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Osservatorio astronomico d'Abruzzo

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Osservatorio astronomico d'Abruzzo
Osservatorio astronomico d'Abruzzo

L'Osservatorio astronomico d'Abruzzo (già osservatorio astronomico di Teramo "Vincenzo Cerulli") sito in località Collurania a Teramo, è uno degli osservatori astronomici pubblici italiani. Insieme agli altri osservatori, cinque ex-istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e il telescopio nazionale Galileo, è parte dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e gestisce direttamente anche la Stazione osservativa di Campo Imperatore (AQ). Ha assunto l'attuale denominazione a partire dall'11 settembre 2017, a seguito della deliberazione del consiglio di amministrazione dell'INAF del 23 giugno 2017 n. 46. Fu fondato dall'astronomo Vincenzo Cerulli, al quale è stato in seguito dedicato: questi, infatti, tra il 1890 e il 1893, fece costruire la struttura in località Collurania (da Collis Uraniæ), sui rilievi collinari antistanti la città di Teramo, in terreni di proprietà della famiglia. La costruzione dette poi il nome all'intera frazione sulla quale sorge. Circondato da un ampio parco con pini, cipressi e abeti, l'osservatorio, con l'inconfondibile cupola bianca del padiglione principale, rappresenta uno dei tratti più caratteristici del paesaggio locale. Il suo codice IAU è 037.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Osservatorio astronomico d'Abruzzo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Osservatorio astronomico d'Abruzzo
Rue des Ursules, Angers

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Osservatorio astronomico d'Abruzzo
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Luoghi vicini

Quartiere Gammarana

La Gammarana è un quartiere di Teramo, cresciuto come centro residenziale alla metà degli anni sessanta. Si trova alle spalle della stazione ferroviaria. Una parte del suo territorio ricade nella Parrocchia di San Berardo e un'altra parte nella Parrocchia del Sacro Cuore. Fino alla Seconda guerra mondiale esisteva nel quartiere un aeroporto per piccoli aerei da guerra, nella zona in cui oggi sorge Via dell'aeroporto. Era presente anche un autoporto per il ricovero dei veicoli militari, nell'area adiacente alla fabbrica dismessa della Villeroy & Boch. Una curiosità del quartiere è insita nel nome: difatti, "Gammarana" è l'anagramma della parola "anagramma". Tra le industrie, sorte tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta ora in disuso, sono da annoverare la Villeroy & Boch (una fabbrica per la produzione della ceramica oggi in parte ristrutturata e utilizzata per una parte come centro direzionale nel quale vi ha sede Sei Tv, lo studio chimico Astra, l'Unione degli Industriali della Provincia di Teramo e altre società e in parte utilizzata per mostre, spettacoli e concerti), il confettificio Arcangeli (ora sede del centro telematico della Tercas Spa), la fabbrica di dolci L'Aquila d'Oro in seguito divenuta Campo del re oggi in parte utilizzata dalla sede della emittente televisiva Teleponte e Adone (un'industria per la produzione di acciaio, in particolare di binari per i treni, oggi abbandonata, i cui capannoni sono stati abbattuti recentemente e la cui area è in attesa di essere fruita per altri scopi. Vi era anche l'industria di imbottigliamento della Gavini oggi trasformata in Città della Scienza, la cui apertura è avvenuta a fine aprile 2008. In tale luogo è stato inserito anche il Museo di fisica e astrofisica Galileium. Nel quartiere sono presenti due zone sportive pubbliche: il Pala Giorgio Binchi e l'area del Camposcuola. Il palazzetto Giorgio Binchi (ex Acquaviva) confina nella parte più a valle con il Parco fluviale urbano del Vezzola e dispone di campi per il basket, il calcio, il rugby, il pattinaggio, il calcetto, la pallamano, la piscina al chiuso e una all'aperto. L'area sportiva del Camposcuola, oltre alla pista per l'atletica leggera ha nelle adiacenze anche un circolo tennis e un campetto per la pallamano e il calcetto. Nonostante le cattive condizioni del manto stradale, è stato attivato un anello pedonale chiamato Percorso vita della lunghezza di 2,5 km che percorre tutto il quartiere. L'idea è nata dalla constatazione che il quartiere è molto frequentato da persone che praticano jogging e che mancava una fascia pedonale. L'area industriale ex Gavini ospita il Parco della Scienza, progettato dalle tre università abruzzesi, che ospita: il Museo interattivo della Fisica e dell'Astrofisica destinata ad ospitare il Galileium, sotto la gestione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in collegamento con l'Osservatorio astronomico d'Abruzzo; la Ludoteca tecnico scientifica, destinata ad ospitare attività didattiche e ludiche con l'obiettivo di avvicinare i giovani alla scienza attraverso un'efficace azione didattica e ludica. Partecipano all'iniziativa le tre università abruzzesi. il Consorzio Punto Europa, avente l'obiettivo di avvicinare alle opportunità finanziarie e culturali offerte dalla Comunità Europea; la sede regionale Eurispes (Istituto per le imprese pubbliche e private, enti e associazioni); l'Auditorium, una sala con 600 posti, destinata ad ospitare conferenze, convegni e concerti, sotto la gestione del Comune di Teramo. Nel Parco sono installate opere dell'artista teramano Italo Rodomonti, esponente di rilievo nel campo della Space Art, l'arte avente per tema lo spazio e gli astri. Il Comitato di quartiere ha voluto incentivare la produzione artistica di murales moderni realizzate dagli allievi delle scuole elementari, medie e superiori, sul muro di recinzione della ex Villeroy & Boch, sul muro di recinzione posteriore della stazione ferroviaria e sui muri del sottopassaggio ferroviario ("il ponticello"). Teramo Blog del Comitato di quartiere della Gammarana, su gammarana.blogspot.com.

