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Chiesa della Madonna dell'Ulivo

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Madonna dell'Ulivo 12
Madonna dell'Ulivo 12

La chiesa della Madonna dell'Ulivo si trova a Prato. La chiesa, completata nel 2004 su progetto di Gino Mazzoni, ha una dinamica struttura in cemento armato, a pianta romboidale, con basamento rivestito in alberese, e si caratterizza per l'ampia vela della copertura che si impenna, lasciando posto a un'ampia vetrata, nella zona sopra la cappella feriale, dietro l'altar maggiore. Il campanile, progettato da Claudio Consorti, ha un'acuminata pianta triangolare. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Madonna dell'Ulivo Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa della Madonna dell'Ulivo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa della Madonna dell'Ulivo
Piazzale del Trebialto, Prato Mezzana

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Chiesa della Madonna dell'Ulivo

Piazzale del Trebialto
59100 Prato, Mezzana
Toscana, Italia
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Madonna dell'Ulivo 12
Madonna dell'Ulivo 12
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Luoghi vicini

CID / Arti Visive

Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive è la biblioteca del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e fa parte del Sistema bibliotecario provinciale pratese. Raccoglie decine di migliaia di cataloghi di mostre e monografie sull'arte contemporanea, centinaia di audiovisivi e di riviste di settore con l'obiettivo di documentare i movimenti artistici del XX e XXI secolo e gli eventi espositivi di maggior rilievo, nazionali e internazionali. All'inizio degli anni Ottanta Egidio Mucci, docente di Semiologia alla Facoltà di Architettura di Firenze, il curatore e critico d'arte Pier Luigi Tazzi ed Enzo Bargiacchi, funzionario della Regione Toscana con competenze informatiche, proposero un progetto di centro di documentazione sulle arti visive contemporanee al Comune di Prato, che lo attivò a partire dal 1982. Il concetto di centro di documentazione era stato sviluppato da Egidio Mucci e Pier Luigi Tazzi in due convegni sui problemi della critica d'arte tenutisi a Montecatini Terme: Critica 0 nel 1978 e Critica 1 nel 1980. Fu però nel 1984 che i due organizzarono insieme a Enzo Bargiacchi e al personale dell'Assessorato del Comune di Prato il convegno Progetti d'Archivio, che si svolse dal 6 al 8 aprile e che si focalizzò sulla situazione degli archivi di arte contemporanea in Italia e in Europa. Con l'occasione furono presentati i progetti per il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e quello per il CID / Arti Visive, che si prefiggeva di raccogliere riviste e pubblicazioni specializzate sull'arte contemporanea, ma anche conservare il cosiddetto materiale minore, cioè inviti, dépliant e manifesti relativi a mostre ed eventi. In un primo periodo, il materiale fu riunito e conservato presso la sede dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato. Successivamente la biblioteca fu inclusa nel progetto degli spazi del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e aperta al pubblico nel 1989. La collezione della biblioteca si costituisce nel gennaio 1984 a partire da un’emeroteca specializzata e dalla successiva acquisizione di materiali (cataloghi, inviti, locandine e manifesti) relativi all’attività espositiva pratese e toscana degli anni Settanta - primi anni Ottanta. A partire dal 1985 il primo nucleo della raccolta è integrato da acquisti programmatici, dal mutuo scambio di pubblicazioni con istituti di rilevanza nazionale e internazionale, dalle donazioni di raccolte private di critici, editori, artisti e studiosi d’arte. A questi si aggiungono le pubblicazioni e i materiali legati all'attività espositiva e didattica del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, incluse le registrazioni dei laboratori di Bruno Munari. All'interno della collezione del CID / Arti Visive si individuano i seguenti fondi: Il Fondo Ferruccio Marchi è stato acquistato dal Comune di Prato nel 1985 in seguito alla morte del fondatore della casa editrice d’arte Centro Di, con sede a Firenze. La raccolta è formata da libri d'artista, manifesti, monografie e cataloghi di mostre che documentano in particolare i movimenti artistici degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Giancarlo Politi è stato acquistato fra il 1986 e il 1987 e raccoglie cataloghi di mostra e saggi monografici pubblicati negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. La formazione del fondo è avvenuta in concomitanza con i primi anni di attività della rivista d’arte Flash Art, di cui Giancarlo Politi è stato fondatore. Il Fondo Libri d’artista comprende le opere in forma di libro d'arte risalenti agli anni Sessanta e Settanta del XX secolo parte dei Fondi Marchi e Politi, a cui dal 1994 si sono aggiunte successive donazioni. Il Fondo Ermanno Migliorini è stato acquistato nel 1986 ed è formato in prevalenza da cataloghi di mostre italiane prodotti negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Il Fondo Galleria Metastasio è stato donato fra il 1988 e il 1992 dal collezionista pratese Carlo Palli e documenta l’attività espositiva della galleria e le sue relazioni con il mondo artistico contemporaneo durante gli anni Ottanta del XX secolo. Il Fondo Enrico Crispolti è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e raccoglie una parte di volumi e opuscoli appartenuti allo storico e critico d’arte. Il Fondo Galleria Il Bisonte, Firenze è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e documenta l’attività artistica fiorentina e toscana degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Sergio Santi è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e testimonia prevalentemente l’arte del XX secolo. L'Archivio Francesco Vincitorio è un fondo donato nel 1994 e comprende il carteggio e l'archivio fotografico di Vincitorio e la raccolta in cinque volumi della rivista “NAC-Notiziario Arte Contemporanea”(1968-1974), di cui era direttore. Il Fondo Salone di Villa Romana è stato acquisito all’inizio degli anni Novanta del XX secolo e incrementato da una successiva donazione nel 2006 da parte della residenza per artisti Villa Romana (Firenze). Il fondo documenta l’arte moderna e contemporanea, con particolare riferimento al periodo dell’Espressionismo tedesco e alle correnti artistiche italiane e straniere del secondo dopoguerra. Il Fondo Loriano Bertini è stato acquisito fra il 2002 e il 2015. La raccolta, appartenuta a uno dei soci fondatori del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, documenta prevalentemente le avanguardie storiche e il secondo dopoguerra. Il Fondo Carla Lavatelli è stato donato nel 2018 ed è costituito da materiale bibliografico appartenuto all’artista italo-americana in cui si rileva una prevalenza di pubblicazioni dedicate alla scultura contemporanea internazionale. Inoltre, la biblioteca conserva in comodato d'uso il Fondo Mario Mariotti e il Fondo Leonardo Savioli. Il primo documenta nel suo complesso l'attività dell'artista fiorentino Mario Mariotti e contiene materiali rari e inediti, tra cui progetti, fotografie e registrazioni. Il secondo comprende materiale proveniente dallo studio dell'architetto Leonardo Savioli e fa parte di una donazione più ampia risalente al 2008 ed effettuata dalla vedova Flora Wiechmann Savioli alla Regione Toscana. Maria Teresa Bettarini e Pier Luigi Tazzi, Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 23-29. Egidio Mucci, Ipotesi di lavoro per la costituzione del Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive di Prato, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 45-48. Annaelisa Benedetti e Emanuela Porta Casucci, Centro informazione e documentazione CID/Arti Visive, in Marco Bazzini e Stefano Pezzato (a cura di), La collezione, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Prato, 1ª ed., Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2009, pp. 339-347, ISBN 978-88-09-74273-4. Maria Teresa Bettarini, Il Centro Pecci a Prato. Costruire un'idea. La politica culturale tra il 1980 e il 1995. Fatti e antefatti visti dall'interno, 1ª ed., Pistoia, Gli Ori, 2018, ISBN 978-88-7336-735-2. Prato Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sistema bibliotecario provinciale pratese Sito ufficiale, su centropecci.it. CID / Arti Visive, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.

Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, diretto da Stefano Collicelli Cagol, è un centro polifunzionale situato a Prato che ha come finalità le attività museali di raccolta, conservazione e valorizzazione di opere d'arte contemporanea, i servizi di informazione, didattica e documentazione, l'organizzazione di esposizioni temporanee, rassegne, eventi. Al Centro è riconosciuta la funzione pubblica di coordinamento del sistema regionale dell'arte contemporanea. Nel 2016 il Centro Pecci ha riaperto dopo il completamento dell'ampliamento a firma dell’architetto Maurice Nio e la ristrutturazione dell’edificio originario progettato dall’architetto razionalista Italo Gamberini. Oggi il complesso ospita, oltre a più di 3000 m² di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata CID/Arti Visive, che conta un patrimonio di circa 60 000 volumi, l’auditorium–cinema, la libreria, il ristorante e il bistrot e il teatro all'aperto. Il centro fu costruito dall'architetto Italo Gamberini (autore anche della vicinissima Galleria Farsetti) su incarico dell'industriale pratese Enrico Pecci, in memoria del figlio scomparso Luigi Pecci. In un primo tempo venne elaborato un progetto, in collaborazione con l'ingegnere Attilio Mazzoni, ispirato al palazzo della CEE a Bruxelles (il cui modello venne presentato all'amministrazione comunale alla fine del 1978). Finalmente nel 1981, approvato l'impianto urbanistico - consistente nell'edificio museale e in due corpi da destinarsi a terziario - e individuata l'area (un lotto di proprietà di una società di cui Pecci era consigliere delegato), Italo Gamberini ricevette l'incarico di procedere alla stesura definitiva del progetto e alla conseguente realizzazione. Lo studio urbanistico e architettonico fu approntato entro il dicembre del 1981: dopo numerosi incontri fra la committenza, l'amministrazione e il progettista, la concessione edilizia fu finalmente rilasciata il 28 febbraio del 1984. I lavori vennero avviati nel 1985; nell'autunno del 1986 era già completata la struttura (fondazioni, solai, telai metallici, scale esterne e copertura), mentre i tamponamenti e le finiture furono portati a termine agli inizi del 1988. Il museo venne ufficialmente inaugurato il 25 giugno 1988 con la mostra panoramica Europa oggi. La struttura originaria, ispirata al modello polifunzionale del Centro Georges Pompidou di Parigi, comprende lo spazio espositivo, il CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive con la biblioteca specializzata sull'arte e sull'architettura contemporanea; il Dipartimento Educazione, inaugurato alla fine degli anni Ottanta con la didattica sperimentale di Bruno Munari, che ha formato il personale interno che ha poi gestito in autonomia i laboratori fino al 2014; la Sezione Eventi dedicata nei primi quindici anni ad attività musicali, video e performative nell'auditorium e nell'anfiteatro, a cui si aggiungono le proposte editoriali, i programmi di incontri e approfondimenti culturali. L'attività museale si è rivolta alla costituzione e all'incremento di una raccolta permanente che rappresentasse la traccia duratura di ciò che era proposto in occasione di mostre temporanee, incentrate prevalentemente sugli sviluppi artistici italiani e internazionali, partendo dall'attualità per arrivare a comprendere ricerche artistiche della seconda metà del Nocevento. Il patrimonio raccolto ha stimolato, a partire dagli anni Duemila, una riflessione sulla centralità della collezione e su attività come la catalogazione e la conservazione, affiancate stabilmente all'organizzazione e presentazione di mostre temporanee. L'adeguamento degli spazi tecnici al piano interrato e il potenziamento dello spazio espositivo dedicato alla collezione sono gli sviluppi del processo di rifunzionalizzazione avviato in particolare fra il 2005 e il 2011 sotto la presidenza di Valdemaro Beccaglia, che ha indotto la direzione a prevedere l'ampliamento dell'edificio di Gamberini e la famiglia Pecci a proporne concretamente la realizzazione, commissionando il nuovo progetto all'architetto Maurice Nio. Si compone oggi di due parti: l'edificio progettato negli anni Ottanta dall'architetto Italo Gamberini e la struttura in costruzione progettata dallo studio Maurice Nio / NIO architecten di Rotterdam, che abbraccia quella originaria e ne raddoppia la superficie espositiva. L'edificio di Gamberini si sviluppa sopra ad un livello interrato, che ospita gli spazi tecnici del museo, su due piani che alternano forme asimmetriche e simmetriche, volumetrie organiche e razionali, seguendo una pianta ad andamento a U segmentata, chiusa dalla cavea semicircolare del teatro all'aperto e circondata da un giardino. Al piano terra dal 2003 sono stati ricavati spazi dedicati ai progetti d'artista e interventi specifici temporanei, accanto ai laboratori didattici, al bar-ristorante e all'auditorium collocati in questa zona dall'inaugurazione. Al primo piano si trovano l'accoglienza e le sale museali a pianta quadrata, sottoposte nel 2003 ad un radicale intervento di restyling architettonico. L'ingresso al piano nobile, introdotto esternamente da un ponte scoperto rialzato su un lato del giardino, è collegato internamente per mezzo di un tunnel coperto dall'edificio laterale che ospita piccole sale espositive dedicate a mostre di carattere specialistico e documentario, la biblioteca del CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive e gli uffici del Centro. Ulteriori spazi espositivi sono stati ricavati nel locale posto sotto alla gradinata del teatro. La frequente occupazione e modificazione degli spazi ha permesso di aumentare la capacità espositiva temporanea del museo, tuttavia non ha risolto il gap esistente fra le reali esigenze del Centro e l'effettiva disponibilità di ambienti da dedicare alle esposizioni. L'ampliamento architettonico progettato da Maurice Nio risponde a questa esigenza, creando un nuovo circuito espositivo per le sale del primo piano, diversificando gli assi di fruizione e razionalizzando il flusso dei visitatori. La nuova parte ad anello cinge l'edificio originale toccandolo solo quando e dove è necessario per il circuito, orientando l'entrata principale verso la strada. Edificio La collezione include circa mille opere, in prevalenza sculture, installazioni e ambienti, dipinti e opere video, realizzati dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi e acquisiti per lo più in seguito alle mostre. Nuclei specifici di opere provengono dalla Collezione Carlo Palli, da acquisizioni degli Amici del Centro Pecci e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Di particolare rilievo risultano i lavori di vari esponenti dell'Arte Povera e della Transavanguardia, così come di artisti dell'ex URSS. La raccolta comprende inoltre un vasto repertorio di opere e progetti di Poesia Concreta, Poesia Visiva, esperienze visuali di musicisti e performer, sezioni dedicate all'Architettura Radicale, al Cinema d'artista in Toscana dal 1964 al 1980, al libro d’artista. In collezione, tra le altre, vi sono opere di Vito Acconci, Nobuyoshi Araki, Stefano Arienti, Marco Bagnoli, Rossella Biscotti, Botto & Bruno, Paolo Canevari, Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Jan Fabre, Lucio Fontana, Marco Gastini, Piero Gilardi, Dmitry Gutov, Emilio Isgrò, Ilya Kabakov, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Barbara Kruger, Francesco Lo Savio, Sol LeWitt, Philip-Lorca di Corcia, Eliseo Mattiacci, Fausto Melotti, Mario Merz, Liliana Moro, Robert Morris, Ugo Mulas, Bruno Munari, Vik Muniz, Maurizio Nannucci, Hermann Nitsch, Julian Opie, Anatolij Osmolovskij, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Michelangelo Pistoletto, Anne e Patrick Poirier, Remo Salvadori, Julian Schnabel, Daniel Spoerri, Mauro Staccioli, Superstudio, David Tremlett, UFO, VALIE EXPORT, Massimo Vitali, Yelena & Viktor Vorobyev, Erwin Wurm, Gilberto Zorio. La collezione è il frutto delle inclinazioni critiche ed artistiche nonché delle effettive opportunità d'acquisizione dei direttori che si sono succeduti alla guida del Centro e dei curatori che vi hanno operato dal 1988 ad oggi: Amnon Barzel (1986-1992) Ida Panicelli (1993-1994) Antonella Soldaini (1994-1995) Bruno Corà (1995-2002) Daniel Soutif (2003-2005) Stefano Pezzato (2006-2007) Marco Bazzini (2007-2013) Fabio Cavallucci (2014-2017) Cristiana Perrella (2018-2021) Stefano Collicelli Cagol (2021-in corso) affiancati nel corso degli anni da varie collaborazioni esterne, fra le altre di Jean-François Chevrier e James Lingwood, Claudia Jolles, Elio Grazioli, Octavio Zaya, Germano Celant, Giuliano Serafini, Filippo Maggia, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo, Jean-Christophe Ammann, Jean-Pierre Criqui, Viktor Misiano, Achille Bonito Oliva, Marco Senaldi, Luca Beatrice e Davide Ferri. Il Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Franchetti Pardo V. e Nigro M., in "Archivio. Bollettino Periodico del C.I.D.A.V", 1985, pp. 11–17 Anche in Italia un Museo d'Arte Contemporanea, Castellano A., "L'Arca", 2/1986, pp. 37–41 Museo d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini I., "Bollettino degli Ingegneri", 10/1989, pp. 5–12 Museo L. Pecci. Centro d'Arte Contemporanea a Prato, Gamberini "Professione Architetto", 4/1989, pp. 8–19 Centro per l'Arte Contemporanea a Prato, Mandolesi D., "L'Industria della Costruzioni", 208/1989 Il Museo Pecci di Arte Contemporanea, Gamberini I., "Firenze, ieri, oggi, domani", 16/1991 Guida all'architettura italiana del Novecento, Polano S., Milano, 1991, p. 358 Italo Gamberini. L'architettura dal razionalismo all'internazionalismo, Gurrieri F., Macci L., Tramonti U., Firenze, 1995, pp. 98–99 Marco Bazzini, Stefano Pezzato (a cura di), Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci. La Collezione, Giunti Editore, Firenze - Milano 2009. Riccardo Farinelli, arte storica-arte contemporanea pubblicazione Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci - Prato Regione Toscana 2011 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Per un approccio all'arte: il laboratorio come strumento dinamico di lettura In Scuola toscana: bollettino quadrimestrale dell'Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione, Aggiornamenti Educativi della Toscana / IRRSAE. - 1 (gen./apr. 1991), p. 35-38 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sui laboratori didattici / Barbara Conti, Riccardo farinelli. - In Quaderno / periodico del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci. - 1(1999), p.38-42Conti, Barbara . 2 : Invito al confronto / a cura di Barbara Conti. - Firenze : Regione Toscana ; Prato : Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, [2007?] Fa parte di: Sinergie: progetto museo scuola: ipotesi di interazioni possibili I quaderni dei laboratori del Pecci: Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio della festa: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Gli opposti: ottobre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Sull'idea di spazio: dicembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il quadrato: corso insegnanti medie inferiori, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Segno, colore, forma, texture: approccio metodologico: corso insegnanti elementari, settembre 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, I giochi ottici: luglio 1990. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1990. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il segno: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Laboratorio introduttivo medie inferiori 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La terra: luglio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il volto: maggio 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991 Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Le immagini e le idee: giugno 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Accostamenti inconsueti: ottobre 1991: adulti e bambini. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Il colore: monografico classi elementari 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,La forma: corso insegnanti elementari: settembre 1991. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli,Fra segno e colore: scuole medie inferiori anno scolastico 1990-'91. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1991. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Grafica del fumetto: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Introduttivo: classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, Andamenti ritmici: scuole medie inferiori 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992. Barbara Conti, Riccardo Farinelli, La texture: monografico classi elementari 1991-'92. - Prato: Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 1992 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sito ufficiale, su centropecci.it.

