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Chiesa di Santa Maria della Vita

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Campanile Vita
Campanile Vita

La chiesa di Santa Maria della Vita è un edificio sacro di Napoli, ubicato in via della Sanità, sito nel centro storico, facente parte dell'omonimo monastero del XVI secolo. Nel 1577 il frate carmelitano Andrea Vaccaro (nelle fonti più antiche indicato come Baccario) insieme ad altri confratelli eresse una chiesa in un terreno donato da Ottaviano Suardo, sul luogo dove sorgeva una chiesa paleocristiana sotterranea dedicata a San Vito. Cesare D'Engenio Caracciolo riferisce che la denominazione Santa Maria della Vita deriverebbe dal fatto che la vita nella zona comportava per i frati maggiori spese; tuttavia l'opinione più accettata (peraltro citata anche dallo stesso Caracciolo) è che Vita alluderebbe al santo titolare della primitiva chiesa. Già agli inizi del XVII secolo l'edificio presentava una propria identità urbanistica all'interno della Sanità. Alla fine del secolo furono eseguiti lavori di ammodernamento e ampliamento causati dalle infiltrazioni. Nel frattempo, la Masseria Ramirez concesse alcuni terreni per l'espansione del convento ed i due complessi furono così divisi da un muro di confine eretto dai religiosi; poi furono realizzati il transetto, l'abside e furono ridotte le dimensioni delle cappelle. Nel Settecento il convento subì ulteriori rinnovi con Giovan Battista Nauclerio e Giuseppe Scarola; nel dicembre 1806 durante il decennio francese la struttura fu confiscata ai carmelitani e ceduta nel 1807 a Giovanni Poulard-Prad, che implementò nel convento una fabbrica di porcellane. La chiesa divenne addirittura una fabbrica di candele di sego. Nel 1834 la fabbrica di porcellane chiuse, così il convento fu comprato dallo Stato borbonico per farne un ospedale, nel 1836 passò all'Albergo dei Poveri che lo adoperò per ricoverarvi i malati di colera. Anche dopo la fine dell'epidemia il convento, che venne restaurato, mantenne la funzione di ospedale, destinato alle donne e gestito dalle suore della Carità, mentre nel secondo dopoguerra fu denominato ospedale San Camillo. Negli anni novanta del XX secolo l'ospedale fu chiuso e fu sostituito da un centro per il recupero dei tossicodipendenti. Anche la chiesa venne restaurata nell'ambito della trasformazione del convento a ospedale femminile, riaperta al culto nel 1930, ma fu di nuovo chiusa nel 1969. La chiesa è frutto dell'intervento settecentesco del Nauclerio e dello Scarola, con la decorazione in marmo commesso e pareti intonacate a stucco. La facciata è inclusa all'interno del muro di clausura e quindi non s'intravede dalla strada. L'interno è a croce latina, con tre cappelle per lato; la volta è costolonata, le coperture delle cappelle sono anch'esse in muratura ed infine la cupola risulta essere estradossata. Dal punto di vista artistico la chiesa possiede un pavimento in maiolica del XVIII secolo, mentre l'altare maggiore, coevo agli interventi barocchi, è in commessa marmorea; quest'ultimo, si trova in una posizione rialzata rispetto alla navata. Inoltre, all'interno erano collocati dipinti come il San Sebastiano curato da Sant'Irene di Paolo De Matteis e la Madonna in gloria con i santi Giovanni Battista e Francesco d'Assisi di Teodoro d'Errico, oggi esposti nel Museo Diocesano. Alcune fonti citano la presenza anche di opere di Luca Giordano e Domenico Antonio Vaccaro, ma non ci sono riscontri riguardo la loro attuale sopravvivenza (magari anche nei depositi della Sovrintendenza). La struttura ha subito vari rastrellamenti, in particolare, l'altare maggiore è privo di alcune parti marmoree. Il convento venne eretto nel 1577 contemporaneamente alla chiesa e ha subito anch'esso i numerosi rimaneggiamenti barocchi tra il XVII secolo e il XVIII secolo e un restauro intorno al 1836. Il convento è a pianta quadrata con decorazioni in piperno, stucco e pavimento in ceramica; i corpi di fabbrica si elevano per tre piani e hanno balconate sporgenti in piperno. Al centro è presente un chiostro di sette arcate per sei che racchiude un giardino, articolato per mezzo di pilastri ed archi in muratura, senza alcuna decorazione. Il convento con l'annesso chiostro è stato adoperato come ambientazione della miniserie televisiva 'O professore. La torre è posizionata a sud-ovest del chiostro. Essa venne realizzata in un primo momento nel 1629 e rifatta prima del 1680. Si eleva per cinque piani ed ha una pianta rettangolare; presenta marcapiani, finestre sormontate da timpani e, all'ultimo piano, dove è allocato l'orologio, ci sono lesene ad angolo. Alla sommità si trova un piccolo campanile. Attualmente la torre è in cattivo stato di conservazione a causa della presenza di piante infestanti e dell'incuria degli stucchi dei cornicioni e delle decorazioni. Si ritiene che al di sotto della struttura conventuale siano situate le catacombe di San Vito (dette anche catacombe della Vita), la cui testimonianza ci è pervenuta dal canonico Carlo Celano nel XVII secolo. Tuttavia del sito si sono perse le tracce e ogni tentativo di individuarla finora è stato vano. Italo Ferraro, Napoli: atlante della città storica, volume 5, CLEAN, 2007 Gennaro Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, 1872 Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Vita Foto della chiesa (prima dei restauri)

