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Piazza San Zeno

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Basilica di San Zeno high resolution
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Piazza San Zeno è un ampio spazio pubblico di Verona, situato nell'omonimo quartiere, all'interno della cinta magistrale e poco distante da porta San Zeno di Michele Sanmicheli.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Piazza San Zeno (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Piazza San Zeno
Piazza San Zeno, Verona San Zeno

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37123 Verona, San Zeno
Veneto, Italia
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Luoghi vicini

Basilica di San Zeno
Basilica di San Zeno

La basilica di San Zeno, conosciuta anche con il nome di chiesa di San Zeno Maggiore o chiesa di San Zenone, è un importante luogo di culto cattolico che sorge nel cuore del quartiere di San Zeno a Verona; si tratta di uno dei capolavori dell'architettura medievale. L'attuale chiesa venne realizzata sul luogo dove almeno altri cinque edifici religiosi erano stati edificati in precedenza. Sembra che la sua origine sia da ricercarsi in una chiesa edificata sulla tomba di san Zeno di Verona, morto tra il 372 e il 380. L'edificio venne comunque riedificato all'inizio del IX secolo per volere del vescovo Ratoldo e del re d'Italia Pipino che giudicarono sconveniente che il corpo del santo patrono riposasse in una povera chiesa. La tradizione vuole che l'arcidiacono Pacifico contribuisse alla fabbrica; la consacrazione avvenne l'8 dicembre 806 mentre il 21 maggio dell'anno successivo il corpo di san Zeno fu traslato nella cripta. In occasione delle invasioni degli Ungari, che imperversarono tra l'899 e il 933, la chiesa riportò notevoli danni tanto che nel 967 il vescovo Raterio dovette promuovere una nuova ricostruzione. Intorno alla fine dell'XI secolo e al principio del XII, si diede così mano a un grandissimo progetto di rinnovamento della chiesa in stile romanico. I lavori subirono una battuta di arresto per via del devastante terremoto di Verona del 1117, tuttavia intorno al 1138 gran parte di quella che è la chiesa attuale era stata completata. Nel corso dei secoli successivi l'edificio andò incontro a ulteriori modifiche e trasformazioni che però non ne modificarono l'impianto, mantenendo sostanzialmente inalterata la sua origine medievale. Tra le numerose opere d'arte, ospita un capolavoro di Andrea Mantegna, la pala di San Zeno. Celebri sono anche le formelle bronzee del portale e il grande rosone della facciata, chiamato "Ruota della Fortuna", opera del lapicida Brioloto de Balneo. Nel corso della sua storia, la basilica ispirò numerosi poeti tra cui Dante Alighieri, Giosuè Carducci, Heinrich Heine, Gabriele D'Annunzio e Berto Barbarani.La chiesa, che nel 1973 fu elevata alla dignità di basilica minore, è sede di una parrocchia inserita nel vicariato di Verona Centro.

Abbazia di San Zeno (Verona)
Abbazia di San Zeno (Verona)

L'abbazia di San Zeno fu eretta nel IX secolo sui resti di un monastero preesistente, le cui origini risalgono al secolo IV. Dell'abbazia sopravvivono la torre abbaziale di San Zeno ed alcuni chiostri che ora fanno parte della basilica di San Zeno. Essa fu molto importante sia per la storia di Verona sia per i rapporti che gli imperatori tedeschi ebbero con l'Italia. Gli storici hanno accertato la presenza di un sacello paleocristiano del IV secolo nel chiostro, attualmente denominato sacello di San Benedetto, tuttavia la costruzione dell'abbazia vera e propria ha avuto impulso nel IX secolo in età carolingia ed ha avuto sviluppo per volontà dell'arcidiacono veronese Pacifico, del vescovo Rotaldo e del re franco Pipino, figlio di Carlo Magno. Secondo immagini dell'epoca e ritrovamenti recenti, erano presenti una seconda torre situata a nord est e il palazzo dell'Abate, adiacente alla torre abbaziale. Prima dell'ampliamento della cerchia muraria operata dagli Scaligeri, la zona di San Zeno era esterna alle mura e pertanto le costruzioni del rione erano spesso ubicate in modo da essere sicure e ottenere difesa anche se posizionate fuori città: in quella fase storica si sviluppò così il rione protetto proprio dalla presenza dell'abbazia stessa. Fu distrutta in epoca napoleonica e per questo non seguì la sorte delle proprietà abbaziali veronesi che al sostituirsi dei francesi con gli austriaci entrarono a far parte del demanio austriaco, a volte riscattato come nel caso di Santa Maria in Organo. Dall'inizio dell'Ottocento iniziò un periodo di dismissione dell'antica abbazia benedettina che si concluse a metà del Novecento. Dal dopoguerra in poi furono eseguiti numerosi restauri e ripristini della torre e di parte dell'abbazia originaria, che attualmente sono visitabili e ben mantenute.

