place

Chiesa di San Bernardino alle Ossa

Chiese barocche di MilanoChiese dedicate a san Bernardino da SienaChiese dell'arcidiocesi di MilanoChiese di MilanoCupole di Milano
Pagine con mappeVoci con codice VIAFVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Veduta della chiesa di San Bernardino alle Ossa, Milano. A destra la facciata di Santo Stefano
Veduta della chiesa di San Bernardino alle Ossa, Milano. A destra la facciata di Santo Stefano

La chiesa di San Bernardino alle Ossa è una chiesa di Milano, situata in piazza Santo Stefano. Citata in passato anche come San Bernardino ai Morti, è particolarmente nota per la cappella ossario secentesca, le cui pareti sono per gran parte ricoperte da ossa a formare vere e proprie decorazioni barocche.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Bernardino alle Ossa (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Bernardino alle Ossa
Via San Bernardino, Milano Municipio 1

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Bernardino alle OssaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.462553 ° E 9.195611 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Chiesa di San Bernardino alle Ossa

Via San Bernardino
20122 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q734371)
linkOpenStreetMap (39349468)

Veduta della chiesa di San Bernardino alle Ossa, Milano. A destra la facciata di Santo Stefano
Veduta della chiesa di San Bernardino alle Ossa, Milano. A destra la facciata di Santo Stefano
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Tempio Valdese (Milano)
Tempio Valdese (Milano)

Il Tempio Valdese di Milano è un luogo di culto cristiano situato nel centro storico della città, all'interno del municipio 1, sede della comunità valdese locale; l'edificio si trova in via Francesco Sforza all'incrocio con via San Giovanni in Conca, non lontano dalla Ca' Granda, sede dell'Università degli Studi di Milano, e dalla basilica di Santo Stefano Maggiore. Nel 1877 il Comune decise di ampliare l'attuale piazza Missori demolendo gran parte dell'ex chiesa di San Giovanni in Conca, affidata alla Comunità Valdese nel 1879, anno in cui venne attuato il progetto e la facciata, restaurata in stile neoromanico su progetto di Angelo Colla, arretrata di alcuni metri andando a chiudere l'aula accorciata. Il nuovo tempio fu inaugurato l'8 maggio 1881, mentre il campanile fu demolito nel 1885. Nel secondo dopoguerra "esigenze imprescindibili di viabilità" condannarono definitivamente l'edificio, che fu demolito tra il 1948 e il 1952, per realizzare l'asse viario di via Albricci-piazza Missori. Dell'antica basilica furono salvati e restaurati solo una parte dell'abside e la cripta, mentre la comunità valdese costruì un nuovo luogo di culto moderno tra il 1949 ed il 1952 lungo via Francesco Sforza recuperando gli elementi antichi e rimontando, in accordo con le indicazioni della Soprintendenza ai beni architettonici, la facciata della chiesa di San Giovanni in Conca. Il tempio valdese è situato lungo via Francesco Sforza, all'angolo con via San Giovanni in Conca. Esternamente, l'edificio è caratterizzato dalla facciata, proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Conca, dal XIX secolo edificio di culto valdese, demolita nei primi anni del secondo dopoguerra per permettere l'apertura di via Alberto Albicci. Il prospetto, risalente al XII secolo e ripristinato nelle sue forme originarie con un restauro in stile neoromanico nel 1879, è a capanna, in mattoni rossi ai lati e pietra bianca al centro, con inserti decorativi marmorei; il portale, leggermente strombato, è decorato da una lunetta musiva raffigurante un candelabro sormontato da una candela accesa e poggiante sulla Bibbia, con intorno il motto in lingua latina Lux lucet in tenebris, simbolo del Valdismo, ed è sormontato da un rosone circolare e da una monofora cieca, ripetuti anche ai lati. L'interno della chiesa è in stile moderno ed è ad aula unica coperta con soffitto a doppio spiovente poggiante su grandi arcate a sesto acuto ed illuminato da alti finestroni rettangolari che si aprono lungo le due pareti laterali; l'ambiente termina con un'abside appena accennata che presenta una croce luminosa ed un pulpito ligneo. Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne, costruito nel 1952 dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi. Lo strumento è a trasmissione elettro-pneumatica ed il suo materiale fonico è interamente racchiuso entro una cassa lignea con mostra ceciliana formata da canne di principale disposte simmetricamente in più cuspidi, con bocche a mitria. La consolle, anch'essa posta in cantoria, dispone di due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Alberto Ribet, La Chiesa valdese di Milano, Torre Pellice, Società di Studi Valdesi, 1962, ISBN non esistente. Massimiliano David, San Giovanni in Conca, Milano, Et, 1982, ISBN non esistente. Oscar Pedro Melano, Milano di terracotta e mattoni, Milano, G. Mazzotta, 2002, ISBN 88-202-1582-9. Vittore Buzzi, Claudio Buzzi, Le vie di Milano: dizionario della toponomastica milanese, Milano, Hoepli, 2005, ISBN 88-203-3495-X. Milano Chiese di Milano Monumenti di Milano Chiesa Valdese Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Tempio Valdese di Milano Chiesa Evangelica Valdese di Milano, su milanovaldese.it. URL consultato l'11 maggio 2014.