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria della Vita (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria della Vita
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Campanile Vita
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Luoghi vicini

Chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo
Chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo

La chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo e l'annesso convento, sono stati fondati a Napoli nel XVIII secolo. La struttura si erge in piazzetta San Vincenzo, nel Rione Sanità. Fu chiusa al culto nel 1861 e fu riaperta solo nel 1975 per poi essere definitivamente sconsacrata nel 1984. Dal 2013 è sede del Nuovo Teatro Sanità. Il tempio venne fondato allorquando padre Gregorio Maria Rocco, da Chiaia, si trasferì in questa zona; quindì inaugurò la costruzione del nuovo complesso che avrebbe potuto ospitare fino 250 fanciulle. La chiesa fu edificata dopo la distruzione di quella precedente (intitolata Santa Maria di Nazareth); per opera di Bartolomeo Vecchione (che fu l'artefice anche delle abitazioni poste sul lato sinistro della via San Vincenzo) nel 1758. Nell'ipogeo della chiesa vi è uno spazio in cui sono stati raccolti i corpi della peste del 1656; il luogo è grande quanto l'interna pianta della chiesa. Il principale tesoro che custodisce la chiesa è un dipinto di Pietro Bardellino, rappresentante San Vincenzo Ferreri intercede presso l'Immacolata, datato 1754. Nel presbiterio, rivestito di stucchi di epoca settecentesca, vi è il sepolcro e la lapide sepolcrale di Sabato Manso (1747). Sulla destra della chiesa è visibile la facciata dell'ex-convento di San Vincenzo Ferreri. Nella chiesa sono esposti anche il monumento di Francesco Pagano (1741) e la lapide sepolcrale (1750) del benefattore Sabato Manzo che destinò i fondi alla costruzione della chiesa. All'interno della chiesa dal 2013 ha sede il Nuovo Teatro Sanità, un teatro di circa 100 posti nato da un sodalizio tra Mario Gelardi, l'associazione culturale "Sott'o Ponte" e un gruppo di privati del Rione Sanità. Questo teatro, proprio per la posizione in cui si trova, ricopre un rilevante ruolo culturale e sociale, come evidenziato, tra gli altri, da Roberto Saviano: "Il Nuovo Teatro Sanità è la speranza dove ormai tutti credono che non ce ne sia più, anche e soprattutto chi ci vive.". Napoli Chiese di Napoli Rione Sanità Wikimedia Commons contiene immagini sulla chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo

Palazzo di Majo
Palazzo di Majo

Palazzo De Majo è un palazzo di Napoli situato all'inizio del Rione Sanità nel quartiere Stella; l'ingresso è ubicato in Discesa Sanità 68, mentre da via Santa Teresa degli Scalzi è visibile il cortile. L'edificio venne eretto nel XVIII secolo su volontà del nobile Bartolomeo de Majo. Da fonti cartografiche e documentali si è appurato che l'edificio esisteva già nel 1718 e che nel 1726 Ferdinando Sanfelice vi lavorasse per eseguirne una ristrutturazione, ricreando una suggestiva abitazione barocca al di fuori delle mura urbane. Il Sanfelice realizzò maestosamente il portale con arco mistilineo, su modello delle decorazioni borrominiane. Al di sopra del portale, un cartiglio reca la volontà del di Majo di realizzare un palazzo al di fuori della città: Il punto più pregevole è la scala tipicamente barocca: a pianta romboidale, ha una struttura a sbalzo dove sui ballatoi di riposo sono posti gli ingressi ai locali interni (che ripetono lo stesso disegno del portale), su di esse sono posizionati dei busti. La scala è posta sulla sinistra del cortile. Bernardo De Dominici, nelle sue Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani, non destina la minima critica alle scelte adoperate dal Sanfelice nel rifacimento del palazzo, lodando anzi ogni minimo aspetto. Il palazzo fu coinvolto nella creazione del corso Napoleone nei primi del XIX secolo. Infatti gli sbancamenti che investirono il cortile poligonale durante il decennio francese resero possibile la creazione di questa nuova arteria cittadina. Per permettere che questa scorresse in maniera rettilinea, il cortile venne tagliato, perdendo l'aspetto chiuso e assumendo una forma emiciclica. Inoltre la nuova strada fu realizzata ad una quota superiore rispetto a quella di calpestio del palazzo. Negli ultimi anni i condomini hanno provveduto al restauro dei prospetti su via Santa Teresa degli Scalzi. Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Newton Compton Editori, Napoli, 2001 Palazzi di Napoli Rione Sanità Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul palazzo di Majo

