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Clinica Columbus

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Ville di Milano
Paolo Monti Servizio fotografico BEIC 6339426
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La Clinica Columbus o Casa di cura Columbus è una clinica privata situata a Milano in via Buonarroti al civico 48, posta nel parco di un edificio in stile liberty, la Villa Romeo-Faccanoni. Il progetto della villa è di Giuseppe Sommaruga, che la realizzò nel 1911-1913; quello dell'adiacente clinica è opera della Studio Ponti-Fornaroli-Soncini e la sua realizzazione, a causa della guerra, richiese quasi un decennio, durando dal 1938 al 1946. L'edificio, opera in stile liberty dell'architetto Giuseppe Sommaruga (1911-1913), originariamente noto come Villa Faccanoni, diventò nel 1919 Villa Romeo-Faccanoni in seguito all'acquisto da parte del celebre imprenditore dell'automobile Nicola Romeo, creatore dell'Alfa Romeo. La palazzina, comprendente oltre 30 locali su 3 piani di 337 m2, una grande portineria e con un ampio giardino (2300 m2), faceva parte di un trittico di costruzioni del Sommaruga nella zona vicina alla fiera campionaria, con la palazzina Galimberti in via Buonarroti (1908) e la palazzina Salmoiraghi in via Raffaello Sanzio (1906). La villa venne ornata con due sculture colossali di nudi femminili di Ernesto Bazzaro qui trasferite da Palazzo Castiglioni di Corso Venezia, altra preziosa residenza liberty di inizio novecento sempre del Sommaruga: il palazzo era stato soprannominato Ca' di Ciapp (Casa delle chiappe) proprio per via delle due sculture che avevano destato scandalo all'epoca della sua costruzione nel 1903 e quindi rimosse dalla facciata. Sono inoltre da segnalare le decorazioni dell'ebanista Eugenio Quarti (1867-1926) e i ferri battuti del celebre mastro ferraio Alessandro Mazzucotelli (1865-1938). Il progetto venne commissionato dalle Suore Missionarie del Sacro Cuore. Gio Ponti così racconta le due idee guida che ne ispirano l'architettura "Un giorno determinai, per solo scopo di studio, gli schemi di una mia clinica tipo, che avesse a sud le camere, nel baricentro le comunicazioni verticali (scale, ascensori) e i controlli di piano [...] e il reparto operatorio innestato a nord. [...] Un altro principio fondamentale era che, né fuori né dentro, la clinica avesse il controproducente (sul malato) aspetto di clinica, ma che fosse per il malato il più accogliente conforto possibile." "I tempi di costruzione furono dilatati dal sopraggiungere della guerra. I lavori, iniziati nel 1938, furono interrotti con il bombardamento del cantiere nel 1943; solo nel 1949 venne completato il nuovo edificio." La pianta dell'edificio mantiene gli orientamenti previsti e nel nuovo schema a L, il cui lato più lungo è formato da due corpi distinti per destinazione e architettura, accoglie il reparto maternità e il reparto dei degenti di chirurgia e medicina". Al centro i servizi verticali. Sul lato lungo si innestano, verso nord, le sale operatorie. Le camere di degenza, su tutti e quattro i piani, sono caratterizzate da "un bel colore [...] volutamente si è a esse conferito un carattere gioioso, non clinico". "Ognuna ha un colore diverso e hanno mobili di legno, non di metallo; nell'ala della maternità ogni stanza ha un suo balconcino e una pergola." In netto contrasto con la villa (trasformata in residenza delle suore) i progettisti non accennano a nessun formalismo decorativo nelle facciate. Quelle verso il giardino presentano rivestimenti diversi che riflettono le differenti destinazioni: candido mosaico in ceramica per l'ala maternità e laterizio per il corpo di chirurgia e medicina. Il nome deriva da quello del "Columbus Hospital" che Francesca Cabrini aprì a New York nel 1894 per soccorrervi gli emigrati italiani. G. Ponti, "Clinica Columbus", Domus n. 240, settembre 1949, pp. 12–25. G. Ponti, "Clinica 'Columbus' delle missionarie del Sacro Cuore in Milano", Edilizia Moderna n. 43, dicembre 1949, pp. 50–55. P. Bottoni, Milano oggi, Edizioni Milano Moderna, Milano 1957 L. L. Ponti, Gio Ponti: l'opera, Leonardo Editore, Milano 1990 ISBN 88-355-0083-4 G. Arditi e C. Serrauto, Giò Ponti: venti cristalli di architettura, Il Cardo, Venezia 1994 Liberty a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Clinica Columbus Sito istituzionale, su columbus3c.com.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Clinica Columbus (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Clinica Columbus
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Luoghi vicini