Strage di piazza Fontana
Strage di piazza Fontana

La strage di piazza Fontana fu conseguenza di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura che causò 17 morti e 88 feriti. È considerata «la madre di tutte le stragi», il «primo e più dirompente atto terroristico dal dopoguerra», «il momento più incandescente della strategia della tensione» e da alcuni è ritenuta l'inizio del periodo passato alla storia in Italia come anni di piombo, ma è da ritenersi apice di azioni precedenti come gli attentati alla Fiera Campionaria di Milano nell'aprile 1969 e i falliti attentati coevi in piazza Scala e a Roma. La gravità dell'attentato e gli attentati che seguirono negli anni a venire lo resero un evento spartiacque nella storia della Repubblica, tanto da parlare di un prima e dopo piazza Fontana. Quello di piazza Fontana fu uno dei cinque attentati avvenuti in un lasso di tempo di appena 53 minuti e che colpirono contemporaneamente Roma e Milano, le due maggiori città d'Italia. A Roma ci furono tre attentati che provocarono 16 feriti, uno alla Banca Nazionale del Lavoro in via San Basilio, uno in piazza Venezia e un altro all'Altare della Patria; a Milano, una seconda bomba venne ritrovata inesplosa in piazza della Scala. Oltre a quelli menzionati, obiettivi degli attentati furono diversi edifici giudiziari a Torino, la Corte di Cassazione e la Procura Generale a Roma e il Tribunale di Milano, dove però, a causa di difetti tecnici, i dispositivi non esplosero. La strage della Banca dell'Agricoltura non fu la più atroce tra quelle che hanno insanguinato l'Italia, ma diede avvio al periodo stragista della "strategia della tensione", che vide realizzarsi numerosi attentati, come la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti), la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (12 morti) e la più sanguinosa strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti). Le lunghe, e innumerevoli indagini hanno rivelato che la strage fu compiuta da terroristi dell'estrema destra, probabilmente collegati a settori deviati degli apparati di sicurezza dello Stato con complicità e legami internazionali, i quali però non sono mai stati perseguiti. Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione stabilì che la strage fu opera di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo (ne bis in idem) dalla Corte d'assise d'appello di Bari nel 1987; non è mai stata emessa una sentenza per gli esecutori materiali, coloro che cioè portarono la valigia con la bomba, che restano ignoti. A causa del ricorso al segreto di Stato durante le indagini, la storia giudiziaria della strage di Piazza Fontana rappresenta sul versante terrorismo quello che il golpe Borghese rappresenta sul versante dell'eversione.

