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Sarno

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Municipio Sarno e Mariano Abignente
Municipio Sarno e Mariano Abignente

Sarno è un comune italiano di 30 577 abitanti della provincia di Salerno in Campania. È uno dei centri principali dell'Agro nocerino-sarnese, nella parte nord-occidentale della provincia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Sarno (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Latitudine Longitudine
N 40.816667 ° E 14.616667 °
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84087
Campania, Italia
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Municipio Sarno e Mariano Abignente
Municipio Sarno e Mariano Abignente
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Luoghi vicini

Parco regionale del bacino idrografico del fiume Sarno
Parco regionale del bacino idrografico del fiume Sarno

Il parco regionale del fiume Sarno è un'area naturale protetta della regione Campania che comprende la maggior parte dei comuni attraversati dal Sarno (tra la città metropolitana di Napoli e l'agro nocerino-sarnese, in provincia di Salerno). Il parco è stato istituzionalmente riconosciuto con la delibera n. 2211 del 27 giugno 2003 che ne costituisce l'ente, che ha come obiettivo, tra gli altri, quello di attuare una politica di sviluppo e salvaguardia del territorio. L'area geografica gestita dall'ente comprende la maggior parte dei comuni che il fiume Sarno attraversa. L'area del Parco, malgrado il degrado che deriva dall'inquinamento del fiume, è caratterizzata da bellezze naturali paesaggistiche e bellezze storico architettoniche di rilevanza nazionale e internazionale. I comuni che appartengono al parco regionale del Sarno sono: Angri (SA) Castellammare di Stabia (NA) Nocera Inferiore (SA) Poggiomarino (NA) Pompei (NA) San Marzano sul Sarno (SA) San Valentino Torio (SA) Sarno (SA) Scafati (SA) Striano (NA) Torre Annunziata (NA) Tra i siti di maggiore importanza, oltre a Pompei i cui scavi archeologici sono patrimonio dell'umanità per l'UNESCO, ci sono anche Torre Annunziata e Castellammare di Stabia che rappresentano importanti centri archeologici che risalgono all'Impero romano, l'artistica città di Nocera Inferiore con la Basilica Cattedrale, il Monastero di Sant'Anna, la Chiesa di San Matteo, il Castello medievale, gli scavi archeologici, il Santuario di Montalbino, la città di Sarno che custodisce un centro storico di notevole importanza artistico ed architettonico con il Santuario di Maria Santissima delle Tre Corone e, di fronte, la Chiesa dell'Immacolata, la Chiesa monumentale di San Francesco d'Assisi e l'attiguo pregevole Chiostro, la Basilica Insigne Collegiata di San Matteo Apostolo ed Evangelista con il Borgo medievale di Terravecchia e staccato dal centro storico il Duomo di Episcopio, il centro storico di Striano con la Porta civica di San Nicola, il centro medievale di Angri, il sito archeologico di Longola a Poggiomarino, e le località balneari (come Pozzano) appartenenti al Comune di Castellammare di Stabia. Nel comune di Scafati, invece, è presente l'antica abbazia cistercense di Santa Maria di Realvalle sorta nel 1274; la chiesa madre Santa Maria delle Vergini costruita attorno al XV secolo ed il Polverificio Borbonico del 1852. L'agricoltura è diffusa soprattutto in zone quali San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Striano, Sarno, Poggiomarino e Nocera Inferiore. I prodotti agricoli tipici del luogo (con marchio DOP) sono il pomodoro San Marzano, il friariello, la patata novella campana, il cipollotto nocerino e la percoca. Varie realtà industriali di conserve di pomodoro sono situate presso Sarno, Angri, Nocera Inferiore, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Scafati e Striano mentre una delle principali fonti di reddito di Castellammare di Stabia sono i cantieri navali. I comuni della valle del Sarno che vivono anche di turismo sono principalmente Pompei e Castellammare di Stabia. Fonte di reddito per San Marzano sul Sarno, oltre all'agricoltura, è anche la presenza in città di diversi alberghi e ristoranti. Fiume Sarno Agro nocerino sarnese Elenco dei parchi regionali italiani Autorità di bacino regionale del fiume Sarno Sito istituzionale, su enteparcodelfiumesarno.it. URL consultato il 22 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2014).

