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Stazione di Campagna Lupia-Camponogara

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Camponogara Campagna Lupia train station
Camponogara Campagna Lupia train station

La stazione di Campagna Lupia-Camponogara è una stazione ferroviaria di superficie della linea Adria-Mestre, situata in comune di Camponogara nella frazione di Prozzolo. Si colloca tra la fermata di Casello 11 e quella di Casello 8.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Campagna Lupia-Camponogara (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Stazione di Campagna Lupia-Camponogara
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Camponogara - Campagna Lupia

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Veneto, Italia
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Luoghi vicini

Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo)
Chiesa di Sant'Ambrogio (Sambruson, Dolo)

La chiesa di Sant'Ambrogio è la parrocchiale di Sambruson, frazione di Dolo, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Dolo. Nella prima citazione della pieve di Sambruson è scritto che da essa dipendevano le chiese di Albarea, Carpene, Paluello, Fiesso e Curano. Si sa che la pieve venne riedificata all'inizio del XVI secolo e che fu consacrata nel 1516. Dal resoconto della visita pastorale del 1572 s'apprende che, filiali della pieve, erano le chiese di Fiesso, Paluello, Curano, Gambarare e Campagna Lupia. Ciò appare strano, in quanto la chiesa di Fiesso dipendeva dal priorato di Vigonza, la chiesetta di Gambarare era pertinenza dell'abbazia di Sant'Ilario di Malcontenta e la cappella di Campagna Lupia era soggetta alla pieve di Lova. Nel 1748, durante una visita pastorale, il vescovo di Padova Carlo Rezzonico trovò la pieve di Sambruson in pessime condizioni e auspicò pertanto che essa venisse ristrutturata ed ampliata. L'attuale parrocchiale venne edificata tra il 1758 ed il 1763 e fu consacrata nel 1768. Nel 1943 parti del territorio della parrocchia di Sambruson vennero cedute a quelle limitrofe di Dolo, di Paluello e di Lughetto. Opere di pregio custodite nella chiesa di Sambruson sono un quadro dipinto da Pietro Edwards nel 1764, il cui soggetto è la Sacra Famiglia con i santi Francesco di Paola e Antonio di Padova, vari affreschi del XVIII secolo situati sulle pareti del presbiterio, raffiguranti varie storie dell'Antico Testamento, il cui autore è tuttora incerto, e l'affresco del soffitto, risalente al 1936. Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Sambruson Dolo (Italia) Duomo di Dolo Chiesa di Sant'Antonio Abate (Paluello, Stra) Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Sant'Ambrogio Chiesa di Sant'Ambrogio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Omicidio di Giulia Cecchettin

L'omicidio di Giulia Cecchettin è un caso di cronaca nera avvenuto in Italia l'11 novembre 2023. L'uccisione della studentessa di 22 anni da parte del suo ex fidanzato Filippo Turetta ha suscitato notevole indignazione, generato manifestazioni pubbliche e stimolato un vasto dibattito sul tema del femminicidio. Giulia Cecchettin, nata a Padova il 5 maggio 2001, era una studentessa di ingegneria biomedica dell'Università di Padova, prossima a laurearsi, con la discussione della sua tesi di laurea fissata per il 16 novembre 2023. Figlia di Gino Cecchettin, ingegnere, e Monica Camerotto, impiegata (morta nell'ottobre 2022 per un tumore), aveva una sorella maggiore di nome Elena ed un fratello minore di nome Davide. Durante gli studi universitari aveva conosciuto Filippo Turetta, nato il 18 dicembre 2001 e cresciuto a Torreglia, suo collega di corso di studi con il quale aveva iniziato una relazione sentimentale durata circa un anno, terminata nell'agosto 2023. I due giovani avevano continuato a rimanere in contatto anche dopo la fine della relazione; tuttavia, nell'autunno del 2023, Filippo aveva iniziato a comportarsi in modo possessivo, confidando a Giulia di sentirsi depresso e