Caserma Catena
Caserma Catena

La caserma Catena, durante l'occupazione austriaca chiamata caserma erariale Catena o Aerarialcaserne Catena, è stata una caserma di fanteria situata ai limiti del centro storico di Verona, in prossimità della cinta magistrale e del mezzo bastione della Catena Superiore, il cui nucleo originario fu edificato dalla Repubblica di Venezia, poi ampliato più volte nel corso dei secoli. La caserma venne edificata tra il 1644 e il 1645 su commissione del provveditore delle Repubblica Veneta, il marchese Spinetta Malaspina. La struttura era composta da un unico corpo rettilineo, corrispondente all'attuale ala nord, che si sviluppava su due livelli, con le stanze del primo piano disimpegnate da un ballatoio coperto. Una planimetria redatta dal Filosi nel 1737 documenta che, tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento, vi fu già un primo ampliamento, in quanto vi si possono osservare due nuove ali (est e ovest) che si dispongono attorno alla corte rettangolare, mentre il fronte sud risulta ancora aperto. Il successivo ampliamento del 1761, ricordato da una lapide posta all’interno del cortile, fu progettato dall'architetto Adriano Cristofali e dall'ingegnere Antonio Pasetti e previde l’innalzamento di un piano della struttura e la parziale chiusura del fronte sud con due semi-ali contenenti le scale, distaccate nel mezzo per il passaggio d'ingresso al cortile. Con questi ulteriori lavori il grande fabbricato raggiunse la capienza complessiva di 1500 uomini. L'aspetto definitivo della caserma veneta era quello di un complesso su impianto quadrato, formato da due corpi principali disposti sui lati lunghi della corte rettangolare (est e ovest), legati da due corpi secondari di minore sezione (nord e sud). Quello settentrionale, più lungo, sporgeva dalla linea dei fianchi, mentre quello meridionale era aperto sull'ingresso, nel tratto centrale. Inoltre, altre due corti recintate erano annesse all'esterno dei corpi laterali. Nel suo assetto, per la compiuta razionalità d'insieme, la critica la riconosce come un ragguardevole modello di architettura militare settecentesca. Tra il 1828 e il 1830 il complesso fu ristrutturato e ampliato dalla k.k. Genie-Direktion Verona, in quel momento diretta dall'ingegner Johann von Hlavaty. L'edificio venne trasformato per renderlo idoneo all'acquartieramento di 975 soldati di fanteria, in camerate comuni, e 6 ufficiali, in alloggi singoli: il varco sul lato meridionale venne chiuso e l'impianto distributivo completamente ridisegnato. In particolare, per rendere più funzionali i collegamenti orizzontali e verticali, furono aggiunti corridoi loggiati sui lati esterni dei due corpi principali, che facevano capo a scale; queste logge, con robuste archeggiature su tre ordini, conferirono un carattere originale ai prospetti. Inoltre, innestata a baionetta sull’asse del loggiato orientale, fu aggiunta una nuova ala su tre livelli, con i primi due con struttura a volta in muratura e l'ultimo a solaio ligneo. Questo fabbricato riprende in pianta lo schema della caserma a corpo lineare, sia per il corridoio laterale a disimpegno delle stanze in successione, sia per la posizione centrale del vano scala. I servizi igienici furono concentrati nella testata meridionale, in prossimità dell'intersezione col più antico corpo di fabbrica. Dal 1847 al 1859, durante la costruzione del nuovo ospedale di guarnigione di Santo Spirito, la caserma venne adattata provvisoriamente all’uso di ospedale militare, con una capienza di 292 uomini, tornando poi alla funzione originaria di caserma. Sotto l'amministrazione Italiana la caserma venne ulteriormente ampliata con altri fabbricati, e venne usata fino alla seconda guerra mondiale come caserma per i bersaglieri con il nome di caserma "Alberto Riva di Villasanta". Successivamente, con l'aggiunta di numerosi capannoni, il compendio annesso fu adibito a officina per la riparazione degli automezzi militari. Il grande complesso demaniale, di cui fanno parte anche il sanmicheliano bastione di Spagna e la polveriera absburgica, è andata poi in disuso, venendo col tempo definitivamente abbandonato. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona Verona austriaca Torre della Catena Mezzo bastione della Catena Superiore Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Caserma Catena

Porta San Zeno (Verona)
Porta San Zeno (Verona)

