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Costalunga (Brescia)

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Italy provincial location map 2016
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Costalunga è una località di Brescia oggi appartenente al quartiere di San Rocchino (Zona nord). È nei pressi di Mompiano, di cui fu frazione quando il medesimo era comune autonomo, fino all'annessione, nel 1880, al Comune di Brescia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Costalunga (Brescia) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Costalunga (Brescia)
Brescia San Rocchino - Costalunga (Zona Nord)

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N 45.555082 ° E 10.239885 °
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25123 Brescia, San Rocchino - Costalunga (Zona Nord)
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Chiesa di San Bernardo (Brescia)
Chiesa di San Bernardo (Brescia)

La chiesa di San Bernardo è la parrocchiale di Costalunga, frazione di Brescia, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale di Brescia Nord. Il primitivo oratorio di Costalunga sorse poco dopo la metà del XV secolo, fondato da tale Marino da Montelupo e dedicato a San Bernardo. L'edificio, ristrutturato nel Settecento, venne ricostruito nel 1825 e consacrato il 16 ottobre di quell'anno dal vescovo di Brescia Gabrio Maria Nava; la chiesa fu poi eretta a parrocchiale nel 1922. La facciata a capanna della chiesa, rivolta a settentrione e tripartita da quattro lesene ioniche sorreggenti il timpano di forma triangolare, presenta al centro il portale d'ingresso, sormontato da una mensola, e sopra una finestra rettangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, la cui cella presenta una monofora per lato ed è coperta dal tetto a quattro falde. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti il cornicione sopra cui si imposta la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini e chiuso dal fondale piatto. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali la pala raffigurante San Bernardo che mira la Croce ai cui piedi sta la Madonna Addolorata, risalente alla fine del XVIII secolo, la tela con soggetto San Fermo, dipinta nel 1867 da Giuseppe Ariassi, e il quadro con soggetto l'Addolorata, eseguita da Francesco Rovetta. Costalunga (Brescia) Diocesi di Brescia Parrocchie della diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Chiesa di San Bernardo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Parrocchia di SAN BERNARDO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 31 gennaio 2022.

San Rocchino
San Rocchino

San Rocchino (fino al 2013, San Rocchino-Costalunga) è un quartiere di Brescia, comprendente l'area degli ospedali (Spedali Civili di Brescia, «Città di Brescia» e «Domus Salutis») e la località Costalunga. Il quartiere si estende a nord della fascia pedemontana dei Ronchi e del Monte Maddalena sviluppandosi in parte sulla pianura verso il torrente Garza. L'area è delimitata a est, da via Guglielmo Marconi, via Attilio Tosoni e da via Bonizzardi, comprendendo sia l'Ospedale Civile sia la clinica «Città di Brescia»; a nord, dall'Ospedale Civile, via Riccobelli e dalla fascia pedemontana della Maddalena fino al Ronco Fiorentino. A ovest e a sud, il confine è delimitato dalla fascia pedemontana dei ronchi Goletto e San Gottardo. Il torrente Celato attraversa il territorio del quartiere su un percorso parzialmente tombinato. Il toponimo deriva dalla chiesa di San Rocchino, presente in zona già nel Seicento. Nel XIII secolo, l'area di Costalunga era detta "Cogolo" o "Quintasio in Costalonga". Nel XV secolo per iniziativa di un eremita, l'ex soldato di ventura Marino di Montelupo, fu edificato un oratorio dedicato a san Bernardo attorno al quale si sviluppò un piccolo borgo. Fino al Novecento, l'area rimase rurale, caratterizzata da alcune ville padronali. Negli anni Trenta, iniziò la costruzione dell'Ospedale Civile, che fu aperto completamente nel 1954, mentre lo sviluppo urbanistico arrivò negli anni Sessanta, con la costruzione di un villaggio «La Famiglia» sotto i dettami di Ottorino Marcolini. La nascita del consiglio di quartiere risale al luglio 1972, quando il consiglio comunale votò l'istituzione di tali organismi su tutto il territorio cittadino. San Rocchino-Costalunga fu uno dei quartieri più popolosi, con più di 14 000 abitanti, e le elezioni si tennero il 24 novembre 1974. Tre anni dopo, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976, istituendo le nuove circoscrizioni. Il quartiere fu assegnato alla Seconda circoscrizione, assieme a Crocifissa di Rosa, Mompiano e il Villaggio Prealpino. Nel 2007, la giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque: San Rocchino-Costalunga fu assegnata alla nuova Circoscrizione Nord. Sette anni dopo, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere, con l'occasione ribattezzato semplicemente San Rocchino, si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Chiesa di san Rocchino, edificio del Quattrocento. Chiesa di san Bernardo di Chiaravalle, l'edificio originario era del Quattrocento, ma è stato riedificato nella prima metà dell'Ottocento. Chiesa della Santissima Trinità (Brescia), consacrata nel 1961. Monastero delle Suore della Visitazione Spedali Civili di Brescia, costruito fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento. Città di Brescia, clinica costruita negli anni Cinquanta del Novecento. Domus Salutis. Il quartiere è suddiviso fra due parrocchie appartenenti alla Diocesi cattolica di Brescia: quella di san Bernardo di Chiaravalle e quella della santissima Trinità. La parte occidentale del quartiere è attraversata dalla linea metropolitana che percorre, parzialmente in galleria e in trincea coperta, via san Rocchino, via Schivardi e viale Europa. Nei pressi del Civile sorge la stazione dell'Ospedale. L'Ospedale è servito anche dalle linee 10 e 15 della rete di trasporto urbano della città di Brescia. Il villaggio Marcolini della località Costalunga è capolinea della linea 17. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 9 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Antonio Fappani, Enciclopedia Bresciana. Vol. II. C - Cont, Brescia, La Voce del Popolo, 1974. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Rocchino

