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Catacomba di Santa Tecla

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CristobarbutoSantaTecla
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La catacomba di Santa Tecla è una catacomba di Roma, vicina alla via Ostiense e non lontana dalla Basilica di San Paolo fuori le mura, lungo l'odierna via Silvio d'Amico che ricalca in parte la preesistente via delle Statue, che prese questo nome dalla presenza di molti marmi antichi nei pressi dell'area nel quartiere Ostiense.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Catacomba di Santa Tecla (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Catacomba di Santa Tecla
Via Silvio D'Amico, Roma Municipio Roma VIII

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N 41.851389 ° E 12.478861 °
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Roma Servizi per la Mobilità

Via Silvio D'Amico 38
00145 Roma, Municipio Roma VIII
Lazio, Italia
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romamobilita.it

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CristobarbutoSantaTecla
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Luoghi vicini

Radio San Paolo
Radio San Paolo

La stazione radiotelegrafica della Regia Marina, più nota come Radio San Paolo, fu un centro di trasmissione e ricezione militare italiano in onde lunghe, medie e corte situato nella periferia meridionale di Roma. Inaugurata nel 1917 e posta sotto il comando della Regia Marina, la stazione rimase in servizio alla Marina Militare per buona parte del secondo dopoguerra per poi perdere importanza fino alla dismissione e alla trasformazione dei suoi locali in appartamenti civili. Il centro nacque alla fine degli anni dieci del XX secolo per intensificare le comunicazioni con le colonie italiane sul Mar Rosso e con le imbarcazioni in navigazione nell'Atlantico, nel Mediterraneo e nell'Indiano. La locazione prescelta fu lungo via Ostiense all'altezza dell'attuale civico 204, in una zona all'epoca disabitata, circa 250 metri oltre la basilica di san Paolo in direzione mare; gli impianti ivi installati, sotto la supervisione di Giancarlo Vallauri e dei sottotenenti di vascello Giuseppe Pession e Bernardo Micchiardi, erano trasmettitori ad alta potenza (250 kW) in onde lunghe ad arco Poulsen sulle frequenze da 42,9 a 27,3 kHz (pari a una lunghezza d'onda da 7 000 a 11 000 metri) emesse da un'antenna triangolare sorretta da tre tralicci in ferro alti circa 200 metri lungo il Valco di San Paolo; tale configurazione permetteva già all'epoca di raggiungere le stazioni radio di Massaua e Mogadiscio. La radio fu usata anche per scopi civili, in particolare per tenere i contatti con il corpo diplomatico all'estero. Tra il 1926 e il 1927, per fare fronte ai problemi di perturbazioni e di monsoni che si abbattevano sulla costa orientale dell'Africa, la stazione fu dotata anche di impianto a onde corte a valvola da 6 kW sui 32 (~9 300 kHz) e sui 66 metri (~4 500 kHz), un ulteriore impianto in onde lunghe sui 10 750 metri (28 kHz) e uno in onde medie sui 2 250 (~133 kHz) e 4 800 metri (~62 kHz) sopraggiunse nel 1928. La stazione radio San Paolo conobbe un periodo di notorietà nel 1928 quando tenne i collegamenti con la nave appoggio Città di Milano, impegnata in Atlantico settentrionale nella ricerca di Umberto Nobile e del suo equipaggio disperso a seguito dell'incidente del dirigibile Italia in spedizione al polo nord. Grazie alla ricezione di un frammento di SOS da parte di un giovane radioamatore sovietico di Arcangelo, Nikolaj Schmidt, Radio San Paolo fu in grado di permettere al Città di Milano di mettersi in contatto con i dispersi e ricevere da essi le coordinate per il soccorso, materialmente portato a termine dalla rompighiaccio sovietica Krassin. Dopo l'8 settembre 1943 e la caduta di Roma in mano tedesca, la radio, che era un obiettivo strategico assicurando le comunicazioni con gran parte della flotta, fu militarmente occupata da parte delle truppe naziste. Dopo la fine della guerra e l'urbanizzazione della zona, in particolare con la costruzione delle case INA e IACP al Valco San Paolo nei primissimi anni cinquanta, la stazione radio fu ridimensionata fino alla chiusura definitiva. Oggi i manufatti che sopravvivono sono adibiti in parte a edilizia per abitazione civile e in altra alla sede del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Alfredo Viglieri, 48 giorni sul pack, Milano, A. Mondadori, 1929. Marco Patricelli, Settembre 1943. I giorni della vergogna, Bari-Roma, Laterza, 2010, ISBN 8858113853. Daniel Pommier Vincelli, Andrea Carteny, L'Azerbaigian nei documenti diplomatici italiani (1919-1920), in Storie d'Europa, vol. 5, Roma, Nuova Cultura, 2013, DOI:10.4458/1204, ISBN 8868121204. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Radio San Paolo

Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola
Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola

La chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola, retta dalla Società San Paolo (Paolini), si trova a Roma nel quartiere Ostiense, in via Antonino Pio. Durante il primo dopoguerra, don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, aveva in mente di fare edificare un santuario e di dedicarlo a Maria Regina degli Apostoli; si decise, finalmente, nel 1943, quando sul luogo dove oggi sorge l'edificio s'abbatté un bombardamento senza causare nemmeno una vittima: nell'evento ravvisò la protezione della Vergine. Così, finita la guerra e approvato un disegno di Leone Favini, cominciarono i lavori, che si conclusero nel 1954. Il colleggio paolino internazionale della Società San Paolo, dal 1965 il santuario è sede d'un titolo cardinalizio, dal 1976 per volontà di Paolo VI sede parrocchiale e dal 1984 basilica minore. L'edificio, ispirato al barocco romano, ha pianta centrale ed è sormontato da una cupola imponente; all'interno, è decorato da una serie d'affreschi di Antonio Santagata a tema mariano. Vi si conservano le spoglie di don Alberione, Tecla Merlo, delle Figlie di San Paolo, e Giuseppe Timoteo Giaccardo, il primo sacerdote paolino. G.B. Perego, Il santuario basilica Regina Apostolorum, Roma, Edizioni dell'Archivio Storico della Famiglia Paolina, 2007 C. Cerchiai, Quartiere X. Ostiense, in AA.VV, I quartieri di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2006 M. Alemanno, Le chiese di Roma moderna, Roma, Armando Editore, 2006, Vol. III, pp. 43–46 Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola Sito della Parrocchia, su parrocchia-santuarioreginadegliapostoli.it. Scheda della parrocchia dal sito della Diocesi di Roma, su vicariatusurbis.org. URL consultato il 12 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2013).

Basilica di San Paolo fuori le mura
Basilica di San Paolo fuori le mura

La basilica papale di San Paolo fuori le mura è una delle quattro basiliche papali di Roma, la più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano. Sorge lungo la via Ostiense, nell'omonimo quartiere, vicino alla riva sinistra del Tevere, a circa 2 km fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome), uscendo dalla Porta San Paolo. Si erge sul luogo che la tradizione indica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo, detto "Tre Fontane", in cui subì il martirio e fu decapitato); la tomba del santo si trova sotto l'altare papale. Per questo, nel corso dei secoli, è stata sempre meta di pellegrinaggi; dal 1300, data del primo Anno Santo, fa parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il rito dell'apertura della Porta Santa. Fin dall'VIII secolo la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba dell'apostolo è stata affidata ai monaci benedettini dell'annessa abbazia di San Paolo fuori le mura. L'intero complesso degli edifici gode del beneficio dell'extraterritorialità della Santa Sede, pur trovandosi nel territorio della Repubblica Italiana. La Basilica è Istituzione collegata alla Santa Sede, inclusa l'annessa abbazia. Su tutto il Complesso extraterritoriale la Santa Sede gode di piena ed esclusiva giurisdizione nonché del divieto, da parte dello Stato Italiano, di attuare espropriazioni o imporre tributi. Il luogo rientra nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dal 1980.