Rione Sanità
Rione Sanità

Il Rione Sanità è uno dei rioni di Napoli, facente parte della Municipalità 3 Stella-San Carlo all’Arena. Corrisponde ad un’area ubicata a nord delle mura vicereali di Napoli e precisamente a nord del Borgo dei Vergini fino alle falde della collina di Capodimonte. Precisamente inizia da piazza Vergini e comprende la zona di via Sanità, Piazza Sanità, fino alla zona dell'Ospedale San Gennaro detto dei Poveri. Il Rione Sanità fu edificato alla fine del XVI secolo in un vallone utilizzato sin dall'epoca greco-romana come luogo di sepoltura. In questo rione sono sorti ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane, come quelle di San Gennaro e San Gaudioso, stringendo una forte relazione tra uomo e morte che si è protratta nei secoli, dimostrata dal cimitero delle Fontanelle, adoperato per ospitare le vittime della grande peste del 1656. Già nel XV secolo era situato tra le amene campagne su cui oggi sorge il rione, presso la paleocristiana basilica di San Gennaro fuori le mura e un monastero abbandonato, un lazzaretto per appestati, quello che sempre dopo la medesima infausta peste del 1656 fu ampliato e divenne l'attuale ospedale di San Gennaro dei Poveri. Perché sia stato collocato qui un ospizio per ammorbati lo si può riscontrare dall'etimo della zona, riconducibile alla sua salubritas sia naturale che sovrannaturale, dal momento che era allora incontaminata e sede delle catacombe responsabili di miracolose guarigioni. Inizialmente destinato ad accogliere importanti famiglie nobiliari e facoltosi borghesi della città (testimonianza di ciò, i maestosi palazzo Sanfelice a via Arena della Sanità e palazzo dello Spagnolo ai Vergini), col passare del tempo è diventata una delle zone più popolari di Napoli. L'emarginazione sociale è elevata, così come la disoccupazione o la sotto-occupazione, nonostante le potenzialità storico-culturali del rione, sebbene diversi siti di interesse necessitino di una migliore salvaguardia e di interventi di restauro (vedi ad esempio l'esterno di Palazzo di Majo o l'interno di Palazzo Sanfelice). Alcune associazioni di volontariato, culturali e sociali che operano nel rione si sono costituite in Rete per provare a costruire migliori condizioni di vita stimolando il senso civico e creando opportunità di uscita dal degrado per le persone del quartiere. La comunità ecclesiale del rione (esistono nel territorio due parrocchie, quella di Santa Maria della Sanità e quella di San Severo) esprime da anni una notevole vivacità, nel tentativo di superare i divari socio-culturali e di porsi come polo "attrattore" per alternative occupazionali. Ospedale di San Gennaro dei Poveri Palazzo Andreassi Palazzi Cattaneo (via Sannicandro nn.27-32) Palazzo dello Spagnolo Palazzo De Clario Palazzo De Liguoro di Presicce Palazzo De Liguoro-Santoro (Salita Capodimonte n.10) Palazzo Di Donato Palazzo di Majo Palazzo Gaudioso di Camporeale Palazzo Genovino (vico Lammatari n.26) Palazzo Lagni (via Vergini n.55) Palazzo Laviano (via Sannicandro n.11) Palazzo Marcello Palazzo Moles Palazzo Montesilvano Palazzo Peschici-Maresca (via Arena della Sanità n.6) Palazzo Ruffo di Castelcicala (via Arena della Sanità n.21) Palazzo Sanfelice Palazzo Sersale Palazzo Terralavoro alla Sanità Palazzo Traetto Basilica di San Gennaro fuori le mura Chiesa del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula Chiesa di Santa Maria Antesaecula Basilica di Santa Maria della Sanità Chiesa di Santa Maria della Vita Chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo Chiesa di San Severo fuori le mura (o San Severo alla Sanità) Chiostro di Santa Maria della Sanità Complesso dei Cinesi Chiesa di Maria Santissima del Carmine Il Borgo dei Vergini, detto anche borgo barocco per lo stile preponderante nelle sue architetture, è la prima zona che si incontra prima di giungere nella Sanità vera e propria (per chi proviene da via Foria). Si tratta di un'animatissima zona della città, un tempo fuori le mura, costituita dalla via dei Vergini, sede di un florido mercato all'aperto. I Vergini rappresentano il primo tratto del lungo vallone che scorre tra le alture della Stella, dei Miracoli, di Capodimonte e di Materdei. Il nome deriva da una fratria religiosa greca, quella degli eunostidi, dedita alla temperanza e, soprattutto, alla castità. Sulla strada affacciano alcune delle più importanti architetture barocche della città, come il palazzo dello Spagnolo e vari edifici religiosi: la chiesa di Santa Maria dei Vergini, la chiesa della Missione ai Vergini e la chiesa di Santa Maria Succurre Miseris ai Vergini. Nelle estreme vicinanze la chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi nella parte detta delle Crocelle (così veniva appellata la zona dove erano presenti i frati di San Camillo de Lellis) e la chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini detta popolarmente la Misericordiella. La strada al termine si biforca in due vie: a sinistra via Arena della Sanità e a destra via dei Cristallini, che portano alle omonime zone. Il sottosuolo della Sanità costituisce un contesto di straordinario interesse culturale per la stratificazione archeologica e storico-artistica che testimonia, senza soluzione di continuità, l’ideologia funeraria a Napoli dalla fine del IV sec. a.C. ai giorni nostri. Sono noti diversi tratti della necropoli ellenistica, i magnifici complessi delle Catacombe di San Gennaro, delle Catacombe di San Gaudioso, delle Catacombe di San Severo. Il celeberrimo Cimitero delle Fontanelle, realizzato all’interno di una gigantesca cava di tufo scavata sotto la collina di Materdei, rappresenta, unitamente al culto delle anime pezzentelle il rapporto che da sempre il popolo napoletano ha con l’aldilà. Un elenco di alcuni complessi presenti: Necropoli ellenistica di Neapolis (fine IV - inizi III secolo a.C.) Catacombe della Vita (del II secolo, l'esatta localizzazione resta ignota) Catacombe di San Gennaro (II secolo) Catacombe di San Severo (fine IV secolo) Catacombe di San Gaudioso (V secolo) Catacombe di San Vito (al di sotto dell'ex ospedale San Camillo, di incerta datazione) Catacombe di Sant'Eufemia (nei pressi del vicolo dei Lammatari, di incerta datazione) Catacombe di San Fortunato (nei pressi del vicolo dei Lammatari, di incerta datazione) Cimitero delle Fontanelle (XVII - XIX secolo) In questo rione sono stati girati un gran numero di film tra cui: L'oro di Napoli (1954), di Vittorio De Sica, con Totò, Eduardo de Filippo, Sophia Loren, Silvana Mangano Ieri, oggi, domani, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni Il furto è l'anima del commercio!?..., con Alighiero Noschese e un giovanissimo Enrico Montesano Il fantasma di via Sanità, episodio del film Pacco, doppio pacco e contropaccotto (1993) di Nanni Loy, con Marina Confalone e Gerardo Scala che figurano in questo episodio Il sindaco (1996) di Ugo Fabrizio Giordani, con Anthony Quinn, Raoul Bova e Maria Grazia Cucinotta Il sindaco del rione Sanità (2019) di Mario Martone, con Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo Nostalgia (2022) di Mario Martone, con Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva e Tommaso Ragno Un paio di opere teatrali di Eduardo De Filippo sono ambientate alla Sanità: Il sindaco del rione Sanità e Il cilindro, quest'ultima ambientata in un seminterrato di via dei Cristallini. La Sanità è stata l'ambientazione della miniserie televisiva 'O professore che narra di un professore, impersonato da Sergio Castellitto, che lotta per dare un futuro ai ragazzi del quartiere e allontanarli dal disagio sociale e dalla camorra. Alla Sanità sono ambientati i due romanzi Benvenuti in casa Esposito (Giunti, 2012) e Bentornati in casa Esposito (Giunti, 2013) dello scrittore Pino Imperatore. Alcune scene della terza stagione di Gomorra - La serie sono state girate qui, così come alcune riprese di altre serie televisive, quali Rosy Abate 2 - La serie e Sense8. Alla Sanità è ambientato il film: Sodoma - L'altra faccia di Gomorra. Girato in interno a via Cristallini, in esterno a piazzetta San Severo, gradoni Cinesi, grotte tufacee alle spalle dell'ospedale San Gennaro dei poveri, interno chiesa che oggi è il Nuovo Teatro Sanità. Il film è scritto da Corrado Ardone e diretto da Vincenzo Pirozzi, entrambi nativi del rione, che hanno voluto omaggiare il proprio quartiere. Il Rione Sanità è raggiungibile tramite autobus: ci sono linee autoviarie che lambiscono il rione a sud e linee che collegano il nord della città passando per il ponte della Sanità. Tutte le linee permettono collegamenti facili e rapidi dal centro e dalle principali porte di accesso alla città (porto, aeroporto e stazione centrale). Vi è poi un minibus che penetra nel rione: C52 Piazza Cavour-Ospedale San Gennaro dei Poveri L'ascensore della Sanità, presente sul ponte, facilita l'accesso pedonale al rione superando il grande dislivello tra via Santa Teresa degli Scalzi e il rione stesso. Infine anche la metropolitana permette di arrivare al rione: le stazioni Museo e Materdei della linea 1 e la stazione di piazza Cavour della linea 2. La stazione di Materdei è quella più lontana delle tre, ma è la più vicina al cimitero delle Fontanelle, che si trova all'interno di tutto il vallone della Sanità. Nel rione Sanità c'è un campo di calcio adibito a gare dilettantistiche. Il Campo San Gennaro dei Poveri prende il nome dall'omonimo ospedale che si trova nelle vicinanze ed è raggiungibile con l'autobus ANM C52. Zone di Napoli Centro storico di Napoli Monumenti di Napoli Napoli Sito ufficiale della Basilica di S. Maria della Sanità, su santamariadellasanita.it. Fondazione Rione Sanità, su fondazionerionesanita.org. Fondazione San Gennaro, fondazionesangennaro.org

