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Campo di via Stelvio

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Il campo di Via Stelvio
Il campo di Via Stelvio

Il campo di via Stelvio fu lo stadio dell'US Milanese dal 1910 al 1922. L'indirizzo all'epoca era via Calabria, ma corrisponde all'attuale via Imbriani, nonostante nel corso degli anni il percorso della strada sia stato modificato. Il campo, raggiungibile con il tram 14, era ubicato nella periferia nord di Milano (il quartiere della Bovisa), al confine con il comune di Dergano, in una stradina privata (l'attuale via Patti). In mancanza di indicazioni rintracciabili sui maggiori giornali sportivi dell'epoca, è stato possibile rintracciare tale campo da esperti della toponomastica milanese confrontando le abitazioni presenti su foto dell'epoca.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Campo di via Stelvio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Campo di via Stelvio
Via Angiolo Maffucci, Milano Municipio 9

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Via Angiolo Maffucci 24
20158 Milano, Municipio 9
Lombardia, Italia
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Il campo di Via Stelvio
Il campo di Via Stelvio
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Luoghi vicini

Parco Nicolò Savarino
Parco Nicolò Savarino

Il parco Nicolò Savarino, precedentemente denominato parco Agostino Bassi, è un parco della città di Milano intitolato all'agente della polizia locale che il 12 gennaio 2012 fu investito e ucciso da un'automobile durante un controllo; alla guida della vettura un minorenne rom, fuggito dopo l'investimento e successivamente arrestato insieme a un complice. Occupa l'area del giardino dell'ospedale Bassi che fu utilizzato come luogo di ricovero e cura fino attorno al 1970. Costruito dopo l'epidemia di vaiolo del 1833 era l'"ospedale degli infettivi" di Milano, noto anche come "ospedale di Dergano" . La recinzione in mattoni rossi che lo circonda è quella del vecchio nosocomio, così come l'impianto dei viali e degli alberi, naturalmente non tutti originali ma spesso maestosi. Il perimetro del parco, a nord del tratto settentrionale della circonvallazione esterna è dato dal viale Jenner e dalle vie Livigno, Collegno e Guerzoni. Fino al 2013 il parco prendeva il nome del naturalista e botanico Agostino Bassi. Dopo circa vent'anni dal trasferimento dell'ospedale, di cui vennero tenute attive alcune strutture perimetrali, soprattutto attigue al vecchio ingresso, il Comune decise per il riutilizzo del giardino, affidandone il riordino al proprio Ufficio tecnico. Fatto salvo l'impianto del 1898, fu realizzato un campo da calcio, un piccolo anfiteatro con gradoni in terra ed erba e costruiti due piccoli dossi adiacenti collegati da una mini teleferica per i giochi dei più grandi e approntata l'area per i più piccoli, predisposta la rete dei sentieri di collegamento, con un circuito per la corsa di circa settecento metri, e cintati i due spazi riservati ai cani. Tra le principali specie arboree si annoverano: l'acero americano, l'acero di monte e riccio, l'albero dei tulipani, il carpino bianco, il bagolaro, il cedro dell'Atlante e quello dell'Himalaya, il fico comune, l'olmo, la coccinea e rossa, il platano, il sorbo degli uccellatori, il tiglio selvatico, il liquidambar, la magnolia e la paulownia. Spiccano, per la loro maestosità, due bagolari vicini all'area giochi. Nella parte nord del parco, la meno frequentata e forse anche per la presenza di edifici col tetto a coppi e gronde, si è costituita una piccola "oasi" per uccelli altrimenti rari, ma non assenti, nel resto della città: rapaci notturni come la civetta; corvi e cornacchie, rondini, codirossi, pigliamosche e cinciallegre. La maggior parte dei vecchi edifici (come abbiamo detto perimetrali) è in disuso, altri ospitano alcuni ambulatori, la sede della Croce Viola Milano con annesso autoparco ambulanze e un distaccamento della polizia locale. Fuori dal recinto, separata dal parco dalla via Collegno e con un suo giardino circostante, l'ottocentesca villa Hanau, un tempo direzione dell'ospedale, ora restaurata sede del Consiglio di zona 9. Proprio di fronte alla via Livigno, a sud del recinto oltre viale Jenner, la quattrocentesca cascina Boscaiola: era una dimora di caccia dei Visconti, oggi è una residenza privata. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, Milano, CLESAV, giugno 1985, ISBN 978-88-7064-118-9. Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Nicolò Savarino Scheda del Parco Bassi, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.