San Valentino Torio
San Valentino Torio

San Valentino Torio (Valndin in dialetto locale) è un comune italiano di 10 822 abitanti della provincia di Salerno in Campania. Il territorio comunale, totalmente pianeggiante, comprende una piccola parte dell'Agro Nocerino Sarnese, al confine con la Città metropolitana di Napoli. Il comune confina a nord con Sarno, a sud con San Marzano sul Sarno, Pagani, Nocera Inferiore, ad ovest con Striano (NA), Poggiomarino (NA) e Scafati. I principali corsi d'acqua del comune sono il fiume Sarno, il Rio San Marino e il Canale Fosso Imperatore. Classificazione sismica: zona 2 (sismicità media), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003. La parte sud orientale della pianura campana presenta le prime tracce di presenza umana tra il IX e il VI secolo a.C., epoca a cui risalgono numerose necropoli con circa 1.400 tombe a fossa, attribuite alla popolazione dei Sarrastri. La valle del Sarno infatti era abitata dai Sarrastri sotto la dominazione dei Greci e degli Etruschi, mentre a partire dal 421 a.C. il territorio fu invaso dai Sanniti. Successivamente gran parte della popolazione si trasferì nei nuovi centri di Nuceria, Pompei e Stabia, tutti appartenenti al territorio della valle del Sarno. La prima menzione di San Valentino risale ad un documento dell'868, conservato nel Codex Diplomaticus Cavensis dell'abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni, nel quale la località è menzionata come Balentino. Nel 987 l'atto di fitto di un terreno menziona la località tuttora esistente di Cesina. Il territorio di San Valentino ebbe diversi feudatari, a partire dal primo attestato nel 1269, Bertrando del Balzo, che i Registri angioini citano come possessore dei casali di San Valentino e di Casatori. Il territorio fu in possesso di diverse famiglie fino a giungere nel 1459 ai Capece Minutolo (famiglia napoletana), che lo mantennero fino all'abolizione dei diritti feudali nel XIX secolo. Il villaggio Balentino fu università autonoma alla metà del XVI secolo, cambiando la denominazione in Castello di Valentino. La comunità fu in conflitto con il feudatario, Giovan Battista Capece Minutolo (morto nel 1586). Il primo sindaco dell'università di cui si conosce il nome fu Francesco Martorelli (1599-1600). La località venne per la prima volta citata con il toponimo odierno di San Valentino in un atto del 1681. Alla fine del secolo Francesco Capece Minutolo ottenne il titolo di duca di San Valentino. Dopo l'abolizione dei diritti feudali nel 1806, l'università di San Valentino divenne comune del Regno delle Due Sicilie nel 1809. Alcuni abitanti del paese presero parte ai moti carbonari del 1820 Nel 1863, dopo il passaggio al Regno d'Italia, San Valentino assunse la denominazione attuale: divenne, cioè, San Valentino Torio. L'aggiunta della parola "Torio" venne sancita per regio decreto (RDL del 22 gennaio 1863) su proposta del consiglio comunale per distinguere il comune dalla città abruzzese di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Alla fine del XIX secolo il comune di San Valentino partecipò finanziariamente alla costruzione della ferrovia Circumvesuviana e tra la fine del 1899 e l'inizio del 1900 fu approvato il progetto della nuova stazione di San Valentino, inaugurata nel 1904. Nel 1936 grazie all'allora vescovo della Diocesi Sarno-Cava, il mons. Pasquale dell'Isola, la città di San Valentino Torio detiene alcune reliquie del Santo Patrono degli Innamorati, ed è a partire da questa data che San Valentino viene proclamato Santo Patrono del Comune di San Valentino Torio. Chiesa di San Giacomo Maggiore (1700 circa), principale edificio religioso del paese, venne realizzato sul terreno di una preesistente chiesa originaria del 1511 ed abbattuta a seguito di un accordo fra il governo locale dell'epoca, del feudatario e della diocesi di Sarno. Essa fu realizzata lontano dall'abitato di San Valentino, in una zona detta "Starza di San Giacomo" e fu concepita a tre navate, disposte nel senso est-ovest, con tre ingressi che guardavano verso il paese e, cioè, verso occidente. All'interno di essa è presente il "Trittico di S.Giacomo" (olio su tavola), opera del pittore Andrea Sabatini, che risale agli inizi del secondo decennio del XVI secolo (intorno al 1520). La splendida gradinata in blocchi di piperno, disposti a coda di pavone, davanti alla Chiesa, venne eretta tra il 1804 e il 1813. Chiesa della Consolazione Chiesa Santa Maria delle Grazie (XVII secolo) Torre orologiaia Palazzo Formosa Il grafico sottostante riporta l'evoluzione demografica del Comune di San Valentino Torio (compresi i territori di Casatori e Sciulia). Abitanti censiti Il vernacolo parlato dagli abitanti di San Valentino Torio mostra molte affinità con il napoletano, distinguendosi dalla parlata del capoluogo provinciale Salerno per alcune sottigliezze come l'uso di articoli determinativi differenti, che risultano essere gli stessi utilizzati a Napoli: "Il" e "Lo" nel vernacolo valentinese, come in quello napoletano, diventano 'O (es.: o scarrafone, tradotto: "lo scarafaggio", oppure o pummarulino, tradotto: "il pomodorino"), mentre nella parlata salernitana diventano "'U" ('u pummarulino, 'u scarrafone); "Gli", "I" e "Le" nel vernacolo valentinese, come in quello napoletano, diventano "'E" (es.: e percoche, tradotto: "le pesche", e puparuole, tradotto: "i peperoni"), mentre nella parlata salernitana diventano "'I" ('i percoche, 'i puparuole...). A San Valentino Torio è possibile trovare ogni genere di prodotto agroalimentare della Campania, come ad esempio la mozzarella di bufala, il babà, la pizza napoletana, la pastiera, la sfogliatella, 'O pere e 'o musso. È possibile trovare anche prodotti a diffusione limitata in alcune aree specifiche della Campania, come: 'A purpetta e pastenaca, un particolare tipo di polpetta, con una ricetta particolare, la cui caratteristica principale risiede nella presenza delle "pastenache" (carote) messe al posto della carne. Cipollotto Nocerino, particolare tipo di cipolla a marchio DOP diffuso nell'Agro nocerino sarnese; Pomodoro San Marzano, pomodoro lungo (a forma di lampadina) di origine protetta diffuso in alcune aree del salernitano e del napoletano. San Valentino Torio, come recita lo statuto comunale, ha due frazioni: Casatori e Sciulia. L'economia del paese si basa sulla sua produzione agricola (ortaggi e pomodoro San Marzano), che viene esportata in tutto il territorio. Esistono anche realtà industriali di conserve di pomodoro. San Valentino si trova a metà strada tra Salerno e Napoli, e per tale motivo è coperto sia dalla rete ferroviaria della Circumvesuviana che consente di raggiungere buona parte delle città della confinante città metropolitana di Napoli, sia dalla linee del servizio autobus della rete CSTP, la quale permette di raggiungere alcuni territori dell'agro nocerino sarnese come Sarno, San Marzano, Pagani, la Stazione di Nocera Inferiore e l'Università degli Studi di Salerno. Dalle fermate di Pagani e Nocera è possibile inoltre usufruire di ulteriori linee CSTP per raggiungere altri luoghi del salernitano. La stazione di San Valentino Torio è stata inaugurata nel 1904, ed è composta da due binari situati sulla linea principale Napoli-Ottaviano-Sarno. Questa stazione consente di raggiungere Napoli. Strada Regionale 367/a Innesto SS 18-S.Marzano-S.Valentino Torio. Strada Provinciale 6 Nocera Inferiore-Sarno. Strada Provinciale 102 San Valentino Torio-Casatori. Strada Provinciale 152 S.Valentino Torio-confine di Striano. Strada Provinciale 298 Casatori-Ponte Migliaro. Sindaci durante il periodo del Viceregno Sindaci durante il Regno delle Due Sicilie Sindaci durante il Regno delle Due Sicilie Sindaci durante il Regno d'Italia Podestà Sindaci durante la Repubblica La gestione del ciclo dell'acqua è affidato all'ATO 3 Sarnese Vesuviano. Il 31 ottobre 2018, il sindaco ing. Michele Strianese viene eletto presidente della provincia di Salerno, con oltre il 70% dei voti. La cittadina di San Valentino Torio conta alcune società sportive dilettantistiche come: ASD San Valentino 1975, società calcistica fondata nel 1975, i suoi colori sociali sono il giallo e il rosso. Nella stagione 2023-2024 milita nel campionato di Promozione Campania - Girone B, disputando le gare casalinghe nello "Stadio Comunale Giovanni Vastola". Atletico San Valentino Torio, fondata nel 2017, i cui colori sociali sono il bianco, il rosso e il blu. Milita nel campionato di Seconda Categoria Campania - Girone F, disputando le gare casalinghe nello "Stadio Comunale Giovanni Vastola". Toria Scuola Calcio, società calcistica impegnata nell'attività di scuola calcio, fondata nel 2008; i suoi colori sociali sono il rosso e il blu, e sullo stemma è disegnata una leonessa. Shirai Club San Valentino, società dilettantistica a carattere polisportivo, la cui sezione principale è il karate, disciplina in cui alcuni sportivi locali hanno ottenuto diverse volte il titolo di Campione d'Italia (specialità kumite). Salvatore Silvestri, Dal Balentino del Codex Diplomaticus Cavensis al San Valentino Torio del Decreto di Vittorio Emanuele II, Editrice Gaia 2006, ISBN 88-89821-14-0 Franco Pastore, San Marzano nella Pianura Campana , pag.24, Editrice Palladio, Salerno 1983, cod. IT\ICCU\CFI\0032994. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Valentino Torio Sito ufficiale, su comune.sanvalentinotorio.sa.it. San Valentino Tòrio, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di San Giovanni Battista (Striano)
