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Museo dello scarpone e della calzatura sportiva

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Il Museo dello scarpone e della calzatura sportiva, inaugurato il 4 novembre 1984, è ospitato nella cinquecentesca villa Binetti-Zuccareda,acquistata dal comune di Montebelluna, in provincia di Treviso, nel 1982.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo dello scarpone e della calzatura sportiva (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Museo dello scarpone e della calzatura sportiva
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Villa Binetti - Zuccareda già Villa Burchielati

Vicolo Zuccareda 1
31044 , Biadene
Veneto, Italia
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Montebelluna
Montebelluna

Montebelluna (Montebełuna in veneto) è un comune italiano di 31 194 abitanti della provincia di Treviso in Veneto. Il territorio di Montebelluna è in gran parte pianeggiante, con altitudini che variano dai 69 m s.l.m., riscontrabili a sud di San Gaetano, ai 144 m, a nord di Pederiva. Il paesaggio si caratterizza poi per la presenza di due colline, comprendendo l'estremità occidentale del Montello (dove si ravvisa l'altitudine massima, 343 m) e il più modesto Capo di Monte (o Montebelluna Alta, o ancora collina di Mercato Vecchio, 199 m). Tra i due rilievi passa un corridoio naturale (lungo il quale transita la Feltrina), un tempo l'alveo originale del Piave. La zona è naturalmente povera di corsi d'acqua ma l'approvvigionamento idrico è assicurato, sin dai tempi antichi, da un sistema di canali artificiali derivanti dal Piave. Si tratta in particolare del Canale del Bosco e del Canale di Caerano, diramazioni della Brentella di Pederobba. Il clima presenta estati calde, sovente con forti temporali e possibili gradinate. In base alla media di riferimento (1961-1990), la temperatura passa dal valore minimo di circa 0 °C di gennaio-febbraio al valore massimo medio di 29 °C di luglio-agosto. La temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a 3,1 °C, quella del mese più caldo, luglio, è di 23,0 °C Saltuariamente possono verificarsi nevicate ma di scarsa entità. Il toponimo è chiaramente un composto. Monte- indicherebbe la collina di Mercato Vecchio, ai piedi della quale è sorto l'abitato. Più discussa l'origine di -belluna: potrebbe essere in relazione al culto della dea Bellona; o, posticipandone l'origine, si richiamerebbe alla città di Belluno che, nel X secolo, aveva espanso la propria giurisdizione fin oltre il Piave grazie alle conquiste del vescovo Giovanni. I primi riscontri del toponimo si hanno nell'anno 1000 "de Musano usque in capite montis Belluni", nel 1239 "Montis Bellunensis Castrum", nel 1245 "Castrum Montisbellune" e nel 1251 "Montebelluna". Le prime tracce di attività umana risalgono all'età della pietra e del bronzo (Paleolitico medio). La nascita di un vero insediamento si ha però verso il IX secolo a.C. Il suo sviluppo fu favorito dalla strategica posizione geografica all'imboccatura della valle del Piave, collegamento tra la pianura e l'area prealpina. Con il tempo diventerà il più importante centro del Veneto preromano. Tali informazioni ci sono date dai numerosi rinvenimenti di aree cimiteriali presso le località di Santa Maria in Colle e Posmon. L'area continua ad essere abitata durante il periodo romano (dalla romanizzazione del Veneto tra il II-I secolo a.C. fino al II secolo d.C.). Montebelluna entrerà a fare parte della centuriazione del municipio romano Acelum (Asolo). Non è ancora accertata come ipotesi, tanto meno quella che Montebelluna fosse un centro residenziale (presso Santa Maria in Colle) o un castra romano a difesa dei reticolati di Asolo e Treviso. L'esistenza documentaria della pieve di Montebelluna coincide con l'esistenza, abbondantemente documentata a partire dal 1100, del castello medioevale, attraverso la concessione imperiale di Ottone III a Rambaldo II, conte di Treviso e poi divenuto feudo vescovile allorché, nel 1047 e nel 1065, Enrico III e Enrico IV lo confermeranno rispettivamente ai vescovi Rotario e Volframmo. Del castello, un presidio, affidato, come prescrivevano gli Statuti cittadini, a due capitani in carica per sei mesi e adeguatamente stipendiati, e a sei custodi equipaggiati e armati, sul finire del Cinquecento, rimaneva solo la celebre descrizione del Bonifacio: La Rocca s'innalzava nel mezzo del Castello di Montebelluna grande e popolato assai; indi, poco discosto, erano due Gironi, l'un detto della Cisterna, e l'altro del Capitano; perché quello ad una bella cisterna era vicino, e in quest'altro il capitano del luogo dimorava: di dentro s'aggirava una spaziosa strada vicina alla muraglia, che con alcune torri era stata assai alta fabbricata: di fuori era un'ampia fossa che abbracciava il Castello, attorno al quale era una lunga strada; poi circondavano per buon spazio le Cerchie, che da un'altra fossa erano attorniate: e avea questo Castello tre porte: l'una dalla Chiesa a questo Santo consacrata, di S.Cristoforo si chiamava; l'altra era detta di sotto dal Girone; e la terza Bagnalasino. (G. Bonifacio, Istoria di Trevigi, p. 187). La difesa in ogni caso continuò e produsse un'infinità di contenziosi con Treviso che prendevano la strada delle magistrature venete. Venezia sanzionava la tradizione dell'esenzione, anche e soprattutto per motivi politici (la fedeltà dei fedelissimi rustici contava