Mezzana (Prato)
Mezzana (Prato)

Mezzana è una frazione del comune di Prato, situata circa 3 km a sud-est del centro, in direzione di Firenze. Il territorio del quartiere è convenzionalmente compreso in un'area che si estende a forma trapezoidale tra il fiume Bisenzio e il confine comunale a est, viale Leonardo da Vinci a sud (che fino al 1962 era un tratto dell'autostrada A11, poi "declassato" a strada urbana), viale della Repubblica a ovest (che la divide dalla frazione di Ponzano), viale Montegrappa e viale Guglielmo Marconi a nord. Presso la sua estremità sudorientale è stato realizzato negli anni sessanta il nuovo raccordo all'autostrada A11 (casello di "Prato est"), dopo il raddoppio di carreggiata della stessa Firenze-Mare e lo spostamento del suo tracciato. Il nome di Mezzana (dal latino medius, "medio", "che sta in mezzo", e quindi "via di mezzo") è citato in un documento del 767 e nel XIII secolo compare fra le ville pratesi, ma già nel XII secolo vi sorgevano la chiesa di Sant'Andrea a Tontoli e la chiesa di San Pietro a Mezzana, l'attuale parrocchiale abbattuta e ricostruita in stile neoromanico nel 1937-1939. Al secolo successivo risale il Mulino degli Albizi, nel XIV secolo venne innalzata l'imponente mole di Villa Martini e nel Seicento il Mulino Caciolli. Nonostante le antiche testimonianze, l'abitato ha assunto un aspetto moderno soprattutto in seguito all'espansione edilizia avvenuta nel corso degli anni ottanta; sviluppatasi attorno a nuove ed emblematiche strutture come il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, la crescita demografica ha colmato ogni distanza portando all'inglobamento senza soluzione di continuità di Mezzana nel tessuto urbano cittadino di Prato e, accanto ai benefici di un'effettiva compenetrazione e compiutezza dei servizi civici, ha comportato anche gli abituali disagi delle periferie urbane. Nell'ottobre 2006, nella frazione sono state girate alcune scene del film Sweet Sweet Marja con Maria Grazia Cucinotta. A Mezzana sono presenti due societá di calcio: il Mezzana Calcio e il Mezzana Club Un'indagine dell'antropologo Tommaso Sala, amico intimo di Aleksey Igudesman, che ne ha permesso anche l'esibizione live al Museo Pecci di Prato ha dimostrato come Mezzana sia il centro nevralgico in cui vi è il maggiore affollamento giovanile alle macchine distributrici notturne. Nel suo studio "Mezzana: la ritualità e il cibo come medium - indagine sulle gioventù bruciate" egli analizza il fenomeno di accentramento di buona parte della gioventù fiorentina nelle fornitissime aree di sosta del quartiere pratese. Il semiologo Mirko Matteis dè Mannelli ha definito questa tendenza come una "conformazione psichica che evapora, si scioglie in una interpretazione lirica dell'inconscio giovanile, dovuta forse ad un senso di inadeguatezza, legata al volersi riunire" in un suo intervento all'Alma Mater Studiorum di Bologna nel settembre del 2011. Prato Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mezzana

