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Stazione di Castelletto Ticino

Castelletto sopra TicinoInformazioni senza fontePagine con mappeStazioni ferroviarie attivate nel 1882Stazioni ferroviarie della provincia di Novara
Castelletto Ticino staz ferr lato strada
Castelletto Ticino staz ferr lato strada

La stazione di Castelletto Ticino è una fermata ferroviaria posta sulla linea Novara-Pino, a servizio dell'omonimo comune È gestita da Rete Ferroviaria Italiana. La stazione fu aperta nel 1882 e disponeva di due binari passanti più lo scalo merci. Il 26 febbraio 2012 fu declassata a fermata. Fino al 13 dicembre 2013, la stazione era servita da due coppie di treni sul percorso Novara(Fs)-Laveno e da una coppia di treni sul percorso Novara(Fs)-Sesto Calende. Tutti i treni erano classificati come treni regionali (R) ed erano effettuati da Trenitalia per conto della Regione Piemonte. Da quella data, la fermata risulta priva di traffico passeggeri. È presente un fabbricato viaggiatori a due piani in classico stile ferroviario, che ad oggi risulta chiuso. La Stazione, prima della trasformazione in fermata, disponeva di 3 binari e di alcuni tronchini per il carico/scarico merci. L'impianto era del tipo con scambi a chiave e un apparato ADM. In seguito, per via della semplificazione degli impianti (è stato soppresso il binario centrale per consentire la realizzazione di un marciapiede di larghezza regolamentare), attuata da RFI dai primi anni 2000, per sostituire il sistema di blocco con il Bca e impresenziare gli impianti, si è deciso di sopprimere l'impianto (unico rimasto nel tratto Oleggio-Sesto Calende, dopo la soppressione di Pombia), provvedimenti attuati con la circolare di trasformazione in fermata di cui sopra. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Castelletto Ticino

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Stazione di Castelletto Ticino
Viale Stazione,

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.7108 ° E 8.63843 °
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Indirizzo

Stazione F.S. di Castelletto Ticino

Viale Stazione 2
28053
Piemonte, Italia
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Castelletto Ticino staz ferr lato strada
Castelletto Ticino staz ferr lato strada
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Luoghi vicini

Castello Visconteo (Castelletto sopra Ticino)
Castello Visconteo (Castelletto sopra Ticino)

