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Museo diocesano di arte moderna Dedalo Montali

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Il Museo diocesano d'arte moderna "Dedalo Montali" di Rodello (Cuneo), inaugurato il 20 settembre 2003, ha sede presso la Chiesa dell'Immacolata Concezione (1750) e La Residenza, un centro di servizi e casa di soggiorno per anziani. I due siti museali ospitano la collezione di opere pittoriche e scultoree del pittore sardo Dedalo Montali (Cagliari, 1909 - Rodello, 2001), su iniziativa di Taja Satta Montali, moglie dell'artista, e di Mario Battaglino per volontà dello stesso Montali.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo diocesano di arte moderna Dedalo Montali (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

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Alba (comune italiano)
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Alba (Alba anche in piemontese, Ârba in dialetto langarolo) è un comune italiano di 31 164 abitanti della provincia di Cuneo, in Piemonte. È un importante centro del territorio delle Langhe. Situata a circa 50 km a sud-est di Torino e altrettanti a nord-est di Cuneo, Alba sorge, per gran parte, sulla riva destra del fiume Tànaro, su una vasta conca pianeggiante, a circa 170 m s.l.m., circondata dalle colline, ricche di vigneti, delle Langhe e del Roero. Ha un clima tipicamente padano, con una siccità estiva un po' più pronunciata rispetto alle terre a nord del Po. Stando a ritrovamenti archeologici, il territorio di Alba era abitato già nel neolitico, tra il VI e il III millennio a.C., da una popolazione stanziale, che viveva di caccia e di agricoltura, abitava in capanne di forma rotonda, in un villaggio, situato nella zona dell'attuale Borgo Piave, o raggruppate in un villaggio sulla sponda sinistra del torrente Cherasca, vicino alla confluenza con il Tànaro. Questi abitanti conoscevano la lavorazione della ceramica e della pietra verde, tagliente e adatta per i primi rudimentali utensili; inoltre praticavano l'allevamento del bestiame. Nei millenni successivi conobbero l'uso del ferro e del bronzo e vennero classificati col nomen di Liguri Stazielli, termine che definisce un gruppo etnico di origine celtica assimilato, poi, dai galli, invasori di questa zona, alla fine del V secolo a.C. Le origini del centro abitato di Alba sono sicuramente pre-romane, probabilmente liguro-celtiche :il toponimo è infatti tipico della civiltà ligure e significherebbe "città bianca". La città ottenne l'imprimatur romano con l'editto del console Gneo Pompeo Strabone e venne battezzata Alba Pompeia. Come municipium romano fu inserita nella Regio IX Liguria e ascritta alla gens Camilia. I diversi ritrovamenti romani dimostrano che nei primi due secoli dell'impero Alba costituì, assieme a Pollenzo e Bene Vagienna, un triangolo strategico e commerciale, creando strutture urbane di notevole interesse, tra cui l'acquedotto, per convogliare le acque in città, e la rete fognaria per scaricare i reflui nel fiume Tanaro. L'Alba romana era amministrata in modo autonomo, aveva una propria magistratura, ospitava cinque ordini di persone: i decurioni, i cittadini più facoltosi, gli augustali, cavalieri, appaltatori e liberti. Infine la plebe, divisa in collegia di arti e mestieri. Oltre al collegio dei fabbri vi erano i centonari, fabbricanti di lana e stoffe, i dendrogradi, che fornivano legname per le case e le navi. Tutto il materiale storico sull'epoca romana è conservato presso il Museo civico di scienze naturali e storia "Federico Eusebio". Il materiale epigrafico e archeologico di Alba Pompeia descrive la vita di una classe medio-alta, consistente numericamente, formata sia da gentes romane, sia da discendenti di origine celto-ligure. L'agricoltura e l'allevamento del bestiame erano le principali attività di una parte importante dell'élite di Alba Pompeia. Lo storico Gaio Plinio Secondo descrive già l'esistenza di una tecnica agricola applicata alla viticoltura, affinata ed evoluta. La città — cinta, all'epoca da grandi mura poligonali — ospitò l'imperatore Augusto in viaggio per le Gallie e diede i natali, nel 126, all'imperatore Pertinace. Nei periodi successivi alla dominazione romana vennero costruite le mura medioevali: da quelle gotico-longobarde a quelle post-carolingie; dopo le invasioni ungaro-saracene, nel periodo comunale avvennero altre