Spedali Civili di Brescia
Spedali Civili di Brescia

Gli Spedali Civili di Brescia (ufficialmente Azienda Socio Sanitaria Territoriale degli Spedali Civili di Brescia), sono un ospedale e un'Azienda Sanitaria Locale che dispone di personalità giuridica pubblica e di autonomia imprenditoriale. È stato dichiarato secondo miglior ospedale italiano nella classifica stilata dall'Agenas nel 2013. La storia dell'odierna Azienda Ospedaliera ha origini risalenti al XV secolo ed è legata a quella della città. Gli Spedali Civili furono fondati nel 1427 con il nome Hospitale unum magnum et universale, conosciuto anche come Ospedale di San Luca, ma il nome odierno è entrato nell'utilizzo comune dalla fine dell'Ottocento. L'antico ospedale fu costituito dall'insieme delle istituzioni che si preoccupavano di soccorrere infermi ed indigenti. All'inizio del Novecento, l'insufficienza dei locali adibiti ad uso ospedaliero, unito al grande fabbisogno dei cittadini, portò alla costruzione di un nuovo ospedale. I lavori partirono nel 1938 e vennero conclusi più di dieci anni dopo, anche a causa della seconda guerra mondiale. La nuova struttura venne inaugurata il 10 dicembre 1950. Per ulteriori richieste, nel 1966 vennero avviati i lavori per la costruzione del Policlinico Satellite. Terminati i lavori nel 1972, si avviò la ristrutturazione di parte dell'ospedale. Nel 1997 al nome Spedali Civili, a seguito della D.C.R. 18/11/97 n. VI/742, venne aggiunta la sigla Azienda Ospedaliera e l'anno successivo vennero annessi all'ospedale i Presidi ospedalieri di Gardone Val Trompia e di Montichiari, e l'Ospedale dei Bambini. Nell'ottobre 2013 gli Spedali Civili arrivano al secondo posto nella classifica dei migliori ospedali d'Italia stilata dell'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dietro al San Raffaele di Milano. Dal 1º gennaio 2016 a seguito dell'entrata in vigore della legge Regionale 11 agosto 2015 - n. 23 viene convertita in ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) degli Spedali Civili di Brescia. Gli Organi Istituzionali dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale sono: il Direttore Generale, Luigi Cajazzo, cui fanno capo tutti i poteri di gestione; il Direttore Sanitario Aziendale Frida Fagandini; il Direttore Amministrativo Aziendale Fabio Agrò; il Direttore Socio Sanitario Enrico Burato. Inoltre, nell'Azienda sono presenti organi di consultazione e organi di supporto per i dirigenti, e altri organismi di tutela dell'utente. L'Azienda Socio Sanitaria Territoriale si articola nelle seguenti strutture: L'ospedale è raggiungibile tramite la fermata Ospedale della metropolitana di Brescia. Statuto degli Spedali Maggiore e Donne in Brescia, Brescia, Tipografia Pio Istituto Pavoni, 1880. Giuseppe Bonelli, L'archivio dell'ospedale di Brescia. Notizia e inventario (PDF), Brescia, Tipografia Pio Istituto Pavoni, 1916. URL consultato il 7 aprile 2019. Ospitato su misinta.it. (IT, EN, FR, ES, DE) Felice Grondona, Centro italiano di storia ospitaliera, Assistenza ospitaliera a Milano e Brescia nella campagna del 1859, Atti del primo congresso europeo di storia ospitaliera, Reggio Emilia, 6-12 giugno 1960, Rocca San Casciano, Arti Grafiche Cappelli, 1962. Marcello Zane, Il "Civile" di Brescia. Mezzosecolo, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti, 1988. Franco Robecchi, Spedali civili di Brescia: mezzo millennio di carità e di assistenza sanitaria, vol. 1, Brescia, Edimet, 2000, ISBN 9788886259200. Franco Robecchi, Spedali civili di Brescia: mezzo millennio di carità e di assistenza sanitaria, vol. 2, Brescia, Edimet, 2001, ISBN 9788886259217. Francesco Gussago, Radici bresciane. La proprietà immobiliare extra-moenia, Brescia, Azienda Ospedaliera "Spedali Civili di Brescia", 2004. Università degli Studi di Brescia Istituto superiore di sanità Brescia Metodo Stamina Ospedale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su azienda socio sanitaria territoriale degli Spedali Civili di Brescia Sito ufficiale, su spedalicivili.brescia.it.