Il Castello Visconteo è un castello situato nel comune di Castelletto sopra Ticino. La storia di questo monumento è ricostruibile solo in parte, grazie a documenti sparsi; un primo documento risale al 1145 in cui i Da Castello vengono citati come proprietari di una residenza fortificata. In altri documenti risalenti al Due e Trecento parlano delle famiglie Torriani e Visconti; il 6 agosto 1329 viene pubblicato un diploma di Ludovico il Bavaro a Pavia il quale afferma il possesso delle terre ad Ottorino Visconti, ma quando vi fu la stesura degli Statuti della Comunità di Castelletto nel 1340 trascritti da Simone Gafforio non vennero riconosciuti i diritti di territorio ai Visconti perché vennero riconosciuti solo all'imperatore, essi sono conservati presso l'archivio Molli della Fondazione Marazza di Borgomanero. Viene dichiarato da un cronista milanese Galvaro Fiamma nel quattordicesimo secolo come baluardo di difesa del territorio milanese. Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 e dopo essere divenuto duca Filippo Maria, il castello fu consegnato a Ermes e Lancellotto Visconti, i quali erano i proprietari di Pombia e Varallo Pombia dal 1413; essi si dovettero tirare a sorte le parti della fortezza che gli spettavano, il tutto con l'aiuto di un notaio. Due dei più importanti proprietari del castello furono Alberto e Giovanni Maria Visconti. Il secondo era il conte di Sesto Calende e figlio di Lancellotto, lui ereditò una parte del terreno del padre e volse la sua lealtà a Ludovico il Moro. Suo fratello Alberto ebbe una lunga discendenza e nel 1471 associò al proprio cognome Visconti il predicato D'aragona, il quale li fu concesso dal re Ferdinando di Sicilia; successivamente nel 1495 Giovanni Maria Visconti equipaggiò una flotta di barche da spedire sul Ticino per evitare l'invasione del Milanese da parte dei Francesi, ma nel 1500 il Moro fu catturato e così Giovanni si rifugiò in Austria. Nel diciassettesimo secolo il castello diventò una residenza e in alcune relazioni di quel periodo si dichiara che non vi è mai stato un castello, ma in realtà era scomparso dalla memoria di tutti; Vagliano nella sua opera "Le rive del Verbano" del 1710 cita il castello come fortezza, poi viene presentato anche da padre Arista in un'opera stampata nel 1716 come residenza dei Torriani, fu fonte di ispirazione per il romanzo storico "Marco Visconti" di Tommaso Grossi. Nel 1748 il territorio passa in mano ai Savoia, poi ai francesi e infine di nuovo ai Savoia; anche Giuseppe Garibaldi nel 1859 usufruì delle barche di Castelletto per raggiungere la Lombardia. Oggi il castello di Castelletto sopra Ticino rappresenta solo un'antica e influente residenza di campagna. Il castello fu ristrutturato in diversi modi architettonici nel corso dei secoli; le testimonianze più antiche risalgono all'epoca viscontea, quando la fortezza era nel suo periodo di splendore. Aveva una pianta quadrilatera e possedeva quattro torri agli angoli, due erano posizionate sul versante nord occidentale della struttura e le altre due posizionate sul lato verso il fiume. Con uno studio approfondito si è potuto scoprire che la muratura era anticamente composta da uno strato di ciottoli che in seguito fu rinforzata da pietre quadrate e poi vi furono altri interventi di adattamento, la funzione difensiva originaria è ancora rilevabile nonostante tutte le modifiche fatte nel tempo e adesso le due torri del castello che si affacciano sul fiume sono molto danneggiate e frantumate; nella facciata principale si può vedere lo stemma dei Visconti D'Aragona, nel castello troviamo anche una sala degli stemmi, la quale è decorata con i simboli araldici del biscione visconteo e dell'aquila imperiale; ci sono anche degli stemmi delle donne appartenuti alle famiglie Perrone di San Martino e Visconti Ornavasso. Dalla parrocchia è possibile accedere alla sala principale dell'edificio dove si può vedere lo stemma dei visconti come decorazione sul pavimento, il quale è fatto a seminato alla veneziana e si vede anche il soffitto appena ristrutturato. Castelletto sopra Ticino, collana Percorsi storia documenti artistici del novarese, Provincia di Novara, 1998. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello Visconteo

Chiesa di San Bernardino (Sesto Calende)
Chiesa di San Bernardino (Sesto Calende)

La chiesa prepositurale di San Bernardino è una chiesa di Sesto Calende che fu costruita agli inizi del nostro XX secolo in luogo dell'antica chiesa di San Bernardino che era situata nell'attuale piazza Garibaldi, abbattuta d'autorità dal comune di Sesto Calende. La chiesa attuale non è quindi la più antica, ma è la più vasta in ampiezza. Essa è ricca di affreschi che illustrano scene del Vangelo e della figura del Patrono. L'edificio sacro venne consacrato ufficialmente al culto dal beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster il 2 giugno 1946. La chiesa custodisce le spoglie mortali del compianto Cardinale Angelo Dell'Acqua, sestese d'origine, poi diventato vicario di Roma sotto il pontificato di Papa Paolo VI. Il nuovo altare costruito secondo le norme conciliari del Vaticano II, è ampio, elegante e apprezzato: fu consacrato dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1991. Da ammirare, all'interno, le meravigliose dodici colonne in granito di Baveno, destinate, secondo dicerie locali, alla basilica di San Paolo in Roma, ma sequestrate in seguito al fallimento della ditta fornitrice, durante il trasporto per mezzo di barconi sul fiume Ticino. Rimasero per più di 20 anni abbandonate a Sesto Calende in riva al Ticino, in seguito vennero cedute a prezzo vantaggioso ed acquistate per la nuova chiesa. Degni di nota sono la pavimentazione di tutta la chiesa, gli affreschi della navata centrale attribuiti ad Arduino e raffigurati scene di Cristo e san Bernardino, l'altare in marmo, le vetrate di buona fattura, il soffitto ligneo a cassettoni rivestiti a stucchi policromi, la cappella del Sacro Cuore, i due affreschi di fianco all'altare e il magnifico organo, composto da più di 2500 canne, installato nel 1937 dall'organaro varesino Giorgio Maroni. Da ammirare anche, all'esterno i tre mosaici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bernardino Chiesa di San Bernardino, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Stazione di Sesto Calende
Stazione di Sesto Calende