Attentato a Vittorio Emanuele III
Attentato a Vittorio Emanuele III

L'attentato al re d'Italia Vittorio Emanuele III fu un atto terroristico dinamitardo avvenuto il 12 aprile 1928 in piazza Giulio Cesare, a Milano, durante la cerimonia di inaugurazione della IX edizione della Fiera Campionaria dedicata al decennale della vittoria della prima guerra mondiale: una bomba piazzata nel basamento in ghisa di un lampione della piazza esplose in mezzo alla folla accorsa per rendere omaggio al Re Vittorio Emanuele III ed assiepata intorno alla Fontana delle quattro stagioni, uccidendo all'istante quattordici persone e ferendone quaranta. Nei giorni successivi altre sei persone perirono in seguito alle ferite riportate. Le indagini svolte portarono al fermo e al successivo rilascio di numerose persone ma le effettive responsabilità non vennero mai individuate. Per la dinamica e la collocazione dell'ordigno, si è fatta l'ipotesi che l'attentato mirasse a compiere una strage di civili, come in effetti avvenne, più che a mirare effettivamente al re. I funerali delle vittime si tennero domenica 15 aprile con una maestosa cerimonia nel duomo di Milano dal quale il corteo funebre si snodò fino al Famedio del Cimitero Monumentale. Particolare commozione suscitò la vicenda della famiglia Ravera: rimasero infatti uccisi nell'attentato la madre: Natalina Monti in Ravera, il figlio Enrico di 3 anni ed i due nipoti, Gian Luigi di 5 anni e Rosina di 8 anni. Alla madre lo scultore Adolfo Wildt dedicò nel 1929 il celebre busto Madre Ravera e realizzò per la famiglia il Monumento Ravera presso il cimitero Monumentale di Milano, sul cui basamento è riportata la seguente iscrizione Carlo Giacchin, Attentato alla fiera. Milano 1928, Milano, Ugo Mursia editore, 2009. Scandalo Belloni La strage scomparsa, su I caduti della Polizia di Stato. URL consultato l'8 gennaio 2016. Francesco Algisi, 1928: attentato alla Fiera di Milano: intervista con Carlo Giacchin, su Archiviostorico.info.

Fontana delle quattro stagioni
Fontana delle quattro stagioni

La fontana delle quattro stagioni è una fontana collocata nel centro di Piazzale Giulio Cesare, nella città di Milano. Fu inaugurata il 12 aprile 1927 in occasione dell'apertura dell'ottava Fiera Campionaria Internazionale. Il progetto fu dell'architetto Renzo Gerla, all'epoca funzionario dell'Ufficio tecnico del Comune di Milano. Nel febbraio 1927 i lavori per la realizzazione della nuova Fiera di Milano, che stava nascendo sull'area della ex piazza d'armi, erano in stato molto avanzato e si rese necessario un degno assetto urbanistico al nuovo piazzale Giulio Cesare su cui prospettava il nuovo ingresso della Fiera. Su iniziativa del Podestà di Milano Ernesto Belloni fu deciso di attuare una proposta dell'architetto e docente Ambrogio Annoni e risistemare il piazzale arricchendolo di una fontana monumentale. L'area del nuovo piazzale, di proprietà della Società Anonima Coop. Case economiche dei funzionari di Stato che vendette al Municipio il lotto, era infatti caratterizzata da una vasta depressione che, nei periodi di pioggia, era soggetta a vasti allagamenti; da qui la scelta di dotare l'area di uno specchio d'acqua artificiale. Annoni suggerì di affidare il compito al ventiseienne funzionario del Comune Renzo Gerla, che godeva della sua stima poiché era stato suo studente al Politecnico, dove si era laureato nel 1922. Il Comune di Milano aveva necessità di realizzare in tempi strettissimi il progetto e di inaugurare l'opera il 12 aprile 1927, data dell'apertura della Campionaria; Gerla si attivò quindi immediatamente, disegnando un semplice e basso recinto in pietra adornato da quattro statue rappresentanti le stagioni, sul modello iconografico delle precedenti realizzazioni di André Le Nôtre (1613-1700) per Versailles, di quella parigina in rue de Grenelle scolpita da Edmé Bouchardon (1698-1762) e di quella realizzata al parco del Valentino di Torino per l’Esposizione del 1898. I lavori procedettero speditamente dal febbraio all'aprile 1927; la pietra di ceppo, inizialmente prevista, venne sostituita con pietra di Sarnico a causa dell'inagibilità delle cave coperte dalle abbondanti nevicate. Le quattro statue previste, che sarebbero dovute essere fornite dall'architetto Portaluppi, non furono rese disponibili e quindi venne adottata la soluzione di acquistarle presso un professore di scultura di Vicenza, che ne aveva disponibilità. Trasportate a Milano furono quindi installate in tempo per l'inaugurazione della fontana, avvenuta il 12 aprile 1927. Esattamente un anno dopo, il 12 aprile 1928, piazzale Giulio Cesare fu teatro di un grave attentato dinamitardo ai danni del re Vittorio Emanuele III che provocò 20 morti e molti feriti: in quell'occasione la statua dell'Estate rimase distrutta dalle schegge e nel bacino centrale della fontana furono rinvenuti brandelli di corpi delle vittime. Le altre statue furono distrutte durante i bombardamenti anglo-americani del 1943. Solo alcuni anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1953, le statue furono rimpiazzate da copie realizzate dallo scultore Eros Pellini. Oggi la fontana di piazzale Giulio Cesare, dopo la demolizione della vecchia Fiera di Milano di cui decorava il piazzale d'ingresso, è circondata dal nuovo complesso CityLife, che fa da sfondo al piazzale. Fontana in piazza Giulio Cesare a Milano dell’architetto Renzo Gerla, in Architettura e arti decorative : rivista d'arte e di storia, Vol. 2, n. 12, Milano, Roma, Bestetti e Tumminelli, agosto 1927, pp. 574-574. R. Gerla, Nascita e vita della fontana delle “Quattro stagioni”, in La martinella di Milano, V. 8, fasc. 3.-4, Milano, 1954. L'orrenda strage, su La Stampa, http://www.archiviolastampa.it, 13 aprile 1928, p. 1. URL consultato l'8 gennaio 2016. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fontana delle quattro stagioni Maria Grazia Tampieri, Fabio Mangone, Notizie storiche su La Fontana delle Quattro Stagioni Di Piazza Giulio Cesare, Milano (PDF), su Arketipo, New Business Media. Cristina Arduini, Alberto Bellani, Fontana delle quattro stagioni – Piazza Giulio Cesare, su Fontane di Milano, Fontanedimilano.it.