Chiesa di San Giovanni Battista (Striano)

La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (in latino: Paroecia Sancti Johannis Baptistae) è il principale luogo di culto cattolico di Striano nella città metropolitana di Napoli. Sede della chiesa matrice, appartenente alla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è collocata nella centralissima Piazza IV Novembre e rappresenta il cuore storico e religioso della città. L'istituzione della Chiesa di San Giovanni risale al Medioevo. Nella bolla dell'Arcivescovo di Salerno Alfano I del 1066 sono riportati i confini della Diocesi di Sarno e i Comuni che sono sotto la sua giurisdizione tra cui Striano. A quei tempi Striano era paludosa e malsana, un piccolo villaggio abitato da poveri agricoltori e pastori che vivevano in primitive capanne di paglia e fango. Tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo viene costruita la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo nell'abitato di Striano; in questo periodo la giurisdizione passa ai Vescovi di Nola. Nel 1123 sotto i Feudatari di Striano i Conti di Caserta Guglielmo Sanseverino e il figlio Roberto, la chiesa viene donata al Monastero Benedettino dei Santi Severino e Sossio di Napoli da parte del Vescovo di Nola Guglielmo. Da questo periodo inizia una vera e propria rinascita sociale e religiosa per questa povera comunità. Il territorio inizia a trasformarsi: le terre paludose vengono risanate, disboscate e arate per renderle coltivabili, scompare anche l'aria malsana. Si presume che tutto questo sia avvenuto grazie alla presenza dei monaci benedettini che si erano stabiliti nel piccolo monastero accanto alla chiesa. Nel 1223 i Feudatari di Striano vengono sospettati di schierarsi a favore di Ottone IV, e sono arrestati da Federico II, così il territorio di Striano ritorna sotto la giurisdizione dei Conti di Sarno. Nel 1277 il povero villaggio di Striano viene donato al Monastero di Santa Maria di Real Valle dal Re Carlo I d'Angiò, da lui edificato nei pressi di Scafati e custodito dai monaci cistercensi. Agli inizi del Cinquecento la fatiscente chiesa medievale di San Michele Arcangelo, viene demolita e sulle sue rovine ne viene costruita una nuova, dedicata a San Giovanni Battista. Infatti sia il testo di una lapide marmorea, oggi collocata nel transetto destro, che quello di un testamento ci fanno ipotizzare che l'edificazione del tempio sia avvenuta proprio intorno alla metà del XVI secolo. Intorno alla metà del XVIII secolo iniziano i lavori per la ricostruzione del campanile crollato durante l'eruzione vulcanica del 1737, a cui viene aggiunto anche un orologio pubblico. Tutti i lavori di ristrutturazione sono resi possibili grazie alle offerte dei cittadini strianesi; i lavori terminano nel 1796, data impressa su di un cippo di pietra lavica posto all'ingresso della chiesa che ancora oggi esiste. Su di un altro cippo posto nell'angolo sinistro della facciata della chiesa troviamo impresso l'anno 1800, probabilmente riferito al termine della ricostruzione della casa canonica. Nel corso dei secoli XIX e XX vengono effettuati diversi interventi di manutenzione. Il 23 luglio 1867 un tremendo terremoto danneggia il tetto e il campanile, il restauro termina nel 1934. Il 1º aprile del 1941 è nominato da Papa Pio XII parroco di Striano don Aniello Tina. Durante la seconda guerra mondiale, precisamente il 27 settembre 1943, i Tedeschi in ritirata minano la chiesa e il campanile, causando il crollo della facciata e del campanile: vengono danneggiati l'organo del Settecento composto da circa mille canne in argento e rame, l'antico battistero proveniente dalla Chiesa di San Severino Abate e diversi oggetti sacri. I lavori di ricostruzione vengono completati nel 1958, come riportato dall'icona di S. Giovanni Battista