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Piazza dei Cinquecento

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Piazzadeicinquecento
Piazzadeicinquecento

Piazza dei Cinquecento, in precedenza compresa nell'ampia Piazza delle Terme (nota informalmente come Piazza Termini), è una piazza di Roma sita di fronte alla stazione di Roma Termini al confine tra i rioni Esquilino e Castro Pretorio. La piazza, in larga parte occupata dal principale capolinea dei bus urbani della città, è compresa tra via Giovanni Giolitti, largo di Villa Peretti e via Marsala. L'area occupata dalla piazza corrisponde alla zona altissimus Romae locus descritta nella pianta di Roma redatta da Leonardo Bufalini nel 1551; tale denominazione era dovuta alla presenza di una statua di Roma seduta, poi identificata erroneamente con la Giustizia, fatta sistemare dal cardinal Felice Peretti (futuro papa Sisto V) sulla sommità dell'agger di Servio Tullio, l'antico rilevato difensivo con fossato che proteggeva la città di età regia sul pianeggiante versante nord-orientale, nei pressi della propria villa. Tale rilievo fu poi definito Monte di Giustizia. Il Monte di Giustizia fu pian piano spianato nel corso dei lavori per la realizzazione della stazione ferroviaria tra il 1860 e il 1878 e la statua fu traslata ad Arsoli dai Massimo, divenuti proprietari della villa demolita per fare spazio al costruendo scalo ferroviario. Durante i lavori sono emersi anche alcuni tratti delle Mura serviane e resti di insulae, in larga parte demoliti o smantellati. Nel 1916 il Consiglio comunale deliberò il riordino della vasta area nota come piazza delle Terme, nome derivato dalle vicine Terme di Diocleziano, ed assegnò allo spiazzo antistante la stazione la denominazione di piazza dei Cinquecento, in ricordo dei 548 italiani caduti nella battaglia di Dogali del 1887; nella piazza era infatti presente il monumento ai caduti di Dogali, realizzato da Francesco Azzurri e traslato nel 1924 in un giardino lungo viale delle Terme (attuale viale Luigi Einaudi), in vista dei lavori di riqualificazione della piazza in occasione del Giubileo del 1925. Tali lavori di riqualificazione furono tuttavia iniziati nel secondo dopoguerra e si conclusero nel 1950 con la piantumazione di alcuni pini domestici e la riorganizzazione del capolinea degli autobus. Nel 1960 fu posizionata al centro della piazza la cosiddetta Lampada OSRAM, un lampione eretto dall'azienda tedesca OSRAM in occasione delle Olimpiadi di Roma con lampade a vapori di mercurio e smantellato tra il 1982 e il 1983. Tale lampada, particolarmente moderna per l'epoca, divenne un importante punto di riferimento per romani e non. Il 18 maggio 2011 nella piazza in corrispondenza dell'incrocio con viale Enrico de Nicola è stato inaugurato il monumento a Giovanni Paolo II, realizzato dallo scultore Oliviero Rainaldi e accolto da numerose critiche che hanno spinto l'autore a rivedere l'opera, riposizionata in loco il 19 novembre 2012. La piazza ha una forma quadrangolare ed è compresa tra l'ingresso principale al fabbricato viaggiatori della stazione di Roma Termini, via Cavour, via Giovanni Giolitti, largo di Villa Peretti, viale Enrico de Nicola e via Marsala. Gran parte del perimetro della piazza è occupato dal principale capolinea delle linee autobus urbane di Roma, presso cui transitano circa 20 linee diurne (inclusa la linea filoviaria 90) e 16 linee notturne a cui si aggiungono alcune linee bus turistiche ed una stazione per i taxi, e da un parcheggio di interscambio. Sulla piazza sono presenti anche diversi ingressi per la sottostante stazione della metropolitana mentre nel tratto compreso tra via Cavour e via Daniele Manin è situato il capolinea dei tram 5 e 14. Accanto al fabbricato viaggiatori della stazione, sul lato di via Marsala, sono presenti alcuni resti delle Mura serviane mentre sul lato verso largo di Villa Peretti è presente il Monumento a Giovanni Paolo II, eretto nel 2011. Sulla piazza si affacciano Palazzo Massimo alle Terme e le Terme di Diocleziano, entrambe sedi del Museo Nazionale Romano, oltre che l'ex edificio delle Poste Telegrafi e Telefoni. Piero Ostilio Rossi, Ilaria Gatti, Roma. Guida all’architettura moderna 1909-1991, 2ª ed., Bari-Roma, Laterza, 1991 [1984], ISBN 88-420-2509-7. Mariarosaria Barbera e Rita Paris (a cura di), Da villa Peretti a Piazza dei Cinquecento: i perché di una distruzione, in Antiche stanze. Un quartiere di Roma imperiale nella zona di Termini, Milano, Giorgio Mondadori, 1996, pp. 192-210, ISBN 88-374-1542-7. Claudio Rendina, Donatella Paradisi, Le strade di Roma. Volume primo A-D, Roma, Newton Compton, 2004, ISBN 88-541-0208-3. Mariarosaria Barbera e Marina Magnani Cianetti (a cura di), Archeologia a Roma Termini. Le Mura Serviane e l'area della Stazione: scoperte, distruzioni e restauri, Roma, Mondadori Electa, 2008, ISBN 88-370-5988-4. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza dei Cinquecento Piazza dei Cinquecento, su rerumromanarum.com. Piazza dei Cinquecento, su info.roma.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Piazza dei Cinquecento (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Piazza dei Cinquecento
Via Cavour, Roma Municipio Roma I