Stazione di Teramo
Stazione di Teramo

La stazione di Teramo è una stazione ferroviaria, gestita da Rete Ferroviaria Italiana, posta sulla ferrovia Teramo-Giulianova, a servizio del comune di Teramo. La stazione ferroviaria di Teramo, capoluogo dell'omonima provincia, venne costruita sul finire del XIX secolo in una zona della città all'epoca considerata ancora periferica rispetto al centro storico vero e proprio. La gestazione delle fasi progettuali, dal punto di vista burocratico e tecnico, fu notevolmente lunga. La realizzazione del complesso, autorizzata con legge del 29 luglio 1879, venne affidata all'impresa Eugenio Lastrucci, già esecutrice di diversi interventi edilizi presso la città di Pianella. La stazione fu solennemente inaugurata, alla presenza dell'allora Ministro dei Lavori Pubblici Francesco Genala, che giunse a Teramo sul primo treno appena entrato in servizio sulla linea proveniente da Giulianova, il 15 luglio 1884. L'evento fu grandiosamente organizzato nella città di Teramo: la spesa necessaria per i festeggiamenti inaugurali della nuova linea ferroviaria, interamente sostenuta dal comune di Teramo, ammontò a ben 8 499 lire dell'epoca. Il complesso venne inizialmente concepito come passante e non come terminale, dal momento che il progetto originario era quello di far proseguire i convogli provenienti dalla linea adriatica ben oltre la città di Teramo, inoltrandosi verso l'interno montano. Ben sei, difatti, furono gli studi pubblicati per prolungare la linea ferroviaria oltre lo scalo teramano: progetto Garneri (1885); progetto Crugnola (1887); progetto Muzi (1890); progetto Di Vella (1909); progetto Verrua (1927); progetto delle province di Teramo e dell'Aquila (1952). Nessuno di questi progetti vide tuttavia la luce, anche se quello che ebbe una certa parziale esecuzione fu quello del Di Vella, che prevedeva la realizzazione della ferrovia Roma-Giulianova, con Teramo che congiungeva i due capolinea. Si sarebbe così realizzata, attraverso quest'opera, una fondamentale linea di collegamento trasversale est-ovest nel centro Italia. Al completamento definitivo del progetto Di Vella mancò tuttavia il collegamento Teramo-Capitignano, poiché la linea Capitignano-L'Aquila venne invece effettivamente realizzata e messa in esercizio nel 1922, salvo poi essere smantellata nel 1935. L'edificio della stazione, con particolare riferimento al fabbricato viaggiatori, rispecchia totalmente quello dell'epoca umbertina nella quale vide la luce: la struttura è dotata di una certa maestosità, nonostante si tratti di una stazione piuttosto piccola. È costituita da un corpo centrale a doppia elevazione, con copertura a foggia vagamente romanica, affiancato da due corpi laterali ad unica elevazione. Il complesso architettonico, inequivocabilmente pregevole, venne decorato in talune aree interne dal momento che vennero concepiti sin dall'origine ambienti separati per ciascuna delle classi di servizio: trovarono quindi sede le sale d'attesa di prima e di seconda classe. Il piccolo atrio dell'ingresso principale, con volte a crociera, presentava due bei lampadari riccamente decorati, i cui anelli di aggancio sono ancora visibili su entrambi gli archi di sostegno. Sulla banchina principale, la sala posta all'estremità ovest ospita la sala d'attesa di prima classe. Seguivano quindi la sala d'attesa di seconda classe (corrispondente alla sala d'attesa in uso), l'ufficio del telegrafo e dei biglietti, un ufficio e il locale riservato al capostazione. La biglietteria, nel corso degli anni settanta, venne trasferita direttamente nell'atrio dell'ingresso principale. La sala d'attesa, un tempo corrispondente alla sala d'attesa di seconda classe, presenta sul soffitto un grazioso affresco raffigurante in due distinti riquadri i diversi mezzi di trasporto: stradale, ferroviario, aereo e navale. L'opera fu inequivocabilmente realizzata copiando l'immagine di copertina del numero 47 del periodico La Domenica del Corriere del 25 novembre 1923, nel quale venne riportata la notizia di una competizione sportiva avvenuta da Parma a Roma nel corso di quello stesso anno tra un'automobile del tempo e una locomotiva. L'immagine della competizione, vinta dall'automobile ed evidentemente di ampio interesse e diffusione nazionale, venne realizzata da Achille Beltrame sulla copertina del popolare settimanale e fu dunque replicata in maniera accurata nell'affresco presente nella stazione di Teramo. Dal lato dei binari, il fabbricato viaggiatori venne tardivamente dotato, intorno agli anni venti del XX secolo di una elegante pensilina in ferro in stile Liberty, con colonne portanti in ghisa e capitelli corinzi. La pensilina fu realizzata dalla società anonima L'Avvenire di Teramo, che nel 1934 sarà incaricata altresì di edificare l'edificio sede del convitto nazionale Melchiorre Delfico a Teramo. Del medesimo periodo è peraltro la fontana di acqua potabile, posta sul lato destro della banchina principale, anch'essa in ghisa e realizzata dalla società anonima L'Avvenire. Sino alla fine del XIX secolo, nell'oculo circolare posto sul timpano della facciata esterna del fabbricato viaggiatori era installato un orologio monumentale, non più presente. Il giardino della stazione era assai curato ed era altresì dotato di una piccola fontana ornamentale con vasca circolare e getto d'acqua centrale, attualmente non più in funzione, situata al di là del limite sinistro della banchina principale. Il complesso della stazione vede la presenza, oltre al sopra citato fabbricato viaggiatori, anche di altri edifici accessori al servizio ferroviario: la palazzina che ospita la sala relè, il magazzino per lo scalo merci (dismesso nel luglio 1993), il deposito locomotive e un ulteriore padiglione per l'alloggio degli uffici e del personale. I binari della stazione di Teramo, un tempo in numero di quattro, sono stati ridotti a due, tutti tronchi, di cui solo il primo è riservato stabilmente all'esercizio ferroviario mentre l'altro costituisce un'asta di manovra e, solo occasionalmente, adibito all'esercizio. Dopo l'ultimo scambio, sul lato ovest, sono poste i relativi paraurti ferroviari. Originariamente, il paraurti ferroviario del binario 1 era posto al km 25+226, in corrispondenza della fine del tronchino di raccordo con il binario 2. Dal quel punto esatto sarebbe dovuto nascere, secondo il progetto originario, il prolungamento della linea ferroviaria, trasformando così finalmente la stazione di Teramo da terminale a passante, ma non si pervenne mai a questo risultato. Nel corso del tempo i binari sono stati sostituiti due volte: nel 1974 sono stati smantellati i binari originali del 1884, dopo novant'anni di esercizio, e da ultimo, nel 2000, in previsione degli interventi per l'elettrificazione dell'intera linea ferroviaria avvenuta nel 2003. Il 30 marzo 2017 è stato soppresso il terzo binario. La stazione è servita ordinariamente da treni regionali a orario cadenzato espletati da Trenitalia e Ferrovia Adriatico Sangritana, nel rispetto del contratto stipulato con la Regione Abruzzo, e svolti prevalentemente con elettrotreni Jazz e Minuetto. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Bar Ristorante La stazione è connessa con: Fermata autobus urbani, suburbani ed extraurbani Adriano Cioci, La ferrovia Teramo-Giulianova, Cortona, Calosci, 1994, ISBN 88-7785-094-9. Rete Ferroviaria Italiana – Direzione Circolazione, Fascicolo Linea 103, su normativaesercizio.rfi.it, ed. dicembre 2003, Direzione Territoriale Produzione di Ancona. Teramo Ferrovia Teramo-Giulianova Ferrovia Adriatica Ferrovia L'Aquila-Capitignano Ferrovia Roma-Giulianova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stazione di Teramo Teramo, su rfi.it.

