme, per decoro e sfarzo, alle cariche che avrebbe dovuto ospitare. Per questo motivo, dunque, fu deliberato il 8 luglio 1467 affinché fosse costruita una sala sopra la preesistente loggia e sopra il corso del fiume Garza: questo ambiente, utilizzato dai vari Consigli del caso una volta riunitisi, ospitò appunto gli uffici della Cancelleria, della Ragionateria e della Masseria. Furono poi cominciati i lavori che, sulla base dei progetti dell'allora ingegnere ducale e di altri tecnici ed architetti, avrebbero portato in seguito alla posa di alcune pietre sul letto del fiume Garza, in modo da potervi erigere, al di sopra, un'eventuale fabbrica molto più grande e stabilizzarla. È solo dal 1489 in poi che, tuttavia, fu ribadita la decisione già precedentemente adottata, ossia di costruire la fabbrica sul lato occidentale della piazza e al di sopra dello stesso Garza. A tal proposito, infatti, tra 1491 e 1492 fu abbattuta del tutto la preesistente loggia per poter quindi costruire un nuovo edificio per le magistrature civiche: si ignora tuttavia se furono reimpiegati i materiali dell'edificio preesistente, nonostante sia comunque evidente che la Loggia rinascimentale costruita sia priva di elementi decorativi risalenti al XV secolo. A questo punto i deputati vollero accuratamente selezionare, tra i vari progetti presentati, il disegno che più fosse ritenuto idoneo per il palazzo: tra le fonti antiche, a tal proposito, l'erudito Baldassare Zamboni avanzò, nel corso del Settecento, l'ipotesi secondo cui il progetto dell'erigenda Loggia sarebbe attribuibile al Bramante. Stando alle fonti, in ogni caso, pare che il primo progetto per il palazzo doveva consistere in un modellino in legno presentato dall'architetto vicentino Tommaso Formenton: sembra che, tra l'altro, lo stesso Formenton fosse propenso a venire di persona in città, affinché potesse illustrare ancora più chiaramente le sue idee circa il cantiere del palazzo pubblico. Infatti, in data 6 novembre 1489, viene registrata la disposizione di condurre da Vicenza a Brescia il plastico progettuale: lo stesso Formenton, tra l'altro, si premurò di portare in prima persona il modello ligneo, trasportandolo da Vicenza con un carro trainato da quattro cavalli e accompagnato da un fante ed un aiutante. L'avvio del cantiere fu inaugurato durante una solenne manifestazione pubblica, appositamente organizzata per celebrare la fabbrica dell'erigendo palazzo: infatti, alla presenza dell'allora vescovo di Brescia, Paolo Zane, così come alla presenza di molti membri del clero, dei rettori della città, delle magistrature e di un gran numero di cittadini, fu posata la prima pietra e poi benedetta dallo stesso vescovo, in data 5 marzo 1492. Così, appunto, viene narrato dal cronista Elia Capriolo: In ogni caso, i lavori della fabbrica del palazzo civico si chiusero nella loro prima fase intorno al 1510, periodo in cui Brescia era divenuta dominio francese, sebbene i cantieri fossero già fermi sin dal 1508, anno di costituzione della stessa Lega di Cambrai. A questa fase è comunque certo che fosse stato terminato l'ordine inferiore del palazzo, iniziato a marzo 1492 e concluso all'inizio del 1504; la decorazione scultorea per questa porzione, invece, fu eseguita tra l'estate del 1493 e la primavera del 1506. Le fasi di costruzione e dei lavori del palazzo della Loggia sono piuttosto complesse e legate alle vicende storiche e politiche del momento. Non a caso, alla fine del primo decennio del secolo il clima politico europeo si stava ormai surriscaldando: i fatti della guerra della Lega di Cambrai erano alle porte e le prime incursioni francesi a Brescia sono da interpretare come sintomo di un percorso ormai al tramonto. Entro pochi anni si verificò infatti il terribile sacco di Brescia del 1512 ad opera delle truppe francesi, guidati da Gaston de Foix-Nemours che, oltre a gettare in rovina la città, dissolse il mito della cosiddetta Brixia magnipotens. I grandi cantieri rinascimentali cittadini si interruppero, compreso quello di palazzo della Loggia, il quale doveva ancora avere, alla base dei ponteggi, molti rilievi di Gasparo Cairano già predisposti al montaggio sui fronti del secondo livello, tra cui i due Trofei angolari, e che lì rimasero per un cinquantennio, in attesa della ripresa dei lavori sotto la