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Palazzetto (San Donà di Piave)

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Italy provincial location map 2016
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Palazzetto è una frazione di San Donà di Piave, nella città metropolitana di Venezia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzetto (San Donà di Piave) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzetto (San Donà di Piave)
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Passarella
Passarella

Passarella (Pasarela [pasaˈrɛa] in veneto, denominata anche Passarella di Sopra o Passarella di San Donà di Piave) è una frazione di San Donà di Piave, nella città metropolitana di Venezia. È situata a destra del fiume Piave, all'altezza di Palazzetto e a nord di Passarella di Sotto, frazione di Jesolo. L'origine risale a tempi assai remoti, quando il territorio era strettamente dipendente dal corso del Piave che spostava continuamente il suo corso e lasciava tratti interi di canali e di percorsi scavati, i quali costituivano bracci che finivano per interrarsi e sparire a seguito di altre invasioni, tracimazioni, ondate stagionali e forti inondazioni torrentizie. Le terre e i fanghi trasportati occupavano le barene e le lagune, riempiendole. Il documento forse più antico in cui si parla di Passarella risale al 20 marzo 1300, quando i Giudici del piovego, accompagnati da una piccola schiera di testimoni, circuirono i luoghi del Basso Estuario, elencati in un documento del 1015 pubblicato da Ottone Orseolo. Si trattava genericamente di una località e di un canale con probabilmente un passo con barche, per garantire i rapporti tra Eraclea e Jesolo. Il canale non si trattava di un ramo vivo del Piave, ma un suo tratto abbandonato di cui oggi è difficilmente ricostruibile la configurazione. Le cartine veneziane esistenti non lo legano al percorso contemporaneo della Piave Vecchia. L'etimologia è di facile individuazione: nell'area vi erano diverse passerelle, ossia dei passi molto stretti, costituiti da zattere, tramite i quali era possibile attraversare il fiume Piave. Passarella è una variante letteraria di passerella. Nel 1588, il patriarca di Aquileia Gennaro e Giovanni Trevisan conclusero un contratto enfiteutico delle valli del patriarcato con le lagune, acque e paludi che mettono capo nel canale chiamato Passarella. Il 21 giugno 1588, le famiglie patrizie Gradenigo e Malipiero godevano dei beni di Passarella e successivamente i beni e le proprietà passano presto sotto il controllo della nobile famiglia Da Mula. Nel 1595 venne costruita la villa della famiglia Da Mula con annessa una cappellina privata che tuttavia funse da riferimento per i pochi abitanti della zona, per lo più dipendenti o affittuari. La famiglia scelse di dare importanza all'agricoltura e concesse larghi tratti di terreno a grandi famiglie patrizie. Con questa politica si ebbe anche una valorizzazione e il risanamento della terraferma di questo territorio. Dal 1640 al 1682 Passarella si trovò al centro delle attenzioni della Repubblica che prevedé di effettuare interventi in difesa della laguna di Venezia. In questo contesto si iniziarono a pensare interventi per rimettere in ordine il territorio, primo fra tutti la diversione del Piave con lo scavo del nuovo corso del Piave (Piave nuovo) portandolo a Cortellazzo. Dopo anni e non poche difficoltà, nel 1664 la diversione del Piave è portata a termine. Nel 1758 Passarella assunse la denominazione di Villanova Passararia o de passarea; nello stesso periodo Passarella comprese anche il tratto della frazione di Palazzetto, separata prima dallo scavo del fiume e successivamente dalla costituzione della nuova parrocchia. Nel 1858 vennero costruiti due oratori uno di fronte all'altro (uno pubblico e uno di proprietà della famiglia Da Mula). In questi anni si alimenta sempre più un sentimento di autonomia ecclesiastica del paese. Il 15 luglio 1895 vennero acquistati tutti gli edifici di culto con un atto notarile steso da un notaio di San Donà per uso perpetuo della popolazione. Dopo questa riorganizzazione, venne innalzato il campanile della cuspide ghibellina; la chiesa invece, venne ultimata nel 1905. Nel 1913 venne benedetto il nuovo cimitero parrocchiale di Passarella fornito dal municipio di San Donà e si riunirono in casa canonica i parroci della zona per definire definitivamente i confini della frazione. Negli anni della prima guerra mondiale, dopo la vittoria e l'armistizio del 4 novembre 1918, i profughi che rientrarono in paese si trovarono dinanzi ad un territorio devastato, case distrutte e strade rese impraticabili. Nel 1920 a Passarella risiederono circa 1 200 abitanti. Tuttavia questo periodo si trattò molto duro per la popolazione a causa dei focolai di malaria attorno al paese, l'indisponibilità di acqua potabile e le gravi condizioni in cui versava il popolo. Si iniziò a bonificare il territorio e a ripulirlo dagli ordigni bellici inesplosi. Nel 1924 venne ricostruita la chiesa distrutta dalla Grande Guerra e il 24 maggio nacque il monumento ai caduti per la patria durante la guerra, il quale sorge nel piazzale antistante la chiesa. In esso sono scolpiti i nomi dei caduti per la patria del paese. Il 28 giugno 1925 venne iniziata la costruzione del campanile, ultimato il 20 dicembre 1926. Si tratta di una struttura alta 55 metri posta a fianco della chiesa. Nel 1931 il censimento effettuato contò 2 275 persone residenti nella parrocchia di Passarella. Nel 1956 vennero iniziati i lavori per la costruzione del grande asilo, terminato nel 1958. Questo asilo ha avuto anche la funzione di scuola media e di oratorio con residenza per le suore. Costante Chimenton, Passarella di Sopra e la sua nuova chiesa. Cenni di vita civile, memorie di guerra e documenti per la storia della ricostruzione, Treviso, Editrice Trevigiana, 1931. Costante Chimenton, S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e Passarella, Pordenone, Mario Stavolta Editore, 1981 [1928]. Giancarlo Ruffato, Passarella il nostro paese: anniversario 1911-2011, San Donà di Piave, Gruppo El Solzariol, 2011. Cittanova (Veneto) Grassaga Isiata Mussetta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Passarella Sito istituzionale di San Donà, su sandonadipiave.net. Sito istituzionale di Passarella, su passarella.it.

