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Perledo

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Panorama su Perledo
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Perledo (Perlée in dialetto comasco-lecchese, AFI: [perˈleːe], e già Monte di Varenna fino al 1757) è un comune italiano di 850 abitanti della provincia di Lecco in Lombardia. È localizzato sulla sponda orientale del Lago di Como. Il nucleo abitato di Perledo dista circa 3 km da Varenna. La quota altimetrica dell'intero territorio varia da 199 a 1350 m s.l.m. Aree balneabili: Il "Lido di Perledo e Varenna", nei pressi della foce del torrente Esino, nel territorio di Perledo Il "Lido di Riva di Gittana", vicino al confine con Bellano. Spiaggia per i cani: Nei pressi della frazione Olivedo, all'altezza della prima galleria, in un'area denominata Malpensata, si trova una spiaggia per cani chiamata "Bau Bau Beach", l'unica spiaggia del lago di Como autorizzata per cani anche senza guinzaglio. Monti: Monte Albiga (900 m s.l.m.) Monte San Defendente - Agueglio (1.321 m s.l.m.) Monte Sant'Ambrogio - Gisazio Monte Fopp - Vezio Valli e torrenti: Val d'Esino in cui scorre il torrente Esino. Valle Masna in cui scorre il torrente Masna. Aree naturali: Parco della Grigna Settentrionale. Cave: Un tempo era attiva la Cava (Alta e Bassa), nella frazione di Regolo, dove si estraevano blocchi di marmo chiamato il Nero di Varenna - roccia calcarea a grana finissima (micrite), di colore nero intenso e molto compatta; il colore nero è dovuto al fatto che il materiale originario, ricco di resti organici derivanti specialmente da fitoplacton, si è depositato in ambiente subacqueo privo di ossigeno sotto forma di fanghiglia in lenta putrefazione (sapropelite). Fossili: Sulla finire dell'800 vennero rinvenuti dei fossili di pesci, da cui il Perleido (gen. Perleidus), un genere di pesce estinto appartenente alla classe degli attinotterigi. Visse tra il Triassico inferiore e il Triassico medio (340 – 325 milioni di anni fa) e i suoi resti si ritrovano in numerose parti del mondo (Europa, Asia orientale, Africa occidentale, Madagascar, Groenlandia e Spitsbergen). Dal 1984 L'area di Perledo e delle Grigne è oggetto di studi scientifici da parte del Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”, Università degli Studi di Milano, in relazione ai fossili ritrovati dello Saurichthys. Altri fossili vennero ricondotti ad un altro animale, il Lariosaurus. Il toponimo Perledo deriverebbe dal termine lombardo perlo, "pero cervino", dal diminutivo pirulus, con l'aggiunta del suffisso -etum. Altra ipotesi, priva tuttavia di evidenze e comunque diffusa a livello popolare, vorrebbe far risalire l'origine della parola a "per l'Eden", cioè "sulla strada per il paradiso", con riferimento all'abitato di Esino Lario. Perledo fu originariamente un modesto villaggio, collegato a Varenna, di cui si hanno menzioni nall'anno 769. Nel XII secolo vi fu uno smembramento dell'antica pieve di Varenna, comprendente Perledo, Regoledo, Bologna, Gisazio, Gittana, Regolo, Tondello, Vezio ed Esino, che rimasero legate alla comunità della Valsassina. Nella spartizione del territorio, il castello di Vezio rimase a Varenna. Il territorio di Perledo, già Monte di Varenna, fu dominio dei Della Torre, poi dei Visconti e nel 1395 divenne parte del Ducato di Milano, rimanendo sotto la giurisdizione del Sacro Romano Impero. Nel 2013 sono state rinvenute due bombe inesplose nei pressi del sito sulla via del monte Sant'Ambrogio, dove ci sono i ruderi di un oratorio dedicato al santo. Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 29 luglio 1993. Lo stemma attuale riprende quello antico di Perledo presente nella Raccolta Araldica Vallardi. In precedenza il Comune aveva in uso un emblema con la corona ferrea (o "Corona d'Italia") in riferimento alla leggenda secondo la quale la regina Teodolinda, affascinata dalla belleza del luogo, vi si ritirò in età avanzata, fino alla sua morte. Chiesa di San Martino, citata come parrocchia già alla fine del XIII secolo e originariamente costruita in stile romanico (probabilmente sul finire XI secolo), il quale sopravvive ancora nella parte inferiore del campanile . Chiesa di San Giovanni Battista a Regolo, di fondazione antica ma ricostruita nel XVII secolo. Chiesa dei Santi apostoli Pietro e Paolo a Tondello Chiesa di San Bernardo a Bologna, del 1419 con pala d'altare del 1609 di Giovanni Battista Fumeo (una Madonna col Bambino e i Santi Taddeo e Bernardo che cacciano il demonio). All'interno anche una statua di San Mauro e Sant'Antonio. Chiesa di Gittana (oratorio sotto il titolo dell'Annunciazione della Beatissima Vergine Maria e quelli della Natività della Beata Maria Vergine) Chiesa di Sant'Antonio abate a Vezio, rifondata nel 1570, conserva un affresco del 1458 (un trittico raffigurante una Madonna col Bambino, fra i santi Martino e Antonio) Oratorio di Santa Lucia a Perledo Chiesa di Santa Maria Maddalena a Gisazio del 1596. La pala con la Santa titolare è stata riferita a Giovanni Battista