place

Chiesa di San Nicolò l'Arena

Architetture barocche di CataniaChiese dedicate a san Nicola di BariChiese dell'arcidiocesi di CataniaChiese di CataniaMonastero di San Nicolò l'Arena
Monumenti nazionali in SiciliaPagine con mappeVoci con codice VIAFVoci con codice WorldCat IdentitiesVoci con modulo citazione e parametro coautoriVoci con modulo citazione e parametro paginaVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Chiesa di San Nicolò l'Arena
Chiesa di San Nicolò l'Arena

La chiesa di San Nicolò l'Arena a Catania è un edificio di culto cattolico, sito in Piazza Dante. Misurando 105 metri di lunghezza e di larghezza 48 metri le navate e circa 71 metri al transetto, con un'altezza massima di circa 66 metri alla cupola, è uno degli edifici di culto cattolico più grandi e alti di Sicilia, con il punto d'osservazione panoramico aperto al pubblico più alto di Catania. Riaperta al pubblico recentemente, la chiesa è divenuta (con l'adiacente monastero benedettino) l'attrazione turistica più rilevante di Catania (assieme al Duomo, il teatro Massimo Bellini e il Castello Ursino). La sua costruzione è posteriore all'eruzione dell'Etna del 1669 e sostituisce un più antico tempio rinascimentale. La chiesa è anche sacrario militare e ospita le salme di diversi militari catanesi caduti nelle due guerre mondiali.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Nicolò l'Arena (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Nicolò l'Arena
Via Biblioteca, Catania Centro storico

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Nicolò l'ArenaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 37.504172 ° E 15.080409 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

San Nicolò l'Arena

Via Biblioteca
95124 Catania, Centro storico
Sicilia, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q3671516)
linkOpenStreetMap (27746635)

Chiesa di San Nicolò l'Arena
Chiesa di San Nicolò l'Arena
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Monastero della Santissima Trinità (Catania)
Monastero della Santissima Trinità (Catania)