Chiesa di Santa Maria Concetta
Chiesa di Santa Maria Concetta

La chiesa di Santa Maria Concetta, nota anche con il titolo di duomo, è la parrocchiale di Eraclea, in città metropolitana e patriarcato di Venezia; fa parte del vicariato di Eraclea. Nel XVIII secolo il nobile Almorò Giustiniani Lolin acquisì dalla Repubblica di Venezia dei territori, alcuni dei quali paludosi, sulla riva sinistra della Piave Nuova; egli vi fondò una cappella dedicata all'Immacolata e al Rosario, attorno alla quale sorse poi il paese. Questo luogo di culto fu eretto a parrocchiale nel 1728; alcuni anni dopo, il 15 maggio 1737 ricevette in visita il vescovo di Torcello Vincenzo Maria Diedo, il quale trovò che i fedeli ammontavano a 535. Tra il 1917 e il 1918, con lo spostamento del fronte nella zona del Piave, la chiesa fu distrutta durante le operazioni belliche; nel dopoguerra si decise allora di riedificarla. La prima pietra della nuova parrocchiale neoromanica venne posta nel gennaio del 1920; la struttura, disegnata dall'architetto Giuseppe Berti, fu consacrata il 10 maggio 1930 dal patriarca di Venezia Pietro La Fontaine. Nel 1970, in ossequio alle norme postconciliari, fu realizzato il nuovo altare rivolto verso l'assemblea. Nella cappella a sinistra del presbiterio è conservato il corpo di San Magno di Oderzo, considerato tradizionalmente il primo vescovo della diocesi di Eraclea. La facciata a salienti della chiesa, rivolta a sudovest, è composta da tre corpi; quello centrale è caratterizzato da un portichetto rientrante che si apre su tre archi a tutto sesto e dal rosone affiancato da due alte finestre, mentre le due ali laterali presentano due finestre; sotto le linee degli spioventi corre una fila di archetti pensili. Le campane sono alloggiate in un campaniletto a vela posizionato sul lato sinistro della parrocchiale. L'interno dell'edificio si compone di tre navate, separate da colonne terminanti con capitelli d'ordine composito, con disegni floreali e pulvini, e sorreggenti degli archi a tutto sesto; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, ospitante l'altare maggiore e chiuso dall'abside semicircolare. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Concetta Parrocchia di S. MARIA CONCETTA, su parrocchiemap.it. URL consultato il 6 agosto 2022. Chiesa di Santa Maria Concetta, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Cittanova (Veneto)
Cittanova (Veneto)

