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Vetrego

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Vetrego è una frazione del comune di Mirano (città metropolitana di Venezia), a circa 5 km a sud del capoluogo. L'omonima parrocchia di San Silvestro dipende dalla diocesi di Treviso, vicariato di Mirano. Oggi, dopo i ritrovamenti di reperti archeologici, si è certi che Vetrego esisteva nel I secolo d.C. Se si accredita la tesi di alcuni studiosi secondo i quali il graticolato romano arrivava fino ai margini della laguna di Venezia, allora il paese esisteva in epoca paleoveneta. Sembra essere valida la tesi che Vetrego derivi da "Vetus Vicus" (Vecchio Villaggio). I secoli successivi alle invasioni barbariche provocarono nella zona l'impaludamento e la formazione di boscaglie, come ricorda la località di "Roncoduro" (attuale svincolo del Passante di Mestre), dal verbo medievale roncare, luogo da dove si è dovuto sterpare e divellerre piante per rimettere a coltura il terreno. Questa operazione di disboscamento e bonifica deve essere stata lunga e faticosa, se ancora nel 1117, il toponimo diventa "Vitrico" o "Vitricum", da Vetere ricuum, cioè antico luogo paludoso. Sembra, secondo il professor Gerhard Rohlfs, che il toponimo Vetrego , come pochi altri con "la strana desinenza in –ego , - ega " presenti nel nord Italia (Levego (frazione di Belluno), il fiume Marzenego, Albignasego, Resinego (località di San Vito di Cadore), il monte Tranego -Belluno) possa essere assegnato come origine a popoli di origine preindoeuropea o paleoveneta. Visto che "è presumibile che accanto ai Liguri, ai Veneti e agli Etruschi, altri popoli [...] abbiano lasciato tracce nella toponomastica locale." Le unità di misura agrarie utilizzate a Vetrego sono il campo: "campo padovano" (3862,57 m2) o il "campo trevigiano" (5204,69 m2). Il territorio della frazione confina con le frazioni di: Marano Veneziano (Comune di Mira (Italia)), Mirano capoluogo, la località Formigo di Scaltenigo, Ballò, la località Roncoduro di Cazzago (Comune di Pianiga), la località Molinella di Mira Taglio, comune di Mira (VE). Il governo delle acque dei fiumi Muson, Brenta e Serraglio e tutti i corsi d'acqua che lo attraversano, realizzati dalle diverse bonifiche che si sono via via succedute (romane, benedettine, veneziane), è sempre stata fondamentale per la sopravvivenza della frazione. I rii Pionca, Volpin e Cognaro nascono come derivazione dal fiume Tergola nella zona tra Codiverno (Vigonza) e Sant' Andrea di Campodarsego. Gli altri (Comuna, Comunetto, Cesenègo) sono dei scoli artificiali presenti già nelle bonifiche veneziane del 1650. Nel corso della storia il territorio vetreghese è stato, letteralmente, tagliato da infrastrutture a servizio del capoluogo regionale: a nord dalla ferrovia Milano-Venezia, a sud dall'autostrada A4, a est dal canale artificiale Taglio Nuovo del fiume Muson Vecchio che ha separato la località Cuccobello, creando una piccolissima enclave, una casa su circa 500 metri quadri, nel comune di Mira. Il territorio di Vetrego subisce in questo periodo, per la ennesima volta nella sua millenaria storia, uno stravolgimento. Il percorso del Passante di Mestre (PDM) e le strade accessorie lo hanno reso irriconoscibile. Il PDM inizia a Roncoduro, tra Cazzago di Pianiga e la località “le basse”, passa sotto la ferrovia Venezia – Padova all'altezza del capitello della Madonna del Rosario con l'opera di ingegneria più importante e difficile, per via di una problematica falda d'acqua sotterranea, di tutto il percorso. Un gigantesco monolite di cemento armato (60 x 20 x 9 metri e con 2 metri di spessore) spinto sotto la ferrovia. Il tracciato prosegue a nord nella località “le alte” per entrare, dopo il Cecenègo, nella frazione di Scaltenigo nella località Formigo. Circa 3 km sui 32,5 del totale PDM interessano Vetrego sui 6 km realizzati sul territorio del comune di Mirano. Come opera accessoria è stato aperto inoltre un casello autostradale della Autostrada A57 nella località tra via Ca' Rezzonico e la frazione di Marano di Mira in prossimità dell'area dove nell'anno 1008 c'era la prima chiesa dei frati dell'Abbazia Sant'Ilario. La strada di collegamento si immette, dopo aver sottopassato la ferrovia in una grande rotonda nella via Vetrego, in prossimità della villa dove ha vissuto il poeta e giornalista Gino Piva. Questa rotonda stradale raccorda anche la nuova strada costruita a nord della ferrovia che defluisce, dopo un percorso tortuoso e un grande sottopasso della ferrovia in prossimità del tunnel del PDM ad un'altra rotatoria che collega la via San Silvestro e i due tronconi della via Vetrego: quello verso la piazza e quello verso la via Ballò. 