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Luoghi vicini

Termini (metropolitana di Roma)
Termini (metropolitana di Roma)

Termini è una stazione delle linee A e B della metropolitana di Roma. Quando fu inaugurata, il 9 febbraio 1955, Termini era il capolinea dell'unico tratto di linea metropolitana di Roma, che collegava la stazione ferroviaria con il quartiere EUR. Facevano capolinea a Termini anche i treni diretti al Lido di Ostia, l'attuale Ferrovia Roma-Lido, con frequenza di due convogli ogni ora. All'epoca i binari dell'attuale stazione della linea B erano dedicati uno per la metropolitana Termini-Laurentina, attualmente banchina in direzione Laurentina, l'altro per i rapidi Termini-Lido. Lo smistamento dei treni era regolato da due scambi posti dove oggi termina la stazione, lato Cavour, e controllati da una sala comandi (poi demolita) posta vicino alla banchina in direzione Laurentina. Nel 1980 divenne il nodo di scambio con la nuova linea A. Il capolinea di allora della linea B subì modifiche: proprio sopra la linea A venne creato uno spazio per la linea B (oggi occupato dalle banchine nuove in direzione Cavour) ed ancora più sopra da un nuovo atrio di ingresso. Dal 1987 i treni da Ostia non raggiungono più Termini, bensì terminano la corsa alla stazione Porta San Paolo, adiacente alla fermata Piramide. Pochi anni dopo, nel 1990, aprì al pubblico il prolungamento della linea B fino a Rebibbia. Ciò comportò lo spostamento di alcuni metri delle banchine verso la stazione Cavour, in quanto la costruzione delle nuove gallerie dovette avvenire a maggiore profondità rispetto al resto della linea. Tutt'oggi è possibile osservare parte della stazione originaria guardando in direzione Rebibbia, al termine delle attuali banchine. I lavori di rifacimento e ammodernamento del nodo di Termini tra il 2010 ed il 2013 hanno riguardato: la riorganizzazione dei percorsi di scambio tra le linee A e B; il rinnovo delle finiture; l'adeguamento dell'impianto antincendio, non ancora a norma di legge; il miglioramento dell'accessibilità mediante installazione di nuovi ascensori e scale mobili. Il progetto comprendeva anche la sistemazione e la regolarizzazione della planimetria di piazza dei Cinquecento, nonché la riallocazione delle strisce pedonali perpendicolari alle corsie di arresto degli autobus. Nel progetto era previsto anche l'abbattimento e la ricostruzione del manufatto di accesso alla metro B situato sulla piazza, mentre i lavori si sono limitati ad una ristrutturazione. Il costo complessivo venne stimato in 63 milioni di euro. La fermata è collegata alla stazione ferroviaria e permette quindi interscambi con i treni regionali e suburbani e con i treni nazionali di Trenitalia e Italo-NTV. È inoltre servita da due linee tranviarie, un filobus e numerose linee di autobus urbani gestiti da ATAC; poco distante su via Giolitti sorge il capolinea della ferrovia Roma-Giardinetti, Roma Laziali. La fermata è inoltre collegata con gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino tramite vari servizi di autobus navetta. Stazione ferroviaria ( Roma Termini) Stazione ferroviaria (Roma Laziali) Fermata tram (Termini, linee 5 e 14) Fermata filobus (Termini, linea 90) Fermata autobus ATAC e navette per gli aeroporti Stazione taxi La stazione della linea A si trova ad un livello inferiore rispetto a quella della linea B ed è collegata ad essa tramite scale interne; non è quindi necessario uscire dai varchi per passare da una linea all'altra. Sono presenti due collegamenti tra le linee (in salita e in uscita), mentre ne è presente uno solo dalla B alla A (in entrata e in discesa). La stazione, che è dotata di un impianto di videosorveglianza e di un parcheggio d'interscambio, è inoltre accessibile ai portatori di disabilità. Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Servizi igienici Vittorio Formigari e Piero Muscolino, La metropolitana a Roma, Cortona, Calosci, 1983. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Termini