La stazione di Sesto Calende è una stazione ferroviaria posta all'incrocio delle linee Domodossola-Milano e Novara-Pino, a servizio dell'omonima città. La stazione venne attivata il 24 luglio 1865 come capolinea provvisorio della tratta da Gallarate della ferrovia Rho-Arona; la linea fu completata l'8 settembre 1868. Il 4 dicembre 1882, con l'attivazione della ferrovia Novara-Pino, divenne stazione di incrocio. È presente il fabbricato viaggiatori in classico stile ferroviario. Il primo piazzale serve la Domodossola–Milano, ed è composto da quattro binari, di cui tre serviti da banchine (uno, due e tre): il primo binario è di corretto tracciato e serve i treni regionali in direzione di Domodossola; il secondo binario è di corretto tracciato e serve i treni regionali in direzione di Milano; il terzo binario è di deviata, e viene utilizzato per i treni in entrambe le direzioni, nei casi di ritardi o guasti ai treni; il quarto binario è di deviata. Il secondo piazzale serve la Luino-Novara, ed è composto da tre binari (quinto, sesto e settimo): il quinto binario è di corretto tracciato; il sesto binario è di deviata; il settimo binario è di deviata. I due piazzali sono collegati all'estremità nord da una bretella di raccordo (questo binario viene chiamato Binario 8), che consente ai treni merci provenienti dal Gottardo (via Pino) di proseguire verso Gallarate e Milano senza invertire la marcia; i lavori per la costruzione di tale bretella si sono conclusi con l'attivazione, nel 2006. La stazione è servita dai treni regionali (R) di Trenitalia sul percorso Milano-Domodossola, dai treni regionali (R) di Trenord sul percorso Milano-Gallarate-Arona, e dai treni regio express (RE) di Trenord sul percorso Milano-Domodossola, che effettuano fermata solo nelle stazioni principali. Fino al 13 dicembre 2013 la stazione era servita da due coppie di treni regionali di Trenitalia sul percorso (FS) Novara-Laveno e da una coppia di treni regionali, sempre effettuali da Trenitalia, sul percorso (FS) Novara-Sesto Calende. In seguito a quella data, è stato istituito dalla società lombarda Trenord, limitatamente alla tratta Sesto Calende-Laveno, un servizio di autobus sostitutivi, attivo solo nei giorni lavorativi È gestita da Rete Ferroviaria Italiana che ai fini commerciali classifica l'impianto in categoria Bronze, dispone di: Sala d'attesa Biglietteria self-service Parcheggio Sottopassaggio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Sesto Calende