ristrutturazioni. Il perimetro urbano rimase invariato fino all'epoca moderna. La storia di Alba registra la visita di san Dalmazzo, prima del 5 dicembre 254, data del suo martirio, aiutato da san Giovanni Presbiterio nella conversione dei pagani. Anche san Frontiniano, nativo di Carcassonne, compare ad Alba, sul finire del III secolo: di ritorno da un pellegrinaggio a Roma si ferma ad Alba e libera una ragazza dal demonio. Il prefetto della città, stranamente infuriato, lo cattura all'uscita di Alba e lo fa decapitare. Il retaggio di un'antica tradizione culturale, che riconosce san Frontiniano protettore dei bambini, ha portato le mamme dei bimbi ammalati a compiere per nove volte il giro della chiesa dedicata al santo, supplicandone la guarigione. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, nel 490 la città venne saccheggiata dai Burgundi seguiti, nel 640, dai Longobardi di Rotari e dai Franchi di Carlo Magno. A causa delle devastazioni subite e dei saccheggi si decise di scegliere il vicino paese di Diano come sede amministrativa perché, grazie alla sua posizione naturale, era più difficile da conquistare. Le successive incursioni dei Saraceni impoverirono a tal punto la diocesi di Alba che si giunse a sopprimerla e a unirla a quelle di Asti e Savona. Le mura medioevali della città rappresentavano un notevole sistema di difesa: costruite su un basamento alto oltre due metri, avevano mezzo metro di spessore, erano munite di contrafforti e torrioni, per tutto il loro perimetro erano circondate da un fossato. Le porte della città rispecchiavano le vie di accesso: a nord Porta Tanaro, a sud Porta San Martino, a est Porta del Soccorso o Porta Cherasca, a sud-est Porta San Biagio, a ovest porta Castello. Ogni porta disponeva di una o due torri, per il corpo di guardia e per i funzionari addetti alla riscossione dei pedaggi. Grazie all'espansione territoriale del comune, Alba vide il formarsi di sette "Camparie" e sei castelli, costruiti a formare una corona sulle colline adiacenti, con funzioni difensive. Nello stesso periodo in città vennero edificati monasteri, chiese, sei ospedali. L'ospedale di San Lazzaro fu costruito per la cura dei lebbrosi e delle malattie infettive. Un'antica donazione obbligava a lasciare, ogni anno, due soldi astesi, oppure uno staio di vino, ai poveri infermi. L'ospedale del Santo Spirito del Ponte si trovava vicino alla Porta Tanaro e apparteneva ai canonici agostiniani dell'abbazia di Ferrania. L'ospedale di Sant'Antonio curava le malattie del fuoco sacro, malattia epidemica, all'epoca molto diffusa. Un quarto ospedale, dedicato a San Marco, si trovava nel luogo dov'è edificato il Cottolengo. Proprietari erano i frati gerosolimitani o cavalieri dell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme. A questo periodo risale lo stemma di Alba in cui appare una croce rossa in campo argento. Nel XII secolo Alba divenne comune e aderì alla Lega Lombarda. Nel 1259 Alba si alleò con Carlo I d'Angiò, riuscendo a gestire le controversie con la vicina Asti, ma il periodo era denso di rivalità e di mancate promesse, in particolare tra le famiglie Solari (guelfa) e quelle ghibelline, che si contendevano il predominio sul territorio. Asti divenne "il nemico" per antonomasia, interessato a privare Alba del dominio sulla Valle del Tanaro. Emblema dell'epoca sono le torri, per di più utilizzate a carcere. Alcune di esse, a pianta quadrata, prolungano, nel tempo, il tipico aspetto medioevale della città. La maggior parte delle torri venne demolita nell'800; quella municipale venne abbattuta nel 1864; il materiale venne utilizzato per apportare modifiche all'edificio del duomo. Il conflitto tra francesi e spagnoli, nella prima metà del '500, vide Alba teatro di scontri sanguinosi, situazione che si aggravò con l'arrivo in città, nel 1537, di Carlo V. La storia e le cronache di quegli anni registrarono numerosi scontri tra armate rivali, con gravi conseguenze su monumenti e opere d'arte, oggetto di devastazioni e saccheggi. Dopo la pace di Cateau-Cambrésis del 1559, Alba venne ceduta ai Gonzaga di Mantova. Fu un periodo di pace relativa, anche se era impresa veramente difficile rimediare alle devastazioni che avevano impoverito il territorio. Altri danni vennero provocati da alcuni terremoti, avvenuti dal 1541 al 1549. Morto Francesco IV Gonzaga, Alba venne attaccata da Carlo Emanuele I di Savoia, che