Cascina Boscaiola
Cascina Boscaiola

La Cascina Boscaiola è una cascina situata a Milano, tra viale Jenner e via Edoardo Porro. Si tratta di un complesso storico costruito principalmente nel XV secolo come tenuta di caccia della Signoria di Milano, prima i Visconti e poi gli Sforza. Questa cascina è oggi conosciuta come "Cascina Boscaiola", "Cascina della Boscaiola", o anche "Cascina Boscarola". Ha come indirizzo via Edoardo Porro 14 e via Edoardo Porro 8 cortile interno. L'edificio, di origine quattrocentesca, sembra essere stato casino di caccia o residenza di campagna della Signoria di Milano (prima i Visconti e poi gli Sforza). È stata restaurata in più riprese, e sulle facciate già restaurate si intravedono frammenti di affreschi ed elementi architettonici (finestre ogivali) che confermano la sua origine signorile. Attualmente è un'abitazione privata. La struttura architettonica di alcune porzioni e alcuni elementi in facciata tradiscono un primo blocco costruttivo trecentesco. Nel XIV secolo viene edificata una dimora gentilizia, di carattere monumentale, parte probabilmente di un complesso maggiore e munito anche di una cappella. Si tratta di una di quelle residenze di campagna, destinate agli intrattenimenti legati alla caccia, poiché situata in una zona boscosa, come il toponimo "Boscaiola" farebbe intuire. Probabilmente si tratta di numerose cascine; nel settecento se ne contavano ancora cinque, di cui tuttora ne è rimasta solo una. L'impostazione architettonica, la disposizione interna dei locali e i caratteri decorativi farebbe pensare ad un'opera di maestranze presenti nei cantieri di committenza viscontea e poi sforzesca. Il collegamento con la città era garantito da una strada che da S. Maria alla Fontana si spingeva fino al Derganino, attraverso la strada che si apriva tra la fitta vegetazione e che ancora oggi porta il nome "della Boscaiola". Da uno studio condotto nella seconda metà del 2018 dalla soprintendenza del Castello Sforzesco, guidato da Claudio Salsi, è risultato che due affreschi presenti e ripetuti a scacchiera sul muro esterno della facciata indicano che la storia della Cascina è legata alla famiglia degli Aicardi, molto vicina agli Sforza; Si tratta di "un alveare e un giglio inseriti in riquadri che simulano delle nicchie a trompe l’oeil", che mostrano un "favo posato su un tavolo e circondato da frasche per difenderlo dai predatori, accompagnato dal motto “Per meo merito”", che è stato ritrovato nel Codice Trivulziano e in un stemmario redatto nel 1673 da Marco Cremosano, ed inoltre in due lettere ritrovate nell'archivio storico museale. l significato di tale rarissima decorazione sarebbe dunque una forma di propaganda sui legami fra gli Aicardi e gli Sforza. Nel XV secolo viene innalzato un corpo più alto e massiccio (ad anglo con l'attuale via Eduardo Porro), caratterizzato da grandi finestre a tutto sesto con elaborate cornici in cotto, quasi una torre da maniero. Sulle mappe catastali di Carlo VI risulta che questo edificio faceva parte di un complesso di cascine, chiamate "della Boscaiola", e comprese nel territorio milanese detto "Dei Corpi Santi" di Porta Comasina (1718 -1749; Catasto di Carlo VI). Il nome completo di questo edificio era "Cascina della Boscajola Prima", "Cascina Boscajola Morona", o "Cascina della Boscajola Morona" (denominazione derivata del fatto che l'edificio era circondata da coltivazioni di moroni, i gelsi). Nel XVI secolo viene demolita la cappella. Il sito, sopravvissuto con una trasformazione in cascina a supporto delle attività agricole della zona, fu nel corso dei secoli parecchio rimaneggiato, con aggiunte e rimaneggiamenti sia interni che esterni, condotti a più riprese. Soprattutto la parte retrostante della corte, a carattere prettamente rustico, è frutto di questi interventi, tanto da snaturare e, in alcuni casi, sostituire le più nobili strutture. È il caso, come testimonia il Nebbia nel suo testo Milano che sfugge, della cappella gentilizia con affreschi, che fu sostituita da una costruzione di carattere agricolo (fienile). L'intero complesso, a carattere agricolo, è stato rimaneggiato a più riprese, nel corso del XX secolo, anche in funzione delle mutate esigenze produttive. Dagli anni settanta del XX secolo, la Cascina è stata soggetta di restauro. Tali interventi di restauro sono stati effettuati in quattro periodi, il primo e secondo, che hanno riguardato i corpi laterali a est e ovest sono stati compiuti all'inizio degli anni settanta dall'architetto V. Lattuada; il terzo nella parte centrale è stato completato nel 2001 dall'architetto G. Fieramonti, mentre l'ultimo intervento, sempre nella parte