Cittanova (Çitanova [t͡siˌtaˈnɔva] in veneto) è un centro abitato della città metropolitana di Venezia, diviso tra i comuni di San Donà di Piave (che lo considera come frazione) ed Eraclea (che lo classifica come località). Il confine tra i due comuni è segnato dal canale Ramo. L'attuale abitato, sorto dopo le bonifiche concluse nel Novecento, è l'erede di un centro ben più antico, tra i più importanti della Laguna Veneta medievale. Cittanova fu fondata all'inizio del IX secolo come Civitas Nova Heracliana (Nuova Città di Eraclea) sulle rovine dell'antica Heraclia, distrutta durante gli scontri tra le fazioni rivali dei filo-franchi e dei filo-bizantini (804) e quindi da Pipino (810). L'iniziativa venne dal doge Angelo Partecipazio, di famiglia eracleense, che vi fece costruire un palazzo di villeggiatura. Il nuovo centro mancava però di un sistema difensivo adeguato, e gli assalti ricominciarono: nell'880 fu devastata dagli Slavi, nel 900 fu la volta degli Ungari; a ciò si aggiunsero pestilenze ed alluvioni. A poco servirono dunque gli interventi dei dogi, che speravano in un ritorno all'antico splendore. Nel corso del X secolo, durante un periodo di tensione tra il ducato di Venezia e il Sacro Romano Impero, Cittanova fu soggetta al vescovo di Belluno (nonostante ospitasse una diocesi sin dai tempi di Heraclia). Nonostante la riappacificazione tra doge e imperatore, i vescovi restituirono il territorio solo nel 996, quando intervenne lo stesso Ottone III. Il 7 gennaio 999 lo stesso imperatore estese l'influenza della diocesi locale aggiungendovi nuovi possedimenti sino alle Mussette e alle Grassaghe (verso l'odierna San Donà di Piave), sino ad allora dipendenti dalla diocesi di Treviso. Ottone concesse anche il permesso di ampliare le difese di Cittanova con un sistema di torri di guardia contro le scorrerie dei pirati Illirici: la Turris Ducis, la Torre de Mossoni, la Torre da Fin, la Torre de Mezo e la Torre de Caligo. La fine giunse con la grande alluvione del 1110, quando il Piave mutò il suo corso, finendo per sfociare al Cavallino e trasformando le terre di Cittanova in una palude malarica. In breve tempo, dell'antica città non rimase più nulla, se non la cattedrale di San Pietro, periodicamente visitata in occasione delle solennità religiose dal vescovo, altrimenti residente in Venezia o in uno dei vicini monasteri. La diocesi venne infine soppressa nel 1440 e aggregata al patriarcato di Grado. San Donà passò dalla diocesi di Cittanova a quella di Treviso nel 1334. Tra il 1543 e il 1664 l'area fu interessata dalle imponenti opere idrauliche ordinate dalla Repubblica di Venezia per evitare l'impaludamento della sua laguna. Il Piave venne deviato e portato a sfociare in un vasto lago artificiale d'acqua dolce nei pressi di Cittanova chiamato Lago della Piave, dove oggi ci sono le frazioni di Passarella e Palazzetto. La situazione sembrava ideale per favorire il rifiorire della zona, ma nemmeno vent'anni dopo un'altra alluvione spinse il fiume ad assumere l'attuale corso e si dovette attendere la fine del primo conflitto mondiale perché si giungesse alla Bonifica di Eraclea. Oggi Cittanova è una località prettamente agricola. L'attuale chiesa della frazione fu costruita nel 1927 sul terreno donato dall'ingegner Francesco Velluti, come ricordato in una lapide affissa sul muro della Chiesa nel 1940. Nel 1954 il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli eresse Cittanova a parrocchia del vicariato di Eraclea con primo parroco don Giovanni Bessegato, già cappellano del Duomo di San Donà. Molti reperti dell'antica Eraclea-Cittanova sono andati perduti negli anni cinquanta, quando vennero alla luce i basamenti di una chiesa paleocristiana del 639, poi distrutti dai proprietari del terreno. Recenti fotografie aeree hanno confermato che la città si estendeva sulle isole della laguna opitergina poste fra le attuali località di Fiorentina, Fossà, Staffolo e Stretti. Posizionata sopra il canale Ramo sorge l'impianto di pompaggio più antico, costruito nel 1905. Se si osserva il livello dell'acqua del retrostante Canale Brian (verso cui le pompe sollevano l'acqua e direttamente comunicante col mare) si nota che i terreni circostanti sono al di sotto del livello del mare. Si tratta dell'impianto a maggior portata del Basso Piave, sulla cui facciata campeggia una lapide che ricorda le illustri origini di Cittanova. Teodegisillo Plateo, Il territorio di S. Donà nell'agro d'Eraclea: cenni storici, Treviso, Trevigiana Editrice, 1908. Pierluigi Tozzi e Maurizio Harari, Eraclea Veneta: immagine di una città sepolta, Parma, The Compagnia, 1984. Diocesi di Eraclea Bonifica di Eraclea Sito istituzionale di San Donà, su sandonadipiave.net. Sito istituzionale di Eraclea, su comune.eraclea.ve.it. Sito ufficiale della parrocchia, su parrocchiacittanova.it. URL consultato il 27 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013). La nascita di Cittanova: Il declino di Eraclea, su comune.eraclea.ve.it.