Porta San Zeno è un monumentale accesso di Verona fatto erigere nel 1542 su progetto dell'architetto Michele Sanmicheli. La porta venne progettata dall'architetto veronese Michele Sanmicheli nel 1541, al ritorno dal suo viaggio nel mediterraneo orientale. Due iscrizioni situate sulla facciata anteriore e su quella posteriore della porta, recanti entrambe la data del 1542, fanno pensare che la sua costruzione fu estremamente breve, concludendosi in meno di un anno. La posizione venne stabilita ex novo, intermedia rispetto alle preesistenti porte medievali: porta Nova o di Santo Zenone, dove confluivano le strade provenienti da Brescia e dal Chievo, si trovava infatti più a nord; a sud, invece, si trovava porta San Massimo, attraversata dalla strada proveniente dall'omonima località. La porta è inserita nella cortina tra il bastione di San Procolo ed il bastione di San Zeno, in prossimità di quest'ultimo. La pianta è quadrata, articolata sul grande androne centrale voltato, nel quale si immette il passaggio carraio; lateralmente sono disposti un passaggio pedonale laterale e il vano per il corpo di guardia, mentre altri locali per il ricovero della guardia si trovano al secondo piano. La copertura è a tetto a padiglione. La porta era dotata di ponti levatoi lignei, i quali calavano sul ponte permanente di muratura che attraversava il fossato magistrale. I prospetti riprendono lo schema compositivo classico dell'arco trionfale, con fornice maggiore centrale ad arco a tutto sesto e due portali laterali quadrati. Le facciate, di laterizio e di pietra rustica, sono composte da paraste di ordine composito, da fregi e altri elementi ornamentali, come scudi, targhe, e medaglioni. Interessante è la motivazione che portò all'utilizzo dell'ordine composito abbinato al bugnato, in contrapposizione a quello dorico impiegato nella coeva porta Nuova, del medesimo architetto: questo era uno dei due principali punti di ingresso, insieme a porta San Giorgio, per i visitatori stranieri che provenivano dal passo del Brennero, ai quali si voleva manifestare due caratteristiche del buon governo veneziano, severità e garbo, due caratteristiche che, come spiegava l'architetto e teorico Sebastiano Serlio, bene erano espresse del bugnato; l'uso del capitello composito si spiega invece con il fatto che è un ordine tipicamente latino, si suggeriva così allo straniero che era arrivato in una città italiana. Si può notare una notevole somiglianza con la porta di Terraferma di Zara, sia per la composizione generale che per i dettagli. Il recupero del modello della porta di Zara, ma anche l'ampio utilizzo di materiale laterizio, più povero rispetto alla marmo utilizzato nelle altre due porte realizzate a Verona dal Sanmicheli, porta Nuova e porta Palio, sono spiegabili con la limitatezza del budget fornito dall'amministrazione veneziana per questo fabbrica e con il bisogno di terminarla in tempi molto rapidi. Paul Davies e David Hemsoll, Michele Sanmicheli, Milano, Mondadori Electa, 2004, ISBN 88-370-2804-0. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta San Zeno

Mezzo bastione della Catena Superiore
Mezzo bastione della Catena Superiore

Il mezzo bastione della Catena Superiore è un baluardo situato lungo le mura magistrali di Verona, sulla destra d'Adige, ideato dall'architetto militare Franz von Scholl. Il nodo su cui sorge il mezzo bastione della Catena Superiore è il risultato della stratificazione di successivi interventi fortificatori. Il borgo di San Zeno e l'omonima abbazia erano difesi da una cinta muraria già nel X secolo (o forse addirittura dall'VIII secolo), che venne rafforzata nel XII secolo; a questo periodo dovrebbe risalire la costruzione di porta Fura, unica parte sopravvissuta di questa cinta muraria. La porta, il cui nome potrebbe derivare dal tedesco führen (condurre), era rivolta verso il fiume e consentiva l'accesso all'abitato. La fase successiva si deve a Cangrande della Scala, che tra 1321 e 1325 fece realizzare al maestro Calzaro la cinta muraria di destra Adige, che si attestava proprio in questo punto, in prossimità di porta Fura, appoggiandosi alla cortina preesistente. Pochi metri all'esterno della porta, la cortina turrita scaligera si protende ad angolo per formare lo sperone sporgente lungo la riva fluviale, che sosteneva un capo della catena di sbarramento a monte della città. La torre della Catena fu quindi costruita nel mezzo del fiume e, probabilmente, una terza torre (scomparsa) sulla riva opposta, per sostenere gli altri capi della catena. Nello sperone fluviale scaligero venne aperta la porta della Catena, in prosecuzione di Porta Fura, divenuta interna al nuovo recinto. Nel 1840 si raggiunse l'assetto definitivo: il nodo fortificatorio assumeva la funzione di mezzo bastione, terrapienato all'interno e dotato di postazioni di artiglieria e fucileria; tra le due porte, inoltre, venne inserita una piccola caponiera casamattata per la difesa dello spazio interno. Mura veneziane di Verona Mura austriache di Verona Sistema difensivo di Verona Torre della Catena Caserma Catena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mezzo bastione della Catena Superiore