molto di più degli infidi ceti urbani). E poi non si trattava solo di principi e tradizioni. Va infatti ribadito che gestire lo spazio esente del mercato sul colle assicurava alte rendite alla comunità e sicuro prestigio agli amministratori. Per governare la Fabrica bisognava essere eletti e quindi anche tale funzione amministrativa rientrava nell'alveo, sia pur discutibile, della cosiddetta democrazia diretta delle comunità rurali. Ma, contrariamente ad altre cariche locali come quella di mariga (sorta di sindaco eletto a rotazione tra i capi di casa dei rispettivi communi) governare la Fabrica era ambìto, talmente ambìto da spingere all'uso di clientele diffuse e determinate dalla rete dei rapporti di dipendenza economica. I contadini ricchi erano quasi sempre grossi prestatori di denaro e sostanzialmente degli usurai. I più arrembanti (i Dalla Riva, i Vendramini, i de Bettini, i Pellizzari) riuscivano a legare a sé decine di famiglie sui cui membri indebitati essi stendevano protezioni e procure, riscatti e ipoteche, un ombrello a larghe tese persino morali (padrini, tutele), sino all'inevitabile e legittima acquisizione dei patrimoni vincolati. I protagonisti di queste ascese patrimoniali erano, di fatto, gli amministratori della fabbriceria, una decina di persone fra loro legate da interessi economici e politici, un'alleanza sanzionata e rafforzata, non a caso, dalle strategie matrimoniali. Come detto, la posizione di centralità dell'area nella circolazione dei beni e delle persone continuò e si rafforzò nel passaggio al Comune moderno di età napoleonica e austriaca. Tale ormai consolidata vocazione sarà all'origine delle prime forme di manifattura e di commercializzazione della calzatura, attività che, seppur presente sin dal Medioevo, si afferma in modo deciso solo nella seconda metà dell'Ottocento (dai dieci calzolai del 1808 si passa ai 36 degli anni trenta, ai 55 del 1873 per arrivare ai 200 di inizio Novecento). Lo spostamento in piano del mercato (1872) e la conseguente nascita del centro urbano segnano il passaggio alla modernità, dando alla cittadina i suoi tratti ancora riconoscibili (le grandi piazze, gli edifici). Montebelluna conta allora 7 100 abitanti che, nel 1885, saliranno a 9 008 per superare i 10 000 nei primi anni del '900. Sempre negli anni sessanta dell'800 gli alunni iscritti all'insegnamento elementare erano 150 e saliranno a 900 all'inizio del secolo. Nonostante l'alto tasso di emigrazione, fenomeno diffuso in tutto il Veneto, è in questo periodo, tra la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del '900, che la città vive la sua fase più intensa di sviluppo, anche grazie all'arrivo della ferrovia (la tratta Treviso-Montebelluna viene inaugurata il primo aprile 1884). Rimane da ricordare la delibera del 1886 per la presa stabile del canale irriguo Brentella (l'opera verrà però realizzata solo nel 1929), la linea ferroviaria Padova-Montebelluna del 22 luglio 1886 e nel novembre dello stesso anno la Treviso-Belluno, l'elettrificazione del 1903, l'acquedotto di San Giacomo di Fener nel 1901, i lavori pubblici (costruzione delle carceri nel 1884), la decisa e imponente sistemazione della viabilità, l'istituzione della banca popolare (1877), la ragguardevole espansione edilizia e l'inizio dei lavori per la tratta ferroviaria Montebelluna-Susegana nonché l'elaborazione del progetto che porterà, ben dentro al ‘900, della tramvia elettrica. All'inizio del secolo si insediano le prime aziende industriali di media portata e già nel 1904 il distretto di Montebelluna occupava il quarto posto in Provincia per potenza installata. La rapidità dello sviluppo è peraltro confermata dal fatto che, ancora nel 1885, l'unica attività non agricola di una certa rilevanza erano le sette filande di bozzoli che davano lavoro a 140 donne. L'industrializzazione dei primi del '900 annovera così la Filatura Cotonifici Trevigiani, il Cascamificio Bas (poi Filatura del Piave), gli stabilimenti in via Piave per la produzione dei perfosfati, solfati di rame e acido solforico, le manifatture tessili di Biadene e Pederiva, l'industria alimentare (i pastifici di Biadene, il molino "Cerere") e si allarga progressivamente alla lavorazione del legno e soprattutto allo sviluppo del settore calzaturiero, che diverrà nel corso del secolo il motore dello sviluppo industriale locale. Alla crescita economica si accompagnarono le prime forme associazionistiche: in particolare la Società popolare di mutuo soccorso, fondata nel 1870 da una classe dirigente illuminata e responsabile. Dalle iniziali e consuete finalità di assistenza a operai e artigiani, la Società operaia si trasformò progressivamente in un volano di civiltà e di iniziativa culturale. Nel suo ambito si promosse l'iscrizione dei soci alla cassa nazionale della previdenza sociale, l'istituzione nel 1901 di una scuola di disegno applicato alle arti e ai mestieri, la promozione della biblioteca circolante "Antonio Fogazzaro" nel 1911, la scuola tecnica nel 1920. In questo contesto va sicuramente ricordata la costituzione, nel 1897, della Società per la costruzione e la gestione di un teatro sociale. Un paese vitale dunque, come testimonia, almeno in parte, il noto resoconto economico-morale del 1909 nel quale vengono riportate con enfasi le conseguenze dei primi insediamenti industriali e il continuo sviluppo commerciale della città imperniato sul volano mercantile. Nel 1928 un regio decreto declassò