Casa Verdi
Casa Verdi

Casa Verdi è una casa di riposo per cantanti e musicisti che abbiano compiuto 65 anni di età, fondata da Giuseppe Verdi il 16 dicembre 1899 e situata a Milano in piazza Buonarroti al civico 29. La Casa è di proprietà della Casa di Riposo per Musicisti - Fondazione Giuseppe Verdi alla quale il Maestro ne fece dono prima della morte. "L’ammissione degli ospiti è deliberata dal Consiglio, avuto riguardo all’età, ai bisogni e ai meriti artistici". La struttura venne eretta in stile neogotico dall'architetto Camillo Boito, fratello del celebre musicista Arrigo, amico del Maestro Verdi. Nella cripta annessa alla Casa riposano lo stesso Verdi e la seconda moglie Giuseppina Strepponi. Dal 1998 la Fondazione, per realizzare l'integrazione tra musicisti di diverse generazioni, ha provveduto a estendere la sua ospitalità, oltre che ai musicisti più anziani, anche ai giovani studenti di musica che siano meritevoli e bisognosi e che frequentino scuole di musica riconosciute nella città di Milano. La Casa è visitabile, con ingresso libero e gratuito, grazie alla collaborazione dei volontari per Il Patrimonio Culturale del Touring Club Italiano. Negli ultimi della sua vita Verdi scriveva all'amico scultore Giulio Monteverde: Nel 1888 Verdi aveva già fatto realizzare non lontano dalla sua tenuta di Villanova sull'Arda un ospedale attrezzato per la popolazione locale. L'anno successivo, egli diede inizio al proprio progetto filantropico, una casa di riposo per cantanti e musicisti che si trovassero in condizioni disagiate. Nel 1889 egli scrisse all'editore milanese Giulio Ricordi che aveva acquistato un grande appezzamento di terra incolta a Milano, fuori porta Magenta, dove aveva intenzione di erigere la casa di riposo. Egli annunciò dunque la propria intenzione a partire dal 1891 con un'intervista alla Gazzetta Musicale di Milano. La costruzione non iniziò però che nel 1896 anche se Verdi e la moglie Giuseppina incontrarono diverse volte l'architetto per rivedere insieme il progetto e migliorarlo sempre più. Nel 1895 Verdi fece testamento e stabilì che i proventi delle sue opere sarebbero serviti per pagare l'erezione della casa dopo la sua morte. La struttura venne completata nel 1899, ma Verdi per non apparire vanaglorioso non volle che alcun musicista vi mettesse piede sino al giorno della sua morte, avvenuta poi nel 1901.I primi ospiti giunsero nella struttura il 10 ottobre 1902 (data dell'89º genetliaco del Maestro) e da allora Casa Verdi ha accolto circa mille artisti negli ultimi anni della loro vita. Giuseppe Verdi è sepolto nella cappella della casa, accanto alla moglie Giuseppina Strepponi. Nella Casa vennero girate alcune scene del film Il bacio di Tosca realizzato nel 1984 dal regista svizzero Daniel Schmid. Luigi Ricci-Stolz Carlo Broccardi Sara Scuderi Aristide Baracchi Piero Soffici Leonello Bionda Angelo Lo Forese Elisa Pegreffi Maria Monti Biggi, Maria Ida, "Camillo Boito", in Marrone, Gaetana (ed.), Encyclopedia of Italian Literary Studies, Volume 1, CRC Press, 2007. ISBN 1-57958-390-3 Cella, Franca e Daolmi, Davide (eds.), La sensibilità sociale di Giuseppe e Giuseppina Verdi: dalle società di mutuo soccorso alla tutela dei musicisti d'oggi, EDT srl, 2002. ISBN 88-85065-21-X Conati, Marcello, Verdi: Interviste e incontri, EDT srl, 2000. ISBN 88-7063-490-6 Cretella, Chiara, Introduction to Boito, Camillo, Storielle vane, Edizioni Pendragon, 2007. ISBN 88-8342-519-7 Goodman, Walter, Review: Il bacio di Tosca (1984), New York Times, 24 July 1985 Lubrani, Mauro, Verdi a Montecatini, Polistampa, 2001 Phillips-Matz, Mary Jane, "Verdi's life, a thematic biography" in Balthazar, Scott Leslie (ed.), The Cambridge Companion to Verdi, Cambridge University Press, 2004, pp. 3–14. ISBN 0-521-63535-7 Randel, Don Michael (ed.), "Verdi, Giuseppe", The Harvard Biographical Dictionary of Music, Harvard University Press, 1996, pp. 944–946. ISBN 0-674-37299-9 Verdi, Giuseppe and Boito, Arrigo, The Verdi-Boito correspondence (edited by Marcello Conati, Mario Medici and William Weaver, English translation by William Weaver), University of Chicago Press, 1994. ISBN 0-226-85304-7 Inzaghi, Luigi, "Giuseppe Verdi e Milano", Meravigli Edizioni MilanoExpo, 2013, ISBN 9788879552950 Savorra, Massimiliano, Boito e la Casa per musicisti: un testamento in pietra per lo stile nazionale, Zucconi, Guido-Serena, Tiziana (a cura di), Camillo Boito. Un protagonista dell'Ottocento italiano, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2002, pp. 167–191. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa Verdi Sito ufficiale, su casaverdi.it. Touring Club, Aperti per Voi: informazioni ed orari, su touringclub.it. URL consultato il 16 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2017).