Fumeo. Chiesa di San Lorenzo a Regoledo, all'interno una statua di San Fermo ed una pala seicentesca con la Madonna col Bambino di Giovanni Battista Fumeo, pittore di Regoledo. Chiesa di Campallo (chiamata anche oratorio della Beata Vergine di Caravaggio e anche Santuario della Madonna di Caravaggio) Chiesa di Agueglio (chiamata anche Sacrario degli Alpini) Chiesa di Sant'Ambrogio (rudere nella frazione di Bologna) Oratorio di Santa Maria Elisabetta a Portone Ex oratorio alpestre di Sant'Eustachio al Monte di Albiga Cappella della Madonna di Lourdes annessa all'Asilo Milena e Donato Greppi Santuario della Beata Vergine delle Grazie (Gittana) Cimitero di Perledo (frazione Tondello) Cimitero di Gittana (frazione Gittana) Cimitero di Vezio (frazione di Vezio) Ossario annesso alla Chiesa di Perledo Castello di Vezio. Nella frazione di Vezio è presente una fortificazione impropriamente chiamata castello costituita da un muro di cinta, una torre centrale con una scala interna in ferro, un ponte levatoio ed una torre più piccola sul lato sud. Sotto la torre sono presenti dei cunicoli, che sarebbero stati utilizzati durante la seconda guerra mondiale. Il luogo è di proprietà privata (famiglia Greppi). È visitabile dai turisti previo pagamento di un biglietto di accesso (gratuito per i residenti). A partire dagli anni Duemila la struttura ospita una zona di addestramento rapaci con esibizioni di falconeria (con finalità non venatorie), più propriamente spettacoli di volerì. L'abitato di Vezio, all'inizio della sua esistenza, doveva essere un insediamento ligure-celtico, se non addirittura etrusco, sopraffatto dall'altro ceppo nel corso delle trasmigrazioni di popoli transalpini succedutesi dal VI al II secolo a.C. L'arrivo di questi ultimi e le scorrerie che ne seguirono obbligarono gli indigeni o ad assoggettarsi ai nuovi venuti o a spostarsi verso zone meno ospitali, quali potevano essere le vallate prealpine. Di questo ne parlano Plinio, su testimonianza di Catone, e Polibio nei suoi commentari sulla calata dei Galli; questi ultimi, a loro volta, nel 196 A.C., furono cacciati dalle legioni romane di Claudio Marcello assieme agli alleati orobici, insubri e cenomani, e furono costretti a ripiegare nelle terre d'origine o a rifugiarsi in quelle poche località sotto le Alpi dove già fiorivano comunità celtiche, passate dal nomadismo all'attività silvo-agricolo-pastorale. Le frazioni di Bologna e Regolo ospitano alcune case-forte risalenti all'epoca dei Visconti. Una delle architetture civili più interessanti, non più in funzione ma recentemente valorizzato con finalità turistiche e culturali, è l'antico mulino nei pressi del torrente Esino, sul sentiero del Viandante in località Campallo. Edificato nel XVI secolo per servire la comunità di Perledo nella produzione di farine, specie di grano saraceno e di castagne, in funzione sino al dopoguerra. Nati per soddisfare le esigenze di una popolazione di tipo agricolo, nel corso del XX secolo i lavatoi, distribuiti su tutto il territorio, sono stati luogo privilegiato per tessere relazioni sociali a testimonianza di una comunità fondata sulle relazioni umane. Lavatoio di Perledo Lavatoio di Pozzallo (Perledo) Lavatoio di Bologna Lavatoio di Cestaglia Lavatoio di Gittana (Masna) Lavatoio di Gittana (per andare a Riva di Gittana) Lavatoio di Regolo Lavatoio di Tondello Lavatoio di Vezio Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale di Gittana Monumento dei Caduti e dispersi della Seconda guerra mondiale di Perledo, posto in piazza della Libertà Monumento ai caduti delle due guerre mondiali, posto nei pressi del sacrario degli Alpini di Agueglio Bosco delle streghe, a 500 m sul livello del mare e a 3 chilometri dal comune Funtana de Isen, a 700 m sul livello del mare e a 4 chilometri dal comune La Scalòta, una scala ricavata nella roccia che costituisce parte dell'itinerario che congiunge a piedi le frazioni di Regoledo e Portone. 565 nel 1597 862 nel 1771 835 nel 1805 1 090 nel 1853 annessione a Varenna nel 1928 1 012 nel 2012 Abitanti censiti Al 1º gennaio 2018 gli stranieri residenti a Perledo con regolare permesso di soggiorno erano 67, pari a circa il 7,3% della popolazione e le due nazionalità più rappresentate Oltre alla lingua italiana si parla il dialetto lecchese della lingua lombarda. La principale confessione religiosa a Perledo è quella cattolica. La liturgia differisce da quella tipica della maggior parte del mondo cattolico in quanto si segue il rito ambrosiano, come in buona parte dell'arcidiocesi di Milano che prevede, tra le altre particolarità, l'adozione di un lezionario, un messale e un calendario liturgico differenti da quelli del rito liturgico romano. In frazione Bologna, si segnala la presenza storica dell'ex Collegio San Carlo. La Biblioteca Civica di Perledo ha sede presso il Municipio. La biblioteca è punto prestito del sistema bibliotecario della Provincia di Lecco. La cucina locale si è formata nei secoli sulla base delle risorse alimentari del territorio, essenzialmente legati all'attività della