Santuario della Madonna delle Grazie (Teramo)
Santuario della Madonna delle Grazie (Teramo)

Il santuario della Madonna delle Grazie è un edificio religioso dedicato alla protettrice della città di Teramo; si trova appena fuori le mura del centro storico della città, nei pressi di Porta Reale (comunemente detta Porta Madonna) e del parco Ivan Graziani. La chiesa si sviluppa da una pianta rettangolare ad una sola navata e tre cappelle per parte. Il soffitto mostra volte a crociera, con una cupola semisferica affrescata da Cesare Mariani. Dietro alla cappella maggiore si trova l'abside. La facciata principale ha un portico con tre ingressi. Il monastero di Sant'Angelo delle Donne è stato un monastero benedettino femminile di Teramo del XII secolo. Sorse come dipendenza del monastero di San Giovanni di Scorzione a Pastignano, a sua volta dipendenza femminile dell'abbazia di Montecassino. L'inizio dei lavori, prima del 1153, fu reso possibile dalla donazione di un certo Todino, come testimonia l'iscrizione su una "pietra-documento". Papa Eugenio IV, forse su richiesta di fra' Giacomo della Marca, ne decise la trasformazione in un convento di frati minori osservanti e il vescovo di Penne, Giovanni da Palena presentò il progetto al papa Niccolò V, che lo approvò con una bolla del 15 febbraio 1449. Il nuovo convento fu intitolato a Santa Maria delle Grazie e le monache benedettine si trasferirono all'interno della città, La predicazione, e l'azione pacificatrice, dei religiosi attirò la devozione di un numero crescente di fedeli, tanto che già negli anni 1465 - 1475 fu necessario ingrandire e modificare il vecchio complesso. Sia il convento che la chiesa furono probabilmente ricostruiti ex novo, quest'ultima con un diverso orientamento della facciata, e fu iniziata la costruzione del campanile (per un quarto). Nel novembre 1521 Teramo fu miracolosamente liberata dall'assedio del duca Andrea Matteo d'Acquaviva, le cui truppe fuggirono precipitosamente alla vista di un'apparizione della vergine. Il vescovo Francesco Chierigatto, un nobile vicentino, consacrò la chiesa un martedì di Quaresima del 1524, il 1º marzo. Nel XVI secolo dinanzi alla chiesa della Madonna delle Grazie, si tenevano cerimonie pubbliche di pacificazione; dal marzo del 1559, ogni Domenica in albis (l'ottava di Pasqua) si celebrò la Festa della Pace. Nella seconda metà del XVII secolo (sulla facciata demolita era inciso l'anno 1687, in grandi numeri romani) la chiesa subì una serie di trasformazioni che seguivano il gusto barocco allora dominante. Si portò anche a termine il campanile, che è sopravvissuto fino ai nostri giorni e mostra ancora la differenza di stile tra la base più antica e lo stile barocco della parte superiore. Tra il 1892 ed il 1900 la chiesa antica in stile romanico fu demolita e ricostruita come oggi la possiamo vedere. L'operazione fu curata da Francesco Savini, su progetto architettonico del professor Cesare Mariani. Dell'antico tempio rimane solo il campanile ed alcuni capitelli rinascimentali nel chiostro attiguo. Il monastero si è salvato quasi integralmente. Il giorno dell'inaugurazione, il 27 settembre 1900, in un'affollata cerimonia l'arcivescovo di Lanciano, monsignor Della Cioppa, consacrò la nuova chiesa e l'altare maggiore. Il giorno seguente vennero consacrati gli altari delle famiglie Palma, Savini, Thaulero e Urbani dai tre vescovi, Russo di Pescina, Pietropaoli di Trivento, e Trotta di Teramo.. Sopra agli altari delle riconsacrate cappelle si possono vedere la grande tela di Pasquale Celommi Le tre Marie alla Croce (donata dal barone Filippone Thaulero), la Sacra famiglia di Vittorino Scarselli (donata dalla nobile famiglia Palma), il Trapasso di san Giuseppe (copia) di Francesco Tartagliozzi (donata da D. Francesco e D. Giuseppe Savini), una Madonna di Giacinto Stroppolatini. Tra il 1968 e il 1972, al tempo del Soprintendente Mario Moretti, vennero eseguiti importanti lavori resi necessari dal crollo di parte della loggia. Oltre agli indispensabili interventi di consolidamento, il chiostro fu restaurato e "liberato" verso la piazza. Sull'esterno del muro del convento, infatti, furono riportati a vista due archi dell'antico portico. Il chiostro, a pianta leggermente trapezoidale, si trova accanto alla chiesa. Su tre lati vi è una loggia doppia di archi a tutto sesto e massicce colonne, in pietra quelle inferiori ed in laterizio quelle superiori, con capitelli in stile lombardo-bizantino risalenti, probabilmente, alla prima metà del XII secolo. Il lato più antico, sopra un loggiato di archi a sesto acuto sorretti da brevi colonne in pietra, mostra ancora taccia delle strette finestre a doppio sguancio, risalenti al convento di Sant'Angelo delle Donne. La parte