1119 50 abitanti adulti e una decina di abitazioni; 1371 160 abitanti; 1417 100 abitanti; 1689 300 abitanti adulti; 1789 300 abitanti illetterati; 1855 500 abitanti di cui ben 223 sono iscritti all'elenco dei poveri; 1895 500 abitanti adulti; 1912 865 abitanti; 1951 1 027 abitanti; 1971 1 119 abitanti con 276 famiglie; 1981 1 193 abitanti con 312 famiglie; 1998 1 148 abitanti; 2000 1 216 abitanti con 382 famiglie; La cronologia demografica è una sintesi di diverse fonti.. La storia della frazione è legata, come la maggior parte delle piccole comunità italiane, alla storia della comunità religiosa e tutti gli avvenimenti vetreghesi ruotano attorno alla Chiesa e la sua organizzazione (monaci, curati, parroci, missionari, suore) che ne ha garantito la sopravvivenza e la conservazione della memoria storica. L'organizzazione cristiana a Vetrego inizierebbe, secondo alcune deduzioni e ritrovamenti, nel 1008, con una "cappella" (ovvero una chiesa priva della fonte battesimale, di norma una succursale di una Chiesa madre dalla quale dipendono i Vicari officianti) localizzata nell'attuale località Ca' Rezzonico, che sarebbe stata costruita dai Monaci di San Benedetto dell'Abbazia Sant'Ilario di Venezia a Malcontenta. Una sintetica descrizione del territorio di Vetrego si rintraccia per la prima volta nell'atto di vendita del 15 giugno 1117 con cui Ansedisio e Widoto di Collalto, conti della Marca trevigiana cedevano al monastero di Sant'Ilario diverse proprietà. Successivamente esiste un lascito testamentario del 1192 della contessa. Speronella Dalesmanni, prima moglie di Jacopino da Carrara, feudataria del Vescovo di Padova, a favore della cappella di San Silvestro di Vetrego e di San Bartolomeo di Ballò. Nel 1260 i frati di Sant'Ilario cedettero l'organizzazione della cappella di Vetrego, assieme con le cappelle di Ballò e Scaltenigo, ai sacerdoti della "pieve" (ovvero la chiesa dell'Alto Medioevo quale chiesa battesimale, matrice di tutte le chiese minori e delle assoggettate cappelle) di Santa Maria di Borbiago, frazione di Mira (Italia), al Vescovo della Diocesi di Treviso. Successivamente le cappelle di Ballò e di Vetrego si distaccaro nel 1305 dalla pieve di Borbiago creando una nuova parrocchia, quella di Ballò, alle dipendenze del Vescovo di Treviso. Ci sono documenti che segnalano nel 1388 Bartolomeo Novello, signore di Padova donò ai signori di Peraga, tra altri beni della zona di Mirano, anche il territorio di Vetrego. Negli anni successivi Vetrego seguì le vicissitudini dei territori di Mirano e delle comunità contermini nella sottomissione alla Repubblica di San Marco. Per quanto riguarda Vetrego è certificata nel 1520 la prima visita del vescovo di Treviso che autorizzò la costituzione della prima Confraternita del Santissimo Sacramento. A seguito della volontà della piccola comunità nel 1573 venne costruita, nel sito dell'attuale chiesa, la prima Canonica di una "curazia" (ovvero per un curato stabile). Nel 1597 fu inaugurata la seconda chiesa. Nel 1612 terminò l'escavazione del Taglio Nuovo o Canale di Mirano, iniziati nel 1604 con la completa diversione delle acque del fiume Muson (attuale Muson Vecchio). Vetrego venne eretta nel 1647 a curazia stabile, sottoposta alla parrocchia di Ballò, prevedendo così la residenza di un prete a servizio della comunità. Nel 1719 sono ricordate delle presunte apparizioni della Madonna presso l'omonimo capitello votivo, rurale con tema sacro, posto a capo di una strada o incrocio. Se nel 1725 ci fu un'alluvione talmente disastrosa che portò il livello dell'acqua fin quasi arrivare al soffitto del primo piano della canonica con la conseguente distruzione di tutti i documenti dell'archivio, nel 1790 è documentata una drammatica siccità. Le alluvioni si ripeterono con la periodica rottura degli argini del Brenta e del Taglio Nuovo. Così nel 1825 ci fu un'alluvione che coinvolse anche i