pesca di lago e la pastorizia alpina e all'agricoltura. Il nucleo principale di questo tipo di cucina è proprio il pesce d'acqua dolce, che fornisce la base per alcuni piatti tipici: il riso bollito o il risotto al pesce persico, il lavarello in "carpione" (cioè fritto e marinato in aceto con l'aggiunta di cipolla e timo selvatico), la frittura di alborelle e i famosi misultin, o missultitt (agoni autoctoni, privati delle interiora, salati, essiccati all'aria aperta, poi grigliati e mangiati con la polenta). Proprio la polenta è la regina della tavola. Qui è ottenuta mischiando e cuocendo farina di mais e di grano saraceno. Accompagna non solo il pesce, ma anche le carni, la cacciagione, i formaggi, gli insaccati. Tra gli altri piatti a base di pesce, la trota, l'anguilla, il cavedano, il lucioperca, la bottatrice, il triotto, il pigo presenti nel lago di Como. I Crotti sono le trattorie caratteristiche del Lago di Como. Si tratta di ambienti ricavati in parte da anfratti naturali - il nome è una variante dialettale di grotta - che una volta venivano utilizzati come celle frigorifere per la conservazione dei prodotti quali vino, formaggi e salumi. Successivamente, in molti casi, si costruì sopra o a lato una saletta: spazi talvolta modesti o vere e proprie osterie, ristoranti o alberghi a rendere più ampi e confortevoli i crotti, pur rimanendo fedeli alla loro anima rustica dal fascino unico ideali per immergersi nella tradizione culinaria del territorio. Perledo (frazione capoluogo) Bologna a 2 chilometri dal comune. Cestaglia a 3 chilometri dal comune. Gisazio a 4 chilometri dal comune. Gittana a 4 chilometri dal comune. Riva di Gittana a 5 chilometri dal comune. Regoledo a 2 chilometri dal comune. Regolo a 1 chilometro dal comune. Tondello a 0,5 chilometri dal comune. Vezio a 3 chilometri dal comune. Olivedo a 3 chilometri dal comune. Portone a 6 chilometri dal comune. Panighetto a 6 chilometri dal comune. Campallo a 1 chilometro dal comune Caravino a 3 chilometri dal comune Agueglio a 6 chilometri dal comune Albiga a 7 chilometri dal comune Pegnino a 6 chilometri dal comune Selva, a 600 m sul livello del mare e a 1 chilometro dal comune. Prodotti tipici storicamente presenti sono l'olio lombardo d'oliva extravergine a cui sono dediti ancora oggi alcune aziende agricole locali, sia nella produzione che nella commercializzazione del prodotto. Sul territorio è presente il marchio "Olio di Perledo" che soddisfa la denominazione di origine protetta (DOP) Olio dei Laghi Lombardi Lario. Nel maggio 2015 l'Olio di Perledo è divenuto un marchio riconosciuto dal Ministero dello Sviluppo Economico, come marchio collettivo di qualità. Recentemente si è assistito ad un ritorno alle tradizioni agricole proprie di Perledo e con queste ripristinate alcune produzioni tipiche di agricoltura biologica come miele, frutta e verdura. Nello Strumento Urbanistico comunale, in località Campallo, è identificata una zona privilegiata per gli insediamenti artigianali e vi hanno trovato sede diverse realtà imprenditoriali del territorio nella lavorazione del legno, nella produzione di saracinesche, nel campo edile e termoidraulico. Tra le attività più importanti e significative del territorio di Perledo vi è l'opera dell'Istituto Sacra Famiglia, distaccamento della Fondazione Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone Onlus. La struttura è dislocata a Regoledo, frazione del comune, e sorge in una struttura che un tempo era Istituto Climatico di pregio. Oltre ad ospitare persone con disabilità da giugno 2017 accoglie al proprio interno in un appartamento 6 richiedenti asilo nell'ambito di un progetto Sprar. Nell'abitato di Perledo dal 1909 è presente un asilo. Nel 2011 il reddito medio per abitante è stato pari a 13784 € Oltre al lago di Como, tradizionale via di comunicazione con traghetti e battelli che partono da Varenna e che attraversano il lago, Perledo usufruisce della viabilità realizzata lungo la sponda destra dello stesso, denominata strada provinciale 72 che conduce a Bellano e interessa le frazioni di Olivedo e Riva di Gittana. All'altezza della foce del torrente Esino, in località Olivedo si accede alla strada provinciale 65, che porta a Cortenova passando per Esino Lario e Parlasco. A Parlasco la strada provinciale 65 si interseca con la strada provinciale 73, mentre a Cortenova al SP 65 si interseca con la strada provinciale della Valsassina 62, a conclusione del Passo Agueglio (1142 m s.l.m.) permettendo così il collegamento con la Valsassina. Tale itinerario, in una chiave di marketing territoriale, è stato rinominato Scenic Route 65, sul modello delle strade panoramiche statunitensi, per valorizzare la particolare vista che si può avere nei vari punti del percorso. Non vi sono invece uscite a Perledo per la strada statale 36 che unisce la Valtellina a Cinisello Balsamo ed è necessario prendere l'uscita di Bonzeno, frazione di Bellano, quindi proseguire sulla strada provinciale 62 in direzione Bellano centro per 2 km e imboccare la strada provinciale 72 in direzione