Stadio Lungobisenzio
Stadio Lungobisenzio

Lo stadio comunale Lungobisenzio è uno stadio polisportivo ubicato nella città italiana di Prato. Costruito tra il 1938 e il 1941 e più volte ristrutturato nei decenni successivi, è principalmente adibito alla pratica del calcio: storicamente ospita (fatta salva una parentesi tra il 2017 e il 2022) le gare interne del maggior club cittadino dedito a tale disciplina, il Prato. Ha inoltre accolto alcune partite del club di rugby a 15 I Cavalieri. Inaugurato il 7 settembre 1941 con la disputa di un'amichevole tra Prato e Genoa, lo stadio sorge nei pressi del fiume Bisenzio (da cui poi trasse il nome ufficiale). Originariamente capace di 10.000 posti (suddivisi tra la tribuna centrale sul lato del fiume e una gradinata in legno sul lato opposto), lo stadio mostrava una vocazione marcatamente polisportiva, giacché attorno al campo erboso si sviluppava una pista d'atletica leggera. Oltre al campo da gioco principale, esso disponeva di un campo accessorio (c.d. antistadio) sul lato settentrionale. Pur se gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale (terminata la quale venne ristrutturato), lo stadio pratese mantenne siffatte caratteristiche. Alla metà degli anni 1960 l'impianto iniziò a palesare i propri limiti strutturali, rivelandosi troppo piccolo e poco funzionale ad ospitare le partite del maggior club calcistico cittadino. La dirigenza di quest'ultimo richiese di poter realizzare un nuovo stadio da 30.000 posti e demolire il Lungobisenzio, ma l'amministrazione comunale non concesse il nullaosta. Dovendo comunque far fronte al pubblico sempre più numeroso che assisteva alle partite di calcio, lo stadio dovette comunque essere ampliato, pur se in maniera posticcia: accanto e sotto alla tribuna centrale furono aggiunte due tribune laterali e un parterre in legno, che portarono la capienza totale a 15.000 posti. Di queste, la tribuna sinistra venne dedicata alle tifoserie ospiti. Neppure la crisi che nei decenni successivi investì il Prato (tale da farlo retrocedere dalla Serie B fino al Campionato Interregionale) intaccò l'affluenza allo stadio, che finanche negli anni di militanza del club tra i dilettanti registrò più volte il tutto esaurito. L'arrivo di Andrea Toccafondi alla presidenza del Prato consentì l'avvio dei lavori di ricostruzione del Lungobisenzio. Nel corso degli anni '80 vennero demolite le tribune in legno a lato ferrovia, sostituite da tre nuove gradinate: a nord la "curva ferrovia", al sud la "maratona scoperta" (prive di tettoia) e al centro la "maratona coperta" (dotata di tettoia). Il settore "maratona scoperta" venne riservato ai tifosi ospiti (onde sommarsi alla preesistente tribuna laterale sinistra), mentre la "curva ferrovia" divenne la sede dei tifosi organizzati pratesi. A fronte di tale ammodernamento la capienza venne ridotta a 10.000 posti e conferì allo stadio un aspetto peculiare: mentre le tribune "propriamente dette" si presentavano tutte perfettamente allineate al terreno di gioco, gli spalti a lato ferrovia erano sfalsati e disallineati, con la curva e la "maratona scoperta" inclinate verso gli angoli del campo. A fine anni '90 furono abbattute la tribuna parterre (ubicata al di sotto della tribuna centrale) e la tribuna laterale destra, ormai vetuste e pericolanti per via della loro ultraventennale struttura lignea. Non venne interessata dall'intervento la tribuna laterale sinistra, pur se coeva della destra. Nel 2003 fu implementato un nuovo impianto di videosorveglianza sull'area dello stadio e si provvide a smantellare la pista di atletica (caduta ormai in disuso), nonché ad aprire una nuova entrata agli spalti a beneficio dei tifosi locali. La capienza calò ulteriormente da 10.000 a 5.000 posti. Con l'avvento degli anni 2000 i problemi del Lungobisenzio si acuirono: il Prato dovette spesso ricorrere a deroghe per mantenere l'agibilità dello stadio, le cui strutture (complice la carente manutenzione) s'erano vieppiù fatte obsolescenti, pericolanti e limitate. Nel 2004 la società Valore, interessatasi all'acquisto dell'A.C. Prato, presentò un progetto denominato Prato Plaza Stadium: esso prevedeva l'edificazione di un nuovo stadio da 20.000 posti (con annessi centro commerciale, palestra e piscine) in un'altra zona della città; ciò avrebbe permesso la demolizione del Lungobisenzio, sul cui terreno sarebbero poi sorte palazzine residenziali. Tutto ciò rimase lettera morta e l'impianto pratese continuò ad essere fonte di problemi. Nel febbraio 2012, poco prima dell'inizio della partita Prato-Fidelis Andria, una forte raffica di vento provocò il distacco di un riflettore da una delle torri faro: la lampada cadde però su una parte delle tribune priva di pubblico, senza creare danni a persone o cose. Nello stesso anno la scadenza della deroga d'agibilità al settore ospiti obbligò il Prato a giocare una giornata di campionato ad Agliana. Nell'estate del 2012 il perdurante stato di degrado dello stadio portò il Prato vicino all'estromissione dal campionato di Lega Pro Prima Divisione 2012-2013: l'ipotesi fu scongiurata solo previo consolidamento e messa a norma dell'impianto d'illuminazione. Un primo intervento di ristrutturazione venne intrapreso nell'estate 2014, con la demolizione della vecchia tribuna laterale sinistra, destinata alla tifoseria ospite, e la chiusura al pubblico della Tribuna Maratona scoperta e della Curva Ferrovia. La nuova tribuna ospiti, ricollocata al posto della precedente, venne inaugurata il 7 settembre 2014 in vista della partita Prato-Tuttocuoio, terminata 1-4 per i ponteaegolesi. Contestualmente venne formulato ed approvato il progetto del "nuovo Lungobisenzio", volto a conseguire la totale ristrutturazione dell'arena. L'attuazione del progetto vero e proprio prese il via nel 2015, allorché si provvide a costruire una vera e propria "curva" dietro la porta settentrionale (a beneficio dei tifosi organizzati locali) e a demolire le ormai