la pose sotto assedio, una prima volta il 23 aprile 1613; ma riuscì a espugnarla solo il 1º aprile 1628, dopo alterne vicende di scontri e scaramucce con i Gonzaga. Cessate le operazioni militari fu la volta della peste. Nel 1630 cominciarono a manifestarsi i primi sintomi, con conseguente calo demografico. Grazie alla nomina a provincia e con il rifiorire di fiere, feste e mercati — sospesi per decenni, a causa delle più diverse e disparate calamità — venne favorita una ripresa, che non durò molto, anche a causa delle interminabili guerre dinastiche del tempo. Quest'epoca vide fiorire una serie di attività letterarie e artistiche, tra le quali spicca l'Accademia filarmonico-letteraria, creata dal canonico Odella. Tale associazione poté vantare, nel corso dell'800, l'adesione di personalità illustri, quali Silvio Pellico e Giovanni Prati. Vennero costruiti anche nuovi edifici: l'ospedale di San Lazzaro, su disegni dell'architetto Di Robilant; la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricostruita in base a un progetto del conte Carlo Emanuele Rangone di Montelupo; la chiesa di Santa Maria Maddalena, su disegni del Vittone. Grazie a un considerevole esborso in denaro (3 000 lire d'argento), nel 1742, la città venne investita del feudo di Santa Rosalia col titolo di "Contessa di Santa Rosalia". Grazie a lettere scritte, dal barone Giuseppe Vernazza, all'amico e conte Guido Gaschi, erudito e archivista, emerge un'interessante visione di vita albese tra il 1779 e il 1787. Il Vernazza — che per ottenere il titolo baronale, spese fior di quattrini, con dispiacere del padre — osserva il mondo di quell'epoca con l'occhio del borghese, poco attento ai grandi eventi che stanno mutando l'Europa del tempo. Lo stesso Vernazza, appassionato di archeologia, fu protagonista di un rinvenimento importante: il recupero, nel letto del Tanaro, di un cippo scolpito da Caio Cornelio Germano e Valeria Marcella, reperto conservato nel Museo d'Alba. Al termine del secolo la città conobbe la Rivoluzione francese e fu una delle prime a propugnare la fede giacobina, proclamandosi repubblica e accogliendo l'entrata di Napoleone Bonaparte il 28 aprile 1796. L'avventura francese fu di breve durata, provocò alcuni lutti, profanazioni di opere d'arte e di edifici storici; per esempio, la chiesa gotica di San Domenico venne convertita in scuderia. Alla città venne richiesto di contribuire, con 123 000 lire dell'epoca, alle spese militari dei francesi; cifra spropositata, per le finanze della città, per cui Alba inviò due ambasciatori a discutere del provvedimento, ma uno di essi fu fucilato. Le predette ordinanze di contribuzione alle spese di mantenimento dell'esercito francese, unite ai saccheggi di opere d'arte, alle violenze fisiche nei confronti della popolazione e, soprattutto, all'introduzione della leva obbligatoria — per i giovani di età superiore ai 19 anni, da arruolare nell'Armata napoleonica (il che privava le famiglie di braccia indispensabili al lavoro dei campi) — esasperarono la popolazione e indussero molti albesi (com'era accaduto in altre località delle Langhe) ad abbandonare la città e a confluire nelle formazioni d'insorgenti, cosiddetti barbets, che tentavano di contrastare i soprusi commessi dall'esercito d'oltralpe. La ricostruzione della città, dopo le devastazioni della Rivoluzione francese, fu incominciata da Carlo Felice di Savoia, che portò all'edificazione il Monastero della Maddalena, provvedendo anche alla risistemazione della via che univa Alba con Savona, passando per Cortemilia. L'urbanista e architetto Giorgio Busca fu l'artefice di tale progetto e di una serie di edifici: il Teatro Sociale, Palazzo Miroglio, via Roma e piazza Savona. Il Busca ricoprì anche la carica di sindaco, tra il 1861 e il '65;, vide affermarsi la borghesia nascente, i commercianti, tecnici, i professionisti che, dopo il 1848, gradualmente occuparono le cariche pubbliche, dando impulso a numerose forme di Società di Mutuo Soccorso, tra le quali quella che aggregava artisti e operai, fondata nel 1851. Dopo la prima guerra mondiale, senza entusiasmo la città convisse con il Fascismo, intraprendendo attività fieristiche di successo. I còche, gruppi di giovani, furono iniziatori, in polemica con il Palio di Asti, di una competizione fra asini. La fiera del Tartufo nacque nel 1929 per volere dell'imprenditore Giacomo Morra. Nei primi anni della