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Oriano sopra Ticino

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Sesto Calende Chiesa di Sant'Antonio Abate 2023 09 25 00 45 26 001
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Oriano è una località del comune italiano di Sesto Calende posta a nordest del centro abitato verso Mercallo. Oriano era un piccolo centro abitato di antica origine, sede di parrocchia, appartenente alla pieve di Angera della Provincia di Milano. Il territorio comunale si espanse nel 1751 alloquando il governo di Maria Teresa gli annesse il confinante villaggio di Oneda, portando l'insieme a 198 abitanti. Nel 1786 Oriano con Oneda entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 230 abitanti, mentre nel 1853 raggiunse 292 residenti. All'Unità d'Italia (1861) Oriano contava 350 abitanti, marcando una significativa vivacità demografica. Nel 1863 cambiò nome in Oriano sopra Ticino per ordine della sottoprefettura varesina. Il comune venne soppresso nel 1869 e aggregato al comune di Sesto Calende. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oriano sopra Ticino Oriano sopra Ticino, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Oriano sopra Ticino (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Oriano sopra Ticino
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Luoghi vicini

Abbazia di San Donato
Abbazia di San Donato

L'abbazia di San Donato è un'abbazia del IX secolo, sita in località un tempo denominata Scozola, a Sesto Calende. L'abbazia fu voluta dal vescovo di Pavia, Liutardo, insieme al monastero andato distrutto, edificata sui resti di un tempio pagano. Fu costruita tra l'830 e l'864 dai monaci benedettini in una zona che controllava il pagamento dei pedaggi delle barche che risalivano in Ticino. A causa di questa posizione di interesse, nel XI secolo l'abbazia fu contesa tra i Benedettini e il vescovo di Milano e fu saccheggiata più volte, fino a che nel XII secolo Sesto Calende fu conquistata dai Visconti, lasciando il potere ai frati. A cavallo tra i secoli XI e XII, la chiesa venne ricostruita ispirandosi alle basiliche romaniche di Milano. Nel 1508 l'abbazia divenne commenda per esponenti della curia romana e nel 1534 fu concessa da papa Paolo III all'Ospedale maggiore di Milano in seguito alla rinuncia dell'arcivescovo (poi cardinale) Niccolò Schomberg. Successivamente, l'abbazia subì pesanti rimaneggiamenti e trasformazioni che comportarono, tra l'altro, la realizzazione di una copertura a volte e la realizzazione di finestre barocche al posto di monofore con doppia strombatura. Nel 1820 l'abbazia passò definitivamente dalla diocesi di Pavia all'arcidiocesi di Milano. Nel Museo civico Archeologico di Sesto Calende sono raccolte alcuni resti delle sculture un tempo presenti nell'abbazia. L'attuale edificio consta di tre navate asimmetriche e absidate. La parte superiore dell'absidina a sud, andata distrutta, è stata sostituita nel XVIII secolo dall'attuale sacrestia che poggia sui resti affrescati del precedente manufatto. L'altare maggiore è sopraelevato sulla chiesa originale alla quale si accede da due scale affiancate alla gradinata centrale settecentesca. La Chiesa è stata costruita con ciottoli trovati nella zona circostante. Nei muri esterni sono inglobati bassorilievi in marmo databili al IX secolo. Nella cripta, si leggono a malapena sinopie illustranti la Natività e l'Ave Maria. Le pareti che racchiudono l'altare maggiore, affrescate dal Bellotti, presentano curiose cariatidi con parti sporgenti degli abiti. Ai piedi del catino centrale, a due centri di curvatura a causa dell'intervento di sostituzione dell'originaria copertura lignea andata distrutta con le attuali volte in cotto, si snoda un coro ligneo di pregevole fattura con quindici stalli. All'esterno sono di particolare pregio architettonico l'absidina a nord (la porzione più antica dell'edificio), l'abside centrale (un tempo aperta da tre monofore) e la torre campanaria, decorati con archetti in cotto e in pietra. In tutte le murature esterne e interne sono inseriti, come materiali di reimpiego, elementi di precedenti edifici cristiani e pagani sui quali è stato edificato l'attuale tempio. All'interno, rielaborato più volte nel corso dei secoli, sono interessanti nel pronao o nartece della metà del XII secolo gli splendidi capitelli preromanici e le volte grafite. Questo avancorpo era probabilmente un portico aperto su tre lati, utilizzato poi come ampliamento della Chiesa dopo essere stato murato e aperto da tre portali. Il presbiterio si sviluppa sopra una cripta a tre navate, con cinque campate dotate di cupole sorrette da colonne a capitello rozzo. Numerosi e di varie epoche gli affreschi, alcuni dei quali trasferiti su tela in occasione di scoperte o di restauro. Tra questi la Madonna dei Limoni, del XVI secoli. Notevoli tra i rimanenti in sito, da segnalare, la Disputa di santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Zenale da Treviglio del 1503, nella nicchia un tempo fonte battesimale, la Madonna del latte sul pilastro centrale del lato destro della navata, l'Ultima cena, opera di Giovanni Battista Tarilli da Cureglia, datata 1581. Interessanti sono pure Dio in trono e la Teoria di santi nell'abside di sinistra. All'interno della chiesa, in occasione della creazione della pavimentazione in cotto che ha eliminato l'originale in beola e sarizzo, sono stati rinvenuti plutei facenti parte dell'ambone della chiesa del IX secolo e usati come riempimento. Di particolare pregio, sono oggi conservati nel Museo presso il palazzo Comunale. L'organo di gradevole voce, opera di Carlo Aletti di Monza (1869), è stato recentemente restaurato grazie ad una sottoscrizione. Enzo Fabiani, Enzo Pifferi e Maria Teresa Balboni, Abbazie di Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1980. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su abbazia di San Donato