Colonna del Verziere
Colonna del Verziere

La Colonna del Verziere (indicata anche come croce di San Martiniano) è un monumento manieristico-barocco di Milano, situato in Largo Augusto, costituito da un'elaborata colonna in granito di Baveno sovrastata da una statua di Cristo. Prende il nome dal Verziere (o Verzée), l'antico mercato ortofrutticolo che aveva sede attorno al luogo in cui sorge. La confraternita della Croce di Porta Tosa, dedicata a san Martiniano, esistente già nel 1579 nella parrocchia di Santo Stefano in Brolo, stabilì di realizzare nello spiazzo prima del ponte di Porta Tosa una colonna votiva secondo i voleri dell'arcivescovo Carlo Borromeo. Nel 1580 si iniziò la raccolta di offerte per la realizzazione e si richiese un preventivo per la colonna. Vennero intanto poste le fondamenta del monumento, inserendo una tavoletta in marmo con la data 1581. A causa di disaccordi con i fornitori della colonna (forse dovuti a un guasto ellittico presente nel fusto, tuttora presente) ci fu un primo ritardo; alla ripresa dei lavori, forse per una controversia con l'autorità civile, ci fu la distruzione di parte delle opere realizzate per volere di Danese Figliodoni († 1591), senatore e all'epoca Grancancelliere di Milano. La confraternita seppellì le parti superstiti in attesa di potere procedere con i lavori. A seguito di una richiesta della confraternita il Senato di Milano concesse di poter completare la colonna; di fronte a nuove opposizioni, si ottenne un privilegio reale del 22 novembre 1607, osteggiato però dal governatore Pedro Enríquez de Acevedo. Nel marzo 1611 il nuovo governatore Juan Fernández de Velasco concesse subito quanto richiesto e la confraternita si attivò per far completare il monumento, incaricando l'ingegnere Aurelio Trezzi. Venne completata la base e si passò all'innalzamento della colonna il 9 luglio 1611. A ottobre dello stesso anno fu aggiunto sulla sommità anche il capitello. La statua del Redentore con croce, opera di Giovanni Battista Vismara, fu collocata solo nel 1673, sotto la direzione dell'architetto Giovanni Domenico Richini. Nel 1727 ci fu un restauro del basamento e nello stesso periodo furono tolti i cancelli in ferro che circondavano la colonna. Nel 1784 vennero soppresse le diverse confraternite, comprese le compagnie della Santa Croce a Milano. Nel 1786 la maggior parte delle colonne votive, considerate di intralcio alla circolazione, fu eliminata; nella relazione redatta dall'architetto Leopoldo Pollack era indicato il mantenimento della colonna del Verziere, con alcune modifiche alla base. Il 6 aprile 1848, dopo le Cinque giornate si fece voto di erigere un monumento a Porta Tosa, luogo dove era stata maggiore la lotta contro gli austriaci. Le vicende belliche resero però impossibile la realizzazione. Tra agosto e settembre 1858 la colonna del Verziere si inclinò sensibilmente, forse in seguito a problemi al piedistallo in conseguenza di un incidente nell'innalzamento della colonna nel 1611. Dopo alcuni studi, il monumento venne smontato, rinvenendo la tavoletta del 1581. Il Consiglio comunale il 14 ottobre 1859 decise il suo restauro che venne completato nel marzo 1860. Il 18 dello stesso mese, anniversario delle Cinque giornate, la colonna fu solonnemente consacrata come Colonna della Vittoria. In occasione dell'anniversario successivo, 18 marzo 1861, vennero inaugurate le targhe in bronzo con i nomi di 352 caduti del 1848. Una lapide in bronzo ricorda inoltre la dedicazione del 1860. Le celebrazioni in ricordo del 18 marzo 1848 si tennero presso la colonna fino al 1894. Il 18 marzo 1895 fu inaugurato il monumento alle Cinque Giornate. Nel 1927 la statua del Redentore in ceppo fu sostituita da una copia in bronzo ottenuta da un calco dell'originale. Nel 2017 la colonna è stata temporaneamente smantellata e rimossa per permettere la costruzione del Manufatto Augusto, importante cantiere per la costruzione della nuova Linea M4 della Metropolitana di Milano. Durante i lavori di smantellamento, è stato scoperto che il basamento nascondeva all'interno una colonna più antica di quella visibile. Un'ipotesi è che si tratta della "Ruvida Colonna" ricordata dallo storico Serviliano Latuada. P. Ghinzoni, La colonna di Porta Vittoria a Milano, Milano, 1887. S. Latuada, Descrizione di Milano, II, Milano, 1737, pp. 23-25. C. Romussi, La Colonna di Porta Vittoria, in Le Cinque Giornate. 1848, Milano, 1894, pp. 223-226. Colonne votive di Milano Monumento alle Cinque Giornate Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su colonna del Verziere