Europa (metropolitana di Brescia)
Europa (metropolitana di Brescia)

Europa è una fermata della metropolitana di Brescia situata nell'omonimo viale della città. Si trova in prossimità delle facoltà di Medicina e Ingegneria dell'Università di Brescia. La fermata fu inserita nei primi studi di fattibilità della linea metropolitana stesi nella primavera del 1987. Denominata provvisoriamente Viale Europa, fu pensata per essere a servizio del polo universitario delle facoltà di Ingegneria e Medicina dell'Università degli Studi di Brescia e della zona residenziale presso la strada omonima. Nel progetto definitivo presentato dall'ASM nel 2000, la fermata di Europa si sarebbe dovuta trovare nel tratto in galleria Kossuth-Bresciadue. In sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA), divenne invece una fermata in trincea coperta dopo che si decise di convertire in tale forma il tracciato a nord della fermata di Ospedale fino al capolinea. Fu inaugurata il 3 novembre 2012, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano, ed entrò in servizio il 2 marzo 2013, assieme a tutta la linea. La fermata riprende le stesse strutture degli altri impianti di tipo seminterrato: le due banchine a servizio dei binari di corsa hanno accesso separato con una rampa di scale e una linea di ascensori ciascuna, mentre l'illuminazione delle stesse è naturale, fornita da otto lucernari a forma piramidale. Come in tutte le stazioni sono presenti le porte di banchina, che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Europa

Mompiano (metropolitana di Brescia)
Mompiano (metropolitana di Brescia)

Mompiano è una fermata della metropolitana di Brescia a servizio dell'omonimo quartiere. La fermata fu inserita nei primi studi di fattibilità della linea metropolitana stesi nella primavera del 1987 dall'ASM Brescia. Fu denominata Kossuth dal nome del piazzale dove fu posizionata inizialmente, in prossimità dello Stadio Mario Rigamonti, entrambi nel quartiere di Mompiano. Nel progetto definitivo presentato dall'ASM nel 2000, la stazione Kossuth fu posizionata al termine settentrionale della galleria diretta a Bresciadue. In sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA), divenne invece una fermata in trincea coperta dopo che si decise di convertire in tale forma il tracciato a nord della fermata di Ospedale fino al capolinea. Fu spostata a sud-est dalla precedente posizione, nel piazzale compreso tra via Ildebrando Vivanti e via Famiglia Boccacci, e le fu cambiato nome in Mompiano, dal nome del quartiere. I lavori di costruzione furono occasione per riqualificare l'area, armonizzando la fermata con l'ambiente e migliorando l'illuminazione pubblica. L'impianto fu inaugurato il 3 novembre 2012, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano. Fu aperta al servizio pubblico il 2 marzo 2013, assieme al resto della linea. Mompiano riprende le stesse strutture delle altre fermate di tipo seminterrato: le due banchine a servizio dei binari di corsa hanno accesso separato con una rampa di scale e una linea di ascensori ciascuna, mentre l'illuminazione delle stesse è naturale, fornita da otto lucernari a forma piramidale. Come in tutte le stazioni sono presenti le porte di banchina, che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Accesso per persone con mobilità ridotta. Fermata autobus Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione Mompiano

