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Villa Sartori

Pagine con mappeVille di Negrar di Valpolicella
CapitelloVillaSartori
CapitelloVillaSartori

La Villa Sartori è una villa veneta risalente alla fine del seicento. Essa si trova nel comune di Negrar nella frazione di Santa Maria, in Valpolicella, nella provincia di Verona. I primi disegni che illustrano la struttura dell'edificio risalgono al 1685 e al 1699. Nel 1711 si ha l'ampliamento della villa e la ristrutturazione. All'esterno della villa è presente un bel parco, rovinato però durante la seconda guerra mondiale. Sul muro di cinta c'è un capitello dedicato alla Madonna e ai Santi Pietro e Paolo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Sartori (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa Sartori
Via delle Mimose,

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Latitudine Longitudine
N 45.504754 ° E 10.935671 °
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Indirizzo

Via delle Mimose
37024
Veneto, Italia
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CapitelloVillaSartori
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Luoghi vicini

Chiesetta di Santa Sofia
Chiesetta di Santa Sofia

La chiesetta di Santa Sofia è un edificio religioso situato a Pedemonte, frazione di San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Grazie all'epigrafe su una lapide, ora custodita presso il convento dei padri Stimatini a Sezano di Valpantena, su cui si legge: si sa che già era presente un edificio di culto cristiano edificato nel IX secolo dall'abate Odiberto I appartenente al monastero di Santa Maria in Organo di Verona. Di questa prima costruzione (che si suppone fosse stato, a sua volta, costruito su di uno precedente) non rimane, tuttavia, alcuna traccia ad esclusione delle fondamenta. L'attuale fabbricato risale alla metà del XIV secolo e costituisce un esempio di architettura tardo romanica del veronese. All'interno presenta affreschi databili intorno alla fine del XIV secolo e l'inizio del XV, oltre alle firme di vicari e notabili che la frequentarono, mentre l'impianto strutturale risale ad un periodo compreso tra l'831 e l'845. La chiesa si affaccia su un'antica via utilizzata ancora oggi dai pastori per il transito delle greggi: alcune firme ancora oggi leggibili ne sono una testimonianza. L'edificio si presenta con una facciata a capanna, più alta del tetto, realizzata con conci di tufo squadrata orientata verso ovest, come tradizione per le chiese romaniche. L'interno, ad un'unica navata, è coperto da un tetto sorretto da capriate lignee mentre il pavimento è costituito sa semplici lastroni in marmo. A nord vi è una piccola cappella, da cui si accede da una porticciola subito prima del presbitero, di recente costruzione. L'altare barocco è realizzato in marmo, principalmente con l'utilizzo del rosso veronese. All'estremo orientale, la chiesa termina con un'abside di forma rettangolare. I muri interni e l'abside sono impreziositi da alcuni affreschi di pregevole fattura, probabilmente realizzati, almeno in parte, nel trecento da un allievo del Turone. Sempre sui muri interni si possono trovare iscrizioni di vicari e personaggi di rilievo che hanno, negli anni, frequentato questo luogo. Attualmente la chiesa risulta inagibile, soprattutto in seguito ai danni riportati dai terremoti del 2012. Rimangono visitabili solamente il sagrato e il giardino esterno. È stata luogo del cuore FAI del 2014, raccogliendo dei fondi per il mantenimento della struttura. Dal 2015 è costituita l'Associazione per la tutela e la valorizzazione della Chiesa di Santa Sofia di Pedemonte che ne promuove la conoscenza e il restauro. Gianfranco Benini, Chiese romanche nel territorio veronese, Rotary Club Verona Est, 1995, ISBN non esistente. Giuseppe Franco Viviani (a cura di), Chiese nel veronese, Società cattolica di assicurazione, 2004, ISBN non esistente. Pierpaolo Brugnoli, San Pietro in Cariano ieri e oggi, Centro di documentazione per la storia della Valpolicella, 2009, ISBN non esistente. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Sofia