dipinta su Maioliche di Vietri posta sulla facciata del campanile. Il sisma del 23 novembre 1980, causa gravi danni alla chiesa, al campanile e alla casa canonica. Le celebrazioni furono officiate in un box di lamiera donato dalla Caritas, collocato nella Villa Comunale di Via Risorgimento. Con l'aiuto dei fondi ai terremotati, da parte dello Stato con legge n. 219 del maggio 1981, iniziano i lavori di restauro della chiesa da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Artistici di Napoli che durano dodici anni. Durante il restauro la Soprintendenza smantella le travi di legno e le tegole del tetto del XVIII secolo rovinando una parte estetica della chiesa. Grazie allo zelo e all'interessamento di don Michele Fusco, succeduto a don Aniello Tina nel 1982, vengono ultimati i lavori di restauro alla chiesa il 19 marzo 1993, rendendone possibile la domenica delle Palme del 4 aprile la riapertura solenne alla presenza del vescovo di Sarno mons. Gioacchino Illiano. Il 18 dicembre 1996 improvvisamente crolla una parte della vetusta e fatiscente casa canonica, il giorno seguente, per una questione di sicurezza don Michele Fusco decide di abbatterla. Nell'anno seguente, il campanile subi una ristrutturazione, fortemente voluta dal parroco Don Michele Fusco, che portò alla collocazione della croce sopra la guglia, rimossa nel 1979. Il 29 aprile 1999 iniziano ufficialmente i lavori di ricostruzione della casa canonica. Nell'anno 2000 il parroco Don Michele Fusco, in occasione del Grande Giubileo decide di acquistare l'organo a canne, che viene inaugurato e benedetto l'11 giugno 2000, solennità di Pentecoste, alla presenza del maestro Vincenzo De Gregorio, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli e organista titolare del Duomo di Napoli. Nel 2006 la Basilica di San Sossio di Frattamaggiore dona alla parrocchia una reliquia del santo patrono San Severino abate. Nello stesso anno iniziano i lavori di riqualificazione dell'ipogeo e di realizzazione dell'Oratorio Parrocchiale. Sempre nel 2006 viene restaurata la Sagrestia, riportando alla luce i pregiati affreschi. Nel 2008 vengono completati i lavori di trasformazione del box di lamiera (spostato dalla Villa Comunale al Giardino Parrocchiale) in oratorio parrocchiale, inaugurato alla presenza del vescovo diocesano mons.Gioacchino Illiano. Nel 2009, in previsione dell'anno giubilare Severiniano, avutosi nella ricorrenza del sedicesimo Centenario della nascita di San Severino abate, la parrocchia ha subito un ulteriore ristrutturazione fortemente voluta da don Michele Fusco. Durante i lavori è stata posizionata anche la zoccolatura in marmo. Il 17 e 18 aprile 2010 la chiesa ha ospitato l'urna contenente il corpo di San Severino abate, proveniente in peregrinatio da Frattamaggiore, un evento di grazia unico per la città di Striano. Nel 2011 viene ripristinato il tetto smantellato nel 1992 di nuova fattura, con travi d'acciaio e tegole in cotto. Inoltre vengono posizionati dei pannelli fotovoltaici che producono circa la metà del fabbisogno energetico della parrocchia. Tali pannelli vengono installati anche sul tetto dell'allora costruenda casa canonica. L'8 gennaio 2013, solennità di san Severino, Apostolo del Norico e patrono della città di Striano, viene inaugurata, dopo dieci anni, la nuova casa canonica e i locali parrocchiali annessi. La nuova struttura ha seguito la stessa linea architettonica della precedente e l'intero edificio è costituito da quattro piani: il seminterrato, il primo piano con l'Auditorium, il secondo con le stanze destinate ad attività associative e il terzo con l'abitazione del parroco. Ciò è stato possibile grazie al contributo della C.E.I., dell'Amministrazione Comunale e del popolo strianese. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno Mons. Giuseppe Giudice, il Vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano. La Chiesa di San Giovanni Battista presenta una pianta a croce latina con un'unica navata. Lungo la navata si aprono tre cappelle a sinistra e tre a destra, coperte da volte a botte. In queste cappelle vi sono altrettante nicchie con i santi, scandite ritmicamente da paraste scanalate e dentate sul altri piedritti e sormontate da capitelli ionici che si ergono lungo tutto il perimetro interno della chiesa. Al di sopra di un'alta cornice si erge la copertura, realizzata con volte a botte estradossate e lunettate in direzione delle finestre rettangolari