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Vaiano Valle

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Vaiano Valle (Vaian in dialetto milanese, AFI: [vaˈjɑ̃:]) è una località rurale, posta nella periferia meridionale di Milano, appartenente al Municipio 5.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Vaiano Valle (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Vaiano Valle
Via Vaiano Valle, Milano Municipio 5

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.4294 ° E 9.21583 °
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Via Vaiano Valle

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20139 Milano, Municipio 5
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Parco della Vettabbia
Parco della Vettabbia

Il Parco della Vettabbia fa parte del Parco agricolo Sud Milano. Prende il nome dal Naviglio Vettabbia che lo attraversa, è situato a sud della città di Milano nel Municipio 5, e confina con il territorio comunale di Opera. Il grande parco pubblico rende la zona di via Ripamonti una delle più verdi della città di Milano e con l'aria più pulita, grazie ai suoi viali alberati, dove sono frequentemente presenti rapaci, volpi, uccelli e gufi. La zona è stata bonificata e coltivata fin dal XII secolo dai monaci dell'Abbazia di Chiaravalle e nella parte iniziale prende il nome di Valle dei Monaci, lungo un percorso che, proseguendo fino al Po (che raggiunge a Corte sant'Andrea), collega Milano alla Via Francigena. All'inizio del parco, su un diverticolo di via Ripamonti, esiste ancora, seppure ristrutturato ad uso abitativo, l'omonimo antico mulino. Nel parco, sono molte le specie arboree presenti. Tra le tante, il frassino maggiore, la farnia, l'olmo campestre, arbusti di sanguinella, l'evonimo, la frangola, il ligustro, il sambuco, l'ontano nero, il salice bianco e il salice grigio. AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, Milano, CLESAV, giugno 1985, ISBN 978-88-7064-118-9. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. AA. VV. STORIE INDUSTRIALI Passato e presente nel sud est di Milano, Quattro ed. Milano, 2010 Virgilio Vercelloni, La storia del paesaggio urbano di Milano, Officina d'arte grafica Lucini, Milano, 1988. Valle dei Monaci Parco agricolo Sud Milano Parchi e giardini di Milano Vettabbia Sentiero di Chiaravalle Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul parco della Vettabbia Sito ufficiale, su comune.milano.it. Parco della Vettabbia, su comune.milano.it. La Valle dei Monaci, su valledeimonaci.org. Mappa del Sentiero della Valle dei Monaci (PDF), su valledeimonaci.org.

Piazza Angilberto II
Piazza Angilberto II

Piazza Angilberto II è una piazza della città di Milano, situata al confine tra il quartiere del Corvetto e Vaiano Valle. Piazza Angilberto II, intitolata all'arcivescovo franco del IX secolo, sorge all'intersezione (in senso antiorario) tra le vie Marco d'Agrate, Pismonte, San Dionigi, Ravenna, Comacchio, Bessarione e Arcivescovo Romilli. Si tratta di uno slargo di forma esagonale, interrotto dall'isolato compreso tra le vie San Dionigi e Ravenna e quello tra le vie Bessarione e Arcivescovo Romilli, che si avvicinano tra di loro. Alla fine degli anni dieci, assieme a Piazza Dergano (situata nell'omonimo quartiere), la piazza è stata oggetto di uno dei primi progetti di riqualificazione nell'ambito del progetto sperimentale di urbanistica tattica "Piazze Aperte", avviato dal Comune di Milano in collaborazione con Bloomberg Associates e il supporto della National Association of City Transportation Officials (NACTO) Global Designing Cities Initiative. Nel dettaglio, Piazza Angilberto II è stata pedonalizzata nell'area tra Via Bessarione e Via Comacchio, la pavimentazione è stata pitturata con delle forme geometriche colorate, è stata installata una nuova stazione di BikeMi e sono state posate delle rastrelliere per le biciclette private, oltre a piante, fioriere, sedute, aree da gioco e tavoli da ping pong; con quest'intervento, inoltre, è stata ristretta la carreggiata dalla parte della piazza adiacente a Via Bessarione ed è stata realizzata una nuova pista ciclabile su Via Comacchio. In questo periodo la piazza è diventata un centro d'aggregazione importante per l'area, punto d'incontro di artisti, caratterizzato dalla presenza di gallerie d'arte e studi di artisti di avanguardia, divenuto luogo iconico della metropoli. Visto il successo, come per Piazza Dergano, il Comune di Milano ha avviato nel 2021 i lavori per rendere la sistemazione della piazza permanente. La riqualificazione definitiva conferma le pedonalizzazioni parziali della piazza e prevede l'inserimento di alberi, arbusti e aiuole a raso; al termine di quest'intervento, Piazza Angilberto II conta 1470 m² di verde (tra prati e cespugli) in più e cinquantacinque alberi fra i quali magnolie, aceri, peri da fiore e koelreuterie. L'area dal 2019 è in forte crescita immobiliare, sarà l'area di realizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Corvetto Fermata autobus (Linea 95) AA. VV., Milano, T. C. I., Milano 1999. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Angilberto II Piazza Angilberto si fa bella, 21 set 2021, su youtube.com. Storia di Milano - Piazza Angilberto, su comune.milano.it.

