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Canale Camuzzoni

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Il canale Camuzzoni è un canale artificiale, costruito alla fine del 1800 su progetto dell'ingegnere Enrico Carli, presso la città di Verona. Prende il nome da Giulio Camuzzoni, secondo sindaco della città e promotore della costruzione. È uno dei 3 canali veronesi insieme al Canale Milani e al Canale Biffis. Già a partire dal 1776 a Verona fu proposta la costruzione di un canale a sud dell'Adige. Ad occuparsene per primi sono l'architetto Adriano Cristofali e l'ingegnere Simone Bombieri. Il progetto, che non si discosta di molto da quello che verrà poi realizzato più di un secolo dopo, prevede un diversivo per il fiume Adige che staccandosi dal Chievo prosegue a sud della città, rientrando nel fiume nella località Colombarola. Lo scopo di questa opera era esclusivamente a difesa della città, minacciata dalle frequenti inondazioni dell'Adige. Precedentemente erano stati proposti altri sistemi per preservare la città dalle piene che consistevano in sfoghi e tagli del corso del fiume e che presentavano molte perplessità, il progetto di Cristofali era, invece, il primo a prevedere una soluzione quantomeno definitiva ed efficace. L'architetto Cristofali, oltre al progetto, produsse anche un dettagliato preventivo di spese che faceva capire che le difficoltà maggiori, per la realizzazione dell'opera, fossero finanziarie più che tecniche. La cifra totale che Cristofali indica per il compimento dell'opera è pari a: due milioni cinquemilla ottocento settanta quatro ducati d'argento. Tale indicazione si può trovare su di una mappa del 23 novembre 1779. Dopo un attento esame delle autorità cittadine il progetto fu così accantonato per motivi esclusivamente finanziari e venne deciso di abbandonare tale progetto e di ripiegare sull'otturazione di alcune fenditure sull'argine del fiume in cui poteva esondare; soluzione assai più economica. Le cronache del tempo riportano che all'architetto Cristofali rimase comunque la soddisfazione di vedersi rifuse le spese per il progetto: trentaquattro zecchini. Se per il progetto del Cristofali del XVIII secolo lo scopo prioritario dell'opera fu la salvaguardia della città dalle piene dell'Adige, verso la fine del XIX secolo vengono a crearsi ulteriori motivazioni. Fino al 1866, Verona era stata sottoposta alla rigida dominazione austriaca e alle sue servitù militari, che avevano provocato un rallentamento nella sua economia ed in particolare nello sviluppo industriale. Intorno al 1870 Verona non aveva ancora conosciuto la cosiddetta rivoluzione industriale che era invece sbocciata nelle altre città europee, la popolazione era per lo più impiegata nel settore agricolo e di piccola attività manifatturiera. Il sindaco di allora, Giulio Camuzzoni, si fece quindi carico di rafforzare la produttività veronese. L'ostacolo più grosso fu rappresentato dalla mancanza di una forza motrice in grado di far funzionare i macchinari industriali, essendo infatti la zona priva di giacimenti di carbone da utilizzare per le macchine a vapore. Da qui la proposta dell'ingegner Enrico Carli della costruzione di un canale industriale in grado di portare forza motrice verso la nascente zona industriale di Basso Acquar'. La motivazione industriale si aggiunse così a quella storica di salvare la città dalle inondazioni, tornata di attualità dopo la disastrosa inondazione del 1882. Nel 1870 prese l'avvio l'iniziativa della locale camera di commercio per la realizzazione di un canale industriale allo scopo di portare forza motrice al canapificio in costruzione nella zona di Porto San Pancrazio. Vennero redatti due progetti, con il contributo di 500 lire del comune (pari a metà del costo), da parte degli ingegneri Zanella e Gottardi. Nessuna delle proposte fu però accolta, in quanto la potenza resa fu giudicata modesta rispetto alla spesa preventivata per l'opera. Fu allora il sindaco della città, Giulio Camuzzoni, a incaricare nel 1872 l'ingegnere Enrico Carli di progettare il