alta con le finestre rettangolari, è ascrivibile al rifacimento del XV secolo, come pure il loggiato superiore. Sull'altare maggiore vi è la splendida statua in legno policromo, risalente al XV secolo, della Madonna delle Grazie che, coperta da uno splendente manto d'oro, siede con il Bambino disteso in grembo. E un autentico capolavoro dell'arte abruzzese, secondo una tradizione fu donata, approssimativamente tra il 1470 ed il 1476, dallo stesso Giacomo della Marca. La critica lo ha attribuito a Sebastiano di Cola da Casentino, un allievo di quel Silvestro dell'Aquila che pure ne è stato ritenuto l'autore; recenti studi l'hanno ascritto invece allo scultore Giovanni di Biasuccio da Fonteavignone, figura strettamente correlata a Silvestro dell'Aquila con il quale aprì bottega all'Aquila nel 1471. Un abate de XVIII secolo affermò che l'autore era un artista di Frattoli. La statua è da sempre al centro della devozione popolare, di cui è testimonianza la imponente collezione di oltre 800 preziosi ex voto in lamina d'argento. La ricorrenza si festeggia il 2 luglio. C'è una copia di questa statua nella chiesa St. James ubicato a Penns Grove in New Jersey negli Stati Uniti. Nel maggio 2007, dopo circa un trentennio, la Sovrintendenza ha restituito al museo del santuario il suo pezzo più importante. Si tratta di un affresco murale molto rovinato, risalente alla seconda metà del XV secolo, della scuola di Carlo Crivelli. L'opera fu probabilmente commissionata dalla ricca comunità di mercanti albanesi che all'epoca risiedeva a Teramo. Al centro è raffigurata la Madonna delle Grazie in trono con il Bambino, in sacra conversazione con un vescovo alla sua destra, probabilmente san Berardo o san Ludovico di Tolosa, ed una suora a sinistra, la cui figura è avvolta per metà dalle fiamme: forse santa Chiara o la bizantina santa Parasceve. L'immagine della Vergine è una perfetta riproduzione di quella del polittico che Crivelli realizzò per la Chiesa di San Pietro Martire di Ascoli Piceno alla fine del XV secolo. L'affresco fu rinvenuto nel 1892, durante la demolizione del vecchio santuario, nella prima cappella di destra. Francesco Savini lo attribuì allo stesso Carlo Crivelli, ma questo non gli impedì di danneggiarlo gravemente nel distaccarlo. Pietro Alamanno fu successivamente indicato come autore dell'opera dal critico d'arte Ferdinando Bologna. La questione è ancora dibattuta. All'interno oggi si vedono dipinti, tra gli altri, di Giacinto Stroppolatini (I Sacri Cuori, del 1831), Gennaro Della Monica (Martirio di Santa Lucia, del 1898), Vittorino Scarselli (La Sacra Famiglia, del 1899), Pasquale Celommi (Le tre Marie alla Croce, del 1900) ed affreschi di Cesare Mariani, che si raffigurò grande vecchio con barba nell'affresco del Presepio. Guglielmo Aurini, Rassegna artistica (I, Cesare Mariani), in "Corriere Abruzzese", Teramo, 17 luglio 1901 (questo scritto, il primo di una serie di 4 articoli, riguarda la ricostruzione della Chiesa delle Grazie e le opere di Cesare Mariani al suo interno); Francesco Savini, Sulla ricostruzione della Chiesa delle Grazie a Teramo. Memoria letta nella seduta del Consiglio Comunale di Teramo il 29 marzo 1892, (VII) 1892, Fasc. VIII - Luglio - Agosto, p. 315; Francesco Savini, Una preziosa lapide e l'anno della prima edificazione della chiesa ora detta delle Grazie in Teramo, in RASLA, a. VII (1892), fasc.10, Francesco Savini, Pel compimento e per l'apertura al culto della nuova Chiesa delle Grazie in Teramo. Fatti, cifre e documenti, Teramo, Cioschi, 1903, pp. 28. Francesco Savini, Edifizii teramani del medioevo, Roma, Forzani, 1907 e successive edizioni; Mario Chini, Per la Madonna teramana delle Grazie, in «Rivista Abruzzese», a.IV (1951), pp. 65–78; Alberto Riccoboni, Madonna delle Grazie, in "Abruzzo e Molise", Roma, Touring Club, 1965, p. 160; Mario Moretti, Architettura medioevale in Abruzzo : dal 6. al 16. secolo, Roma, De Luca, 1971, pp. XXXVI-XXXVII, 570-575; Mario Moretti, Restauri d'Abruzzo (1966 - 1972), Roma, De Luca, 1972, pp. 294–295; Gaetano Miarelli Mariani, Monumenti nel tempo. Per una storia del restauro in Abruzzo e nel Molise, Roma, Carucci, 1979, ad indicem; Santuario S. Maria delle Grazie Teramo. Guida storico-artistica, Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, s.d. [m 1982, per l'ottavo centenario della nascita di San Francesco]; Berardo Marrocco, La statua lignea della "Madonna delle Grazie" nel santuario omonimo di Teramo, in "Aprutium", a. VI (1988), n. 1, pp. 57–62. Chiese di Teramo Teramo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario della Madonna delle Grazie Santuario della Madonna delle Grazie, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Fonte della Noce
Fonte della Noce