Archivio di Stato di Brescia
Archivio di Stato di Brescia

L'Archivio di Stato di Brescia è l'ufficio periferico del Ministero per i beni e le attività culturali che a norma di legge conserva la documentazione storica prodotta dagli uffici periferici dello Stato della provincia di Brescia e per deposito volontario, custodia temporanea, donazione o acquisto ogni altro archivio o raccolta documentaria di importanza storica. Il primo archivio di concentrazione destinato alla raccolta della documentazione pubblica bresciana trae origine da una ducale veneta del 30 aprile 1661, che ordinava ai rettori della città "l'istituzione di un archivio delle scritture concernenti li pubblici interessi" nel palazzo del Broletto. A questo archivio, denominato "Archivio vecchio" e destinato a raccogliere la documentazione delle magistrature venete attive a Brescia, si affiancò un secondo archivio detto "Civil Nuovo", costituito presso il palazzo civico della Loggia allo scopo di conservare soprattutto la documentazione prodotta dagli organi giudiziari e dai notai bresciani. Nel corso degli anni Venti dell'Ottocento entrambi gli archivi furono sottoposti all'autorità governativa, fino a quando, nel 1839, fu costituito un vero e proprio "Archivio generale di deposito governativo-giudiziario", posto alle dipendenze della Direzione generale degli archivi di deposito governativi di Lombardia. L'istituto assunse la denominazione di Archivio di Stato di Brescia dal 1871, quando, in attuazione dei Regi Decreti 5 marzo n. 1852 e 26 marzo n. 1861, venne costituita l’organizzazione archivistica del Regno d’Italia, posta alle dipendenze del Ministero dell’interno. Qualche documento di Brescia per il periodo della Repubblica sociale italiana si trova presso l'ACS, trasportato a Roma probabilmente a seguito delle operazioni di recupero degli archivi degli organi centrali dello Stato, trasferiti al Nord dopo l'armistizio del 1943. Il più antico documento in originale dell’Archivio di Stato di Brescia risale al IX secolo, mentre altri dell’VIII sono stati tramandati in copie successive. Notevoli dispersioni avvenute nei primi decenni dell’Ottocento hanno depauperato le serie delle magistrature venete, soprattutto per quanto riguarda il XV secolo, mentre la documentazione conservata risulta più consistente a partire dal XVI secolo e diviene via via più ricca sino alla fine della dominazione veneziana. I fondi delle magistrature ed uffici dell’età napoleonica, di quella successiva, durante la quale il Bresciano fu aggregato al Regno lombardo-veneto, nonché del periodo postunitario si conservano pressoché completi. L’Istituto detiene in deposito l’archivio storico del Comune di Brescia, con documentazione risalente al periodo medievale, quello dell’Ospedale Maggiore e quelli degli istituti caritatevoli e di assistenza, opere pie e pii luoghi. Fondi d’indubbio interesse sono inoltre l’archivio dello statista Giuseppe Zanardelli; la raccolta Carteggi della Prima guerra mondiale, che conserva migliaia di lettere e di fotografie di caduti delle provincie di Brescia e Cremona; gli archivi delle famiglie Martinengo dalle Palle e Gambara, con documenti a partire dal XII secolo e notevoli carteggi dal XV al XIX secolo; il Fondo di religione nel quale si raccolgono atti di enti religiosi e monastici soppressi dal XIII al XVIII secolo. Da non dimenticare, infine, l’ampio archivio notarile con imbreviature ed atti dal XIV secolo. Nel secolo scorso il patrimonio dell’Archivio di Stato di Brescia fu descritto in diverse guide ma per giungere a una “mappatura” del patrimonio archivistico bresciano bisogna attendere l’inizio degli anni ’80 con la pubblicazione del primo volume della Guida generale degli Archivi di Stato italiani. Nonostante le scarne informazioni fornite in merito alla natura dei fondi archivistici, il curatore della voce prestò particolare attenzione a individuarne i soggetti produttori, non sempre indicati in maniera corretta negli strumenti di ricerca esistenti. Archivio di Stato di Brescia in Guida generale degli Archivi di Stato italiani (PDF), Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1981, pp. 679-712. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Archivio di Stato di Brescia Archivio di Stato di Brescia (sito web istituzionale) Archivio di Stato di Brescia su Sistema Guida generale degli Archivi di Stato italiani (fonte utilizzata) Archivio di Stato di Brescia, su Sistema informativo degli Archivi di Stato.(fonte utilizzata)

Borgo Trento (Brescia)
Borgo Trento (Brescia)