seconda guerra mondiale, a partire dall'agosto 1942, furono internati a Alba in soggiorno coatto ben 26 profughi ebrei (incluse famiglie con bambini). Dopo l'8 settembre 1943, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, il gruppo prontamente si disperse. Alcuni trovarono rifugio in Svizzera, altri rimasero nascosti in zona, altri ancora si diressero verso Sud incontro all'esercito alleato. Nell'opera di soccorso agli ebrei si distinse in particolare il maresciallo dei carabinieri di Alba, Carlo Ravera. Invece di procedere al loro arresto, secondo gli ordini ricevuti il 2 dicembre 1943, ne favorì la fuga, con l'aiuto della moglie e di Beatrice Rizzolio, proprietaria del mulino locale. Per questo impegno di solidarietà, il 23 gennaio 1975, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l'alta onorificenza dei Giusti tra le nazioni al maresciallo Carlo Ravera, alla moglie Maria Ravera e a Beatrice Rizzolio. Quasi tutti gli internati di Alba poterono quindi salvarsi. Unica tragica eccezione è quella della famiglia Deutsch-Hirschl (madre e due figli adolescenti) che, arrestati a Milano il 17 dicembre 1943, furono deportati e uccisi ad Auschwitz nel febbraio 1944. Alba, durante la seconda guerra mondiale fu proclamata "repubblica indipendente". Per 23 giorni (dal 10 ottobre al 2 novembre 1944) fu la prima repubblica partigiana costituitasi in Italia, ottenendo una medaglia d'oro al valor militare, per l'intensa attività partigiana, raccontata anche dallo scrittore Beppe Fenoglio. Nel 1948 e, soprattutto, nel novembre '94, violente alluvioni, causate dal Tanaro e da alcuni suoi affluenti, devastarono alcune zone della città. Lo stemma e il gonfalone della Città di Alba sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 12 settembre 2003. Il gonfalone è un drappo di rosso. Alba è tra le Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale, insignita della Medaglia d'oro al valor militare il 12 ottobre 1949. La città marcò il suo contrasto con il fascismo fondando la Repubblica partigiana di Alba, esistita per 23 giorni nel 1944. Il 31 ottobre 2017 Alba è stata riconosciuta dall'UNESCO come Città Creativa per la Gastronomia. È in Piazza Risorgimento, fulcro storico della città; è costruito su preesistenti edifici romani. All'interno, sulle pareti dello scalone principale, alcuni affreschi, provenienti dalla chiesa di San Domenico, tra cui spiccano una Pietà, risalente a fine '300, e un'Adorazione dei Magi. Nel salone del consiglio vi sono dipinti importanti: una tavola raffigurante la Vergine con il Bambino, di Macrino d'Alba, risalente al 1501; una pala con Madonna e Bambino tra san Giuseppe e sant'Anna, il Concerto, attribuito a Mattia Preti. Situato nel grande piazzale Medford, vicino al Palazzo delle Mostre e dei Congressi, è in pietra di Langa, opera degli architetti Gabetti e Isola. È una delle principali arterie del centro storico cittadino; conserva un impianto tipicamente medievale. A sinistra, sulla piccola piazza San Francesco, l'ex Palazzo del Tribunale, sede dell'Istituto Magistrale, nel luogo su cui venne eretta la chiesa di San Francesco. Lungo via Cavour vi sono la Casaforte Riva e la Loggia dei Mercanti, che consta di tre grandi archi esterni, poggianti poco al di sotto del piano stradale, e di altre arcate minori, che si intravedono nello scantinato. Da sempre via principale di Alba; chiamata, dagli albesi, anche Via Maestra; incomincia da piazza Risorgimento e attraversa tutto il centro storico. È espressione di stili architettonici diversi, dal medioevale al liberty. Al nº 11 si trova Casa Fontana, caratterizzata da un fregio rinascimentale in formelle di cotto, che si articola tra il primo e il secondo piano della facciata: si possono osservare suonatori, dame e cavalieri, che danzano tra ghirlande di fiori. Degni di nota anche il Palazzo Serralunga e il Palazzo dei Conti Belli, al nº 18. Alba era nota come città delle cento torri, tutte costruite nel XIV e XV secolo; ne rimangono poche (le meglio conservate sono quelle tra piazza Risorgimento e via Cavour); fra quelle rimaste, molte sono state abbassate al livello dei tetti o incorporate negli edifici. In via Calissano si trova una di queste torri, ora abbassata quasi al livello dei tetti adiacenti: Torre di Casa Chiarlone, con una base che appoggia a livello stradale, adornata con una porta lignea risalente al XVIII secolo. Nonostante