il comune di Caerano San Marco a frazione di Montebelluna. Nel 1946 fu ristabilita la situazione precedente. Dal 1987 fa parte dei "100 Comuni della Piccola Grande Italia". Lo stemma è stato riconosciuto con D.P.C.M. del 29 ottobre 1952. Il gonfalone, concesso con D.P.R. dell'11 marzo 1953, è un drappo di azzurro. La chiesa collegiata prepositurale di Montebelluna, dedicata all'Immacolata e più nota semplicemente come duomo di Montebelluna, è il principale edificio religioso della città, nonché sede del vicariato omonimo della Diocesi di Treviso. La chiesa dedicata all'Immacolata si presenta come un grandioso edificio costruito in stile neogotico a partire dal 1908, è stato progettato dall'ingegnere montebellunese Guido Dall'Armi per volere del prevosto mons. Giuseppe Furlan. Antica chiesa prepositurale, riedificata nel 1609 e completata a metà Settecento da Giorgio Massari, spoglia degli altari barocchi trasportati nel nuovo duomo, conserva il grande soffitto La Gloria del Paradiso di Francesco Fontebasso, alcuni altari del XVII secolo, un coro ligneo della fine del Seicento opera di Francesco Comin e Paolo Della Mistra e l'organo doppio progettato da Gaetano Callido. Edificio settecentesco di Biadene, costruito dai Pisani e donato alla comunità. Al suo interno è presente il primo affresco del pittore Gian Battista Tiepolo (datato circa tra 1716 e 1719), raffigurante l'incoronazione della Vergine e la gloria dei Santi Lucia e Vittore. Il suo antico patrimonio artistico è stato trasferito nella parrocchiale novecentesca. Palazzo Municipale –Ampliamento di antico edificio rurale di metà Ottocento su progetto di Giuseppe Legrenzi senior. Loggia dei Grani – Saggio architettonico di Giobatta Dall'Armi e perno del sistema di piazze progettato in occasione del trasporto dell'antico mercato. Palazzi cittadini. Si tratta di una serie di edifici ottocenteschi di nobile e dignitosa fattura costruiti negli anni immediatamente successivi alla nascita del nuovo centro urbano (1872). Da ricordare almeno palazzo Bolzon, Morassutti, Sarri Dall'Armi e Polin. Biblioteca comunale - Un grande edificio di mattoni a vista, progettato dall'architetto Toni Follina per accogliere, dal 2002, la Biblioteca comunale di Montebelluna. Si caratterizza per le luminose strutture in vetro e acciaio e per le forti geometrie ingentilite lungo il perimetro dal verde e dall'acqua. A Posmon (considerando anche l'antico colmello di Visnà) il quattrocentesco insediamento residenziale favorito dal passaggio del Brentella ha prodotto un proliferare di dimore signorili, a partire dalle antiche proprietà dei Pola (con il barco quattrocentesco dei paladini), dei Contarini (con le importantissime vedute di San Marco e Piazza dei Signori a Treviso di primo Cinquecento), e dei Cicogna. Anche nel territorio del Montello, come in tutta la provincia di Treviso, sono presenti delle ville venete, per dimensioni e qualità urbana e architettonica vanno ricordate villa Mora Morassutti, Villa Giustinian Rinaldi, villa Correr-Pisani (Biadene) e villa Burchielati Zuccareda Binetti. Abitanti censiti Dagli anni 70 ad oggi la popolazione è aumentata di quasi 10mila unità. Se si considerano i tanti lavoratori domiciliati la popolazione presumibilmente potrebbe tranquillamente toccare cifre decisamente più alte. Rimane il fatto che buona parte delle abitazioni presenti Montebelluna furono erette prima o durante gli anni 70, elemento questo che oggi rende quasi impossibile trovare un'abitazione in affitto, poiché se è aumentata la popolazione, il numero delle case è rimasto pressoché lo stesso. La scarsità di abitazioni ha favorito anche il dilagare di comportamenti tendenti alla speculazione immobiliare. Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 3 804, ovvero il 12,2% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Dal 1990 si svolge nel comune il Palio del vecchio mercato. La prima domenica di settembre le contrade di Montebelluna (Biadene, Busta, Caonada, Centro, Contea, Guarda, Mercato Vecchio, Pederiva, Posmon, San Gaetano e Sant'Andrea) si sfidano in una gara a squadre tirando un carro agricolo carico di prodotti tipici, lungo il percorso che dal Municipio porta a Mercato Vecchio (quasi due chilometri in salita): è la strada che un tempo i mercanti dovevano faticosamente percorrere per arrivare a vendere la loro merce al mercato che si teneva nella località. Dal 2000 è stato istituito l'Europalio, manifestazione interna a quella del Palio in cui gareggiano le città gemellate con Montebelluna contro una squadra di montebellunesi. Nel comune sono presenti numerose istituzioni prescolastiche, scolastiche primarie e secondarie di primo grado. Le scuole secondarie di secondo grado di una certa rilevanza per la città sono l'Istituto Istruzione Superiore (ex liceo ginnasio e scientifico) "Primo Levi", il liceo statale "Angela Veronese" con i quattro indirizzi che lo caratterizzano: scienze umane, linguistico, economico-sociale ed artistico, l'Istituto Istruzione Superiore Einaudi-Scarpa, che ospita gli indirizzi: tecnologico, economico e professionale. L’Istituto Agrario di Castelfranco Veneto (I.S.I.S.S. "D. Sartor") dagli anni novanta gestisce anche la sede di San Gaetano di Montebelluna. Il nuovo edificio accanto al Palazzetto O. Frassetto che ospita gli Istituti Einaudi-Scarpa e Maffioli di Montebelluna è suddiviso in due parti di diversa altezza, rispettivamente di due e tre piani, presenta