Chiesa della Madonna di Fatima (Milano)

La chiesa della Madonna di Fatima è un luogo di culto cattolico di Vigentino, quartiere di Milano, in città metropolitana ed arcidiocesi di Milano; fa parte del decanato di Vigentino. In Vigentino, che era stato fino all'aggregazione del 1923 un tranquillo comune della cintura, a prevalente vocazione agricola, si erano insediate negli anni, grazie anche alla presenza della ferrovia e dello Scalo Romana, varie attività industriali e artigiane. Arrivò poi la guerra, e quando finì circa il 25% del patrimonio edilizio della città era distrutto o gravemente danneggiato. La ricostruzione postbellica e l'incremento di popolazione che ne seguì (nel 1961 la città, che contava nel 1934 1,11 milioni di abitanti, arrivò a 1,58 milioni) provocarono anche a Milano una urbanizzazione intensiva e disordinata, particolarmente intensa nel quadrante sud-est della città. Quando la chiesa dell'Assunta, che era stata il polo religioso storico del paese originario e poi del quartiere, venne giudicata insufficiente a gestire le esigenze dell'aumentata popolazione, fu costruita tra il 1955 e il '58, al servizio del nuovo quartiere di nord-ovest, la chiesa di Santa Maria Liberatrice. Ma siccome si continuava a costruire verso sud (25.000 nuovi residenti previsti entro il 1963), e permanevano comunque nella zona cascine ancora attive e nuclei abitativi dispersi, l'amministrazione ecclesiastica stimò opportuno avviare la costruzione di una ulteriore nuova parrocchia. Fu così individuata l'area da edificare, nel nuovo quartiere Fatima in costruzione verso la fine di via Ripamonti oltre la chiesa dell'Assunta, al confine del Parco Agricolo Sud, e il 1º aprile 1961 fu posta la prima pietra della nuova chiesa intitolata alla Madonna di Fatima, consacrata dal cardinale arcivescovo Montini il 7 ottobre 1962. La chiesa e le sue pertinenze sono un raro esempio di edilizia ecclesiastica programmata insieme all'urbanizzazione del quartiere, e anzi realizzata addirittura prima degli immobili residenziali. Il progetto iniziale era assai ampio e prevedeva, su un'area molto più vasta dell'attuale, oltre alla chiesa con i suoi uffici e annessi, un oratorio con campi gioco, salone cinema/teatro, palestra, piscina, una scuola e una casa di riposo per gli anziani. Radicalmente ridimensionato per problemi economici è attualmente ridotto alla sola chiesa con i principali ambienti di servizio. Come S. Maria Liberatrice, anche la chiesa dell'Assunta fu realizzata nell'ambito del piano urbanistico ideato dall'architetto Ezio Cerutti, tecnico progettista l'ingegnere Enrico Lenti. La disponibilità di spazio consentì la costruzione secondo il tradizionale orientamento equinoziale. Struttura in cemento armato su 12 pilastri a rappresentare i 12 apostoli, murature in mattone e pietra, superfici in cotto a vista. La chiesa non ha campanile, e il suono delle campane è elettronico, diffuso da altoparlanti sul tetto. La facciata preceduta da un portico è completamente vetrata e rende molto luminoso l'interno a navata unica, che per le caratteristiche costruttive e i materiali impiegati risulta anche particolarmente efficace per la sua acustica architettonica. Sulla cuspide in facciata si erge una scultura di Angelo Biancini che rappresenta la Madonna di Fatima con due angeli ai lati. Il battistero è esterno, come nelle chiese primitive. La parete absidale è interamente occupata da un grande mosaico di Augusto Ranocchi che ha come tema centrale il Crocifisso e la Madonna alla sua destra Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Madonna di Fatima in Vigentino Storia della parrocchia Madonna di Fatima

Chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino
Chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino

La chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino è una chiesa di Milano situata nei pressi di via Giuseppe Ripamonti nel quartiere del Vigentino, nella zona sud della città, lungo l'antica via Vigentina. La sua storia è legata in una prima fase ai quartieri suburbani nati dall'esodo forzato dei Milanesi dopo la distruzione della città ad opera del Barbarossa nel 1162. Nel Quattrocento faceva parte di un importante complesso monacale, il Castellazzo, dell'ordine dei Gerolimini. Ricostruita tra XV e XVII secolo, contiene la Cappella del Rosario, con interessanti opere del Cerano e della sua bottega, oltre a un ciclo pittorico nel presbiterio che può ricondursi all'influenza di Ambrogio Figino. Gli altari laterali e le decorazioni in stucco dell'interno risalgono al XVII secolo, mentre l'altare maggiore e la decorazione pittorica del battistero furono realizzati nel secolo successivo. È stata oggetto di un importante restauro terminato nel 2016. La data di costruzione della chiesa originaria non è nota con esattezza anche se alcuni elementi hanno fatto supporre un primo insediamento in epoca carolingia. All'epoca la zona era prettamente rurale (si trova circa 4 km a sud di Piazza del Duomo, ben fuori dalle cinte murarie milanesi); faceva parte però di una cintura che già nella Milano tardoantica conteneva necropoli pagane e cimiteri cristiani, oltre ad alcune grandi basiliche extraurbane che spesso si trovavano accanto alle grandi vie di collegamento di Milano con le grandi città imperiali. Santa Maria assunta è a poche decine di metri dalla strada verso Pavia. Spesso gli edifici di culto di questi aggregati extraurbani contenevano reliquie che costituivano anche motivo di "attrazione" per i cimiteri: era infatti diffusa la volontà di essere sepolti in prossimità di un sito contenente reliquie di santi o martiri. Probabilmente da questa circostanza deriva la dizione di Corpi santi, che ha definito queste zone sino alla loro incorporazione nel comune di Milano nel 1808. All'epoca della distruzione di Milano ad opera del Barbarossa, la popolazione fu costretta a lasciare la città e ad insediarsi fuori dalle mura: i borghi della cintura extraurbana, tra i quali il Vigentino, conobbero dunque una improvvisa esplosione demografica che, pur se rapidamente riassorbita negli anni successivi, lasciò molte tracce. Tra queste spicca il Castellazzo, un palazzo/fortezza eretto a difesa della zona. Al secolo successivo risale la prima citazione, nel Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani, dell'esistenza della chiesa di Santa Maria. Il palazzo del Castellazzo (del quale non rimane oggi alcuna traccia) fu donato nel 1401 da duca Gian Galeazzo Visconti alla congregazione di San Gerolamo o dei Girolimini che diede vita ad un complesso monastico importante e ricco grazie ai possedimenti fondiari circostanti. La chiesa di Santa Maria Assunta faceva parte del complesso, come edificio esterno al monastero vero e proprio ed aperto al culto per gli abitanti del borgo e del contado circostante. Un documento del 1562 rileva lo stato di degrado della chiesa e ne propone il restauro in modo da poterla nuovamente utilizzare per la messa. La pianta allegata alle relazioni di visita di fine 500 effettuate nell'ambito della campagna di ricognizione promossa da San Carlo Borromeo mostra un edificio più piccolo dell'attuale e poveramente arredato. I lavori di ricostruzione iniziano nel 1597 e seguono i canoni (Instructiones) fissati dal Borromeo nel 1577. Purtroppo la documentazione dei lavori è andata perduta, ma essi erano certamente terminati nel 1621. Il presbiterio è decorato da tre grandi tele con gli episodi finali della Vita Virginis: la Dormitio, la Assunzione e l'Incoronazione. Le tele sono datate 1606 e furono commissionate dall'allora parroco don Bernardo Borroni, che vi è ritratto. Le tele opere di Girolamo Ciocca risentono dei modelli di Ambrogio Figino, esponente del michelangiolismo allora molto diffuso nella pittura lombarda. L'opera più rilevante nella chiesa è la Cappella del Rosario, oggetto di un accurato recente restauro, non datata ma che può farsi risalire al periodo 1619-21. Essa contiene una grande macchina d'altare in legno dorato con statue di angeli e profeti, che segue modalità della tradizione quattrocentesca lombarda. Il paliotto nella parte inferiore è un rifacimento ottocentesco, e la statua della Madonna nella nicchia centrale è un'opera moderna che ha sostituito una antica “Madonna vestita” andata perduta. Le due belle tavole a fianco della statua rappresentano San Carlo Borromeo e San Domenico, che porta in mano il modello della chiesa. Sopra la statua una Colomba dello Spirito Santo è sormontata da un timpano con l'immagine di Dio Padre. Sopra questa il fregio con il Nomen Mariae è affiancato dalle immagini di Santa Maria Maddalena e Santa Marta. Alla sommità una cornice di legno dorato contiene l'Affresco della Pietà, risalente probabilmente alla chiesa cinquecentesca e recuperato nella ristrutturazione. Le pareti della cappella e la volta sono decorate da pregevoli dipinti su tavola, di forma ottagonale, che rappresentano i quindici Misteri del Rosario ("misteri gaudiosi", "misteri dolorosi" e "misteri gloriosi"). Da notare nell'episodio della flagellazione la presenza di un carnefice in costume ottomano affiancato da un altro aguzzino in vesti che suggeriscono un'origine protestante. Altri dettagli testimoniano una grande attenzione a questioni teologiche di attualità. La ricca decorazione della cappella è completata, sui fianchi e nella volta dell'arco di ingresso, da busti di santi affrescati. L'attribuzione dei singoli elementi non è possibile con sicurezza, ma certamente si tratta di opere eseguite dal Cerano e dalla sua bottega. La chiesa è stata scelta come location del film Papà dice messa. Andrea Spiriti, Laura Facchin, Santa Maria Assunta al Vigentino, Milano, SilvanaEditoriale, 2012, ISBN 978-88-366-23853. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dell'Assunta