l'aspetto imponente, Palazzo Marro, che si affaccia su Piazza San Giovanni, viene considerata una delle cento torri. Il Caffè Calissano è uno storico locale collocato nei portici di Piazza del Duomo. Fondato nella seconda metà dell'Ottocento da Luigi Calissano, proprietario di una distilleria, ebbe clienti come Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Pinot Gallizio e i campioni di pallapugno, lo sport cittadino. Nel 1986, l'architetto Maurizio Saracco restaurò il Caffè e fece accorpare le aree di un locale adiacente, ove è presente un affresco seicentesco. In questa chiesa sono conservate diverse opere d'arte, tra cui una Madonna con il Bambino, risalente al 1377, di Barnaba da Modena;, un'Adorazione, di Macrino d'Alba, del 1508; una tavola, proveniente dalla bottega del Macrino, raffigurante la Vergine con il Bambino tra sant'Agostino e santa Lucia. Sulla piazzetta vicina a Via Calissano vi è la Chiesa di San Domenico, del '200 o '300, i cui restauri sono stati ripresi verso la fine degli anni '70, grazie all'interessamento della "Famija Albèisa", che l'ha riportata agli antichi splendori. La chiesa - sebbene sia ancora consacrata e vi venga, sporadicamente, celebrata messa - è spesso sede di mostre e concerti. Adiacente alla chiesa di San Domenico; la sua edificazione, in stile barocco, è del '700; la facciata è divisa, nella parte superiore, in 3 sezioni, con lesene, archi, fregi e simboli vari. Il portale è in arenaria con architrave e volute. È in via Vittorio Emanuele, quasi di fronte a quella dei Santi Cosma e Damiano. Fu, per buona parte del '700, utile al Monastero delle domenicane; fu meta di pellegrinaggi di fedeli, che vi si recavano per visitare le spoglie della beata Margherita di Savoia. Il portale ha 18 pannelli scolpiti in noce; nel presbiterio si trova l'altare maggiore, con cornice ovale, all'interno della quale vi è il dipinto della Maddalena; infine il coro con la volta affrescata con scorci di prospettive architettoniche barocche. È in via Vittorio Emanuele, vicina a quella di Santa Maria Maddalena. Fu edificata su resti di mura romane; di origine molto antica, viene per la prima volta menzionata in documenti del '200. Nel 1760 venne completamente ricostruita, dalle fondamenta, in stile barocco, su progetto di Carlo Emanuele Rangone di Montelupo. Durante gli scavi venne alla luce, alla profondità di circa tre metri un pavimento a mosaico bianco e nero, un medaglione in bronzo con l'effigie dell'imperatore Marco Aurelio. Tempio di San Paolo, sull'omonima piazza, edificato nel 1925, su progetto dell'architetto Giuseppe Gallo; arricchito, negli anni successivi, da un portale in bronzo fuso, opera dello scultore Narciso Cassino. Chiesa di Cristo Re, costruita nel 1956, per opera dell'architetto Dellapiana, a pianta rettangolare, con unica navata e 2 corridoi laterali. Santuario di Nostra Signora della Moretta, costruito nel 1905, grazie ai padri giuseppini di Asti, su un sito in cui, in precedenza, era stato edificato un piccolo pilone votivo. Chiesa di San Giuseppe, in via Vernazza Ospedale di San Lazzaro, costruito per la cura dei lebbrosi e dei malati infettivi. Nel 1895 Luigi Vaquer–Paderi istituisce, nell'ambito dell'Ospedale San Lazzaro di Alba, l'Ospedaletto Infantile Caleria Vacquer-Paderi, ove curare, dalle malattie infettive, bambini di ogni nazione, in memoria della moglie, figlia dei nobili Adolfo de Roberti, Consigliere di Stato dell'Imperatore di Russia, e Olga Noinskji di San Pietroburgo. La donazione Vaquer-Paderi e de Roberti-Noinskji, oltre all'ospedaletto infantile, comprendeva alcuni gabinetti scientifici dell'Ospedale civile; risultò innovativa, per l'epoca, e riguardò la città di Alba in quanto il Vaquer-Paderi, della Brigata Granatieri di Sardegna, mentre comandava la piazza militare di Alba, perse la giovanissima moglie, cui dedicò anche una scuola infantile in Villanovafranca (CA); insieme a lei fu seppellito nelle tombe speciali del cimitero di Alba. Nell'Archivio storico dell'Ospedale Civile San Lazzaro di Alba, oltre a molto materiale sulla donazione, esistono i resoconti dei bambini ammalati, ricoverati presso l'Ospedaletto negli anni dal 1910 al '15. Durante gli anni '60 e '70 (Boom economico) la popolazione cittadina è raddoppiata (da 16 000 a 32 000), mentre in 150 anni (dal 1861 al 2011) è triplicata. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2017 i cittadini stranieri residenti ad Alba sono 3 801. Le comunità più numerose sono: Nel 2009 Alba si è classificata al 1º posto per qualità della vita tra i comuni italiani con una popolazione superiore ai 10 000 abitanti. Ad Alba hanno sede 44 scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado, statali, paritarie e non paritarie. La città è altresì sede del corso di laurea triennale in Viticoltura ed Enologia dell'Università degli Studi di Torino. Ad Alba è presente una delle 11 Scuole Enologiche italiane, fondata nel 1881: l'Istituto Tecnico Agrario "Umberto I". Nel complesso della Scuola enologica vi è la sede del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell'Università degli Studi di Torino; i laboratori chimici, enologici e microbiologici sia dell'Istituto sia universitari. Nelle vecchie scuole elementari della frazione Biglini si tiene un corso di laurea in Scienze infermieristiche dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". In città esiste un centro di formazione professionale, "Apro formazione professionale", fondato nel 1958, da mons. Giovanni Battista Gianolio. Vi ha sede uno dei licei storici italiani, il Liceo Classico "Giuseppe Govone" istituito con deliberazione del 15 febbraio 1882 dal Consiglio Comunale di Alba. Fu frequentato dallo scrittore Beppe Fenoglio, dal progettista Fiat Dante Giacosa e dal chirurgo Achille Mario Dogliotti; vi insegnarono personalità della cultura come Pietro Chiodi, Leonardo Cocito, il critico letterario Giuseppe Petronio. Il Liceo "Govone" è inoltre 1 dei 5 licei internazionali italiani e rilascia il doppio diploma italiano e francese. In Piazza San Paolo ha sede, da ottobre 2019, la Libera Accademia d'Arte Novalia (precedentemente sita a Savigliano), che propone un percorso di formazione triennale nelle arti visive, con particolare attenzione alla pittura e all'illustrazione. Biblioteca civica Giovanni Ferrero, fondata nel 1960 Biblioteca diocesana, fondata nel 1656 Il Museo Federico Eusebio è il più importante museo cittadino. Include due sezioni, dedicate all'esposizione del patrimonio archeologico del territorio e alla documentazione della sua storia naturale. Creato su iniziativa di Federico Eusebio - nato ad Alba, da una famiglia originaria di Magliano Alfieri, nel 1897 - e istituito nel municipio della città di Alba. Il primo ritrovamento importante a trovare accoglienza, in quel che poi divenne il museo, fu un monumento sepolcrale, dedicato a Didio Vicario, che si aggiunse a un gruppo di oggetti di notevole valore archeologico. Negli anni successivi si aggiunsero due collezioni private - la Raccolta Fontana e la Collezione Sotteri - e la serie di reperti preistorici, donati dal Traverso. Nel 1947 venne inaugurata una nuova sede, in un locale del Liceo Ginnasio. Nel 1976 si trasferirono i reperti nella sede definitiva, situata nell'ala ottocentesca di un ex convento del cortile della Maddalena. Sempre nel '76 - anno in cui il museo incominciò a funzionare con criteri moderni - venne aperta al pubblico una sezione dedicata alla storia naturale. Fra gli oltre mille ritrovamenti archeologici, presenti nel museo, vi sono una grande tomba dell'Età del rame, ritrovata in Corso Europa (III millennio a.C.); un cippo funerario marmoreo, di epoca romana; oltre un migliaio oggetti di uso quotidiano, risalenti all'Età Neolitica (lucerne, balsamari, vasellame, monete, eccetera). La sezione di scienze naturali del museo è suddivisa in piccole sotto-sezioni, dedicate alla documentazione di geologia, zoologia, botanica. Una sezione antropologica (raramente aperta al pubblico), include reperti umani, ritrovati negli scavi archeologici avvenuti nel territorio. Gazzetta d'Alba Il Corriere di Alba, Bra, Langhe e Roero. Radio Alba Fu inaugurato nel novembre 1855, su progetto dell'architetto Giorgio Busca. Il Teatro, allora chiamato “Perucca” — attivo con spettacoli di prosa, concerti, opere liriche — fu poi dichiarato “pericoloso” e chiuso definitivamente nel 1933. Solo verso la fine degli anni '60 la struttura viene riconosciuta come “edificio di valore storico” e si ripensa a un suo utilizzo. Nel 1997 sono terminati i lavori di restauro, cosicché il Teatro viene re-inaugurato il 1º ottobre, con un concerto del cantautore astigiano Paolo Conte. I lavori aggiungono alla sala storica, strutturata a "ferro di cavallo", una nuova sala, con struttura "a ventaglio", dalla capienza di 