Catacombe di Commodilla
Catacombe di Commodilla

Le catacombe di Commodilla sono delle catacombe di Roma, poste in via delle Sette Chiese, non molto lontano dalla via Ostiense, nel quartiere Ostiense. Il nome, come per la maggior parte delle catacombe romane, trae origine dalla fondatrice o dalla donatrice del terreno su cui sorse il complesso cimiteriale ipogeo, il quale era conosciuto anche col nome dei due principali martiri ivi sepolti, Felice e Adautto. Il cimitero sotterraneo si sviluppa su tre livelli. Il livello più antico e più interessante dal punto di vista archeologico è quello mediano, ricavato in un'antica cava di pozzolana, riutilizzata a scopi funerari: è in questo livello che si trovano le sepolture dei martiri, in una piccola basilica ipogea, ed è da questo livello che si è sviluppato il resto delle catacombe. Nel sopraterra non esistono monumenti, o resti di essi, in qualche modo connessi con le catacombe. L'analisi dei manufatti scoperti nell'ipogeo portano a datare le catacombe dopo la metà del IV secolo, mentre altre caratteristiche la fanno risalire agli inizi del IV secolo; inoltre la stessa passio data il martirio di Felice ed Adautto negli ultimi anni di vita dell'imperatore Diocleziano (284-305): ciò lascia supporre che la cava di pozzolana fosse utilizzata in parte come luogo di sepoltura già prima della sua chiusura e della sua trasformazione in cimitero (cioè nella seconda metà del IV secolo). Le catacombe furono utilizzate per le sepolture non oltre la fine del IV secolo. Nel V e nel VI secolo vengono utilizzate solo a scopo devozionale. In seguito, come accadde per gli altri cimiteri sotterranei cristiani, essa fu trasformata in un luogo di culto martiriale: lavori di restauro alla basilica ipogea furono eseguiti da diversi papi fino al IX secolo, segno che ancora a quell'epoca le catacombe erano luogo di pellegrinaggio di devoti cristiani. Vi sono state rinvenute anche monete con l'effigie di papa Gregorio IV (827-844): papa Leone IV (847-855) infine donò le reliquie dei martiri Felice ed Adautto alla moglie dell'imperatore Lotario. In seguito le catacombe vennero abbandonate e caddero nell'oblio. Fu scoperta nel 1595 dall'archeologo Antonio Bosio, ma il primo ad identificarla come quella di Commodilla fu, nell'Ottocento, Giovanni Battista de Rossi. Campagne di restauro furono eseguite all'inizio del XX secolo e portarono allo scavo completo del secondo livello cimiteriale (l'antica cava di pozzolana). Come tutte le catacombe romane, anche in quella di Commodilla si ricordano diversi martiri. In primo luogo Felice ed Adautto: il carme redatto da papa Damaso, andato perduto, ma di cui si conserva una copia in una raccolta di iscrizioni altomedievali, informa che questi due martiri erano fratelli ed entrambi presbiteri. La passio leggendaria del VII secolo narra che, durante il martirio di Felice, condannato a morte nei primi anni del IV secolo, uno sconosciuto uscì dalla folla e, confessando di essere cristiano, chiese di morire con Felice: di lui non si conosceva il nome, per cui passò alla storia col nome di l'aggiunto (adauctus in latino). Di questi due santi è stata trovata, nelle catacombe, il luogo della deposizione. Nelle catacombe di Commodilla, secondo la tradizione, si venerano altri quattro santi: una santa di nome Merita, il cui nome si legge in un affresco vicino al luogo di sepoltura di Felice e Adautto (ma gli archeologici non sono tutti unanimi in questa identificazione); le fonti liturgiche inoltre non dicono nulla di questa presunta santa, mentre parlano di due sorelle martiri, Degna e Merita, uccise sotto l'imperatore Valeriano (253-260) e sepolte in Commodilla; di Degna non è stata trovata alcuna traccia nelle catacombe; il Martirologio geronimiano, alla data del 29 agosto, accanto a Felice ed Adautto, nomina una certa Gaudenzia, di cui non sono state trovate tracce nelle catacombe; infine le guide per pellegrini dell'alto medioevo parlano di un altro martire, Nemesio, che però non è menzionato da nessun altro documento. Una particolarità delle catacombe di Commodilla, che le