di non vedere un proprio futuro senza di lei e minacciando il suicidio. Giulia e Filippo continuavano ad uscire insieme occasionalmente e lei temeva gesti estremi da parte di lui, anche se confidava di avvertire le pressioni dell'ex come un ricatto. Dopo aver inviato intorno alle 17:15 di sabato 11 novembre 2023 una e-mail alla docente universitaria relatrice della sua tesi di laurea con l'ultima versione dell'elaborato, Giulia è uscita di casa verso le 18 per recarsi, accompagnata da Filippo, in un centro commerciale di Marghera per acquistare un paio di scarpe in vista dell'imminente cerimonia di laurea, come attestato da una commessa. I due giovani hanno cenato nel fast food del centro commerciale alle ore 21:02; successivamente Giulia ha scambiato alcuni messaggi con la sorella tramite WhatsApp fino alle 22:43, e infine è ripartita in auto con Filippo per ritornare verso casa. Da quel momento non si sono più avute loro notizie. Il giorno successivo, verso le 13:30, Gino Cecchettin si è recato presso la locale caserma dei Carabinieri e ha denunciato la scomparsa della figlia, temendo per la sua incolumità. Subito dopo, con l'aiuto di Elena Cecchettin, sono stati diffusi appelli sui social media per ritrovare i due ragazzi scomparsi. Un testimone ha contattato la famiglia riferendo di aver assistito, dal proprio balcone di casa, ad un violento litigio tra un uomo e una donna che chiedeva aiuto nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo e di avere, per tale motivo, contattato i Carabinieri alle 23:18; i militari dell'Arma, tuttavia, non sono intervenuti a causa di altre segnalazioni contemporanee. Nei giorni seguenti sono state svolte indagini per ricostruire il percorso dell'automobile di Turetta, una Fiat Grande Punto di colore nero, transitata dal Veneto in Friuli-Venezia Giulia, quindi in Alto Adige e in Austria, venendo immortalata da numerose telecamere di videosorveglianza e di rilevamento del traffico. Tra i tanti filmati esaminati, uno decisivo per la svolta delle indagini venne ripreso dalle telecamere di un calzaturificio di Fossò, comune confinante a Vigonovo, e mostrava un uomo colpire violentemente una donna e poi caricarla esanime nel bagagliaio dell'auto. Sul luogo furono rinvenute notevoli quantità di sangue e la lama di un coltello lunga 21 cm, che portarono gli inquirenti a emettere il mandato di arresto europeo per Filippo Turetta con l'accusa di sequestro di persona e omicidio volontario. Successivamente, le ricerche si concentrano nell'area compresa tra il lago di Barcis e Piancavallo, in provincia di Pordenone, zona in cui era stata rilevata un'anomalia nel percorso della Fiat di Turetta. La vettura era infatti stata ripresa da una telecamera in ingresso in località Piancavallo poco dopo le 3 del mattino e, oltre due ore dopo, era stato registrato il passaggio successivo, lungo la SR251 all'altezza della diga del Vajont, facendo così preludere una sosta lungo il tragitto, che normalmente richiede circa un'ora di percorrenza. Il 18 novembre 2023 una squadra cinofila della protezione civile del Friuli-Venezia Giulia ha individuato il cadavere di Giulia Cecchettin adagiato in un anfratto roccioso nel bosco, ricoperto da sacchi di plastica neri e con a fianco numerosi oggetti. Le indagini condotte dai Carabinieri hanno evidenziato che la ragazza era stata colpita con numerose coltellate alla testa e al collo e che, di conseguenza, era morta per dissanguamento. La sera stessa la polizia tedesca ha arrestato Filippo Turetta in Germania, mentre era fermo sulla corsia d'emergenza dell'autostrada A9 tra Bad Dürrenberg e lo svincolo Rippachtal, con l'automobile rimasta senza benzina. Condotto nel carcere di Halle, il 25 novembre Turetta è stato estradato in Italia, con un volo speciale dell'Aeronautica militare atterrato a Venezia, ed incarcerato presso la casa circondariale di Verona. Il 20 novembre 2023 il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di Elena Cecchettin in cui la ragazza ha denunciato