618 posti. Le due sale si affacciano sullo stesso palcoscenico, in modo che il Teatro G. Busca, in occasione di eventi speciali, può contare sull'apertura di entrambe le sale, portando così la sua capienza totale a 916 posti. Numerosi sono i piatti in cui è presente il tartufo bianco di Alba: per esempio i tajarin (le tagliatelle piemontesi) e la fonduta. Il carpaccio di carne cruda detto carne all'albese. Tra le altre ricette si possono ricordare il brasato al barolo, il vitello tonnato e il rôstôn. Tra i dolci troviamo le pesche ripiene, la torta di nocciole delle Langhe, le paste di meliga, il 'bunèt'. I disné dra Langa, i pranzi importanti; i disné 'd Carvé, o pranzi di Carnevale, la dra leva o dei coscritti, dra spusa o della sposa, dr'uva o della vendemmia, d'er massé er cr-crin o dell'uccisione del maiale, d'j servitò o dei servitori, e infine d'er particolar o del proprietario agricolo, sono la certezza di una tradizione culinaria. Feste Fiorite; dal 2005 si svolgono, ogni anno, nell'ultimo fine settimana di maggio, nella Piazza del Duomo di Alba. Oltre al Mercatino Aleramico, che propone prodotti enogastronomici del territorio, si tengono concerti, spettacoli di danza e di teatro. Alba Music Festival, Italy&USA, Alba Music Festival; dal 2004 si svolge, in 2 settimane, tra maggio e giugno e in 3 settimane tra fine luglio e inizio agosto. Oltre 50 concerti con solisti, orchestre, recital, musicisti, seminari, work-shop e altro. Fiera del Tartufo Bianco; si svolge, ogni anno, in ottobre; è organizzata dall'Ente Fiera di Alba. Nata come manifestazione collaterale alla Festa della Vendemmia, nel 1928 la Fiera del Tartufo d'Alba ha assunto, nel tempo, la fisionomia di grande evento, di portata nazionale. Ogni anno gli organizzatori della Fiera donano il migliore esemplare di tartufo a un personaggio famoso, invitato sul posto. Tra gli ospiti della Fiera Joe DiMaggio, Alfred Hitchcock, Fārūq I d'Egitto, Ugo Tognazzi, Alain Delon, Gérard Depardieu, Gianfranco Fini. Nel 2007 la manifestazione ha ottenuto il titolo di Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba. Collateralmente alla Fiera si svolgono, in vari punti della città, numerosi eventi culturali e spettacolari. Il Palio degli Asini e Giostra delle Cento Torri, la prima domenica di ottobre. La fiera d'ottobre è una rassegna di tutto quello che Alba offre. la manifestazione primaverile "Vinum". Ad Alba si tengono mostre ed esposizioni, al Palazzo Mostre e Congressi. Notevole rilevanza ha il settore vitivinicolo: nella zona di Alba sono presenti ben 290 aziende che coltivano una superficie di 700 ettari di terreno producendo, in media ogni anno, 61200 hl di vino. I vini albesi si dividono in: DOC: Barbera, Dolcetto, Nebbiolo DOCG: Barbaresco, Moscato, Barolo Alba è inoltre famosa in tutto il mondo per i suoi tartufi bianchi e vi si svolge l'annuale Fiera del Tartufo. Tra le principali industrie presenti nel territorio albese vi sono: Ferrero, una delle più importanti aziende dolciarie al mondo; Miroglio, leader nel settore tessile e proprietaria di diversi marchi d’abbigliamento; Mondo, specializzata in pavimentazioni sportive, civili e in giocattoli. Ad Alba ha inoltre sede la banca di credito cooperativo più grande d'Italia per numero di soci — la Banca d'Alba — e la catena di distribuzione alimentare internazionale Eataly. Vi è stata inoltre fondata la UniEuro, catena di negozi specializzati in prodotti di informatica, telefonia ed elettrodomestici. Importante è la lavorazione locale del ferro battuto, finalizzata soprattutto alla produzione di cancelli e porte. Ad Alba è presente la sede di Egea, azienda multiservizi del territorio. Alba è transitata dalla SS 231 e dalla SR 29 per Cortemilia-Savona e Torino. Numerose strade provinciali collegano la città con i tanti paesi dell'area urbana. Dagli anni settanta è presente la tangenziale che si collega alla strada statale 231 di Santa Vittoria e alla provinciale 3bis per Barolo. Tale tangenziale si è connessa nel 2005 con l'autostrada A33 Asti-Cuneo in direzione Asti (crocevia dell’autostrada A21 Torino-Piacenza-Brescia). Dal 2023 è presente un secondo collegamento verso l’ospedale di Verduno. Infine dal 2025 sarà aperto il totale tratto, autostradale sino a Cuneo attraverso l’interconnessione con l'Autostrada A6 Torino-Savona permettendo il veloce raggiungimento di Cherasco, Bra e Marene. La città è servita