Abbazia di San Donato
Abbazia di San Donato

L'abbazia di San Donato è un'abbazia del IX secolo, sita in località un tempo denominata Scozola, a Sesto Calende. L'abbazia fu voluta dal vescovo di Pavia, Liutardo, insieme al monastero andato distrutto, edificata sui resti di un tempio pagano. Fu costruita tra l'830 e l'864 dai monaci benedettini in una zona che controllava il pagamento dei pedaggi delle barche che risalivano in Ticino. A causa di questa posizione di interesse, nel XI secolo l'abbazia fu contesa tra i Benedettini e il vescovo di Milano e fu saccheggiata più volte, fino a che nel XII secolo Sesto Calende fu conquistata dai Visconti, lasciando il potere ai frati. A cavallo tra i secoli XI e XII, la chiesa venne ricostruita ispirandosi alle basiliche romaniche di Milano. Nel 1508 l'abbazia divenne commenda per esponenti della curia romana e nel 1534 fu concessa da papa Paolo III all'Ospedale maggiore di Milano in seguito alla rinuncia dell'arcivescovo (poi cardinale) Niccolò Schomberg. Successivamente, l'abbazia subì pesanti rimaneggiamenti e trasformazioni che comportarono, tra l'altro, la realizzazione di una copertura a volte e la realizzazione di finestre barocche al posto di monofore con doppia strombatura. Nel 1820 l'abbazia passò definitivamente dalla diocesi di Pavia all'arcidiocesi di Milano. Nel Museo civico Archeologico di Sesto Calende sono raccolte alcuni resti delle sculture un tempo presenti nell'abbazia. L'attuale edificio consta di tre navate asimmetriche e absidate. La parte superiore dell'absidina a sud, andata distrutta, è stata sostituita nel XVIII secolo dall'attuale sacrestia che poggia sui resti affrescati del precedente manufatto. L'altare maggiore è sopraelevato sulla chiesa originale alla quale si accede da due scale affiancate alla gradinata centrale settecentesca. La Chiesa è stata costruita con ciottoli trovati nella zona circostante. Nei muri esterni sono inglobati bassorilievi in marmo databili al IX secolo. Nella cripta, si leggono a malapena sinopie illustranti la Natività e l'Ave Maria. Le pareti che racchiudono l'altare maggiore, affrescate dal Bellotti, presentano curiose cariatidi con parti sporgenti degli abiti. Ai piedi del catino centrale, a due centri di curvatura a causa dell'intervento di sostituzione dell'originaria copertura lignea andata distrutta con le attuali volte in cotto, si snoda un coro ligneo di pregevole fattura con quindici stalli. All'esterno sono di particolare pregio architettonico l'absidina a nord (la porzione più antica dell'edificio), l'abside centrale (un tempo aperta da tre monofore) e la torre campanaria, decorati con archetti in cotto e in pietra. In tutte le murature esterne e interne sono inseriti, come materiali di reimpiego, elementi di precedenti edifici cristiani e pagani sui quali è stato edificato l'attuale tempio. All'interno, rielaborato più volte nel corso dei secoli, sono interessanti nel pronao o nartece della metà del XII secolo gli splendidi capitelli preromanici e le volte grafite. Questo avancorpo era probabilmente un portico aperto su tre lati, utilizzato poi come ampliamento della Chiesa dopo essere stato murato e aperto da tre portali. Il presbiterio si sviluppa sopra una cripta a tre navate, con cinque campate dotate di cupole sorrette da colonne a capitello rozzo. Numerosi e di varie epoche gli affreschi, alcuni dei quali trasferiti su tela in occasione di scoperte o di restauro. Tra questi la Madonna dei Limoni, del XVI secoli. Notevoli tra i rimanenti in sito, da segnalare, la Disputa di santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Zenale da Treviglio del 1503, nella nicchia un tempo fonte battesimale, la Madonna del latte sul pilastro centrale del lato destro della navata, l'Ultima cena, opera di Giovanni Battista Tarilli da Cureglia, datata 1581. Interessanti sono pure Dio in trono e la Teoria di santi nell'abside di sinistra. All'interno della chiesa, in occasione della creazione della pavimentazione in cotto che ha eliminato l'originale in beola e sarizzo, sono stati rinvenuti plutei facenti parte dell'ambone della chiesa del IX secolo e usati come riempimento. Di particolare pregio, sono oggi conservati nel Museo presso il palazzo Comunale. L'organo di gradevole voce, opera di Carlo Aletti di Monza (1869), è stato recentemente restaurato grazie ad una sottoscrizione. Enzo Fabiani, Enzo Pifferi e Maria Teresa Balboni, Abbazie di Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1980. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su abbazia di San Donato