direzione di Lodovico Beretta appunto nel 1549-1550. Le priorità cittadine mutano radicalmente, dai fasti artistici e culturali al recupero delle basilari funzioni vitali. Il palazzo della Loggia, in ogni caso, venne terminato soltanto nel 1574, quasi un secolo dopo l'avvio dei cantieri. Le autorità municipali bresciane, sullo scorcio della seconda metà del Cinquecento, promossero con decisione una ripresa dei cantieri di palazzo della Loggia, ormai fermo da diversi anni per vicissitudini legate ad eventi bellici e politici. In occasione di tale evento fu richiesta la consulenza dell'architetto Andrea Palladio, in visita a Brescia ben quattro volte tra il 1550, il 1562, il 1567 e il 1575. In ogni caso, nonostante le importanti consulenze richieste a personaggi del calibro di Jacopo Sansovino, Galeazzo Alessi, Giovanni Antonio Rusconi e Tiziano, la supervisione dei lavori fu affidata all'architetto bresciano Lodovico Beretta, che dal 1550 venne ingaggiato come architetto comunale dalle autorità civiche. Questo rinnovato impulso architettonico e costruttivo in effetti si concretizzò anche e soprattutto per il lato orientale della piazza, forse il meno organizzato sino a quel momento a causa della prossimità delle mura della cittadella nuova: l'importanza di questa porzione di piazza fu ribadita, nel corso del tempo, dall'edificio della torre dell'orologio astronomico, dalla Loggetta annessa e dal passaggio aperto, nelle mura della Cittadella, di una porta che collegava la nuova piazza all'edificio del broletto cittadino, residenza del capitano generale di Brescia. Un primo cambiamento nel lato orientale della piazza, in tal senso, fu la donazione fatta nel 1517 dalle autorità venete alla cittadinanza bresciana con la quale la stessa Cittadella Nuova veniva di fatto privata della sua funzione militare e resa un bene pubblico: ciò portò appunto ad una smilitarizzazione dell'area di porta Bruciata e dell'annesso ponte levatoio, con la conseguente destituzione nel 1531 dell'ufficio del castellano della stessa porta; in seguito vennero anche costruite svariate case-botteghe in quella stessa area e promossi interventi architettonici quali la costruzione di portale di pietra sopra il volto di porta Bruciata. Gli interventi più consistenti tuttavia furono intrapresi a partire dagli anni 40 del XVI secolo, quando anche questa porzione di piazza mutò in maniera importante e ridefinì il lato prospiciente il palazzo della Loggia. In generale, i documenti menzionano l'intervento di Lodovico Beretta solo per l'apertura della Strada Nuova, sebbene il parere degli studiosi sia comunque del tutto unanime nel considerare questa fase come interamente progettata ed ideata dallo stesso Beretta. Tra il 1540 e il 1546 vennero sostituite 15 botteghe di legno, situate appunto lungo le mura della cittadella, con 10 botteghe in muratura; altre 5 botteghe lignee, nel corso del 1547, vennero inoltre rase al suolo sempre per lo stesso criterio, ossia per attuare un ampliamento della piazza. In occasione di queste demolizioni le magistrature bresciane vollero anche costruire un nuovo orologio astronomico, deliberando nel dicembre del 1543 appunto l'inizio dei cantieri e incaricando, relativamente al meccanismo interno, l'artigiano Paolo Gennari da Rezzato. I lavori per la costruzione dell'orologio in questione furono terminati nel 1546. In concomitanza di questi interventi architettonici furono anche costruiti i portici e le arcate che poi abbracciarono in effetti la stessa torre dell'orologio rinascimentale: entro il 1548 furono edificati a protezione delle botteghe «i portegi colonnati tutti a una maniera istessa». Questo stesso porticato, terminato tra il 1595 e il 1601 da Pier Maria Bagnadore, è caratterizzato da una certa uniformità e da una bicromia marmorea tra i grigi della fascia superiore e dai pennacchi dell'ordine inferiore; essendo stati prolungati i portici sino a porta Bruciata, si venne a creare una prospettiva di tipo manieristico e una rottura della simmetria immaginata in origine, poiché la torre dell'orologio era collocata esattamente al centro, con quattro campate alla sua sinistra e altrettante alla sua destra. Nel 1544 inoltre le autorità civiche decisero di aprire un ingresso per la nuova strada che, oltre a proseguire l'asse mediano della piazza, avrebbe