la responsabilità della società nel creare quelli da lei definiti "figli sani del patriarcato e della cultura dello stupro", indicando con tale espressione chi assume comportamenti che ledono la figura della donna, come il controllo, la possessività e il catcalling, e chi cerca di giustificare coloro che compiono gesti violenti contro le donne definendoli "mostri" o malati di mente. La sorella maggiore della vittima ha dunque invitato tutti gli uomini a responsabilizzarsi, richiamando amici e colleghi che tengono comportamenti tollerati dalla società ma che potrebbero essere il preludio del femminicidio, definito da lei un "omicidio di Stato" e un "delitto di potere" a cui occorre reagire con l'educazione sessuale e affettiva. Le parole di Elena Cecchettin, seguite dalla diffusione virale della poesia Se domani non torno scritta dall'attivista peruviana Cristina Torres Cáceres, hanno scatenato una grande ondata di commozione, dolore e rabbia in Italia, dove si è aperto un dibattito e si sono tenute manifestazioni spontanee in molte città e con la partecipazione di migliaia di persone. In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, si è radunato a Roma circa mezzo milione di persone. Il caso ha sollevato importanti questioni riguardo alla prevenzione della violenza di genere e all'efficacia delle leggi esistenti. Il caso di femminicidio ha portato l'opinione pubblica a riflettere sull'importanza di rafforzare le misure di protezione e sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. La comunità locale di Vigonovo, dove risiedeva Giulia, ha manifestato il proprio dolore e cordoglio attraverso commemorazioni e omaggi. La famiglia della vittima ha ricevuto messaggi di solidarietà, mentre il presidente della regione Veneto, il leghista Luca Zaia, ha proclamato il lutto regionale e sottolineato la necessità di interpretare correttamente i segnali di pre-allarme nei casi di violenza di genere. Dopo l'omicidio il Parlamento italiano ha approvato all'unanimità un pacchetto di leggi per rafforzare le leggi esistenti a tutela delle donne. Il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato un progetto educativo nelle scuole per contrastare la violenza di genere. Alla richiesta delle istituzioni di tenere un minuto di silenzio, in omaggio alla vittima, si sono tenuti invece "minuti di rumore", in cui le persone coinvolte hanno compiuto gesti rumorosi, come suggerito in particolare dalla sorella di Giulia e dalla Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Nei tre mesi successivi ai fatti, il numero antiviolenza 1522 ha registrato un significativo aumento delle denunce e delle richieste d'aiuto, che è stato interpretato come un "effetto Giulia Cecchettin". Il 22 dicembre 2023 la rivista L'Espresso ha designato Elena Cecchettin "persona dell'anno". Il 2 febbraio 2024 l'Università di Padova ha conferito a Giulia Cecchettin la laurea alla memoria in ingegneria biomedica in una cerimonia pubblica, alla presenza dei suoi familiari e della Ministra dell'università e della ricerca, Anna Maria Bernini. Il 5 marzo 2024 esce il libro Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia, scritto dal padre Gino Cecchettin assieme allo scrittore veneto Marco Franzoso, che raccoglie i ricordi di famiglia di Gino Cecchettin, la morte della moglie e l'assassinio della figlia, ma in particolare il rapporto del padre con la figlia. Gino Cecchettin, a proposito del libro, ha affermato che è stato il "modo migliore per elaborare il lutto". Il libro servirà a finanziare la Fondazione che Cecchettin intende attivare per sostenere la lotta alla violenza di genere. Cecchettin ne ha ampiamente discusso quando è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa ribadendo la volontà di attivare la Fondazione, per sostenere la quale è anche alla ricerca di enti disposti a collegarsi a essa. Non sono mancate voci critiche rispetto alla famiglia, come il giornalista Vittorio Feltri che, pur dichiarando di provare "pena infinita" per la