Chiesa di San Michele (Golasecca)
Chiesa di San Michele (Golasecca)

La chiesa di San Michele è una delle poche strutture ancora esistenti di epoca medioevale a Golasecca. La sua storia risale al XI secolo, ed è considerata uno dei più antichi edifici religiosi della regione. La chiesa di San Michele presenta uno stile architettonico romanico/gotico, con elementi che testimoniano la sua antichità, come ad esempio i suoi muri in pietra, il portale d'ingresso e le decorazioni scolpite che riflettono l'arte e l'architettura dell'epoca. Nel corso dei secoli, la chiesa di San Michele ha subito diverse trasformazioni e restauri, ma ha mantenuto la sua importanza come centro di culto e come testimonianza del passato storico della zona. Durante il Medioevo, la chiesa potrebbe aver svolto un ruolo significativo nella vita religiosa e sociale della comunità locale, fungendo da punto di riferimento per le attività religiose, culturali e sociali. La facciata è dominata da un grande portale d'ingresso, sormontato da un architrave decorato e da un arco a tutto sesto. Questo portale è ornato con sculture e bassorilievi che rappresentano motivi religiosi e simbolici, come croci, animali mitologici e figure umane. Questi dettagli scolpiti aggiungono fascino e profondità alla facciata della chiesa, evidenziando l'abilità artigianale dei maestri scultori dell'epoca. Le pareti esterne della chiesa sono realizzate in pietra locale, conferendo all'edificio un aspetto solido e resistente. Lungo le pareti si possono notare anche piccole finestre romaniche, caratterizzate da archi a tutto sesto e protette da grate di ferro battuto. Queste finestre consentono l'ingresso della luce naturale all'interno della chiesa e aggiungono un tocco di grazia all'architettura complessiva. All'interno della chiesa, è possibile ammirare affreschi e dipinti murali che risalgono a diverse epoche storiche, alcuni dei quali sono stati restaurati per preservare la loro bellezza e importanza artistica. Questi dipinti rappresentano scene religiose, santi e simboli cristiani, offrendo ai visitatori un'opportunità unica per immergersi nella spiritualità e nella storia della chiesa e della comunità locale. L'arredamento interno è sobrio ed essenziale, con altari in pietra e legno scolpito, che aggiungono un tocco di semplice eleganza all'ambiente. Uno degli elementi più significativi all'interno della chiesa di San Michele è l'altare maggiore, dedicato al santo patrono della chiesa, San Michele Arcangelo. Questo altare era il fulcro delle celebrazioni liturgiche e delle preghiere dei fedeli, e spesso era decorato con fiori e candele durante le festività religiose. Golasecca Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Arcidiocesi di Milano Regione ecclesiastica Lombarda Chiesa medioevale

Chiesa dei Santi Simone e Giuda (Golasecca)
Chiesa dei Santi Simone e Giuda (Golasecca)

