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Museo di zoologia di Catania

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Il Museo di Zoologia di Catania è un centro di conservazione e ricerca. Nato nel 1853, è il più antico museo scientifico siciliano. Il museo è oggi diretto dal Direttore pro-tempore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Catania. Fu ospitato fino al 1920 nel Palazzo centrale dell'Università di Catania, in piazza dell'Università e solo nel 1923 fu trasferito negli attuali locali di via Androne, in un edificio in stile liberty appositamente edificato allo scopo. Attualmente il museo con annessa una "Casa delle farfalle" fa parte del Sistema museale d'ateneo (SiMuA) dell'Università degli studi di Catania.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo di zoologia di Catania (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Museo di zoologia di Catania
Via Lago di Nicito, Catania Centro storico

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Coordinate geografiche (GPS)

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Indirizzo

Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali - sezione di biologia animale

Via Lago di Nicito
95124 Catania, Centro storico
Sicilia, Italia
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Sito web
dipbiogeo.unict.it

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Luoghi vicini

San Domenico (metropolitana di Catania)
San Domenico (metropolitana di Catania)

San Domenico è una fermata sotterranea della tratta in costruzione Stesicoro-Palestro della Metropolitana di Catania, tra le stazioni Stesicoro e Vittorio Emanuele. Nei piani della Ferrovia Circumetnea il completamento delle sole opere civili era previsto per il 2023. La stazione sarà ubicata sotto l'incrocio tra via Reclusorio Del Lume e via Orto San Clemente, ad ovest della via Etnea in una posizione strategica del centro storico. Sarà accessibile tramite varie rampe di scale da dove sarà possibile raggiungere in poche centinaia di metri numerosi luoghi d'interesse: dall'uscita di via Santa Maddalena saranno raggiungibili l'ingresso sud del giardino "Bellini", Facoltà di Giurisprudenza di villa Cerami, Largo Paisiello, sede ASP3, Palazzo della Borsa, via Crociferi, Poste centrali, via Sant'Euplio; dall'uscita via Ughetti saranno raggiungibili via Androne, piazza Santa Maria di Gesù, facoltà di biologia, ospedale Garibaldi centro, ITIS Archimede, p.zza Roma, Istituto Superiore De Felice, sede INGV; dall'uscita posta in via Lago di Nicito sono raggiungibili via Plebiscito, v.le Mario Rapisardi, Istituto Salesiano, Polo didattico dell'Università di via Roccaromana, Genio Civile, p.zza Montessori, IACP, Istituto "Turrisi Colonna", Facoltà di Scienze della Formazione, ospedale "Ferrarotto"; dall'uscita di via Orto San Clemente angolo via Plebicisto saranno raggiungibili il Liceo Statale "N. Spedalieri", Piazza Dante Alighieri, Monastero dei Benedettini, Liceo Statale “E. Boggio Lera”, Teatro Romano e Odeon. Aeroporto di Catania-Fontanarossa Metropolitana di Catania Sito FCE, su circumetnea.it.

Chiesa di San Domenico (Catania)
Chiesa di San Domenico (Catania)

