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Chiesa di San Placido

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Catania Chiesa di San Placido panoramio
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La chiesa di San Placido si trova a Catania, nell'omonima piazza nel quartiere Civita, e nelle immediate vicinanze di palazzo Biscari e della cattedrale di Sant'Agata. Al tempo dei romani il sito era occupato da un tempio pagano dedicato a Bacco. La prima fondazione risalirebbe, secondo il Rasà, al 1409, anno in cui la regina Bianca, figlia del re di Navarra, sposa di re Martino, alle sue seconde nozze, e vicaria del Regno di Sicilia, donò preziosi arredi sacri al monastero delle monache benedettine, ancora da erigere, forse rimanendo a lungo ospite delle consorelle. Inoltre, nel XV secolo anche Ximene e Paola di Lerida - "coniugi di gran pietà e di nobile e ricco casato catanese" - contribuirono finanziariamente alla costruzione del monastero di San Placido, anche se l'atto di fondazione, datato 4 dicembre 1420, dimostra che fu donna Paola, ormai vedova, la sola ispiratrice della fondazione della casa religiosa. L'edificazione avvenne sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato al dio Bacco, luogo di culto per la tradizione religiosa catanese, poiché si diceva che un tempo vi sorgesse la casa natale di sant'Agata, patrona della città. La chiesa fu rasa al suolo dal catastrofico terremoto del Val di Noto del 1693, che distrusse la città di Catania e la Sicilia sud - orientale. Su iniziativa delle uniche tre monache che scamparono alla morte dopo il sisma, fu avviata la ricostruzione, affidata all'architetto Stefano Ittar, e la nuova chiesa venne consacrata nel 1723. Nel 1976 il tempio fu chiuso al culto in seguito al riscontro di seri problemi di stabilità della struttura e, dopo circa tre anni di lavori di consolidamento, fu riaperto al culto nel 1979. Il prospetto della chiesa, in classico stile barocco siciliano, si erge in Piazza San Placido ed è realizzato in pietra bianca di Taormina. La facciata è concava al centro e termina ai lati con due puntoni acuti. Ai lati dell'unica porta di accesso sono poste due statue di San Placido e San Benedetto, ai lati, in dimensione più piccola, quelle di Santa Scolastica e Santa Geltrude, opera dello scultore Carmelo Distefano da Chiaramonte Gulfi (I metà sec XIX). La facciata è recintata da un'artistica inferriata in ferro battuto, di forma convessa, portante al centro lo stemma di san Benedetto. Sulla sommità della facciata vi è una torre campanaria dotata di tre campane. Il prospetto è impreziosito da sculture, bassorilievi e finestre dotate di grate. Nella controfacciata, sopra la porta d'ingresso, è collocato l'organo dotato di cantoria nascosta da una grata dorata. La chiesa è ad unica navata e lungo le sue pareti laterali sono poste delle semi-colonne scanalate. Le pareti sono impreziosite da marmi e stucchi dorati. I quattro altari laterali sono mornati da bassorilievi marmorei e dotati di quattro grandi dipinti dei pittori Michele Rapisardi e Giuseppe Napoli. Prima campata: Cappella di San Benedetto. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante San Benedetto resuscita un contadino, dipinto opera di Michele De Napoli del 1859. Seconda campata: varco. Terza campata: Cappella dell'Immacolata Concezione. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante l'Immacolata Concezione, dipinto opera di Michele Rapisardi. Prima campata: Cappella di San Gedeone. Nell'edicola è collocato il dipinto raffigurante il Sacrificio di Gedeone, dipinto opera di Michele Rapisardi del 1858c. Seconda campata: varco. Terza campata: Cappella del Santissimo Crocifisso. Nell'edicola è collocato un Crocifisso. 1858c., Cena di Emmaus, dipinto opera di Michele Rapisardi. XVIII secolo, Evangelisti, dipinto, opera documentata di Giovan Battista Piparo. L'altare maggiore è un marmo policromo ed è sostenuto da putti anch'essi in marmo. Sulle pareti laterali dell'abside sono posti due grandi dipinti di Michele Rapisardi e sullo sfondo dell'altare due dipinti del pittore Tullio Allegra. In prossimità è documentata la Casa di Sant'Agata alla Civita. Gli edifici inglobano i resti del palazzo nobiliare "alla marina" della famiglia dei Platamone. Le strutture del monastero si incuneano tra l'odierna via Vittorio Emanuele II e via Museo Bìscari. Il grande chiostro, addossato alla parete destra del tempio, sviluppa la dimensione maggiore lungo l'asse E - W con porticati sorretti da pilastri (8 luci x 6). Inoltre, il grande ambiente con cortile pavimentato si presta a sede di manifestazioni culturali ed esposizioni, con il nome di "Casa, o Palazzo, della Cultura". Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringale editore, 1984. AA.VV., Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale editore, 1987. Agata Zuccaro, I monasteri femminili di clausura a Catania nel '600, nelle visite pastorali del vescovo Michelangelo Bonadies (1665-1686), «Archivio storico per la Sicilia orientale», Catania, a. XCI, 1995, I-III. Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Monumenti e itinerari agatini: Cattedrale metropolitana di Sant'Agata Chiesa di Sant'Agata la Vetere Chiesa di Sant'Agata al Borgo Chiesa di Sant'Agata al Carcere Chiesa di Sant'Agata alla Fornace o di San Biagio Chiesa della Badia di Sant'Agata Busto di Sant'Agata di via Dusmet agli Archi della Marina Chiesa di Sant'Agata alle Sciare Chiesa di Sant'Agata alle Verginelle Stele di Sant'Agata in Piazza dei Martiri Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Placido