vittima, ha criticato l'esposizione mediatica della famiglia a suo parere strumentalizzata politicamente. Il 5 dicembre 2023 sono stati celebrati i funerali di Giulia nella basilica di Santa Giustina a Padova, officiati dal vescovo di Padova Claudio Cipolla, alla presenza di circa 8 000 persone e autorità civili e militari, tra cui il ministro della giustizia Carlo Nordio ed il presidente della regione Veneto Luca Zaia. La diretta dei funerali è stata trasmessa dalle reti Rai 1 (seguita da 2 220 000 spettatori, con uno share del 31,70%), Canale 5 (seguita da 1 477 000 spettatori, con uno share del 18,90%) e TGcom24. Nel discorso di Gino Cecchettin tenuto dal pulpito sono stati ripresi gli stessi temi contenuti nella lettera-denuncia del 20 novembre della figlia Elena, concludendo con la lettura di una poesia sul Vero amore di Khalil Gibran. Il giorno seguente il ministro dell'istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha emanato una circolare rivolta alle istituzioni scolastiche nella quale ha invitato scuole, docenti e studenti alla lettura ed alla discussione collettiva del discorso di Gino Cecchettin al funerale. Alla fine della funzione, la folla ha fatto rumore agitando chiavi e campanelli. Gino Checchettin e Marco Franzoso, Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia, Segrate, Rizzoli, 2024, ISBN 978-88-17188-62-3. Wikiquote contiene citazioni di o su omicidio di Giulia Cecchettin

Isola Bassa
Isola Bassa

L'Isola Bassa è un'isola fluviale situata nell'alveo del fiume Brenta presso Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Ha una forma a rombo orientato secondo l'asse nordovest-sudest ed è circondata da due rami del Brenta, la cosiddetta "Brenta Vecchia" a nord e la "Brenta Nuova" a sud. È collegata alla città da sei ponti: uno sulla punta occidentale, due sulla sponda settentrionale, uno presso la punta orientale, uno sulla sponda meridionale. La sua posizione centrale rispetto a Dolo e le costruzioni che vi vennero realizzate l'hanno resa, a partire dal XVI secolo, il cuore della vita commerciale ed economica della cittadina, nonché un importante punto di passaggio nei traffici sul fiume Brenta. Fino alla prima metà del XIV secolo l'isola non esisteva e il territorio di Dolo era allora diviso in diversi agglomerati urbani: l'Isola del Maltempo, Ca' del Bosco, Sambruson e Alture di Sambruson. L'isola venne creata tra il XV e il XVI secolo a seguito di alcune opere pubbliche volute dalla Repubblica di Venezia. Nel 1459 si iniziò la costruzione dello “Sborador di Sambruson”, un canale scaricatore che avrebbe dovuto evitare le piene del fiume nella zona di Dolo. Dopo la realizzazione di quest'opera si venne a creare un'isola, che prese il nome di Isola di Sambruson, dal nome del vicino villaggio: all'interno di questo territorio si collocava l'attuale parte orientale dell'Isola Bassa, mentre quella occidentale rientrava nella zona di Alture di Sambruson . Già nel 1488, però, ci si accorse che il nuovo scolo non era sufficiente e si decise di scavare un altro canale, la Brenta Nuova, con lo stesso scopo: la realizzazione della Brenta Nuova procedette però molto lentamente, a causa degli alti costi e dell'invasione del territorio veneto da parte delle truppe della Lega di Cambrai; solo nel 1507 venne messa in funzione: da quel momento la Brenta Nuova, che partiva proprio dalle zone dell'Isola, divenne uno dei corsi che la delimitavano. Nel 1501, mentre i lavori per il canale della Brenta Nuova procedevano, si decise di costruire nei pressi dell'Isola di Sambruson un invaso chiuso da due porte per consentire la navigazione fluviale tra i due rami del Brenta. Anche in questo caso, però, i lavori procedettero a rilento: il sistema delle chiuse venne aperto solo nel 1549. Le chiuse facevano parte di un sistema di porte e vasi che permetteva la navigazione sul Brenta nei punti di dislivello e furono realizzate secondo il sistema delle porte vinciane; erano formate da due bacini separati collegati da una paratoia