La chiesa dei Santi Simone e Giuda è una chiesa sussidiaria di Golasecca, in provincia di Varese e arcidiocesi di Milano. La sua costruzione ebbe inizio nel XVII secolo, intorno al 1646, su iniziativa di Bernardino Visconti, un nobile della zona. Originariamente concepita come luogo di culto, la chiesa presto assunse un ruolo diverso quando fu convertita in un Lazzaretto, ovvero un ospedale per malati di peste. Questa trasformazione avvenne in risposta alle devastanti epidemie che colpirono l'Europa in quel periodo, compresa l'Italia settentrionale. Il Lazzaretto di Golasecca, grazie alla sua posizione isolata e alla sua struttura robusta, forniva un rifugio per i malati di peste e svolgeva un ruolo cruciale nell'assistenza durante tali crisi sanitarie. Questo periodo segnò un'importante fase nella storia della chiesa, poiché divenne un centro di cura e assistenza, oltre che di preghiera. Nel corso dei secoli successivi, la chiesa subì diverse trasformazioni e restauri per adattarsi alle esigenze della comunità locale e ai cambiamenti architettonici. Tuttavia, conservò la sua importanza come punto di riferimento nella vita della comunità di Golasecca. Oggi, la Chiesa dei Santi Simone e Giuda, conosciuta anche come Lazzaretto di Golasecca, rappresenta un importante monumento storico e culturale nella regione. Continua a essere un punto di interesse per i visitatori che desiderano conoscere la ricca storia e le tradizioni della zona. La facciata della chiesa è caratterizzata da elementi tipici dello stile tardo gotico, tra cui archi acuti, decorazioni scolpite e dettagli intricati. La facciata presenta un portale principale che funge da ingresso principale alla chiesa. Questo portale è decorato con sculture raffiguranti figure religiose o motivi ornamentali. Tipiche dello stile gotico, le finestre a bifora sono presenti sulla facciata della chiesa, contribuendo a dare un senso di verticalità ed eleganza all'edificio. La chiesa è stata costruita utilizzando materiali tradizionali dell'epoca, come pietra locale o mattoni, che conferiscono alla struttura un aspetto solido e duraturo. La facciata è arricchita da vari elementi decorativi, come ghiere intagliate, archi decorati, o sculture che raffigurano santi, angeli o altre figure religiose. Nel corso dei secoli, la facciata della chiesa ha subito diversi restauri e aggiunte per mantenere o migliorare la sua struttura e il suo aspetto estetico, riflettendo i gusti e le esigenze architettoniche dei rispettivi periodi. La chiesa presenta una navata centrale che si estende dalla porta d'ingresso fino all'altare maggiore. Questa parte dell'edificio è generalmente caratterizzata da volte a crociera o a botte, tipiche dell'architettura gotica. All'estremità della navata centrale si trova l'altare maggiore. Lungo le pareti della navata centrale sono presenti cappelle laterali, ognuna dedicata a un santo o a un evento religioso specifico. Queste cappelle contengono altari secondari, dipinti, statue o altre opere d'arte sacra. Le pareti e le volte della chiesa sono decorate con affreschi raffiguranti scene della Bibbia, santi o altri motivi religiosi. Questi dipinti sono datati a diverse epoche storiche, riflettendo i cambiamenti nel gusto artistico nel corso dei secoli. Nel corso del tempo, la chiesa ha subito restauri e interventi di conservazione per preservare le sue caratteristiche storiche e architettoniche, garantendo che continui a essere un luogo di culto e di interesse storico per la comunità locale e i visitatori. Golasecca Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Arcidiocesi di Milano Regione ecclesiastica Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Simone e Giuda Chiesa dei Santi Simone e Giuda, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa di Santa Maria Assunta (Golasecca)
Chiesa di Santa Maria Assunta (Golasecca)

La chiesa di Santa Maria Assunta è la parrocchiale di Golasecca, in provincia di Varese ed arcidiocesi di Milano. La chiesa di Santa Maria Assunta venne creata per ospitare l'intera popolazione del paese e in meno di tre anni venne completata il 16 dicembre 1849. Per far costruire la nuova chiesa, la piazza dovette subire un mutamento facendo demolire il vecchio tempio per creare una scalinata per dare accesso al sagrato della chiesa. L'edificio è composto e addobbato da alcuni dipinti di Luigi Tagliaferri, altri quadri di autore caravaggesco e altri di proprietà della Pinacoteca di Brera. All'interno della chiesa ci sono opere dell'antica chiesa di San Michele. L'interno della chiesa si compone di una pianta a tre navate con campanile con copertura semisferica. Gli interni sono coperti da volte a crociera, ci sono affreschi con litanie mariane. La chiesa Santa Maria Assunta contiene alcune opera dell'antica chiesa medioevale di San Michele. La facciata della chiesa è molto imponente con un corpo centrale tinteggiato con colori caldi e scandito da lesene, che sostengono il timpano che poggia sul frontone con la scritta D.O.M. La parte centrale è composta da delle statue di bronzo e da un bassorilievo. Golasecca Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Arcidiocesi di Milano Regione ecclesiastica Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Assunta Chiesa di Santa Maria Assunta, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.