comuni di Stra, Vigonovo, Campolongo, Fossò e la frazione di Sanbruson di Dolo, e nel 1827 il fiume Brenta straripò nuovamente inondando circa 60.000 campi padovani. L'Impero d'Austria decise di collegare Venezia con la terraferma e così nel 1842 venne costruita la ferrovia Padova – Venezia tagliando il territorio vetreghese a nord del centro della borgata. Sempre sotto l'amministrazione austriaca si deve, nel 1854, la costruzione della prima strada di collegamento con il centro della frazione Mirano capoluogo, che fino ad allora era solo un viottolo privato di campagna. Uno dei primi problemi che gli amministratori del Comune di Mirano affrontarono dopo l'annessione del Veneto (1866) al Regno d'Italia fu l'igiene cimiteriale e così nel 1867 Vetrego ebbe un primo cimitero provvisorio, nell'attuale sito, lontano dalla seconda chiesa. Per le mura di cinta e la cappella si dovette aspettare il 1904. Dopo due anni di lavoro, nel 1894, s'inaugurò un campanile alto 28 metri, proporzionato con la seconda chiesa. Nel 1903 lo Stato italiano istituì la prima e la seconda classe della scuola elementare. Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento la situazione socio-economica cambiò e lo spirito rivendicativo arrivò a far rompere il cerchio di sottomissione e paura dei contadini. Uno dei fatti più significativi, che si inserisce nel contesto nazionale di rivolte contadine, avvenne il 15 novembre 1907: i vetreghesi assaltarono la villa di uno dei grandi proprietari. I tumulti finirono con l'arresto di decine di persone e i processi andarono particolarmente per le lunghe tanto che nel giugno del 1908 c'erano ancora otto contadini in carcere e solo l'aiuto (legale ed economico) di Monsignor Angelo Brugnoli riuscì a farli uscire dalla prigione. Dopo anni di malumori, grazie anche alla dignità demografica, la Diocesi di Treviso promosse nel 1912 Vetrego a parrocchia autonoma. Nel 1932 il paese fu tagliato un'altra volta con la costruzione (nelle località Ca' Rezzonico e le Basse) dell'attuale autostrada A4 (Tratto Padova - Mestre Venezia). Nel 1936 conobbe un momento di popolarità con la visita di un gran numero di autorità per l'assegnazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare al carabiniere Giuseppe Comin, caduto nella guerra d'Etiopia. A Vetrego soggiornò dal 1935 al 1946 Gino Piva. Nel 1938, in otto mesi, fu costruita una nuova chiesa, pagata dai cittadini. Durante gli anni della seconda guerra mondiale Vetrego subì bombardamenti aerei e fu attraversato da varie formazioni militari in virtù della sua ubicazione sita tra l'asse ferroviario e quello autostradale Padova - Venezia. Nel dopoguerra ci fu l'insediamento nel 1946 delle Suore Francescane di Cristo Re. Tale presenza rimarrà per 50 anni (fino al 1996) educando intere generazioni. La prima sede dell'Asilo (ora scuola materna) era il riadattamento dell'ex-chiesa, ora oratorio. Nel 1957, venne inaugurata la nuova scuola materna parrocchiale (progetto dell'architetto Antonio Venezian) e la creazione dell'attuale piazza. Il 22 dicembre dello stesso anno morirono due amministratori comunali e l'autista in un incidente ferroviario ad un passaggio a livello, incidente dovuto alla fitta nebbia. Nel (1962) ci fu il raddoppio (e successivamente la terza corsia nel 1993) dell'autostrada A4, opere che coincisero con l'ennesima inondazione della località le Basse. La riduzione della natalità e la razionalizzazione del sistema scolastico provocano nel 1997 la chiusura delle scuole statali. Le scuole più vicine sono, come prima del 1903, nelle frazioni di Ballò e Scaltenigo. Progettata dall'architetto Luigi Candiani nel 1937 ed inaugurata nel 1938. È alta 15 m, larga 13 m, profonda 24 m. Nel 1951 viene affrescata dal pittore Gino Borsato. La chiesa contiene un frammento, recuperato dalla prima chiesetta, di una scultura quattrocentesca con raffigurazione a bassorilievo della Madonna col Bambino e San Giovannino, probabile opera dello scultore padovano Nicolò Pizzolo (Padova 1420-1453.) Il campanile è alto 28 metri ed è stato realizzato, dopo due anni di lavoro, nel 1894 per la vecchia chiesa, ora oratorio. Possiede 4 campane in scala di Lab3, fuse dalla fonderia Colbachini di Padova, datate 1959. Il monumento è stato inaugurato il 6 aprile 1922 per onorare i 17 caduti