Lecco per altri 4 km. La Stazione di Varenna-Esino-Perledo, posta sulla Lecco-Sondrio, è servita da treni regionali di Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Un secondo impianto ferroviario, la fermata di Regoledo, soppresso nella seconda metà del XX secolo, consentiva l'interscambio con la funicolare di Regoledo che conduceva al Grand Hotel, uno stabilimento idroterapico in seguito trasformato in casa di cura. Dal 2018 in località Bologna è presente una elisuperficie, piazzola destinata all'atterraggio e presa in volo del soccorso con elicottero. I collegamenti interurbani sono garantiti dagli autoservizi pubblici gestiti dalla Società Consortile Lecco Trasporti. Sono attive convenzioni per trasporto pubblico non di linea (taxi) con autovetture dalla Stazione di Varenna-Esino-Perledo. L'amministrazione comunale non ha invece convenzioni per trasporto pubblico di persone sul Lago di Como. L'intero territorio comunale di Perledo è attraversato da mulattiere che congiungono i centri abitati alla campagna vera e propria. La mulattiera più importante ha tratti di roccia levigata ed è fiancheggiata da muretti realizzati a secco con pietre e sassi trovati sul luogo, inizia nella frazione di Olivedo e porta all'abitato di Perledo passando per la frazione di Regolo. Il suo percorso non è agevole da percorrere a piedi e nemmeno in bicicletta date le pendenze e le asperità presenti. Oggi le mulattiere sono ad uso quasi esclusivo dei turisti e villeggianti che le preferiscono ai tratti di strada asfaltata, in passato invece permetteva di raggiungere con i muli i terreni agricoli e i boschi. Nel 1798 nell'ambito della Repubblica Cisalpina, con legge 5 fiorile, anno VI, il comune di Perledo venne incluso nel distretto III della Riviera con capoluogo Bellano. A seguire, con legge 11 vendemmiale anno VII, fu inserito nel distretto III di Bellano. E nel maggio del 1801 (legge 23 fiorile anno IX), Perledo venne inquadrato nel distretto IV di Lecco del dipartimento del Lario. Con decreto 14 novembre 1802, il comune di Perledo venne ricollocato nel II distretto ex milanese con capoluogo Taceno. Con l’organizzazione del dipartimento del Lario nel regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a), il comune di Perledo venne ad appartenere al cantone II di Taceno del distretto IV di Lecco. Con decreto 4 novembre 1809 b il comune di Perledo era inserito nel cantone V di Bellano del distretto III di Menaggio, nel quale fu confermato con il successivo compartimento territoriale del dipartimento del Lario (decreto 30 luglio 1812). La legge del 23 ottobre 1859 detta legge Rattazzi, inquadrava il Comune di Perledo nel regno di Sardegna. Il comune era retto da un consiglio di quindici membri elettivi e da una giunta di due membri espressione del consiglio. Da un punto di vista sovracomunale venne incluso nel mandamento X di Bellano, circondario I di Como, provincia di Como, alla guida di Giacomo Venini, sotto la presidenza del Commissario Regio e prefetto di Como, Francesco Peluso. In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Como della provincia di Como. Nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Con Regio Decreto n. 1716 del 28 giugno 1928 il comune viene soppresso ed accorpato al comune di Varenna. Su istanza, con Decreto del Presidente della Repubblica N. 469, il 30 maggio 1953, si annulla il provvedimento di soppressione. Il comune di Perledo fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: Comunità montana della Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera Parco regionale della Grigna Settentrionale (zona montana) In prossimità del monte San Defendente, in località Agueglio, negli anni Ottanta alcuni chiodatori locali hanno preparato una vera e propria palestra di arrampicata, la più importante sul territorio del comune di Perledo, accessibile in 10 minuti a piedi dalla SP 65 mediante un sentiero di avvicinamento. Il sito conta 23 vie attrezzate di lunghezza variabile e grado di difficoltà compreso tra 6c+ e 8b+. Ulteriorie particolarità della parete è la presenza di un foro all'altezza di 30 metri che ha dato il nome al sito: Falesia Animal House. Annalisa Borghese, Perledo, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 363. Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991. Funicolare di Regoledo Fossili italiani: Perleidus, Lariosaurus Falconeria Lago di Como Parco della Grigna Settentrionale Comunità montana della Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera Castello di Vezio Pieve di Perledo Val d'Esino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Perledo Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Perledo Sito ufficiale, su comune.perledo.lc.it. URL consultato il 19 maggio 2004 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2006). Perledo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Perledo - LarioOrientale.eu, su larioorientale.eu. URL consultato il 15 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Perledo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Villa Monastero