centrale, è stato completato tra il 2006 e il 2007 dall'architetto P. Femia. Nel corso del secondo dopoguerra la zona è stata interessata, come d'altronde tutta la fascia a ridosso del rilevato ferroviario a nord (scalo Farini), da un forte incremento del tessuto produttivo di tipo artigianale e industriale, con un'alta presenza di capannoni prefabbricati. Uno di questi, occupato dal dopolavoro della fabbrica di liquori Branca, nelle vicinanze, oscurava la facciata del fronte principale su viale Jenner. Da qualche anno (2007-2010), grazie ad una bonifica urbanistica del quartiere, derivata dalla crisi economica e dagli elevati costi di produzione in città, il manufatto è stato rimosso, sostituendolo con un giardinetto pubblico che ha restituito la quinta scenografica ad una più ampia prospettiva. La descrizione architettonica della Cascina Boscaiola è definita come segue da Lombardia Beni Culturali: si tratta di un «complesso edilizio a corte chiusa, composto da un fronte con brevi risvolti di origine antica e di tipo gentilizio, e da ali retrostanti a carattere prettamente agricolo. Le parti nobili sono caratterizzate da elementi strutturali e decorativi tipici della tradizione architettonica rinascimentale, con finestrature a tutto sesto, con ghiere in cotto e incorniciatura intonacata in bianco, in facciata, e con interni caratterizzati da cotto a pavimento e travature lignee a solaio, in alcuni casi impreziosite da decori pittorici». Da una planimetria del piano terreno che risale al 1800, si deduce l'impianto originario della cascina con i corpi attuali a nord-ovest ed est, mentre a sud sono indicati i fienili. La planimetria della "Boscaiola" si sviluppa a forma di U, con tre corpi (nord-est-ovest) larghi circa sette metri, i solai originari sono sostenuti da grosse travi in legno di quercia (sezione 26x40) a campata unica, distanti una dall'altra circa due metri, su queste poggia l'orditura secondaria che è realizzata a cassettoni (con travetti 9x16). I piani del corpo centrale erano originariamente due oltre alla soffitta. Le murature sono in mattoni pieni con uno spessore di 50 cm al piano terra e 45 cm al piano superiore; l'altezza dei piani era all'origine di circa 5,10 m all'intradosso dei travetti. La Cascina della Boscaiola oggi risulta quasi completamente ristrutturata per adattarla a condizioni d'uso abitative. I primi interventi, nella parte più propriamente padronale e ancora caratterizzata da caratteri di antichità, sono state effettuate dall'architetto V. Lattuada, l'allora proprietario, a due riprese all'inizio degli anni settanta, e hanno riguardato i corpi laterali a est e ovest. Il terzo intervento, nella parte centrale della Cascina, è stato completato nel 2001 dall'architetto G. Fieramonti. L'ultimo intervento, sempre nella parte centrale, è stato effettuato tra il 2006 e il 2007 dall'architetto P. Femia. Il recupero delle facciate ha svelato la bellezza delle finestre primitive, occluse o deturpate, con le decorazioni "a fresco" esterne. L'interno è stata adattata a condizioni d'uso abitative con uno sfruttamento delle volumetrie interne, con interpiani, tramezzature e utilizzo disinvolto degli alti saloni. Ma ciò non toglie che siano stati strappati all'incuria gli ambienti che conservavano lembi di affresco e soffitti lignei. S. Langè, Ville della provincia di Milano. Catalogo delle ville, A cura di F. Suss e M. Lodolo, Milano, 1972, 413 pp. F. Suss, Le ville del territorio milanese, testi di M. T. Binaghi Olivari, F. Suss e P. F. Bagatti Valsecchi, Cinisello Balsamo, V. I, 1989, pp. 28, 32; V. II, 135. pp. C. Salsi, La Cascina Boscaiola Prima. Illusionismo decorativo e simbologia inedita nella Milano della prima metà del Quattrocento, in Rassegna di Studi e di Notizie. Punti di vista sulla Sala delle Asse. Ricerche particolari e studi di contesto, a cura di C. Salsi, vol. XL, a. XLIV, 2018-2019, pp. 199-239 C. Salsi, La Cascina Boscaiola Prima. Nuovi contributi, in Rassegna di Studi e di Notizie - supplemento monografico, vol. XL, a. XLIV, 2018-2019, pp. 11-62 Giardino di via Porro e viale Jenner Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cascina Boscaiola Comune di Milano, su google.com. Milano Nascosta, su google.com. Europaconcorsi Progetto di Studio della Cascina Boscaiola, su ec2.it. URL consultato il 3 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013). Catalogazione Beni Culturali Lombardia, su lombardiabeniculturali.it. Milano da vedere; Cascina Boscaiola in Youtube, su youtube.com. Cascina Boscaiola in FZMilano, su ezmilano.it. URL consultato il 30 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Villa Simonetta
Villa Simonetta