nella prima guerra mondiale e successivamente venne usato per i 10 caduti della seconda guerra mondiale. L'opera è dello scultore Giovanni Manfren di Venezia. Nel catasto napoleonico esistevano a Vetrego quattro case patrizie e padronali, due di queste sono state demolite tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Tra parentesi il numero del catasto. Ca' Rezzonico (n°494), demolita all'inizio del Novecento, era collocata alla fine dell'attuale via Ca' Rezzonico. Questa villa fu frequentata d'estate (dal 1712 al 1714) dallo studente di diritto dell'Università di Padova, Carlo Rezzonico di Venezia, futuro papa Clemente XIII. Ca' Costa (N° 432), demolita nell'Ottocento, in prossimità del canale Cognaro. Ca' Bellani, in via Basse. Fu costruita nel 1620. Ca' Monferini (N°113), in via Vetrego, verso Mirano. In questa casa abitò Gino Piva dal 1935 al 1946. La squadra di calcio A.C.D. Vetrego, nasce nel 1971 con i colori sociali giallo-blu. Nel 1985 viene promossa in 2ª categoria dilettanti, serie in cui milita tuttora nel campionato provinciale di Venezia 2016/17. All'inizio dell'Ottocento il censimento napoleonico c'erano solo 5 famiglie che possedevano il terreno che lavoravano; la stragrande maggioranza dei campi erano in mano ai latifondisti. Oltre ai nobili veneziani Costantino Morosini, Giovanni Grimani, Abbondio Rezzonico, Giovanni Venuti e ai Conti Costa, erano padroni di Vetrego anche Andrea Bellini, Bernardo Monferdini ed Alessandro Bonvecchiato, il quale da solo ne possedeva ben il 41% del totale. Con il passar degli anni e la sostituzione della borghesia ai nobili fra i proprietari dei campi vetreghesi si ritrovano i Dalla Pozza di Marano Veneziano, i Beati da Spinea e i Cantelàn da Santa Maria di Sala. Oltre che i campi possedevano anche una buona parte delle abitazioni. Ad esempio i Bonvecchiato possedevano una trentina di case e una delle due osterie; i Rezzonico ne avevano una quindicina compresa la seconda osteria. Alla visita pastorale del vescovo di Treviso del 1883, fu verbalizzato che vi erano "abitanti 500, inconfessi 5: tutti contadini. Un terzo di parrocchia è in posizione che, specialmente d'inverno, è assolutamente impraticabile [...] Quei di Vetrego sono poverissimi ed emigrano" . Tra il 1895 e il 1912 ci fu un notevole incremento di abitanti, merito sia del miglioramento igienico - sanitario che della riduzione del tasso di mortalità e dell'importante fenomeno di migrazione di nuovi nuclei famigliari che acquistarono piccoli appezzamenti di terreno. Tra di loro ci furono diverse famiglie che ritornavano da un periodo emigrazione oltreoceano (Brasile, USA), altre arrivano dai paesi vicini. Se per secoli e millenni i vetreghesi hanno vissuto e sopravvissuto di agricoltura ora vivono seguendo le dinamiche socio-demografiche dell'area metropolitana compresa tra le città di Venezia, Padova, Treviso. La stragrande maggioranza degli abitanti lavora nelle industrie e nel terziario. Solo poche famiglie si dedicano ancora esclusivamente all'agricoltura. Il resto della campagna vetreghese, formata da piccolissime proprietà, è abitata ed utilizzata dai figli e dai nipoti di quella che era stata definita, negli anni del boom economico del Nord-Est, la cosiddetta classe degli operai-contadini', ovvero operai di giorno nelle grandi fabbriche del ex polo industriale di Porto Marghera e contadini alla sera, a fine turno e nei fine settimana. L'essere la più piccola tra le frazioni del Comune di Mirano ha prodotto nei vetreghesi alcuni detti popolari.(in lingua veneta parlata). "Porco Miràn … can no magna can!" (Maledetto Mirano … cane non mangia cane!): imprecazione nei riguardi dei Signori di Mirano, tutti solidali contro la gente delle frazioni. "Quei de Miràn, i passa ancuò e i sajùda domàn!" (Quelli di Mirano, passano oggi e salutano domani!). "Vetrego, o che me bruso o che me nego" (Vetrego, o mi brucio o mi annego). Sicuramente il detto va fatto risalire alla realizzazione delle opere idrauliche relative all'esecuzione del canale artificiale "Taglio Nuovo" del fiume Muson Vecchio. Questo canale è ancora oggi l'origine del dissesto idrogeologico che ha prodotto a Vetrego numerose inondazioni (la più infausta fu quella del 1725) o, considerata la natura argillosa del terreno e quindi scarsamente permeabile, di