Complesso di Santa Maria di Materdei
Complesso di Santa Maria di Materdei

Il complesso di Santa Maria di Materdei è una struttura conventuale di Napoli ubicata nell'omonima piazzetta. Il complesso è stato fondato da padre Agostino de Juliis dell'Ordine dei Serviti (o servi di Maria) in tarda epoca rinascimentale, nel 1585; nel corso dei secoli venne ampiamente modificato. Tra i più importanti rimaneggiamenti, vi è quello barocco ad opera di Tagliacozzi Canale (1728): oggi dell'intervento si possono notare due piccoli portalini. Nel XIX secolo, con la prima soppressione degli ordini, il complesso fu ulteriormente rimaneggiato per poter adempiere al suo nuovo ruolo di caserma. Dopo questa destinazione la chiesa venne riaperta al culto nel 1852 e proprio in questo periodo subì un ulteriore rimaneggiamento, assumendo l'aspetto odierno; tuttavia, verso la metà del XIX secolo il convento perse definitivamente la sua originaria funzione al fine di ospitare una caserma ed un ricovero per le vedove dei soldati. Oggi è sede di un istituto scolastico. Già durante il decennio francese le opere d'arte andarono quasi tutte disperse (Giuseppe Sigismondo in sua guida della città di Napoli del 1789 cita tele di Francesco Solimena, Lorenzo De Caro e Paolo De Matteisa pagina 48); mentre è superstite una Madonna del Rosario su tavola, risalente alla seconda metà del XVI secolo ed attualmente collocata sopra l'altare destro del transetto. Rimase abbandonata fino al 1848 quando fu finalmente riconsacrata per volere dei reali Borboni. Nel 1852 divenne parrocchia per concessione del cardinale Riario Sforza con il titolo di S. Maria dell'Amore e fu affidata al canonico Raffaele Serena che vi fece eseguire da Gennaro Maldarelli due tele, raffiguranti l'Annunciazione e Il Battesimo di Cristo e visibili nelle seconde cappelle laterali.La chiesa è costituita da una sola navata con volta a botte lunettata; le strutture sono decorate in stile neoclassico, stesso discorso per la facciata. Vi è un pseudotransetto sormontato da una cupola a scodella; ai lati ci sono le cappelle. Napoli Chiese di Napoli Chiostro di Materdei Materdei Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul complesso di Santa Maria di Materdei

Ospedale di San Gennaro dei Poveri
Ospedale di San Gennaro dei Poveri

L'ospedale di San Gennaro dei Poveri è una struttura ospedaliera di interesse storico-artistico di Napoli; è situata nel centro storico, nel Rione Sanità. La storia dell'ospedale è strettamente intrecciata a quella della basilica che sorge al suo interno, quella di San Gennaro fuori le mura. La chiesa, del V secolo d.C., dopo la traslazione delle reliquie di San Gennaro a Benevento (817-832), cadde in rovina. Tale condizione perdurò fino all'872, anno in cui, il vescovo Atanasio di Napoli, la fece restaurare e annettere al monastero benedettino dei Santi Gennaro e Agrippino. Nel XV secolo, l'intero monastero cadde in abbandono, ma nel 1468 venne riutilizzato dal cardinale Oliviero Carafa che lo trasformò in ospedale per gli appestati. Dopo la peste del 1656, l'ospedale fu ulteriormente ampliato e fu dotato anche di un ospizio dedicato ai Santi Pietro e Gennaro, le cui statue, opera di Cosimo Fanzago, furono esposte all'esterno. In seguito il complesso subì varie sciagure economiche, fino al generoso intervento del re Gioacchino Murat. Sul fondo del cortile, sulla verticale di un campanile a vela, si apre una scala a doppia rampa, che precede un vestibolo con affreschi cinquecenteschi di Agostino Tesauro, stemmi della città di Napoli, ed altre particolarità artistiche-architettoniche. Palazzi di Napoli Basilica di San Gennaro fuori le mura Storia degli ospedali Rione Sanità Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Ospedale di San Gennaro dei Poveri