Chiesa di San Bernardino (Sesto Calende)
Chiesa di San Bernardino (Sesto Calende)

La chiesa prepositurale di San Bernardino è una chiesa di Sesto Calende che fu costruita agli inizi del nostro XX secolo in luogo dell'antica chiesa di San Bernardino che era situata nell'attuale piazza Garibaldi, abbattuta d'autorità dal comune di Sesto Calende. La chiesa attuale non è quindi la più antica, ma è la più vasta in ampiezza. Essa è ricca di affreschi che illustrano scene del Vangelo e della figura del Patrono. L'edificio sacro venne consacrato ufficialmente al culto dal beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster il 2 giugno 1946. La chiesa custodisce le spoglie mortali del compianto Cardinale Angelo Dell'Acqua, sestese d'origine, poi diventato vicario di Roma sotto il pontificato di Papa Paolo VI. Il nuovo altare costruito secondo le norme conciliari del Vaticano II, è ampio, elegante e apprezzato: fu consacrato dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1991. Da ammirare, all'interno, le meravigliose dodici colonne in granito di Baveno, destinate, secondo dicerie locali, alla basilica di San Paolo in Roma, ma sequestrate in seguito al fallimento della ditta fornitrice, durante il trasporto per mezzo di barconi sul fiume Ticino. Rimasero per più di 20 anni abbandonate a Sesto Calende in riva al Ticino, in seguito vennero cedute a prezzo vantaggioso ed acquistate per la nuova chiesa. Degni di nota sono la pavimentazione di tutta la chiesa, gli affreschi della navata centrale attribuiti ad Arduino e raffigurati scene di Cristo e san Bernardino, l'altare in marmo, le vetrate di buona fattura, il soffitto ligneo a cassettoni rivestiti a stucchi policromi, la cappella del Sacro Cuore, i due affreschi di fianco all'altare e il magnifico organo, composto da più di 2500 canne, installato nel 1937 dall'organaro varesino Giorgio Maroni. Da ammirare anche, all'esterno i tre mosaici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bernardino Chiesa di San Bernardino, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Castello Visconteo (Castelletto sopra Ticino)
Castello Visconteo (Castelletto sopra Ticino)