appunto creato un importante collegamento con piazza del Duomo e il broletto cittadino. Il progetto iniziale prevedeva nel nuovo passaggio la realizzazione di 7 case-bottega per ciascun lato, oltre a costituire anche da un punto di vista militare un importante arteria di comunicazione tra le due piazze. Nonostante le motivazioni addotte per l'apertura della strada, il permesso fu concesso dalle autorità veneziane solo nel gennaio del 1550, con l'apertura dei cantieri nel 1551 e una loro conclusione nel 1553: i lavori per la costruzione delle case-bottega furono avviati infatti dal 1551, per poi essere messe all'incanto dal novembre del 1552. Sempre a questa altezza cronologica si presentò la necessità di intervenire anche sugli edifici meridionali della piazza, in particolare sulla struttura del Monte di Pietà vecchio, costruito appunto in un'epoca anteriore a questa fase: per la prima volta il consiglio generale elaborò un progetto di espansione del Monte di Pietà anche in direzione est di questa porzione di piazza, con la successiva istituzione, nel 1553, del "Monte nuovo" o "grande", appunto un nuovo ente di assistenza dalla chiara natura bancaria e che avrebbe dovuto arginare la diffusissima pratica di usura allora diffusasi tra la popolazione. Tuttavia, per ragioni politiche e moralistiche, l'attività prese avvio solo dal 1587 e una sede adeguata venne individuata solamente nel 1595. Seguirono infatti le pratiche burocratiche per la costruzione del nuovo Monte di Pietà, peraltro istituendo due separati amministratori per i rispettivi Monti di pietà bresciani: abbandonando una prima ipotesi di costruzione del Monte di Pietà Nuovo nella piazzetta a nord e in corrispondenza della colonna con Leone di San Marco, l'ubicazione definitiva fu poi quella sul lato meridionale, a fianco appunto al preesistente Monte di Pietà quattrocentesco. Nel dicembre del 1598, infine, l'architetto Pier Maria Bagnadore presentò un nuovo disegno per la progettazione del nuovo edificio che, una volta approvato all'unanimità dai deputati pubblici, venne prima trasposto in un modello ligneo per meglio esaminarlo: una volta approvato il progetto complessivo, il Bagnadore diresse i lavori e il tutto venne terminato entro il 1601, come indicato anche dall'iscrizione scolpita al di sopra del portale d'ingresso. Nei primissimi anni del XVII secolo dunque, con la costruzione dei già citati portici lungo il lato orientale e del nuovo Monte di Pietà lungo il lato meridionale, la piazza assunse di fatto l'aspetto che l'ha caratterizzata poi anche nei secoli successivi per arrivare fino all'epoca contemporanea. L'unico lato rimasto estraneo da questi importanti progetti di "monumentalizzazione", in effetti, fu quello settentrionale: oltre ad aspetti prettamente economici e quindi di risparmio delle magistrature civiche, questa porzione di piazza si poneva in realtà come un'occasione di pausa visiva, anche per permettere ad alcune attività artigianali di esercitare i propri servizi almeno su questa sezione della platea magna; i tre edifici visibili su questa porzione settentrionale, in ogni caso, sono stati tutti uniformati e soggetti ad interventi di abbellimento alla fine del XIX secolo, in modo da risultare anch'essi uniformi con l'ambiente complessivo della piazza rinascimentale. La diramazione nord orientale della piazza ospita il monumento alla Bella Italia, eretto per mano dello scultore Giovanni Battista Lombardi nel 1864 in sostituzione della colonna veneziana con il leone di san Marco in cima, abbattuta dai rivoluzionari già nel 1797. La piazza oltre che per la bellezza architettonica e per il ruolo sicuramente centrale nella vita cittadina, è diventata tristemente famosa per la strage che il 28 maggio del 1974, durante una manifestazione antifascista, uccise 8 persone e ne ferì altre 102. La piazza ospita tre delle quattro cosiddette "statue parlanti" di Brescia, un gruppo di sculture di varia epoca su cui i bresciani erano soliti in passato affiggere messaggi anonimi, contenenti critiche contro i governanti. In particolare, sotto il porticato del Palazzo della Loggia è collocata la Lodoìga, scultura risalente alla seconda metà del Cinquecento. Tale statua, posta a diretto contatto con la piazza, era considerata dai bresciani come "portavoce" delle lamentele