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Mulinu Becciu

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Mulinu Becciu
Mulinu Becciu

Mulinu Becciu ("Vecchio Mulino", Mulinu Béciu nella grafia moderna) è un quartiere di Cagliari di 6 791 abitanti. Sviluppatosi nei primi anni '70 come rione di edilizia popolare, sorge su una zona leggermente collinare sulla quale un tempo si trovavano campi coltivati a vite ed i mulini per macinare da cui il quartiere prende il nome. Confina con il quartiere di Su Planu del comune di Selargius.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Mulinu Becciu (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Mulinu Becciu
Ruga/Via Luigi Crespellani, Cagliari Mulinu Becciu

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N 39.254611 ° E 9.09975 °
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Scuola Media Francesco Alziator

Ruga/Via Luigi Crespellani
09121 Cagliari, Mulinu Becciu
Sardegna, Italia
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Luoghi vicini

Cimitero di San Michele (Cagliari)

Il cimitero di San Michele si trova a Cagliari, in piazza dei Castellani, nel quartiere San Michele. Il cimitero, ideato negli anni 30 del XX secolo, nacque per integrare il camposanto ottocentesco di Bonaria, che fra l'altro sorgeva in una zona ormai densamente urbanizzata. Il progetto del San Michele, al quale collaborò l'architetto Cesare Valle, si deve all'Ufficio tecnico comunale. La prima versione del progetto risale al 1933 e la definitiva, dell'anno successivo, venne poi realizzata in maniera non del tutto fedele. Il cimitero venne inaugurato nel 1940. Tra i primi defunti ad esservi tumulati vi furono i diversi caduti, sia civili che militari, della seconda guerra mondiale. Il cimitero si sviluppa su una vasta area quadrangolare. Su piazza dei Castellani si affaccia il famedio, un'alta struttura coperta da cupola semisferica bizantineggiante, raccordato ai due avancorpi laterali (che ospitano gli uffici e camere mortuarie) tramite porticati retti da pilastri di travertino. In travertino è anche lo zoccolo del famedio e degli avancorpi, mentre i prospetti sono in trachite di Serrenti. All'interno del cimitero, in asse col famedio, si trova il viale centrale, in lieve salita e intervallato a tratti da scalinate, che conduce alla cappella. Quest'ultima, in stile razionalista, ospita all'interno una grande tela raffigurante la Resurrezione di Cristo (1990), opera di Gigi Camedda. Nel cimitero si trova il sacrario dedicato alla memoria dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale, caratterizzato da una struttura tronco conica con paramento in pietra a vista, simile a un nuraghe. Inoltre, attorno al sacrario, trovano posto le aree in cui sono ospitate sepolture di soldati inglesi e tedeschi. I caduti civili dei bombardamenti su Cagliari del 1943 sono invece commemorate da un moderno monumento detto Albero della vita. Tra le personalità sepolte a San Michele si ricordano: Giuseppe Brotzu, Francesco Cocco Ortu, Enrico Endrich, Paolo De Magistris, Giovanni Battista Melis, Salvatore Ferrara, Antonio Follese, Giuseppe Asquer, Gavino Dessì Deliperi, Mario Palomba, Giuseppe Peretti, Sergio Atzeni, Bachisio Scarpa, Andrea Arrica, Ghigo Solinas, Mario Mameli , Giusy Devinu, Mariano Delogu, Agostino Castelli, Emanuele Sanna, Tito Stagno, Nenè e Mario Martiradonna.