Il Castello Visconteo è un castello situato nel comune di Castelletto sopra Ticino. La storia di questo monumento è ricostruibile solo in parte, grazie a documenti sparsi; un primo documento risale al 1145 in cui i Da Castello vengono citati come proprietari di una residenza fortificata. In altri documenti risalenti al Due e Trecento parlano delle famiglie Torriani e Visconti; il 6 agosto 1329 viene pubblicato un diploma di Ludovico il Bavaro a Pavia il quale afferma il possesso delle terre ad Ottorino Visconti, ma quando vi fu la stesura degli Statuti della Comunità di Castelletto nel 1340 trascritti da Simone Gafforio non vennero riconosciuti i diritti di territorio ai Visconti perché vennero riconosciuti solo all'imperatore, essi sono conservati presso l'archivio Molli della Fondazione Marazza di Borgomanero. Viene dichiarato da un cronista milanese Galvaro Fiamma nel quattordicesimo secolo come baluardo di difesa del territorio milanese. Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 e dopo essere divenuto duca Filippo Maria, il castello fu consegnato a Ermes e Lancellotto Visconti, i quali erano i proprietari di Pombia e Varallo Pombia dal 1413; essi si dovettero tirare a sorte le parti della fortezza che gli spettavano, il tutto con l'aiuto di un notaio. Due dei più importanti proprietari del castello furono Alberto e Giovanni Maria Visconti. Il secondo era il conte di Sesto Calende e figlio di Lancellotto, lui ereditò una parte del terreno del padre e volse la sua lealtà a Ludovico il Moro. Suo fratello Alberto ebbe una lunga discendenza e nel 1471 associò al proprio cognome Visconti il predicato D'aragona, il quale li fu concesso dal re Ferdinando di Sicilia; successivamente nel 1495 Giovanni Maria Visconti equipaggiò una flotta di barche da spedire sul Ticino per evitare l'invasione del Milanese da parte dei Francesi, ma nel 1500 il Moro fu catturato e così Giovanni si rifugiò in Austria. Nel diciassettesimo secolo il castello diventò una residenza e in alcune relazioni di quel periodo si dichiara che non vi è mai stato un castello, ma in realtà era scomparso dalla memoria di tutti; Vagliano nella sua opera "Le rive del Verbano" del 1710 cita il castello come fortezza, poi viene presentato anche da padre Arista in un'opera stampata nel 1716 come residenza dei Torriani, fu fonte di ispirazione per il romanzo storico "Marco Visconti" di Tommaso Grossi. Nel 1748 il territorio passa in mano ai Savoia, poi ai francesi e infine di nuovo ai Savoia; anche Giuseppe Garibaldi nel 1859 usufruì delle barche di Castelletto per raggiungere la Lombardia. Oggi il castello di Castelletto sopra Ticino rappresenta solo un'antica e influente residenza di campagna. Il castello fu ristrutturato in diversi modi architettonici nel corso dei secoli; le testimonianze più antiche risalgono all'epoca viscontea, quando la fortezza era nel suo periodo di splendore. Aveva una pianta quadrilatera e possedeva quattro torri agli angoli, due erano posizionate sul versante nord occidentale della struttura e le altre due posizionate sul lato verso il fiume. Con uno studio approfondito si è potuto scoprire che la muratura era anticamente composta da uno strato di ciottoli che in seguito fu rinforzata da pietre quadrate e poi vi furono altri interventi di adattamento, la funzione difensiva originaria è ancora rilevabile nonostante tutte le modifiche fatte nel tempo e adesso le due torri del castello che si affacciano sul fiume sono molto danneggiate e frantumate; nella facciata principale si può vedere lo stemma dei Visconti D'Aragona, nel castello troviamo anche una sala degli stemmi, la quale è decorata con i simboli araldici del biscione visconteo e dell'aquila imperiale; ci sono anche degli stemmi delle donne appartenuti alle famiglie Perrone di San Martino e Visconti Ornavasso. Dalla parrocchia è possibile accedere alla sala principale dell'edificio dove si può vedere lo stemma dei visconti come decorazione sul pavimento, il quale è fatto a seminato alla veneziana e si vede anche il soffitto appena ristrutturato. Castelletto sopra Ticino, collana Percorsi storia documenti artistici del novarese, Provincia di Novara, 1998. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello Visconteo