Villa Simonetta è una villa rinascimentale situata a Milano in via Stilicone 36, edificata alla fine del XV secolo e poi più volte ampliata e ristrutturata. Oggi la villa è di proprietà comunale ed è sede della Civica Scuola di Musica "Claudio Abbado". Il nucleo principale della villa, a pianta rettangolare, fu edificato fra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI per volere di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Ludovico il Moro, che aveva acquistato il terreno (allora fondo agricolo in aperta campagna) dall'Ospedale Maggiore. Bescapé visse nella villa, allora denominata "La Gualtiera", solo per due anni, prima di morire. Dopo la sua morte la villa passò di mano, appartenendo fra l'altro alla famiglia Rabia; negli stessi decenni sono documentati (per esempio nel 1531) lavori di ampliamento e ristrutturazione. Nel 1544 la proprietà fu venduta a Gian Paolo Cicogna, e in seguito acquisita dal governatore di Milano Ferrante I Gonzaga. Nel 1547 Gonzaga affidò all'architetto pratese Domenico Giuntalodi il compito di ristrutturare la villa e di ampliarla, trasformandola in una lussuosa residenza di rappresentanza. Fu Giunti a introdurre le ali laterali (e quindi l'attuale pianta a U) e il portico in facciata. Nel 1555, quando Gonzaga venne richiamato in Spagna, la villa passò alla famiglia Simonetta, diventando uno degli edifici più prestigiosi della Milano di epoca barocca. Seguirono altri passaggi di proprietà, che fra il XVII e il XIX secolo portarono Villa Simonetta nelle mani di diverse famiglie, fra cui i Castelbarco, i Clerici e gli Osculati. L'aspetto di Villa Simonetta nel XVIII secolo è documentato dal trattato Ville di delizia o sieno palagi camparecci nello stato di Milano del 1726, in cui si legge: Sempre nel testo di Dal Re si trovano incisioni che mostrano l'aspetto della villa, ma che sono oggi giudicate in parte non attendibili: mostrano, per esempio, ulteriori loggiati la cui esistenza è stata messa seriamente in dubbio dalle opere di restauro avvenute negli anni sessanta. Agli inizi del XIX secolo la villa appartenne alla "Compagnia della teppa", un gruppo di giovani nobili dediti a goliardia e libertinaggio, e acquisisce il nomignolo di villa dei balabiott (dal milanese, la "villa di quelli che ballano nudi"). Nel 1836 diventò un ospedale per malati di colera; questo diede inizio alla sua decadenza, accelerata alla fine del secolo dalla costruzione della ferrovia in prossimità del giardino. I successivi cambiamenti della destinazione d'uso testimoniano che l'abitazione non era più considerata "luogo di delizie": venne infatti adibita a fabbrica di candele, officina meccanica, casa operaia, caserma, falegnameria e osteria. Durante la Seconda guerra mondiale, a causa della vicinanza degli scali ferroviari, la villa subì un pesante bombardamento, che ne distrusse la facciata. Il restauro alla forma originale è stato iniziato nel 1959 dal comune, e proseguito negli anni sessanta. Nello stesso periodo è stata messa in atto una bonifica della zona. Al corpo principale della villa, rettangolare come accennato, furono aggiunte già nel XVI secolo due ali laterali porticate che conferirono alla villa l'attuale pianta a U. Sempre del XVI secolo, ma successivo alle ali, è il loggiato colonnato applicato alla facciata. La pianta a U si apre in direzione del giardino. La facciata di stile classicheggiante, comprende un portico a nove arcate, con volta a botte, sorretto da pilastri adornati da semicolonne in stile toscano e poggianti su basamenti quadrati. Il portico è sovrastato da due ordini di logge con balaustre, l'uno con colonne toscane e l'altra con colonne con capitelli corinzi. Il lato orientato verso il giardino, opposto alla facciata, è più semplice; alle due estremità, all'ultimo piano, le pareti esterne si aprono in due loggiati simmetrici. Tutta la villa era originariamente affrescata con dipinti raffiguranti le imprese dei Gonzaga, di cui si conservano solo alcuni frammenti. Guida d'Italia, Milano, Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2005. M.C. Passoni, J. Stoppa, Il tardogotico e il rinascimento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000 Silvio Leydi, Rossana Sacchi, Il Cinquecento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000. scheda architettonica del SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia, Milano, 2011. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Simonetta