CityLife
CityLife

CityLife è un complesso residenziale e commerciale nel quartiere del Portello a Milano. È stato progettato dagli architetti Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid. Il complesso è anche noto colloquialmente come Tre Torri. Con il trasferimento di gran parte del quartiere fieristico nel nuovo polo Fieramilano di Rho-Pero, l'area liberata - equivalente a una superficie di circa 255000 m² - è stata oggetto di una gara internazionale vinta nel luglio 2004 dal consorzio CityLife, composto da Generali Properties S.p.A, Gruppo Ras, Immobiliare Lombarda Spa, Lamaro Appalti Spa e Gruppo Las Desarrollos, che aveva presentato un'offerta di 523 milioni di euro. Le altre offerte erano state presentate dal gruppo Pirelli Real Estate (439 milioni di euro) e dal gruppo Risanamento (378 milioni di euro). Il prezzo minimo fissato per l’acquisto dell'area era di 310 milioni di euro. In seguito all'aggiudicazione della gara è stata costituita la società CityLife S.p.A., società controllata dal Gruppo Generali e partecipata da Allianz. La costruzione del complesso è iniziata nel 2007 e sarebbe dovuta concludersi nel 2015, in tempo per l'Expo di Milano ma, in seguito ai ritardi accumulati, la data di fine lavori veniva rifissata al 2020. Il Piano integrato di intervento relativo all’area è stato approvato definitivamente dal Comune di Milano il 9 ottobre 2008. Il complesso di CityLife è caratterizzato da: una grande area pedonale, la più ampia della città di Milano e una delle maggiori in Europa, con circolazione di auto e parcheggi esclusivamente ai piani interrati; il dimezzamento della cubatura preesistente; la realizzazione del secondo parco pubblico milanese. Il complesso sorge nell'area ex-Fiera, liberata in seguito allo spostamento delle attività fieristiche nel nuovo polo di Rho-Pero. Il quartiere è servito dalla stazione della MM5 Tre Torri. Le tre torri centrali sono destinate a diventare uno dei nuovi simboli della città nel mondo, come è stato dimostrato dal forte interesse che il progetto ha destato anche all'estero. Soprannominata Il Dritto, la Torre Isozaki porta la firma di Arata Isozaki, architetto giapponese già autore in Italia del progetto per il Palasport Olimpico di Torino, e di Andrea Maffei. La torre è alta 209 m per 50 piani e si affaccia sulla nuova Piazza Tre Torri assieme agli altri due grattacieli. Il piano tipo della torre, che dispone i nuclei di distribuzione verticale ai due lati dell'edificio, con ascensori panoramici, contiene un unico grande spazio centrale destinato a uffici. Al momento della costruzione la Torre Isozaki è il secondo grattacielo più alto d'Italia. Soprannominata lo Storto per via del suo andamento tortile, la Torre Hadid è alta 177 m per 44 piani. La particolarità dell'edificio è il suo sviluppo verticale con un dinamico movimento di torsione. Anch'essa porta il nome della sua creatrice, l'architetta anglo-irachena Zaha Hadid. La Torre ad uffici si fonda sui concetti di movimento e dinamismo, risultanti da una torsione dell'edificio stesso, con l'obiettivo di valorizzare la percezione e le viste che offre rispetto agli assi urbani. L'edificio presenta un piano tipo con un nucleo distributivo centrale e gli uffici sulla corona perimetrale, così da offrire una vista a tutto orizzonte sulla città. Soprannominata il Curvo per via della sua forma, la Torre Libeskind è alta 175 m e dà le spalle a largo Domodossola. L'edificio è concepito come parte di una sfera ideale che avvolge la Piazza Tre Torri e può ospitare locali commerciali e residenziali. Elemento strutturale e di riqualificazione del nuovo quartiere sarà l'ampio Parco pubblico. Esteso su una superficie di circa 170000 m², prevede l'integrazione di percorsi ciclabili e pedonali e ampi fronti di contatto diretto con i quartieri circostanti. Il nuovo parco completa inoltre il gruppo dei parchi dell'area nord-ovest di Milano, rendendo così possibile l'attivazione di un'efficace rete ecologica. Il concorso internazionale per la progettazione del parco è stato indetto nel 2010 ed è stato vinto dal progetto "Un parco fra le montagne e la pianura", presentato dagli studi Gustafson Porter (Regno Unito) in gruppo con Melk, One Works e Ove Arup. Le Residenze Hadid prevedono sette edifici, tutti diversi uno dall'altro, con altezze da cinque a tredici piani. Localizzate sul lato sud est di CityLife, si affacciano sul parco da un lato e lungo via Senofonte-Piazza Giulio Cesare dall'altro. Le Residenze Libeskind consistono in otto edifici, con altezze che variano da cinque a quattordici piani. Gli edifici sono posizionati sul lato sud ovest dell'area e anch'essi si affacciano da un lato sul parco e dall'altro lungo via Spinola-Piazza Giulio Cesare. Nell'ambito della realizzazione di CityLife è stato recuperato l'ex Padiglione 3 della Fiera di Milano, precedentemente conosciuto come Palazzo dello Sport, ora Palazzo delle Scintille, uno dei primi edifici a vedere la luce nella fase nascente della Fiera di Milano. Eretto nel 1923 su disegno dell'architetto Paolo Vietti-Violi, Palazzo delle Scintille, può ospitare un'ampia varietà di manifestazioni: da quelle espositive e sportive fino allo spettacolo, in particolare ospitò la stagione lirica del 1946 del Teatro alla Scala, fortemente danneggiato dalle bombe anglo-americane durante la seconda guerra mondiale. CityLife è progettata per essere una delle più grandi zone pedonali d'Europa, completamente libera dal traffico. Le auto possono accedere e circolare solo a livelli interrati. Sono previsti circa 7 000 parcheggi sotterranei. Tre Torri Milano Fiera di Milano Grattacieli di Milano Progetto Porta Nuova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su CityLife Sito di Nuovo Sistema Fiera Milano, su nuovopolofieramilano.it (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2008).