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Villa Monastero è una villa situata a Varenna in Provincia di Lecco e posta sulle rive del Lago di Como. La villa ospita un giardino botanico, una casa museo ed è centro convegni. Tra i convegni organizzati a Villa Monastero vi è la Scuola Internazionale di Fisica "Enrico Fermi", organizzata dalla Società Italiana di Fisica dal 1953. La scuola ha ospitato interventi di oltre trentaquattro premi Nobel. Villa Monastero è una villa eclettica di gusto nordico. L'edificio è inizialmente un monastero femminile cistercense fondato a fine XII secolo a Varenna da alcune suore sfollate dall'Isola Comacina. Quando poi Carlo Borromeo fece trasferire le suore in un altro monastero di loro fondazione a Lecco (1566) e Pio V soppresse l'ordine monastico (1567), la villa fu acquistata dal cortenovese Paolo Mornico (1569). Dalla vendita fu escluso l'oratorio di Santa Maria, che rimase aperto al pubblico fino al 1896, anno in cui fu spostato presso l'allora chiesetta di Santa Maria Maddalena (per l'occasione ribattezzata in Santa Maria delle Grazie). All'inizio del Seicento la famiglia Mornico attuò una risistemazione della villa, realizzando nella facciata due loggiati simmetrici e trasformando un casolare rurale nell'attuale foresteria. Successivi interventi di ristrutturazione vennero intrapresi dall'ingegnere Pietro Genazzi, proprietario della villa a partire dal 1862. Sette anni dopo il complesso passò a Carolina Maumary, cognata di Massimo d'Azeglio, la quale ordinò una risistemazione degli attracchi per le barche. Tra il 1897 e il 1909 la villa fu poi ristrutturata e decorata in stile eclettico dal proprietario di allora, il tedesco Walter Erich Jacob Kees della città di Lipsia. L'ultimo intervento ampliò inoltre il giardino. Assieme alla villa, Kees acquistò anche l'oratorio di Santa Maria in Monastero e la vecchia portineria, che in seguito alla vendita da parte dei Mornico era stata adibita a filanda. Durante la prima guerra mondiale, la villa seguì il destino toccato ad altri beni allora di proprietà tedesca (ad esempio Villa Carlotta), venendo confiscata. Affidata all'Opera nazionale combattenti, nel 1925 fu comprata dal naturalista milanese di origini svizzere Marco De Marchi, che nel 1936, tramite la moglie, donò la villa per lascito testamentario allo Stato Italiano affinché vi realizzasse un museo e un istituto per studi idrogeologici. Quest'ultimo fu inaugurato da Giuseppe Bottai nel 1940, anno in cui venne aperto al pubblico il giardino. Nel 1953 venne creato un centro per congressi scientifici, ospitando relatori come Enrico Fermi. Negli anni Settanta il compendio divenne di proprietà del Consiglio Nazionale delle Ricerche e la villa venne gestita dall'amministrazione della Provincia di Como; nel 1996, con l'istituzione delle nuove province, la sua gestione passò all'amministrazione della Provincia di Lecco che istituì la casa museo. Nel 2009 l'intero compendio venne acquistato dalla Provincia di Lecco. All'interno di Villa Monastero fu istituita e aperta al pubblico nel 2003 una casa museo, riconosciuto nel 2005 dalla Regione Lombardia. Già nel 1996 era stata realizzata la parte monumentale della Casa Museo con 14 sale con decorazioni originali e l'arredamento originale dei vari proprietari. Nel 2013, la casa museo era stata visitata da più di 40'000 visitatori. Nel parco, eclettico come la villa, trovano posto un piccolo tempio semicircolare neoclassico con scalinata in stile rococò (1904), una fontana ispirata a quella di palazzo Poldi Pezzoli e un pozzo in stile neoromanico. Il parco ospita inoltre il gruppo di sculture in marmo La Clemenza di Tito (1830), opera che Giovan Battista Comolli aveva realizzato per il giardino di villa Bagatti-Valsecchi dell'allora barone Galbiati ma che i successivi proprietari di quest'ultima villa avevano poi venduto a Walter Erich Jacob Kees. La struttura si compone di tre porzioni: la chiesa, un corpo addossato sul lato nord della stessa, e il corpo principale. La casa museo conserva la collezione di strumenti scientifici appartenuti a Giovanni Polvani (1892-1970, Presidente della Società Italiana di Fisica e del Consiglio Nazionale delle Ricerche) (strumenti di ottica, elettronica e meccanica) Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991. Annalisa Borghese, Varenna, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 439. Touring Club Italiano (a cura di), Le province di Como e Lecco: il Lario, le ville, i parchi, Bellagio, Menaggio, Varenna, Touring Editore, 2003, ISBN 978-88-365-2919-3. Casa Museo Villa Monastero Varenna in Guida al Sistema Museale della provincia di Lecco Archiviato l'8 agosto 2014 in Internet Archive., a cura di Anna Ranzi, Sistema Museale della Provincia di Lecco, Lecco, 2013, pp. 10–13. Francesca Trabella, 50 Ville del Lago di Como, Lipomo, Dominioni Editore, 2020, ISBN 978-88-87867-38-1. Musei della Lombardia Varenna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Monastero Sito di Villa Monastero, su villamonastero.eu.