Porta Viminale
Porta Viminale

Al centro del tratto maggiormente esposto delle mura serviane, quello cioè tutto in pianura tra la porta Collina e l'Esquilina, si apriva la Porta Viminalis, che insieme alle due citate e alla Querquetulana, è tra le più antiche porte dell'intera cinta difensiva dell'antica Roma. La loro edificazione risale infatti ad un periodo molto antico, circa un paio di secoli precedente a quello della costruzione delle mura repubblicane nel 378 a.C. Sembra infatti che le quattro porte originarie si possano datare all'epoca dell'ampliamento della città operato dal re Servio Tullio, che comprese nel territorio dell'Urbe, oltre alle alture già inserite tra gli iniziali sette colli, anche il Quirinale (Collis Quirinalis), il Viminale, l'Esquilino e il Celio (chiamato allora Querquetulanus, cioè coperto di boschi di querce). Della stessa epoca è ovviamente anche il primo baluardo difensivo che le collegava tra di loro, quell’agger costruito lungo tutto il tratto dei circa 1.300 m dalla Porta Collina all'Esquilina, per tentare di difendere con la massima cura la zona più pericolosa della città. Un ulteriore indizio dell'antichità di queste porte è fornito, secondo gli studiosi, anche dal loro nome, che deriva direttamente da quello dell'altura cui davano accesso, anziché essere l'aggettivazione di qualche monumentalizzazione (templi, altari, ecc.) lì presente, che non può che essere successiva all'inglobamento dell'area nel perimetro urbano. La porta Viminalis si apriva all'incirca al centro del lungo tratto di mura tuttora esistente in piazza dei Cinquecento (il reperto più imponente ancora visibile), sul lato destro di chi esce dalla Stazione Termini. Il giardino che contorna le mura copre il terrapieno dell'antico aggere (e la lieve pendenza sul lato della piazza ne è un pallido ricordo), il cui muro di sostegno è ancora visibile nel piano sotterraneo dell'edificio della stazione, di fronte al ristorante McDonald's. È tuttora argomento di discussione tra gli studiosi l'individuazione della strada o delle strade a cui la porta dava accesso: le ipotesi riguardano la via Collatina, o la via Tiburtina, o magari che non si aprisse su nessuna strada importante. Di certo le distruzioni operate nel tempo già in epoca imperiale per l'edificazione delle Terme di Diocleziano, poi da papa Sisto V per la sistemazione urbanistica della zona, e da ultimo per la costruzione della stazione di Roma iniziata dopo il 1856, hanno cancellato buona parte delle tracce non solo delle mura ma anche delle porte (forse c'era anche una Porta Collatina nei pressi di via del Castro Pretorio o nell'area della stazione ferroviaria) e delle strade originarie in tutto il perimetro adiacente. I lavori per la sistemazione della stazione Termini hanno però avuto almeno il pregio di riportare alla luce i resti delle mura, che fino al 1892 erano rimasti sepolti sotto un accumulo di detriti, chiamato “Monte della Giustizia”, derivati dai lavori per la costruzione delle vicine Terme di Diocleziano. Strabone, Geografia, V. Mauro Quercioli: Le mura e le porte di Roma. Newton Compton Ed., Roma, 1982 Laura G.Cozzi: Le porte di Roma. F.Spinosi Ed., Roma, 1968 Filippo Coarelli: Guida archeologica di Roma. A.Mondadori Ed., 1984 Le porte e le mura serviane, su giardinodivenere.it. URL consultato l'8 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2007).

