place

San Dorligo della Valle

Pagine che utilizzano TimelinePagine che utilizzano collegamenti magici ISBNPagine con collegamenti non funzionantiPagine con mappeSan Dorligo della Valle
Voci con codice BNEVoci con codice BNFVoci con codice GNDVoci con codice J9UVoci con codice LCCNVoci con codice NSKVoci con codice SBN (luoghi)Voci con codice VIAFVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Dolina(TS)
Dolina(TS)

San Dorligo della Valle (Dolina in sloveno, Dolina e San Dorligo in dialetto triestino) è un comune italiano di 5 682 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Il territorio è caratterizzato dal fatto che buona parte del comune si trova in Istria (la cosiddetta valle del Breg), mentre una parte minore, a settentrione, si sviluppa sull'altipiano carsico. Il toponimo fin dal 1923 riunisce le denominazioni in italiano e sloveno del capoluogo. È il comune più orientale della regione e dell’Italia settentrionale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia San Dorligo della Valle (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

San Dorligo della Valle
Lilla Kungsleden, Bromölla kommun

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: San Dorligo della ValleContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.6225 ° E 13.857778 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Lilla Kungsleden

Lilla Kungsleden
295 73 Bromölla kommun
Sweden
mapAprire su Google Maps

Dolina(TS)
Dolina(TS)
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Massacri delle foibe
Massacri delle foibe

I massacri delle foibe (in sloveno poboji v fojbah; in croato masakri fojbe; in serbo mасакри фоjбе - masakri fojbe?) sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA. Il nome di tali eccidi deriva dai grandi inghiottitoi carsici (chiamati in Venezia Giulia "foibe") dove furono gettati i corpi di alcune vittime (o, in alcuni casi, le stesse ancora in vita). Per estensione i termini "foibe" e il neologismo "infoibare" sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi. Secondo gli storici Pupo e Spazzali, l'utilizzo simbolico di questo termine «può divenire fonte di equivoci qualora si affronti il nodo della quantificazione delle vittime», in quanto la differenza tra il numero relativamente ridotto dei corpi materialmente gettati nelle foibe, e quello più alto degli uccisi nei campi di prigionia, dovrebbe portare a parlare di "deportati" e "uccisi" per indicare tutte le vittime della repressione. Secondo gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali le vittime in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia sono comprese tra le 3 000 e le 5 000 (comprese le salme recuperate e quelle stimate, nonché i morti nei campi di concentramento jugoslavi). Altre fonti invece fanno salire questo numero fino a 11 000, numero che secondo Raoul Pupo si può raggiungere soltanto conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana nella lotta antipartigiana. Al massacro delle foibe seguì l'esodo giuliano dalmata, ovvero l'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d'Italia prima occupati dalla Germania nazista, poi dall'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947. L'emigrazione fu dovuta sia all'oppressione esercitata da un regime di natura totalitaria che impediva la libera espressione dell'identità nazionale, sia al rigetto dei mutamenti nell'egemonia nazionale e sociale nell'area e infine per la vicinanza dell'Italia, vicinanza che costituì un fattore oggettivo di attrazione per popolazioni perseguitate ed impaurite, nonostante il governo italiano si fosse a più riprese adoperato per fermare, o quantomeno contenere, l'esodo. Si stima che i giuliani, i quarnerini e i dalmati che emigrarono dalle loro terre di origine, tra il 1941 e il 1956, ammontino a un numero compreso tra le 250 000 e le 350 000 persone; in base a stime pubblicate nel 2020 emigrarono circa 300 000 persone, di cui circa 45 000 di etnia slovena e croata non disposti ad accettare il nuovo regime dittatoriale.