Grotta di Fiumelatte
Grotta di Fiumelatte

La grotta di Fiumelatte è una grotta situata a Fiumelatte, nel comune di Varenna. La grotta è costituita da un intrico di gallerie poste a vari livelli e caratterizzata dalla presenza di una faglia principale; un tratto di oltre 60 metri è sommerso. La grotta era sacra nell'antichità celtica e su di essa si narrano numerose leggende popolari. È stata oggetto di diverse rappresentazioni artistiche grazie anche alla facilità di accesso. Nei pressi della grotta ai piedi della montagna è possibile giungere ad una ulteriore grotta, la Grotta di Moncodeno (detta anche Ghiacciaia del Moncodeno), che conserva al suo interno ghiacci perenni. La grotta fu a lungo studiata da Leonardo da Vinci che la descrive nel Codice Atlantico con il termine "fiumelaccio". Nel 1989 è stata dimostrata la relazione diretta tra la grotta di Fiumelatte e il sistema carsico presente nell'area sommitale della montagna che dà origine ai ghiacci perenni, confermando gli antichi studi di Leonardo da Vinci che descrivevano lo scorrere delle particolari acque benefiche sotto queste montagna come "le vene del corpo umano". I Sentieri delle montagne di Lierna e la grotta di Fiumelatte erano uno delle attrazioni più interessanti del Grand Tour, un lungo viaggio nell'Europa continentale intrapreso dai ricchi dell'aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere, per questa ragione esistono molte stampe preziose e di alta qualità che raffigurano questo fiume, al tempo definito "il fiume più corto del mondo". Altri personaggi che ne descrissero le particolarità furono Plinio il Vecchio e lo Spallanzani. Leonardo da Vinci è stato molto legato al Lago di Como. La Gioconda, i cui contorni ricalcano il promontorio di Bellagio sul Lago di Como visto dall'alto, fa intravedere sullo sfondo il ponte di Azzone Visconti nel 1300, con le sue arcate, e le montagne di Lecco sul lago di Como come il Monte Barro e il corso dell’Adda che diventa lago di Garlate, mentre a sinistra si trova il San Martino. L’acconciatura della Gioconda è una “sperada”, la tipica raggiera legata all’iconografia di Lucia Mondella. Pascal Cotte, lo studioso al quale è stato concesso l’onore di analizzare il quadro di Leonardo con una particolare camera fotografica, ha evidenziato attorno al capo della Monna Lisa dodici spilloni tipici delle donne di Lierna sul Lago di Como, dove Leonardo da Vinci soggiornava per studiare le sue montagne e il Fiumelatte presente nel suo Codice Atlantico, e tradizione dei territori circostanti. Anche il dipinto di Leonardo da Vinci, "La Vergine delle Rocce", conservata al Louvre, è ambientata nella grotta di Lecco a Laorca. Nel dipinto di vedono gli spuntoni della val Calolden, il Sasso Cavallo e il Sasso Carbonari. Non si tratta di elementi casuali, ma di riferimenti cercati, per tracciare una mappa storica degli Sforza di Milano. Leonardo realizzò anche la mappa di Lecco, Una pianta della città prima della costruzione delle mura cinquecentesche progettate da Leonardo da Vinci, in cui si vedono chiaramente le fortificazioni trecentesche, l’arco del lungolago, il corso di uno dei torrenti che attraversa la città con quattro mulini e una torre, ora inglobata nelle mura. Nei codici di Windsor, si rintracciano disegni di creste nevose che appartengono al paesaggio lecchese. Elenchiamo, fra tutti, il massiccio centrale delle Grigne, visto dai Monti di Brianza da lui percorsi. Il profilo frastagliato del Due Mani e del Resegone ritratti dal lago di Oggiono e da Garlate. L’uragano in una valle fra i monti che tra le nuvole basse, radunate fra il Moregallo e il S. Martino, squassa di venti la conca di Lecco. Grand Tour Grotta dell'Acqua Bianca Grotta di Moncodeno Grotta di Fiumelatte, su esl.lecco.it. URL consultato il 9 luglio 2021.

Museo ornitologico Luigi Scanagatta
Museo ornitologico Luigi Scanagatta

Il Museo ornitologico e di scienze naturali L. Scanagatta è un museo con sede a Varenna, in Provincia di Lecco. Il museo conserva in particolare esemplari dell'avifauna stanziale e migratoria del territorio del Lago di Como, e nasce in collaborazione con il naturalista Luigi Scanagatta studioso di ornitologia, malacologia e botanica. Il territorio ha una diversità di habitat che varia dagli ambienti umidi della Riserva Naturale del Pian di Spagna in alto lago fino a salire alle quote alpine del Parco Regionale delle Grigne, questa particolare diversità ambientale si riflette anche sulla diversità dell'avifauna presente nel territorio. Il museo viene creato nel 1962 con la collaborazione di Luigi Scanagatta, e la Pro Loco di Varenna allora presidente Ugo Maloberti e altri appassionati di scienze naturali. Nel 1982 il museo diventa civico e viene ristrutturato con la collaborazione anche di Giacomo Perego del Museo di Varenna. Successivamente il museo si arricchisce con la donazione di Padre Tarciso Scanagatta dell'archivio di Luigi Scanagatta, che include una biblioteca scientifica (con oltre 1500 volumi di ornitologia, zoologia, malacologia e botanica), il suo epistolario (con la corrispondenza con studiosi italiani e stranieri) e la collezione malacologia con esemplari di Historia