Torre Caligo
Torre Caligo

La torre Caligo (o torre del Caligo) era un antico fortilizio che sorgeva nell'attuale comune di Jesolo; si trovava ad ovest del capoluogo, sulle rive del canale Caligo, il quale si dirama poco prima dal Sile. Ne resta oggi solo il basamento. Ha origini altomedievali (gli Annali Camaldolesi ne collocano l'edificazione nel 930) ma fu probabilmente realizzata su un precedente edificio di epoca imperiale. Certamente è romano il materiale utilizzato: conci di pietra alla base e quindi corsi di mattoni. Le mappe antiche indicano inoltre una seconda torre omonima, situata a sud ovest, verso la foce del canale (località Lio Maggiore). A questa si aggiungeva una serie di altre costruzioni simili che si collocavano lungo il canale Revedoli, le quali tuttavia risultano già scomparse nel XVI secolo. Il sistema difensivo serviva a sorvegliare una zona strategica, controllando i canali diretti in laguna e la campagna coltivata dei dintorni. Questa torre funzionò soprattutto come pedaggio: per il Caligo, infatti, passava un ingente traffico commerciale (legname) mettendo in comunicazione il Piave con la Laguna Veneta e Venezia. Tuttavia, con l'apertura delle Porte del Cavallino (fine del XVII secolo), i traffici furono spostati più a sud e la torre rimase inutilizzata. Una mappa del 1713 la rappresenta ancora integra, ma è probabile che negli anni successivi venisse smantellata per reimpiegarne i materiali da costruzione. Attorno alla costruzione sorgevano anche alcuni edifici sacri. Secondo una tradizione, nei pressi della fortezza sorgeva un monastero che avrebbe ospitato San Romualdo (si riferiscono a questo episodio i semplici rilievi, di origine piuttosto recente, alla destra dell'ingresso). Nel 1551 è però documentato un oratorio dedicato a San Pietro frequentato dagli abitanti del luogo. La torre stessa rappresentò un luogo devozionale, come dimostrano alcuni elementi (croci, probabili resti di un altare, un tabernacolo). Nel 1927, infine, fu collocata sulla parete più alta una croce in ferro proveniente dalla vecchia chiesa di San Donà, distrutta durante la grande guerra. Durante la grande guerra i soldati italiani che combattevano lungo il fronte del Piave vi allestirono un deposito di munizioni. I resti costituiscono un sito archeologico tutelato in base al d. lgs. 42/2004.