siccità (drammatica quella del 1790). AA. VV. - Piero don Mozzato (a cura di) -Vetrego - Storia e Vita - Mirano – 2000 AA. VV. – Vetrego – domenica 4 ottobre 1987 – 50º della Chiesa, 75º della Parrocchia AA. VV. – Suore Francescane di Cristo Re – 50 anni di apostolato a Vetrego – 23 giugno 1996 Emilio Bonamico, Mirano - Monografia - Mirano 1874 Emilio Perizzolo, Ad immagine della nostra terra – Vetrego, i vetreghesi e la loro storia – Mirano 1986 Giorgio Orfeo Vecchiato - C'era una volta Vetrego -Storia e cultura popolare - seconda edizione Roma 2016 (*) Corriere del Veneto – Venezia e Mestre – 31 agosto 2008 – pag.8 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Vetrego

Estratto dall'articolo di Wikipedia Vetrego (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Marano Veneziano
Marano Veneziano

Marano Veneziano (Maràn in veneto) è una frazione del comune italiano di Mira, nella città metropolitana di Venezia. È la frazione più occidentale del comune, nonché la meno popolosa. Il paese si trova lungo la strada provinciale che collega Mira a Mirano (sp 37) e dista circa 3 km da entrambi i capoluoghi. È sede parrocchiale e appartiene al Vicariato di Gambarare e, di conseguenza, al Patriarcato di Venezia. Il patrono è sant'Agostino. Il paese appartenne alla Diocesi di Treviso sino alla fine degli anni venti, come la maggior parte del territorio comunale di Mira. A Marano Veneziano è presente uno dei pochi esempi al mondo di campanile più basso della struttura della chiesa. È inoltre dotata di una importante stazione ferroviaria, Mira-Mirano, lungo la linea Venezia-Padova-Milano. L'abitato sorge presso le rive del Taglio Nuovo, detto anche Canale di Mirano, il canale artificiale che, costeggiando la strada provinciale 37, conduce le acque del Muson Vecchio da Mirano a Mira Taglio. Rispettivamente a nord e a sud del centro scorrono lo scolo Lusore e lo scolo Zezenigo, che passano sotto l'alveo del taglio attraverso dei sifoni. Marano si è sviluppata soprattutto con la costruzione della ferrovia Venezia-Milano del 1846 e della fabbrica chimica Marchi a fine Ottocento. L'8 luglio 2015 il paese è stato sfiorato dal tornado che ha colpito con maggior violenza la zona della Riviera del Brenta. La sagra del paese si svolge nel periodo di fine agosto e viene aperta dalla tradizionale maratona non agonistica per le vie del centro e della campagna. Villa Silva Corò, complesso del XVII secolo costituito dalla villa padronale, da un vasto annesso rustico ad essa perpendicolare e adiacente al lato est e dall'oratorio situato in posizione isolata. La villa è formata da un corpo centrale ai cui lati si estendono due ali di altezza minore. Origini di Marano - Marano veneziano è una comunità parrocchiale giovane. Si staccò infatti da Borbiago, dal quale aveva sempre dipeso, intorno al 1930. Il suo nome peraltro è un po’ vecchietto: è ricordato in un atto di vendita tra Guidotto e Ansedise di Collalto in favore del monastero di Sant’Ilario Abbazia di Sant'Ilario del 1117. Il Ducange [ragionevolmente trattasi di Du Cange ] fa derivare Marano dal latino medioevale “Mara”, che spiega come palude, stagno e lago. Che fosse luogo paludoso questa zona è fuori discussione, lo dimostrano gli acquitrini ancora esistenti. La sua chiesetta eretta in stile romanico pure è stata aperta il 29 settembre 1934. Prima di allora la Messa Domenicale veniva celebrata nella bella cappellina della Villa Silva ove abitarono, sul finire del secolo scorso, [1800] i Padri Fatebenefratelli. Il centro del paese – pressoché tutto nuovo- trovasi sul crocevia della strada provinciale miranese collegante Mirano e Mira e la comunale via Caltana che unisce l’antico Oriago e Caltana. Marano Veneziano è bagnato dalle acque del Naviglio di Mirano Canale di Mirano ed ha il privilegio di essere collegato direttamente a Venezia ed a Padova con la ferrovia Venezia- Bologna- Milano. Ospita uno stabilimento di prodotti chimici dei fratelli Marchi fondato nel 1898. Produce concimi chimici, solfato di rame, acido solforico, fluosilicato di sodio (residuo dei fumi del reparto impasti del concime con altre sostanze). Il laboratorio Husci che produce medicinali. L’ufficio postale di Marano è stato istituito il 1º luglio 1912. Il primo ufficiale postale fu la signorina Vecchietti Albina.