al centro, necessaria a permettere il deflusso alternato dell'acqua del fiume e, quindi, il passaggio delle imbarcazioni dalla Brenta Vecchia a quella Nuova e viceversa. Nel 1540 la Repubblica di Venezia ordinò di erigere a Dolo dei mulini per la macinazione del grano. Per il progetto fu consultato anche Cristoforo Sabbadino, allora proto e ingegnere alle acque della Serenissima. Nel 1547 vennero gettate le fondamenta e le prime quattro ruote entrarono in funzione nel 1551. Tra il 1551 e il 1553 le ruote dei mulini divennero dodici e permisero a Dolo di essere uno dei centri più importanti per l'approvvigionamento alimentare della città di Venezia. Questa infrastruttura per la lavorazione del grano era la più redditizia di quelle presenti nel territorio della Repubblica di Venezia. I mulini rimasero sempre demaniali e la Serenissima ne concedeva l'usufrutto a privati con delle apposite gare d'appalto; lo stesso procedimento veniva seguito per la gestione del sistema delle porte. Dolo, a causa di queste due importanti infrastrutture, aveva una grande traffico di imbarcazioni, che si fermavano presso la cosiddetta “Riva Menacao”, ovvero riva “Arriva e torna a capo”, il luogo davanti ai mulini dove le barche arrivavano per poi girarsi e tornare a Venezia o attraversare le chiuse e spostarsi sul fiume in direzione Padova. Durante XVI secolo l'isola assistette anche alla costruzione di altre opere pubbliche: il "Ponte dei mulini" a ovest delle ruote, una strada (oggi via Garibaldi) pavimentata nel 1554, il ponte al di sopra dei vasi delle porte fatto costruire ne 1556, il ponte sulla Brenta Nuova (“Ponte della Giudecca o della Zuecca”) eretto nel 1557, l'osteria a est delle porte, dello stesso anno. A questo secolo si fa risalire anche la costruzione del "ponte dei cavalli", così chiamato perché da questo punto i lavoranti con i loro cavalli trinavano le barche di passaggio verso le due direzioni. La principale innovazione avvenuta nell'isola nel corso del XVII secolo fu la costruzione del canale della Seriola, un corso d'acqua fatto scavare dalla Serenissima per portare l'acqua dolce da Dolo alle chiuse dei Moranzani, presso Malcontenta. A Dolo il canale venne fatto partire dall'Isola Bassa come diramazione della Brenta Nuova verso ovest per poi proseguire, attraverso una bocca sotterranea sull'argine di sinistra della Brenta Nuova, nel percorso verso Venezia. Nel 1816 il governo austriaco prese la decisione di abbandonare la Brenta Nuova, che venne interrata nel 1860. Negli anni trenta del Novecento si decise di riaprire il canale, scavando un corso d'acqua rettilineo dal ponte dei cavalli fino al corso della Brenta Vecchia; al centro del nuovo canale, dopo aver chiuso i bacini delle vecchie porte di Dolo, venne costruito un moderno sistema di porte per regolamentare il passaggio delle imbarcazioni, aperto nel 1933: il ponte della Giudecca prese il nome di "Ponte del Vaso". I lavori comportarono dunque la fine dell'utilizzo dell'antico passaggio delle barche presso le cinquecentesche chiuse e la creazione dell'Isola Bassa nella sua forma attuale. Nel corso dei secoli l'isola cambiò nome molte volte. Dal toponimo "isola di Sambruson", attestato già dal 1470, si passò poi nel corso del XVI secolo ad altri toponimi: "Isola dell'Ufficio sopra le Acque" e successivamente "Isola delle Acque", dal nome dell'ufficio pubblico che vi aveva gestito i lavori di costruzione delle porte e dei mulini. Tra il Seicento e il Settecento l'isola cambiò di nuovo toponimo, assumendo quello di "Isola Moceniga", dal nome della famiglia Mocenigo che ne possedeva gran parte. Nel 1802 venne indicata nel Catasto Austriaco come isola "piazza e bassa". Il primo nome (piazza) rimase fino alla metà dell'Ottocento, mentre il secondo (Isola Bassa) è usato ancora oggi. Lo Squero Monumentale era l'antico luogo di costruzione e di riparazione della barche che sostavano a Dolo: un tempo ne erano presenti diversi a nord di quello monumentale, l'unico rimasto. A testimonianza