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Stazione meteorologica di Catania Centro

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La stazione meteorologica di Catania Centro è la stazione meteorologica di riferimento relativa all'area urbana della città di Catania.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione meteorologica di Catania Centro (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Stazione meteorologica di Catania Centro
Via Cristoforo Colombo, Catania Centro storico

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 37.5 ° E 15.09 °
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Indirizzo

Molo Crispi

Via Cristoforo Colombo
95121 Catania, Centro storico
Sicilia, Italia
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Luoghi vicini

Palazzo Biscari
Palazzo Biscari

Palazzo Bìscari, noto anche come Palazzo Bìscari alla Marina per non confonderlo con il Palazzotto Biscari alla Collegiata, è il più importante palazzo privato di Catania, situato nel quartiere Civita al centro storico. Il palazzo venne realizzato per volere della famiglia Paternò Castello dei principi di Bìscari a partire dalla fine del Seicento e per gran parte del secolo successivo, in seguito al Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693. Il nuovo palazzo venne edificato sulle Mura di cinta di Catania, costruite nel Cinquecento per volere del Sacro Romano Imperatore Carlo V, che avevano in parte resistito alla furia del terremoto: i Bìscari furono una delle poche famiglie aristocratiche della città che ottenne il permesso regio di costruire su di esse. La parte più antica del palazzo fu costruita per volere di Ignazio, III principe di Bìscari, che affidò il progetto all'architetto Alonzo Di Benedetto, ma fu il figlio di Ignazio, Vincenzo, succeduto al padre nel 1699, a commissionare la decorazione dei sette splendidi finestroni affacciati sulla Marina, opera dello scultore messinese Antonino Amato. Successivamente il palazzo fu modificato per volere di Ignazio Paternò Castello, V principe di Bìscari, il quale lo fece ampliare verso est in base ad un progetto dell'architetto Girolamo Palazzotto e, successivamente, dell'architetto Francesco Battaglia. Tra gli artisti chiamati al perfezionamento degli ambienti vi è Giovanni Battista Piparo per alcuni affreschi. L'edificio fu ultimato nel 1763 ed inaugurato con grandiosi festeggiamenti. Tra i celebri visitatori del palazzo si ricorda soprattutto lo scrittore Johann Wolfgang Goethe che, nel corso del suo viaggio in Italia, venne ricevuto dal principe di Bìscari il 3 maggio 1787, poco dopo la morte del padre Ignazio. Agli inizi del 2008 il palazzo ha fatto da sfondo al videoclip della canzone Violet Hill della band inglese Coldplay. Da non confondere con Palazzotto Biscari alla Collegiata, prospiciente via Etnea. Abbondanza, Prosperità, Fertilità e Saggezza sono i temi raffigurati nei gruppi allegorici delle decorazioni del prospetto esterno. Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Bìscari, che immette nel cortile centrale, adorno di una grande scala a tenaglia. Ambulacro; Quadreria: Sala dei Feudi: ambiente con alle pareti grandi tele rappresentanti i numerosi feudi dei Bìscari; Sala dei ritratti di famiglia. Salone delle feste o Salone centrale: ambiente in stile Rococò dalla complessa decorazione fatta di specchi stucchi e affreschi dipinti da Matteo Desiderato e Sebastiano Lo Monaco e Luigi Mayer. Il cupolino centrale era usato come alloggiamento dell'orchestra, ed è coperto da un affresco raffigurante la Gloria della famiglia Paternò Castello di Bìscari. Si accede alla cupola attraverso una scala decorata a stucco (che il principe Ignazio chiamò "a fiocco di nuvola") all'interno della grande galleria affacciata sulla Marina. Appartamenti della principessa: appartamenti costruiti da Ignazio V per la moglie, Anna Maria Morso e Bonanno, dei principi del Poggioreale, con boiseries di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana; Galleria degli Uccelli; Stanza di Don Chisciotte. Museo Biscari, dove un tempo era raccolta la grande collezione archeologica del mecenate Ignazio Paternò Castello, V principe di Bìscari, grande studioso, archeologo e amante delle arti in genere; dal 1927 la collezione è sita in parte al Museo civico al Castello Ursino. Autori vari, Enciclopedia di Catania, a cura di Vittorio Consoli, Catania, Tringale, 1987, p. 758. J. Wolfgang Goethe, Viaggio in Sicilia, Palermo, Edi.bi.si, 1997, p. 90. Roberto Costanzo, Palazzo Biscari alla Marina Catania, 2017, ISBN 9788892644939. Museo Biscari Paternò Castello (famiglia) Ignazio Paternò Castello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Biscari Sito ufficiale, su palazzobiscari.com.