Il Monastero della Santissima Trinità è un edificio settecentesco situato al centro di Catania. Originariamente sede di un convento di clausura femminile, oggi è suddiviso in due aree principali di cui una ospita la Caserma dei Carabinieri del distretto di Piazza Dante, mentre l'altra il Liceo statale Enrico Boggio Lera. L'area occupata dal plesso conventuale originariamente era una insula della Catania romana. Il primitivo monastero della Santissima Trinità era stato fondato nel 1349 grazie alle donazioni di Cesarea Augusta, una nobildonna catanese, originariamente ubicato sulla Luminaria (grossomodo corrispondente all'attuale via Etnea) più ad est, dove oggi è situato il Palazzo dell'Università. Nel periodo in cui l'istituzione fu retta dai Canonici regolari di Sant'Agostino della «Congregazione di Valverde», era soggetta direttamente alla Santa Sede quale filiazione del monastero di Santa Maria di Valverde di Messina. La terminologia Valverde deriva dal nome della casa madre monastero di Valverde nelle Fiandre, in latino Virdis Vallis. Sottoposti alla giurisdizione della casa madre messinese erano i monasteri dell'Ordine in Sicilia, Calabria e Puglia. Sulla nuova area furono eretti nel 1537 il monastero di Santa Maria della Raccomandata (o di Valverde) e la chiesa di San Nicolò dell'Oliva. La primitiva sede fu chiusa nel 1554 e spostata nelle nuove strutture nel 1566, l'edificio era circondato da mura che impedivano alle religiose di uscirne. A metà del XVII secolo, erano censite 26 religiose ed era l'ottava istituzione più popolata della città. Nel 1669 l'edificio fu circondato, rimanendone tuttavia illeso, dalle colate laviche dell'eruzione dell'Etna, l'8 marzo da sud, il 30 aprile da nord. Nella seconda metà del secolo erano censite 34 religiose, ma in seguito al terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693 ne morirono 28 (più dell'80%). La sua collocazione centrale permise tuttavia di essere inserito tra i sei edifici religiosi da ricostruire, altre sette istituzioni monastiche cittadine furono abbandonate. L'area delle strutture fu ampliata notevolmente rispetto al nucleo primario e i lavori furono affidati all'architetto Alonzo Di Benedetto, sostituito nel 1735 da Giovanni Battista Vaccarini, che contribuì notevolmente a dare alla città il caratteristico aspetto barocco, e dieci anni più tardi a Francesco Battaglia che si occupò prevalentemente della chiesa. Negli anni trenta del Settecento il monastero si ripopolò fino ad ospitare 22 religiose, che continuarono ad osservare una rigida clausura, interrotta solo in occasione della festa del Santo Chiodo il 14 settembre. Nel corso della ricostruzione, si procedette a creare degli spazi che furono adibiti ad abitazioni e negozi e quindi affittati a terzi ricavandone proventi. Nel 1861 il livello della via Vittorio Emanuele II (all'epoca «Strada Reale») su cui il convento si affaccia, fu abbassato e le abitazioni si ritrovarono un piano più in alto rispetto alla sede stradale; si procedette quindi ad un'ulteriore ristrutturazione per rendere accessibili tutte le aree dell'edificio. Il 30 luglio 1866, con l'emanazione delle leggi eversive e conseguente confisca dei beni ecclesiastici da parte del Regno d'Italia, il monastero della Santissima Trinità fu chiuso. Inizialmente fu assegnato al Provveditorato agli Studi, che ne fece un convitto femminile. Successivamente, la struttura ospitò la sede dello stesso provveditorato. Nell'ottobre 1923 divenne la sede del liceo scientifico "Principe Umberto". Il 1º ottobre 1967 il liceo fu trasferito nel quartiere Cibali e le classi rimaste nell'ex monastero formarono il Secondo Liceo Scientifico, poi ribattezzato Liceo Scientifico Statale "Enrico Boggio Lera". AA. VV., Boggio Lera. La tradizione di un liceo, Tipolito C. Marino, Catania 2001. S. Barbera, Recuperare Catania, Palermo 1998. S. Boscarino, Sicilia Barocca. Architettura e città, 1610-1760, Roma 1981. S. Boscarino, Vicende urbanistiche di Catania, Catania 1966. P. Castorina, Cenno storico sui Monasteri catanesi, Catania 1884. G. Dato, La città di Catania, forma e struttura, Roma 1983. J. B. De Grossis, Catanense Decachordum..., Catania 1642-47. L. Dufour, 1693. Catania, rinascita di una città, Catania 1992. F. Fichera, G.B. Vaccarini e l'architettura del Settecento in Sicilia., Roma 1934. V. Librando, Francesco Battaglia, architetto del XVIII secolo, Catania 1963. A. Longhitano, Le relazioni ad limina della Diocesi di Catania, Catania 1983-89. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero della Santissima Trinità Maria Teresa di Blasi, Il Filo d'Arianna - Chiesa della SS. Trinità, Catania 1997.

Chiesa della Santissima Trinità (Catania)
Chiesa della Santissima Trinità (Catania)

La chiesa della Santissima Trinità è un edificio di culto cattolico di Catania, sito in via Vittorio Emanuele II nel quartiere Santissima Trinità. Dal 2002 è riconosciuto, all'interno del sito seriale Città tardo barocche del Val di Noto del sud-est della Sicilia, Patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO. Le fonti del primitivo aggregato risalgono al 1349. I lavori per la realizzazione della chiesa della Trinità furono iniziati nel 1746 e conclusi cinque anni dopo. La facciata si attribuisce a Francesco Battaglia, e si presenta tripartita ad ingresso unico, concava nella sua parte centrale. Preceduto da una scalinata in pietra lavica, il portone d'ingresso è decorato da due figure che sono rivolte verso l'Occhio di Dio posto al centro. Nel secondo ordine si aprono tre finestroni separati da colonne. Il terzo registro è formato invece da due torrette quadrangolari chiuse a cupoletta. Il portale d'ingresso è stato abbassato in seguito alla livellazione delle strade del 1861 e la sala centrale è stata raccordata all'atrio con una doppia rampa di scale. Anche l'ingresso laterale, sulla via Quartarone, è stato chiuso per la stessa ragione, così se ne ricavò una nicchia per un altare dedicato al Crocifisso, decorato da notevoli statue in ceramica di fine Settecento. All'interno, sopra l'ingresso, fu ricavata una elegante cantoria dorata e finemente decorata. La pianta ellissoidale riprende il tema borrominiano del San Carlo alle Quattro Fontane, lezione acquisita nella "rinascita catanese". Sul fondo il presbiterio è a pianta rettangolare e la sua presenza crea nell'ambiente un effetto di fusione spaziale tra elementi curvi ed elementi lineari. Le opere pittoriche ivi custodite sono di notevole pregio artistico. Sugli altari di destra si possono vedere tele del Sozzi (il Battesimo di Gesù, primo altare) e di Sebastiano Conca (la Madonna che appare a san Giovanni Evangelista nell'isola di Patmos, datata 1756 e collocata sopra il secondo altare). A sinistra ancora una Crocefissione e La Trinità appare a san Benedetto (datata al 1756) del Sozzi. Monastero femminile dell'Ordine benedettino sotto il titolo della «Santissima Trinità». (IT) Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Trinità

Foro romano di Catania
Foro romano di Catania

Presso il Cortile di San Pantaleone a Catania rimangono i resti di quello che fu identificato quale il Foro Romano di Catania. Il presunto Forum si presentava come una serie di diversi edifici circondanti un'ampia area centrale che costituiva il "foro" vero e proprio. Tali edifici dovettero essere quasi certamente essere dei magazzini o negozi. Lorenzo Bolano descriveva nel Cinquecento la presenza di otto ambienti con copertura a vôlta a sud e altri quattro a nord (quasi certamente perduti questi ultimi con la creazione di Via del Corso, attuale via Vittorio Emanuele II). Il Bolano riferisce anche di un'ala occidentale distrutta ai suoi tempi. Il Bolano tuttavia lo descrive come un impianto termale, dato che la zona era soggetta a periodici fenomeni di allagamento. La struttura rimase così definita fino alle dovute correzioni del Biscari. Ancora Valeriano De Franchi, cartografo per l'opera del D'Arcangelo, ne traccia una prima planimetria dove la struttura viene chiamata Terme Amasene. Ai tempi del principe Ignazio Paternò Castello il pianterreno risultava essere già sepolto, mentre il secondo piano (cinque metri più in alto) era diventato residenza per molti popolani e i lati ridotti a due soltanto (quelli a sud e ad est) uniti ad angolo retto. Adolf Holm attesta esserci stati ai suoi tempi sette vani ad est e tre a sud e che questi furono chiamati "grotte di S. Pantaleo (...) per metà interrate e ridotte a povere abitazioni". Il Libertini, in nota al testo dell'Holm, fa presente come gli otto ambienti a sud persistano, mentre le strutture a est furono convertite in antico in un unico corridoio. La facciata era di circa 45 metri di lunghezza. Tuttavia le strutture riconosciute dal Libertini erano quelle del secondo piano, mentre cinque metri più sopra rimanevano i ruderi del piano interrato che potrebbero essere i locali di cui fa menzione l'Holm. Oggi del presunto foro rimangono soltanto un paio di ambienti attigui visibili a sud, con ingresso architravato sormontato da una apertura ad arco, molto simile nell'aspetto ai magazzini del Foro Traianeo, oltre alle aperture ad arco semplice. Della struttura a est rimangono i resti di una parete in opus reticulatum appartenenti ad uno dei magazzini. Tuttavia, in un lavoro del 2008, Edoardo Tortorici ha messo in dubbio la possibilità che si tratti di un foro, mettendo piuttosto la struttura a confronto con gli horrea noti. Il vicino Convento di Sant'Agostino pure conservava parte della struttura, forse una basilica, consistente in un grosso muro cui poggiava l'edificio religioso e trentadue colonne, prima del terremoto del 1693 componenti il chiostro del convento, in seguito poste a decoro dell'antico Plano San Philippo (oggi Piazza Giuseppe Mazzini). Da qui inoltre provengono il torso colossale di imperatore giulio-claudio e un lastricato in calcare un tempo esposti al Museo Biscari. Oggi il torso colossale è ospite al Castello Ursino. P. Carrera, Delle memorie historiche della città di Catania, Catania 1639. Ignazio Paternò principe di Biscari, Viaggio per tutte le antichita della Sicilia, terza edizione - postuma - Palermo 1817. A. Holm, Catania Antica, traduzione e note di G. Libertini, Catania 1925. Fabrizio Nicoletti (a cura di), Catania Antica. Nuove prospettive di ricerca, Regione Siciliana, Palermo 2015. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Foro romano di Catania