Borgo Trento precedentemente noto come Borgo Pile è un quartiere cittadino di circa 7.000 abitanti appartenente al comune di Brescia inserito all'interno della Circoscrizione Nord. Sorto intorno al XII secolo al di fuori della cinta muraria urbana come borgo indipendente, fu unito definitivamente alla municipalità di Brescia nel 1881. Nel 1237 venne approvato il più antico piano regolatore della città di Brescia ad opera del frate umiliato Alberico da Gambara che prevedeva l'espansione del perimetro urbano e la costruzione di una nuova cinta muraria. Ciò favorì la nascita di un primo borgo extraurbano già nel 1254, che prese in nome di Borgo Pile dal nome della porta cittadina attraverso la quale era obbligatorio passare per raggiungere l'abitato. Nel 1512 Brescia, all'epoca sotto dominazione veneziana, fu temporaneamente conquistata dall'esercito francese durante la Guerra della Lega di Cambrai. I cittadini bresciani si ribellarono nei confronti della dominazione francese, ma il loro atto si concluse con il saccheggio della città ad opera delle truppe mercenarie guidate da Gastone di Foix. Dopo esser tornata in possesso della città, Venezia, al fine di prevenire eventi analoghi, decise di demolire qualsiasi casolare, chiesa o villa per circa un miglio di distanza dalla cinta muraria, al fine di creare una "spianata difensiva" attorno al perimetro urbano. Stessa sfortunata sorte toccò a Borgo Pile, ma già a distanza di meno di un secolo ne è documentata la ricostruzione. Nel 1609 il catasto del podestà veneziano Giovanni Da Lezze segnalava che il Borgo delle Pille contava una settantina di case e già dal 1580 gli abitanti avevano costruito a proprie spese una chiesa intitolata a San Giovanni Evangelista, tuttavia senza ottenere lo status di parrocchia Nel XIX secolo il Borgo Pile aumentò di dimensioni, estendendosi sino all'estremità meridionale dell'abitato di Isolabella, crebbe in numero degli abitanti e sorsero nuove attività commerciali ed artigianali. Il Borgo infatti rappresentava un punto nevralgico per il commercio diretto verso i paesi della Val Trompia e della Val Sabbia. Durante la dominazione austro-ungarica venne riorganizzata la municipalità di Brescia. Da un punto di vista amministrativo il centro cittadino venne isolato dal territorio circostante, che fu suddiviso in cinque comuni autonomi. Borgo Pile fu fatto rientrare all'interno del territorio del vicino Borgo di San Bartolomeo. Solo nel 1881 Brescia, ormai passata in mani sabaude ottenne la riaggregazione dei cinque comuni periferici. Nel 1886 fu completata la costruzione della nuova chiesa, i cui lavori erano cominciati nel 1879 ad opera dell'architetto Carlo Melchiotti e il Borgo poté così fregiarsi del titolo di parrocchia coprendo un territorio molto vasto: Costalunga, Sant'Eustacchio, San Bartolomeo e San Gottardo. Nel 1897 venne approvato un nuovo piano urbanistico sotto tale spinta si andò a riempire il vuoto esistente tra Borgo Pile e il centro cittadino. La spinta principale fu data dalla posatura della tramvia che da Brescia portava a Gardone Val Trompia e dalla realizzazione nel 1913 della linea n.2 del tram elettrico cittadino. Nel 1903 il Borgo Pile fu ribattezzato Borgo Trento in onore della città italiana non ancora redenta e successivamente l'edificio scolastico fu intitolato a Cesare Battisti, il martire trentino. Nel 1926 anche la Chiesa Parrocchiale del Borgo modificò il proprio titolo e fu dedicata a Cristo Re. L'insediamento più antico del Borgo sorge sulla riva destra del torrente Garza, a circa un chilometro dal centro cittadino. Il cuore dell'abitato si snodava lungo un'unica arteria principale, oggi via Trento, fiancheggiata ininterrottamente a destra e sinistra da due schiere di abitazioni. Le propaggini del nucleo storico del Borgo si estendono lungo l'asse nord-sud. A meridione sorge l'abitato di Isolabella, a settentrione quello delle Grazzine, entrambi sorti sempre lungo l'argine del Garza. Oggi il torrente è stato coperto dal manto stradale di Via Giambattista Cipani e Via Montesuello e vi sono soltanto alcune aperture di sfogo che permettono di vedere il greto del Garza. Attorno al nucleo storico del borgo antico sono sorte numerose abitazioni che hanno congiunto il quartiere con il resto del tessuto urbano. Il simbolo (+) indica una via in parte inclusa in un altro quartiere. Lino Monchieri (prefazione di Franco Nardini), Il mio Borgo, 1996. Brescia Quartieri di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Borgo Trento Comune di Brescia, su comune.brescia.it.