Chiesa di Sant'Avendrace

La chiesa di Sant'Avendrace è un luogo di culto cattolico di Cagliari, sede dell'omonima parrocchia, nell'omonimo quartiere, in viale Sant'Avendrace. I registri parrocchiali attestano l'esistenza del tempio dal XVII secolo (al '600 risale anche un disegno della chiesa, custodito nella Biblioteca Universitaria), tuttavia non si conosce la data della sua fondazione, che secondo la tradizione fu posta in essere sul luogo della morte di sant'Avendrace, vescovo di Cagliari nel I secolo. Di fatto la chiesa sorse sopra un piccolo ambiente ipogeo, che oggi ne costituisce la cripta, tradizionalmente considerato il luogo dove il vescovo si rifugiò nel tentativo di sfuggire alle persecuzioni e dove, dopo la morte, sarebbe stato sepolto il suo corpo. Nella stessa cripta si trova anche una sorgente d'acqua ritenuta miracolosa. La chiesa attuale risente dei numerosi restauri e rifacimenti che l'hanno interessata nel corso dei secoli e che portarono persino all'inversione dell'asse liturgico. L'edificio si presenta semplice e di scarso interesse artistico. La facciata, preceduta da un cortile a cui si accede dal viale Sant'Avendrace, è a terminale piatto, con un campanile a vela al centro, semplice portale e una soprastante finestra quadrangolare. L'interno è a pianta rettangolare, scandito da archi diaframma ogivali tra i quali si situano le cappelle laterali. L'abside è semicircolare. L'accesso all'antica cripta, anch'essa non risparmiata da manomissioni nel XX secolo, si trova vicino all'ingresso, dove era collocato il presbiterio in origine.