Fonte della Noce è una fontana storica della città di Teramo in Abruzzo. Il sito che l'accoglie si trova in via Fonte della Noce, all'interno dell'area naturale del Parco fluviale del Vezzola a pochi passi dal centro cittadino. L'impianto della fontana è stato costruito in epoca medievale e destinato alla distribuzione dell'acqua potabile. Nel corso del tempo, fino agli anni Trenta del periodo interbellico, ha contribuito a soddisfare il fabbisogno idrico della zona nord della città, quando l'acqua corrente non era ancora stata condotta all'interno delle abitazioni. È stato utilizzato, inoltre, anche come lavatoio pubblico ed abbeveratoio. La fonte prende la denominazione "della Noce" per la presenza delle innumerevoli piante di noce che vi sono nelle sue vicinanze che, con i loro arbusti e le loro chiome, ne caratterizzano l'ambiente circostante. Si trova notizia di un'opera di restauro della fonte, per assicurarne la conservazione, negli Annali civili del Regno delle due Sicilie dell'anno 1835. Il luogo è noto e ricordato anche nelle vicende storiche teramane poiché fu visitato dalla regina Giovanna di Trastámara, più nota come Giovanna d'Aragona, principessa della corona d'Aragona e regina consorte, poi vedova, del re Ferdinando I di Napoli. La sovrana, nel mese di giugno dell'anno 1514, trascorse cinque giorni nella città di Teramo per acquisirne il possesso. Lo storico Mutio dè Muzji ha narrato, con dovizia di particolari, tutti gli accadimenti del soggiorno della regnante e della sua corte, tra i quali la visita alla Fonte della Noce. Secondo quanto riportato dal Muzji, Giovanna d'Aragona rimase particolarmente colpita da queste acque, limpide e fresche, ed ordinò di allestire il banchetto di una cena, allietata da musici e danzatori, da consumare presso l'area della fontana. «Si trattenne la Regina in questa Città per lo spatio di cinque giorni, dove hebbe grandissimo gusto, e soddisfazione, havendo visitate tutte le Chiese, e Reliquie, che in essa vi sono, et havendo anche per gusto voluto andare a vedere l'Acquaviva luoco di molto spasso in questa Città per li molti herbaggi, et acque limpide, che vi sono, che la regina, e tutti quei Signori, che l'accompagnavano si hebbero gran gusto, le fu anche dalla Città fatta una cena alla fonte della Noce che ricevé gusto mirabile».Mutio dè Muzji, Storia della città di Teramo, 1588 Lo storiografo Niccola Palma, riprendendo dalle parole del Mutji, ha tramandato anch'egli i particolari dell'allestimento per il banchetto voluto dalla regina d'Aragona nel secondo giorno della sua presenza a Teramo. Per accogliere il convivio della sovrana, i Signori del Reggimento composero intorno alla fonte due boschetti di piante e di rami intrecciati di pioppi che ombreggiassero e rendessero più dilettevole lo spazio. Un boschetto fu sistemato tra la fonte e le mura della città, mentre l'altro nell'area più a destra del perimetro. Nei due albereti, così ricostruiti, si nascosero i musici e 12 danzatori, vestiti «alla moresca», che con varie uscite intrattennero i commensali. Furono, inoltre, formate due fonti artificiali, una in cui scorreva copiosamente l'acqua e nella seconda del vino rosso. Giovanna d'Aragona ebbe una tavola separata, rispetto al resto dei cortigiani del suo seguito, in cui desinò con sua figlia. La reale comitiva rimase presso la fonte fino al calar della sera. A ricordo di questo evento, una lapide che reca scolpite le parole della descrizione del Muzji, è stata posta in occasione del quattrocentesimo anno dalla visita della sovrana. Fonte della Noce dispone le sue semplici ed essenziali linee architettoniche su un'ampia ed ariosa area rettangolare delimitata da tre alte pareti in muratura, erette con pietre e laterizi, disposte a " C ". Il quarto lato è perimetrato da un basso muretto dotato di apertura che ne consente l'accesso. La sua struttura, costruita prevalentemente in pietra, è composta complessivamente da due abbeveratoi, un lavatoio e un bacino circolare ornato da una fascia baccellata che prende acqua da un semplice, piccolo rosone. Annali civili del Regno delle Due Sicilie, (Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile 1835), Vol. 7, Napoli, dalla Tipografia del Real Ministero degli Affari Interni, anno 1835, p. 23. Mutio de Mutji, con note ed aggiunte di Giacinto Pannella, Della storia di Teramo: dialoghi sette, (Storia di Teramo dalle origini alla metà del secolo XVI), Teramo, Tipografia del Corriere abruzzese, anno 1893, pp. 236–237. Niccola Palma, Storia della Città e Diocesi di Teramo (“Storia ecclesiastica e civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli), ristampa moderna a cura della Cassa di Risparmio di Teramo, Edigrafital, Sant'Atto di Teramo, anno 1979, Vol. II, pp. 465, 474-475. Fontana Teramo Giovanna di Trastámara Fonte del Latte (Teramo) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fonte della Noce Fonte della Noce, su teramoculturale.it. URL consultato il 29 maggio 2016. Fonte della Noce di Teramo, su regione.abruzzo.it. URL consultato il 29 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2016). M. dè Muzji, Della Storia di Teramo, 1893 - consultazione on line, su abruzzoinmostra.it. URL consultato il 29 maggio 2016.