della navata centrale e di quelle trilobate del transetto. Al centro del transetto si innalza la cupola, a sezione emisferica, ben illuminata da finestre poste sulla parte inferiore della cupola e nella lanterna. Madonna col Bambino tra i Santi Severino Abate e Sossio Levita e Martire (Protasio Crivelli, 1506 - Olio su tavola), dono del barone Luigi di Casalnuovo. San Luigi Gonzaga (F.Morelli, 1767—Olio su tela) San Filippo Neri (F. Morelli, 1767—Olio su tela) Madonna del Carmine tra i santi Giovanni Battista e Severino Abate (Andrea Scalera, 1768—Olio su tela) Volta della Sacrestia (Ambito Napoletano, XVIII sec. - Dipinti murali a secco su intonaco) Adorazione dei Pastori (Ambito Napoletano, XIX sec.– Olio su tela) Madonna delle Grazie o delle fontanelle (Nicola Desiderio, 1838 - Olio su tela). Madonna di Costantinopoli (Ambito Meridionale, XV sec.– Scultura lignea, con tracce di policromia originaria) Madonna del Rosario (Ambito Meridionale, XVII sec.– Scultura lignea, policroma) Sant'Antonio di Padova (Ambito Napoletano, 1684 - Scultura lignea, policroma) Santa Rosa da Lima (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Scultura lignea, policroma) Gesù Risorto (Ambito Napoletano, XVIII sec.– Scultura lignea, policroma) Angeli dell'Altare (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Sculture lignee, policrome) Immacolata Concezione (Ambito Napoletano, 1738 - Scultura lignea, policroma) Madonna del Carmelo (Ambito Napoletano, XIX sec.- Scultura lignea, policroma) Crocifisso in terracotta (Ambito Napoletano, fine XIX sec.- Terracotta e cartapesta, policroma) Crocifisso ligneo (Autore Ignoto, 1946 - Scultura lignea, policroma) San Severino Abate (Ambito Napoletano, Metà XX sec.- Scultura in cartapesta, policroma) San Giovanni Battista (Autore Ignoto, 1946 - Scultura lignea, policroma) Sacro Cuore (Autore Ignoto, 1947 - Scultura lignea, policroma) Statuine Presepiali (Ambito Napoletano, XIX sec.- Manufatti in terracotta, policromi) Madonna Addolorata (Autore Ignoto, 1946 - Scultura in gesso, policroma) Croce Astile (Ambito Meridionale, XV sec. - Argento parzialmente dorato con lamine a sbalzo e cesello) Ostensorio (Ambito Napoletano, 1672 - Argento con Fusione, sbalzo e cesello) Aureole (Ambito Napoletano, XVII sec.- Argento con Fusione, sbalzo e cesello) Turibolo (Ambito Napoletano, 1768 - Argento inciso, con lamine a sbalzo e fusione) Corona (Ambito Napoletano, 1768 - Argento cesellato, con lamine a sbalzo e fusione) Lapide Commemorativa (Ambito Napoletano, 1556 - Incisione su lastra di marmo bianco) Altare Maggiore (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli) Balaustra dell'altare maggiore (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli); Maioliche (Benincasa Ricciardi, Avallone Napoli, XVIII sec.- Pavimento in ceramica, policromo) Altari Laterali (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Marmo policromo con intagli) Lapide, pietra sepolcrale e stemma di Pasquale Graziano (Ambito Meridionale, 1578-Incisione e bassorilievo su lastra di marmo bianco) Sacrestia Lignea (Ambito Napoletano, XVIII sec.- Intagli lignei in radica di noce) Pulpito (Angelo Carbone, 1770 - Intagli lignei in radica di noce) Paramenti Sacri (Manifattura Napoletana, XVIII sec.- Seta bianca ricamata a mano con fili dorati e variopinti). Sulla cantoria, posta nella parte sovrastante il portale d'ingresso maggiore, all'interno di una cassa armonica in rovere, è situato l'organo a canne, costruito dalla ditta Cav. Francesco Zanin di Gustavo Zanin nel 1983. Lo strumento, a trasmissione meccanica, si presenta con due tastiere di 56 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 30. L'organo, formato da 639 canne, viene benedetto e inaugurato nel giorno di Pentecoste, l'11 giugno 2000, in occasione del Grande Giubileo, alla presenza del maestro Vincenzo De Gregorio, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli e organista titolare del Duomo di Napoli. . Il campanile prima di cadere sotto i bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale era formato da quattro ordini in seguito fu ricostruito nelle forme e dimensioni attuali, secondo tre ordini scanditi da cornicioni orizzontali, con l'ultimo piano leggermente arretrato rispetto al filo della muratura, scandito da quattro colonne su cui si erge una cupola alla cui sommità poggia una croce caduta nel 1978 e ripristinata nel 1997. Il 31 luglio 1988, viene benedetto dal