Chiesa di San Pietro in Sala
Chiesa di San Pietro in Sala

La chiesa di San Pietro in Sala è un luogo di culto cattolico di Milano, posta nella zona occidentale della città. È sede dell'omonima parrocchia, compresa nel decanato di San Siro-Sempione-Vercellina dell'arcidiocesi di Milano. Le prime attestazioni del borgo di Sala (un tempo separato dal nucleo della città) risalgono alla fine del X secolo (atto di vendita di fondi da Ferlinda, vedova di Benedetto Ronzone, nel luogo detto Sala e Felegazo, 29 agosto 970; in documenti successivi la località è detta Sala Rozonis e poi semplicemente Sala). La prima menzione di una chiesa è quella, reperita in alcuni documenti del 1028, di una cappella dedicata ai santi Michele e Pietro, consacrata dall'arcivescovo Ariberto da Intimiano. Nel settembre di quello stesso 1028 si registra la nascita di San Pietro in Sala per disposizione del canonico Ottone da Bezo, su un terreno di 3 jugiae (= 36 pertiche) di cui era usufruttuaria Raidruda, vedova di Gandolfo. Quest'ultima cedette la chiesa da lei stessa fatta costruire, e consacrata dal vescovo Ariberto da Intimiano, all'abate del monastero di Sant'Ambrogio insieme ai terreni circostanti, comprendenti anche una cascina ed un pozzo. Circa i motivi dell'intitolazione poco si sa, a parte il fatto che il padre di Gandolfo si chiamava Pietro. È intorno al 1100 che nascono le vicinantiae che presto evolveranno in "parrocchie", e San Pietro in Sala viene citata come parrocchia già in una bolla del papa Pasquale II del 14 febbraio 1102 ("Ecclesia sancti Petri, ubi dicitur a Sala, cum parochia sua"). In seguito la parrocchia sarà sempre così denominata, abbandonando l'altra intitolazione all'arcangelo Michele. Uno dei primi curati di San Pietro in Sala (se non il primo in assoluto) fu Teusprando noto da un documento del 1043. Sembra che la chiesa originale sorgesse sul lato della piazza opposto a quello dell'attuale edificio (nei documenti si dice che confinava, a ponente, con "la strada", ma non è chiaro se si parli della strada Vercellina, odierno corso Vercelli, o un'altra strada secondaria). Si trattava comunque di un piccolo edificio, destinato a servire gli abitanti delle case della Baitana - oggi via Belfiore - e delle Cassine de Biffis all'inizio dell'attuale via San Siro. Già nel 1141 essa venne riedificata, ad opera di Eriberto da Pasilvano, per contenere l'accresciuto numero di fedeli. Col passare del tempo, il borgo di Porta Vercellina si sviluppò portando alla nascita di numerose chiese e cappelle. Nel XV secolo tutte le chiese minori dipendenti dal monastero di Sant'Ambrogio (e tra esse anche San Pietro in Sala) vennero riunite come sussidiarie in un'unica parrocchia (di Sant'Agostino). Nel 1567 monsignor Ludovico Moneta compie una visita pastorale a San Pietro in Sala, su delega dell'arcivescovo, Carlo Borromeo. Dai documenti relativi a quella visita si apprende che all'epoca la chiesa serviva "16 focolari e circa 80 anime", e che il curato era don Bernardino de Bono. Il 1º aprile 1581, a seguito di reiterate istanze di abitanti della zona, San Pietro in Sala ridiventa parrocchia, con una giurisdizione su tutto il territorio all'esterno di Porta Vercellina. Per l'occasione viene avviata, ad opera verosimilmente di Martino Bassi, la costruzione di una nuova chiesa, più ampia (22 braccia x 14, con tre altari e un battistero), terminata nel giro di pochi anni. Dal 1582 ne fu parroco l'oblato don Gerolamo Broggi. Dopo alcuni lavori di ampliamento, iniziati l'8 luglio 1838, il 20 ottobre 1839 viene solennemente benedetta la chiesa rinnovata. Questi lavori, durati poco più di un anno, l'hanno resa tre volte più ampia della precedente. Nel 1889 la chiesa venne dotata di un organo di grande qualità, prodotto da Vittore Ermolli di Varese e collaudato positivamente dai maestri Michele Bianchi e Carlo Galli il 14 agosto di quell'anno. Nel corso del XX secolo la chiesa venne completamente ricostruita dall'Impresa di Costruzioni Magnaghi- Bassanini , architetto ing. Antonio Casati dandole l'aspetto odierno, mentre la parrocchia ha dato origine a diverse altre nuove parrocchie: Sacro Cuore alla Gagnola (1906) Santa Maria Segreta (1910) Santa Maria del Rosario (1919) Santi Nabore e Felice (1931) Santi Protaso e Gervaso (1933) San Benedetto ("Piccolo Cottolengo") (1953) Gesù Buon Pastore e San Matteo (1956) Corpus Domini (1956) Nel 1926 nella parrocchia esercitò il ruolo di educatore giovanile un giovane Carlo Gnocchi. Raffaele Bagnoli, La chiesa parrocchiale di San Pietro in Sala a Milano, Milano (s.n.), 1947. 