inagibili Curva Ferrovia e Tribuna Maratona scoperta. La nuova curva, costruita in prefabbricato metallico, venne inaugurata ufficialmente il 16 gennaio 2016 nel match Prato-Pisa terminata 0-1 per i nerazzurri. La capienza venne così transitoriamente attestata a 4.000 posti a sedere. Nel giugno 2017 sono ufficialmente cominciati i lavori di completo restyling e di ristrutturazione dello stadio. Il terreno di gioco viene spostato di 15 m in direzione ovest, onde avvicinarlo alla tribuna centrale Biancalani: la rizollatura viene effettuata ancora in erba naturale, anziché (come inizialmente pianificato) in erba sintetica. Per quanto concerne gli spalti, l'ultimo settore rimasto della Maratona (la tribunetta coperta) e i due settori a latere della tribuna coperta vengono abbattuti: sul lato orientale del campo viene poi implementata un'unica piccola gradinata in acciaio, che viene adibita a settore ospiti. Nessuna modifica interviene invece sulla curva nord. La capienza viene così decrementata sotto i 3.000 posti a sedere, tenendo però pronto un progetto supplementare che, in caso di necessità, consentirebbe di riportarla fino a perlomeno 6.000 unità. I lavori procedono però a rilento: tra i mesi di luglio e agosto 2017 il cantiere viene posto sotto sequestro dalla Procura cittadina su segnalazione dell'azienda sanitaria locale, che aveva ravvisato alcune carenze nella documentazione inerente ai lavori di abbattimento di parte degli spalti. I lavori ripartono solo a dissequestro avvenuto, a fine agosto; il ritardo fa dunque slittare la data di fine cantiere all'anno solare seguente, obbligando il Prato a giocare tutta la stagione 2017-2018 in campo neutro, presso lo stadio Ettore Mannucci di Pontedera. A far saltare la riconsegna dell'impianto intervengono tuttavia le vicissitudini del club cittadino, che nel maggio 2018 retrocede in Serie D e a stretto giro viene messo in vendita (senza esito) dal patròn Toccafondi. Il 3 agosto seguente il municipio, adducendo a motivo proprio la mancata cessione del sodalizio, col quale erano sorti ormai da tempo gravi dissapori, delibera lo sfratto dell'Associazione Calcio Prato dal Lungobisenzio, che il 3 settembre successivo viene forzosamente riacquisito dagli emissari comunali. La decisione viene poi confermata (previo respingimento del ricorso presentato dal club laniero) dal TAR della Toscana e dal Consiglio di Stato; da ultimo il 9 aprile 2019 il locale giudice per le udienze preliminari rigetta le opposizioni dell'A.C. Prato (che aveva anche denunciato per abuso d'ufficio il sindaco in carica Matteo Biffoni) e dispone l'archiviazione del caso. In ragione di ciò lo stadio, rimasto privo di gestore/usufruttario, rimase per mesi in stato di abbandono, per poi essere riaperto in occasione di estemporanei eventi ludico-sportivi patrocinati dal comune di Prato. Cinque anni dopo, a seguito del cambio di proprietà del club e della ricucitura dei rapporti con l'amministrazione, il Prato fa ritorno al Lungobisenzio in occasione della gara di campionato del 30 gennaio 2022 contro il Rimini. La prolungata assenza del calcio giocato dall'impianto ha comportato però la necessità di attuare alcuni interventi manutentivi, in particolare alla tribuna centrale, che in attesa di tornare agibile viene sostituita da una piccola gradinata coperta in tubolare metallico. Concluse tutte le operazioni, il 9 settembre 2022 anche il rettilineo coperto riapre al pubblico. A seguito degli ultimi lavori di ristrutturazione (2017-2018), lo stadio Lungobisenzio presenta una struttura a pianta rettangolare. Gli spalti si suddividono nei seguenti tre settori indipendenti: Tribuna centrale Marcello Biancalani: struttura permanente dotata di copertura, ospita i posti d'onore e le postazioni dedicate a giornalisti e radiotelecronisti. Al suo interno si collocano i locali tecnici principali dell'impianto. Dal 2014 è intitolata alla memoria di un dirigente in forza al Prato dal 1975 al 2013 (anno della sua scomparsa). Tribuna est: costruita opposta alla centrale, ma spostata verso il lato meridionale del rettangolo, assolve la funzione di settore riservato ai tifosi ospiti. La struttura è a impalcatura metallica. Curva Ferrovia Matteo Ventisette: costruita in tubolari metallici lungo il lato corto settentrionale del campo, è priva di copertura. Ospita i gruppi della tifoseria organizzata locale. Dal 2009 è intitolata alla memoria di un ultras pratese scomparso in giovane età a seguito di un malore. I settori dismessi nel 2014 e demoliti entro il 2017 erano invece i seguenti: Curva Ferrovia, Maratona coperta e Maratona scoperta: opposte alla tribuna centrale, erano costruite con una struttura mista in ferro e cemento. Erano destinate ad accogliere rispettivamente le tifoserie organizzate interne, il generico pubblico di casa e (dopo l'abbattimento della tribuna laterale sud) i supporters ospiti. Tribuna laterale sud e Tribuna laterale nord: costruite negli anni '60 con struttura lignea e poi riedificate nei decenni a seguire, era in parte dedicata ai tifosi ospiti. L'8 dicembre 2004, il Lungobisenzio ha ospitato un'amichevole tra le selezioni under-21 di Italia e Germania. Pur se dedicato principalmente al calcio, lo stadio Lungobisenzio ha anche ospitato partite di rugby a 15. La nazionale maggiore italiana vi ha disputato due amichevoli: nel marzo 2005 contro la Francia e nel novembre 2005 contro Tonga. Il club cittadino I Cavalieri (generalmente basato al più piccolo stadio Enrico Chersoni) ha invece utilizzato il Lungobisenzio nel 2011 come stadio di casa per i gironi della Challenge Cup 2011-12. Tra gli eventi non sportivi svoltisi al Lungobisenzio si annoverano i seguenti: 6 luglio 1989: Liberi liberi Tour (Concerto musicale di Vasco Rossi) 3 settembre 1991: Tour Le Nuvole (Concerto musicale di Fabrizio De André) 7 settembre 2007: Tutto Dante (Spettacolo teatrale di Roberto Benigni) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Lungobisenzio