Chiesa della Madonna della Salute (Teramo)
Chiesa della Madonna della Salute (Teramo)

La chiesa della Madonna della Salute è un luogo di culto cattolico sito nel quartiere residenziale di Villa Mosca nella città di Teramo. È stata istituita come sede parrocchiale, con decreto vescovile, nell'anno 1968 da monsignor Abele Conigli, distaccando il suo territorio dalla parrocchia cittadina del Sacro Cuore. Appartiene alla giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Teramo-Atri. Gli immobili della parrocchia si elevano all'interno del quartiere di Villa Mosca, tra via Antonio Micozzi e via delle Plaje, nei pressi del bivio che conduce alla frazione di Villa Viola, su un dolce declivio che domina la collina. Gli edifici sono circondati dalle abitazioni, dal verde attrezzato comunale e da un'ampia piazza. L'estensione della competenza parrocchiale comprende l'intero quartiere di Villa Mosca, l'ospedale Mazzini e le frazioni di: Viola - Chiesa di Sant'Antonio Cannelli - Chiesa di San Gabriele dell'Addolorata Sciusciano - Chiesa dell'Assunta A partire dal Secondo dopoguerra e soprattutto dalla fine degli anni ottanta, l'area di Villa Mosca ha avuto un consistente sviluppo urbanistico tuttora in espansione. Con il delinearsi della fisionomia del nuovo quartiere fu costituita anche la nuova parrocchia, ufficialmente istituita dal vescovo Abele Conigli il 6 luglio 1968. La cura delle anime dei residenti fu affidata al primo parroco, don Giovanni Saverioni, nominato dallo stesso prelato. Il sacerdote, dopo aver condotto innumerevoli tentativi al fine di individuare un terreno su cui costruire la nuova chiesa e la nuova casa parrocchiale, avviò il suo ministero celebrando le funzioni religiose in alcuni locali messi a disposizione dai privati cittadini, residenti nella zona. Come egli stesso ricorda, nei suoi scritti, officiò la prima celebrazione eucaristica della nuova parrocchia teramana il 20 ottobre 1968, alla presenza del vescovo Conigli, sulla loggia della scalinata di una abitazione. Nell'anno 1981, il curato riuscì ad avere in prestito alcune stanze non utilizzate dalla USL ubicate al di sopra dell'edificio dell'ex Sanatorio. In questi ambienti allestì il primo altare e destinò 4 aule all'insegnamento del catechismo ai più piccoli. Questa sede è rimasta aperta e funzionante per 14 anni, fino al 1995. Nel corso degli stessi anni don Saverioni, per avere uno spazio definitivo per la sua chiesa, domandò aiuto a Carino Gambacorta, al tempo sindaco di Teramo, che annunciava la preparazione di un nuovo piano regolatore. In data 18 novembre 1988 il parroco Saverioni ebbe la concreta disponibilità dell'area su cui procedere alla erezione degli edifici religiosi, utilizzando il tanto desiderato terreno donato dall'Amministrazione Comunale di Teramo con il permesso del Ministro dell'Interno. La zona ha una superficie di 4000 m² e si estende sul declivio della collina all'altezza del bivio della strada che conduce alla frazione di Villa Viola. I lavori di costruzione, avviati nel novembre 1993, partirono dalla casa parrocchiale. Con la realizzazione del primo blocco del complesso si ebbero stanze, un salone per le celebrazioni e sei aule per il catechismo, che si resero completamente fruibili e funzionanti dal 1995. Nella giornata di domenica, 30 ottobre 1994, è stata celebrata la prima messa nel primo lotto della nuova costruzione, in concomitanza con la ricorrenza dei 50 anni di sacerdozio di don Saverioni, alla presenza del vescovo Antonio Nuzzi. In seguito è stata elevata anche la fabbrica della chiesa, agibile e in via di completamento, fu inaugurata l'8 dicembre 2001, giorno della festa dell'Immacolata Concezione alla presenza del vescovo Nuzzi. L'intera spesa per la creazione di questo complesso religioso, ancora non ultimato, è stata finanziata dalla CEI, dalle donazioni devolute dei parrocchiani e da persone originarie di questi luoghi. L'intero insediamento religioso dispone di 4.000 m² di terreno sui quali si elevano la casa parrocchiale e la chiesa. Le due strutture, accostate e comunicanti tra loro, ricoprono complessivamente circa 1.100 m² di superficie, di cui 900 m² sono occupati dall'edificio della chiesa e i restanti 200 m² dalla casa parrocchiale. Quest'ultima è stata alzata su due piani ed al suo interno accoglie gli ambienti destinati all'abitazione del presbitero, gli uffici della parrocchia e le aule destinate a svolgere le attività della prepositura. Nei rimanenti 2900 m² del terreno vi sono piazzali, camminamenti di passaggio e un campo da basket-pallavolo. Le strutture del complesso religioso sono state progettate dall'architetto Narcisio Mariotti ed eseguite sotto la direzione dell'ingegner Bruno De Berardis dalla ditta Di Ferdinando. Il corpo di fabbrica, cromaticamente chiaro, interamente costruito in cemento armato, è orientato a sud-ovest e presenta due ingressi nella facciata principale. Le entrate sono state ideate e costruite parallele alle due strade che contornano parte del terreno su cui sorge il complesso religioso. L'interno del vano sacro si connota con caratteristiche di semplice, elegante e sobria essenzialità. Lo spazio, capace di accogliere 500 persone, si compone di una grande aula con annessa una cappella feriale. Entrambi gli ambienti sono pavimentati prevalentemente in marmo chiaro intercalato da marmo rosso e prendono luce da vetrate dipinte con temi legati all'iconografia sacra e alla vita di Gesù. Le opere pittoriche sono state eseguite dalla pittrice Fabienne Di Girolamo. Sono presenti, inoltre, le statue del gruppo della Sacra Famiglia e l'effigie mariana della Madonna della Salute, cui è dedicata l'intitolazione della chiesa. Nell'anno 2015 è stato compiuto il completamento della pavimentazione interna e della ridefinizione dell'aula liturgica, ideata e realizzata dall'architetto Ascenzio Faiazza. È stato anche messo in opera l'impianto di riscaldamento, progettato dall'ingegnere Ezio Camaione. L'esecuzione dei lavori è stata curata dalle ditte: Osvaldo Di Giuseppe, P8 Applicolor, Capretta impianti e Costruzioni Spinozzi Group. L'impianto sportivo di pallacanestro e pallavolo, intitolato alla memoria di don Giovanni Saverioni, è stato inaugurato il 18 gennaio 2015, alla presenza delle autorità cittadine, del vescovo Michele Seccia e del padre generale dei Trinitari Jose Narlaly. L'opera è stata realizzata nell'ambito del progetto "Sport in Church: Youth On The Move" con il contributo della Regione Abruzzo e l'impegno di molti parrocchiani, dalla Costruzioni Spinozzi Group. Delfino Reggimenti, Finalmente ci siamo!, in L'Araldo Abruzzese, XCVII, n. 41, Teramo, 2001, p. 1. Gaetano Sperandii, 8 dicembre 2001 Un giorno memorabile, in L'Araldo Abruzzese, XCVII, n. 41, Teramo, 2001, p. 1. Narcisio Mariotti, Un complesso non solo chiesa. Gli elementi, le funzioni della struttura in posizione dominante, in L'Araldo Abruzzese, XCVII, n. 41, Teramo, 2001, p. 2. Giovanni Saverioni, Una Parrocchia sotto la tenda, in L'Araldo Abruzzese, XCVII, n. 41, Teramo, 2001, p. 3. Giovanni Saverioni, Storia della Parrocchia - dalla "Tenda alla Casa di Dio", in La Tenda, mensile culturale e sociale, XXVII, n. 10, Teramo, dicembre 2001, pp. 7-8. Quartiere di Villa Mosca Abele Conigli Michele Seccia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Madonna della Salute