Crocifissa di Rosa (Brescia)
Crocifissa di Rosa (Brescia)

Crocifissa di Rosa è un quartiere di Brescia. L'area occupata del quartiere è delineata a sud da via Pusterla; a ovest da via Montesuello e via Marconi; a nord da via Antonio Federico Ozanam; a est dai ronchi Martinengo, Gallia e Bordoni. Il territorio è pianeggiante ad eccezione dell'area est che fa parte dei "Ronchi", pendio collinare del Monte Maddalena. I corsi d'acqua sono tutti tombinati: tra i più rilevanti, il Celato e la condotta sotterranea dell'acquedotto di Mompiano. Il torrente Garza scorre a est del confine del quartiere con quello di Borgo Trento. Il toponimo è di origine moderna. Prende il nome dalla via principale del quartiere, prosecuzione della galleria Tito Speri che lo collega al centro cittadino. A sua volta, la strada ha tale nome per la dedica della chiesa parrocchiale a Maria Crocifissa Di Rosa. Buona parte dell'area residenziale è stata costruita negli anni Trenta dall'amministrazione comunale fascista che intendeva migliorare il collegamento fra il centro città e l'Ospedale Civile ai tempi in costruzione. Negli anni Cinquanta furono edificati anche i terreni del vivaio della Guardia forestale, situato fra le attuali via Galilei e via San Rocchino e il quartiere conobbe uno sviluppo disordinato, passando da circa 1 000 abitanti a oltre 7000. L'area residenziale di via Montesuello è più vecchia, con costruzioni risalenti a inizio Novecento edificate lungo le nuove strade definite dal piano regolatore del 1897. In quel periodo fu costruito l'Istituto dei Derelitti che negli anni Venti divenne sede del liceo scientifico Calini. Dietro lo stesso edificio sorse la fabbrica del calzificio «Montanari & Studer» che nel 1929 divenne sede della fabbrica nazionale Armi e, negli anni Cinquanta, dell'IPSIA Moretto. L'istituzione del quartiere come suddivisione amministrativa del comune risale al luglio 1972, quando il consiglio votò la costituzione dei consigli di quartiere. Il 10 novembre 1974 si tennero le elezioni per quello di Crocifissa di Rosa. Tre anni dopo, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976 e istituì le nuove circoscrizioni: il quartiere fu assegnato alla Seconda circoscrizione, assieme a Mompiano, San Rocchino-Costalunga e il Villaggio Prealpino. Nel 2007, la giunta Corsini riformò le circoscrizioni riducendone il numero a cinque: Crocifissa di Rosa fu assegnata alla nuova Circoscrizione Centro. Sette anni dopo, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Museo Civico di Scienze Naturali, opera con discontinuità dal primo decennio del XXI secolo in quanto l'attuale sede fu edificata negli anni Sessanta, ma necessita di interventi di ristrutturazione Archivio di Stato di Brescia, l'edificio è stato realizzato nella seconda metà degli anni Cinquanta per ospitare tutta la documentazione dell'archivio che fu istituito da una disposizione dei rettori veneti della città nel 1661 Ospedale dei Bambini del Ronchettino. Cinema METROPOL: costruito nel 1955 in via Galilei, poi Metropol d'Essai, nel 1967, ristrutturato nel 1988. Ora chiuso. Nel territorio del quartiere è presente la chiesa parrocchiale dedicata a santa Maria Crocifissa Di Rosa, appartenente alla diocesi cattolica di Brescia. Il quartiere è servito dalla scuola primaria Dante Alighieri e dalla secondaria di primo grado Ugo Foscolo. Sono presenti anche il Liceo scientifico statale Annibale Calini e l'IPSIA Moretto. La metropolitana di Brescia percorre in galleria la parte occidentale del quartiere. La stazione di Marconi si trova nei pressi del parco Sant'Antonino. Il quartiere è servito dalla linea 10 (Concesio - Poncarale) e dalla 16 (Sanpolino - Onzato) della rete di trasporti cittadina. Via Pusterla è inoltre servita dalla linea 6 (Largo Zanardelli - San Gottardo) che, nella stagione estiva, è prolungata fino alla cima del Monte Maddalena. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Centro, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 26 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Crocifissa di Rosa