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Palazzo Biscari
Palazzo Biscari

Palazzo Bìscari, noto anche come Palazzo Bìscari alla Marina per non confonderlo con il Palazzotto Biscari alla Collegiata, è il più importante palazzo privato di Catania, situato nel quartiere Civita al centro storico. Il palazzo venne realizzato per volere della famiglia Paternò Castello dei principi di Bìscari a partire dalla fine del Seicento e per gran parte del secolo successivo, in seguito al Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693. Il nuovo palazzo venne edificato sulle Mura di cinta di Catania, costruite nel Cinquecento per volere del Sacro Romano Imperatore Carlo V, che avevano in parte resistito alla furia del terremoto: i Bìscari furono una delle poche famiglie aristocratiche della città che ottenne il permesso regio di costruire su di esse. La parte più antica del palazzo fu costruita per volere di Ignazio, III principe di Bìscari, che affidò il progetto all'architetto Alonzo Di Benedetto, ma fu il figlio di Ignazio, Vincenzo, succeduto al padre nel 1699, a commissionare la decorazione dei sette splendidi finestroni affacciati sulla Marina, opera dello scultore messinese Antonino Amato. Successivamente il palazzo fu modificato per volere di Ignazio Paternò Castello, V principe di Bìscari, il quale lo fece ampliare verso est in base ad un progetto dell'architetto Girolamo Palazzotto e, successivamente, dell'architetto Francesco Battaglia. Tra gli artisti chiamati al perfezionamento degli ambienti vi è Giovanni Battista Piparo per alcuni affreschi. L'edificio fu ultimato nel 1763 ed inaugurato con grandiosi festeggiamenti. Tra i celebri visitatori del palazzo si ricorda soprattutto lo scrittore Johann Wolfgang Goethe che, nel corso del suo viaggio in Italia, venne ricevuto dal principe di Bìscari il 3 maggio 1787, poco dopo la morte del padre Ignazio. Agli inizi del 2008 il palazzo ha fatto da sfondo al videoclip della canzone Violet Hill della band inglese Coldplay. Da non confondere con Palazzotto Biscari alla Collegiata, prospiciente via Etnea. Abbondanza, Prosperità, Fertilità e Saggezza sono i temi raffigurati nei gruppi allegorici delle decorazioni del prospetto esterno. Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Bìscari, che immette nel cortile centrale, adorno di una grande scala a tenaglia. Ambulacro; Quadreria: Sala dei Feudi: ambiente con alle pareti grandi tele rappresentanti i numerosi feudi dei Bìscari; Sala dei ritratti di famiglia. Salone delle feste o Salone centrale: ambiente in stile Rococò dalla complessa decorazione fatta di specchi stucchi e affreschi dipinti da Matteo Desiderato e Sebastiano Lo Monaco e Luigi Mayer. Il cupolino centrale era usato come alloggiamento dell'orchestra, ed è coperto da un affresco raffigurante la Gloria della famiglia Paternò Castello di Bìscari. Si accede alla cupola attraverso una scala decorata a stucco (che il principe Ignazio chiamò "a fiocco di nuvola") all'interno della grande galleria affacciata sulla Marina. Appartamenti della principessa: appartamenti costruiti da Ignazio V per la moglie, Anna Maria Morso e Bonanno, dei principi del Poggioreale, con boiseries di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana; Galleria degli Uccelli; Stanza di Don Chisciotte. Museo Biscari, dove un tempo era raccolta la grande collezione archeologica del mecenate Ignazio Paternò Castello, V principe di Bìscari, grande studioso, archeologo e amante delle arti in genere; dal 1927 la collezione è sita in parte al Museo civico al Castello Ursino. Autori vari, Enciclopedia di Catania, a cura di Vittorio Consoli, Catania, Tringale, 1987, p. 758. J. Wolfgang Goethe, Viaggio in Sicilia, Palermo, Edi.bi.si, 1997, p. 90. Roberto Costanzo, Palazzo Biscari alla Marina Catania, 2017, ISBN 9788892644939. Museo Biscari Paternò Castello (famiglia) Ignazio Paternò Castello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Biscari Sito ufficiale, su palazzobiscari.com.