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Ponte a bilanciere di Caposile

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San Donà di Piave
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Il Ponte a bilanciere è un ponte mobile situato in località Caposile, al confine tra il comune di San Donà e quello di Musile. Esso collega le sponde della Piave Vecchia a pochi metri a monte dalla confluenza con il Taglio del Sile. Per le sue forme è stato paragonato al famoso Ponte di Langlois, soggetto ricorrente nelle opere di Van Gogh. Nel 2015 il ponte ha subito un importante intervento di recupero conservativo finanziato in parte dal comune di San Donà e in parte da quello di Musile.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ponte a bilanciere di Caposile (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Ponte a bilanciere di Caposile
Ponte a Bilanciere di Caposile,

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Ponte a Bilanciere di Caposile
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Luoghi vicini

Ponte della Vittoria (San Donà di Piave)
Ponte della Vittoria (San Donà di Piave)

Il Ponte della Vittoria è un ponte che attraversa il fiume Piave situato nella città di San Donà di Piave. Durante la sua storia, il ponte ha subito due ricostruzioni dovute ai conflitti della Prima e Seconda Guerra Mondiale. Il primo ponte in legno venne costruito nell'agosto del 1876 ad opera della ditta Lazzaris-Wiel; tuttavia un'alluvione del 1882 lo distrusse completamente. In seguito, nel 1884, iniziarono i lavori di ricostruzione del ponte, questa volta costruito in ferro e sorretto da quattro pile di colonne in muratura. Ogni pila era distante ognuna dall'altra 37 metri. Il ponte era lungo 210 metri e aveva una carreggiata di circa 5 metri di larghezza. I lavori di ricostruzione terminarono nel 1886 per un costo complessivo di oltre 340 000 lire. Ciononostante, a causa della prima guerra mondiale e della sconfitta di Caporetto, l'esercito italiano si vide costretto a far saltare il ponte in modo da impedire l'avanzata dell'esercito austro-ungarico. Per questo motivo, la ventesima compagnia minatori provvide alla demolizione il 9 novembre 1917. Nel 1920 iniziò la ricostruzione del ponte ad opera della ditta lombarda Badoni-Bellani-Benazzoli. Il costo complessivo si aggirava sulle 4 500 000 lire di cui 2 500 000 finanziate dallo Stato. Inoltre al ponte venne dato un nome: "Emanuele Filiberto di Savoia", in onore del celebre duca d'Aosta. Il Ponte fu inaugurato il 12 novembre 1922. Presenti all'inaugurazione il Patriarca di Venezia, il sindaco di San Donà di Piave, Ing. Guido Guarinoni, il Duca d’Aosta, in rappresentanza della famiglia reale e il sottosegretario di Stato al ministero dei lavori pubblici Alessandro Sardi, in rappresentanza del primo ministro Benito Mussolini. Successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, il ponte venne nuovamente distrutto da un bombardamento aereo angloamericano nell'ottobre del 1944. I lavori di ricostruzione iniziarono nel 1946 e vennero portati a termine nel 1950, ribattezzandolo "Ponte della Vittoria" ossia il ponte giunto fino ad oggi. Nel 12 Novembre 2022 è stato festeggiato il centenario del ponte, con l'aggiunta di una targa a memoria dei cento anni. Alla cerimonia hanno partecipato gli scout di San Donà di Piave, i bersaglieri di San Donà e Musile, i granatieri e gli alpini di San Donà in un momento coronato dalla presenza dei sindaci di San Donà di Piave,Andrea Cereser e di Musile di Piave, Silvia Susanna La struttura attuale del ponte è costituita da quattro travate di acciaio di colore blu indipendenti una dall'altra sostenute da tre piloni in muratura con fondazioni ad aria compressa. Il ponte è lungo 210 metri e largo circa 12 metri, compresa una pista per il transito di pedoni e biciclette su entrambi i lati del ponte. Negli anni 2000, esso ha subito un restauro cromatico curato dall'architetto italiano Ettore Sottsass. Il Ponte della Vittoria attraversa il fiume Piave e la SS14 che transita sul ponte funge da collegamento principale tra il comune di San Donà e quello di Musile. Inoltre, sotto il ponte nell'area golenale, è presente l'ampio Parco Fluviale. San Donà di Piave Storia di San Donà di Piave Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ponte della Vittoria

Torre Caligo
Torre Caligo

La torre Caligo (o torre del Caligo) era un antico fortilizio che sorgeva nell'attuale comune di Jesolo; si trovava ad ovest del capoluogo, sulle rive del canale Caligo, il quale si dirama poco prima dal Sile. Ne resta oggi solo il basamento. Ha origini altomedievali (gli Annali Camaldolesi ne collocano l'edificazione nel 930) ma fu probabilmente realizzata su un precedente edificio di epoca imperiale. Certamente è romano il materiale utilizzato: conci di pietra alla base e quindi corsi di mattoni. Le mappe antiche indicano inoltre una seconda torre omonima, situata a sud ovest, verso la foce del canale (località Lio Maggiore). A questa si aggiungeva una serie di altre costruzioni simili che si collocavano lungo il canale Revedoli, le quali tuttavia risultano già scomparse nel XVI secolo. Il sistema difensivo serviva a sorvegliare una zona strategica, controllando i canali diretti in laguna e la campagna coltivata dei dintorni. Questa torre funzionò soprattutto come pedaggio: per il Caligo, infatti, passava un ingente traffico commerciale (legname) mettendo in comunicazione il Piave con la Laguna Veneta e Venezia. Tuttavia, con l'apertura delle Porte del Cavallino (fine del XVII secolo), i traffici furono spostati più a sud e la torre rimase inutilizzata. Una mappa del 1713 la rappresenta ancora integra, ma è probabile che negli anni successivi venisse smantellata per reimpiegarne i materiali da costruzione. Attorno alla costruzione sorgevano anche alcuni edifici sacri. Secondo una tradizione, nei pressi della fortezza sorgeva un monastero che avrebbe ospitato San Romualdo (si riferiscono a questo episodio i semplici rilievi, di origine piuttosto recente, alla destra dell'ingresso). Nel 1551 è però documentato un oratorio dedicato a San Pietro frequentato dagli abitanti del luogo. La torre stessa rappresentò un luogo devozionale, come dimostrano alcuni elementi (croci, probabili resti di un altare, un tabernacolo). Nel 1927, infine, fu collocata sulla parete più alta una croce in ferro proveniente dalla vecchia chiesa di San Donà, distrutta durante la grande guerra. Durante la grande guerra i soldati italiani che combattevano lungo il fronte del Piave vi allestirono un deposito di munizioni. I resti costituiscono un sito archeologico tutelato in base al d. lgs. 42/2004.