33 p. : ill. ; 20 cm. Tullo Montanari, Dal Borgo delle Grazie a Porta Magenta, Milano, Consiglio di Zona 6 Comune di Milano, 1996, 168 pp. Andrea Strambio de Castilla, Giovanna Franco Repellini, Antonio Bassanini Costruttore del Novecento Vita e opere, Silvana Editoriale, 2020 Chiese di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pietro in Sala Sito ufficiale, su sanpietroinsala.it. Sito ufficiale oratorio San Pietro in Sala, su oratoriosanpietroinsala.com Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it.

Amendola (metropolitana di Milano)
Amendola (metropolitana di Milano)

Amendola è una stazione della linea M1 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Sesto Marelli a Lotto, della linea M1 della metropolitana. Fu aperta al pubblico per la prima volta durante la Fiera di Milano del 1963: ai visitatori venivano mostrate le strutture della stazione e i due convogli che erano in sosta sui binari. La stazione entrò in servizio insieme al resto della tratta, il 1º novembre 1964. Nelle prime versioni del progetto la denominazione della stazione era Fiera, a causa della sua vicinanza all'allora fiera di Milano, chiusa agli inizi del XXI secolo. Negli anni a seguire, ha ricevuto altre denominazioni. Dalla dicitura originale, in fase di apertura venne denominata Amendola-Fiera, poi Amendola Fieramilanocity, ed infine, solo Amendola. Si tratta di una stazione sotterranea a due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due banchine laterali. Venne costruito un ampio mezzanino con copertura trasparente, per consentire il deflusso delle folle di visitatori diretti alla fiera. Per questo motivo, la stazione di Amendola ha ottenuto, insieme con la stazione di Caiazzo, la qualifica di bene architettonico tutelato dalla Soprintendenza, in quanto esempio di architettura e design moderno. Amendola dispose di un interscambio con la rete tranviaria nei primi anni dopo la sua costruzione: esso fu eliminato il 9 marzo 1970, a causa della dismissione della direttrice tranviaria per piazzale Lotto. La stazione di Amendola dista 746 metri dalla stazione Lotto e 502 metri dalla stazione Buonarroti. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Bar Servizi igienici Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane automobilistiche, gestite da ATM. Fermata autobus Quando la stazione venne inaugurata, la rete tranviaria percorreva ancora le strade a ovest della fiera campionaria, fermando anche in piazza Amendola: la costruzione del lucernario e i cantieri in via Monte Rosa costrinsero ATM a ricollocare i binari lungo la parallela via Monte Bianco fino a piazzale Lotto. Nel marzo 1970, a causa di una razionalizzazione della rete tranviaria, numerose linee furono soppresse: i binari fino a piazzale Lotto furono quindi dismessi e demoliti. Nel film I fichissimi di Carlo Vanzina del 1981, la seconda delle varie scene ambientate in metropolitana è ambientata proprio nel piano binario di questa fermata. La stazione è presente anche in una scena di Eccezzziunale... veramente. Giovanni Alferini, Matteo Cirenei, L'attivazione della linea 1 della metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", luglio-agosto 1964, pp. 587-613. Giorgio Meregalli, Gli impianti ferroviari della linea 2 della Metropolitana di Milano, in "Ingegneria Ferroviaria", maggio 1971, pp. 469-492. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Amendola