Chiesa di San Placido
Chiesa di San Placido

La chiesa di San Placido si trova a Catania, nell'omonima piazza nel quartiere Civita, e nelle immediate vicinanze di palazzo Biscari e della cattedrale di Sant'Agata. Al tempo dei romani il sito era occupato da un tempio pagano dedicato a Bacco. La prima fondazione risalirebbe, secondo il Rasà, al 1409, anno in cui la regina Bianca, figlia del re di Navarra, sposa di re Martino, alle sue seconde nozze, e vicaria del Regno di Sicilia, donò preziosi arredi sacri al monastero delle monache benedettine, ancora da erigere, forse rimanendo a lungo ospite delle consorelle. Inoltre, nel XV secolo anche Ximene e Paola di Lerida - "coniugi di gran pietà e di nobile e ricco casato catanese" - contribuirono finanziariamente alla costruzione del monastero di San Placido, anche se l'atto di fondazione, datato 4 dicembre 1420, dimostra che fu donna Paola, ormai vedova, la sola ispiratrice della fondazione della casa religiosa. L'edificazione avvenne sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato al dio Bacco, luogo di culto per la tradizione religiosa catanese, poiché si diceva che un tempo vi sorgesse la casa natale di sant'Agata, patrona della città. La chiesa fu rasa al suolo dal catastrofico terremoto del Val di Noto del 1693, che distrusse la città di Catania e la Sicilia sud - orientale. Su iniziativa delle uniche tre monache che scamparono alla morte dopo il sisma, fu avviata la ricostruzione, affidata all'architetto Stefano Ittar, e la nuova chiesa venne consacrata nel 1723. Nel 1976 il tempio fu chiuso al culto in seguito al riscontro di seri problemi di stabilità della struttura e, dopo circa tre anni di lavori di consolidamento, fu riaperto al culto nel 1979. Il prospetto della chiesa, in classico stile barocco siciliano, si erge in Piazza San Placido ed è realizzato in pietra bianca di Taormina. La facciata è concava al centro e termina ai lati con due puntoni acuti. Ai lati dell'unica porta di accesso sono poste due statue di San Placido e San Benedetto, ai lati, in dimensione più piccola, quelle di Santa Scolastica e Santa Geltrude, opera dello scultore Carmelo Distefano da Chiaramonte Gulfi (I metà sec XIX). La facciata è recintata da un'artistica inferriata in ferro battuto, di forma convessa, portante al centro lo stemma di san Benedetto. Sulla sommità della facciata vi è una torre campanaria dotata di tre campane. Il prospetto è impreziosito da sculture, bassorilievi e finestre dotate di grate. Nella controfacciata, sopra la porta d'ingresso, è collocato l'organo dotato di cantoria nascosta da una grata dorata. La chiesa è ad unica navata e lungo le sue pareti laterali sono poste delle semi-colonne scanalate. Le pareti sono impreziosite da marmi e stucchi dorati. I quattro altari laterali sono mornati da bassorilievi marmorei e dotati di quattro grandi dipinti dei pittori Michele Rapisardi e Giuseppe Napoli. Prima campata: Cappella di San Benedetto. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante San Benedetto resuscita un contadino, dipinto opera di Michele De Napoli del 1859. Seconda campata: varco. Terza campata: Cappella dell'Immacolata Concezione. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante l'Immacolata Concezione, dipinto opera di Michele Rapisardi. Prima campata: Cappella di San Gedeone. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante il Sacrificio di Gedeone, dipinto opera di Michele Rapisardi del 1858c. Seconda campata: varco. Terza campata: Cappella del Santissimo Crocifisso. Nell'edicola è collocato un Crocifisso. 1858c., Cena di Emmaus, dipinto opera di Michele Rapisardi. XVIII secolo, Evangelisti, dipinto, opera documentata di Giovan Battista Piparo. L'altare maggiore è un marmo policromo ed è sostenuto da putti anch'essi in marmo. Sulle pareti laterali dell'abside sono posti due grandi dipinti di Michele Rapisardi e sullo sfondo dell'altare due dipinti del pittore Tullio Allegra. In prossimità è documentata la Casa di Sant'Agata alla Civita. Gli edifici inglobano i resti del palazzo nobiliare "alla marina" della famiglia dei Platamone. Le strutture del monastero si incuneano tra l'odierna via Vittorio Emanuele II e via Museo Bìscari. Il grande chiostro, addossato alla parete destra del tempio, sviluppa la dimensione maggiore lungo l'asse E - W con porticati sorretti da pilastri (8 luci x 6). Inoltre, il grande ambiente con cortile pavimentato si presta a sede di manifestazioni culturali ed esposizioni, con il nome di "Casa, o Palazzo, della Cultura". Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringale editore, 1984. AA.VV., Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale editore, 1987. Agata Zuccaro, I monasteri femminili di clausura a Catania nel '600, nelle visite pastorali del vescovo Michelangelo Bonadies (1665-1686), «Archivio storico per la Sicilia orientale», Catania, a. XCI, 1995, I-III. Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Monumenti e itinerari agatini: Cattedrale metropolitana di Sant'Agata Chiesa di Sant'Agata la Vetere Chiesa di Sant'Agata al Borgo Chiesa di Sant'Agata al Carcere Chiesa di Sant'Agata alla Fornace o di San Biagio Chiesa della Badia di Sant'Agata Busto di Sant'Agata di via Dusmet agli Archi della Marina Chiesa di Sant'Agata alle Sciare Chiesa di Sant'Agata alle Verginelle Stele di Sant'Agata in Piazza dei Martiri Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Placido

