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Monumento ai caduti di Dogali

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Dogali obelisk
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Il Monumento ai Caduti di Dogali è un monumento celebrativo a Roma dedicato ai caduti della battaglia di Dogali, oggi situato in viale Luigi Einaudi, nei pressi delle Terme di Diocleziano. Il monumento è dedicato ai caduti della colonna militare, dal tenente colonnello Tommaso Giovanni De Cristoforis e composta da 500 soldati italiani, che il 26 gennaio 1887 fu sconfitta nella battaglia di Dogali, vicino a Massaua, oggi in Eritrea, dai soldati etiopi di Ras Alula durante la guerra d'Eritrea. Nell'episodio morirono 413 soldati e 22 ufficiali italiani, ricordati nelle lapidi poste alla base del monumento. La sconfitta provocò alcune manifestazioni e incidenti nella capitale italiana durante i giorni successivi. La proposta di un monumento per celebrare la sconfitta italiana in una guerra coloniale fu messa in discussione da alcuni intellettuali dell'epoca, in particolare Giosuè Carducci, che rifiutò l'offerta del sindaco romano di comporre un'ode per il monumento, e Gabriele D'Annunzio, che nel terzo capitolo del libro terzo del suo romanzo Il piacere definisce i caduti italiani come "bruti uccisi brutalmente". Inizialmente il monumento era stato alzato nel 1887 dall'architetto Francesco Azzurri davanti alla stazione Termini. Dal 1916 anche la piazza antistante la stazione Termini è dedicata ai 500 caduti di Dogali, col nome di piazza dei Cinquecento. L'obelisco fu poi spostato nel 1925 nella collocazione odierna nei giardini di viale Principessa di Piemonte (attuale viale Luigi Einaudi), davanti alle Terme di Diocleziano, per il rifacimento della stazione ferroviaria. L'8 maggio 1937, anniversario della proclamazione dell'Impero italiano alla fine della guerra d'Etiopia, fu aggiunta anche la statua del Leone di Giuda, poi restituita al governo etiope nel 1960. Il 15 giugno 1938 il giovane interprete eritreo Zerai Deres mise in atto davanti al monumento un atto di protesta contro l'occupazione italiana dell'Etiopia, ferendo diverse persone dopo essere stato interrotto in un atto di devozione al Leone di Giuda. Per tale motivo venne arrestato e in seguito internato nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in cui rimase fino alla morte avvenuta nel 1945; tuttavia, vari storici contemporanei esprimono dubbi sull'effettiva instabilità mentale di Zerai. Per tale gesto Deres è considerato nella sua patria e in Etiopia un eroe nazionale. Il leone di Giuda rimase a Roma fino al 1960, quando fece ritorno in Etiopia dopo i negoziati di Addis Abeba; in occasione della nuova inaugurazione il negus Hailé Selassié partecipò in divisa militare alla cerimonia, ricordando per l'occasione anche il gesto patriottico di Zerai Deres. Anche a Dogali esiste un monumento che commemora la caduta dei soldati italiani. Il monumento è costituito da un obelisco egizio, uno dei tredici oggi presenti a Roma, e da un basamento che ospita sui quattro lati le lapidi con i nomi dei caduti su due colonne e raccolti secondo il grado militare di appartenenza. Il monumento è stato dedicato ufficialmente il 5 giugno 1887, in occasione della festa dello Statuto Albertino. L'opera è alta 16,92 metri nel complesso, compresa la stella sulla sommità. L'obelisco fu realizzato durante il regno del faraone Ramses II e collocato nella città di Eliopoli, in Egitto. In seguito fu portato a Roma dall'imperatore Domiziano, che lo fece collocare come decorazione per l'Iseo Campense, come gli obelischi del Pantheon, della Minerva e quello di Boboli (che è a Firenze). L'obelisco fu rinvenuto nel 1883 dall'archeologo Rodolfo Lanciani presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Il solo monolite è alto 6,34 metri mentre con il basamento arriva a 16,92 metri. Cesare D'Onofrio. Gli obelischi di Roma, 2 ed. Bulzoni: Roma, 1967. L'Italia. Roma (guida rossa). Touring Club Italiano: Milano, 2004, pp. 177-178. Monumento al Leone di Giuda Zerai Deres Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Obelisco di Dogali Igiaba e il colonialismo nascosto di Termini Archiviato l'11 giugno 2020 in Internet Archive., TerminiTV

Estratto dall'articolo di Wikipedia Monumento ai caduti di Dogali (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Monumento ai caduti di Dogali
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Casa del passeggero
Casa del passeggero