Torre Isozaki
Torre Isozaki

La Torre Isozaki o Torre Allianz (soprannominata il Dritto) è un grattacielo progettato dall'architetto giapponese Arata Isozaki e dall'architetto italiano Andrea Maffei sito nella città di Milano. Con i suoi 209,2 metri di altezza, è l'edificio più alto d'Italia per numero di piani (50), misurando circa 260 metri con l'antenna. La torre è stata eletta da Emporis il terzo grattacielo più bello per il 2015. Il 13 marzo 2012 sono iniziati i lavori preparatori per la costruzione della torre, con la realizzazione della piastra di fondazione, che ha una dimensione di circa 63 x 27 metri. Nel maggio 2012 è stato aggiudicato l'appalto per la progettazione esecutiva e la costruzione dell'edificio. L'innalzamento vero e proprio della struttura ha avuto inizio nell'estate dello stesso anno, al termine della quale, in autunno, l'edificio ha superato il livello della strada. La velocità di costruzione è aumentata considerevolmente nel corso dell'anno successivo fino a stabilizzarsi su un piano a settimana nel maggio dello stesso anno. Come si può constatare dalla numerazione dei piani, iniziata a partire dal settimo e applicata successivamente anche ai piani inferiori nel 2013, lo scheletro dell'edificio ha raggiunto il 9º piano a giugno, il 13º piano a luglio, il 17° ad agosto, il 21º piano a settembre e il 27º piano a novembre. Nel mese di novembre è anche iniziata la fase di copertura delle facciate (cladding) dell'edificio, con l'installazione dei pannelli di vetro che, sul finire del 2013, hanno raggiunto l'ottavo piano. Il 29 marzo 2014 la torre ha raggiunto il 38º piano e la copertura di pannelli di vetro ha raggiunto il 23º piano. Il 29 giugno la torre ha raggiunto il 49º piano e la copertura di pannelli in vetro ha raggiunto il 33º piano. Il 31 luglio 2014 la costruzione ha raggiunto il 50º e ultimo piano arrivando a un'altezza di poco più di 209 metri, mentre la copertura delle facciate è arrivata al 40º piano. Il 28 febbraio 2015 è terminata la costruzione dell'antenna che ha portato il grattacielo ad avere un'altezza complessiva di 249 metri. Il 14 novembre 2015 la torre Allianz è stata ufficialmente inaugurata. Il 9 aprile 2022 un intervento tecnico all'antenna, con l'ausilio di un elicottero, ha esteso la sua altezza con un nuovo tronco di traliccio portando l'altezza complessiva a circa 259 metri. L'intero lavoro di costruzione e progettazione fu affidato all'impresa edile lecchese Colombo Costruzioni S.p.A., gestore anche dell'edificazione del Progetto Porta Nuova e del Bosco Verticale. Il 5 marzo 2019 Allianz Italia e la Fondazione Allianz UMANA MENTE hanno ottenuto il titolo di Guinness World Records per il più grande murale del mondo lungo le scale di un edificio con l’opera di social art “Il giro del mondo in 50 piani”, realizzato all’interno della Torre Allianz dai dipendenti del Gruppo. Il 26 novembre 2020 è stato annunciato che dal successivo 1º dicembre ospiterà la sede del comitato organizzatore per i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, fino a quel momento ospitato nel Grattacielo Pirelli. Distribuita su 50 piani dei quali 47 sono a destinazione direzionale, la torre ospita 2 800 dipendenti italiani del Gruppo Allianz. È caratterizzata da piani completamente illuminati da luce naturale, con viste panoramiche. Tramite una lobby su due livelli, la torre Isozaki è direttamente collegata con la piazza centrale di CityLife (zona dell'ex-Fiera in riqualificazione) e con la piazza sottostante dove è presente la fermata Tre Torri della M5. Il 22 novembre 2015 è stata issata sulla sommità della torre una copia fedele della Madonnina, su quello che è diventato il tetto più alto della città meneghina. Il progetto si ispira, nella sua impostazione generale e in alcune scelte formali ad un precedente progetto di Isozaki datato 1989, l'irrealizzato progetto di riqualifica per la stazione ferroviaria di JR Ueno, a Tokyo. Anche la torre di questo intervento era caratterizzata da una torre di 300 metri, dove ogni 50 metri fossero previsti dei piani smorzatori da usare in casi di incendi e terremoti. Come nella Torre Allianz, quattro grandi staffe di supporto ancoravano fronte e retro (entrambi dal profilo ondulato) al suolo tramite supporti dalla forma cubica. L'edificio è raggiungibile dalla fermata Tre Torri della metropolitana M5. Grattacieli più alti d'Italia Grattacieli di Milano CityLife Torre Libeskind Torre Hadid Torre Unicredit Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Isozaki (EN) Torre Isozaki, su Structurae. (EN) Torre Isozaki, su Emporis Building Directory. (EN) Torre Isozaki, su Skyscraper Center. Sito Allianz Italia Sito ufficiale CityLife, su city-life.it.