Riviera del Brenta
Riviera del Brenta

La Riviera del Brenta è un'area urbana della città metropolitana di Venezia che si estende lungo le rive del Naviglio del Brenta. È l'antico alveo naturale del fiume Brenta: si dirama da quest'ultimo all'altezza di Stra e, scorrendo sostanzialmente da ovest a est, sfocia nella laguna di Venezia presso Fusina. Si tratta di una zona di elevato valore storico-paesaggistico per la presenza di numerose ville venete. Vi sono compresi i centri abitati di Stra, Fiesso d'Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta. In senso più ampio, per Riviera del Brenta si intende tutto l'ex mandamento di Dolo, comprendente i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d'Artico, Fossò, Mira, Pianiga, Stra e Vigonovo. Rappresenta, insieme al Miranese, uno dei due comprensori dell'area centrale della città metropolitana. Quattro dei dieci comuni sono oggi uniti nell'Unione dei Comuni della Città della Riviera del Brenta. Il centro della Riviera, sia dal punto di vista geografico che per i servizi offerti, è la cittadina di Dolo, dove hanno sede l'ospedale, le scuole secondarie di secondo grado, nonché il giudice di pace; fino al 2013 vi è stata anche una sezione distaccata del Tribunale di Venezia, ora soppressa insieme a tutti i piccoli tribunali. Il comune più popoloso è invece, di gran lunga, quello di Mira (nacque nel 1867 dalla fusione dei tre comuni di Gambarare, Mira e Oriago): con i suoi quasi 40 000 abitanti, ospita il 30% della popolazione complessiva del mandamento. Il corso d'acqua del Naviglio rivestì un importante ruolo come via di comunicazione tra la laguna di Venezia e il padovano. L'area è caratterizzata dalla presenza di moltissime ville, costruite nel periodo della Serenissima Repubblica tra il XVI e il XVIII secolo dalle famiglie patrizie veneziane, che testimoniano la potenza aristocratica dell'epoca. A quell'epoca la Riviera veniva raggiunta solo spostandosi in barca, mentre le strade attuali sono state costruite successivamente. I nobili veneti venivano trasportati sul fiume da un battello chiamato burchiello trainato dalle rive da uomini, buoi o cavalli, mentre le merci erano trasportate da barche chiamate Burci. Ancora oggi la crociera lungo la Riviera del Brenta costituisce un'attrattiva turistica. Accanto alla tradizionale navigazione fluviale, fra il 1885 e il 1954 la riviera del Brenta fu fortemente caratterizzata dalla presenza del binario e dei convogli della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta); giunti a Malcontenta i treni potevano proseguire per la stazione ferroviaria di Mestre o per Fusina, dove trovavano coincidenza con i battelli per Venezia gestiti dalla Società Veneta Lagunare, anch'essa controllata dalla Società Veneta, dando vita ad un sistema di trasporti integrato che proprio nella riviera vedeva la sua struttura principale. Tutt'oggi il Naviglio Brenta, che iniziando da Padova arriva fino a Fusina (VE), attraversa la Riviera del Brenta. Cinque conche di navigazione, dieci ponti mobili e oltre 30 km di navigazione rendono questo percorso fluviale il più interessante d'Europa. Decine di migliaia di passeggeri ogni anno navigano queste meravigliose acque. Per ogni informazione sulla navigazione turistica si può contattare l'ufficio informazioni di Mira, presso Villa Widmann / San Servolo Servizi Metropolitani di Venezia, aperto da martedì a domenica, 10.00–13.00 e 13.30–16.30, in Via Nazionale 420, Mira (VE), Tel. +39 041 424973, Fax. +39 041 4266560. Punto focale dell'economia della zona della Riviera del Brenta è l'industria calzaturiera (nata come conseguenza della crisi agraria del fine ottocento). Lo sviluppo di quest'industria si ha con la passione di Giovanni Luigi Voltan (1873-1941) che sfocia in un grande disegno imprenditoriale. Prima del figlio Giovanni, già il padre Carlo aveva intrapreso l'attività con l'apertura di diverse botteghe nella zona di Padova e Venezia. Giovanni Luigi viene a conoscenza delle moderne tecniche di lavorazione durante la sua permanenza a Boston, negli Stati Uniti. Al ritorno dal viaggio porta con sé nuovi macchinari, introducendo un sistema produttivo meccanizzato che permette di abbattere i costi e aumentare i volumi di produzione, ottenendo un vantaggio competitivo rispetto agli altri calzaturifici italiani. Il salto dimensionale per l'azienda Voltan si ha nel 1904: essa assume un profilo industriale (stabilimento di 8000 m², 400-500 operai occupati e produzione di 1000 paia di scarpe al giorno), diventando un punto di riferimento a livello nazionale. Negli anni, accanto