Monumento ai caduti di Dogali
Monumento ai caduti di Dogali

Il Monumento ai Caduti di Dogali è un monumento celebrativo a Roma dedicato ai caduti della battaglia di Dogali, oggi situato in viale Luigi Einaudi, nei pressi delle Terme di Diocleziano. Il monumento è dedicato ai caduti della colonna militare, dal tenente colonnello Tommaso Giovanni De Cristoforis e composta da 500 soldati italiani, che il 26 gennaio 1887 fu sconfitta nella battaglia di Dogali, vicino a Massaua, oggi in Eritrea, dai soldati etiopi di Ras Alula durante la guerra d'Eritrea. Nell'episodio morirono 413 soldati e 22 ufficiali italiani, ricordati nelle lapidi poste alla base del monumento. La sconfitta provocò alcune manifestazioni e incidenti nella capitale italiana durante i giorni successivi. La proposta di un monumento per celebrare la sconfitta italiana in una guerra coloniale fu messa in discussione da alcuni intellettuali dell'epoca, in particolare Giosuè Carducci, che rifiutò l'offerta del sindaco romano di comporre un'ode per il monumento, e Gabriele D'Annunzio, che nel terzo capitolo del libro terzo del suo romanzo Il piacere definisce i caduti italiani come "bruti uccisi brutalmente". Inizialmente il monumento era stato alzato nel 1887 dall'architetto Francesco Azzurri davanti alla stazione Termini. Dal 1916 anche la piazza antistante la stazione Termini è dedicata ai 500 caduti di Dogali, col nome di piazza dei Cinquecento. L'obelisco fu poi spostato nel 1925 nella collocazione odierna nei giardini di viale Principessa di Piemonte (attuale viale Luigi Einaudi), davanti alle Terme di Diocleziano, per il rifacimento della stazione ferroviaria. L'8 maggio 1937, anniversario della proclamazione dell'Impero italiano alla fine della guerra d'Etiopia, fu aggiunta anche la statua del Leone di Giuda, poi restituita al governo etiope nel 1960. Il 15 giugno 1938 il giovane interprete eritreo Zerai Deres mise in atto davanti al monumento un atto di protesta contro l'occupazione italiana dell'Etiopia, ferendo diverse persone dopo essere stato interrotto in un atto di devozione al Leone di Giuda. Per tale motivo venne arrestato e in seguito internato nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in cui rimase fino alla morte avvenuta nel 1945; tuttavia, vari storici contemporanei esprimono dubbi sull'effettiva instabilità mentale di Zerai. Per tale gesto Deres è considerato nella sua patria e in Etiopia un eroe nazionale. Il leone di Giuda rimase a Roma fino al 1960, quando fece ritorno in Etiopia dopo i negoziati di Addis Abeba; in occasione della nuova inaugurazione il negus Hailé Selassié partecipò in divisa militare alla cerimonia, ricordando per l'occasione anche il gesto patriottico di Zerai Deres. Anche a Dogali esiste un monumento che commemora la caduta dei soldati italiani. Il monumento è costituito da un obelisco egizio, uno dei tredici oggi presenti a Roma, e da un basamento che ospita sui quattro lati le lapidi con i nomi dei caduti su due colonne e raccolti secondo il grado militare di appartenenza. Il monumento è stato dedicato ufficialmente il 5 giugno 1887, in occasione della festa dello Statuto Albertino. L'opera è alta 16,92 metri nel complesso, compresa la stella sulla sommità. L'obelisco fu realizzato durante il regno del faraone Ramses II e collocato nella città di Eliopoli, in Egitto. In seguito fu portato a Roma dall'imperatore Domiziano, che lo fece collocare come decorazione per l'Iseo Campense, come gli obelischi del Pantheon, della Minerva e quello di Boboli (che è a Firenze). L'obelisco fu rinvenuto nel 1883 dall'archeologo Rodolfo Lanciani presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Il solo monolite è alto 6,34 metri mentre con il basamento arriva a 16,92 metri. Cesare D'Onofrio. Gli obelischi di Roma, 2 ed. Bulzoni: Roma, 1967. L'Italia. Roma (guida rossa). Touring Club Italiano: Milano, 2004, pp. 177-178. Monumento al Leone di Giuda Zerai Deres Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Obelisco di Dogali Igiaba e il colonialismo nascosto di Termini Archiviato l'11 giugno 2020 in Internet Archive., TerminiTV