Necropoli di Tuvixeddu
Necropoli di Tuvixeddu

La necropoli di Tuvixeddu (AFI: /tuvi'ʒɛɖu/ ) è la più grande necropoli punica ancora esistente. Si estende all'interno della città di Cagliari, su tutto il colle omonimo, ed è compresa fra il rione cresciuto lungo il viale Sant'Avendrace e quello di Via Is Maglias. L'area archeologica è molto vasta, originariamente occupava una superficie di circa 80 ettari: infatti, dalla laguna di Santa Gilla si estendeva fino a Via Is Maglias e da Viale Sant'Avendrace fino a viale Merello. Sull'origine del nome si possono ipotizzare due significati derivanti entrambi dal sardo campidanese tuvu, che significa sia "calcare marnoso" ma anche buco, cavità. Il primo potrebbe indicare dunque la natura geologica del colle, Tuvixeddu "colle di tufo piccolo", e Tuvumannu - il colle orograficamente adiacente e più grande -"colle di tufo grande". Il secondo significato potrebbe essere messo in relazione al paesaggio antropico indotto dall’attività di cava che avrebbe creato uno scoscendimento maggiore ad oriente e una cavità minore a ponente. Dunque "piccola cavità" (Tuvixeddu) e "grande cavità" (Tuvumannu). Più difficoltoso ipotizzare per Tuvixeddu, anche se riportato, un riferimento alle piccole cavità dei pozzi d’accesso alle tombe a camera cartaginesi, poiché il toponimo è registrato sempre al singolare e mai al plurale. Il sito è frequentato dall'uomo sin dal Neolitico come dimostrano i ritrovamenti di strumenti in selce e ossidiana e di ceramiche e fondi di capanne della cultura di Ozieri. Tra il VI ed il III secolo a.C. i Cartaginesi scelsero il colle per seppellirvi i loro morti: tali sepolture erano raggiungibili attraverso un pozzo scavato interamente nella roccia calcarea e profondo dai due metri e mezzo sino a undici metri. All'interno del pozzo una piccola apertura introduceva alla camera funeraria o cella sepolcrale. Le camere funerarie erano, in alcuni casi, finemente decorate, e sono state trovate all'interno anfore altrettanto decorate; inoltre sono state rinvenute delle ampolle dove si mettevano delle essenze profumate, chiamate lacrimatoi. Di particolare interesse, tra le tombe puniche, la Tomba dell'Ureo e la Tomba del Combattente (chiamata anche del Sid), decorate con palme e maschere tuttora ben conservate, e la Tomba della ruota, scavata da Ferruccio Barreca. Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana, che si affacciava sulla strada che, all'uscita della città, diventava la a Karalibus Turrem (oggi il viale Sant'Avendrace), dove si trova il sepolcro di Atilia Pomptilla, noto come la grotta della Vipera. La necropoli romana è prevalentemente composta da tombe a fossa e a camera, incinerazione, arcosolio e colombari. Dopo la distruzione della città di Santa Igia intorno alla seconda metà del XIII secolo da parte dei Pisani e dei loro alleati sardi, molti dei suoi abitanti fuggirono verso la città di Villa di Chiesa, nell'Iglesiente, altri superstiti si stanziarono nell'attuale viale Sant'Avendrace, alle pendici del colle: così buona parte delle case si addossarono a Tuvixeddu, utilizzando ognuna di queste un accesso alle tombe. Ancora oggi, in caso di demolizione delle vecchie case del quartier spesso si trovano tombe con evidenti segni di uso abitativo (alcune grotte riutilizzate a scopo abitativo si possono vedere dietro al liceo classico Siotto sito in Viale Trento). Il colle di Tuvixeddu non venne mai valorizzato, e nel XX secolo divenne la cava di una cementeria dell'Italcementi, che ne ha terminato l'estrazione solamente negli anni settanta. Negli anni cinquanta (fra il 1953 e il 1956) venne realizzata una strada interna di collegamento (chiamata Canyon) fra via Is Maglias e via Falzarego, allo scopo di facilitare il trasporto su camion della roccia estratta. Tale percorso ha decretato la fine dell'unità fisiografica della collina venendo a creare due aree: Tuvixeddu che si affaccia su viale San'Avendrace e Tuvumannu che si riporta a via Is Maglias. Così con i lavori di cava molte tombe andarono irrimediabilmente distrutte, anche se ne vennero trovate altre. Inoltre durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale le tombe vennero usate dagli abitanti della zona come rifugi antiaerei, e i più anziani le usarono come abitazioni per non dover correre ogni volta nel colle. Nell'immediato dopoguerra vennero abitate da chi aveva perso la casa durante i bombardamenti. Nel colle della cementeria oggi rimane soltanto la torre per la fabbricazione della calce (demolita nel 2016) e un capannone che si trova accanto alla nuova ala della scuola media intitolata al canonico Giovanni Spano. Risale a inizio Novecento la villa Mulas (oggi in stato di abbandono). Costruita sulla sommità del colle dai proprietari della cava, possiede un parco con varie specie di alberi tra cui pini e cipressi. Nei primi anni 2000 partirono i lavori per realizzazione di un complesso edilizio di circa 400 unita abitative tra Tuvixeddu e Tuvumannu. In tale intervento era prevista anche la sistemazione a parco archeologico e naturalistico di una modesta area già riportata alla