due ampi patii interni e ospita spazi per aule, laboratori, uffici amministrativi e servizi igienici. Biblioteca Comunale di Montebelluna Museo di Storia naturale e Archeologia, in Villa Biagi Museo dello scarpone e della calzatura sportiva, in Villa Zuccareda Binetti Teatro "Roberto Binotto", in Villa Correr Pisani di Biadene MEVE - Memoriale Veneto della Grande Guerra, in Villa Correr Pisani Nello statuto comunale di Montebelluna sono riconosciute undici frazioni: Biadene, Busta, Caonada, Contea, Guarda, la Pieve (che è la sede comunale), Mercato Vecchio, Pederiva, Posmon, San Gaetano, Sant'Andrea. Vanno tuttavia fatte delle precisazioni. Storicamente, la comunità di Montebelluna, che si identificava con la pieve di Santa Maria in Colle, era divisa in cinque colmelli, ovvero Posmon, Visnà, Pieve, Guarda e Pederiva (quest'ultima fu in seguito associata a Mercato Vecchio). Busta, Contea, Sant'Andrea e San Gaetano erano località minori dipendenti rispettivamente da Posmon, Visnà e Pieve, mentre Caonada e Biadene avevano una propria autonomia, facendo capo alle rispettive parrocchie. Sino alla seconda metà del secolo scorso, il territorio comunale era ancora diviso nelle sette frazioni tradizionali (i cinque colmelli più Biadene e Caonada). L'espansione urbana del secondo dopoguerra ha portato alla formazione di una grande conurbazione e allo sviluppo di nuove frazioni che ha stravolto questa organizzazione. Visnà e Pieve sono praticamente scomparsi, tant'è che la stessa cartellonistica li identifica come un unico quartiere definito "Centro". Anche Posmon e Guarda risultano ormai delle semplici appendici di questo agglomerato, e nel frattempo hanno assunto una propria autonomia Busta, Contea, Sant'Andrea e San Gaetano, un tempo località minori. D'altra parte, anche Mercato Vecchio e Pederiva hanno visto uno sviluppo tale da doverle dividere. Questa evoluzione si è riflessa anche nell'organizzazione ecclesiastica: alle tre parrocchie "storiche" se ne sono infatti aggiunte altrettante (Busta-Contea, Guarda e San Gaetano). È l'estremità occidentale dell'agglomerato di Montebelluna. Un tempo il suo territorio si estendeva anche sulla campagna a sud, comprendendo le località di Busta e Contea. Il toponimo deriverebbe da pos bon "pozzo buon", vista la fitta presenza di pozzi artesiani tuttora sfruttati dall'agricoltura locale. La civiltà è qui presente da tempo immemore, come provano i reperti oggi conservati nel Complesso di Santa Caterina, sede dei Musei civici di Treviso, (è stata rinvenuta una necropoli) e le fonti storiche (molti documenti antichi ricordano i resti di un accampamento romano). Durante la dominazione della Serenissima vi furono eretti diversi palazzi signorili (villa Cicogna, villa Loredan-Van Axel, villa Giustiniani, villa Falier). Posta lungo la Strada statale 248 Schiavonesca-Marosticana, Montebelluna rappresenta altresì una tappa importante della cosiddetta via Feltrina, attuale strada provinciale 2. La città è servita dall’omonimo casello della Superstrada Pedemontana Veneta, aperto al traffico il 28 maggio 2021. Fra il 1913 e il 1931 il centro cittadino e le suddette direttrici stradali videro la presenza dei binari delle tranvie Montebelluna-Asolo e Montebelluna-Valdobbiadene, gestite dalla Società Veneta, che rappresentarono al tempo un importante strumento di sviluppo per l'economia della zona. Il 18 febbraio 2023, dopo il ritardo dovuto alla particolare congiuntura economica internazionale è stato aperto l’atteso sottopasso ferroviario di via Piave. I servizi di autolinee urbani e extraurbani sono svolti a cura della società Mobilità di Marca. Il territorio comunale è servito da n.4 linee urbane. Montebelluna dispone di un'autostazione dalla quale si diramano le linee MOM dirette verso Treviso, gli altri comuni della marca trevigiana ed estese anche verso altre località al di fuori della Provincia di Treviso. La stazione di Montebelluna, parzialmente elettrificata dal dicembre 2020 è servita da corse regionali svolte da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Veneto, un tempo comune alle tranvie, posta sulla linea Calalzo-Padova, ed è origine della linea per Treviso. Fino al 1966 dalla medesima stazione si diramava inoltre la ferrovia Montebelluna-Susegana, costruita nel 1916 per finalità militari. Con l'aggiornamento del contratto di programma Rfi-Mit del 24 luglio 2019 sono stati stanziati i fondi mancanti per l'elettrificazione dell'intera linea fino a Belluno, andando così a completare l'ultimo tassello dell'anello basso bellunese. Una prima interruzione continuativa c'è stata per il tratto di linea ferroviaria Montebelluna-Feltre, per consentire un'altra fase di lavori di elettrificazione della tratta fino a Belluno terminata l’11 giugno 2022. A partire dal 26 febbraio chiusa nuovamente la tratta Montebelluna – Feltre, ancora interessata da lavori di elettrificazione fino al 09 settembre 2023.. La terza interruzione è iniziata il 25 febbraio per lavori di elettrificazione e manutenzione fino al 7 settembre 2024. Montebelluna è gemellata con: Dammarie-les-Lys, dal 1987 Oberkochen, dal 1992 Tata, dal 2000 Contea di Laois, dal 2010 Per un periodo al comune di Montebelluna fu assegnato il territorio di Caerano di San Marco, soppresso nel 1928 e ricostituito nel 1946 (Censimento 1936: pop. res. 3348). Montebelluna 1919 Calcio S.r.l. principale squadra di calcio della città che milita nel girone C di Serie