ad una meccanizzazione dei processi produttivi, si sviluppa anche una rete distributiva diretta, eliminando i passaggi intermedi, con una riduzione dei prezzi fino al quaranta per cento. Un'altra personalità importante nel distretto della calzatura della riviera del Brenta è Narciso Rossi, il quale uscì dal calzaturificio Voltan per fondare insieme ad altri colleghi un'azienda propria. Negli anni, grazie soprattutto al contributo di Luigi, figlio di Narciso, l'impresa si sviluppa divenendo uno dei maggiori attori nel settore della calzatura di lusso da donna. Di seguito vengono indicate alcune delle principali ville venete della Riviera, suddivise per comune di appartenenza. Villa Foscari detta "la Malcontenta", Malcontenta Villa Allegri von Ghega (XVI secolo), Oriago Villa Corner Brusoni Scalella, Oriago Villa Gradenigo Fossati, Oriago Palazzo Moro (XV secolo), Oriago Villa Mocenigo, Oriago Villa Priuli, Oriago Villa Querini Stampalia, Mira Porte Barchesse di villa Valmarana, Mira Porte Villa Widmann Seriman Foscari, Mira Villa Venier, Mira Villa Levi Morenos, già Varisco, Mira Villa Alessandri, Mira Villa Bon, Mira Villa Badoer Fattoretto Villa Ferretti Angeli Villa Gasparini (XVIII secolo) Villa Recanati-Zuccon (costruita nella prima metà del Settecento) Villa Soranzo (costruita nel '500) Villa Barbarigo-Fontana (rielaborazione del '700 di una precedente abitazione cinquecentesca) Villa Corner-Vendramin ('700) Villa Contarini di San Basegio (costruita a cavallo fra il '600 e il '700) Villa Marchese De Seynos o degli Armeni ('600) Casa Venier-Tiepolo ('700) Villa Foscarini Rossi Villa Pisani detta "La Barbariga" Villa Pisani detta "La Nazionale" o Palazzo Reale Villa Sagredo Villa Dragonetti-Giantin, Campoverardo Villa Parolini Con la denominazione Città della Riviera del Brenta si intende l'unione dei comuni di Campagna Lupia, Dolo, Fiesso d'Artico e Fossò. L'unione ha sede a Dolo; fu costituita nel 2002 dai comuni di Dolo e Fiesso d'Artico. Sono affidate all'unione dei comuni tutte le competenze amministrative concernenti la gestione unitaria delle funzioni e dei servizi sottoelencati: polizia locale; attività produttive (commercio, agricoltura, artigianato, industria, turismo); retribuzione, formazione ed aggiornamento del personale; comunicazione e sportello integrato; notificazione atti; sportello unico. Il trasferimento all'unione di ulteriori funzioni e servizi avverrà a seguito di apposita delibera dei rispettivi consigli comunali. Sono organi dell'Unione: il Consiglio dell'Unione; il Presidente; la Giunta. Il Consiglio dell'Unione è composto dai sindaci e da un massimo di 3 consiglieri per ciascuno dei comuni partecipanti all'unione, eletti dai rispettivi consigli al proprio interno. La presidenza dell'Unione, per una durata pari ad un esercizio finanziario, compete a turno a ciascuno dei sindaci dei comuni associati. In caso di assenza o impedimento del Presidente, le funzioni sono esercitate dal Vice Presidente, che è il sindaco che secondo turnazione prenderà l'incarico l'anno successivo. La Giunta dell'Unione è composta dai sindaci dei comuni associati. Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Riviera del Brenta Sito dell'Unione dei comuni, su cittadellariviera.it. Il Burchiello - Servizio di linea lungo la Riviera del Brenta tra Padova e Venezia.

Scaltenigo
Scaltenigo

Scaltenigo è una frazione del comune di Mirano della città metropolitana di Venezia e conta circa 3 000 abitanti. Scaltenigo è situato a circa 5 km dal capoluogo comunale, Mirano. Il paese si sviluppa lungo due principali vie di collegamento: la prima, lunga ben 23 km, Strada Provinciale 30, Via Caltana, collega la località di Oriago di Mira (VE) a Campodarsego (PD); la seconda, Strada Provinciale 26, Via Scaltenigo-Ballò, collega il capoluogo, da Via Battisti, fino al centro della cittadina di Dolo (VE). Anche se di rilevanza inferiore, Via Scaltenigo rappresenta anticamente un collegamento dal capoluogo fino alla riviera del Brenta, a Dolo, ove, tramite il fiume Brenta giungevano commercianti con prodotti e merci. Via Caltana rappresentava il collegamento via terra tra Padova e Venezia e Scaltenigo si trova a metà strada in tale tragitto. Nell'incrocio di queste due direttrici sorge Scaltenigo, ove ancora oggi si possono vedere antichi segnali, sapientemente restaurati e conservati, che ricordano l'antica importanza del centro cittadino come punto di ritrovo o di scambio commerciale. Le vie, esterne, in cui si sviluppa il paese, invece, attorno alle due direttrici principali, sono costruite sulla base del graticolato