vescovo diocesano Mons. Gioacchino Illiano il nuovo concerto di campane, costituito dalle due campane preesistenti, una risalente alla data di ristrutturazione della chiesa del 1739 e l'altra risalente alla data di ricostruzione del campanile del 1958 dopo gli eventi bellici, e da dodici nuove campane, di nuova fattura. Il sisma del 23 novembre 1980 arreca danni sia alla Chiesa che al campanile; la Chiesa ha beneficiato dei lavori di restauro terminati nel 1993, mentre il campanile ha presentato i danni del sisma sino al 1997, anno in cui iniziarono i lavori di restauro. Durante i lavori si pensò di restituire alla Chiesa il suo simbolo, la croce. La nuova croce fu donata alla chiesa dal cavaliere Biagio Pellegrino e realizzata della sua azienda l'Osla Sud, grazie anche all'intervento di diverse maestranze. La croce fu fissata su una base tronco-piramidale e ricoperta da corpi illuminanti negli spazi laterali accrescendo il suo carattere simbolico. 8 gennaio: Memoria liturgica di San Severino Abate (Santo Patrono); Lunedì in Albis: Santa Messa presso la Chiesetta della Beata Vergine Maria de' Sette Pianti; Martedì in Albis: Santa Messa presso la Cappellina della Madonna di Costantinopoli 13 giugno: Memoria di Sant' Antonio di Padova; 24 giugno: Festa della Natività di San Giovanni Battista (titolare); 23 settembre: Memoria liturgica di San Pio da Pietrelcina 27-28-29 settembre: Festa Patronale di San Severino Abate 16 ottobre: Memoria di San Gerardo Majella; La parrocchia è gemellata moralmente con: Basilica di San Sossio Levita e Martire (2006) Chiesa di San Severino abate (2010) Giuseppe Ferrigno, Il Respiro della Fede - "Storia, documenti d'archivio ed opere d'arte della Parrocchia San Giovanni Battista di Striano", San Giuseppe Vesuviano (Na), 2008. Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", Striano Sacra, Chiese, Cappelle, Congrega e Benefici di un paese della Valle del Sarno, Roma 2011. Centro Studi Storici "Ager Vesuvianus", Striano religiosità popolare, il Patrono, le Feste, la via Crucis, il Corpus Domini, le Edicole Votive, Roma 2012. Striano Chiesa di San Severino abate (Striano) Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Battista

Longola
Longola

Longola è un'area archeologica situata a Poggiomarino, nella città metropolitana di Napoli, nella valle del Sarno, ad est del Vesuvio. Gli scavi hanno messo alla luce un villaggio dell'età del bronzo, costruito su degli isolotti artificiali affiancati da canali navigabili in un'area paludosa. L'ambiente anaerobico ha permesso agli archeologi di ritrovare l'intera struttura degli isolotti e alcune piroghe in legno in un ottimo stato di conservazione. Dal febbraio 2018, il Parco Archeo-Fluviale di Longola è visitabile, che ospita una ricostruzione di alcune capanne protostoriche del villaggio protostorico della popolazione dei Sarrasti. Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 2001, rivelarono una stratificazione di costruzioni, capanne e aree artigianali, appartenenti ad un periodo storico che interessa l'età del bronzo. Tra i resti più significativi sono da segnalare la struttura lignea degli isolotti artificiali, così come tre piroghe tagliate in tronchi d'albero perfettamente conservate. Come spesso accade, il sito fu scoperto per puro caso. Nel novembre del 2000, in diverse discariche, fra cui nei comuni di Sarno e di San Valentino Torio furono individuati cumuli di terreno di scarto ricchi di resti ceramici, faunistici e lignei, di epoca protostorica e di conseguenza fu avvisata la Soprintendenza archeologica di Pompei (oggi Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei) che subito avviò un'indagine. Arrivò sul posto la prof.ssa Claude Albore Livadie, direttore di Ricerca presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS), la quale indagò sulla provenienza del terreno portato come rifiuto scoprendo che proveniva dalla vicina località Longola di Poggiomarino, dove si stava scavando una vasca per la costruzione di un depuratore del fiume Sarno. I lavori furono immediatamente sospesi dalla Soprintendenza e fra dicembre 2000 e gennaio del 2001 fu istituito un team di archeologi sotto la direzione della stessa Claude Albore Livadie per effettuare il primo saggio di scavo. Durante i saggi furono portati alla luce dei reperti di straordinaria importanza e una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dal Tardo Bronzo (1000 a.C. circa) fino agli inizi