La chiesa di San Domenico, detta anche chiesa di Santa Maria la Grande, si trova a Catania, in piazza San Domenico, nel quartiere di Santa Maria la Grande. Primo insediamento Il primo luogo di culto, insediamento dell'Ordine domenicano, è identificato con l'area ove oggi sorge la chiesa di San Sebastiano nell'allora "piazza Castello Ursino", oggi "piazza Federico II di Svevia". Annessa al convento dei domenicani fu edificata nel 1313. Nel 1405 il convento fu demolito ed i padri ottennero in cambio un edificio vicino alla rotonda con annessa la chiesa di "Santa Maria la Grande", sul cui sito fu costruito il convento per la comunità religiosa. Secondo insediamento e successiva riedificazione: Il terremoto del Val di Noto del 1693, che distrusse Catania, rese impraticabili sia il convento che la chiesa. Nel corso della successiva ricostruzione della città, fu riedificata la chiesa accanto al già esistente e ristrutturato convento. Il titolo dell'opera del Gagini, Madonna della Neve, la raffigurazione di Papa Liberio e l'appellativo di «Santa Maria la Grande» sive ad nives, sono indici del titolo di «chiesa liberiana». Titolo che affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa, strettamente legato al sorgere della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma considerata il più antico santuario mariano d'Occidente. Precisamente al IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio. Questa è la tradizione, anche se non comprovata da nessun documento; le chiese sotto il medesimo titolo sono dette "liberiane" dal nome del pontefice, dal popolo sono chiamate familiarmente ad Nives, della Neve. La facciata, edificata su due ordini, è sita su piazza San Domenico e ai suoi piedi è presente un'ampia gradinata contornata da un'artistica cancellata in ferro battuto. Il portale d'accesso è contornato da due colonne e sull'architrave si trova una statua calcarea del beato Bernardo Scammacca, opera dello scultore Epifanio Licata. Sulla destra della chiesa vi è l'accesso all'ex convento oggi occupato dalla caserma Agostino Malerba. Sull'ingresso è ubicato l'organo. La chiesa è ad una sola navata ed ha sei altari laterali. Prima arcata: Altare. Nicchia: Altare del Santissimo Crocifisso. Seconda arcata: Altare della Madonna del Rosario. Sulla sopraelevazione è custodito il dipinto su tavola raffigurante la Vergine del Rosario, opera di grandi dimensioni realizzata nel 1531, attribuita a Innocenzo Franucci detto Innocenzo da Imola. Nicchia: statua del Sacro Cuore. Prima arcata: Altare della Madonna della Neve o Altare di Santa Maria Maggiore. La nicchia ospita la pregevole scultura di Antonello Gagini raffigurante la Madonna della Neve, sul piedistallo sono presenti i bassorilievi della Madonna della Neve, Papa Liberio e il Patrizio Giovanni fra gli stemmi dell'Ordine domenicano. Varco: ingresso laterale. Seconda arcata: Altare. Nicchia. L'altare maggiore è situato nell'abside, sormontata da un'ogiva in cui è inserito un antico coro ligneo. Sull'altare è posta una immagine raffigurante San Domenico di Guzmán. Il 29 aprile 1974 mons.Picchinenna ha inaugurato il nuovo altare della chiesa San Domenico di Catania. Esso è costituito da una base in granito scuro che sostiene la mensa in marmo bianco di Carrara. Le linee semplici dell'insieme, che si confanno perfettamente con la scenografia dell'antico altare maggiore barocco, sono impreziosite da un ricchissimo paliotto, che è formato da una cornice, nella quale si alternano 14 formelle in bronzo con 12 formelle dipinte a smalto su lastre di argento, opera del domenicano padre Leonardo Gristina (Prizzi 1915 - Catania 1998), che inquadra una croce greca, composta da cinque formelle dipinte con la stessa tecnica, ma di dimensioni maggiori. Le formelle di bronzo, assieme alle quattro colombe che si trovano a sostenere i quattro angoli della base, sono opera dello scultore prof.Rosario Frazzetto. Sempre all'interno della chiesa ed del convento dei domenicani di Catania si trovano altre opere del padre Leonardo Gristina: il candelabro per il cero pasquale il calice il copri Lezionario il Crocifisso il porta candela la Via Crucis il tabernacolo Inoltre: ?, San Vincenzo Ferreri, dipinto XIX secolo, Beato Bernardo Scammacca, dipinto custodito sull'altare della Cappella di San Vincenzo Ferreri, opera di Giuseppe Rapisardi. Convento dei Padri Domenicani sotto il titolo di «San Domenico» a «Porta del Re». Terza istituzione dell'Ordine dei frati predicatori in terra di Sicilia fondata nel 1224. Gioacchino di Marzo documenta una commissione di venti Colonne, manufatti marmorei realizzati nel 1524 da Antonino Berrettaro verosimilmente per realizzare i portici del chiostro. Dopo le leggi eversive del 1866 le strutture furono destinate ad ospitare il distretto e uffici militari. I religiosi grazie al confratello Benedetto Tornabene, eressero nel 1904 una nuova ala prospiciente alla Villa Bellini e attigua alla chiesa e all’ormai ex-monastero. I Frati Domenicani continuano tutt’oggi a svolgere la loro opera. 1611, Convento sotto il titolo di «Santa Caterina» presso la cattedrale di Sant'Agata. Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringale editore, 1984 AA.VV., Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale editore, 1987 Gioacchino di Marzo, "I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e documenti", Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, Volume I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia. (IT) Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Giuseppe Contarini, L'altare del San Domenico - Immagine dell'eterno, in La Sicilia, 30 aprile 1974. Carlo Longo o.p., Consacrato a Catania il nuovo altare maggiore, in Eco di S. Domenico, Anno XLII, n.6/1974, pp.110-111. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Domenico