dal Servizio ferroviario metropolitano di Torino linea 4 sulla Ferrovia Alessandria-Cavallermaggiore. Sono presenti 2 stazioni: una in centro, una nella frazione Mussotto. Ad Alba sono operative 7 linee urbane di autobus, operati da Granda Bus, e numerosi collegamenti extraurbani, operati da GTT e Bus Company. In passato fu in esercizio una linea filoviaria per Barolo. Alba è gemellata con: Medford, dal 16 maggio 1960 Banská Bystrica, dal 1969 Böblingen, dal 1984 Beausoleil, dal 1995 Arlon, dal 1º marzo 2004 Sant Cugat del Vallès, dal 7 febbraio 2007 Alba è stata, per varie volte, sede di arrivo di tappa del Giro d'Italia: la prima nel '68, vinta da Guido Reybrouck e la seconda nel 2004, vinta da Alessandro Petacchi. Nel 2011 ha nuovamente ospitato il Giro d'Italia. È stata città di partenza della 2ª tappa. Nel 2014 ha ospitato la tappa a cronometro, del giro d'Italia, Barbaresco-Barolo, vinta dal colombiano Rigoberto Uran Uran. Nel 2020 ha ospitato nuovamente il Giro d'Italia: è stata la città di partenza della 20ª tappa. La principale squadra di calcio della città è l’Alba Calcio che milita in Serie D. La storica Associazione Sportiva Albese Calcio milita in Eccellenza, mentre la terza squadra di calcio della città è l’Area Calcio Alba Roero (milita nel Girone F piemontese di Prima Categoria). Altra importante squadra di Alba era la A.S.D. Femminile Alba; nel 2011 ha vinto le Olimpiadi delle Città Gemelle, nel 2013 ha conquistato il proprio posto in serie B. La società si è sciolta nel luglio 2015; attualmente l'unica squadra femminile di Alba è la A.S.D Futura Langhe di Alba, creata il 14 luglio 2015. La città ospitò, nell'inverno 1942 (a causa dei bombardamenti sulla città di Torino, durante la seconda guerra mondiale), la Juventus-Cisitalia. La squadra usò come centro d'allenamento la villa Sorano, di proprietà della famiglia vinicola Bonardi, fino alla primavera 1943, durante la fase finale del 43º campionato nazionale. La squadra di pallapugno di Alba è tra le migliori d'Italia. Detiene il primato di campionati italiani vinti, che sono 18, dei quali 5 consecutivi tra il 1947 e il 1951. Lo sferisterio Alessandro Mermet è la struttura dove si disputano le partite di questo sport. Giuseppe Mazzatinti, Note per la storia della città di Alba, Tipografia e libreria Sansoldi, Alba 1887. A. Buccolo - E. Necade - V. Riolfo, Alba. Un secolo, L'Artistica Editrice, Savigliano 1985. Lucia Gangale, La vita della città. Tredici racconti albesi, L'Artistica Editrice, Savigliano, 2009 F. Luino, L. Turconi, C. Petrea, G. Nigrelli (2012): Uncorrected land-use planning highlighted by flooding: the Alba case study (Piedmont, Italy). Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 12, 2329-2346, doi:10.5194/nhess-12-2329-2012. M. Venturino Gambari, Studi per una storia d'Alba. Navigatori e contadini. Alba e la valle del Tanaro nella preistoria, Famija Albeisa, Alba 1995. E. Villata, Macrino d'Alba, catalogo della mostra alla Fondazione Ferrero, Editrice Artistica Piemontese, Savigliano 2000. G. Romano, Macrino d'Alba, protagonista del Rinascimento piemontese, Editrice Artistica Piemontese, Savigliano 2001. Cleto Schiavilla, Lo sconosciuto Napoleone. Un insorgente dimenticato. Dalle Langhe alla Terra d'Otranto, prefazione di Mauro Della Ferrera, Araba Fenice, Boves, 2014, ISBN 978-88-6617-236-9. G. Parusso, Alba. Il Novecento. Appunti per una cronaca, Araba Fenice, Boves 2005. Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, Torino 1952. Giordano Berti e Raoul Molinari, Tobi e il tesoro del tartufo d'Alba, illustrazioni di Adriana Galoppi, Araba Editrice, Boves 2009. Giordano Berti e Raoul Molinari, Il Re del Tartufo, Araba Editrice, Boves 2011. Beppe Fenoglio, Una questione privata, Einaudi, Torino. Alluvione del Tanaro del 1994 Circondario di Alba Fiera del Tartufo Langhe Provincia di Cuneo Repubblica di Alba Repubblica partigiana di Alba Tuber magnatum 16368 Città di Alba, asteroide dedicato ad Alba Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Alba Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Alba Sito ufficiale, su comune.alba.cn.it. Alba, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Gribaudi, Giuseppe Barelli, Piero Barocelli, A. Jahn Rusconi, ALBA, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929. Alba (Cuneo), su sapere.it, De Agostini. (EN) Alba, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.