del popolo, che esprimeva le proprie critiche attraverso biglietti e fogli incollati anonimamente sulla statua stessa o sul muro adiacente ad essa. A fare da contraltare alla Lodoiga vi erano i due macc dèle ure ("matti delle ore"), chiamati Tone e Batista, posti sulla sommità della Torre dell'Orologio. Data la loro collocazione, sovrastante rispetto alla piazza, erano considerati patteggianti il governo cittadino, in aperto contrasto quindi con la Lodoiga. Note al testo Bibliografiche Fonti antiche Baldassarre Zamboni, Memorie intorno alle pubbliche fabbriche più insigni della città di Brescia. Raccolte da Baldassarre Zamboni Arciprete di Calvisano, Brescia, Pietro Vescovi, 1778, SBN IT\ICCU\TO0E\090804. Patrizio Spini, Il suplimento delle historie bresciane, in Delle Historie bresciane di Helia Cavriolo, Brescia, appresso Pietro Maria Marchetti, 1585, pp. 257-344, SBN IT\ICCU\BVEE\013063. Fonti moderne Luigi Francesco Fè d'Ostiani, La Piazza Vecchia e la Loggia, in Paolo Guerrini (a cura di), Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia, Brescia, Figli di Maria Immacolata, 1927, pp. 355-366, SBN IT\ICCU\VEA\1145856. Gaetano Panazza (a cura di), I civici musei e la Pinacoteca di Brescia, Brescia, Credito Agrario Bresciano, 1958, SBN IT\ICCU\SBL\0487415. Antonio Fappani (a cura di), LOGGIA, piazza, in Enciclopedia bresciana, vol. 7, Brescia, La Voce del Popolo, 1987, OCLC 163181989, SBN IT\ICCU\MIL\0273000. Roberta Simonetto, Marina Braga (a cura di), Piazza della Loggia, in Verso porta san Nazaro, Brescia Città Museo, Brescia, Sant'Eustacchio, 2004, pp. 11-24. 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Monumento alla Bella Italia
Monumento alla Bella Italia

Il Monumento alla Bella Italia o Bell'Italia, ufficialmente Monumento ai Caduti delle Dieci giornate di Brescia, è un monumento in marmo situato nella diramazione nord-est di piazza della Loggia a Brescia. Dedicato ai caduti delle dieci giornate di Brescia e donato alla città da Vittorio Emanuele II, è stato realizzato nel 1864 da Giovanni Battista Lombardi sul luogo in cui anticamente sorgeva una colonna con leone di San Marco, simbolo della dominazione veneta su Brescia. Sul luogo dove sorge il monumento alla Bella Italia si trovava, in origine, una colonna sormontata dal leone di san Marco, segno del dominio della repubblica di Venezia sulla città. La colonna era stata eretta tra il 1454 e il 1455 e alla sua base vi si tennero, per secoli, le esecuzioni capitali dei condannati a morte, con gran concorso di pubblico. Questa stessa colonna, secondo le fonti, era opera dello scultore Giacomo Medici, che tra l'altro aveva realizzato, nel corso del 1563, il leone posto in sommità del monumento. Sul basamento della colonna, inoltre, erano stati incisi dallo stesso Medici gli stemmi degli allora rettori della città di Brescia, ossia i simboli del capitano Sebastiano Venier e del rettore Lorenzo da Mula. Demolita infine nel 1797, in seguito agli eventi che portarono alla caduta della Serenissima e alla formazione della Repubblica Bresciana, il leone collocato sulla sommità della colonna fu abbattuto e distrutto; la stessa colonna, invece, rimase in loco fino al 1821 e, in occasione di alcuni lavori, fu anch'essa distrutta. Lo spazio vuoto che venne allora a formarsi, dunque, fu riempito nel 1864 dal nuovo monumento. L'idea di realizzare lo stesso monumento era stata proposta già nel 1859 da re Vittorio Emanuele II: il sovrano, infatti, era stato in visita a Brescia e in tale occasione aveva avuto modo di vedere, alle pendici del castello di Brescia, il luogo in cui 45 insorti bresciani erano stati fucilati dagli Austriaci nel 1849, appunto durante gli eventi delle Dieci giornate di Brescia.Lo stesso Vittorio Emanuele II, tra l'altro, volle inizialmente fare erigere il monumento proprio in quel luogo; infine, si scelse di collocarlo in piazza della Loggia, sia per commemorare il luogo in cui ebbe inizio la rivolta sia per la maggiore frequentazione della piazza. Realizzato dallo scultore bresciano Giovanni Battista Lombardi, l'inaugurazione dell'opera avvenne il 21 agosto 1864 con un evento di carattere «istituzionale e dinastico», accompagnato da grandi omaggi e riconoscenza al re Vittorio Emanuele II. In occasione dell'inaugurazione vennero peraltro inaugurate una