del VI sec. a.C. attribuiti al popolo dei Sarrasti. La scoperta fu di grande importanza in quanto per la prima volta in Campania erano stati rinvenuti insediamenti di tale continuità e collocabili in una linea temporale così estesa: grazie a ciò fu possibile colmare la lacuna conoscitiva tra le fasi dell'età del Bronzo e la fondazione di Pompei. L'insediamento, che avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno, era caratterizzato da tanti piccoli isolotti sostenuti da robusti tronchi di quercia piantati nel fondale melmoso in modo da consolidarlo. I bordi erano raffortati da pali e paletti infitti verticalmente (successivamente sostituiti da travi squadrate) formando così una rete di canali navigabili. Il legno portato alla luce era in eccellente stato di conservazione e furono rinvenuti resti di capanne e di alcune imbarcazioni. Dal ritrovamento di resti paleobotanici e paleofaunistici fu possibile ricostruire il contesto ambientale caratterizzato dalla presenza di boschi di querce e di abbondante fauna anche selvatica quali cinghiali, orsi, caprioli, cervi ecc. Il tipo di insediamento dimostra che gli abitanti del luogo avevano una buona conoscenza di ingegneria idraulica e una conoscenza dei materiali utilizzabili per costruire le abitazioni: la superficie degli isolotti era stata bonificata e rialzata varie volte durante il corso dei secoli utilizzando tecniche diverse. Per giunta, il rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati di uso comune e i relativi scarti di lavorazione quali bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea, confermava l'attitudine di questa comunità nella lavorazione di tali materiali e allo scambio di beni di prestigio. Gli studiosi ipotizzano che la zona venne abbandonato a causa di un'alluvione avvenuta all'inizio del VI sec. a.C. e che proprio da questa migrazione unita a quella degli abitanti della valle superiore del Sarno potrebbero essere nate due importanti città della Valle del Sarno: Pompei e Nuceria. Il 17 gennaio 2012 ci fu una conferenza fra il sindaco Leo Annunziata e i rappresentanti dei vari organi competenti, quali Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei, Ministero dei beni culturali, il gruppo archeologico "Terramare 3000" e l'Assessorato regionale ai lavori pubblici. Dal dibattito emerse che a causa della mancanza di fondi per bonificare la zona e portare a termine gli scavi, l'unica soluzione per evitare il deterioramento del villaggio portato alla luce, era quella di ricoprire tutto con l'argilla e di valorizzare il sito con la realizzazione di un parco archeologico sperimentale. Il 20 maggio 2014, venne presentato il progetto di valorizzazione degli scavi denominato Sito Archeo-Fluviale di Longola. I lavori iniziarono il 28 luglio dello stesso anno. Il 2 maggio 2016, il comune di Poggiomarino, pubblica un video sul portale YouTube, che viene poi condiviso su vari Social, per mostrare lo stato di avanzamento della dei lavori relativi alla realizzazione del parco Archeo-Naturalistico di Longola, evidenziando che la percentuale dei lavori fatti era all' 80%.I lavori giungono al termine il 31 marzo 2017. Il bando di gara per l’appalto di esecuzione dei lavori di realizzazione del parco venne pubblicato il 29 gennaio 2015. Il 20 settembre 2017 venne pubblicato il bando di gara per la concessione dei servizi integrati di gestione del Parco Archeologico-Naturalistico che alla scadenza del 6 novembre 2017 non ebbe nessun riscontro. Il 10 febbraio 2018 il parco viene inaugurato, in presenza delle autorità. Il progetto si sviluppa in un'area di circa 30000 m² intorno all'area degli scavi che resta di competenza esclusiva della soprintendenza. Prevede l'ingresso dall'area ovest del sito e (procedendo lungo il percorso in senso antiorario, nell'ordine): un'area di accoglienza e parcheggio, una struttura per spettacoli all'aperto, punti di ristoro e servizi, una vasca per la fitodepurazione, aree giochi, orti, laboratori, serre e spazi per le attività didattiche all'aperto, un padiglione per l'osservazione di uccelli e un'aula multimediale. L'area più interessante si trova a est del sito, dove è ricostruito un vero e proprio villaggio lacustre con la riproduzione fedele delle capanne preistoriche e del sistema di isolotti e paludi così come erano al tempo dei Sarrasti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Longola di Poggiomarino Sito ufficiale, su longola.it.