La Casa del passeggero, o CASPAS, è un edificio di Roma, un tempo destinato ad albergo diurno, sito in via del Viminale 3, nel rione Castro Pretorio, tra la stazione Termini e il Teatro dell'Opera, dove sorgevano un tempo le Terme di Diocleziano. Di queste ultime sussiste ancora una delle aule rotonde della recinzione, in continuità con la facciata della Casa del passeggero. Come pubblicato nel Giornale dei lavori pubblici e delle strade ferrate del 1917, il Ministero dei Lavori Pubblici sollecitò la creazione di un albergo diurno al servizio dei viaggiatori della stazione, con l'aspetto originario e di dimensioni ridotte rispetto alla struttura attuale. La Casa del Passeggero venne costruita negli anni venti del Novecento dall'architetto Oriolo Frezzotti (1888 – 1965) secondo lo stile del barocchetto romano, diventando una delle rare architetture déco della Capitale. Sin dall'apertura era frequentato anche dagli abitanti dei palazzoni d'epoca umbertina del quartiere Esquilino, allora privi di servizi funzionali e moderni. Studiato per i viaggiatori provenienti dalla Stazione e l'utenza delle linee tramviarie STEFER per Cinecittà e Capannelle, la Casa del Passeggero era luogo di benessere, per le stanze per riposarsi, il deposito bagagli, il bagno romano, la toilette, i massaggi, il barbiere, il parrucchiere, la manicure, la pedicure, a cui in seguito si aggiunse un'agenzia per certificati, fotocopie, pratiche auto e confezione pacchi. La struttura non fu risparmiata dagli eventi storici, come le Leggi razziali fasciste e il secondo conflitto mondiale, che ne decretarono la chiusura, in quanto gestita dal suocero di Leone Lattes. Nel 1955 vi sono state girate alcune scene d'interni de Il segno di Venere di Dino Risi, interpretato da Franca Valeri e Peppino De Filippo, nel film l'edificio è chiamato La casa del pellegrino. Nel 1967 scoppiò un incendio al terzo piano interrato della vicinissima Stazione Termini, le cui operazioni di spegnimento devastarono anche i sotterranei dell'albergo diurno. Nel 1987 la Casa del Passeggero era scena del film Intervista di Federico Fellini ma per l'inidoneità della struttura, fu impiegato l'edificio degli uffici del Deposito dei Tram Stefer sulla Via Appia Nuova 450, oramai in disuso con l'entrata in servizio della Metropolitana "A" nel 1980. Alla fine degli Anni Sessanta del Novecento, la diffusione di nuove strutture alberghiere e il mutare delle esigenze della clientela, portarono a un lento ma inesorabile declino della struttura. Oramai chiuso, proprietà dell'Istituto Romano San Michele, decenni di incuria e di abbandono, hanno portato una certa attenzione mediatica negli anni 2010, con numerosi appelli per salvare la struttura. Sulla scia di questo ritorno di interesse, Alberto Arbasino ha citato la Casa del Passeggero nel suo racconto Ritratti italiani (Adelphi, 2014) quale luogo di incontro di alcuni milanesi "romanizzati". Alberto Procaccini e Luciano Vergati, Gita in Tram ai Castelli Romani, Roma, Bibliotheka Edizioni, 2015, p. 48, ISBN 8869340430. Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1926, p. 1164. Fabrizio Borin e Carla Mele, Federico Fellini, p. 161. (fonte) Barocchetto romano Albergo diurno Venezia Albergo diurno Cobianchi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su La casa del passeggero Blog wordpress de La casa del Passeggero, archive.org, snapshot del 29 giugno 2013 (accesso il 23 settembre 2018). (fonte) Manuel Massimo, C'era una volta la Casa del Passeggero, da set cinematografico a rifugio per clochard, repubblica.it, 2 aprile 2011 (accesso il 23 settembre 2018). Città in rovina – La Casa del Passeggero, Diario Romano, 18 maggio 2015 (accesso il 23 settembre 2018). (fonte) Andrea Bentivegna, Casa del passeggero di Roma …, Centro Studi Giorgio Muratore osservatorio sull’architettura, 19 febbraio 2013 (accesso il 23 settembre 2018). (fonte) Carlo Griseri, Fellini e il tram - "Intervista", a bordo del 312 per Cinecittà, www.cinemaitaliano.info, 31 luglio 2013 (accesso il 23 settembre 2018). Alessandro La Rocca, Storia architettonica di San Bernardo alle Terme, 2010 (accesso il 23 settembre 2018). Makaa Jade, Stazione Termini: la Casa del Passeggero 1917-1967, www.abitarearoma.net, 22 agosto 2017 (accesso il 23 settembre 2018). (fonte) Fabio Petrelli, Vite spezzate. Roma ricorda le vittime della Shoah, 30 giugno 2018 (accesso il 23 settembre 2018). (fonte) Andrea Barbati, Dice che s'è fatta l'ora di pulire il bagno, Dice che a Roma... itinerari fuoripista alla scoperta della Roma alternativa, 4 ottobre 2012.