Esposizione agraria industriale, un'Esposizione di Belle Arti, un'Esposizione del bestiame e si diede il via anche al Congresso Agrario e al Secondo Tiro a segno nazionale: l'intento, evidentemente, era quello di dimostrare che, grazie alla rivolta del 1849 e alla nascita del Regno d'Italia, Brescia e la nazione si avviavano verso il progresso e la rinascita. Non è casuale, infine, la collocazione del monumento, che andò appunto a rimpiazzare la vecchia colonna veneta di San Marco, simbolo della precedente e decaduta dominazione su Brescia. il nuovo monumento occupa da allora la porzione nord-orientale della piazza. Il monumento consta di un basamento in marmo di Botticino di forma ottagonale: lo stesso basamento è composto da due distinte parti, intervallate tra loro da un cornicione decorativo e ornato con formelle scolpite, che propongono alcuni significativi episodi dell'insurrezione. Sui quattro lati dell'alto basamento vi sono istoriati, a bassorilievo, alcuni fatti salienti dell'insurrezione popolare La barricata allestita in piazza San Barnaba (durante il pomeriggio del 31 marzo 1849): sulla destra sono rappresentati gli insorti bresciani mentre, sulla sinistra, si staglia un gran numero di soldati austriaci guidati dal generale Johan Nugent, il quale sta per cadere da cavallo. Gli scontri del 27 marzo 1849 presso porta Torrelunga, dove sono raffigurati degli insorti che fanno fuoco su un reparto di croati; questi ultimi, invece, sono in procinto di sfondare le difese bresciane: interessante notare la presenza, in questa formella, di alcune donne che curano i feriti bresciani. Nella formella retrostante si nota l'episodio delle fucilazioni di insorti bresciani presso il castello cittadino: in bassorilievo sono raffigurati, infatti, il ponte levatoio e la porta d'ingresso del fortilizio cittadino. Un carro trainato da quattro cavalli è raffigurato con sopra un'urna e delle statue in atteggiamento orante: all'interno si può notare una folla di cittadini e, dietro il carro, un gruppo di bersaglieri schierati. SI tratta, nella fattispecie, del trasferimento delle ossa dei martiri delle fosse comuni dalla rocca cittadina al cimitero monumentale della stessa città, avvenuto il 1º aprile 1861. A coronamento si trova una figura femminile che impersona, a seconda delle interpretazioni, l'Italia, oppure la stessa città di Brescia o, ancora, una personificazione della libertà. Essa indossa una lunga e stretta tunica, annodata sul fianco da un nastro annodato lungo il fianco destro. Questa figura femminile regge, sotto il braccio sinistro, un grande stendardo ripiegato e invece, nella mano destra, dei tralci di vite. Tra il basamento e la statua vi è un basso plinto sul quale sono apposte due iscrizioni. Queste ultime sono state ideate dal professore Giannantonio Folcieri, all'epoca molto noto: prima insegnante di lettere alle scuole superiori e poi preside del liceo classico Arnaldo, fu anche giornalista, poeta e membro dell'Ateneo di Brescia. L'iscrizione sul fronte è la dedica a: Mentre quella sul retro attesta il dono di: Fonti antiche Baldassarre Zamboni, Memorie intorno alle pubbliche fabbriche più insigni della città di Brescia. Raccolte da Baldassarre Zamboni Arciprete di Calvisano, Brescia, Pietro Vescovi, 1778, SBN IT\ICCU\TO0E\090804. Stefano Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia, 1877, SBN IT\ICCU\RMR\0016011. Fonti moderne Luigi Francesco Fè d'Ostiani, Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia, a cura di Paolo Guerrini, Brescia, Figli di Maria Immacolata, 1927, pp. 360-361, SBN IT\ICCU\VEA\1145856. Filippo Ronchi (a cura di), BRESCIA E IL RISORGIMENTO, i luoghi e la memoria (PDF), in Ciclo di Conferenze Brescia, novembre-dicembre 2003, Brescia, Ateneo di Brescia, 2006, pp. 71-73. Roberta Simonetto, Marina Braga (a cura di), Piazza della Loggia, in Verso porta san Nazaro, Brescia Città Museo, Brescia, Sant'Eustacchio, 2004, pp. 11-24. Bernardo Falconi, La stagione neoclassica e romantica in Valerio Terraroli (a cura di), Scultura in Lombardia - Arti plastiche a Brescia e nel bresciano dal XV al XX secolo, Skira, Milano 2010 Piazza della Loggia Dieci giornate di Brescia Giovanni Battista Lombardi Vittorio Emanuele II di Savoia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monumento alla Bella Italia