Il polittico del Duomo di Teramo, firmato da Jacobello del Fiore, è una delle opere d'arte più pregevoli della cattedrale di Teramo.
Il polittico è un capolavoro dell'artista veneziano, di stile Tardo gotico, ed è la sua ultima opera: infatti il pittore, che intorno al 1425-30 si era recato dalle Marche in Abruzzo dove aveva realizzato alcune opere per lo Stato di Atri (attuale Provincia di Teramo), prima di tornare a Venezia ove poi sarebbe morto, si fermò a Teramo perché gli Agostiniani che abitavano nel convento di Sant'Agostino gli commissionarono un grande polittico composto da sedici tavole da collocare sull'altare maggiore della loro chiesa.
Nel Settecento il Vescovo della diocesi di Teramo decise di modificare l'interno del duomo in stile barocco e vi collocò alcune opere provenienti da chiese abbandonate o quasi sempre chiuse.
Tra queste anche il polittico di Jacobello del Fiore, dal momento che la chiesa di Sant'Agostino non era più abitata dai monaci a seguito della soppressione innocenziana del 1652. Il polittico, da allora, venne conosciuto come Polittico del Duomo e fu collocato nella cappella laterale dedicata a san Berardo, patrono della città.
Durante gli imponenti lavori di restauro ad pristinum condotti nel secolo scorso, le decorazioni barocche vennero interamente rimosse e gran parte delle opere decorative fu riportata nelle sedi originarie. Solamente la cappella di San Berardo venne mantenuta in stile barocco. Sull'altare di questa cappella fu quindi posto il polittico di Jacobello del Fiore, che non fu conseguentemente riportato nella chiesa di Sant'Agostino.
Il polittico è costituito da sedici tavole a fondo oro disposte su due file, il tutto incorniciato da una ricca carpenteria lignea dipinta in oro, di chiaro stampo gotico, con decorazioni vegetali, profeti ed Evangelisti nei pinnacoli. La carpenteria fu realizzata nello stesso periodo del polittico da uno scultore abruzzese con influenze tedesche.
La parte bassa presenta le tavole (cuspidate) più importanti, con i santi a figura intera. Da sinistra si distinguono:
Santo vescovo
San Girolamo dottore della Chiesa
Sant'Agostino d'Ippona
Incoronazione di Maria: questa è la tavola centrale, che è la parte principale del polittico.
La particolarità di questa tavola sta nel fatto che sotto il gradino dove avviene l'Incoronazione, oltre ad esserci la committenza e la firma del pittore, si può vedere, tra due gruppi di oranti (a sinistra gli Agostiniani e a destra alcuni nobili) una raffigurazione della città di Teramo, la più antica che abbiamo, diventata anche il simbolo dell'Università degli Studi di Teramo: la città è rappresentata cinta da mura e torri tra le quali è possibile vedere anche il duomo, posta tra i fiumi Vezzola e Tordino (il nome Teramo, infatti, deriva dal latino interamnia, ovvero "città tra i fiumi").
San Berardo, vescovo e patrono di Teramo e della diocesi
San Celestino V (?), papa
San Nicola da Tolentino.
Nella parte alta, invece, le tavole sono sempre cuspidate e a fondo oro, ma i santi sono a mezzo busto. Si distinguono:
Santa Reparata di Cesarea di Palestina, patrona di Atri e poi compatrona della diocesi
Evangelista
San Pietro
Il centro della parte alta è costituita da tre tavole separate da archetti pensili. Si distinguono:
Madonna Addolorata (a sinistra)
Cristo in Pietà (al centro)
San Giovanni Evangelista (a destra)
San Paolo
Santo con libro
Santa Monica.