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Palazzo Pacanowski

Palazzi di NapoliUniversità degli Studi di Napoli Parthenope

Palazzo Pacanowski (ex palazzo Sip) è un palazzo moderno di Napoli ubicato in via Generale Parisi, una traversa di via Monte di Dio, sulla collina di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando. Sul finire degli anni cinquanta la SET bandì un concorso per la realizzazione di una nuova sede centrale nel capoluogo campano. Questo concorso fu vinto da Davide Pacanowski, architetto molto attivo a Napoli, che progettò un edificio ad U, con al centro un cortile-giardino aperto sul mare. L'edificio fu realizzato tra il 1959 e il 1966. Nell'ottobre 2010 il palazzo diventa sede dell'Università Parthenope, accogliendo il polo giuridico-economico. La struttura presenta dieci livelli, quattro dei quali sotterranei e che permettono l'accesso ad un'antica cavità tufacea del monte adoperata per l'alloggiamento di impianti telefonici e macchinari di servizio. Dall'esterno l'edificio è stratificato in finestre a nastro e fasce in cemento armato.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Pacanowski (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Palazzo Pacanowski
Vicolo Barriera a Pizzofalcone, Napoli Municipalità 1

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Università Parthenope - Dipartimenti di Studi Economici e Aziendali

Vicolo Barriera a Pizzofalcone
80132 Napoli, Municipalità 1
Campania, Italia
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Luoghi vicini

Scuola militare
Scuola militare "Nunziatella"

La Scuola militare "Nunziatella" di Napoli, fondata il 18 novembre 1787 come Reale accademia militare, è uno dei più antichi istituti di formazione militare d'Italia e del mondo. Ha sede a Pizzofalcone nell'antico edificio, costruito nel 1588, già sede del Noviziato dei Gesuiti, che con l'adiacente Chiesa della Santissima Annunziata costituisce un complesso architettonico monumentale della città di Napoli. Situata a Pizzofalcone, in via Generale Parisi 16, è stata fin dalle origini luogo di elevata formazione militare e civile e ha avuto tra i suoi professori e alunni personalità del calibro di Francesco de Sanctis, Mariano d'Ayala, Carlo Pisacane, Pasquale Baffi, Guglielmo Pepe, Enrico Cosenz, Amedeo di Savoia-Aosta e Vittorio Emanuele III re d'Italia. Tra i tanti ex allievi di prestigio figurano personaggi che hanno ricoperto i più alti gradi di varie forze armate, tra cui un capo del Comitato militare dell'Unione europea, due capi di stato maggiore generale, sei dell'Esercito, due della Marina, uno dell'Aeronautica, tre comandanti generali della Guardia di finanza (nonché quattro vicecomandanti), due comandanti generali dell'Arma dei carabinieri (nonché quindici vicecomandanti) e cinque direttori generali dei servizi di informazione (nonché tre vicedirettori). Per quanto riguarda gli ex-allievi civili, sono da ricordare quattro presidenti del consiglio, 18 ministri, 1 viceministro, 14 senatori e 15 deputati del Regno delle Due Sicilie, del Regno d'Italia, della Repubblica Italiana e dell'Albania, un presidente della Corte Costituzionale, due membri del consiglio di Stato, nonché esponenti di assoluto rilievo del mondo culturale, politico e professionale italiano e internazionale, tra cui un vincitore del prestigioso premio Sonning, assegnato ai più grandi intellettuali europei, uno del Premio Oscar, uno del Premio internazionale Simón Bolívar, attribuito dall'UNESCO ed uno del Concorso ippico internazionale "Piazza di Siena", nonché atleta olimpico. La bandiera della scuola è decorata da una medaglia di bronzo al valore dell'Esercito e da una croce d'oro al merito dell'Arma dei carabinieri. I suoi ex allievi hanno meritato 123 croci dell'Ordine militare d'Italia, 38 medaglie d'oro, 490 medaglie d'argento e 414 medaglie di bronzo al valor militare, due medaglie d'oro ed una di bronzo al valor civile e numerosi altri riconoscimenti al valore. Altri 95 hanno ricevuto decorazioni durante il periodo borbonico e 67 sono decorati dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Tre ex allievi sono stati decorati della Legion of merit e tre della Legion d'honneur napoleonica ed uno della Distinguished Service Cross, la più alta decorazione al valore concessa dagli U.S.A. a militari non statunitensi. Per il ruolo svolto negli ultimi tre secoli "nel settore dell'alta formazione, qual motore accademico, sociale ed economico per l'Italia e per tutti i Paesi del Mediterraneo ad essa legati", il 22 febbraio 2012 è stata dichiarata "Patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo" da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo. La Scuola è inoltre vincitrice del premio Cypraea per la Scienza (1994), del premio Mediterraneo Istituzioni assegnato dalla Fondazione Mediterraneo (2012) e del premio Per sempre scugnizzo (2022). Alla Nunziatella hanno dedicato proprie opere artisti nazionali ed internazionali come Gaetano Tanzi, Marco Lodola, Fabio Vettori, Domenico Sepe, Iabo e Mark Kostabi. Alla Scuola è infine intitolata una vetta del massiccio del Karakorum.

Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone
Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone

Il Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone è un palazzo storico di Napoli, ubicato in via Chiatamone, nel quartiere San Ferdinando. Il palazzo venne probabilmente costruito agli inizi del XVII secolo e successivamente fu la residenza temporanea del viceré Iñigo Vélez de Guevara. Nel tempo ebbe vari cambi di proprietà. Un'incisione di Etienne Giraud del 1771 (nel quale è chiamato Palazzo Marotti; in quanto all'epoca il proprietario era il duca di Castelnuovo, Alessandro Marotta) ci permette di vedere l'aspetto che possedeva all'epoca: il palazzo allora si presentava come un edificio di soli tre piani dal pregevole portale cuspidato ricoperto di bugne; mentre le finestre del piano ammezzato erano munite di grate "protettive" e quelle dei due piani superiori sormontate da eleganti timpani che si alternavano in forme triangolari e curve. Agli inizi dell'Ottocento venne acquistato (e lo testimonia il Catasto "murattiano" del 1815) dai D'Aquino, principi di Caramanico, i quali possedevano anche una grandiosa villa a San Giorgio a Cremano. I D'Aquino attuarono un profondo rifacimento del palazzo (forse in seguito ai danni del terremoto del 1805): venne innalzato fino a quattro piani; mentre il portale cuspidato a bugne di gusto barocco venne sostituito da un sobrio portale in piperno dall'arco a tutto sesto. Sempre i D'Aquino (che tutt'oggi ne abitano alcune porzioni) realizzarono nei primi decenni del secolo scorso un'ulteriore sopraelevazione di un piano e mezzo che rende asimmetrico il profilo della facciata. Ci visse nei suoi ultimi anni Bartolommeo Capasso, ricordato con una lapide posta nel 1904 sulla facciata.