luce negli anni '60 dalla Soprintendenza Archeologica. Solo nel 2014 sono stati portati a termine i lavori di sistemazione a parco con un intervento dell'amministrazione comunale di Cagliari. All'interno del progetto del 2000 era prevista anche la costruzione di un museo per la preservazione dei reperti e della storia del colle, tuttavia i lavori si fermarono nel 2007 a causa di un blocco decretato dalla giunta regionale, allora guidata da Renato Soru. Ciò ha causato non poche polemiche tra associazioni di ambientalisti. Nel 1997, per la prima volta, la necropoli venne aperta al pubblico in occasione della I edizione di "Monumenti Aperti", grazie alla proposta avanzata dall'Associazione di Volontariato turistico culturale "Amici di Sardegna" che, a proprie spese, rese possibile l'apertura del sito. Per l'occasione collaborò all'anche l'Istituto Professionale di Stato Sandro Pertini di Cagliari. Circa 5.000 persone visitarono il sito nel corso di un fine settimana. Nel maggio 2014, la necropoli è stata aperta definitivamente al pubblico in occasione della XVIII edizione di Monumenti aperti. Oggi è visitabile tutti i giorni dell'anno dalla mattina alla sera/notte. L'attività clandestina dei tombaroli nella necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu è stata denunciata da numerose associazioni culturali. Nel 1994 alcuni giovani speleologi denunciarono alle autorità competenti l'uso improprio e dannoso della collina e della necropoli da parte di sbandati, satanisti, senzatetto e predatori di reperti archeologici. Molte tombe e sepolcri, secondo studiosi esperti, sono state distrutte con l'impiego delle mine esplosive. Questa cavità si trova a pochi metri dai confini artificiosi di Tuvixeddu, sotto l'edificio che ospita una scuola superiore. Fino a pochi anni fa non era visibile perché nascosta da caseggiati disabitati e fatiscenti, abbattuti per la definitiva costruzione della via. I Cartaginesi la utilizzarono come serbatoio per l'acqua, come fecero in seguito anche i Romani. Durante i bombardamenti offrì rifugio alle popolazioni della città, e nel dopoguerra venne abitata dai senza tetto. Ad una profondità variabile tra i 20 e i 60 metri, sotto la cima del colle Tuvixeddu si sviluppa una fitta rete di cunicoli e gallerie sotterranee scavate dalle cave dell'Italcementi nel secondo dopoguerra. Questi tunnel, abbondantemente studiati da varie associazioni speleologiche sarde hanno intercettato, nella loro originaria fase di scavo risalente al 1950 alcuni tratti di acquedotti romani e innumerevoli tombe cartaginesi. Sia queste cavità sotterranee, come altre presenti nella collina, sono state depredate dai tombaroli. Uno studio di Claudia Viganó et al. (2017) ha analizzato il DNA antico di un individuo sepolto nella necropoli di Tuvixeddu circa 2000 anni fa. L'uomo era portatore della mutazione cod39, che causa l'anemia mediterranea, e possedeva aplotipi paterni e materni che indicano un'origine autoctona. Tuvixeddu - Un colle da salvare, dossier a cura del circolo di Cagliari di Legambiente, 1993. Tuvixeddu. La necropoli occidentale di Karales, Della Torre, Cagliari 2000, ISBN 88-7343-323-5. Tuvixeddu. Tomba su tomba, Sovrintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, Cagliari 1998. Roberto Copparoni, Angelo Pili, Marcello Polastri, Tuvixeddu vive, Artigianarte, I edizione 1997 e ristampa nel 2013 Cagliari, IT\ICCU\CAG\0029495. Roberto Copparoni (a cura di), Carta turistica di Tuvixeddu, con testi tradotti in inglese da Annalisa Pirastu, Associazione di volontariato Amici di Sardegna Cagliari, giugno 2014 Marcello Polastri (a cura di) Cagliari, la città sotterranea: grotte, cisterne, necropoli e cavità segrete, Edizioni Sole, Cagliari 2001. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tuvixeddu Sito ufficiale, su comune.cagliari.it. Necropoli di Tuvixeddu, su sardegnaturismo.it. URL consultato il 28 agosto 2023. Necropoli Tuvixeddu, su FAI - Fondo per l'Ambiente italiano. URL consultato il 28 agosto 2023. Necropoli di Tuvixeddu, su Touring Club Italiano. URL consultato il 28 agosto 2023. Ministero della cultura, Necropoli punico-romana di Tuvixeddu (area ad uso funerario necropoli), su Catalogo dei beni culturali italiani. URL consultato il 28 agosto 2023. Lo speciale Tuvixeddu sul sito della Regione Autonoma della Sardegna, su regione.sardegna.it. Il documentario "Tuvixeddu 2012", su youtube.com. La Grotta della Vipera su SardegnaMappe, su sardegnamappe.it. Portale sulle esplorazioni sotterranee a Tuvixeddu, su sardegnasotterranea.org. Video documentaristici su Tuvixeddu, su m.youtube.com. Siti speleo-archeologici sulla Sardegna, su sardegnasotterranea.org. URL consultato il 19 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2013). Puntata televisiva di Scoprire, trasmissione televisiva su Tuvixeddu, su youtube.com. La necropoli di Tuvixeddu a Cagliari raccontata da Maria Antonietta Mongiu, su raiplayradio.it, 24 ottobre 2021. URL consultato il 31 ottobre 2021. "Tuvixeddu 2012", documentario a cura di Francesco Accardo e Alessandro Congiu per l'Urban Center Cagliari, Cagliari 2012.