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Castello di Cuasso

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Cuasso al Monte castello di Cuasso 202209031101 2
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Il castello di Cuasso, noto anche come Castelasc in varesotto, è un importante edificio difensivo di fondazione altomediovale della provincia di Varese e dell'Insubria. Esso occupa l'intero crinale di un colle il cui nome è divenuto eponimo dell'intero comune di Cuasso al Monte, all'interno del quale sorge la struttura. Ne rimangono oramai solo imponenti ruderi.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Castello di Cuasso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Castello di Cuasso
SP29, Comunità Montana del Piambello

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
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Indirizzo

Castello di Cuasso

SP29
21051 Comunità Montana del Piambello
Lombardia, Italia
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Cuasso al Monte castello di Cuasso 202209031101 2
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Luoghi vicini

Chiesa di Sant'Elia (Viggiù)
Chiesa di Sant'Elia (Viggiù)

La chiesa di Sant'Elia di Viggiù si trova sulla sommità del colle dedicato all'omonimo profeta, a 665 metri di altitudine. Eremo cluniacense, dipendente dal priorato di Vertemate, come risulta da un decreto di Papa Urbano II (risalente al 1095), nel XIII secolo, era l'unica chiesa della diocesi ambrosiana dedicata al Santo Profeta. Non resta nessuna testimonianza dell'antico cenobio, in quanto l'edificio odierno è frutto di una serie di trasformazioni, operate nel corso del XVI secolo e XVII secolo. Dopo l'invasione dei lupi cervieri, del 1504, la chiesa divenne meta di pellegrinaggio da molti paesi del circondario, cosicché nel 1687 si rese necessario costruire una nuova strada per facilitare la salita dei pellegrini che aumentavano considerevolmente di anno in anno. Un ampio ed arioso portico, aperto verso valle, coronato da tre archi a tutto sesto, immette all'interno dell'edificio, che si presenta in maniera abbastanza inconsueta rispetto alle altre chiese viggiutesi in quanto è totalmente affrescato sulle pareti ed anche sul soffitto. La pianta della chiesa è ad aula con una cappella per ogni lato, oltre a quella dell'altare maggiore. La cappella maggiore, presenta un altare settecentesco, dall'elegante cornice in pietra, che racchiude l'affresco raffigurante il "profeta Elia che viene portato in cielo" dal biblico carro di fuoco; anche le pareti laterali dell'abside e il soffitto sono affrescate con le storie del profeta. La cappella sul fianco sinistro, dedicata a San Giuseppe, e quella sul lato destro, dedicata all'Immacolata, risalgono entrambe al XVII secolo. La cappella di sinistra ospita una tela del pittore C. Cane, raffigurante San Giuseppe, quella di destra è occupata dal simulacro ligneo dell'"Immacolata che schiaccia il peccato", in forma di serpente. La navata è decorata lungo le pareti con le Storie del profeta Elia e, sulla volta, con la Trasfigurazione, realizzate dal noto pittore svizzero Francesco Antonio Giorgioli di Meride, all'inizio del Settecento. Durante il periodo primaverile ed estivo il colle Sant'Elia è meta di pellegrinaggio da parte di oratori limitrofi, che organizzano appunto le "oratoriadi", gare agonistiche fra i vari oratori della Valceresio (Viggiù, Saltrio, Clivio, Brenno, Arcisate, Bisuschio, Besano, Induno e Porto Ceresio). Le gare principali nelle quali gli oratori si sfidano sono: Bandiera (due squadre sono sparse nel bosco, una deve proteggere la bandiera mentre l'altra squadra deve riuscire a rubarla e portarla nel suo campo); il Palo della cuccagna; la Caccia al tesoro; Calcio; varie gare di corse e staffette. In queste giornate di festa e furore agonistico vengono imbandite lunghe tavole di legno massiccio con offerta culinaria di pasta e costine, rito a cui nessuno riesce a sottrarsi. Nel 1965 un fulmine abbatté il campanile, che venne riedificato all'inizio degli anni 70.

Monte San Giorgio (UNESCO)
Monte San Giorgio (UNESCO)

Il sito UNESCO di Monte San Giorgio è formato da un piccolo gruppo montuoso posto tra il Canton Ticino in Svizzera e la provincia di Varese in Lombardia (Italia), geologicamente costituito da rocce del mesozoico caratterizzate da un elevato contenuto fossilifero in ottimo stato di conservazione. Questa località fossilifera prende il nome dalla maggior cima dell'area il Monte San Giorgio, che si trova in territorio svizzero. Di particolare interesse sono i ritrovamenti paleontologici entro la successione sedimentaria carbonatica marnosa del Triassico Medio, entro cui si riconoscono almeno sei livelli fossiliferi principali, ciascuno dei quali a sua volta suddivisibile in zone con differente associazione faunistica. Il riconoscimento e la segnalazione dell'interesse paleontologico dell'area risale alla metà del secolo XIX, e le prime attività di ricerca e raccolta fossilifera furono compiute da Antonio Stoppani nel 1862. Nel 2003 gli affioramenti triassici in territorio svizzero furono iscritti nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO (decisione 27 COM 8C.7). L'area protetta interessa una superficie di 849 ettari, l'area tampone 1389 ettari. Nel 2010 anche il versante italiano fu inserito nella World Heritage List (decisione 34 COM 8B.6), completando il riconoscimento del paleosito. Dal XIX secolo, in oltre 150 anni di ricerca, sono venuti alla luce decine di migliaia di scheletri fossili di rettili marini e di pesci, tra cui numerose specie rare o specifiche del sito, alle quali spesso sono attribuiti nomi che indicano toponimi locali come Daonella serpianensis, Serpianosaurus mirigiolensis, Serpianotiaris hescheleri, Tanystropheus meridensis, Luganoia lepidosteoides, Ceresiosaurus, Ticinosuchus ferox, Besanosaurus leptorhynchus, Lariosaurus, nomi che ricordano i ricercatori che hanno lavorato sul Monte come Saurichthys curionii, Mixosaurus cornalianus, Macrocnemus bassanii, Neusticosaurus peyeri, Tintorina meridensis, Cymbospondylus buchseri, Vicluvia lombardoae, Daninia spinosa e nomi che ricordano le loro mogli come Cyamodus hildegardis. Le principali collezioni dei reperti fossili sono conservate ed esposte presso il Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride, il Museo dell'istituto di paleontologia dell'Università di Zurigo, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano e il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio, che conservano molti degli olotipi delle prime nuove specie fossili ivi rinvenute e classificate durante i primi scavi, e il Museo dei fossili di Besano.