Quartiere Colleatterrato

Colleatterrato è un quartiere di Teramo. È diviso in due nuclei, meglio individuati come Colleatterrato Basso e Colleatterrato Alto, collegati dalla strada principale che l'attraversa e denominata Via Giovanni XXIII. Colleaterrato Alto e Colleatterrato Basso hanno due borghi antichi attorno ai quali sono nate zone di recente costruzione a seguito dell'istituzione di "zona 167". Agli inizi degli anni '70 il Comune di Teramo, individuò in detta zona (est versante mare) alcune aree sulle quali, l'Istituto Autonomo Case Popolari della provincia di Teramo (I.A.C.P.), realizzò gli edifici di edilizia residenziale. Anche alcune Cooperative edilizie trovarono in questa zona le aree destinate alla costruzione di abitazioni per i soci, per cui ben presto il quartiere prese vita e oggi è uno dei più popolosi della città. È di recente costituzione un ampliamento della parte "bassa" denominata S. Benedetto dove sono stati realizzati nuovi edifici sia dall'A.T.E.R. (ex IACP) che dalle Cooperative. La sua architettura è di grande interesse storico e artistico. Edificata nel 1512 forse su un preesistente edificio fortificato, come testimonia la presenza all'interno del campanile di una struttura circolare interpretata come un'antica torre di difesa. Alcuni ritengono che la chiesa sia sorta sull'antico complesso benedettino di Santa Maria in Carterulis. Di particolare interesse la leggenda secondo la quale un giorno le genti del luogo videro una donna celestiale apparire sopra il cerquone (la grande quercia) di Cartecchio. La donna chiese testualmente al popolo: Qui presso s'innalzi la nuova chiesa alla gran madre di Dio!. Quindi la figura scomparve e un fulmine colpì l'albero sul cui terreno in seguito fu costruita una nuova chiesa. Secondo la tradizione, il nome di Cartecchio potrebbe derivare proprio dalla quercia “scartecchiata”, ovvero divelta. Il quercione e le tradizioni ad esso collegate furono studiate da Pannella che al riguardo pubblicò un saggio sulla Rivista Abruzzese. È invece grazie al pittore Salvatore Di Giuseppe che è giunto fino a noi un dipinto che raffigura chiesa e "quercia". Teramo

Chiesa di Sant'Antonio (Teramo)
Chiesa di Sant'Antonio (Teramo)