canale. Dopo soli 4 mesi il progetto viene terminato. Questo prevede la costruzione di un canale artificiale capace di generare 1250 cv di forza motrice a un costo di 500.000 lire di allora. Dopo un lungo dibattito interno al consiglio comunale, dove il progetto viene modificato portando a 1580 CV la forza motrice, viene approvato nel 1874. Grazie all'elevata potenza che offriva il canale, il costo unitario per cavallo di forza motrice prodotta era relativamente basso e questo, nelle intenzioni dei promotori, avrebbe attirato imprenditori e capitali. Ulteriori vantaggi del progetto del Carli erano la costante portata e caduta dell'acqua e la possibilità di navigazione del canale. Oltre al progetto di Carli furono presentate anche le proposte dell'ing. Carlo Donatoni (con presa tra Chievo e forte San Procolo che sarebbe poi transitato nei fossati intorno alle mura cittadine con una potenza di 877 cv.) e degli ingegneri Filippo Messedaglia e Ferdinando Benini (per una potenza di 881 cv.). Fattore decisivo perché la scelta ricadesse sul progetto di Carli fu l'appoggio delle autorità militari. Contro il progetto si schierò un nutrito gruppo di oppositori che vedevano in esso una minaccia all'agricoltura e auspicavano tutt'al più ad uno sviluppo delle piccole industrie. Per placare le opposizioni, il progetto venne rivisto dallo stesso Carli che ne cambiò parzialmente il tracciato e aggiunse due canali per l'irrigazione, uno con presa d'acqua a nord della città, uno con presa a sud e chiamato canale Giuliari dal nome del conte che prese l'iniziativa del progetto. Il 26 settembre 1881 il comune di Verona concluse l'accordo con le due società appaltatrici dei lavori: la Società Veneta della Costruzioni e la Compagnia generale delle acque per l'estero (società con sede a Parigi e già appaltatrice dei lavori di costruzione dell'acquedotto di Venezia). A causa dell'alluvione del 1882, i lavori subirono dei ritardi. Nel 1885 il canale viene terminato con un ulteriore aumento dei CV prodotti a 3200 per un costo di 3.000.000 di lire e nel 1887 viene reso operativo dopo 15 anni dall'inizio dei lavori. Nel frattempo però, l'industria manifatturiera inizia a fallire e il canale rimane completamente inutilizzato fino al 1889, anno in cui Pasquale Crespi, fratello dell'imprenditore Benigno Crespi, compra una piccola parte dei CV prodotti per costruire un opificio che chiuderà entro la fine del secolo. Il canale torna ad essere inutilizzato fino al 1920, quando le prime vere industrie si stabiliscono nella periferia sud di Verona. Queste sono le Cartiere Fedrigoni, il Cotonificio veneziano e i Mulini Consolaro. Per soddisfare le nuove e maggiori richieste di energia viene aumentata la portata, ottenuta attraverso il ponte Diga Chievo ideato dall'ing. Gaetano Rubinelli nel 1920 e portato a termine nel 1923. Il fotografo veronese Moritz Lotze ha documentato le fasi della costruzione dell'opera: AA.VV., Il canale Camuzzoni, Consorzio canale industriale Giulio Camuzzoni. ISBN non esistente Michela Morgante, Il canale e la città, Cierre 2006, ISBN 8883143523. Ingegneria idraulica Energia idroelettrica Storia di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Canale Camuzzoni

Estratto dall'articolo di Wikipedia Canale Camuzzoni (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù (Verona)
Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù (Verona)

La chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù è un luogo di culto cattolico che sorge nel quartiere di Borgo Roma a Verona; si tratta di una chiesa parrocchiale facente parte del vicariato di Verona Sud nell'omonima diocesi, affidata ai carmelitani scalzi. Il 26 aprile 1938 fu elevata alla dignità di basilica minore, mentre nel 1967 il vescovo di Verona Giuseppe Carraro costituì la Basilica-Santuario teresiano. La chiesa, inizialmente dedicata alla Sacra Famiglia, venne realizzata per la maggior parte delle opere tra il 1901 e il 1904, per cui già il 15 gennaio 1905 il vescovo di Verona Bartolomeo Bacilieri inaugurò l'edificio. Nel 1925 ci furono ulteriori