Forte Parona
Forte Parona

Forte Parona, originariamente chiamato Werk Erzherzog Albrecht, è una fortificazione posta a nord-ovest di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del secondo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1859 e 1866. La struttura fortificata fu realizzata tra 1859 e 1860 e i lavori furono diretti dall’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona. La struttura fu colpita da un bombardamento aereo alleato nel 1944, verso la fine della seconda guerra mondiale, che causò l'esplosione dei depositi di esplosivi ivi contenuti, riducendolo in completa rovina. Rimangono quindi solo i resti del terrapieno e del fossato, completamente invasi dalla vegetazione. Il forte è intitolato all'arciduca Alberto, comandante di una divisione nella guerra del 1849, sotto la guida di Radetzky, e infine comandante dell'armata d'Italia durante la terza guerra di indipendenza. Forte Parona era un grande forte a tracciato poligonale misto, con ridotto centrale. All'inizio del 1859 il forte fu tracciato sul terreno e costruito in stile semipermanente; nel fossato, il terrapieno era quindi difeso da palizzate, mentre il ridotto circolare centrale era protetto da una copertura provvisoria, di travi lignee accostate e terra. Venne solo successivamente trasformato in opera permanente, con muri distaccati, caponiere e coperture casamattate. Il forte era situato poco a monte del ponte ferroviario di Parona, quasi a contatto con la riva destra dell'Adige, e faceva sistema con il forte Chievo, a sud, anche se, per via della notevole distanza da quel corpo di piazza, venne realizzato come caposaldo autosufficiente. Forte Parona fu integrato nella linea più avanzata del secondo campo trincerato, divenendo il cardine settentrionale del sistema difensivo scaligero. Le sue artiglierie potevano battere l'intero giro d'orizzonte (pianura, fiume e colli) con la medesima potenza di fuoco, tuttavia la sua principale funzione era di presidiare il ponte della ferrovia proveniente da Bolzano, e di battere d'infilata e di fianco la ferrovia del Brennero al suo ingresso nello spazio della piazzaforte. Dominava pertanto la doppia grande ansa dell'Adige da Settimo di Pescantina a Chievo, che era un tratto favorevole al passaggio del fiume per imprese offensive condotte sulla riva sinistra: il nemico, anche se avesse superato l'Adige, era soggetto alle artiglierie del forte che battevano la riva opposta, i versanti collinari e la strada postale del Brennero, presa d'infilata e di rovescio su tutto il lungo rettilineo da Parona a porta San Giorgio. La strada di accesso raggiungeva il forte sul fronte orientale, e sdoppiandosi si dirigeva verso due portali d'accesso, ai fianchi della caponiera. Transitati sui ponti levatoi, dal cortile di sicurezza fronteggiato da fuciliere, si accedeva alla poterna orientale, risalendo poi verso il piazzale interno. Il dispositivo di ingresso, combinato con la caponiera, è tra i più originali e studiati: la medesima poterna orientale svolgeva il duplice compito di comunicazione interna e di ingresso al forte. Il grande ridotto casamattato, a pianta circolare, deriva dalla tipologia a torre cilindrica per artiglieria con cortile interno. In posizione perfettamente centrale nell'impianto del forte, il ridotto si eleva su un solo piano, con copertura terrapienata, in origine disposta per la difesa di fanteria. Il piano terra, oltre a contenere i ricoveri per la numerosa guarnigione, e varie attività di servizio, era predisposto per la difesa. La corona esterna settentrionale del ridotto era ordinata per le artiglierie in casamatta, mentre nella corona opposta era prevista solo la difesa dei fucilieri; due delle cannoniere battevano d'infilata le poterne opposte, sul diametro. Nel cortile del ridotto, a segmento di cerchio, era collocato al centro il pozzo per la riserva d'acqua, un secondo pozzo era all'interno del ridotto, e infine altri due pozzi erano accessibili negli angoli opposti del piazzale, in nicchie casamattate protette sotto il terrapieno. Sul poligono d'impianto ottagonale, con scarpata esterna che scendeva fino al livello del fossato asciutto, era modellata l'opera principale da combattimento: il terrapieno, le traverse casamattate e le postazioni a cielo aperto per le artiglierie da fortezza. Due poterne con annesse polveriere, mettevano in comunicazione il piazzale interno del forte con il cammino di ronda lungo il muro, ordinato per fucileria, e con le quattro caponiere. Lungo il profilo esterno completavano l'opera la controscarpa a pendenza naturale, rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle caponiere. L'armamento della fortificazione consisteva in: 4 cannoni rigati da 12 cm a retrocarica 24 cannoni di diverso calibro ad anima liscia Riserve di munizioni: 45 000 kg di polveri. Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 450 fanti 70 artiglieri Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 400 uomini. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona