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Vicus Patricius

Pagine con mappeStrade antiche di Roma
San Lorenzo in Fonte esterno
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Il vicus Patricius era una strada della Roma antica. Nasceva nel punto in cui l'Argileto si divideva in clivus Suburanus e vicus Patricius, attraversava il Cispio e il Viminale, e raggiungeva la porta Viminale nelle Mura serviane. Probabilmente era il confine tra le regioni IV e VI di Roma e il suo percorso corrisponde a quello della moderna via Urbana. Lungo il suo corso esisteva l'unico tempio di Diana al quale non potevano accedere uomini. Vi si trovava inoltre una domus, demolita all'inizio del regno di Antonino Pio per erigervi le Terme di Novato (Thermae Novati) o Novaziane (Novatianae), a loro volta convertite, non prima del IV secolo, nella basilica di Santa Pudenziana. Nel V secolo il presbitero Ilicius costruì un portico (Porticus Ilicii) che correva lungo il vicus per 400 metri, dal santuario del martire Ippolito (poi chiesa di San Lorenzo in Fonte) alla basilica di Santa Pudenziana. Nel Medioevo si ha notizia di una chiesa di «Sancta Euphemia in vico Patricio». Sulla strada affacciava una grande domus, in cui, nel 1848, in corrispondenza di via Graziosa, fu ritrovata una casa repubblicana decorata con un ciclo di affreschi raffigurante scene dall'Odissea.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Vicus Patricius (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Vicus Patricius
Via Urbana, Roma Municipio Roma I

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San Lorenzo in Fonte esterno
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Luoghi vicini

Chiesa di Gesù Bambino all'Esquilino
Chiesa di Gesù Bambino all'Esquilino

La chiesa di Gesù Bambino all'Esquilino è un luogo di culto cattolico di Roma, nel rione Monti, in via Urbana. Essa sorge di fronte alla Basilica di Santa Pudenziana ed è annessa al convitto e alla casa generalizia delle Suore Oblate del Bambino Gesù. La chiesa fu edificata sotto il pontificato di Clemente XII, inizialmente su progetto di Alessandro Specchi (1713), cui subentrarono ben presto Carlo Buratti e soprattutto Ferdinando Fuga, che portò a termine la chiesa nel 1736; essa fu solennemente consacrata il 9 settembre 1736, come ricorda un'epigrafe all'interno. Il convitto invece, che occupa un intero isolato, fu portato a termine nell'Ottocento da Andrea Busiri Vici. La chiesa era preceduta da una doppia rampa di scale, demolite dopo l'unità d'Italia per le opere di innalzamento del livello stradale. Il portale d'ingresso si presenta semplice nelle sue forme, mentre più elegante e fastosa appare la grande finestra superiore ornata da uno stemma con festoni. La chiesa fu sottoposta ad un radicale restauro nel 1882, sotto la direzione dell'architetto Andrea Busiri Vici. A questa fase risalgono i quattro angeli con cartigli nei pennacchi della cupola e il Bambin Gesù nella volta dell'altare maggiore. L'interno è a croce greca e di forma rotonda con cupola a catino e tre altari. All'altare maggiore si trova, recentemente restaurata e ricollocata dopo oltre un secolo, l'opera, di Marco Benefial, l'Adorazione dei pastori. Sull'altare destro: il dipinto di S. Agostino che trionfa sulle eresie di Domenico Maria Muratori, e su quello sinistro: Visione di S. Andrea Corsini di fronte alla Vergine di Giacomo Zoboli. Riccamente decorata è la Cappella della passione disegnata da Virginio Vespignani e realizzata nel 1856 con marmi policromi, stucchi dorati e pitture a tempera di Francesco Grandi, per volontà del cardinale Mario Mattei per costudire la venerata statua di Gesù incoronato di spine. Nella casa sul lato destro della chiesa vi è una lapide che ricorda il sacrificio del sacerdote Pietro Pappagallo, morto alle Fosse Ardeatine:

Palazzo Giorgioli
Palazzo Giorgioli

Palazzo Giorgioli è un palazzo situato a Roma, in Via Cavour, nel centrale Rione Monti, costruito tra il 1883 e il 1888 ad opera di Carlo Maria Busiri Vici per conto di Benedetto Giorgioli. Giorgioli era un appaltatore edile, già proprietario di immobili in questo luogo. Il tracciamento di Via Cavour, voluta dal nuovo regno d'Italia come asse di collegamento tra la stazione Termini e i Fori imperiali e realizzata a partire dal 1880, fu occasione di grandi operazioni edilizie e immobiliari. Se si percorre la strada si possono leggere ancora oggi, sui portoni di molti palazzi, gli anni di costruzione, che si situano tra il 1884 e gli anni 10 del '900. Il terreno era costituito da una valle piuttosto ripida e dislivellata - che era poi la valle della Suburra. Via Cavour, che doveva anche creare e mantenere una pendenza regolare per superare il dislivello tra la cima del Viminale e la valle dei Fori, nacque perciò come una sorta di enorme terrapieno, rispetto al quale le strade antiche - come via Urbana o via in Selci - finirono per infossarsi o, come nel caso della piazza di S. Francesco di Paola, per essere issate su terrapieni e sostruzioni. Ai lati del tracciato della nuova via sorsero poi, come una quinta teatrale, grandi condomini destinati alla piccola borghesia impiegatizia, mentre il tessuto edilizio e urbanistico retrostante mantenne in generale le proprie caratteristiche stratificatesi nei secoli. Palazzo Giorgioli è un esempio tipico di questa edilizia protoumbertina, sia dal punto di vista funzionale - immobile destinato sin dall'inizio per locali commerciali al piano terreno, e sopra in abitazioni in affitto non prive di pretese - che estetico, con il prospetto monumentalizzato da grandi colonne e bugnato in cemento su via Cavour, la via principale e nuova, la conservazione della lapide in memoria del tracciamento della seicentesca via Zonca, sull'angolo, e la assoluta modestia della facciata verso la via di S. Maria Maggiore, che era poi la strada storica che congiungeva la basilica liberiana alla Suburra, e veniva ora tagliata a sghimbescio dalla nuova strada.