romano, ovvero caratterizzate da lunghe direttrici esattamente perpendicolari tra loro, formando lotti di terreno esattamente quadrati o rettangolari. Anche queste sono di ampia importanza poiché collegano il centro con numerosi altri centri abitati, quali Canaceo, Zona Industriale Galilei, Campocroce di Mirano, Caltressa, Porara, Formigo, Vetrego e Ballò. A Scaltenigo scorrono alcuni corsi d'acqua: il fiume Lusore, che attraversa appena fuori dal centro del paese; il Cognaro e il Volpino a sud e il Caltressa a nord. Un altro è il Sezenego, considerato uno scolo e utilizzato principalmente per l'irrigazione estiva delle campagne ad est del paese e nel comune di Mira; l'acqua infatti è del fiume Lusore e viene immessa nello scolo tramite una pompa consortile durante l'estate. In località Formigo, tra il Cecenègo e il Lusore, è attraversato dal Passante di Mestre. Tra i monumenti nella località di Scaltenigo troviamo: - La Chiesa Arcipretale e parrocchiale, intitolata alla Cattedra di San Pietro, presenta un ottimo stato di conservazione ed originaria del XIV secolo. Si tratta di una chiesa (pieve) in stile romanico a campata unica ed a doppio abside, ampliata solo in epoca moderna con quattro piccoli altari nelle esistenti nicchie di sporgenza laterali. - Numerosi capitelli con sculture e affreschi, intitolati alla vergine Maria. Essi sono posti al delimitare antico del paese o in corrispondenza di confine o incrocio di collegamento e in tutte le direzioni. Verso nord, lungo la provinciale 26, (poco prima del ponte sul canale Caltressa), verso la località Porara (in Via Porara Gidoni), in Via Formigo, verso Marano (in Via Caltana), verso Ballò (al confine, in località Borgo Zucchero, sulla curva stretta della provinciale 26), verso Vetrego (in Via Vetrego (fronte civ.169) 500metri prima del confine con Vetrego), verso Caltana (in corrispondenza dell'incrocio con Via Don Orione) e, non meno importante, in direzione Campocroce, (nell'incrocio tra Via Caltressa principale e Via Caltressa verso Via Canaceo). Una piccola chiesa si trova in Via Accoppè Fratte; È anche essa molto antica e affrescata e si presenta ad oggi in ottimo stato di conservazione. - Un monumento ai "Caduti in Guerra" . Si tratta di un piccolo obelisco a base quadrata, con incisi sulle pareti i nomi dei soldati caduti in entrambi i conflitti mondiali, o dispersi a causa degli stessi. È situato nel giardino a lato sud della chiesa, ove anticamente erano collocate le tombe a terra, in un piccolo cimitero locale. Traccia dell'esistenza dell'antico cimitero è l'attuale conservazione, lungo la facciata sud della chiesa (adiacente al giardino), ed in parte anche nelle pareti est e nord, di antiche lapidi funebri. Dal 1974 esiste un Gruppo Sportivo Scaltenigo di pattinaggio in linea che ha raccolto con i propri atleti notevoli risultati sportivi a livello nazionale che internazionale. Tra gli atleti che hanno origini a Scaltenigo troviamo il pluri-medagliato [Daniel Niero]. Le scuole presenti in paese sono : - scuola materna e nido "santa Bernardetta" - scuola elementare "Giosuè Carducci" - scuola media "Leonardo da Vinci" La chiesa è dedicata alla Cattedra di San Pietro, che si ricorda il 22 febbraio. Una delle festività più rilevanti del paese si celebra per il giorno dei santi Pietro e Paolo, 29 giugno, in occasione della quale è organizzata la Sagra dei Santi Pietro e Paolo Apostoli in Scaltenigo . Altri eventi simili sono la "Festa d'Autunno" e la "Festa della Castagna", tra fine settembre e i primi di ottobre. Ogni anno si svolge la LUSORE RUNNING , gestita e organizzata dalla associazione “LUSORE SPORT A.S.D.” con il patrocinio del comune di Mirano e della provincia di Venezia, con la collaborazione dell'ente autostrade di Mestre-Venezia, consorzio di bonifica acque risorgive. Il percorso per i veri appassionati di corse e nordic walking. La manifestazione si svolge ogni Settembre. Il fine ultimo è di raccogliere fondi per associazioni, scuole, o strutture che ne abbiano bisogno, oltre al rilancio sportivo della zona di Scaltenigo. Il gruppo punk rock Veneto, Rumatera, ha dedicato all’omonimo paese una canzone dal titolo “Scaltenigo” contenuta nell’album del 2017 #Ricchissimi. Nella canzone si descrive il paese e la vita monotona di un piccolo paese di periferia, raccontando la giovinezza è l’adolescenza e una successiva fuga dal paesello da parte del protagonista, e un successivo ritorno all’insegna della nostalgia Sito chiesa di Scaltenigo Venezia www.cattedradisanpietro.it Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Scaltenigo