distingue dalle altre catacombe romane, è la presenza di sepolture dette a pozzo: si tratta di fosse profonde, ove si contano fino a 20 loculi disposti nelle pareti e sovrapposti l'uno all'altro. Una simile disposizione è riscontrabile solo nelle vicine catacombe di santa Tecla. Inoltre, rispetto ad altri cimiteri ipogei, Commodilla si caratterizza per un'estrema povertà architettonica, epigrafica e iconografica: sono rari, per esempio, cubicoli ed arcosoli, e spesso le iscrizioni marmoree contengono errori di ortografia. Di una certa rilevanza artistica, è la piccola basilica sotterranea dedica ai santi Felice e Adautto; essa fu ricavata, durante il pontificato di Giovanni I (523-526), adattando parte dell'antica cava di pozzolana (al secondo livello), che fu chiusa ed allargata per le esigenze di culto. In questa basilica ipogea gli archeologici hanno identificato il luogo di sepoltura dei due santi in due loculi sovrapposti, che sottostanno ad un affresco che li raffigura. Nella basilica inoltre si possono ammirare: la cosiddetta tomba di Turtura (metà del VI secolo): si tratta di una donna la cui morte e sepoltura viene ricordata dal proprio figlio con una tomba arricchita da un affresco; l'affresco raffigura la Madonna, con in braccio il bambino Gesù, seduta su uno scranno d'oro; accanto, le figure dei due santi Felice e Adautto e di Turtura; l'affresco è accompagnato da un'epigrafe, che recita: “Il tuo nome è Turtura, e tu effettivamente fosti una vera tortora”; l'affresco di san Luca, risalente alla seconda metà del VII secolo, in cui il santo è raffigurato con i ferri del mestiere: infatti ha con sé una piccola borsa con gli strumenti da chirurgo; l'affresco della consegna delle chiavi a Pietro (VI secolo): esso raffigura Cristo seduto su un globo mentre consegna le chiavi a Pietro; accanto figure di santi, ognuna col proprio nome dipinto: Adautto, Merita, l'apostolo Paolo, Felice, Stefano protomartire Di notevole pregio artistico e di alto valore simbolico è il cosiddetto cubicolo di Leone, ufficiale romano prefetto dell'annona (seconda metà del IV secolo), che commissionò la cripta per sé e la sua famiglia: essa è completamente dipinta con scene bibliche. Il cubicolo di Leone è al centro della regione delle catacombe, che porta lo stesso nome, scoperta nel 1953. Nella catacomba è presente un'iscrizione graffita in lingua volgare, la cui datazione è dubbia (tra il VI-VII secolo e la metà del IX). È la più antica attestazione di uno scritto in volgare e si trova in una cripta dedicata al culto dei santi Felice e Adautto. Questa iscrizione ricordava al celebrante di non recitare a voce alta quelle preghiere della messa, dette secrete, i cosiddetti mysteria secondo la formula greco-latina, che secondo la liturgia devono essere pronunciate a bassa voce in quanto parole sacre dirette esclusivamente a Dio e non all'assemblea. Dal punto di vista linguistico si nota l'uso della forma dell'imperativo negativo non dicere che deriva dal classico noli dicere (l'alternativa è ne dicas o ne dixeris, con il congiuntivo esortativo), mentre dicere si è conservato anche come forma volgare per tutto il Medioevo. Il pronome ille assume qui valore di articolo femminile plurale, mentre secrita deriva dal classico neutro plurale secreta; a bboce, dal latino ad vocem, presenta la caduta delle consonanti finali, un raddoppiamento fonosintattico e un betacismo, cioè la trasformazione della v in b. Francesco Sabatini, Un'iscrizione volgare romana della prima metà del secolo IX, «Studi linguistici italiani», VI, 1966, pp. 49–80 Giuseppe Biamonte, Lionella De Santis, Le catacombe di Roma, Newton & Compton Editori, Roma, 1997, pp. 88–96 ISBN 978-88-541-2771-5 Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, Il Mulino, Bologna, 2004 ISBN 88-15-09438-5 Catacombe di Roma Iscrizione della catacomba di Commodilla Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulle catacombe di Commodilla L'iscrizione funeraria di un giovane cristiano in Commodilla, su telemaco.unibo.it. URL consultato l'8 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2010).