Chiesa di Sant'Euplio
Chiesa di Sant'Euplio

La Chiesa di Sant'Euplio era un luogo di culto di Catania nel quartiere "Porta di Aci", di fronte quello di "Sant'Euplio ad Martyres", distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Oggi rimangono in piedi il transetto e la parete di destra dell'unica navata del vecchio edificio, che si è ricostruito ed inaugurato verso il 1964 in un'altra zona della città, nel quartiere "Petriera". La chiesa, dedicata al compatrono della città, venne costruita nel 1548 sull'area occupata in precedenza da un tempio paleocristiano. Apparteneva alla Confraternita di Sant'Euplio, che nel 1598 la affidò ai Frati Cappuccini e costoro nel 1606 ai Frati Minori Francescani. Questa chiesa era segnalata nelle stampe cinquecentesche, originate dal rilievo della città "a volo d'uccello" dei cartografi Frans Hogenberg e Georg Braun e nell'opera dell'architetto Sebastiano Ittar se ne può vedere pure il rilievo planimetrico. L'edificio sacro appare in quest'ultimo lavoro con ingresso ad occidente, a navata unica e con un profondo presbiterio segnato da un arco trionfale. L'edificio di culto ebbe la fortuna di reggere al Terremoto del Val di Noto del 1693. Questo luogo sacro, invece, non resse quando l'8 luglio 1943 fu colpito in pieno da uno degli ordigni lanciati in quell'anno durante l'attacco aereo degli Alleati della Seconda guerra mondiale. Le uniche due pareti di questo ex luogo di culto rimaste intatte, quella settentrionale e quella occidentale, vennero risparmiate dalla ricostruzione post-bellica, mentre venne ripavimentato in cotto siciliano il suolo su cui si estendeva l'ex chiesa. Nel presbiterio del sito dell'ex edificio di culto sono stati appesi dodici calchi in rilievo con le immagini degli Apostoli, realizzati nel 1887, che originariamente erano destinate al Cimitero monumentale di Catania e che sono dal 1978 esposte definitivamente sulla parete occidentale dell'ex chiesa. Nel 1964 venne inaugurata la nuova chiesa a sud di piazza Maria Montessori, nel quartiere "Petriera", che si andava urbanizzando proprio in quegli anni: questo luogo di culto fu realizzato ex novo in questo sito su progetto dell'architetto Giacomo Leone. Sulla base della già citata planimetria dell'Ittar, degli esigui resti e sull'unica descrizione accurata antecedente al 1943 ad opera di Giuseppe Rasà Napoli, possiamo ipotizzare l'aspetto che dovette avere la chiesa prima della sua distruzione. L'altare maggiore doveva essere affrescato con immagini dei "santi Euplio e Antonio innanzi al trono di Maria con un coro di angioli, i quattro Evangelisti, l'Apoteosi di sant'Euplio, la predicazione dello stesso santo" ed era ornato da semi-colonne con capitelli di stile corinzio, ancora oggi visibili. La chiesa disponeva poi di due altari laterali che erano affrescati; quello di destra aveva una "predicazione di sant'Antonio Abate nel deserto" di Tullio Allegra, mentre quello di sinistra rappresentava un "santissimo Crocifisso senza simulacri ma con gli Angioli della passione" dello stesso Allegra. Il prospetto verso occidente era in pietra calcarea e sull'unica porta vi erano come decorazioni una mitra poggiata su un libro chiuso e un pastorale con un campanello legatovi, i quali costituiscono i simboli di sant'Antonio Abate, e un libro aperto il quale è invece il segno distintivo di sant'Euplio. All'ingresso, sul lato sinistro del pavimento, era una botola che conduceva ai locali sottostanti di epoca romana. La botola venne definitivamente tolta e venne realizzata la prosecuzione della scaletta in muratura che conduce ancora all'ambiente ipogeo ornato da pitture un tempo leggibili e da diverse nicchie laterali, caratterizzato da un altare costituito da un capitello di epoca romana, ipotizzato dalla tradizione quale il luogo della prigionia del santo, ipotizzato come sepolcro da diversi studiosi e certamente luogo di culto in età tardo-antica. Al locale si accede ancora in occasione dei riti religiosi per la data del martirio di sant'Euplio, il 12 agosto. Per tale data si effettua anche la messa celebrativa al santo nei resti della chiesa superiore. Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringali editore, 1984 (ristampa anastatica del 1900). Maria Teresa Di Blasi, Il Filo di Arianna - Chiesa di S. Euplio Monumento funerario romano (ipogeo), Catania, Maimone editore, 1997. URL consultato il 1º febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2013). Via Sant'Euplio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Euplio