Monumento naturale regionale di Preia Buia

Il monumento naturale regionale di Preia Buia, riportato sulla cartellonistica anche come Sasso di Preja Buia o Masso erratico Sass de Preja Buia o ancora Masso di Preja Büja, è un complesso megalitico situato nel territorio comunale di Sesto Calende in provincia di Varese, in un’area boschiva a un centinaio di metri a nord dell’Oratorio di San Vincenzo. Si tratta di un grosso masso erratico di serpentino, di epoca quaternaria, sul quale sono iscritti dei petroglifi simbolici e delle coppelle. Accanto ad esso vi sono altri due massi erratici di minori dimensioni, anch'essi riportanti incisioni preistoriche e coppellarie. I petroglifi suggeriscono si trattasse di un altare di epoca preistorica . In questo luogo sono ambientati alcuni miti e leggende della tradizione locale, legate a maternità, fertilità, mitologia greca, a San Giorgio e il Drago. La litologia del masso è serpentino, una roccia verdastra scintillante, non affiorante nell'area, a riprova di come le colline che sovrastano Sesto Calende, come le Prealpi Lombarde in genere, siano ricoperte di materiale di origine morenica, ovvero generate da fenomeni legati alle glaciazioni. Il 22 maggio 1984 la giunta regionale lombarda ha deliberato l’istituzione del Monumento naturale regionale di Preia Buia al fine di tutelarlo nelle sue caratteristiche naturali, quale testimonianza della storia geologica del territorio regionale. La gestione è affidata al consorzio del Parco naturale lombardo della Valle del Ticino, che si occupa della sua conservazione e ripristino oltre che della divulgazione e conoscenza di questo esclusiva opera della natura e dell’uomo. Elenco delle altre aree protette italiane Monumento naturale Monumento naturale regionale di Preia Buia su Parks.it, il portale dei Parchi italiani. Preia Buia sul sito del Sistema parchi della Lombardia, su parchi.regione.lombardia.it (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2006). Il Sass da Preja Büja sul sito del Comune di Sesto Calende. Sass di Preja Buia Archiviato il 5 settembre 2018 in Internet Archive. su Il germoglio del Ticino, un progetto di promozione economico-turistica avviato dal Parco lombardo della Valle del Ticino.

Stazione di Sesto Calende
Stazione di Sesto Calende

La stazione di Sesto Calende è una stazione ferroviaria posta all'incrocio delle linee Domodossola-Milano e Novara-Pino, a servizio dell'omonima città. La stazione venne attivata il 24 luglio 1865 come capolinea provvisorio della tratta da Gallarate della ferrovia Rho-Arona; la linea fu completata l'8 settembre 1868. Il 4 dicembre 1882, con l'attivazione della ferrovia Novara-Pino, divenne stazione di incrocio. È presente il fabbricato viaggiatori in classico stile ferroviario. Il primo piazzale serve la Domodossola–Milano, ed è composto da quattro binari, di cui tre serviti da banchine (uno, due e tre): il primo binario è di corretto tracciato e serve i treni regionali in direzione di Domodossola; il secondo binario è di corretto tracciato e serve i treni regionali in direzione di Milano; il terzo binario è di deviata, e viene utilizzato per i treni in entrambe le direzioni, nei casi di ritardi o guasti ai treni; il quarto binario è di deviata. Il secondo piazzale serve la Luino-Novara, ed è composto da tre binari (quinto, sesto e settimo): il quinto binario è di corretto tracciato; il sesto binario è di deviata; il settimo binario è di deviata. I due piazzali sono collegati all'estremità nord da una bretella di raccordo (questo binario viene chiamato Binario 8), che consente ai treni merci provenienti dal Gottardo (via Pino) di proseguire verso Gallarate e Milano senza invertire la marcia; i lavori per la costruzione di tale bretella si sono conclusi con l'attivazione, nel 2006. La stazione è servita dai treni regionali (R) di Trenitalia sul percorso Milano-Domodossola, dai treni regionali (R) di Trenord sul percorso Milano-Gallarate-Arona, e dai treni regio express (RE) di Trenord sul percorso Milano-Domodossola, che effettuano fermata solo nelle stazioni principali. Fino al 13 dicembre 2013 la stazione era servita da due coppie di treni regionali di Trenitalia sul percorso (FS) Novara-Laveno e da una coppia di treni regionali, sempre effettuali da Trenitalia, sul percorso (FS) Novara-Sesto Calende. In seguito a quella data, è stato istituito dalla società lombarda Trenord, limitatamente alla tratta Sesto Calende-Laveno, un servizio di autobus sostitutivi, attivo solo nei giorni lavorativi È gestita da Rete Ferroviaria Italiana che ai fini commerciali classifica l'impianto in categoria Bronze, dispone di: Sala d'attesa Biglietteria self-service Parcheggio Sottopassaggio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Sesto Calende