D. Montebelluna Basket ASD società cestistica che milita nel campionato di Serie C Nazionale Rugby Montebelluna 1977 società rugbistica che milita nel campionato di Serie C Montebelluna Volley ASD (nata nel 1969), società pallavolistica attiva sia nel settore maschile che femminile. Con entrambe le prime squadre milita nei campionati di 1ª divisione interprovinciale. San Gaetano Calcio società calcistica che milita nel campionato regionale di Prima Categoria A Montebelluna è nato e cresciuto il campione di calcio Aldo Serena Serena A., Cronaca Montebellunese, Treviso 1903 R., Storia di Montebelluna e del suo comprensorio, I, Montebelluna, 1970. De Bortoli L., Montebelluna. La Fabrica di S.Maria in Colle (il cantiere, la comunità e il mercato) secoli XVII-XVIII, Canova, Treviso 1993 Montebelluna fa giocare il mondo, Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, a cura di A. Durante, Montebelluna 1997 De Bortoli L., Appunti su Serena, in A. Serena, Cronaca Montebellunese [1948], Nuova edizione critica, Biblioteca Comunale di Montebelluna, Montebelluna 1998 Montebelluna e il Mercato (Origini e costruzione di una città), Atti del Convegno di studi, Montebelluna 2004, a cura di Lucio De Bortoli, Montebelluna-Caerano, Zanetti Editore 2006 Durante A., Dalla pancia contadina al mondo globalizzato (Montebelluna Sportsysem Distretto Cosmopolita), Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, Montebelluna 2006 De Bortoli L., Montebelluna nel Primo Novecento (Gli edifici privati nei disegni originali e nelle carte d’archivio), Quaderni dell’Archivio Storico, 1, Biblioteca Comunale di Montebelluna, 2007 Storia di una Banca di territorio. Dalla Popolare di Montebelluna a Veneto Banca, 1877-2007, a cura di L. De Bortoli e D. Gasparini, Treviso, Canova Edizioni 2008 De Bortoli L., Ville di Montebelluna e dintorni, Zanetti Editore, Montebelluna 2009 Carta geomorfologica e archelogica del Comune di Montebelluna. Il Progetto Archeogeo, Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna (Treviso), 2012 De Bortoli L., Società e Guerra. Montebelluna (1915-1918), Popolazioni e Militari. Dalla zona di guerra al fronte del Piave, Treviso Antilia, 2015 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montebelluna Sito ufficiale, su comune.montebelluna.tv.it. Montebelluna, su sapere.it, De Agostini.

Duomo di Montebelluna
Duomo di Montebelluna

La chiesa collegiata prepositurale di Montebelluna, dedicata all'Immacolata e più nota semplicemente come duomo di Montebelluna, è il principale edificio religioso di Montebelluna, in provincia e diocesi di Treviso; è sede del vicariato di Montebelluna. Questo grandioso edificio fu costruito in stile neogotico a partire dal 1908 su progetto dell'ingegnere montebellunese Guido Dall'Armi per volere del prevosto mons. Giuseppe Furlan. La sua gestazione fu assai lunga e tormentata, e ciò fu dovuto alle numerose difficoltà che incontrò la "fabbrica", a partire dai problemi derivanti dal terreno paludoso che richiese una notevole quantità di terra di riporto per la bonifica. L'avvento della prima guerra mondiale, il cui fronte era a pochi chilometri dalla città, rappresentò l'unico vero momento di stasi della fabbrica, tanto che il Duomo, ancora incompiuto, venne utilizzato come deposito per munizioni. Dopo la fine della Grande Guerra si proseguì senza interruzioni e grazie alla tenacia del nuovo prevosto mons. Daniele Bortoletto, la chiesa attorno ai primi anni quaranta del Novecento si poté dire conclusa, anche se i lavori di sistemazione del presbiterio e dell'interno si conclusero solo negli anni sessanta. L'edificio fu consacrato dal vescovo di Treviso Antonio Mistrorigo solamente nel 1971. L'esterno si presenta incompiuto rispetto al progetto iniziale, a causa del mancato completamento della facciata: in una vetrata del braccio destro del transetto è possibile vedere come il progetto originale del Dall'Armi prevedesse la realizzazione di una serie di rifiniture (galleria con statue, guglie e portali in marmo) mai realizzate. Di notevole pregio sono i tre portali in ferro sbalzato (1942-1945) opere della ditta Fagherazzi di Venezia su disegni del pittore veneziano prof. Cesare Monetti: in quelli minori sono rappresentate scene, distribuite su otto pannelli per ogni porta, ispirate ai principali episodi della vita di Cristo, mentre, il grande portale centrale è decorato con scene ispirate alla vita di Maria Vergine. Dopo gli ultimi importanti lavori di restauro durati diversi anni e conclusi nel 2013, gli esterni del Duomo sono stati rifiniti conferendo a tutto l'edificio, in particolare alla facciata, una veste rinnovata: sono state risanate le pareti esterne, le vetrate artistiche pulite e ricollocate, alcuni elementi architettonici sono stati inseriti e definiti in modo da completare ciò che era rimasto in passato incompiuto. Inoltre, all'interno delle lunette poste sopra i portali in facciata sono stati realizzati tre mosaici opera del Gruppo Mosaicisti Ravenna: raffigurano la Madonna col Bambino (portale centrale), San Giovanni evangelista (portone sinistro), San Luca evangelista (portone destro). Di notevole impatto l'interno. Tra le opere più importanti troviamo le dodici statue degli Apostoli, sculture realizzate in pietra d'Istria nei primi anni del Cinquecento da Giovanni Buora e Bartolomeo di Domenico Lombardo. Collocate precedentemente nella chiesa di Santa Maria in Colle furono trasportate in Duomo negli