Parco Guido Vergani e Giardino Valentino Bompiani
Parco Guido Vergani e Giardino Valentino Bompiani

Il parco Guido Vergani e il Giardino Valentino Bompiani, precedentemente conosciuti come parco Pallavicino, in prossimità della fermata Pagano della linea 1 della metropolitana, furono realizzati negli anni sessanta su terreni in precedenza occupati dalla cintura ferroviaria ovest e dallo scalo Sempione, dismessi nel 1934. Nato col nome di parco Pallavicino, la sua parte centrale fra via Panzini e via Rossetti è stata intitolata ai Carabinieri (Largo Carabinieri d'Italia), pur non essendo presenti targhe viarie che lo testimonino. In seguito la sua parte meridionale è stata intitolata al giornalista e scrittore milanese Guido Vergani, mentre le parti più settentrionali, separate da via Vincenzo Monti, al professor Giuseppe Lazzati e all'editore Valentino Bompiani. Dopo che nel 1934 le Ferrovie dello Stato dismisero l'area, i progetti del comune erano assai diversi: il PRG del 1938 prevedeva di costruire su quegli spazi una zona residenziale, oltre alle consuete strutture di pubblica utilità. Lo scalo ferroviario era perpendicolare al corso Sempione, inserendosi tra questo a est e l'ex piazza d'armi, ormai designata a ospitare la Fiera Campionaria, a ovest; venne così tracciato e realizzato il reticolo viario con due strade di attraversamento perpendicolari (via Gabriele Rossetti e via Monti): sono quelle che ancora oggi dividono il parco in tre sezioni. Quella mediana è, a causa degli edifici costruiti prima del parco, una ristretta fascia che si riduce, in alcuni punti, a poco più di un marciapiede. Gli strumenti urbanistici successivi spostarono il centro direzionale verso porta Nuova e la stazione Centrale. Nel 1960, su questa area, iniziarono i lavori per la realizzazione del parco, a cui seguì una riqualificazione dell'area verde, che venne eseguita nel 2001. Il parco Pallavicino è uno dei più ricchi di varietà arboree della città sin dalle origini e i lavori per la riqualificazione, durati oltre due anni (1999-2001), ne hanno ulteriormente ampliato il "catalogo" introducendo varie specie a fioritura e altre con foglie che cambiano colore col progredire della stagione: l'albero dei tulipani, l'albero dai fiori d'oro, la magnolia, il melo comune, il ciliegio da fiore, il ciliegio selvatico o degli uccelli, più varietà di biancospino, l'uva turca e il ligustro. Ancora, l'acero di monte, l'acero saccarino, la quercia rossa, la farnia, la quercia di palude, il leccio. Tra quelli più alti, ricordiamo il bagolaro, il carpino bianco, il faggio dei boschi, due varietà di pioppo nero, il platano comune, il cedro dell'Himalaya. Per completare la rassegna, citiamo l'ontano bianco, l'ontano nero, la betulla bianca, l'olmo siberiano,il tiglio selvatico, il liquidambar, l'albero di Giuda e, infine, lo spino di Giuda. Sempre nel 2001, è stato installato il sistema di irrigazione e innaffiamento notturno automatico sfruttando l'acqua non potabile di prima falda. Le aree gioco, sei, sono state differenziate per tipologia di attrezzatura e per età, con recinzione per quelle dei più piccoli; gli spazi riservati ai cani sono tre, ampi e provvisti di panchine per i proprietari, di fontanelle e di quanto serve per l'igiene, sacchetti, palette e recipienti per disfarsene. L'attrazione più frequentata è però certamente la "fontana senza vasca", un gioco di imprevedibili schizzi d'acqua tra i massi e le pietre di un terreno sicuro. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, fotografie di Gabriele Lanzani et al; illustrazioni di Silvia Rovati, Milano, CLESAV - Vooperativa Libraria Editrice per le Scienze Agrarie, Alimentari e Veterinarie, giugno 1985. Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini, Comune di Milano / Paysage. ed. 2010/2011 Parchi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul parco Guido Vergani Scheda del Parco Pallavicino, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.