lavori che portarono all'installazione di marmi, mosaici, sculture e pitture degli artisti Francesco Perotti e Ferruccio Martinelli. Più lunghi furono invece i lavori di edificazione di otto cappelle laterali, che si protrassero dal 1921 al 1964: su un lato furono posizionati il battistero e gli altari del Sacro Cuore, della Madonna del Carmine e del Crocifisso, mentre sul lato opposto vennero eretti gli altari di Sant'Antonio, di Santa Teresa, dei Santi Teresa e Giovanni e del Bambino di Praga. Inoltre negli stessi anni Piero Bargellini raffigurò Il trionfo del Carmelo in un'imponente opera pittorica che interessò la controfacciata della chiesa, inaugurata il 20 settembre 1931. Al secondo dopoguerra risalgono invece la costruzione del campanile (1955) e il completamento della facciata, che venne rivestita in mattoni di laterizio facciavista (1968). Il tempio neogotico è caratterizzato da una facciata a salienti a cui si accede tramite uno spazioso sagrato; essa è completamente rivestita in mattoni di laterizio ed è orientata verso nord-ovest. Al centro del prospetto si apre un grande portale strombato d'ingresso, concluso ad arco acuto, sormontato da una altrettanto ampia trifora che insieme alle due monofore poste ai lati del portale illumina lo spazio interno. A coronare l'edificio una cornice ad archetti pensili e cinque pinnacoli ad aumentare lo slancio verticale della facciata. Ancora più slanciato è il campanile, situato lungo il fianco meridionale dell'edificio chiesastico: a base quadrata, con lungo fusto, cella campanaria in cui si aprono grandi bifore e conclusa da una copertura a cuspide in metallo e vetro. Sempre sul lato meridionale, inoltre, si sviluppa il complesso conventuale con chiostro. La pianta della chiesa è ad aula a navata unica, con presbiterio di dimensioni ridotte e rialzato di due gradini rispetto al resto dello spazio interno, concluso inoltre con un coro semicircolare, oltre il quale si trova la sagrestia. Come anticipato lungo l'aula si trovano otto cappelle: sul lato sinistro si trovano il battistero e gli altari del Sacro Cuore, della Madonna del Carmine e del Crocifisso; sul lato destro gli altari di Sant'Antonio, di Santa Teresa, dei Santi Teresa e Giovanni e del Bambino di Praga. Ai lati del presbiterio, invece, si trovano due ambiente su cui si sovrappone una tribuna con loggia. Lo spazio interno si contraddistingue, come campanile e facciata, da una slanciata verticalità e da forme neogotiche, con una luce soffusa che entra nell'aula attraverso monofore, bifore e trifore poste in alto sulla pareti. I prospetti interni, scanditi da snelle lesene, sono decorati da marmi policromi, pitture, mosaici, sculture e vetrate artistiche; particolarmente lodevole è la decorazione della controfacciata, completamente coinvolta nel grande affresco Apoteosi del Carmelo opera del pittore fiorentino Piero Bargellini. L'aula è coperto da una volta a botte a profilo acuto, con unghie laterali e costolonature trasversali, mentre il presbiterio è coperto da una volta a crociera con costoloni diagonali, con ogni vela decorata da affreschi raffiguranti gli evangelisti. Il coro è invece coperto da un catino con cinque vele con nervature convergenti verso la sommità. Tutte queste coperture sono realizzate in incannucciato collegato a centine in legno, con una finitura in intonaco dipinto da cornici policrome e raffigurazioni di santi. Archivio storico della curia diocesana di Verona (a cura di), Cenni storici sulle chiese parrocchiali della diocesi di Verona (PDF), Verona, Archivio storico Curia Diocesana, 2015, SBN IT\ICCU\VIA\0292237. URL consultato il 10 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2020). Breve storia del santuario-basilica di S. Teresa del Bambino Gesù in Verona (Tombetta), Verona, Tipografia operaia, 1939, SBN IT\ICCU\VIA\0069334. Verona Monumenti di Verona Chiese di Verona Diocesi di Verona Parrocchie della diocesi di Verona Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino Sito ufficiale, su santateresaverona.it. URL consultato il 17 aprile 2020.