anni Sessanta del Novecento. Interessanti anche le numerose vetrate, realizzate tra il 1936 ed il 1949 dalle ditte Caron e Saggiorato di Vicenza e da Fontana Arte e Veder Art di Milano; di particolare interesse la composizione del rosone nella controfacciata (La Natività) e dell'abside (Glorificazione dell'Immacolata). Verso metà navata sono collocati due altari barocchi di pregevole fattura, trasportati dalla vecchia prepositurale di Santa Maria in Colle: a sinistra l'altare dedicato a Sant'Antonio che risale al 1683 (alcuni ritengono essere la statua di San Domenico), invece, nel lato opposto trova spazio l'altare della Madonna del 1665 completato con la statua opera dello scultore Rebesco di San Zenone sotto i cui piedi, racchiuso in una teca, è stato deposto un grande libro contenente i nomi e le foto di tutti i soldati montebellunesi partiti per il fronte nel 1942, anno del trasporto e della benedizione dell'altare. Alle estremità del transetto sono collocati altri due altari: sul lato sinistro trova posto il bianco altare del Sacro Cuore sormontato dalla statua di Cristo e coronato in alto dal dipinto Il Padre Eterno in gloria; a sinistra dell'altare vi è la tomba di mons. Giuseppe Furlan, prevosto che ha voluto e iniziato i lavori del Duomo. All'estremità destra è collocato un altare ligneo sormontato da un pregevole Crocifisso di grandi dimensioni coronati in alto dal grande dipinto Ingresso di Cristo in Gerusalemme. Questi altari due altari sono parte importante della storia del Duomo essendo stati utilizzati in momenti diversi per la celebrazione della Santa Messa: l'altare bianco fu il primo altare della chiesa utilizzato prima della realizzazione del grande altare maggiore sotto il ciborio (secondo altare), l'altare ligneo (terzo altare) fu invece collocato dopo il Concilio e posizionato di fronte all'altar maggiore in posizione rialzata e utilizzato fino a pochi anni fa. Nel dicembre 2006, invece, al termine dei lavori di realizzazione della nuova area presbiteriale è stato consacrato il nuovo altare (quarto altare) posizionato al centro della crociera. Posto in posizione molto rialzata trova posto l'enorme blocco marmoreo di Custozza (lung 4,50m x largh 2,50m) che costituisce la mensa dell'altar maggiore: poggia su due blocchi decorati da bassorilievi scolpiti su pietra rossa di Verona opera dello scultore Andreose di Bassano che raffigurano dei fedeli che portano offerte per il sacrificio. Sul piano monolitico di marmo poggia il grande tabernacolo di forma molto semplice rivestito in onice del Pakistan. Sopra il tabernacolo, si innalza l'enorme crocifisso, opera dello scultore Murer di Falcade, alto 2,70 metri. Tutta l'area dell'altare maggiore è sormontata dal grande ciborio rivestito di marmi rosa e rossi (al vertice 15,30 m di altezza). Ai lati dell'altar maggiore è collocato il coro ligneo ideato dall'arch. Pietro Celotto: arredo di fattura lineare che riprende il motivo ideale del gotico. Ai lati del presbiterio trovano posto in due absidiole: il fonte battesimale del 1945: lo scultore Rebesco da San Zenone realizzò i cinque bassorilievi che formano l'esterno della vasca riprendendo soggetti ispirati al Battesimo, i tre lati verso il muro sono lisci; il coperchio fu eseguito in rame sbalzato su disegni del prof. Dorigo di Biadene. La grande pala del Battesimo di Gesù (1988) è opera del pittore Ottorino Stefani. l'altare dedicato a San Francesco d'Assisi, eretto nel 1947 è realizzato con una composizione di marmi rosa e verdi. L'altare è sormontato dalla statue lignea del Serafico Padre e dal grande dipinto di Danilo Soligo San Francesco riceve le stigmate. Da entrambi i lati, attraverso una scala è possibile accedere alla sottostante cripta utilizzata per le celebrazioni feriali. Nell'abside poligonale, dietro l'altare maggiore, si trova l'organo a canne, costruito nel 1964 dalla ditta cav. G. Tamburini di Crema (opus 497) e inaugurato dal maestro Luigi Ferdinando Tagliavini il 6 dicembre dello stesso anno. Lo strumento, a trasmissione meccanica, ha tre tastiere e pedaliera ed è racchiuso all'interno di una cassa di fattura geometrica. Nel 2018 il grande organo è stato oggetto di un importante e profondo intervento di manutenzione, affidato alla ditta Casa organaria di Saverio Girotto (Paese - TV) che lo ha riportato all'originaria piena funzionalità e sonorità. Altezza dal pavimento al timpano esterno: m 42,68 altezza della navata centrale: m 35,60 lunghezza totale interna: m 79,90 larghezza della navata centrale: m 11,85 larghezza navate minori: m 7 larghezza totale interna: m 28,40 larghezza della crociera: m 44 diametro alla base delle colonne: m 1,25 altezza delle colonne navata centrale: oltre m. 13 ogiva rosone facciata: altezza m 24,50 - larghezza m 9,60 La cura della parrocchia di Montebelluna è affidata ad un parroco che ha il titolo di prevosto, essendo il territorio sede di un'antica prepositura che nei secoli passati annoverava anche un collegio di canonici, seppur non residente, e di fatto coincidente con i canonici del Capitolo della Cattedrale di Treviso. Numerosi sono i privilegi che la prepositura e il prevosto hanno ricevuto nel corso dei secoli; attualmente, al prevosto di Montebelluna spettano il titolo di monsignore e l'uso della talare filettata di color paonazzo con fascia, calze e fiocco al tricorno di colore paonazzo. In passato, almeno fino al 1972, si utilizzava pure l'anello che veniva donato e