Sede INAIL (Prato)
Sede INAIL (Prato)

La Sede INAIL di Prato si trova in piazza Europa 3 e rappresenta un'interessante architettura moderna delle città. Venne realizzata nel 1952/4 su progetto dell'architetto Raffaello Fagnoni. L'edificio occupa un intero quadrante della piazza ad emiciclo posta in asse alla stazione ferroviaria cittadina e collegata ad essa dal ponte sul Bisenzio. La configurazione del lotto, a settore di corona circolare, genera un impianto planimetrico articolato risultante dalla sommatoria di più corpi. Il blocco principale di quattro piani fuori terra, presenta un fronte convesso come una quinta prospettica sulla piazza. Alle estremità si prolunga lungo le due vie che convergono alla piazza, assecondando l'andamento del lotto. Sul retro una serie di corpi minori a un piano si innestano a pettine al blocco principale. All'articolazione dei volumi esterni corrisponde internamente una distribuzione di funzioni diverse. l carattere più importante dell’edificio INAIL, che mostra meglio il contrasto con il successivo degrado della cultura architettonica a Prato e non solo, è la capacità di adeguarsi alla struttura urbana, senza impoverirsi, ma anzi traendo dai vincoli urbanistici elementi di qualità e ricchezza compositiva. L’edificio sorge infatti sull’emiciclo di una piazza pianificata, secondo modelli urbanisticamente sorpassati, nel primo dopoguerra per fare da terminale al nuovo ponte della Vittoria; dopo decenni, negli anni’50, il nuovo edificio si adeguò alla sistemazione di stampo ottocentesco, senza rinunciare al suo carattere moderno. Il lotto si configura dunque come un settore di corona circolare, ma l’impianto planimetrico pur assecondando l’andamento dell’isolato, è molto articolato. Il corpo principale presenta sulla piazza un fronte curvo di quattro piani caratterizzato dal rivestimento in laterizio e segnato dalla presenza di lesene in cemento e fasce marcapiano che individuano i telai strutturali e inquadrano le ampie aperture. Ai lati si sviluppano due ali convergenti anch’essi a quattro piani; sul retro (Via Cimabue) completano il complesso edilizio alcuni corpi bassi a copertura piana innestati sul blocco principale a formare piccoli cortili interni. All’articolazione dei volumi corrisponde una varietà di funzioni diverse: infatti oltre agli uffici dell’INAIL sono presenti attività commerciali, uffici e ambulatori medici, abitazioni, attività artigianali. Gli uffici dell'Inail occupano propriamente il blocco centrale con accesso da piazza Europa. Il piano terra ospita attività commerciali di vario genere, uffici e ambulatori medici, i tre piani soprastanti sono destinati a residenza, mentre il piano interrato è adibito ad autorimesse e officine per riparazioni meccaniche. La tessitura continua in laterizio del rivestimento esterno è scandita dalla presenza di lesene e fasce marcapiano che inquadrano la trama delle aperture evidenziate da stipiti e davanzali in travertino. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sede INAIL Scheda su Regione Toscana, Architetture del Novecento, su web.rete.toscana.it.

Sede della Cassa di Risparmio di Firenze (Prato)

La filiale della Cassa di Risparmio di Firenze sita in viale Vittorio Veneto 7 a Prato (ex sede dell'Istituto Bancario San Paolo) nella città toscana rappresenta un'interessante architettura moderna delle città. Il progetto per l'allora sede di Prato dell'Istituto Bancario San Paolo, firmato da Cristiano Toraldo di Francia con la collaborazione di Fabrizio Natalini, è uno degli esempi più rappresentativi della ricerca progettuale condotta, nei primi anni di formazione, dal gruppo Superstudio di Firenze. Questa architettura di interni è stata concepita come una vera cittadella fortificata, intesa come un insieme di luoghi urbani protetti dall'involucro murario esterno. L'impianto planimetrico, rigido e vincolato dallo spazio trapezoidale, frammezzato dai due volumi dei blocchi scala che servono i piani superiori dello stabile, è stato reinterpretato realizzando un ambiente interno funzionale e articolato. Tutti i condizionamenti posti da questa occasione operativa sono stati sfruttati adottando soluzioni di notevole originalità adeguati a ricreare spazi di immediata fruizione destinati al contatto diretto con il pubblico e locali più riservati per consentire ai clienti della banca di usufruire della massima discrezione durante le trattative commerciali personali. Il ritmo regolare del fronte esterno, interrotto dai tre ingressi protetti da torri cilindriche rivestite di acciaio, si sviluppa per circa 150 metri con rifiniture in acciaio e lamiera verniciata di colore rosso su un basamento di granito rosa. Lo spazio principale, caratterizzato dal rigore modulare del colonnato, è stato concepito come un loggiato coperto da voltine ribassate su colonne rivestite in lamiera di acciaio. Il disegno delle volte di lamiera traforata sperimenta, per la zona più frequentata e rumorosa, un sistema integrato di impianti di illuminazione indiretta, climatizzazione dell'area e con caratteristiche di fonoassorbenza. La rigida maglia strutturale preesistente è stata movimentata dalla linea sinuosa del lungo bancone in granito rosa che si sviluppa intorno alle colonne della sala destinata al pubblico. I pavimenti sono in parte di lastre di granito rosa mentre in alcune zone è stata adottata una pavimentazione sopraelevata formata da piastre di alluminio componibili e rivestimento in moquette. L'elemento compositivo che funge da filtro tra la zona pubblica delle contrattazioni e quella retrostante riservata alle trattative private è costituito da un passaggio obbligato, contraddistinto da quattro torri cilindriche in acciaio lucido poste su un basamento in granito rosa, che immette direttamente al caveau. Per questa stanza destinata a custodire cassette di sicurezza, è stato scelto un trattamento delle pareti interne in stucco colore argento. I cilindri cavi con rivestimento in acciaio inox sono piccole cabine di attesa per i clienti che accedono alla stanza del tesoro. Una parete curvilinea, trattata a encausto di colore blu, sezionata da un piano vetrato inclinato nasconde la scala che conduce al piano degli uffici dei dipendenti. Il livello superiore, anch'esso concepito come una porzione di città, risulta dall'aggregazione di una serie di volumi guida degli ambienti lavorativi, delimitati dai percorsi di distribuzione, previsti in modo da poter essere facilmente riposizionati ad assumere nuove configurazioni adeguate alle diverse esigenze future. Per le finiture si sono impiegati vari materiali accostati armoniosamente tra loro mettendo in evidenza la loro diversità, gemellando alle calci naturali, al legno e alla pietra, vernici epossidiche, acciaio inox e plastiche colorate ottenendo per contrasto di effetti un interessante assortimento materico e cromatico. Nel corso del 2014 un intervento di ristrutturazione ha completamente cancellato sia l'intervento architettonico, sia per quel che riguarda le finiture esterne, sia quelle interne. Koenig G. K., 1982, Una Banca per Prato, "Domus", n. 634, dicembre, p. 60. Toraldo di Francia C., 1982, Urbanesimo di interni, "Casa Vogue", n. 134, ottobre, p. 204. Pettena G. (a cura di), 1988, Toraldo di Francia, progetti e architetture 1980-1988, Milano. Scheda su Regione Toscana, Architetture del Novecento , su web.rete.toscana.it.