Naturae risalenti al Settecento e Naturalis historia di Plinio il vecchio. Dal 2001 il Museo, a seguito di una lunga chiusura, ottenne una nuova collocazione espositiva alla quale l'intera collezione venne gradualmente trasferita in nuova struttura ospitando oltre che sale espositive, spazi per prima accoglienza e biblioteca. La conservatrice dott.ssa Nadia Cavallo ed il successivo conservatore dott. Davide Bagnato si impegnano per la nuova organizzazione degli allestimenti e degli spazi, sistemando gli espositori con gli esemplari della collezione già catalogati nei nuovi ambienti della struttura. Vengono inserite nuove teche museali con nuove pannellature e gradualmente nuovi arredi, diffusori sonori, ecc... Viene creato inoltre un ambiente per la didattica inclusiva con uno spazio per ipovedenti; questo grazie anche all'interesse e volontà dell'allora assessore alla cultura /politiche giovanili rimasto in carica fino al 2011. Tra il 2006 e gennaio del 2012 le collezioni sono nuovamente curate e trattate dal conservatore dott. Davide Bagnato che vince un bando regionale su progetto per la fruizione del percorso museale riservato anche ai possessori di disabilità. Vengono presi contatti con altri enti tra i quali soprintendenza e direzione regionale del sistema museale lombardo, pubblicizzando l'importanza del museo come ambiente non solo espositivo ma anche culturale. In questo periodo il Museo è inserito nel circuito del Sistema Museale Provinciale di Lecco coordinato dalla dott.ssa Anna Ranzi. Tra marzo 2012 e marzo 2013 il Museo viene diretto dalla dott.ssa Gaia Bazzi membro del C.R.O.S. di Varenna. Nel 2021 la collezione museale viene restaurata con il supporto di due professioniste - le dottoresse Gaia Bazzi e Cinzia Bergamino - incaricate dall’Università del Piemonte orientale, viene riprogettato il percorso museale (anche mediante la collocazione di nuovi pannelli bilingue) e riqualificata ed esposta la collezione malacologica Scanagatta.

Varenna
Varenna

Varenna (Varena in dialetto comasco-lecchese, pronuncia fonetica IPA: /vaˈrena/) è un comune italiano di 701 abitanti della provincia di Lecco in Lombardia. Posta sulle rive del Lario, fronteggia Bellagio a cui è collegata tramite traghetto. Fondato dai Galli, l'abitato di Varenna fu urbanisticamente rielaborato dai romani, che ne fecero un proprio castrum riorganizzato in unità abitative di circa 15 m di lato, disposte a scacchiera. Nominata come villaggio di pescatori nel 769, nell'epoca dei Comuni fu alleata a Milano e, per questo, nel 1126 venne distrutta dai comaschi . Accolse gli esuli dall'Isola Comacina, che subì una simile sorte nel 1169: venne devastata, il suo castello e le sue chiese distrutte. Il quartiere dove si rifugiarono venne chiamato Insula nova, nome che poi venne esteso all'intero borgo, che in poco tempo divenne uno dei più ricchi del lago. Agli isolani si deve l'introduzione del rito patriarchino, celebrato nelle chiese di Varenna fino a quando gli abitanti acconsentirono il passaggio al rito romano richiesto dal vescovo di Como. Tra l'altro, durante il periodo medievale, i varennesi si autoproclamarono sede di pieve civile. Ancora oggi ogni anno si celebra l'esodo dei comacini e l'accoglienza dei varennesi, il sabato e la domenica della settimana in cui cade il 24 giugno, festa di San Giovanni. Il lago viene illuminato a giorno con migliaia di lumaghitt, lumini galleggianti abbandonati sulle acque, come a ricordare le anime derelitte che navigarono da una sponda all'altra, scappando dalle proprie case in fiamme. Passata come la Valsassina sotto il controllo dei Torriani, venne poi non senza contrasto in possesso dei Visconti dalla fine del Duecento. Nel 1480 il Contado della Riviera con Varenna assieme a Mandello del Lario e Bellano, e l'anno successivo si aggiunsero Dervio, Corenno e Monte Introzzo., viene dato in feudo a Pietro II Dal Verme, conte di Bobbio, Voghera, Castel San Giovanni e tutta la val Tidone, Pieve di Incino e Valsassina, che muore avvelenato dalla moglie nel 1485, e il feudo assieme agli altri della Riviera viene assegnato, non senza contrasti dei cittadini interessati, a Chiara Sforza, figlia di Galeazzo Maria Sforza, vedova Dal Verme. Nonostante le frequenti espropriazioni la Sforza seppe mantenere il controllo della situazione fino alla morte (1530), mentre i suoi eredi Fregoso preferirono cedere Varenna e gli altri feudi agli Sfondrati nel 1533. Dal 1533 quindi al 1788 la città fu parte importante del feudo Sfondrati della Riviera. Varenna si contese militarmente Lierna con Mandello per oltre 250 anni, nel 1375 Lierna divenne parte integrante di Varenna, successivamente Lierna riuscì a porre fine alle contese ottenendo la propria indipendenza amministrativa nel 1743. Lo stemma comunale e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 14 agosto 1964. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Villa Cipressi, che deve il proprio nome ad alcune piante monumentali conservate nel parco della stessa, è il risultato di varie rielaborazioni intercorse tra i secoli XV e XIX. Dell'originario edificio tardorinascimentale sopravvive ancora una sala Quattrocentesca, risalente all'epoca in cui il complesso costituiva una residenza della famiglia Serponti. Con l'estinzione di tale famiglia, nel 1802 il complesso fu acquistato da Carlo Innocenzo Isimbardi, direttore della Zecca di Milano, il quale ordinò un ingrandimento della villa. Nel 1838, la villa ospitò in villeggiatura la regina Vittoria. Nel 1864 la proprietà passò a Enrico Andreossi, il quale ordinò una ristrutturazione della villa in stile neoclassico. Dopo alcuni passaggi di mano che interessarono, tra gli altri, alcuni nobili britannici, nel 1980 il complesso fu rilevato dal Comune di Varenna: il parco venne trasformato in un giardino pubblico, mentre la villa venne riconvertita in albergo. Villa Monastero Villa Venini Villa Capoana Sfondrati Galimberti, a Fiumelatte, costruita nel XVI secolo ma rimaneggiata nel successivo. Castello di Vezio Chiesa di San Giorgio, edificio tardoromanico che presenta alcuni elementi in stile gotico Chiesa di San Giovanni Battista, le cui origini risalgono all'Alto Medioevo Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che conserva un altare ligneo barocco realizzato da Giovan Pietro Capiago e proveniente dallo smantellato oratorio di Santa Maria di Villa Monastero Ex-chiesa di Santa Marta (1604) Chiesetta del cimitero Fiumelatte Dipinto e targa commemorativa di Andrea Brenta, all'esterno della sua casa natale (detta Ca' dei Brenta) Passeggiata lungo lago (passeggiata degli innamorati) 564 nel 1751 748 nel 1771 736 nel 1803 1 043 nel 1853 1 129 nel 1861 996 nel 1881 1 283 nel 1901 1 023 nel 1921 2 083 nel 1931 dopo annessione di Perledo 783 nel 2014 Abitanti censiti San Giorgio, 23 aprile. La principale confessione religiosa a Varenna è quella cattolica. Per quanto faccia parte dell'arcidiocesi di Milano, Varenna è di rito romano anziché ambrosiano. A Varenna ha sede il museo ornitologico Luigi Scanagatta, fondato nel 1962 dall'omonimo ornitologo e botanico. Varenna è collegata ad altri comuni per via stradale, ferroviaria e lacustre. Essa è servita dall'apposita stazione di Varenna-Esino-Perledo, che si trova sul tracciato ferroviario della linea Tirano-Lecco (anche se la stazione si trova nel territorio comunale di Perledo). È poi attraversata dalla strada provinciale che collega Abbadia Lariana a Colico costeggiando la sponda orientale del Lario. Infine è collegata per via d'acqua, tramite battelli e traghetti per autovetture, con Bellagio, Menaggio e Cadenabbia. Enrico Casanova, Dizionario feudale delle provincie componenti l'antico stato di Milano all'epoca della cessazione del sistema feudale, Firenze, 1904, pp. 79-80. Copia anastatica del Volume di Vittorio Adami, Cenni genealogici aulle famiglie di Varenna e del monte di Varenna, pubblicata a cura della Associazione "L. Scanagatta", Milano, 1923. Copia anastatica del Volume di Vittorio Adami, Varenna e il monte di Varenna, saggio di storia comunale, pubblicata a cura della Associazione "L. Scanagatta", Milano, 1927. Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna. Saggio di storia comunale, Milano, 1927. L. Consonni, Le Visite pastorali di S. Carlo Borromeo a Varenna, Mandello del Lario, 1984 L. Consonni, Il catalogo delle opere d'arte delle Chiese di Varenna, Mandello del Lario, 1985 Dino Brivio, Lungo "Quel ramo": Itinerari lecchesi, edizione Banca Popolare di Lecco, 1985 Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991. Annalisa Borghese, Varenna, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 439. Viennepierre, Romano Guardini, Lettere dal lago di Como, Monza, 1993 Angelo Borghi, Il lago di Lecco e le valli, Lecco, Cattaneo Paolo Grafiche, 1999, pp. 185-196, ISBN 8886509375. Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5. Nove volumi editi dalla Parrocchia dal titolo latino Varèna seu insula nova in cui si sono pubblicati tutti i documenti riguardanti la storia delle sue sette Chiese e l'anagrafe a partire dal 1636 fino alla fine dell'Ottocento. Varenna che sfugge, immagini tra ottocento e novecento, Ass. Scanagatta Un volume su Villa Cipressi a cura della Associazione Villa Cipressi Stefano Della Torre, Villa Monastero di Varenna Lauro Consonni, Trascrizione a stampa dei Diari di S. E. Mgr. Diego Venini; Arciv. di Adana e secondo segretario di PIO XI (1922 - 1939) L. Consonni e P. Ferrara, L'indulgenza delle sette Chiese di Varenna, Bellano, 2000 L. Consonni e P. Ferrara, Mons. Diego Venini accanto agli Arcivescovi di Milano, Bellano, 2001 Lauro Consonni, Paolo Ferrara, Angelo Vitali,"Monsignor Diego Venini, storia di una vita di fedeltà e di umiltà", Bellano 2009 Lauro Consonni, I "Blondel" in Villa Monastero a Varenna, 2009 Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006]. Francesca Trabella, 50 Ville del Lago di Como, Lipomo, Dominioni Editore, 2020, ISBN 978-88-87867-38-1. Stazione di Varenna-Esino-Perledo Lierna Isola Comacina Wikiquote contiene citazioni di o su Varenna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Varenna Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Varenna Comune di Varenna, su comune.varenna.lc.it. Varenna, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Portale turistico ufficiale, su varennaitaly.com.