consegnato al novello preposto durante la cerimonia di immissione nel beneficio prepositurale: attualmente il suo utilizzo è caduto in disuso. Nel 1912 fu concesso da Pio X il privilegio dell'uso della croce pettorale con cordone violaceo, della cappa magna violacea con pelliccia, della mozzetta e del ferraiolo violaceo per le circostanze più solenni. Reprando, canonico † (1199) Valfredo can. Alberto, arciprete † (1245) Manfredino † (1255) Richo Marino † (1258) Giacomo I † (1330) Nicolò da Scandolara † (1344-1364) Romano † (1406) Gasparino † (1418) Giacomo II da Feltre † (1430) Pier Paolo † (1436) Giampietro [Caroccin] † (1441) Angelo I † (1458) Giannantonio Canossa † (1460) Luca I, veneto, notaio † (1476) Andrea I † (1488-1496) Pileo, decano † (1497) Luca II † (1499) Nicolò II, Leonico Tomeo † (1502-1504) Giacomo III [de Mazzolenis da Bergamo, contro Andrea Fabrizi chierico veneto] † (1504-1507) Francesco Maria [Migli], bresciano † (1520-1543) Bernardino [Migli], bresciano † (1543-1566) Felice [Belasio], bresciano † (1566-1570) Carlo [Paratico], bresciano † (1570-1590) Nicolò III [Cagnola], di Cavaso † (1590-1604) Pasquale [Tremanin] † (1609) Sebastiano [Commenduno] † (1613-1620) Andrea II, [Commenduno, poi parroco di Caonada] † (1620-1645) Andrea III, [Commenduno, prima parroco di Caonada] † (1645-1655) Francesco I, [Grossi] † (1655-1681) Giovanni I, [Cargnato] di Montebelluna † (1681-1725) Paolo Emilio [Dal Corno], trevigiano † (1732-1748) Francesco Michele [Lorenzi], di Lendinara † (1748-1760) Osvaldo [de Girolami], friulano † (1760-1768) Paolo [Cortese] † (1769-1801) Girolamo I [Bellati] † (1801-1807) Angelo II [Dalmistro], di Murano (VE) † (1807-1813) Antonio I, [Costa] † (1813-1836) Giovanni II [Berna] † (1836-1845) Andrea IV [Brunello] † (1846-1869) Francesco II [Saccol] di Montebelluna † (1870-1877) Antonio II [Galanti] di Montebelluna † (1877-1884) Girolamo II [Janna] di S. Donà di Piave † (1885-1900) Giuseppe I [Furlan] di Maerne † (1901-1939) Daniele I [Bortoletto] da Preganziol † (1939-1971) Angelo III [Martini] di Riese † (1972-1994) Cleto [Bedin] di Cornuda (TV) (1994-2014) Antonio III [Genovese] di Padernello (2014-.....) C. Moretti, L'Organo italiano, Casa musicale eco, Monza, 1989, pp. 507–508. ISBN 88-6053-030-X Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul duomo di Montebelluna Sito ufficiale, su duomomontebelluna.it. Duomo di Montebelluna, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Stazione di Montebelluna
Stazione di Montebelluna

La stazione di Montebelluna è una stazione ferroviaria posta sulla linea Calalzo-Padova a servizio dell'omonima città. Vi si dirama la linea per Treviso. Fu aperta nel 1884 quando venne attivata la tratta della linea da Treviso a Cornuda dalle Strade Ferrate Meridionali. Dal 1916 a Montebelluna si attestò la linea Montebelluna-Susegana, realizzata per finalità prevalentemente militari e soppressa nel 1966. Fra il 1913 e il 1931 l'impianto era comune alle tranvie Montebelluna-Asolo e Montebelluna-Valdobbiadene, gestite dalla Società Veneta, il cui deposito-officina trovava sede sul piazzale antistante il fabbricato viaggiatori, nell'area adibita ad autostazione. L'11 luglio 1960 il treno militare 9311 proveniente da Feltre e diretto a Spilimbergo entrò in collisione alle ore 11:58 con il treno viaggiatori 578, fermo nella stazione di Montebelluna. Il treno militare, composto da una locomotiva Gr. 740 e 28 carri merce, dei quali gli ultimi trasportavano carri armati, trovando un ostacolo inamovibile qual era la massa delle due locomotive in testa al convoglio viaggiatori, si accartocciò su sé stesso. Si contarono 3 giovani militari morti e più di una cinquantina di feriti. Fino al 1993 era attivo lo scalo merci, poi spostato a Cornuda. La stazione è gestita da Rete Ferroviaria Italiana. Il fabbricato viaggiatori ospita al suo interno biglietteria, sala d'attesa, deposito bagagli (non più utilizzato), sala relè ed ufficio Movimento con banco ACEI, normalmente impresenziato e in telecomando dal DCO di Mestre, postazione Cadore. L'edificio è strutturato su due piani: il piano terra è adibito ad uso ferroviario mentre il primo è adibito ad abitazione privata a sud, e sala a disposizione per associazioni a nord. Il fabbricato è del tutto simile a quello della Stazione di Bassano del Grappa. Anche a Montebelluna era presente la torre idrica, poi eliminata così come le colonne idriche per il rifornimento delle locomotive a vapore. A sud è ancora presente la pesa ferroviaria a ponte, in prossimità dell'ex magazzino merci della stazione, utilizzato come deposito materiali RFI. I binari passanti sono 4 e sono raggiungibili tramite sottopassaggio. Il 1º binario è protetto da una pensilina in metallo. Nell'agosto 2018 sono stati realizzati i lavori di costruzione del nuovo marciapiede a servizio del binario 4 che dal novembre 2018 è utilizzato per il traffico da/per Treviso. Il binario 5 tronco è secondario ed impiegato per il ricovero di carrelli o treni cantiere. Il 18 febbraio 2023 è stato aperto il sottopasso ferroviario, permettendo così la soppressione dello storico Passaggio a Livello di stazione . La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Veneto. Il 13 dicembre 2020 sono entrati in servizio i primi convogli elettrici sulla linea Montebelluna-Padova. Con il cambio orario estivo 2021, i materiali Diesel operanti sono gli ALn501/502 Minuetto e ATr220 Swing affiancati agli elettrici