Stazione di Prato Centrale
Stazione di Prato Centrale

La stazione di Prato Centrale è il principale scalo ferroviario a servizio dell'omonima città; si trova alla confluenza delle linee Bologna-Firenze (DD) e Maria Antonia. La legge per la creazione della linea Direttissima Bologna-Firenze aveva portato alla ribalta pratese l'esigenza della dotazione di un nuovo scalo ferroviario, anche se già dal maggio 1907 al novembre 1910 erano stati eseguiti lavori di ampliamento alla vecchia stazione (l'odierna Porta al Serraglio a pochi passi da piazza del Duomo). Nel gennaio 1915 la direzione delle Ferrovie comunicava al Comune la planimetria della nuova stazione, localizzata in prossimità di via Firenze, mentre dall'ottobre 1916 si cominciava a pensare all'esproprio di fabbricati in piazza San Marco e di terreni fuori Porta Fiorentina per l'eventuale costruzione della strada di allacciamento da piazza delle Carceri al nuovo scalo. La posa della prima pietra della stazione ferroviaria si ebbe il 12 giugno 1921, alla presenza del ministro dei Lavori Pubblici Peano. Il progetto di costruzione, a firma F. Fioretti, assimilava la stazione ad un fortilizio neo-medievale con archi a sesto acuto, bifore, torretta centrale e coronamenti merlati. La realizzazione, conclusa nell'aprile 1934 con una cerimonia inaugurale svoltasi alla presenza del Re e del ministro Di Crollalanza, si rifaceva tuttavia, per quanto riguarda il fabbricato viaggiatori, ad un secondo progetto, inviato dal ministero dei Lavori Pubblici e firmato De Margheriti, giudicato più attuale e quindi preferito al progetto Fioretti preparato per la cerimonia della prima pietra. Il progetto del professor De Margheriti appariva "moderno" unicamente" per il tema delle tre grandi vetrate aperte nel corpo centrale di fabbrica", ma non vi mancavano i consueti richiami storicistici del bugnato, dell'ordine gigante delle paraste, degli archi, dei frontoni, ecc. Una volta scelto il progetto si raccomandò di ornare il settore mediano dell'edificio con un fregio decorativo in modo da interrompere la linearità della cornice di coronamento e di provvedere alla costruzione di pensiline. Tuttavia, a nessuno degli intellettuali locali "passava per la mente di valutare la distanza, in anni-luce, che correva tra il pasticcio stilistico della stazione della Direttissima e l'architettura della costruenda stazione di Firenze". Il risultato fu quindi quello di un voluminoso edificio sorto a rappresentare, per il viaggiatore che scendeva dal treno, "la nuova, sovradimensionata e retorica porta della città". Danneggiato durante la guerra, l'edificio fu ricostruito nel 1947. La stazione di Prato assunse la nuova denominazione di Prato Centrale il 16 giugno 2002. Il complesso della stazione costituisce il fondale della piazza antistante, chiusa ai lati da una cortina omogenea di fabbricati di abitazione che ripetono nel trattamento delle facciate l'alternanza intonaco beige-spechiature in laterizio del fabbricato viaggiatori. Sul davanti la piazza è destinata a parcheggio oltre il quale sono sistemati i giardini pubblici. Si articola in un corpo di fabbrica centrale - il fabbricato viaggiatori - e due ali collegati da due fabbricati intermedi meno sviluppati in altezza, destinati in parte a servizi ed uffici ferroviari ed in parte ad abitazioni. Il fabbricato viaggiatori si sviluppa su tre piani fuori terra ed adotta un retorico linguaggio di marca storicista, coniugando stilemi desunti dal repertorio classicista con elementi legati ad un certo funzionalismo proprio delle "nuove tipologie" di ottocentesca memoria, come le tre grandi vetrate centrali a tutta altezza. Il fronte presenta un ampio settore mediano inquadrato da due avancorpi e concluso da altri due prolungamenti arretrati. Il settore centrale è a sua volta tripartito da due paraste giganti impostate sopra l'alto basamento in finto bugnato del pian terreno. Vi si aprono tre portali d'accesso architravati, chiusi da cancellate in ferro lavorato sovrastati da una pensilina. L'ordine gigante superiore è caratterizzato dalla presenza delle tre alte vetrate concluse ad arco, dotate di infissi metallici decorati. Su ciascuno dei due avancorpi si ripete la zoccolatura a finto bugnato del pian terreno, dove si apre un accesso archivoltato e incorniciato con bozze a punta di diamante, sovrastato da due finestre in successione verticale, di cui quella del primo piano affiancata da mezze colonne e quella superiore incorniciata e coronata da un timpano circolare spezzato. La specchiatura in laterizio a vista compresa tra le paraste e l'incorniciatura della finestra del secondo piano introduce una nota coloristica nel colore chiaro uniforme della muratura intonacata. Tutti i temi di facciata sono raccordati superiormente da un'alta trabeazione il cui cornicione in aggetto sostenuto da mensoloni si modella in corrispondenza dell'asse mediano in un timpano triangolare al centro del quale è racchiuso l'orologio. Una balaustra compatta conclude lo sviluppo verticale del fabbricato. All'interno, dopo uno stretto vestibolo, ci si immette tramite tre vetrate con infissi in legno nel salone biglietteria. A pianta rettangolare, interamente rivestito in travertino, il salone è scandito sui lati lunghi da sei paraste giganti con capitelli ionici e un ordine minore all'interno che inquadra le aperture destinate a sportelli per la biglietteria e a servizi commerciali. Sui capitelli dell'ordine minore si impostano gli arconi superiormente ai quali, sostenuta delle paraste, corre la fascia di trabeazione fortemente modanata, sulla quale poggiano le travi che costituiscono l'orditura del soffitto. La pavimentazione a mosaico disegna dei grandi riquadri di cui quello centrale decorato dal simbolo FS con le date 1934 di costruzione e 1947 di ricostruzione dell'edificio. Il fornice aperto al centro del lato lungo opposto a quello di entrata immette nella galleria archivoltata di collegamento con i binari. Sulla testata di sinistra si collegano invece il secondo passaggio ai binari e l'accesso al bar-buffet. Più nulla è rimasto degli arredi interni originali. La stazione dispone di 7 binari passanti, tutti con banchina, pensilina, sottopassaggi e ascensori. Al primo binario fermano i treni per Pistoia, Lucca e Viareggio. Al secondo binario fermano i treni provenienti da Pistoia, Lucca, Viareggio e diretti a Firenze. Al binario tre fermano i treni per Bologna, Montevarchi e Arezzo. Al quarto i treni per Firenze che provengono da Bologna, mentre il 5 e il 6° sono binari dedicati per la linea direttissima, sia verso Bologna sia verso Firenze. Il 7º binario è dedicato treni che fanno capolinea a Prato centrale da e per Bologna o per precedenze. La stazione dispone anche di un importante scalo merci, collegato all’adiacente Interporto della Toscana Centrale. L'impianto, che registra 4.800 passeggeri al giorno, è servito da treni regionali operati dalle società Trenitalia e Trenitalia Tper nell'ambito dei vari contratti di servizio stipulati con la Regione Toscana e la Regione Emilia-Romagna. È altresì servita da Treni Nazionali a lunga percorrenza (Intercity e Intercity Notte) operati dalla società Trenitalia; la stazione inoltre è da tempo al centro di dibattiti da parte dell’opinione pubblica e gli enti locali a causa della sua esclusione da parte dei collegamenti ad Alta Velocità, situazione dovuta anche a causa del bypass della città da parte di quest’ultimi treni che invece percorrono la nuova linea passante per il Mugello e anche dalla vicinanza agli hub di Firenze S. M. Novella e Bologna Centrale. La stazione è classificata da RFI nella categoria "gold" e dispone di: Biglietteria Bar Servizi igienici Sala di attesa Rete Ferroviaria Italiana, Fascicolo Linea 87 (Bologna - Prato). 1915, "La Patria", 10 gennaio 1921, "La Nazione", 14 giugno Rossi G., 1933, La nuova stazione di Prato, "La Nazione" 9 gennaio 1933, "Il lavoro fascista", 14 gennaio Ministero dei Lavori Pubblici (a cura del), 1933, Opere pubbliche 1922-1932, 1934, "La Nazione" 18, 19, 21, 22, 23, 24 aprile 1934, "Il Nuovo Giornale", 23 aprile 1934, "Il Bargello", 11 marzo, 21 aprile, 29 aprile Roselli P., Fantozzi Micali O., Romby G. C., 1985, Fascismo e centri storici in Toscana, Firenze Cresti C., 1988, Immagine e struttura della città al tempo dell'industria, in: Prato, storia di una città, vol. III : Il tempo dell'industria (1815-1943), a cura di G. Mori, Firenze Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Prato Centrale