Palazzo del Seminario dei Chierici
Palazzo del Seminario dei Chierici

Il palazzo del Seminario dei Chierici è un edificio storico di Catania, di cui svolge la funzione di municipio: esso è situato sul lato sud della scenografica piazza del Duomo, ha accanto la Cattedrale di Sant'Agata e di fronte il Palazzo degli Elefanti. Al centro della piazza, fra i due palazzi, vi è anche la Fontana dell'Elefante. Sull'area dell'attuale seminario insistevano parzialmente le strutture del primitivo palazzo del vescovo e abate benedettino, edificio eretto in prossimità del monastero dei canonici benedettini, area compresa tra il muro meridionale della chiesa e il muro della cinta della città. Nel 1572, appena tre anni dopo dall'insediamento, successore di Nicola Maria Caracciolo, l'arcivescovo vescovo Antonio Faraone, sulla scia dei provvedimenti del predecessore, fonda il seminario dei chierici. All'istituzione furono riservati alcuni ambienti occupati dai monaci canonici e assegnate rendite sui proventi di alcuni beni. A partire dal 1614 Bonaventura Secusio stabilì la sede del seminario nel palazzo che fronteggiava la Loggia Senatoria. L'edificio comprendeva Porta Uzeda, fu parzialmente realizzato sulle mura di Carlo V, nonostante il divieto esplicito di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, plenipotenziario alla ricostruzione della città, la Chiesa voleva garantirsi il controllo delle mura cittadine. Il 29 maggio 1647 i tumulti di Catania iniziati il 27, locale espressione della rivolta antispagnola, provocarono danni alle strutture. Il patrimonio librario di Giovanni Battista de Grossis, professore dell'Università, attraverso il nipote Santoro Oliva, pervenne al Seminario. Nel 1693 il palazzo fu totalmente distrutto dal terremoto del Val di Noto, per poi essere ricostruito dall'architetto Alonzo di Benedetto e ingrandito nel 1757 da Francesco Battaglia. Nel 1757 Salvatore Ventimiglia, principe di Belmonte, vicario generale a Palermo dotò l'istituzione di eccellente cattedra d'italiano, latino, greco, sacra eloquenza, algebra, teologia dogmatica e morale, filosofia, geometria, scienze naturali, e di una moderna stamperia. Adibito anche a caserma militare, i seminaristi occupavano solo l'ala settentrionale. Nel 1866 l'architetto Mario Di Stefano ampliò maggiormente la struttura realizzando il secondo piano. A partire dal 1943 a causa della seconda guerra mondiale, i seminaristi lasciarono questa sede, in seguito danneggiata dai bombardamenti, per stabilirsi presso il seminario estivo di San Giovanni la Punta, e in seguito nell'attuale seminario inaugurato il 15 agosto del 1951. Dopo i danni causati dall'incendio del 1944 al palazzo degli Elefanti, lo stabile fu acquisito dal Comune, di cui è stato sede dal 1945 al 1953 ospitando gli uffici del sindaco, del Consiglio, degli assessori e del corpo dei vigili urbani. Dal balcone centrale si sono affacciati nel tempo molti personaggi storici illustri, tra i quali il cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet nel 1888 per benedire la città. Nel 1937 Benito Mussolini parlò da esso alla cittadinanza durante la sua visita a Catania. Oggi è sede del Museo diocesano e degli uffici finanziari comunali. Il prospetto è realizzato con inserti di bugnato, in pietra bianca d'Ispica, su un intonaco scuro realizzato con sabbia vulcanica. Notevoli i grandi finestroni della facciata con timpano ad omega e le stupende mensole dei balconi del primo piano. Francesco Ferrara, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII, Catania, 1829. URL consultato il 15 marzo 2023. Vittorio Consoli (a cura di), Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale, 1987, SBN IT\ICCU\PAL\0179464. Museo diocesano (Catania) Cattedrale di Sant'Agata Arcidiocesi di Catania Fontana dell'Amenano Liceo classico statale Nicola Spedalieri Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Palazzo del Seminario dei Chierici