E.464 e Flirt 340/343/360; questi ultimi hanno sostituito i rotabili leggeri ALn668 e le locomotive D.445, materiali che hanno fatto la storia sulla linea per Belluno. Dal cambio orario invernale 2022, svolgono servizio commerciale regolare anche gli ETr521 Rock e ETr104 POP . Due volte l'anno viene organizzato un viaggio con treno storico con mezzi dati in concessione dalla Fondazione FS. La stazione, classificata da RFI nella categoria silver, dispone dei seguenti servizi: Bar Biglietteria a sportello (Trenitalia e Mobilità di Marca) Biglietteria automatica Ciclostazione coperta Parcheggio di scambio gratuito Sala d'attesa Servizi igienici Sottopassaggio pedonale La stazione ha a disposizione un paio di piazzole per i taxi e condivide l'area con l'autostazione. Autostazione autobus urbani e extraurbani Mobilità di Marca Parcheggio max 30' per carico/scarico Stazione taxi L'autostazione di Montebelluna è adiacente all'omonima stazione ferroviaria e quindi ne condivide l'accesso tramite viale "della Stazione" per "Piazza IV Novembre", tuttavia questa strada funge solo da uscita per gli autobus, poiché l'accesso è collocato in via Risorgimento tramite una rampa. Le corsie presenti sono 4 e sono tutte al coperto ed illuminate, qui fermano i bus delle linee più frequenti (della ex La Marca) mentre le linee urbane ed ex CTM (contrassegnate dal numero 200 in poi) fermano nell'area rialzata lungo i binari. Nella corsia 1 invece fermano i bus della Caverzan (integrata da M.O.M.) con le sue 3 linee. Ferrovia Montebelluna-Susegana Montebelluna SFMR Tranvia Montebelluna-Asolo Tranvia Montebelluna-Valdobbiadene Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Montebelluna

Villa Vescovile

La villa Vescovile è un palazzo storico che si trova a Montebelluna, in provincia di Treviso. Il complesso è completato dall'oratorio di San Vigilio, oggi restaurato.. Come suggerisce il nome, l'edificio fu luogo di villeggiatura estivo dei vescovi di Treviso almeno dal 1116. Nel 1337, durante la guerra che oppose la Serenissima agli Scaligeri, il palazzo venne incendiato ma i Veneziani, su richiesta di monsignor Pietro Paolo Dalla Costa, provvidero a ricostruirlo. I lavori, condotti dai murarii di Giavera, dovevano essersi già conclusi il 6 agosto 1342, in quanto il vescovo si dichiarava soddisfatto del suo nuovo palazzo. Tra il 1443 e il 1454 la diocesi fu retta da Ermolao Barbaro, il quale effettuò varie modifiche «conducendovi non pur "murarii", ma architetti e artisti». In questo periodo fu suo ospite lo zio Francesco che attendeva l'arrivo del cardinale Daniele Barbaro nel patriarcato di Aquileia. Ulteriori restauri furono apportati dai vescovi Nicolò Franco e Bernardo de' Rossi. Dopo l'arrivo di due vescovi Corner, questa famiglia ebbe dapprima il giuspatronato sull'oratorio di San Vigilio (1582), quindi divenne proprietaria dell'intero complesso finché, rimasti senza eredi maschi, il tutto tornò ai vescovi. Adibita a lazzaretto nel 1884 e occupata dai soldati durante la Grande Guerra, nel 1937 la villa fu venduta dalla diocesi. Ridotta a pastificio, negli ultimi anni è stata convertita in complesso residenziale. La villa si articola in tre volumi, ovvero il corpo principale trecentesco e le aggiunte successive, collegati fra loro per dare un unico insieme con pianta a "T". La facciata del corpo principale è asimmetrica e tripartita, con le finestre distribuite lungo interassi regolari. Il portale d'ingresso, con profilo architravato, si trova al centro ed è sormontato da una finestra, sempre architravata, al primo piano. Lungo gli assi di simmetria, ai lati, si dispongono altre due finestre incorniciate da elementi in pietra. Sempre in pietra sono la fascia marcapiano che si svolge lungo tutte le facciate, i cantonali agli angoli e i conci del basamento. Villa Vescovile (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato il 4 agosto 2014.

Brentella di Pederobba

La Brentella di Pederobba è un canale artificiale del Veneto centrale. Devia 30 m³/secondo di acqua del Piave all'altezza di Fener di Setteville. Scorre parallelamente al Piave e, poco dopo Crocetta del Montello, si dirama nei canali detti di Caerano e del Bosco. Il primo, che è il principale, attraversa gli abitati di Caerano di San Marco e Montebelluna e, poco prima di Trevignano, si divide in canali minori; l'altro lambisce il versante sud del Montello e sfocia nel canale della Vittoria di Ponente. Fu realizzata grazie ad una concessione della Repubblica di Venezia del 22 marzo 1436 scaturita da una richiesta avanzata l'anno prima dai rappresentanti della città di Treviso avevano richiesto al Senato la costruzione del canale pel bene generale di tutto il territorio nostro trevisano, poiché la campagna vi è aridissima e perciò sterile. Il canale fu notevolmente ampliato e potenziato da Giovanni Giocondo e in effetti diede al territorio enormi vantaggi (si noti, per esempio, che la popolazione locale triplicò nel giro di nemmeno tre secoli, un incremento enorme per allora). Oltre che a favorire l'agricoltura, la Brentella faceva funzionare numerosissimi opifici, e agli inizi del Novecento i territori limitrofi divennero una delle principali zone industriali della provincia, ruolo che svolge ancor oggi grazie ad alcune centrali elettriche dell'ENEL. La gestione del canale è affidata al consorzio di bonifica Piave che nel 2009 ha assorbito il consorzio di bonifica Pedemontano Brentella di Pederobba.