Forma squadrata con taglio
Forma squadrata con taglio

Forma squadrata con taglio (Square Form with Cut) è una scultura monumentale in marmo bianco realizzata dell'artista inglese Henry Moore, che fu acquistata dalla città di Prato con l'aiuto di industriali locali, al termine di una sua mostra monografica del 1972 e rappresenta uno dei massimi esempi di scultura contemporanea presenti in Italia. È composta da 30 blocchi di marmo bianco provenienti dal monte Altissimo delle Alpi Apuane, precisamente dalla cava Mossa, fu realizzata presso il laboratorio Henraux a Querceta. Contraddistinta da linee fluide e morbide che definiscono volumetrie maestose ed essenziali, è caratterizzata da una spiccata pulizia visiva che colpisce fin dal primo colpo d’occhio. Gli spazi definiti, che giocano continuamente su un equilibrio di pieni e vuoti, rivelano un universo disadorno, privato di orpelli e quindi ridotto al suo prototipo primario ed essenziale. Moore asseconda e lavora la materia come fa la natura, capace di smussare angoli ed escrescenze con dolcezza e delicatezza, attraverso un dialogo muto e paziente. I vuoti creano un senso di continuità tra interno ed esterno, le sculture non vivono semplicemente nello spazio ma lo creano, come se spazio e materia plastica fossero fusi in un’unica entità. Esposta per la prima volta alla celebre mostre retrospettiva sull'artista a Forte Belvedere a Firenze nel 1972. La memorabile mostra fiorentina, con le opere monumentali esposte all'aperto, fu inaugurata ufficialmente dalla principessa Margaret il 20 maggio 1972. Trecentoquarantacinquemila visitatori accorsero negli oltre quattro mesi di apertura e la mostra decretò la consacrazione di Moore, riconoscendo la sua opera come tassello imprescindibile della tradizione artistica del Novecento. Fu posta nel 1974, al centro di Piazza San Marco, dove un tempo sorgeva Porta Fiorentina (demolita verso la fine dell'Ottocento per far passare la linea tranviaria che collegava Prato a Firenze e Poggio a Caiano, oggi non più esistente). La scultura è la più monumentale tra quelle create in quegli anni da Henry Moore, con aspirazione sempre più evidente a una forma architettonica. Tra le varie interpretazioni, la scultura potrebbe rappresentare la vertebra gigantesca di un animale preistorico, forata al centro. Una volta trasferita da Firenze a Prato, la scultura venne appositamente collocata nel centro cittadino in direzione del capoluogo toscano, a simboleggiare Prato "come città della modernità", in contrasto con Firenze "culla del Rinascimento". Fin dai primi anni della sua posa in opera, la scultura divenne un simbolo della città ed in particolare della sua aspirazione alla modernità ed al progresso industriale. Henry Moore realizzò altre versioni della scultura con materiali diversi ed in scala ridotta. Il bozzetto originale è conservato a Toronto presso la Art Gallery of Ontario. Le più importanti sono: Maquette for the Square form with cut, 1969, gesso, 1969, cm 16.1, Art Gallery of Ontario, Toronto (Canada) Square form with cut, 1969, black marble, cm 140, Fundacion Bartolome March, Palma de Mallorca (Spain) Square form with cut, 1969, edizione in bronzo, 1di 9 esemplari, cm 16.5, The Metropolitan Museum of Art, New York (USA) Square form with cut, 1969, calcestruzzo, cm 139.7, The Henry Moore Foundation, Perry Green, Much Hadham (Regno Unito) Square form with cut, 1969, fiberglass, cm 134, The Henry Moore Foundation, (Regno Unito) Due piccole versioni in bronzo (16,5 cm), della serie di 9, sono passate in asta in Germania (Grisebach, 31 maggio 2013, lotto 767) ed in Sud Africa (Strauss & Co, 13 novembre 2017, lotto 301), e sono state vendute per una cifra superiore ai 50.000 Euro ciascuna. Dopo Francis Bacon, Moore è il più costoso artista moderno britannico dopo che la sua opera intitolata Reclining Figure: Festival, lunga 230 cm, realizzata una edizione di 5, è stata venduta in asta da Christie's a Londra il 30 giugno 2016 per 24.722.500 di sterline, è facile ipotizzare che la scultura di Prato possa valere una cifra ampiamente superiore ai 70 milioni di euro, rendendola probabilmente la scultura d'arte moderna monumentale più importante d'Italia. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forma squadrata con taglio Forma squadrata con taglio - Mappa, su goo.gl. URL consultato l'8 aprile 2022. Forma squadrata con taglio, su visittuscany.com. URL consultato l'8 aprile 2022. Forma squadrata con taglio - Prato Turismo, su pratoturismo.it.