dell'attività che qui si svolgeva è ancora presente, a poca distanza dalla struttura, la calle dei calafati, dal nome degli operai addetti al calafataggio delle navi. L'edificio venne edificato, in stile neoclassico, tra il 1865 e il 1867 per ospitare le attività legate alla macellazione delle carni animali. Nel Seicento si iniziano ad avere anche le prime notizie certe sulle ville e i palazzi presenti nell'Isola. Le principali furono: Villa Lusi-Andreuzzi-Bon, nota dal 1661 Villa Vescovi Palazzo Ottoboni, noto dal 1661 Sulla parete occidentale dell'ultimo edificio dei mulini rimasto è presente una statua dedicata alla "Madonna dei Molini". Di fronte a questa effigie un certo signor Candian di Dolo disse di aver recuperato la vista il 17 aprile del 1813: a ricordo del miracolo ogni anno viene svolta una processione nell'isola. Marco da Molino era il figlio del procuratore Marco, membro di una nobile famiglia veneziana. A lui furono assegnate in appalto il palazzetto e le porte di Dolo, come testimoniato da un'iscrizione datata 16 ottobre 1571, ancora visibile sulla parete meridionale dell'antico palazzetto di Ca' Molino. Il palazzetto si trova su via Garibaldi, a pochi metri a est delle antiche porte, fu costruito nel 1557 e ora è sede di una farmacia. Giovanni Rizzo nacque a Dolo nel 1843, fu volontario nel Corpo Volontari Italiani durante la terza guerra d'indipendenza del 1866 e combatté con Garibaldi nella campagna dell'Agro Pontino del 1867, nel corso della quale perse la vita durante la battaglia di casa Ajani. Per questi atti venne sepolto nel Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo e a Dolo gli venne intitolata l'antica via Brenta Bassa. Il 9 febbraio 1896 venne inaugurata, in via Garibaldi, una lapide sulla facciata della sua casa natale presso l'Isola Bassa. Francesco De Hruschka (13 marzo 1819 - 8 maggio 1888), viennese, fu il maggiore dell'esercito austriaco e un comandante del forte di Legnago. Nel 1865 prese residenza nell'Isola bassa di Dolo . Nella sua villa a est dell'attuale ponte di via Zinelli installò il suo laboratorio di apicoltura: qui si dedicò a questa attività e all'insegnamento agli apicoltori della zona dell'utilizzo dello smielatore da lui inventato: per questo motivo la casa dell'ex soldato divenne nota come “villa delle api”. L'Isola Bassa venne dipinta, nei suoi vari scorci, nelle opere di importanti vedutisti come Wolkamer, Francesco Guardi e Giovanni Costa. La raffigurazione più famosa è però "Le chiuse di Dolo" realizzata nel 1728 dal Canaletto, che raffigura i mulini di Dolo da est: il dipinto è ora conservato all'Ashnmolean Museum di Oxford. Mario Poppi, Dolo 1406-1581. Territorio, popolazione, attività economiche alle origini di una comunità, Dolo, Comune di Dolo, 2010. Alessandro Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Abano Terme, Francisci, 1988. Mario Poppi Mario Poppi, In Sancto Ambrosone, Sambruson di Dolo, Associazione culturale "Sambruson la nostra storia", 2008. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 8, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2018, ISBN 9788893781015. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 10, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2020, ISBN 9788893782296. Enrico Moro, Cronaca della Riviera del Brenta : dal 1800 alla prima guerra mondiale, Venezia, Mazzanti Libri, 2017, ISBN 9788899992279. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed Immagini, Fiesso d'Artico, La Press, 1997, ISBN 9788885673281. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed immagini. Parte seconda dal 1940 ad oggi, Dolo, I.T.E., 2006. Giuseppe Badin, Storia della Riviera del Brenta con i documenti: Dolo, Padova, Noale, Mestre-Venezia, Piove di Sacco. Nel catino (territorio, comprensorio, con i paesi-comuni del graticolato romano destra e sinistra Brenta), 2009. Dolo Brenta Riviera del Brenta Villa Vescovi Comune di Dolo, su comune.dolo.ve.it. Associazione culturale Sambruson La Storia, su sambrusonlastoria.it.