La chiesa di Sant'Antonio, già convento di San Francesco, è una chiesa della città di Teramo. Edificata nel XIII secolo, si trova in corso De Michetti, all'angolo con largo Melatino. Dal 1902 è stata inclusa nell'elenco dei Monumenti nazionali italiani. Sotto il dominio Svevo prima e sotto quello Angioino poi, la città di Teramo si dotò degli edifici più importanti ancora oggi esistenti: nel 1207 il vescovo Sasso concedette la libertà comunale alla città e questa rinnovata fiducia portò ad un periodo di pace e sviluppo economico ed edilizio; proprio in questo periodo verranno costruiti il palazzo vescovile, la chiesa e convento di San Domenico e di San Francesco. Il primo impianto del convento di San Francesco risale al 1227 con caratteristiche simili al contemporaneo convento dei domenicani di Porta Romana (convento di San Domenico) e al convento francescano di Campli: si presentava con una chiesa ad aula unica ed abside rettangolare con alta bifora ogivale trilobata, chiostro porticato, refettorio e celle dormitorie; nel 1309 venne costruito il campanile da mastro Antonio di Florio e poco più tardi, nel 1327, la chiesa venne completata ed ampliata. Nel 1584, mentre si scavava per abbellire il chiostro, furono portati alla luce idoli in bronzo, medaglie, pezzi di colonne, marmi e un pavimento in lastre di porfido di sicura fattura romana. Il fianco della chiesa, ritmato da contrafforti, presenta due finestre, un rosone e un ingresso richiusi; delle arcatelle che formavano la cornice di coronamento, abbattute durante il rifacimento barocco, ne resta un tratto presso il campanile. Sulla facciata principale si scorgono i resti di un affresco raffigurante San Cristoforo, almeno stante alla tradizione popolare, una cornice orizzontale al centro del fronte presenta la stessa fattura del portale con una sequenza di foglie; a monte della cornice si notano due finestroni richiusi e uno più in alto e più grande che illumina la navata. La tipologia del portale rinvia a quelli della cattedrale di Atri e della chiesa di Santa Maria di Propezzano a Morro d'Oro, ma coincide quasi perfettamente con quello di San Francesco a Campli e di Sant'Antonio a Morro D'Oro: è stato realizzato su una grande strombatura del muro e composto con grande armonia degli elementi di intarsio, delle colonne tortili e dei motivi floreali; colonnine a tortiglione o a spina di pesce salgono all'archivolto dove la decorazione si arricchisce con giri di fogliame. I singoli elementi del fogliame sono disposti con l'asse piegato secondo la curvatura del semicerchio in modo da lasciare percepire l'effetto di una foglia nascente dietro l'altra, componendo nella grande varietà un unico elemento. Da notare infine l'uccello scolpito in mezzo alle foglie dei capitelli di sinistra e i due volatili posti al centro e a monte della lunetta e sotto la chiave di volta. Il campanile in laterizio si erge per due piani sopra al tetto, su quello inferiore è applicato l'orologio e sul vano superiore, evidentemente rifatto, sono collocate ben quattro campane. Non si notano segni rivelatori della posizione e delle forme originarie del campanile, non è certa la sua realizzazione, ma si ipotizza che fosse realizzato a vela sulla parete esterna della chiesa. Notevoli le arcatelle di coronamento che un tempo correvano su tutta la lunghezza della chiesa: queste sono realizzate ad archi ogivali con accoltellate di mattoni poggianti su mensoline in pietra e corone di bordo realizzate con filare di mattonelle in laterizio. L'interno si presenta con due chiese, l'una più grande detta di San Francesco e l'altra di Sant'Antonio realizzata nel vecchio refettorio. La chiesa di San Francesco, posta a destra dell'abside, si presenta in stile barocco; nell'intercapedine sono state realizzate delle cappelle laterali dedicate rispettivamente: all'Addolorata, alla Madonna del Rosario, a sant'Antonio, a santa Lucia con quadro del Sacro Cuore. Vi sono, tra queste, anche la cappella Muzi con statua di Santa Maria Assunta e la cappella di San Francesco; sull'abside semicircolare si trovano due tempere ispirate all''Antico Testamento; al centro dello stesso abside troneggia la statua della Madonna e più in alto una tempera rappresenta l'incoronazione della Vergine Maria. La cappella di Sant'Antonio è anch'essa in stile barocco e settecentesco: si presenta a navata unica absidata con affreschi, quadri e una notevole cupola che risulta illuminata da otto finestrelle al cui centro troneggia un sant'Antonio in gloria; ai lati si ergono dieci colonne corinzie addossate alle pareti. Sull'altare c'è la statua della Madonna Immacolata, mentre, nei quattro triangoli di raccordo tra la cupola e la navata della cappella, sono rappresentate le quattro virtù cardinali: giustizia, prudenza, fortezza e temperanza. Presenti notevoli dipinti, tra cui merita menzione il quadro di Vincenzo Baldati, realizzato nel 1792, che rappresenta sant'Antonio in ginocchio che guarda San Bonaventura da Bagnoregio, teologo della chiesa, nel momento in cui, finito di revisionare la regola francescana, rivolge lo sguardo al cielo ed offre il lavoro alla Madonna Immacolata. Nella cantoria principale troneggia un grande organo a tre tastiere. Sul soppalco della capellina è presente un vecchio organo realizzato nel 1862 da Vitale De Luca, restaurato e ricostruito nel 1997. Nell'atrio della cappella è collocato un baldacchino in stile neogotico realizzato in legno dorato nel 1903 da Raffaele De Fabritiis. Domenico Di Baldassarre, Chiesa di Sant'Antonio, già Convento di San Francesco, Edigrafital S.p.A., Teramo 2000. Chiese di Teramo Teramo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Antonio